studio di casi

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IL CORPO
INTRODUZIONE “TRASVERSALE”
a) Il corpo identifica l’essere umano. La riflessione culturale novecentesca ne ha valorizzato l’originalità soprattutto
dalla prospettiva fenomenologica (es. autori come Husserl: cfr. Allegato 1: Leib o Körper, chair e corpus: la filosofia e
la nozione di corpo – Intervista a Mauro Carbone, a cura di Claudio Rozzoni e Matteo Bianchetti).
b) L’identità originale del corpo umano viene espressa – sul piano terminologico – dal vocabolo “corporeità” che
restituisce il profilo attivo e comunicativo che identifica il corpo della persona, insieme ai bisogni condivisi con il corpo
animale.
c) In merito al profilo assertivo (non solamente passivo) del corpo umano, è possibile un richiamo alla psicologia della
Gestalt: l’idea di “forma” rimanda alla rielaborazione delle percezioni che viene condotta – a partire dalle medesime –
attraverso una “ristrutturazione” del dato sensibile.
APPROCCIO ANTROPOLOGICO
a) In molte culture il corpo è destinatario di azioni rituali atte a conferire identità e status. Così accade, ad esempio,
con i tatuaggi quando identificano l’appartenenza a un clan. In merito a questa pratica, si può riflettere circa
l’affinità/differenza che intercorre tra il suo svolgimento nelle società tradizionali/arcaiche e in quella contemporanea.
b) Il corpo ha sempre “intrigato” l’essere umano che lo ha restituito anche secondo modalità profondamente
rimaneggiate volendo alludere alla ricchezza del suo significato simbolico. Si possono fare alcuni esempi:
- le immagini di Giuseppe Arcimboldo (1527-1593) dove il corpo è riprodotto attraverso il ricorso a oggetti naturali
(frutta, verdura, piante…):
- le immagini dell’arte astratta novecentesca sia globalmente (cfr. “Archeologi” di Giorgio De Chirico, 1968) sia in
alcuni particolari (ad esempio, il volto ritratto nel dipinto “Senecio” di Paul Klee, 1922)
APPROCCIO PEDAGOGICO
a) L’educazione passa sempre attraverso il corpo che può diventare anche il “veicolo” di disagi profondi come nel caso
delle “patologie alimentari” che, in realtà, rimandano a problemi di identità.
b) La pedagogia novecentesca ha fatto attenzione al corpo e al suo coinvolgimento nelle dinamiche educative. Ad
esempio, questo è accaduto con l’attivismo che ha sottolineato l’esigenza di assicurare l’espressività corporea del
bambino o comunque del soggetto in età evolutiva.
c) Il corpo ha un “linguaggio” che va decodificato in chiave anche pedagogica (cfr. Allegato 2: L’educazione alla
corporeità – Gaetano Mollo).
d) Sul piano psicopedagogico, è importante il concetto di “schema corporeo” che rimanda alla costruzione che
ciascuno si fa dell’idea del proprio corpo. In proposito William James (1842-1910) afferma che l’incontro tra due
persone, in realtà, ne coinvolge sei: “Per ogni uomo ce n’è uno per come egli stesso si crede, uno per come lo vede
l’altro e uno infine per come egli è realmente”.
APPROCCIO SOCIOLOGICO
a) In chiave sociologica, si può identificare il ruolo che i mass media stanno esercitando nel modellare l’immaginario
corporeo. Anzitutto questa dinamica comporta l’enfasi su come il corpo “appare”, quindi sulla sua “manipolabilità”,
infine sulla sua “obiettivabilità”. Si tratta di opportunità – rispettivamente, in merito alla cura, alla trasformazione
intenzionale e alla descrizione di se stessi – ma anche di rischi perché si può sacrificare la realtà sull’altare
dell’apparenza, avvilirsi trattandosi come “cosa”, dimenticare che – essendo libero – l’essere umano è più un soggetto
che un oggetto.
b) Negli ultimi decenni ha preso piede il fitness. La ragione è collegata al crescente interesse nei confronti del corpo e
del suo benessere, a cui palestre, centri benessere ecc. contribuisce nell’ottica del mantenimento dell’efficienza fisica.
Va tuttavia registrato anche l’incremento dei problemi legati al fatto che il proprio corpo non piace o piace poco.
Accanto alla cura conseguente a questa presa d’atto, c’è la pratica dell’adulterazione del corpo (ad esempio,
attraverso l’assunzione di sostanze nocive). Il problema non può essere trascurato.
CONCLUSIONE “TRASVERSALE”
a) Che cosa c’è di comune tra gli approcci antropologico, pedagogico e sociologico al corpo? Il fatto che non può
essere trattato come un puro e semplice “oggetto”. Il corpo, essendo “umano”, esprime la libertà tipica della persona.
Questo porta a riconoscere almeno due elementi:
- può essere descritto, ma non può essere ricondotto ad una pura e semplice descrizione;
- appare, ma fondamentalmente “è” nel senso che rimanda all’intreccio tra percezioni, emozioni e idee scaturenti
anzitutto dal soggetto che vive una propria e singolare esperienza corporea.
b) Le Scienze Umane offrono un fondamentale contributo alla esplorazione del corpo perché, contemporaneamente,
prendono le mosse dalla sua descrizione, ma non si limitano a restituirne una osservazione obiettiva in quanto sono
consapevoli della originalità “umana” che distingue il loro tipo di accostamento da quello delle scienze naturali.
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