L'Osteoporosi e la MOC Come reagire agli attacchi dell'età ed invecchiare senza inconvenienti L’aspettativa di vita per le persone è piacevolmente aumentata per questo motivo la prospettiva di diventare anziani è un dato di fatto per un numero sempre più elevato di persone. E’ vero, però, che sono alcuni inconvenienti legati all’età…come l’osteoporosi. L’Osteoporosi è una riduzione graduale del contenuto minerale delle ossa, soprattutto del calcio. Nella maggior parte dei casi si sviluppa senza dare segni tanto che molte persone non si accorgono di soffrirne. Nei casi gravi, cioè nelle persone a più alto rischio, le ossa sono talmente fragili che anche un piccolo trauma può provocare una frattura. L’osteoporosi inizia il suo sviluppo già dai 40-50 anni, ma si manifesta solo in persone anziane. Possono esserne colpiti sia gli uomini che le donne, ma è una malattia che riguarda soprattutto la donna dopo la menopausa. Molte donne si sono viste proporre o hanno chiesto, dopo la menopausa, l’esecuzione di una Mineralometria Ossea Computerizzata, MOC (Foto 1). Foto 1: MOC Total Body E’ un esame che misura la quantità di minerale nelle ossa, svelando l’osteoporosi, malattia che favorisce le fratture in età avanzata. Sulla MOC, però, i recenti Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) prevedono un giro di vite. Anni addietro su una rivista scientifica americana è stata pubblicata una revisione sulle modalità di diagnosi di osteoporosi, per chiarire chi ha davvero bisogno di un controllo. Le linee guida statunitensi sono simili a quelle della lega Italiana osteoporosi che le ha fatte proprie nel 2001 che consentono una riduzione del numero di MOC. In pratica, solo le donne sopra i 65 anni hanno davvero bisogno di fare una MOC di controllo in assenza di sintomi, mentre per tutte le altre l’indicazione è valida soltanto se, una volta raggiunta l’età della menopausa, sono presenti uno o più fattori di rischio (età superiore a 65 anni, carenza ormoni estrogeni, terapie con cortisonici, fumo e alcol, apporto alimentare di calcio inferiore a 600 Mg, ipertiroidismo, talassemia, radiografia che dimostri osteoporosi o cedimenti vertebrali, perdita di statura, ecc.). Inutile, quindi spendere soldi o farli spendere al Servizio sanitario se non ci sono valide ragioni. COSA MISURA LA MOC. L’osso è composto da minerali, principalmente idrossiapatite di calcio, circondati da collagene e da proteine che costituiscono la matrice ossea. Siccome il calcio assorbe molte più radiazioni delle proteine o dei muscoli, è possibile valutarne la quantità misurando la riduzione dell’intensità di un fascio di radiazioni che è passato attraverso l’osso. A COSA SERVONO GLI ORMONI. Gli ormoni femminili, in particolare gli estrogeni, aiutano a conservare la riserva di minerale che si è depositato durante la crescita; con la menopausa, quindi con la riduzione degli ormoni femminili, invece, la tendenza si inverte e l’osso incomincia ad indebolirsi. Risultato: nei casi più gravi si manifesta una vera e propria osteoporosi con tutto il suo corteo di dolore e rischio di fratture. In quelli più lievi si parla, invece, di osteopenia, una perdita di massa ossea rispetto alla norma che non costituisce una vera e propria malattia. Non si deve usare questo termine perché provoca solo ansia senza che sia necessaria una cura. L’unico consiglio da dare è continuare con le misure di prevenzione che tutte le donne dovrebbero tenere in considerazione fin da giovani: alimentazione ricca di calcio e vitamina D e una buona attività fisica. LA DIAGNOSI. La diagnosi di osteoporosi è complessa anche perché non sempre la malattia colpisce in ugual modo tutte le ossa. Ciò non vuol dire che si debba effettuare la cosiddetta “MOC Total Body”, cioè quella che prende in considerazione tutto il corpo. Questo esame, oltre a essere molto costoso, sottopone la persona a una quantità di raggi inutile. Per sapere se una donna rischia di rompersi il femore occorre valutare lo stato dell’osso coinvolto (Foto 2 A e 2B). Foto 2A Foto 2B Svariati studi hanno dimostrato che la MOC dell’anca e quella della spina dorsale sono ugualmente in grado di prevedere, per esempio, una futura frattura delle vertebre, mentre meno attendibile sembra essere la cosiddetta MOC periferica che valuta l’indebolimento dell’osso a livello del polso. VALUTAZIONE. I risultati possono variare anche in base al metodo usato per la valutazione. Attualmente si usano i raggi X sia nella forma a singolo raggio (meno attendibile) sia in quella a doppio raggio, che costituisce il metodo più sicuro. In alternativa, anche la TAC e l’ecografia, sono strumenti capaci di valutare la quantità di calcio nell’osso, ma la prima sottopone il paziente a una dose elevata di radiazioni mentre