L’Europa cristiana e l’Islam
Stoccolma
Area di diffusione
della eresia Valdese
Area di diffusione
della eresia catara
Mare
del
Nord
Dublino
Territori cattolici
Riga
Territori ortodossi
Lubecca
Londra
Territori musulmani
O ce an o A tla nt ic o
Arras
Colonia
Erfurt
Parigi
Kiev
Ratisbona
Digione
Budapest
Milano
Albi
Carcassonne
Lisbona
Mar Nero
Toledo
Nicopoli
Roma
Cordoba
Napoli
Costantinopoli
Tessalonica
Algeri
Tunisi
Mar Mediterraneo
La diffusione delle religioni e delle principali eresie in Europa tra XI e XII secolo
3.1 Lo «Scisma d’Oriente»
e l’espansione della
cristianità occidentale
Lo «Scisma d’Oriente»
Scisma: separazione
da una chiesa o da una
confessione religiosa.
Il termine è utilizzato
in particolare per
indicare le divisioni che
hanno caratterizzato
il Cristianesimo (ad
esempio Scisma
d’Oriente, Scisma
d’Occidente).
Nel corso dell’XI secolo la Chiesa era impegnata ad affermare la sua supremazia
sul potere imperiale e su ogni altro potere
politico. I papi si proponevano quindi come
l’unica autorità per tutti i cristiani. Tuttavia,
a dispetto dell’aspirazione papale all’universalità, proprio in questo secolo l’Europa
cristiana doveva subire una frattura ancora
oggi non ricomposta – quello che gli storici
definiscono lo «Scisma d’Oriente».
Dal punto di vista politico l’Occidente
andava frazionandosi sempre di più in regni, feudi e città indipendenti; in Europa
orientale, al contrario, l’Impero bizantino,
pur fiaccato dall’espansione dell’Islam,
controllava abbastanza saldamente il proprio territorio: Costantinopoli esercitava
la sua autorità sui Balcani e si considerava
l’unica e autentica erede dell’antico Impero
romano.
Il vescovo della capitale, il «patriarca» di
Costantinopoli, si attribuiva dignità e autorità pari a quelle del vescovo di Roma (il
papa) e, anzi, assieme a tutti i vescovi orientali (patriarchi) si riteneva il depositario della
tradizione cristiana più antica e autentica: in
generale, secondo la Chiesa orientale l’eredità di Cristo non era stata attribuita a un solo
apostolo, ma in eguale misura a tutti gli apostoli. Aveva quindi sviluppato una sua teologia e una spiritualità molto diverse da quelle
occidentali e da secoli inoltre celebrava la sua
liturgia in lingua greca (mentre a Occidente
era usato il latino). Per tutti questi motivi la
Chiesa orientale si definiva «ortodossa» (ossia conforme alla tradizione e alla dottrina).
La ricerca papale del predominio spirituale e politico su tutta la cristianità non
poteva dunque che portare a un conflitto tra
le due Chiese. Esso infatti esplose in tutta la
sua asprezza nel 1054 allorché il patriarca di
Costantinopoli cacciò dalla città un rappresentante papale giunto in Oriente per riaffermare la superiorità di Roma in materia di
fede. Papa Leone IX reagì scomunicando il
patriarca e questi, a sua volta, scomunicò
il papa. Si giunse in breve allo «scisma» (divisione) – lo «Scisma d’Oriente», appunto:
da quel momento vi furono due cristianità,
quella orientale, detta «cristiano-ortodossa», e quella occidentale, detta «cattolica».
Questa separazione religiosa rafforzò la
distanza culturale e politica tra le due parti d’Europa: nel corso dell’XI secolo i Normanni, da tempo convertiti al cristianesimo
e alleati dei papi, espulsero definitivamente i Bizantini dall’Italia; inoltre, obbedienti
al vero e unico «successore di Cristo» – il
papa – tutti i principi occidentali cessarono
ogni omaggio anche formale all’imperatore
romano d’Oriente. L’impero, separato dalla
parte economicamente più attiva e in crescita del continente, si trovava ora costretto
ad affrontare da solo il mondo islamico nel
Mediterraneo orientale.
La Reconquista e l’espulsione
degli Arabi dalla Sicilia
Lo scisma della Chiesa «ortodossa» non indebolì la cristianità occidentale, che, anzi,
nel corso dell’XI secolo cominciò a reagire
vigorosamente alla presenza islamica nei
suoi mari (basti pensare ai successi delle
Repubbliche marinare italiane contro i Saraceni) e nei suoi territori. Ad esempio, tra
il 1061 e il 1091 i Normanni strapparono la
Sicilia agli Arabi. Guidati dalla dinastia degli
Altavilla, essi fondarono, con la benedizione
dei papi, un regno che comprendeva tutta
l’Italia meridionale.
La massima espansione araba nella penisola iberica e le fasi della
Reconquista fino al XIII secolo
R E G NO DI F R A NCIA
Santiago de
Compostela
REGNO DI
NAVARRA
Oviedo
R E G NO León
D I LE Ó N
Pamplona
Burgos
REGNO DI ARAGONA
Braga
REGNO DEL
PORTOGALLO
R E G NO D I
Salamanca C A ST IGLI A
Saragozza
Toledo
Valencia
Lisbona
Baleari
C A LI F FATO DI CO R D O BA
Cordoba
Las Navas de Tolosa
Siviglia
Granada
Limite della Reconquista nell’840
Limite della Reconquista nel 1200
Limite della Reconquista nel 1256
Sempre nel corso dell’XI secolo, inoltre,
venne avviata la progressiva cacciata dalla penisola iberica degli Arabi, i quali avevano raggiunto la massima espansione in
quest’area tra VIII e IX secolo.
Questo processo di «liberazione», chiamato «Reconquista», fu reso possibile dalla
formazione e dal costante rafforzamento,
tra il IX e il X secolo, dei regni cristiani del
Nord e dell’Ovest: Portogallo, Castiglia e
León, Navarra e Aragona. La Reconquista
si svolse in fasi successive, con gli eserciti cristiani che, partiti da nord, si spinsero
progressivamente sempre più verso sud, e
fu a più riprese incoraggiata dai papi, che la
consideravano una «guerra santa» a difesa della vera fede e dei suoi diritti.
Nel 1073 papa Gregorio VII dichiarò che
i cristiani morti combattendo contro i mu-
1000
guerra santa:
espressione che indica
tutti conflitti ai quali
veniva attribuito un
significato religioso
e combattuti in difesa
della propria fede. Ogni
guerra santa era vista
come un guerra giusta
e chi la combatteva si
considerava investito di
una missione divina.
Il palazzo della Zisa, Palermo.
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Barcellona
Tarragona
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XI sec. Rotazione triennale delle colture
XI-XII sec. Nascita delle corporazioni
XII sec. Grande diffusione europea del mulino
XII-XIII sec. I marinai europei apprendono l’uso della bussola
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3
Il Basso Medioevo
3.2 L’espansione dei
sulmani avrebbero avuto garantito l’accesso
al Paradiso; inoltre, sempre per concessione papale, ai vincitori venne riconosciuto
il pieno possesso sulle terre strappate agli
«infedeli»; si andavano così delineando la
cultura e le strutture giuridiche che avrebbero sostenuto le «crociate» verso la Terrasanta e, nei secoli successivi, l’occupazione
dei nuovi continenti scoperti dai navigatori
europei. Nello stesso tempo, in Spagna si
formava una nuova nobiltà che fondava il
suo potere sulla spada e sul possesso delle
terre e che avrebbe rappresentato la classe
dirigente di questa nazione nei secoli successivi. A
Il culmine della Reconquista fu segnato dalla battaglia di Las Navas de Tolosa
(1212), durante la quale le forze cristiane inflissero agli Arabi una dura sconfitta da cui
essi non si sarebbero più ripresi. Nel 1236
cadeva, infatti, Cordoba e il regno di Granada rimaneva l’ultima presenza musulmana
nella penisola iberica. Granada rimase terra
islamica fino al 1492, data in cui gli Arabi furono definitivamente cacciati dalla Spagna.
L’epopea della Reconquista ebbe i suoi
eroi e i suoi miti, come quello del cavaliere cristiano Rodrigo Diaz de Vivar (10431099), detto «El Cid Campeador» (il signore
vittorioso), condottiero, conquistatore di
Valencia e successivamente protagonista di
canzoni e poemi epici.
Turchi e le crociate
L’avanzata dei Turchi verso
il Mediterraneo
Nel corso dell’XI secolo i Turchi, un popolo
originario dell’Asia centrale e convertitosi
all’Islam, invasero i territori controllati dagli Arabi nell’area del Mediterraneo orientale. A guidarli era la dinastia dei Selgiuchidi
(dal nome del capostipite Seljuk). Dopo
aver conquistato la Persia e l’attuale Iraq
(espugnando nel 1055 la città di Baghdad)
i Selgiuchidi avviarono una energica espansione e attaccarono i territori ancora in
mano ai Bizantini in Siria e Asia Minore: nel
1071 l’Impero bizantino venne duramente
sconfitto a Manzikert, città che si trova nella parte orientale dell’attuale Turchia. Verso
la fine dell’XI secolo i Selgiuchidi guidavano
un vasto impero che andava dalla Persia alla
Palestina all’Anatolia: uno Stato accentrato,
con un’efficiente amministrazione periferica e un temibile esercito.
Più volte Costantinopoli inviò all’Europa
occidentale richieste d’aiuto per fronteggiare l’avanzata del nuovo nemico musulmano, ma incomprensioni reciproche e il
recente scisma, fecero sì che gli appelli non
venissero raccolti.
Combattimento tra Turchi e crociati, miniatura del XV sec.
I Turchi, tuttavia, costituivano una minaccia che l’Europa occidentale non poteva ignorare, perché mettevano a rischio la
sicurezza dei collegamenti commerciali
verso l’Asia – elemento determinante dello
sviluppo economico del continente.
In aggiunta a ciò, i cristiani d’Occidente
in pellegrinaggio verso Gerusalemme e la
La dominazione dei Selgiuchidi nel 1094, alla vigilia della prima crociata
IMPERO
BIZANTINO
M a r
N e r o
Sinope
Costantinopoli
Trebisonda
Mar
Nicea
Ankara
Caspio
D O M I N I O
Smirne
Adalia
D E I
Tarso
T U
R C
H I
Rodi
Mossul
Mar Mediterraneo
Aleppo
Eu
f
ra
te
ri
Tig
Antiochia
Cipro
S E
L G
I U
Il Cairo
C
H
I D
Bagdad
Damasco
Gerusalemme
Alessandria
Bassora
Terrasanta cominciarono a subire crescenti vessazioni e richieste di tributi. In breve,
parve a molti evidente che, diversamente
dagli Arabi, i Turchi avrebbero presto impedito del tutto l’accesso ai luoghi sacri. Di
conseguenza, dalla seconda metà dell’XI
secolo, i pellegrini cominciarono a tutelarsi con imponenti scorte armate. Da viaggio
spirituale il pellegrinaggio diventava così a
poco a poco una spedizione militare per affermare i diritti dei cristiani sui luoghi d’origine della loro fede e per liberare i cristiani
d’Oriente dagli «infedeli».
Cronache dell’epoca raccontano, ad esempio, che nel 1065 il vescovo della città tedesca
di Bamberg partì per la Terrasanta con un
esercito di dodicimila soldati; con ogni probabilità si tratta di una cifra esageratamente
alta, ma la notizia è comunque indicativa del
clima che si andava affermando.
