6 S in alute A CIASCUNO LA SUA MOC La densitometria ossea (comunemente chiamata MOC) è un esame indispensabile per valutare le condizioni dello scheletro. Ne esistono però di diversi tipi: MOC a singolo raggio fotonico. Consente di esaminare parti periferiche dello scheletro, generalmente le ossa dell’avambraccio. È un esame semplice, breve, a basso costo, utile nello screening di primo livello. MOC a doppio raggio fotonico. Richiede 10-30 minuti più della precedente; viene utilizzata per esaminare nello screening di secondo livello la colonna vertebrale lombare e il femore. MOC digitale a raggi X. Oltre allo studio del femore, per- mette di esaminare la colonna vertebrale anche in proiezione laterale e di effettuare un’indagine di tutto lo scheletro (Total Body) in una ventina di minuti. È utile sia per valutazioni di primo livello sia per il controllo dei soggetti a rischio e di quelli in terapia. MOC ad ultrasuoni. Introdotta di recente, questa metodica fornisce dati sulla struttura ossea esaminando il calcagno, le falangi delle dita o la tibia. Non è ancora utilizzata su larga scala. Non si piegano, ma a volte si spezzano Nell’Unione Europea, ogni 30 secondi si verifica una frattura ossea causata dall’osteoporosi e si ritiene che nei prossimi 50 anni il numero di queste fratture sia destinato a passare, in tutto il mondo, dagli attuali 1,8 milioni ai 6,3 milioni. Il costo sociale di questa malattia è imponente: negli Stati Uniti occorrono dieci miliardi di dollari l’anno per curare le sole fratture del collo del femore causate dall’osteoporosi; in Italia, si superano abbondantemente i 600 milioni di Euro l’anno per le spese connesse all’ospedalizzazione dei pazienti osteoporotici. In attesa di terapie risolutive, che a tutt’oggi non sono disponibili, è importante attuare una corretta prevenzione con la dieta e l’attività fisica. OSTEOPOROSI info ➔ PER INFORMAZIONI In Italia esistono molti Centri per l’osteoporosi. Ne elenchiamo i recapiti telefonici: • Piemonte-Valle d’Aosta 0116336704; 011633676 • Liguria 0109134159; 0105634401 0105634391 • Lombardia 0258296415; 0255033554 • Veneto Trentino Alto Adige 0456338607; 0458074749 0498212169; 0498213033 0498215796 • Friuli Venezia Giulia 0403994527 • Emilia Romagna 0543731863; 0516363533 0521702497 • Marche 0731534132 • Toscana 055427973; 050558604; 050992534; 0577233343; 0577233425 • Umbria 0759418731 • Lazio/Abruzzo/Molise 0633062841; 06515011; 0658704218; 0639940151; 761303062; 0763711244 • Campania/Basilicata 0832215442 • Calabria/Sicilia 0957262552; 0902212550; 090221363 • Sardegna 07060286219. I l 20 ottobre prossimo è indetta la Giornata Nazionale dell’Osteoporosi, preceduta da una vasta campagna d’informazione e sensibilizzazione rivolta soprattutto alle donne, che sono le principali vittime di questa malattia: nel sesso femminile, dopo la menopausa, l’osteoporosi è infatti 6 volte più frequente che in quello maschile. Anche gli uomini, però, ne sono colpiti in una certa percentuale dopo i 50 anni. Per capire in cosa consiste questa malattia bisogna tener presente che le ossa sono costituite da minerali (soprattutto calcio, ma anche fosforo, magnesio e fluoro) immersi in una matrice proteica. Tutte queste sostanze sono interessate da un vivace metabolismo, in cui si verificano fenomeni di “demolizione” (affidati a cellule chiamate osteoclasti) controbilanciati da continui fenomeni di “costruzione” (ad opera di cellule chiamate osteoblasti). Attraverso la demolizione viene mantenuta stabile nell’organismo la quantità di calcio man mano necessaria per molte funzioni vitali: attività enzimatica, secrezione delle ghiandole endocrine ed esocrine, conduzione degli impulsi nervosi, contrazione della muscolatura generale e cardiaca, coagulazione, integrità della cute. La regolazione del metabolismo osseo dipende da alcuni ormoni prodotti dalle ghiandole paratiroidi e dalla tiroide; inoltre è positivamente influenzata dagli estrogeni: la diminuzione di questi ultimi dopo la menopausa, insieme al fatto che la massa ossea femminile è minore di quella maschile, spiega la molto maggior frequenza della malattia nelle donne oltre i 50 anni. Per i fe- nomeni di costruzione dell’osso è poi essenziale la vitamina D, in parte assunta con gli alimenti e in parte sintetizzata a livello della cute attraverso l’esposizione ai raggi ultravioletti. L’equilibrio metabolico