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per il
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IL TETANO
E L’ANTITETANICA
Basta una banale ferita per aprire la strada a questa infezione
che rappresenta un pericolo serio, anche se fortunatamente raro.
La vaccinazione e i richiami sono l’unico modo efficace per difendersi
Che cos’è il tetano?
E’ una malattia causata dal veleno di un batterio, il Clostridium tetani, che si trova soprattutto nel terriccio, nel letame,
nell’asfalto e nel tratto digerente di alcuni animali. Il batterio
del tetano può sopravvivere per lunghi periodi di tempo in
condizioni sfavorevoli poiché si conserva in forma di spora,
cioè si circonda di un involucro protettivo molto resistente.
Una ferita banale può diventare la sua porta di ingresso nell’organismo; una volta penetrato, il batterio diventa attivo e
produce un potente veleno che si fissa sulle terminazioni
nervose dei muscoli, bloccandoli in una contrazione continuata. L’infezione, che non può essere trasmessa da persona a persona, è una malattia gravissima, che richiede il
ricovero in un centro specializzato e che in molti casi conduce a morte (dal 10 al 50 per cento).
E’ un’infezione molto diffusa?
In Italia si osservano circa un centinaio di casi di tetano l’anno e la maggior parte riguarda persone anziane, soprattutto
donne, che non hanno praticato i richiami della vaccinazione. Pur non essendo molto diffuso, spesso i sintomi non
vengono riconosciuti in tempo per fornire una cura efficace.
Nei Paesi in via di sviluppo l’infezione può ancora colpire i
neonati durante il parto per l’uso di strumenti chirurgici infetti, ma nelle società avanzate, come l’Italia, la forma di tetano neonatale è praticamente assente da una ventina di
anni.
Quali sono le ferite più rischiose?
Le ferite contaminate da terriccio sono le più temibili. A volte
per infettarsi basta una scheggia, una spina di rosa o di carciofo. Il batterio del tetano sopravvive bene in un ambiente
privo di ossigeno, per questo le ferite piccole e chiuse, provocate da un chiodo o da una punta, sono più pericolose delle lacerazioni aperte, come quelle prodotte dal
vetro, che si ossigenano subito. Anche il morso di un
animale può essere pericoloso, soprattutto quello dei cani che annusano di continuo la terra e che spesso ospitano il batterio nel tratto digestivo. In caso di morsicatura la profilassi antitetanica è indispensabile.
I sintomi compaiono subito?
No, la malattia si manifesta da due a dieci giorni dopo
l’infezione. All’inizio vengono colpiti i muscoli della masticazione per cui la bocca si storta in uno spasmo involontario e doloroso. In successione si contraggono
quelli della nuca, del collo, del tronco e degli arti, fino
al blocco dei muscoli della respirazione, che può provocare la morte.
Queste informazioni le sono fornite dal suo medico
E’ possibile prevenire l’infezione?
Sì, con la vaccinazione antitetanica che viene somministrata in modo obbligatorio a tutti i bambini fino ai 6 anni di
vita. La durata della protezione, purtroppo, non è perenne
ed è per questo motivo che si raccomanda di fare i richiami
per garantire un’immunità duratura.
E’ comunque buona norma lavare ogni ferita, anche modesta, con acqua e sapone e disinfettarla con acqua ossigenata o un altro antibatterico; soprattutto in presenza di
lacerazioni irregolari, o provocate da oggetti appuntiti, è necessario valutare quanto tempo è intercorso tra l’ultima dose di vaccino antitetanico e l’incidente.
Quali sono le scadenze dei richiami?
Se l’ultimo richiamo è stato eseguito meno di cinque anni
prima dal ferimento, e nel caso in cui il ciclo vaccinale dell’infanzia sia stato completato (tre dosi nel primo anno di vita, una a sei anni e una dopo dieci anni), non è necessaria
alcuna altra misura preventiva.
Se invece sono passati più di cinque anni, si dovrebbe
consultare il medico di medicina generale o il Pronto soccorso entro 48-72 ore, perché diventa indispensabile valutare la ferita e decidere se fare il richiamo, utilizzando un
prodotto che contenga anche la tossina antidifterica.
Se la ferita risulta particolarmente contaminata, spesso diventa indispensabile fare, contemporaneamente, le immunoglobuline (vedi dopo).
E’ sempre bene approfittare dei piccoli incidenti per verificare il tempo intercorso dall’ultimo richiamo dell’antitetanica, una raccomandazione importante soprattutto nelle
persone al di sopra dei 65 anni nelle quali si verifica la maggior parte dei casi di tetano.
Chi non ricorda di aver fatto l’antitetanica, o il richiamo,
come si deve comportare?
In alcuni casi di ferimento, può essere opportuno
somministrare le immunoglobuline contro il tetano.
Queste ultime sono costituite da anticorpi derivati dal
sangue di un’altra persona in grado di conferire una protezione immediata contro la malattia. Il procedimento di
preparazione delle immunoglobuline esclude comunque il
pericolo di trasmissione di malattie infettive come l’AIDS o
le epatiti virali. I vaccini, d’altra parte, non sono derivati del
sangue, ma richiedono più tempo per dare immunità alla
persona che si ferisce. L’antitetanica è associata a scarsi
effetti collaterali, come modeste reazioni locali nella sede
di iniezione e talvolta febbre. Quelli più gravi, come l’infiammazione di alcuni nervi, sono assolutamente eccezionali.
e dalla rivista
Occhio Clinico