Papa Urbano II incita i fedeli a partire
per la Terrasanta, miniatura del XV sec.
A R A B I A
Nilo
Interessi economici (mantenere, e ampliare
se possibile, le basi e le vie commerciali verso l’Asia) e religiosi (liberare la Terrasanta,
Gerusalemme e il Santo Sepolcro di Cristo
dai musulmani) furono dunque alla base di
un vasto e fortemente motivato movimento di opinione favorevole a un intervento
armato in Palestina. A ciò si aggiunse una
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1000
Un crociato accompagnato da un
angelo, miniatura inglese del XIII sec.
L’appello di Urbano II e le reali
cause delle crociate
I
C A L I F F AT O D E I F AT I M I D I
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L’Europa cristiana e l’Islam
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XI sec. Rotazione triennale delle colture
XI-XII sec. Nascita delle corporazioni
XII sec. Grande diffusione europea del mulino
XII-XIII sec. I marinai europei apprendono l’uso della bussola
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Il Basso Medioevo
società europea in piena espansione economica e demografica e un desiderio di affermazione della piccola nobiltà, composta
da quei cavalieri che erano ora alla ricerca di
un nuovo ruolo sociale, di terre e di titoli.
A raccogliere e finalizzare questi fattori
provvide la Chiesa cattolica, sensibile alla
minaccia musulmana e alla richiesta di aiuto proveniente dall’Impero bizantino e dalla
Chiesa d’Oriente. Nel 1095, a Clermont, in
Francia, papa Urbano II invitò tutti gli uomini d’arme d’Europa a unirsi in un unico
esercito per liberare Gerusalemme e i luoghi santi con la benedizione della Chiesa.
[Testimonianze  documento 6, p. 86] Con
tale appello nacque l’ideale della «crociata»:
una spedizione militare cristiana (sotto l’insegna della croce) contro chi occupava una
terra considerata santa.
A spingere gli europei a unirsi a questa
impresa c’erano dunque aspirazioni di diversa natura:
1)religiose e culturali: riconquistare e proteggere i luoghi dove era nata la fede cristiana e affermare la sua superiorità su
quella islamica;
2)politiche: sospendere i conflitti tra i principi e i nobili europei e affermare la suprema autorità della Chiesa, guidata dal
papa, su tutti i principi d’Europa;
Album p. 76
3)sociali: allontanare dall’Europa un gran
numero di cavalieri che spesso si dedicavano al brigantaggio e vivevano di ruberie ai danni dei contadini, impiegando la
loro preparazione militare per uno scopo
lecito, e soprattutto garantendo loro un
ricco bottino costituito dalle ricchezze e
dalle terre strappate ai Turchi;
4)economiche: difendere i commerci con
l’Oriente e il loro sviluppo.
L’appello del papa fu diffuso da molti predicatori, che seppero esaltare i vantaggi
spirituali – la salvezza dell’anima dei morti
per una giusta causa e il perdono dei peccati per tutti i combattenti – e materiali della
crociata, e suscitarono ovunque un crescente entusiasmo. A
Tra questi spiccò la figura di Pietro l’Eremita (1050-1115), che predicò nelle campagne e nelle città di Francia e Germania e
raccolse dietro di sé una folla di oltre 20.000
popolani entusiasti. Essi lo seguirono fino
a Costantinopoli, dove quella che fu battezzata la «crociata dei pezzenti» giunse
decimata dalla fame, dalle malattie e dagli
attacchi dei principi d’Ungheria, Bulgaria e
di Bisanzio, costretti a intervenire contro le
ruberie e le scorrerie compiute dall’improvvisata spedizione. Gli ultimi resti di questa
crociata popolare furono infine sterminati
dai Turchi e spesso venduti come schiavi.
[ I NODI DELLA STORIA p. 74]
La prima crociata (1096-1099)
La prima vera crociata, organizzata e diretta
dalla nobiltà, cominciò nel 1096 e coinvolse truppe addestrate: circa 4000 cavalieri
e 30.000 fanti messi a disposizione dai più
potenti feudatari d’Europa. Il comandante
supremo Goffredo di Buglione, signore della Lorena, in Francia, era affiancato da altri
nobili valorosi come Tancredi d’Altavilla
(della casata normanna che regnava sul meridione d’Italia) e Raimondo di Tolosa.
Molti soldati morirono di malattia e fatica prima di combattere una sola battaglia,
ma la spedizione ebbe un certo successo:
furono conquistate diverse città della Siria
e della Palestina e nel 1099 i crociati entrarono a Gerusalemme, dove massacrarono la
popolazione musulmana ed ebraica. [Testimonianze  documento 7, p. 87]
Per mantenere il possesso dei territori liberati, gli europei fondarono dei regni feudali cristiani. Il più importante di essi era il
regno di Gerusalemme, la cui corona fu cinta da Goffredo di Buglione, che ricevette il
titolo di «Difensore del Santo Sepolcro». Gli
altri furono la contea di Tripoli, in Siria, il
principato di Antiochia, la contea di Edessa. A capo di ogni principato si insediò il nobile europeo che aveva guidato la conquista
di quel territorio, in forza della concessione
papale che conferiva ai vincitori il possesso
delle terre liberate.
Inoltre, per assicurare la tenuta dei regni
cristiani e proteggere e accogliere i pellegrini
provenienti dall’Europa sorsero gli ordini religiosi cavallereschi, che univano gli ideali della consacrazione monastica a quelli di combattenti a difesa dei più deboli e della fede. Gli
ordini più celebri furono quello dei Templari,
dei Cavalieri di San Giovanni (detti Ospitalieri) e quello dei Cavalieri Teutonici. Quest’ultimo ordine si rese protagonista dell’espansione dell’Europa cristiana nell’Est europeo.
I regni cristiani protessero e incentivarono i commerci, affidandosi per le proprie
necessità di rifornimento al servizio delle
Repubbliche marinare italiane. Nonostante
il clima di contrapposizione con il mondo
islamico, quindi, gli scambi tra le diverse
sponde del Mediterraneo ricevettero, in
questa fase, una forte accelerazione.
La reazione dei Turchi
e le crociate successive
Reliquiario in oro e
smalto di Jean de Touyl
che riproduce in piccole
dimensioni l’architettura
di una cattedrale gotica.
Goffredo di Buglione di fronte al Santo
Sepolcro, miniatura francese dell’XI sec.
I Turchi si riorganizzarono presto e attaccarono a loro volta i regni cristiani, minacciandone la sopravvivenza. Nel 1147 fu organizzata
in loro difesa una seconda crociata, guidata
dall’imperatore Corrado III di Svevia e dal re
di Francia Luigi VII. Nonostante l’impegno di
questi sovrani, la spedizione servì soltanto a
rallentare l’avanzata dei musulmani: nel 1187,
L’Europa cristiana e l’Islam
I regni cristiani fondati dai primi crociati
S U LTA N ATO D I C O N I A
CONTEA DI
REGNO DI ARMENIA
(dal 1198) Adana EDESSA Edessa
Antiochia
PRINCIPATO
DO M I N I
Famagosta DI ANTIOCHIA
DE I
REGNO
DI CIPRO
Tripoli CONTEA S E LG I U CH I D I
DI TRIPOLI
Mar Mediterraneo
Tiro
Caifa
REGNO DI
GERUSALEMME
Giaffa
Alessandria
Gerusalemme
Gaza
A R A B I A
Il Cairo
CALIFFATO DEL CAIRO
Aqaba
I numeri delle crociate
Totale
partecipanti
Crociati giunti
in Palestina*
Prima (1097-1099)
320.000
40.000
Seconda (1147-1149)
230.000
80.000
Terza (1189-1192)
350.000
280.000
Quarta (1203-1204)
30.000
-
Quinta (1217-1221)
80.000
60.000
Sesta (1248-1254)
26.000
10.000
Settima (1270)
26.000
-
Crociate
guidati da Saladino (sultano d’Egitto e della
Siria), essi riconquistavano Gerusalemme.
I cristiani d’Europa reagirono allestendo
una terza crociata (1189-1192) alla quale parteciparono, per l’importanza della posta in
gioco, l’imperatore Federico Barbarossa, il re
Riccardo I d’Inghilterra, detto «Cuor di leone», e Filippo II Augusto, re di Francia. La crociata non ottenne i risultati sperati e lo stesso
imperatore trovò la morte nell’impresa.
La quarta crociata (1202-1204) non raggiunse neppure la Palestina. La spedizione
fu invece dirottata contro Costantinopoli,
capitale della cristianità ortodossa che gli occidentali accusavano di intrattenere rapporti
pacifici con i musulmani. Nel 1204 Costantinopoli venne saccheggiata dai crociati, che
fondarono l’«Impero latino d’Oriente», uno
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70
1000
* I partecipanti di alcune
spedizioni furono decimati
da malattie, disagi e assalti
di banditi e predoni. Due
crociate non raggiunsero la
Terrasanta: la Quarta, che
si esaurì con l’assedio di
Costantinopoli, e la Settima,
arrestatasi in Tunisia.
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XI sec. Rotazione triennale delle colture
XI-XII sec. Nascita delle corporazioni
XII sec. Grande diffusione europea del mulino
XII-XIII sec. I marinai europei apprendono l’uso della bussola
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Il Basso Medioevo
Stato cattolico dominato dagli interessi economici occidentali.
Nei decenni successivi (fino al 1270) altre
spedizioni verso Oriente si susseguirono: le
crociate furono in tutto otto, ma nessuna di
esse riportò i cristiani a regnare in Palestina;
al contrario i Turchi finirono per rafforzare il
proprio impero.
Effetti e conseguenze delle
crociate
Un crociato.
cadetti: erano i figli
maschi non primogeniti
che venivano avviati alla
carriera militare.
Dal punto di vista militare le crociate si risolsero in un fallimento. La supremazia musulmana sul Mediterraneo orientale si rafforzò
e nei secoli successivi si estese all’Europa
sud-orientale.
Le crociate determinarono una situazione di aperta ostilità tra le due civiltà che
dominavano il Mediterraneo: quella cristiana e quella musulmana. [Testimonianze 
documento 8, p. 87] Non solo, aggravarono la
separazione tra cristiani d’Oriente e d’Occidente, una divisione che finì per indebolire
irrimediabilmente l’Impero bizantino e che
lo espose alla successiva conquista musulmana.
Dal punto di vista economico-commerciale, in generale il fallimento delle crociate
non provocò l’interruzione dei commerci e
dei contatti anche culturali tra Asia ed Europa. Tuttavia, solo le Repubbliche marinare italiane, che avevano fornito ai crociati
le loro navi, ottennero importanti vantaggi;
inoltre esse si impadronirono della maggior
parte dei bottini di guerra.
In definitiva, nessuno degli obiettivi dei
crociati e di chi aveva ispirato le loro spedizioni – a parte, come abbiamo detto, quelli delle grandi città mercantili – fu davvero
raggiunto. Inoltre, questa temporanea unione di forze eterogenee non impedì l’aggravarsi della frammentazione politica e territoriale dell’Europa occidentale, a dispetto
del comune patrimonio di fede e di cultura.