la seconda è ancora poco diffusa in Italia. La densità ossea non viene espressa con una unità di misura ad hoc, ma con il cosiddetto “TScore”, che rappresenta la distanza del dato ottenuto dal valore medio misurato su persone giovani dello stesso sesso, un parametro che in statistica viene chiamato deviazione standard. In pratica più di una donna in menopausa perde massa ossea più si allontana dal valore ipoteticamente aveva da giovane. Un soggetto normale ha un T-Score compreso tra +1 e -1, mentre in caso di osteopenia il valore compreso tra -1 e -2,5. La diagnosi di osteoporosi, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si ha solo con un T-Score maggiore a -2,5. Se a questo valore si aggiunge una precedente frattura, spontanea o avvenuta a seguito di un trauma di bassa intensità, che normalmente non dovrebbe provocare danni così gravi, allora la diagnosi è quella di Osteoporosi Grave. COME PROTEGGERE LE OSSA. Dopo il primo controllo ogni quanto deve essere ripetuto l’esame? Tutte le donne lo devono ripetere o solo quelle che hanno avuto un risultato negativo al primo test? Le linee guida italiane prevedono una ripetizione all’esame dopo uno o due anni nelle donne che hanno una diagnosi sicura di osteoporosi e che stanno assumendo i farmaci. Gli americani sono più parsimoniosi, ritengo che basti un controllo ogni 5 anni, perché è difficile che il T-Score si modifichi in senso peggiorativo in un lasso di tempo più breve, mentre per controllare l’efficacia dei farmaci basterebbe valutare l’assenza di fratture (Foto 3). Foto 3: indicazioni sulla prevenzione dell’aggravamento e cura. E’ possibile anche tenere sotto controllo la perdita e il guadagno di calcio nell’osso con i cosiddetti marcatori del turnover osseo, esami di laboratorio effettuati sul sangue con lo scopo di valutare se la diminuzioni del minerale è costante o si arresta (osteocalcina, fosfatasi alcalina, propeptidi del collagene di tipo I, idrossiprolina, idrossilisina, piridinolina, telopeptidi del collagene di tipo I, sialoproteina ossea, fosfatasi acida). I FARMACI. L’utilizzo del T-Score, secondo gli autori americani, permetterebbe di identificare le donne che hanno bisogno di una terapia preventiva con farmaci, in particolare, i cosiddetti bifosfonati, alquanto dispendiosi per le casse del Servizio Sanitario. In Italia la prescrizione di farmaci per l’osteoporosi è regolamentata da una nota della CUF che consente di somministrarli solo alle donne che hanno già avuto una frattura o un cedimento importante delle vertebre, ma non sulla base del T-Score, a fini preventivi. Possibile la cura in ospedale come avviene presso il Gravina di Caltagirone con il semplice accesso, con la richiesta del medico di famiglia, a una visita ortopedica. L’uso di altre sostanze, come la vitamina D e il calcio, molto prescritte in Italia, sarebbe a detta degli americani, inutile quando la malattia è già conclamata e instaurata, dato che l’osso malacico non è in grado di reintegrare il minerale perso attraverso i meccanismi fisiologici. Sulla base di queste considerazioni, l’Associazione Italiana di Osteoporosi ha protestato, ritenendo che la norma neghi alle donne un farmaco preventivo efficace (Foto 4). Foto 4: ginnastica per prevenire i dolori rachidei da osteoporosi Anche i medici di famiglia considerano la nota CUF sull’osteoporosi con diffidenza, dato che è difficile valutare con sufficiente obiettività, sulla base di una radiografia della colonna vertebrale, se la paziente ha un cedimento di una vertebra sufficientemente grave da rientrare nei parametri. I medici propendono per l’estensione all’Italia della valutazione in base al T-Score, che, pur non fornendo un risultato univoco, è però un elemento quantitativo ottenuto tramite un esame strumentale. COSA POSSIAMO FARE PER PREVENIRE? La prevenzione è l’arma più potente per sconfiggere l’osteoporosi. Reagire agli attacchi dell’età comporta una attenzione costante al proprio stile di vita che comincia sin dall’infanzia. I principali strumenti disponibili per una buona prevenzione che dura tutta la vita sono: uno stile di vita sano con alimentazione molto varia e ricca di calcio; evitare la sedentarietà; condurre una vita all’aria aperta, perché la vitamina D viene prodotta dal nostro corpo attraverso l’esposizione al sole (la vitamina D serve a far assorbire il calcio nell’organismo); fare un adeguato esercizio fisico come camminare, correre, ballare, perché le ossa si irrobustiscono col movimento; è meglio non fumare perché la donna che fuma va incontro prima della menopausa; non si deve nemmeno abusare dell’alcool perché causa malnutrizione; se si appartiene ad una delle categorie a rischio maggiore di fratture osteoporotiche si possono utilizzare farmaci efficaci.