dell’osso si altera inevitabilmente con l’età, provocando una condizione definita osteopenia, cioè una fisiologica diminuzione della massa ossea. Quando questo processo si manifesta in modo più rapido e intenso, determinando una consistente alterazione della struttura delle ossa che diventano porose e fragili, si parla di osteoporosi. Benché l’osteoporosi si manifesti tipicamente in età avanzata, le sue premesse vengono poste nel corso dei primi 20 anni. L’evoluzione della massa ossea attraversa infatti tre stadi: nella fase di incremento, che occupa appunto le prime due decadi di vita, lo scheletro raggiunge la sua massima consistenza; segue una fase di consolidamento, che dura fino ai 40 anni circa, in cui la massa ossea continua a progredire molto lentamente; infine inizia una fase di decremento caratterizzata dalla perdita più o meno rapida del contenuto minerale e proteico delle ossa. Se nella fase di incremento si forma una massa ossea robusta e compatta, lo scheletro risulterà più resistente ai fattori che tendono a indebolirlo nel corso della terza età. Di qui l’importanza di una dieta ricca di calcio e di un corretto stile di vita fin dall’infanzia. L’osteoporosi provoca inizialmente modesti schiacciamenti delle vertebre, con diminuzione della statura, incurvamento della colonna vertebrale e a volte dolore alla schiena, soprattutto a livello dorsale e lombare. Il dolore tende ad essere più intenso la sera e si attenua con il riposo. Ma il rischio più grave è quello delle fratture, particolarmente frequenti a carico del femore e del polso. Non sono rare anche le fratture vertebrali, causate in genere da sforzi per sollevare un peso o da movimenti bruschi. Per difendersi da questa malattia è soprattutto importante la prevenzione. Latte, formaggi, yoghurt e alcune acque minerali contengono grandi quantità di calcio e vanno quindi assunti regolarmente, insieme al pesce azzurro, che contiene molta vitamina D. Esporsi (senza esagerazione) alla luce solare consente di attivare questa vitamina. Occorre evitare la sedentarietà: è infatti dimostrato che un’attività fisica costante produce sullo scheletro sollecitazioni meccaniche utilissime per rallentare la perdita di minerali da parte dell’osso. Vanno poi evitati fattori predisponenti come il fumo e l’abuso di alcool. Anche un eccesso di proteine nella dieta è dannoso, perché provoca l’aumento dell’eliminazione di calcio con le urine. Nel periodo della menopausa può essere utile assumere una terapia ormonale sostitutiva per compensare il calo di produzione di estrogeni, ma questa decisione va presa solo dopo aver valutato con il medico il bilancio rischi/benefici. La terapia specifica si basa soprattutto sulla somministrazione di Alendronato, un farmaco che si è dimostrato efficace nell’aumentare la densità delle ossa e nel diminuire significativamente il numero di fratture della colonna vertebrale e dell’anca. Somministrato tradizionalmente alla dose di una compressa al giorno, attualmente questo medicinale è disponi- bile anche come dose da assumere una volta la settimana. Un’altra importante risorsa terapeutica è l’ormone paratiroideo, di cui viene impiegato il frammento attivo (Teriparatide) insieme ad alte dosi di calcio e vitamina D. L’inconveniente principale di questa terapia consiste nella necessità di somministrarla quotidianamente con un’iniezione sottocutanea. In generale, comunque, i farmaci per l’osteoporosi devono essere assunti con costanza e per tempi molto prolungati: non a caso, gli studi scientifici più attendibili ne valutano l’efficacia in un arco di dieci anni. Marta Corazza QUANDO LA COLPA E’ DEI CROMOSOMI Si sapeva già da tempo che le figlie di una madre affetta da osteoporosi hanno maggiore probabilità di manifestare a loro volta la malattia. Recentemente, però, è stato fatto un importante passo avanti nella conoscenza delle cause genetiche dell’osteoporosi. In una ricerca condotta in Islanda su oltre 1000 soggetti appartenenti a 139 famiglie è stato infatti scoperto il rapporto tra alterazioni di un singolo gene nel cromosoma 20 e un notevole aumento del rischio di osteoporosi. Ciò dovrebbe consentire, in prospettiva, di avere a disposizione un test per individuare i soggetti a rischio e quindi di poter attivare precocemente misure preventive mirate (dieta, attività fisica, farmaci) per questa parte della popolazione.