Il fallimento delle crociate determinò il declino del prestigio papale e la diffusione di
movimenti di contestazione contro il potere
del clero; la piccola nobiltà europea non riuscì ad appropriarsi di nuovi feudi e decadde
ulteriormente – soprattutto i cadetti delle
casate, che non godevano dei diritti di successione e che di conseguenza non avevano
accesso al patrimonio familiare.
3.3 Le «crociate» contro
eretici ed ebrei
Le crociate contro i nemici
interni
Tra l’XI e il XIII secolo in diverse aree europee si erano sviluppati movimenti di fedeli
apertamente critici verso la decadenza morale del clero, che proponevano un ritorno
alla purezza originaria del cristianesimo.
Abbiamo ricordato, come esempi particolarmente significativi, i «Patarini» e i Valdesi.
Tra questi movimenti alcuni furono
considerati «eretici» dalle gerarchie ecclesiastiche. Essi, infatti, – diversamente da
Cluniacensi, Francescani e Domenicani,
ad esempio – non intendevano riformare la
Chiesa dall’interno; al contrario, in aperto
contrasto con i successori degli apostoli (il
papa e i vescovi), puntavano a formare un
nuovo «popolo di Dio» e disconoscevano la
legittimità della Chiesa come mediatrice tra
Dio e l’uomo.
L’eresia più importante e con il maggior
seguito fu quella dei Càtari (detti anche Albigesi, dal nome della cittadina di Albi, nel
sud-ovest della Francia, dove erano presenti in gran numero). I Càtari aderivano a
una visione dualistica del mondo secondo
la quale Dio, il principio del bene, e Satana,
principio del male, sono in lotta per dominare il mondo; da Satana deriva tutto ciò
che è corporeo e materiale ed egli attira a sé
l’uomo con i desideri della carne.
I crociati assediano la città di Albi, miniatura del XIII sec.
L’obiettivo dei Càtari era quello di creare
una Chiesa di puri (il termine greco katharós
significa infatti «purificato»): predicavano la
completa astensione dal matrimonio e dalla
procreazione, la necessità della rinuncia ai
beni materiali, e invocavano disobbedienza
alla Chiesa e ai principi, protagonisti di un
sistema basato sulla ricchezza, la violenza e
il potere. La loro spiritualità prevedeva intensi digiuni e condannava i sacramenti celebrati dalla Chiesa, perché tutti legati alla
dimensione fisica dell’esistenza.
I Càtari raccolsero vasti consensi soprattutto tra i poveri e la piccola borghesia, che
si contrapponevano alle classi più agiate e
all’alto clero. La reazione della Chiesa fu ferma e durissima. Papa Innocenzo III (11961216) invocò una nuova «guerra santa» contro i nemici interni della Chiesa; tra il 1208
e il 1229 contro gli Albigesi si scatenarono
delle vere e proprie crociate che nella Francia meridionale causarono il massacro di
intere popolazioni càtare. La Chiesa vedeva
così estirpata una deviazione dottrinale che
metteva in pericolo il proprio primato spirituale; parallelamente, la corona di Francia
si assicurava il controllo completo del sud
della Francia.
Il tribunale dell’Inquisizione
Oltre che all’eliminazione fisica degli eretici,
la Chiesa fece ricorso anche all’opera degli
Ordini mendicanti, in particolare dei Domenicani, che furono fondati proprio per
contrastare con la parola la diffusione del
catarismo. Forti di una eccellente preparazione culturale, i predicatori domenicani
annunciavano instancabilmente il Vangelo presso città e villaggi e «correggevano» i
principali errori in materia di fede.
Tuttavia, quest’opera di istruzione non
fu considerata sufficiente: occorreva individuare i maestri di false dottrine e punirli
pubblicamente scoraggiando i loro seguaci.
Per questo scopo nel 1231 papa Gregorio IX
istituì i «tribunali dell’Inquisizione», ossia
delle commissioni composte da religiosi,
esperti in teologia, incaricati di individuare i nemici della fede, farli arrestare, interrogarli – spesso facendo ricorso alla tortura
– e costringerli a ritrattare pubblicamente
le loro idee. In caso di rifiuto, gli eretici venivano consegnati al cosiddetto «braccio
secolare», che provvedeva a punirli anche
L’Europa cristiana e l’Islam
Càtari bruciati sul rogo, miniatura francese.
con la morte. Per re e principi, infatti, era
assolutamente essenziale che i tutti i sudditi
seguissero una sola fede – quella cattolica – ,
sulla quale si giustificava la richiesta di obbedienza nei confronti dei legittimi sovrani.
Le autorità politiche, inoltre, con il consenso della Chiesa, incameravano i beni degli
eretici puniti.
Il contrasto alle eresie si sviluppò quindi
contemporaneamente su piani e con strategie diversi: da un lato le crociate e tribunali
dell’Inquisizione commisero spesso abusi
e violenze indiscriminate, incluse le stragi
di intere popolazioni; dall’altro lato, l’opera
dei predicatori appartenenti agli ordini monastici, stimati anche per il loro esempio di
vita, cercò di rafforzare la fiducia dei fedeli
nella Chiesa e di consolidare il loro senso di
appartenenza alla cristianità.
Scena di un interrogatorio della Santa Inquisizione con il criminale alla
gogna, il giudice e il segretario che legge la sentenza, miniatura del XVI sec.
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XI sec. Rotazione triennale delle colture
XI-XII sec. Nascita delle corporazioni
XII sec. Grande diffusione europea del mulino
XII-XIII sec. I marinai europei apprendono l’uso della bussola
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Il Basso Medioevo
Gli ebrei in Europa
Fin dai tempi dell’Impero romano, in tutti
i principali centri abitati d’Europa si erano
formate numerose comunità ebraiche. Nel
corso del Medioevo, e fino al XIII e XIV secolo, le più importanti si trovavano in Spagna,
Francia, Inghilterra; si calcola che alla fine del XIII secolo gli ebrei in Francia fossero
circa centomila; un numero
analogo viene proposto dagli storici per la Spagna. In
Inghilterra erano, da quanto
è possibile ricostruire, circa
la metà. Numericamente si
trattava quindi di comunità relativamente esigue (di
solito intorno all’1% della
popolazione complessiva),
che tuttavia erano concentrate nelle principali città (in
alcuni centri rappresentavano anche il 3-4% della popolazione) e che godevano di
Ebrei ritratti come creature diaboliche
in una miniatura del XIII sec.
una forte visibilità a causa
delle lucrose professioni che svolgevano:
spesso oggetto di sospetti e pregiudizi – di
norma era loro vietato il possesso delle terre
– si dedicavano in particolare ai commerci e
al prestito di denaro con interessi (un’attività che la Chiesa vietava ai cristiani).
La ricchezza degli ebrei e la loro fede e
tradizioni diverse, in un’Europa interamente cristiana, suscitavano inevitabilmente invidie e ostilità: ricorrenti erano l’accusa di
odiare i cristiani e di cospirare ai danni della
maggioranza cristiana, sia economicamente
sia materialmente (ad esempio diffondendo
epidemie). Inoltre, da un punto di vista più
strettamente religioso, erano ritenuti i responsabili della morte di Cristo.
In questo quadro gli ebrei furono vittime
di ripetuti episodi di intolleranza religiosa
che, nei casi più gravi, giunsero all’assassinio e al massacro.
Nei secoli XIV e XV le loro condizioni di
vita peggiorarono ed essi furono costretti
ad abbandonare paesi come la Spagna e la
Francia e a rifugiarsi in Germania, nell’Europa dell’Est, in Turchia e nell’Africa settentrionale.
I NODI DELLA STORIA
Quali furono le cause delle crociate?
La storia delle crociate è uno degli avvenimenti più complessi
da ricostruire per gli storici del Medioevo. Si tratta, infatti, della
vicenda più «mitica» di quell’epoca storica e non è un caso se,
da molti anni, l’impegno degli studiosi è volto fondamentalmente a spiegare come questo mito sia nato, come sia cresciuto e
in che rapporto esso sia con la realtà storica. Oggi si ritiene che
la ragione principale che ispirò la celebre promulgazione della
prima crociata da parte di Urbano II a Clermond-Ferrand fosse
la necessità di chiudere quel travagliato periodo di «riforma
interna» della Chiesa cattolica che aveva avuto il suo apice con
il pontificato di Gregorio VII. La necessità di compattare il fronte
interno dell’Europa cristiana, superando non solo le sempre
aspre rivalità tra papato e impero ma anche i primi seri conflitti
tra le nascenti monarchie nazionali, suggeriva di cercare una
causa comune e di identificare un nemico esterno. Altrettanto
importante era la necessità di trovare uno sfogo extraeuropeo
a quella sempre più inquieta e quindi pericolosa aristocrazia
militare sorta sull’onda dell’affermazione dello spirito cavalleresco. Si trattava di migliaia di uomini che trovavano solo nella
guerra l’unica fonte di sostentamento, ma anche l’unica attività
in grado di dare loro identità e un ruolo nella società. L’elemento
religioso, ovviamente, era importante e centrale, come sempre
in questi secoli, ma non certo esclusivo. Tuttavia il racconto del-
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le crociate proposto dai primi cronisti, specie le prime tre, ne
ha inevitabilmente condizionato l’immagine nei secoli a venire.
Recentemente un serio storico come C. Tyerman ha polemicamente sostenuto che le crociate siano state un’invenzione.
Ovviamente non voleva dire che non siano avvenute quelle
spedizioni militari per la liberazione della Terrasanta, ma che il
suo mito sia stato fittizio e storicamente non affidabile. Esiste,
d’altronde, tutta una letteratura anche recentissima che insiste
eccessivamente sul ruolo degli ordini religiosi guerrieri – basti
pensare alla vicenda dei Templari il cui mito tracima dappertutto
ed è fonte inesauribile per autori di best-seller e storici dalla
dubbia reputazione. Ma, paradossalmente, un certo ruolo nel
creare la leggenda crociata, lo hanno avuto non solo i suoi apologeti ma anche i critici dall’età illuministica in poi. Il mito della
crociata come grande impresa cristiana e cavalleresca lasciò lo
spazio alla leggenda nera di una serie di spedizioni unicamente predatorie e quasi neocolonialiste. C’era del vero, ovviamente, nell’una e nell’altra prospettiva. In realtà le crociate furono
fondamentalmente la valvola di sfogo di una società in trasformazione; il tentativo di spostare i problemi interni all’esterno;
l’ultima possibilità data a un’élite militare potente e pericolosa
ma destinata inevitabilmente al declino.
IX-X sec.
Inizio della Reconquista
XI sec.
I Turchi Selgiuchidi
si espandono in Medio Oriente
1054
Scisma d’Oriente
1061-1091
I Normanni conquistano
la Sicilia agli Arabi
1096
Prima crociata
1099
Conquista cristiana
di Gerusalemme
1187
Riconquista musulmana
di Gerusalemme
1208-1229
Crociata contro gli Albigesi
nella Francia del Sud
1212
Battaglia de Las Navas di Tolosa
L’Europa cristiana e l’Islam
1 Tra XI e XIII secolo la cristianità è prima indebolita dallo Scisma d’Oriente,
poi rafforzata dall’espansione in Sicilia e Spagna ai danni degli Arabi. Nel
corso dell’XI secolo la cristianità europea perse la sua unità. Dopo secoli di incomprensioni e di sospetti reciproci, nel 1054 il patriarca di Costantinopoli e il papa di
Roma si scambiarono reciproche scomuniche perché la Chiesa d’Oriente si rifiutava
di riconoscere il primato del vescovo di Roma: era lo Scisma d’Oriente.
La cristianità occidentale, guidata con sempre maggiore autorevolezza dai papi, riprese a espandersi. Entro la fine dell’XI secolo i Normanni, convertiti da tempo al cristianesimo e fedeli al papa, cacciarono gli Arabi dalla Sicilia. Nel frattempo cominciò
la Reconquista, cioè la liberazione della Spagna dalla dominazione araba. A metà del
Duecento gran parte della penisola iberica era in mano a principi cristiani.
2 Tra XI e XII secolo i Turchi diventano una minaccia per i Bizantini, per i
commerci verso l’Asia e per i pellegrinaggi in Terra Santa. Prende così
corpo l’iniziativa di «pellegrinaggi armati»: le crociate. Tra l’XI e il XII secolo i
Turchi, un popolo proveniente dall’Asia centrale convertitosi all’Islam, si mossero
verso occidente. Dopo aver conquistato i territori dominati dagli Arabi, minacciavano
direttamente l’Impero romano d’Oriente. Essi si impadronirono della Palestina e di
Gerusalemme, affacciandosi sul Mediterraneo orientale misero in pericolo i traffici
commerciali europei con l’Asia e i pellegrinaggi verso la Terra Santa.
Nel 1095, a Clermont-Ferrand, in Francia, papa Urbano II lanciò un appello ai nobili
e principi cristiani. Li invitava a sospendere ogni conflitto tra loro e a volgere le armi
contro gli infedeli unendosi in una «guerra santa». Era l’idea di una «crociata», cioè
di una spedizione militare con l’insegna della croce benedetta dalla Chiesa. Chi fosse partito avrebbe combattuto in obbedienza alla volontà di Dio, e in caso di morte
avrebbe trovato il paradiso.
3 L’invito alla crociata riceve risposta entusiastica in Europa. Se ne svolgono otto tra 1096 e 1270. Le crociate attirarono l’entusiasmo religioso e i
calcoli di mercanti e nobili in cerca di terre e gloria. La prima crociata fu avviata nel
1096 sotto la guida di un gruppo di nobili europei e portò, nel 1099, alla liberazione
di Gerusalemme e alla nascita di alcuni regni cristiani. La reazione turca non si fece
attendere e nei decenni successivi si susseguirono altre sette crociate, fino al 1270.
Alcune di esse furono guidate da grandi sovrani europei: imperatori e re di Francia e
Inghilterra. Ma Gerusalemme, persa nel 1187, non fu più riconquistata. Nel 1204, la
quarta crociata portò al saccheggio di Costantinopoli. I risultati delle crociate furono
in generale deludenti, e i rapporti tra Islam e cristianità peggiorarono in modo sostanziale. Tuttavia, i commerci non furono ostacolati se non in modo limitato.
4 Lo spirito delle crociate anima anche campagne di inquisizione e repressione, in Europa, contro eretici ed ebrei. A cominciare da papa Innocenzo III,
i vescovi di Roma scatenarono crociate all’interno dell’Europa contro gli eretici che
minacciavano l’unità della Chiesa. Nel 1208 si combatté, nel Sud della Francia, la
crociata contro gli Albigesi, che portò a terribili massacri. Contro i nemici della Chiesa vennero istituiti i tribunali dell’Inquisizione, che indagavano, arrestavano, interrogavano e cercavano di costringere alla conversione gli eretici. Anche gli ebrei, da
sempre guardati con sospetto, invidia e pregiudizio, subirono in quest’epoca violenze
e soprusi. A poco a poco vennero obbligati a vivere in quartieri separati (i «ghetti») e
finirono per abbandonare del tutto alcuni paesi europei.
1231
Istituzione dei tribunali
dell’Inquisizione
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1
3
Il Basso Medioevo
Il cavaliere cristiano, il crociato
e la rappresentazione ideale
della società medievale
Tra X e XI secolo si misero in moto nella società medievale alcune importanti trasformazioni che provocarono
l’emergere di nuovi valori e l’affermazione di nuovi protagonisti. L’economia agricola e quella urbana ripresero
a crescere e diedero nuovo slancio anche agli scambi commerciali. Cominciarono così a consolidarsi forme
diverse di ricchezza legate tanto alla coltivazione della terra quanto al mondo delle città.
Negli stessi secoli anche la tradizionale nobiltà feudale visse una fase di trasformazione e vide l’emergere di
valori e simboli nuovi che provenivano dal mondo militare. Il principale veicolo di questi nuovi valori fu il
gruppo emergente dei cavalieri, uomini provenienti dalle fila dalla piccola nobiltà di campagna o da altri ambienti sociali che si erano dedicati alla vita militare. Questi uomini ritenevano che il successo e l’affermazione
non risiedessero nella semplice proprietà della terra ma soprattutto nell’esercizio delle armi nel monopolio
della forza militare. L’insieme di queste trasformazioni economiche e sociali fu anche alla base delle crociate
e dell’espansione europea nel Mediterraneo meridionale.
L’Europa cristiana e l’Islam
Il cavaliere cristiano
e il crociato
Con l’affermarsi della figura del cavaliere,
a livello sia militare che sociale, la Chiesa
tentò di imporre alla cavalleria un modello ideale di vita per limitarne l’impronta
guerriera e violenta. Si diffuse un prototipo
di cavaliere cristiano ispirato ad alti valori
morali come la lealtà in guerra, la difesa
dei più deboli, la dedizione verso la religione
e il rispetto per la Chiesa.
Questi valori caratterizzarono anche i crociati, ossia dei cavalieri che si impegnavano
al pellegrinaggio verso la Terra Santa e giuravano di prestare la loro spada per liberare
il Santo Sepolcro dai musulmani. Esporre il
simbolo della croce sugli abiti o sullo scudo serviva proprio a rappresentare questo
voto, in cambio del quale la Chiesa riconosceva ai crociati alcuni privilegi materiali e
spirituali. Gli stessi valori furono alla base
anche degli ordini religioso-militari come
i Templari o gli Ospedalieri di San Giovanni, composti da cavalieri che lasciavano
ogni bene personale e dedicavano tutta la
vita alla difesa dei luoghi santi e alla protezione dei pellegrini.
Cavalieri crociati a cavallo (miniatura del XV secolo).
Un cavaliere appartenente all’ordine dei Templari.
Il modello ideale della
società medievale
Il rito dell’addobbamento del cavaliere medievale (miniatura del XII secolo).
La cavalleria
Il termine «cavalleria» indicava inizialmente solo gli uomini che si battevano a cavallo, ma dall’XI secolo cominciò ad assumere un
senso nuovo e a identificare una classe superiore e privilegiata che fondava la propria forza sull’esercizio delle armi e sul monopolio
della forza militare: un gruppo sociale esclusivo e sempre più riservato nel quale si poteva accedere solo attraverso la prestigiosa
cerimonia dell’addobbamento e il consenso di un altro cavaliere. Nel giro di poco tempo l’idea di cavalleria e quella di nobiltà, inizialmente distinte, finirono per sovrapporsi perché assimilate da un comune carattere di privilegio ed esclusività. Per questo motivo
l’immagine del nobile si identificò con il guerriero a cavallo.
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I tre ordini della società medievale: oratores, bellatores e laboratores.
Come conseguenza dei cambiamenti sociali
ed economici avvenuti nel corso dell’XI secolo, fu messo a punto nell’Europa cristiana un nuovo modello ideale di società. Si
trattava di una sorta di piramide in cima
alla quale vi era il gruppo degli oratores (gli
ecclesiastici), al di sotto quello dei bellatores (i guerrieri ossia i nobili) e alla base i
laboratores (coloro i quali si dedicavano alle
attività lavorative pratiche). Questi tre ordini erano come dei gruppi tendenzialmente
chiusi e rigidi, ma erano chiamati a convivere e collaborare reciprocamente. Il primo
a formulare questa teoria di una società tripartita fu Adalberone di Laon, un vescovo e
letterato che collaborava con il re di Francia.
Si trattava di una rappresentazione idealizzata e artificiale che non corrispondeva completamente alla concreata struttura
della società europea nel Medioevo, ma
ebbe comunque larga fortuna e rimase un
riferimento fino alla fine del XVIII secolo.
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1
3
Il Basso Medioevo
Ragiona sul tempo e sullo spazio
Impara il significato
1
4
ATTIVITÀ
2
Osserva le cartine alle p. 68 e 34 e rispondi alla domanda: per quale motivo le Repubbliche marinare, e in
particolare Genova e Venezia, forniscono aiuto ai crociati?
a
b
c
1 XI secolo 2 XII secolo 3 XIII secolo 4 XIV secolo 5 XV secolo
b
c
d
e
f
g
h
i
l
m
n
Nel
il patriarca di Costantinopoli e Papa Leone IX rivendicano reciprocamente la supremazia
e si giunge così allo «Scisma d’Oriente»
Nel
parte la quarta crociata che non raggiunge neppure la Palestina perché è dirottata contro
Costantinopoli
Nel
comincia la prima crociata, organizzata e diretta dalla nobiltà XI secolo
Nel
Costantinopoli viene saccheggiata dai crociati, che fondano l’«Impero latino d’Oriente»
Nel
papa Gregorio IX istituisce i «tribunali dell’Inquisizione»
Nel
è organizzata la terza crociata a cui partecipano l’imperatore Federico Barbarossa,
il re Riccardo I d’Inghilterra e Filippo II Augusto, re di Francia
Nel
papa Urbano II invita tutti gli uomini d’arme d’Europa a unirsi in un unico esercito per liberare
Gerusalemme
Nel
i crociati entrano a Gerusalemme
Nel
si svolge la battaglia di Las Navas de Tolosa, durante la quale le forze cristiane infliggono una dura
sconfitta agli Arabi
Tra il
e il
si scatenano vere e proprie crociate contro gli eretici Albigesi che causano
il massacro di intere popolazioni càtare nella Francia meridionale
Nel
parte la seconda crociata, guidata dall’imperatore Corrado III di Svevia
e dal re di Francia Luigi VII, in difesa dei regni cristiani d’Oriente
Peggiorano le condizioni di vita degli ebrei, che sono costretti ad abbandonare paesi come la Spagna e la Francia
e a rifugiarsi in Germania, nell’Europa dell’Est, in Turchia e nell’Africa settentrionale
Collega ogni concetto al significato che assume nel periodo delle crociate.
1 Conversione 2 Infedeli 3 Pellegrinaggio 4 Intolleranza religiosa 5 Sultano
6 Stato accentrato 7 Amministrazione periferica 8 Benedizione
Completa le frasi scrivendo, dove richiesto, l’anno esatto in cui accade l’evento, poi collega ciascun fatto al
secolo in cui avviene. Infine distingui con tre colori diversi gli eventi riconducibili all’Impero bizantino, quelli che
riguardano le crociate in Terrasanta e quelli che si riferiscono ai problemi con le minoranze religiose europee.
a
L’Europa cristiana e l’Islam
d
e
f
g
h
5
Viaggio intrapreso da un fedele verso luoghi considerati sacri, compiuto per preghiera o penitenza
Titolo attribuito a colui che, nel mondo musulmano, riveste la carica di sovrano o imperatore
Forma di governo caratterizzata da un’organizzazione e gestione del potere concentrate nelle mani di poche strutture
in un solo luogo, ma con competenza su tutto il territorio
Cambiamento interiore che porta un fedele ad abbracciare una nuova religione
Atto e parole con cui si formula un augurio di bene e prosperità e si invoca la protezione celeste su una o più persone;
la Chiesa, per esempio, invoca il favore di Dio in occasione delle crociate
Affidamento della gestione di alcuni ambiti del potere a strutture dislocate su tutto il territorio ma dipendenti dal potere centrale
Atteggiamento di condanna e persecuzione verso coloro che abbracciano una fede diversa da quella considerata corretta
Coloro che non seguono la fede considerata corretta, in questo caso i musulmani
Prova a riflettere sui significati di «ortodossia» ed «eresia» e, alla luce di quello che hai letto nel capitolo, spiega perché
questi due termini sono contrapposti.
Osserva, rifletti e rispondi alle domande
6
Osserva la mappa concettuale relativa alle crociate. Poi rispondi alle domande.
Come la Chiesa legittima le crociate
Esplora il macrotema
3
Completa il testo.
Chiesa • terre • superiore • paradiso • penitenza
espansione • nemici • territori • potere • ebraiche • legittimità
Il concetto di crociata assume due significati vicini ma distinti. Da una parte si riferisce al diritto di
liberare dai musulmani i (1)
considerati appartenenti alla (2)
attraverso spedizioni militari. Papa Gregorio VI affermò, infatti, che i guerrieri morti per questa causa
religiosa sarebbero andati con certezza in (3)
e si attribuì il (4)
di
concedere ai vincitori le (5)
conquistate. Questo modo di considerare i rapporti tra la
civiltà cristiana e quella musulmana pensa che la prima sia (6)
e che sia suo compito
una continua (7)
. Dall’altra parte la guerra santa venne considerata una forma di
(8)
per la purificazione della propria anima e la sua (9)
morale e
giuridica venne poi estesa anche alle persecuzioni contro gli eretici. Il considerare (10)
della fede cristiana coloro che praticavano culti religiosi diversi fu alla base anche dell’ostilità contro le
comunità (11)
.
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1 Che cosa motiva il proselitismo
popolare?
2 Quale unico e parziale vantaggio
ottiene l’Occidente dalle crociate?
Mostra quello che sai
7
Osserva l’immagine a p. 73 (in basso a destra) e rispondi alle domande: quali metodi utilizzava il tribunale
dell’Inquisizione? Cosa pensi che stiano dicendo i due personaggi sulla sinistra?
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Documenti
Sovranità
Il termine sovranità significa «che sta al di sopra» e ha la medesima origine della parola soprano, che indica la
voce più acuta. L’idea di sovranità si è affermata in concomitanza con il processo di formazione dello Stato
moderno che, nella fase dell’assolutismo, si consolidò con il trattato di Westfalia del 1648 che chiuse la Guerra
dei Trent’Anni. Seguendo il medesimo processo che aveva condotto le piccole comunità territoriali a ricercare
l’indipendenza dai signori feudali e dall’impero, si formarono più vaste realtà territoriali che operarono su due
fronti: da un lato sottraendosi all’ordinamento medievale fondato sulla supremazia del papa e dell’imperatore,
dall’altro sottoponendo alla propria potestà gli altri centri di potere, fossero i signori feudali, i Comuni o le organizzazioni cetuali. Nel Medioevo e fino al XVII secolo i centri di potere erano infatti contraddistinti dal pluralismo
e dal particolarismo: il potere politico era solo uno di essi, con cui gli altri poteri, a cominciare da quello dei ceti,
contrattavano. L’affermazione della sovranità intesa come supremazia del potere statuale si estrinsecò quindi in
due direzioni: verso l’esterno come affermazione di indipendenza rispetto ad altri territori che rivendicavano le
medesime caratteristiche; verso l’interno con la sottomissione ad esso dei singoli e della comunità.
Naturalmente le diverse teorizzazioni della sovranità sono state fortemente influenzate dalle diverse condizioni
storiche nelle quali esse sono state proposte. In origine, la sovranità venne ritenuta assoluta e indivisibile, tanto che il sovrano medesimo era definito «sciolto dalle leggi», ossia non soggetto ad esse. È quanto si afferma
nell’opera che ha costituito la base fondamentale delle moderne teorie della sovranità, i Sei libri della Repubblica
del francese Jean Bodin (1529-1596). Con questa concezione dell’assolutezza della sovranità concordarono
l’olandese Ugo Grozio (1583-1645) e l’inglese Thomas Hobbes (1588-1679).
Un orientamento simile riaffiorò nei primi decenni del XX secolo in concomitanza con lo stabilizzarsi dei regimi
totalitari nel cuore dell’Europa. La riproposizione del carattere assoluto della sovranità in pieno Novecento aveva
però un segno profondamente diverso rispetto alle teorizzazioni delle origini: da una parte rifiutava di riconoscere la sovranità nel Parlamento – fondata, quest’ultima, sulla riflessione del filosofo inglese John Locke (16321704) e alla base del liberalismo anglosassone – dall’altra radicalizzava la concezione della sovranità contenuta
nell’opera del ginevrino Jean-Jacques Rousseau (1712-1778). Costui aveva colto nel suo celebre Contratto
sociale gli epocali cambiamenti che di lì a poco si sarebbero manifestati con la Rivoluzione francese, fondando
la sovranità esclusivamente sul popolo. In altre parole, i regimi totalitari novecenteschi giunsero a postulare
l’identità perfetta di popolo e «capo», e fecero di quest’ultimo l’interprete infallibile della volontà popolare, conferendogli un potere non sottoposto al controllo di istituzioni rappresentative dichiarate ormai inutili.
Proprio per questo, le Costituzioni democratiche del Novecento, che hanno accolto integralmente il concetto di sovranità popolare, hanno perfezionato quest’ultimo circondandolo di prescrizioni. Infatti, all’interno dello Stato la sovranità
si esplica attraverso non solo la separazione, ma anche la distribuzione tra diversi organi del potere; all’esterno, nel
rapporto con le altre entità sovrane, essa è limitata dal fiorire di organismi di diritto internazionale, come ad esempio
l’ONU, e di diritto sovranazionale, come nel caso dell’Unione Europea, i cui campi di sovranità investono ormai molti
campi, fino al secondo dopoguerra prerogativa esclusiva degli Stati nazionali.
Con «sovranità» viene indicato il potere esercitato da parte di uno Stato o di un sovrano – che non riconoscono alcuna
autorità superiore – nei confronti dei cittadini (o dei sudditi) che abitano un determinato territorio. Dopo la lunga lotta tra
papato e impero che contraddistinse l’Età medievale, tale concetto venne elaborato verso la fine del XVI secolo dal filosofo
francese Jean Bodin, considerato il primo teorico dell’assolutismo. Sino alla Rivoluzione francese il concetto di sovranità
servì a indicare il potere del sovrano, al quale spettava il compito di mantenere la pace tra i propri sudditi, difenderli dai
pericoli esterni e provvedere al loro benessere.
1 Quando si afferma l’idea di sovranità?
2 Il principio di sovranità popolare è uno dei principi fondamentali delle costituzioni moderne: cosa si intende?
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1.Il concordato di Worms
Il concordato di Worms, siglato il 23 settembre 1122 fra l’imperatore Enrico V e i rappresentanti di papa Callisto II, pose fine al
contrasto tra impero e papato sulle investiture dei vescovi. Era anch’esso una manifestazione di distinte sovranità in lotta per la loro
affermazione, con il concordato di Worms, il potere politico rinunciava alla investitura spirituale, mentre quella temporale rimaneva
nelle mani dell’imperatore.
In nome della Santa e Indivisa Trinità, Io, Enrico, per grazia di Dio augusto Imperatore dei Romani, con
la forza dell’amore che nutro verso
Dio, la Santa Romana Chiesa e il
Papa Callisto e per la salvezza della mia anima rimetto a Dio, ai suoi
santi apostoli Pietro e Paolo e alla
Santa Chiesa Cattolica ogni diritto
di investitura da farsi tramite le insegne dell’anello e del pastorale e
concedo che in tutte le chiese, che
si trovano nei miei domini, vengano
realizzate elezione canonica e libera
consacrazione. I possedimenti ed i
diritti del beato Pietro, che fin dal
sorgere di questa discordia ad oggi,
vale a dire dal tempo di mio padre
al mio, le furono sottratti, e che ancora oggi posseggo, li restituisco alla
Santa Romana Chiesa; quelli che al
contrario non sono in mio possesso, farò comunque in modo che le
vengano restituiti. Restituirò inoltre
su consiglio dei miei principi o per
senso di giustizia i possedimenti di
tutte le altre chiese, dei principi e di
quanti altri, chierici e laici, che in
questo scontro furono perduti e che
ancor oggi sono in mio possesso;
quelli che invece non sono in mio
possesso farò comunque in modo
che le vengano restituiti. Concedo
inoltre una vera pace a papa Callisto, alla Santa Romana Chiesa e a
tutti coloro che militano o hanno
militato dalla loro parte; servirò
inoltre fedelmente la Santa Romana
Chiesa nelle circostanze per le quali
richiederà il mio aiuto ed in quelle
per le quali mi rivolgerà richiesta, le
renderò debita giustizia. […]
2.Le prime teorie dell’assolutismo
Il filosofo Jean Bodin è stato uno dei massimi pensatori politici del periodo delle «guerre di religione». Nei Sei libri dello Stato Bodin
teorizza il concetto di sovranità che per lui è «l’essenza dello Stato». Le sue principali caratteristiche sono l’assolutezza e la perpetuità, cioè da un lato la totale indipendenza del sovrano da altri poteri, dall’altro il fatto che la sovranità è perpetua, cioè dura per
sempre e non può essere divisa o delegata ad altri.
Per sovranità si intende quel potere
assoluto e perpetuo che è proprio
dello Stato. Essa è chiamata dai Latini maiestas, dai Greci kuria arké,
dagli Italiani signoria, parola che
essi usano tanto parlando di privati
quanto di coloro che maneggiano
gli affari di Stato. Gli ebrei la chiamano tomech sebet, ossia supremo
comando. Ma ciò che qui occorre
è formularne la definizione, perché tale definizione non c’è stato
mai giurista né filosofo politico che
l’abbia data, e tuttavia è questo il
punto più importante e più necessario a comprendersi in qualsiasi
trattazione sullo Stato. Tanto più,
avendo noi detto che lo Stato è un
governo giusto di più famiglie e di
ciò che loro è comune con potere
sovrano, occorre ben chiarire che
cosa sia questo potere sovrano. Ho
detto che tale potere è perpetuo.
Può succedere infatti che ad una o
più persone venga conferito il potere assoluto per un periodo determinato, scaduto il quale essi ridivengono nient’altro che sudditi; ora,
durante il periodo in cui tengono il
potere, non si può dal loro il nome
di principi sovrani, perché di tale
potere essi non sono in realtà che
custodi e depositari fino a che al
popolo o al principe, che in effetti è
sempre rimasto signore, non piaccia di revocarlo. Così come riman-
gono signori e possessori dei loro
beni quelli che ne fanno prestito ad
altri, ugualmente si può dire di chi
conferisce ad altri potere e autorità
in materia di giustizia. […] bisogna
però stare attenti che tali giuristi
non dicono senz’altro «dispone di
potere assoluto» in quanto, se si afferma che ha potere assoluto colui
che non è soggetto ad alcuna legge,
non troveremo mai nessun principe
sovrano cui possa adattarsi questa
formula: tutti i principi della terra
sono soggetti alle leggi di Dio e della Natura, oltre che a diverse leggi
umane e comuni a tutti i popoli.
J. Bodin, I sei libri dello Stato, vol. I, Torino, Einaudi, 1964
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Documenti
Giurisdizione
La parola «giurisdizione» deriva dal latino iurisdictio e significa letteralmente «dire il diritto». Essa indica la facoltà,
riservata al giudice, di emettere una sentenza giusta, attraverso la verifica della norma e la sua applicazione.
Questa prerogativa era originariamente connessa all’esercizio del potere: al sovrano competeva infatti anche
la facoltà di «rendere giustizia». Durante il Medioevo e l’Età moderna l’esercizio del potere giudiziario non fu però
unificato e omogeneo: persistevano e operavano diversi livelli di giustizia, a seconda che questo potere si applicasse nel feudo o fosse emanazione del signore oppure, ancora, fosse trattenuto alla esclusiva competenza
regia. La formazione delle monarchie nazionali e degli Stati centralizzati ebbe, tra le altre conseguenze, quella di
determinare una progressiva uniformazione della giurisdizione nel territorio in cui si esercitava la sovranità
dello Stato. Si trattò di un processo lento e per nulla pacifico, che provocò continue tensioni. E, soprattutto,
si svolse in tempi e modi differenti da luogo a luogo: nelle aree d’Europa in cui il particolarismo feudale riuscì a
sopravvivere più a lungo persistettero diversi livelli di giurisdizione e resistette anche la sottomissione delle popolazioni all’autorità dei signori locali.
Nelle moderne democrazie la certezza e correttezza della giurisdizione sono garantite dalla separazione dei
poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, e dall’autonomia della magistratura. Il ruolo attuale di quest’ultima e
la sua organizzazione come corpo specializzato scelto attraverso procedure generali e oggettive si sono affermati
attraverso una graduale e recente evoluzione: il dato di partenza storico era, come abbiamo visto, del tutto opposto e prevedeva la coincidenza tra l’emanazione della legge e la sua amministrazione. Nell’ordinamento italiano,
sancito dalla Costituzione repubblicana, la tutela della magistratura è garantita attraverso un sistema di autogoverno che ha nel Consiglio superiore della magistratura l’organo di riferimento. Nell’Italia liberale e nell’Italia
fascista la magistratura era invece dipendente, in forme e in gradi diversi, dall’esecutivo.
Alla giurisdizione ordinaria, la nostra Costituzione, al pari di quelle di altri paesi europei, ha inoltre aggiunto una
giurisdizione costituzionale, affidata alla Corte costituzionale (composta da magistrati nominati dai tre poteri
dello Stato). Il suo compito è risolvere il conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato e soprattutto di giudicare
la rispondenza della legislazione ordinaria alle norme costituzionali. Essa è entrata in funzione formalmente
nel 1956 e ha svolto un’opera fondamentale di adeguamento della legislazione ordinaria, che risentiva pesantemente dell’eredità della dittatura fascista, ai principi fissati nella Carta costituzionale.
Nel mondo globalizzato la competenza degli Stati non è più esclusiva. La formazione dell’ONU ha condotto
nel 1945 alla formazione della Corte internazionale di giustizia, con sede all’Aja, che dirime le controversie sul
piano del diritto internazionale tra i paesi che ne accettano la giurisdizione. Nel 1998 è stata istituita la Corte
penale internazionale, sempre con sede all’Aja, entrata in funzione nel 2002: giudica dei reati di genocidio, di
crimini contro l’umanità, di guerra, di aggressione. L’Unione Europea dispone della Corte di giustizia europea,
che interpreta il diritto comunitario, garantendone l’applicazione nei paesi membri, e giudica le controversie tra i
governi dei paesi membri e le istituzioni europee. Possono adire al giudizio anche privati cittadini che ritengono
lesi i loro diritti.
Il concetto di giurisdizione può essere definito come la sfera di competenza di un organo (o di una persona), oppure come
la prerogativa di potere esercitare la legge. Storicamente va legato alla teoria del giurisdizionalismo, cioè la corrente di
pensiero – di origine settecentesca – che sostiene, nei rapporti tra Stato e Chiesa, la separazione tra i due poteri e sottomette la giurisdizione ecclesiastica a quella laica. Proprio il conflitto di attribuzione dei poteri tra papato e impero ha
segnato tutto il Medioevo.
1 In uno Stato di diritto il fatto che il giudice sia indipendente dal potere politico o economico è essenziale.
Quali rischi si correrebbero altrimenti?
2 In che modo pensi che si possa agire nella nostra società per prevenire i reati?
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1.Lo scontro di giurisdizione tra papato e impero nel Medioevo: il giudizio di Dante Alighieri
Nel trattato De Monarchia, scritto tra il 1310 e il 1313 al tempo della discesa in Italia dell’imperatore Enrico VII, Dante Alighieri critica
il potere temporale del papato: papato e impero dovrebbero essere due autorità indipendenti e procedere in concordia per guidare il
«mondo cristiano» verso la felicità terrena e la salvezza eterna. Ciò non toglie che l’imperatore sia tenuto a usare la giusta deferenza
nei confronti del pontefice.
L’ineffabile Provvidenza ha dunque
posto davanti all’uomo come mete
da raggiungere due fini: la felicità di questa vita che consiste nella
esplicazione delle sue capacità ed è
raffigurata nel paradiso terrestre; e
la felicità della vita eterna, la quale
consiste nel godimento della visione di Dio (alla quale l’uomo non
può elevarsi da sé senza il soccorso
della luce divina). Ed è raffigurata
nel paradiso celeste. A queste felicità, come a termini diversi, bisogna
giungere con mezzi diversi. […] Per
questo fu necessario dare all’uomo
due guide in vista del suo duplice
fine: il sommo pontefice che, seguendo le verità rivelate, guidasse
il genere umano alla vita eterna; e
l’imperatore che, seguendo invece
gli ammaestramenti della filosofia,
lo indirizzasse alla felicità temporale. E siccome a questo porto della
felicità terrena nessuno o pochi potrebbe giungere se il genere umano,
calmati i tempestosi allettamenti
della cupidigia, non trovasse libertà
e pace, ecco che questo è lo scopo
al quale deve mirare con tutte le sue
forze quel tutore del mondo che si
chiama «principe romano» [l’imperatore]: far sì cioè che in questa
aiuola mortale si viva in pace e con
libertà. […] Cesare [l’imperatore]
usi dunque verso Pietro [il Papa] di
quella riverenza che il figlio primogenito deve al padre, affinché, irraggiato dalla luce della grazia paterna,
illumini con maggiore efficacia il
mondo al quale è stato preposto da
Quello solo che è il reggitore di tutte
le cose spirituali e temporali.
L. Gatto, Il Medioevo nelle sue fonti, Bologna, Monduzzi, 1995.
2.La Corte Costituzionale della Repubblica Italiana
Una delle parti più innovative della Costituzione repubblicana è l’adozione di una Corte costituzionale, chiamata a giudicare della
conformità delle leggi alle norme dettate dalla Costituzione. Di seguito diamo alcuni articoli che riguardano il suo funzionamento e le
sue funzioni, nonché le procedure del testo fondamentale.
Art. 134. La Corte costituzionale
giudica:
sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e
degli atti, aventi forza di legge, dello
Stato e delle Regioni;
sui conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato
e le Regioni, e tra le Regioni;
sulle accuse promosse contro il Presidente della Repubblica, a norma
della Costituzione.
Art. 135. La Corte costituzionale è
composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente
della Repubblica, per un terzo dal
Parlamento in seduta comune e per
un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative.
I giudici della Corte costituzionale
sono scelti tra i magistrati anche a
riposo delle giurisdizioni superiori
ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo
venti anni d’esercizio.
I giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni,
decorrenti per ciascuno di essi dal
giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati.
Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica
e dall’esercizio delle funzioni. […]
L’ufficio di giudice della Corte è incompatibile con quello di membro
del Parlamento, di un Consiglio regionale, con l’esercizio della professione di avvocato e con ogni carica
ed ufficio indicati dalla legge. […]
Art. 136. Quando la Corte dichiara
l’illegittimità costituzionale di una
norma di legge o di atto avente forza di legge, la norma cessa di avere
efficacia dal giorno successivo alla
pubblicazione della decisione. […]
Art. 137. Una legge costituzionale
stabilisce le condizioni, le forme, i
termini di proponibilità dei giudizi di legittimità costituzionale, e le
garanzie d’indipendenza dei giudici
della Corte.
Con legge ordinaria sono stabilite
le altre norme necessarie per la costituzione e il funzionamento della
Corte.
Contro le decisioni della Corte costituzionale non è ammessa alcuna
impugnazione.
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Testimonianze
Documento 1
Testimonianze
I progressi dell’agricoltura: il mulino ad acqua (capitolo 1)
Poco dopo l’anno Mille uno sconosciuto monaco dell’abbazia francese di Chiaravalle scrisse queste righe di profondo elogio del fiume Aube, affluente della Senna, e del mulino ad acqua. Il mulino ad acqua fu una delle più importanti innovazioni tecniche introdotte
nelle campagne europee durante la rinascita del Basso Medioevo: come testimonia il brano esso si mostrò indispensabile per la
produzione dei beni alimentari e di vestiario, consentendo un enorme risparmio di lavoro umano.
Ammesso nell’abbazia tanto quanto
il muro, facente funzione di portiere,
lo permette, il fiume si slancia dapprima con impeto nel mulino, dove
è molto indaffarato e produce molto movimento, tanto per triturare il
frumento sotto il peso della mola,
quanto per agitare il vaglio che separa la farina dalla crusca. Eccolo già
nell’edificio vicino, riempie la caldaia
e si abbandona al fuoco che lo cuoce
per preparare una bevanda ai monaci, se per caso la vite ha dato all’industria del vignaiolo la cattiva risposta
della sterilità e se, mancando il sangue al grappolo, si è dovuto supplire
con la figlia della spiga.
Ma il fiume non si ritiene libero. Le
gualchiere [macchine idrauliche per il
trattamento dei tessuti di lana] poste
vicino al mulino lo chiamano presso di
loro. Nel mulino si è occupato di pre-
parare il nutrimento dei frati; ci sono
dunque tutte le buone ragioni per esigere che egli pensi ora al loro vestiario.
Il fiume non contraddice e non rifiuta
nulla di quello che gli si chiede […]
Quanti cavalli si sfinirebbero, quanti
uomini si stancherebbero le braccia
nei lavori che fa per noi, senza alcun
lavoro da parte nostra, questo fiume
così gentile al quale dobbiamo i nostri
vestiti e il nostro nutrimento!
J. Le Goff, La civiltà dell’Occidente medievale, Torino, Einaudi, 1997
Documento 2
Le libere istituzioni dei Comuni lombardi (capitolo 1)
Ottone di Frisinga visse nel XII secolo e fu vescovo e cronista del suo tempo. Compose anche le Gesta Friderici Imperatoris, in cui
raccontò con grande ricchezza di dettagli le imprese dell’imperatore Federico Barbarossa. Ecco come Ottone presentava l’ordinamento e lo statuto consolare dei Comuni lombardi: nel testo si percepisce un misto di ammirazione, per la libertà di cui godevano le
città italiane, e di riprovazione, perché tale libertà era stata acquistata a scapito della superiore autorità imperiale. Notiamo anche
la descrizione della composizione della società comunale: vi sono «capitani» (cioè capi di famiglie o gruppi di famiglie influenti),
«valvassori» (piccoli e medi nobili che hanno ancora un legame con i grandi feudatari, ma cominciano a trasferirsi in città) e «plebe»
(un termine che non indica tanto i poveri, quanto i borghesi che vivono del proprio lavoro: dai mercanti agli operai salariati). In città,
comunque, è possibile salire nella scala sociale: gente semplice, con meriti economici, diventa «cavaliere». L’autore segnala inoltre
che le città dominano sul contado (detto anche «diocesi») circostante e praticamente costringono gli abitanti più in vista che vi abitano a sottostare alle sue nuove autorità.
I lombardi amano tanto la libertà che,
per sottrarsi alla prepotenza dei dominatori, preferiscono essere governati dall’arbitrio di consoli piuttosto
che di signori. E poiché come è noto vi
sono tra loro tre classi – capitani, valvassori e plebe –, i detti consoli sono
scelti non da una sola, ma da ognuna di quelle tre classi, e per impedire
che siano presi dalla libidine del potere sono mutati quasi tutti gli anni.
Essendo poi il territorio dei lombardi
quasi tutto diviso fra le città, ognuna
di queste ha obbligato i diocesani a
venire ad abitare entro la città e a sottomettersi, sicché difficilmente si può
trovare qualche nobile o grande che
conservi tale dominio da non essere
obbligato ad assoggettarsi alla città.
Ogni città ha poi preso l’abitudine di
chiamare contado il territorio che è
in tal modo esposto alla sua minaccia. E perché non manchi loro la forza
necessaria ad opprimere i vicini, non
disdegnano di far cavalieri ed elevare
alla scala degli onori anche i giovani di
condizione inferiore e qualsiasi artefice, persino quelli delle arti più spregevoli e meccaniche, che tutti gli altri popoli tengono lontani come peste dalle
occupazioni più onorate e libere […].
Per ricchezza e potenza esse supera-
no tutte le altre città del mondo, aiutate in ciò non solo dalle loro abitudini, ma anche dall’assenza dei sovrani
abituatisi a rimanere al di là delle Alpi.
In una cosa essi conservano le tracce dell’influenza barbarica: che cioè,
mentre si gloriano di vivere secondo
le leggi, viceversa non rispettano le
leggi. Infatti essi non accolgono mai,
o quasi mai, con reverenza il principe,
al quale spontaneamente dovrebbero
prestare il loro rispettoso atto di soggezione, e solo se sono costretti dalla
sua forza militare adempiono verso
di lui a quegli obblighi che pure sono
sanciti dalle leggi.
Documento 3
Il Dictatus Papae di Gregorio VII (capitolo 2)
La contesa che dalla metà del X secolo oppose l’imperatore al pontefice per la nomina dei vescovi ebbe una svolta fondamentale nel
1075. Papa Gregorio VII emanò allora, infatti, il «Dictatus Papae», con cui riaffermava la superiorità del potere della Chiesa sul potere
imperiale. Il pontefice, sosteneva, veniva investito direttamente da Dio. Al pontefice toccava dunque conferire agli uomini l’autorità
terrena. Egli era infallibile, tutti dovevano sottomettersi alla sua legge e nessuno poteva giudicarlo. Ecco i punti più importanti del
«Dictatus Papae».
I. La Chiesa romana è stata fondata
solo dal Signore.
II. Solo il pontefice romano è detto a
giusto titolo universale.
III. Egli solo può deporre o assolvere
i vescovi […]
VII. Egli solo può, se opportuno, stabilire nuove leggi, riunire nuovi popoli, trasformare una collegiata in
abbazia, dividere un vescovato ricco,
unire vescovati poveri.
VIII. Egli solo può servirsi delle insegne imperiali.
IX. Il papa è il solo uomo a cui tutti i
principi bacino il piede.
X. È il solo il cui nome sia pronunciato in tutte le chiese.
XI. Il suo nome è unico nel mondo.
XII. Gli è lecito deporre gli imperatori.
XIII. Gli è lecito trasferire i vescovi da
una sede all’altra, secondo la necessità.
XIV. Ha il diritto di ordinare un sacerdote di qualsiasi chiesa, dovunque gli
piaccia […]
XVI. Nessun sinodo generale può essere convocato senza suo ordine.
XVII. Nessun testo e nessun libro
possono assumere valore canonico
al di fuori della sua autorità.
XVIII. Le sue sentenze non debbono
essere modificate da nessuno, ed egli
solo può modificare le sentenze di
chiunque.
XIX. Non può essere giudicato da
nessuno […]
XXII. La Chiesa romana mai ha errato
né errerà in perpetuo, come attesta la
Sacra Scrittura.
XXIII. Il pontefice romano, quando
sia stato ordinato canonicamente,
viene indubitabilmente santificato
per i meriti di Pietro […]
XXVI. Chi non è con la Chiesa romana
non deve essere considerato cattolico.
J. Le Goff, Il Basso Medioevo, Milano, Feltrinelli
Documento 4
La simonia, scandalo della Chiesa medievale (capitolo 2)
Rodolfo il Glabro, vissuto tra 980 e 1047, fu monaco cluniacense e grande cronista del suo tempo. Come uomo totalmente dedito
a Dio non poté che riprovare la profonda decadenza in cui versava la Chiesa dell’epoca. In questo brano, tratto dalle sue Cronache
dell’Anno Mille, Rodolfo condanna con veemenza il commercio delle cariche ecclesiastiche, la vita lussuosa dei prelati e la loro totale
mancanza di vocazione religiosa.
Quando domina il bramoso desiderio
di sacrileghi guadagni, il senso della
giustizia viene il più delle volte soffocato. La verità di questa affermazione, che potrebbe essere provata dalle
religioni di diversi popoli e regioni,
risulta evidente […]. Essendosi ormai
quasi tutti i principi lasciati accecare
dalla vanità delle ricchezze, questo
pestilenziale contagio ha raggiunto
molti prelati sparsi su tutta la terra.
Essi hanno trasformato il dono santo
e gratuito di Cristo Signore Onnipotente in guadagno e fonte di avidità,
affinché sia colma la misura della
loro dannazione. E così questi pastori
sono tanto meno adatti a svolgere la
loro missione divina quanto più si sa
che al posto che occupano non sono
certo giunti passando per la porta
principale. E, sebbene molte disposizioni delle Sacre Scritture tuonino
contro l’impudenza di tali uomini,
oggi più che mai casi simili si riscontrano nei vari ordini della Chiesa.
Anche i re, che dovrebbero scegliere
le persone più idonee ad accedere al
sacro ministero, preferiscono, corrotti dall’offerta dei doni, affidare il
governo delle chiese e delle anime a
coloro dai quali sperano di poter ricevere più ricche ricompense. Così an-
che coloro che sono arroganti e gonfi
di presuntuosa superbia riescono
a ottenere gli incarichi ecclesiastici
passando davanti agli altri, né temono di non essere in grado di svolgere
il loro compito di pastori, perché la
loro fiducia riposa di più sulle cassette delle offerte che sull’acquisizione
dei doni che derivano dalla saggezza. Ottenuta questa sistemazione, si
abbandonano alla cupidigia, poiché
sanno bene che in essa trova appagamento la loro ambizione, alla quale si
sottomettono come se fosse un idolo
che ha preso il posto di Dio.
Rodolfo il Glabro, Cronache dell’Anno Mille: storie, Milano, Mondadori, 2001
Ottone di Frisinga, Gesta Friderici Imperatoris, in A. Lizier, Corso di storia. Medioevo, Milano, Signorelli, 1952
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Testimonianze
Documento 5
Testimonianze
Studenti e maestri dell’Università di Parigi (capitolo 2)
L’Università di Parigi nacque tra XII e XIII secolo dalla scuola della cattedrale di Nôtre-Dame. Grande potere aveva in essa il cancelliere
del vescovo, che assumeva i maestri concedendo loro una speciale licenza. E proprio i maestri intrapresero ripetute lotte per ampliare
la loro libertà d’insegnamento. Nel 1231 intervenne il papa Gregorio IX, da cui dipendevano cattedrale e cancelliere, e diede nuove
regole all’università. Ecco alcuni passaggi del suo decreto, utili a capire come operavano e vivevano docenti e discepoli dell’epoca.
[…] Il cancelliere si impegnerà a non
concedere la licenza di dottore in teologia se non a coloro che ne siano degni […]. Per quanto riguarda i maestri in medicina e nelle arti e gli altri,
il cancelliere prometterà di esaminarli in buona fede, di non ammettere se non i degni, respingendo gli
indegni. Inoltre, poiché là dove non
c’è una regola facilmente si insinua il
disordine, vi concediamo la facoltà di
stabilire statuti e ordinamenti opportuni sui modi e gli orari delle lezioni
e delle discussioni, sulle esequie dei
defunti […], sulla tassazione e l’interdetto degli alloggiamenti. Coloro
che contravverranno a questi statuti
e ordinamenti potranno essere debi-
tamente puniti con l’allontanamento
[…]. Il vescovo di Parigi dovrà […]
provvedere a che gli scolari si mantengano onesti e i delitti non restino
impuniti […]. Proibiamo inoltre di
imprigionare uno scolaro per debiti
essendo ciò vietato dalle leggi canoniche […]. Il cancelliere non potrà
esigere dai maestri che aspirano alla
licenza […] né giuramento, né atto di
obbedienza, né alcuna altra cauzione, e neppure emolumenti o promesse di alcun genere. Le vacanze estive
non supereranno la durata di un
mese, durante il quale i baccellieri,
se lo vorranno, potranno continuare le loro lezioni. Proibiamo inoltre
espressamente che gli scolari vadano
armati per la città: l’Università dovrà
preoccuparsi di allontanare coloro
che turbano la pace e la serenità dello
studio […]. I libri di scienze naturali
proibiti […] non saranno usati a Parigi, finché non siano stati esaminati
e liberati da ogni sospetto d’errore. I
maestri e gli scolari di teologia procurino di occuparsi lodevolmente nella
facoltà che frequentano, non facciano i filosofi, ma si preoccupino di diventare dotti in teologia; non parlino
in lingua volgare […] discutano nelle
scuole soltanto di quelle questioni
che possono esser definite sulla base
dei libri sacri e dei Padri […].
Gregorio IX, Bolla «Parens scientiarum», in Istruzione ed educazione nel Medioevo, a cura di C. Frova, in www.storia.unive.it
Documento 6
L’appello di papa Urbano II affinché i cristiani partano per la crociata (capitolo 3)
Fare la pace tra nobili cristiani, portare aiuto ai fedeli d’Oriente e salvare la propria anima: ecco il senso del solenne appello di papa
Urbano II rivolto a tutta l’Europa.
Poiché, o figli di Dio, avete promesso
di restare in pace tra voi e di custodire
fedelmente le leggi con maggior decisione del solito, e siete stati rinsaldati
dalla correzione divina, dovete impegnare la forza della vostra onestà in
qualche altro servizio a vantaggio di
Dio e vostro.
È necessario che vi affrettiate a soccorrere i vostri fratelli orientali, che
hanno bisogno del vostro aiuto e lo
hanno spesso richiesto. Infatti, come
a molti di voi è già stato detto, i turchi,
un popolo che viene dalla Persia e che
ormai ha moltiplicato le guerre occupando le terre cristiane sino ai confini della Romania, uccidendo molti
o rendendoli schiavi, distruggendo
le chiese, devastando il regno di Dio,
sono giunti fino al Mediterraneo […].
Lo dico ai presenti e lo comando agli
assenti, ma è Cristo che lo vuole. Per
tutti quelli che partiranno, se incontreranno la morte in viaggio o durante la traversata o la battaglia contro
gli infedeli, vi sarà l’immediata remissione dei peccati: ciò io accordo
ai partenti per l’autorità che Dio mi
concede.
Documento 7
La conquista di Gerusalemme e la successiva strage dei cittadini (capitolo 3)
Lo storico musulmano Ibn-al-Althir racconta la conquista di Gerusalemme da parte dei crociati, nel 1099. Il suo tono è molto asciutto,
ma non manca la constatazione dell’inutile violenza degli invasori anche dopo che il combattimento è terminato.
A conferma dell’accusa di Ibn-al-Althir ecco la voce di un testimone cristiano: Guglielmo di Tiro.
I franchi [termine che i musulmani
usavano per indicare tutti gli europei] mossero dunque contro Gerusalemme dopo aver inutilmente assediato Acri. Quando furono arrivati,
la misero sotto assedio, per oltre quaranta giorni. Costruirono contro di
essa due torri, l’una delle quali dalla
parte di Sion, ma i musulmani la bruciarono uccidendo tutti quelli che
c’erano dentro. Quando ebbero finito di bruciarla, arrivò un messaggero
in cerca d’aiuto con la notizia che la
città era stata presa dall’altra parte:
la espugnarono infatti dalla parte di
settentrione, il mattino del venerdì
15 luglio 1099.
La popolazione fu passata a fil di spada e i franchi continuarono per una
settimana a massacrare i musulmani.
Ibn-al-Althir, Storia perfetta
Ben presto fu cosa orrenda vedere la
moltitudine di uccisi, ma era anche
pauroso guardare gli stessi vincitori,
bagnati di sangue dalla pianta dei
piedi alla sommità del capo. […] Gli
altri soldati, correndo per la città,
trascinavano all’aperto i miserabili
che si nascondevano e li massacra-
vano. […] Ciascuno poi attribuiva a
sé il possesso di ogni casa che aveva
invaso con tutte le sostanze in essa
contenute.
Guglielmo di Tiro, Storia delle gesta d’oltremare
Documento 8
La «giustizia» dei crociati disgusta i musulmani (capitolo 3)
Usama, dignitario musulmano e viaggiatore curioso al tempo delle crociate, raccontò con dovizia di particolari il suo incontro con i
guerrieri occidentali. Ci lasciò così una straordinaria testimonianza dei costumi e della vita quotidiana nel Vicino Oriente occupato
dagli europei a seguito delle crociate (i «Franchi»), che egli considerava assai rozzi e inferiori agli islamici sotto molti aspetti. Come
dimostra l’episodio narrato nel brano seguente: per amministrare la giustizia, un principe cristiano non trova niente di meglio che
organizzare un duello.
A Nabulus ebbi l’occasione di assistere a uno spettacolo curioso. Due
uomini dovevano affrontarsi in una
lotta singolare. Il motivo era il seguente: alcuni briganti musulmani
avevano occupato un villaggio vicino e un coltivatore era sospettato di
avere fatto loro da guida. Costui era
fuggito, ma presto aveva dovuto ritornare perché il re Folco aveva fatto
imprigionare i suoi figli. «Trattami
con equità – gli aveva chiesto il coltivatore – e permettimi di misurarmi
con colui che mi ha accusato». Il re
allora aveva ordinato al signore che
aveva avuto il villaggio in feudo: «Fai
venire l’avversario». Il signore aveva
scelto un fabbro che lavorava al villaggio dicendogli: «Sei tu che andrai
a batterti in duello». […] Era un giovane forte, il quale però, in qualsiasi
situazione, soleva chiedere da bere.
Quanto all’accusato, si trattava di
un vecchietto coraggioso che faceva schioccare le dita in segno di sfida. […] Iniziò la lotta. […] Ci furono
scambi di colpi così violenti che i
rivali sembravano formare una sola
statua di sangue. Il combattimento
si prolungò, malgrado le esortazioni
del visconte, il quale avrebbe voluto accelerarne la conclusione. «Più
svelti!», gridava loro. Finalmente il
vecchio fu esausto e il fabbro, approfittando della sua esperienza nel
maneggiare il martello, gli assestò un
colpo che lo atterrò e gli fece abbandonare la lancia. Dopodiché si accovacciò su di lui tentando di affondargli le dita negli occhi, invano a causa
del flusso di sangue che gli colava dal
capo. Allora il fabbro si rialzò e finì
l’avversario con un colpo di lancia.
Immediatamente, al collo del cadavere fu attaccata una corda con la
quale venne trascinato verso la forca
e impiccato. Guardate, questo è un
esempio della giustizia dei Franchi.
A. Maalouf, Le Crociate viste dagli Arabi, Torino, SEI, 2001
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Interpretazioni
Interpretazioni
La nascita di una nuova classe sociale: la borghesia (capitolo 1)
1054: lo scisma tra Chiesa d’Occidente e Chiesa d’Oriente (capitolo 3)
Secondo gli storici la svolta dei secoli X-XIII fu rappresentata dal sorgere e dall’imporsi della borghesia urbana. Estranea all’ordinamento sociale in tre ordini tipico dell’Alto Medioevo (clero, nobiltà di spada e contadini) progressivamente impose nelle città il proprio
modo di produrre ricchezza (produzione e scambio di beni, investimento di capitali) e i propri ideali: operosità, merito, senso del
rischio, successo economico. Lo storico G. Duby ci racconta chi erano i nuovi protagonisti della società europea destinati a guidare
le sorti del continente fino ad oggi.
Tra il 1054 (anno in cui viene formalizzata la separazione tra Chiesa occidentale e Chiesa orientale) e la fine del secolo XI (quando
iniziano le crociate) la cristianità occidentale compie un decisivo balzo in avanti nella definizione della propria identità rispetto al
mondo, sia cristiano che «infedele». Lo storico francese J. Le Goff, presenta lo scisma del 1054 e i suoi effetti di lunga durata, ancora
oggi bene avvertibili.
Al tempo della prima Crociata [109596], quando il grande commercio era
ormai in pieno vigore […] la borghesia perveniva a maturità, facendosi
riconoscere e collocandosi nella scala sociale subito sopra i rustici. Quali
erano in quel momento i tratti distintivi della nuova classe? L’appellativo
che designa i membri di tale classe
mette l’accento sul luogo di residenza; il burgensis, il civis […] si oppone
al rusticus: si tratta dell’abitante della
città e più precisamente del «borgo»,
il quartiere nuovo. Occorre però notare che non tutta la popolazione della città è borghese. Chierici e gente
d’arme che un tempo ne formavano
il nerbo non se ne erano allontanati;
sicuramente questo elemento antico
non aveva fatto progressi […], ma per
tutta l’età feudale […] perdurerà intimamente mescolato ai mercanti e
agli artigiani un gruppo consistente
di nobili e di ecclesiastici. Se i chierici
e i cavalieri risiedevano di preferenza
nei quartieri vecchi, anche lungo le
strade commerciali vi furono dimore
ecclesiastiche o cavalleresche affiancate a quelle della gente comune […].
Nel 1100 il borghese è dunque quel
cristiano che non è né chierico né cavaliere e che, tuttavia, non può essere
chiamato contadino […] L’artigianato e il commercio erano le attività peculiari della borghesia [...] Tutti, quali
che siano, scaricatori, artigiani o osti,
agenti signorili o negozianti di professione, erano interessati agli affari
perché vivevano in città dove le grandi strade si incontravano. Stabilitisi
presso il porto e l’area del mercato,
essi agivano naturalmente da intermediari tra la corrente commerciale
che attraversava la regione e l’economia delle campagne. La circolazione
stradale aveva fatto sorgere […] i borghi mercantili e aveva inserito nella
società rurale un corpo estraneo – la
borghesia […]. Attraverso questa
nuova classe progressivamente il
movimento degli scambi penetra nel
mondo dei signori e dei contadini.
Non ci si può impedire, accostandosi alla storia dell’Europa occidentale
alla metà del secolo XI, di pensare a
una data. La data è il 1054, ed è quella di un avvenimento […] che ai contemporanei apparve senza dubbio
come un semplice fatto di cronaca:
la disputa fra il papa di Roma e il
patriarca di Costantinopoli. Il pretesto sembra quasi futile, giacché la
controversia riguardava soprattutto
divergenze liturgiche […]. Nel 1054
i legati del papa […] depongono
sull’altare di Santa Sofia a Costantinopoli una bolla di scomunica contro [il patriarca] Michele Cerulario e
i suoi più importanti sostenitori […].
Il patriarca bizantino replica scomu-
nicando gli inviati di Roma. Questa
rottura non è una novità […]. Ma
questa volta la separazione sarà non
semplicemente duratura, bensì definitiva. […] Vi saranno, d’ora innanzi,
due cristianità, una occidentale e
l’altra orientale, ciascuna con un suo
complesso di tradizioni e un proprio
ambito geografico e culturale […].
Tagliati i legami con Bisanzio, la Cristianità occidentale si affretta ad affermare la sua individualità nuova.
Significativamente, quello stesso cardinale Umberto che è andato a Costantinopoli a consumare la rottura
è, presso la curia romana, l’animatore del gruppo che prepara la riforma
gregoriana; il suo trattato adversos
simoniacos, del 1057 o del 1058, denuncia attraverso «l’eresia simoniaca» l’eccessiva influenza dei poteri
laici sulla Chiesa. Ispira la politica
di papa Niccolò II che, in occasione
del primo Concilio Lateranense nel
1059, promulga il decreto che riserva
ai cardinali l’elezione del pontefice,
sottraensola così alle pressioni dirette dei laici.
L’imminente riforma gregoriana darà
all’Occidente cristiano […] una direzione spirituale che a partire dalla
fine del secolo si affermerà aggressivamente nelle Crociate, ufficialmente
dirette contro l’infedele musulmano,
ma che in realtà minacciano anche
[…] gli scismatici bizantini.
J. Le Goff, Il Basso Medioevo, Milano, Feltrinelli, 1989
G. Duby, Una società francese nel Medioevo. La regione di Mâcon nei secoli XI e XII, Bologna, Il Mulino, 1985
Gli europei alle crociate: per affermare i diritti della fede e per espandere le proprie possibilità
di progresso materiale (capitolo 3)
I cistercensi rinnovano il monachesimo cristiano (capitolo 2)
R. Fossier chiarisce il ruolo dei cistercensi e la figura di san Bernardo di Chiaravalle, e descrive il carattere del loro sforzo di rinnovamento della Chiesa. Questa appariva ai contemporanei coinvolta nelle lotte di potere con l’impero, ma anche sempre alle prese
con la sua stessa ragione d’esistere: giustificare la propria autorevolezza morale e culturale presso una società che le attribuiva
l’importanza di arbitro supremo anche nelle questioni politiche e nelle relazioni sociali.
Lo sviluppo dell’ordine cistercense […] non si è realizzato al di fuori
della regola benedettina; i monaci, al
contrario, vogliono ristabilirne l’applicazione letterale: estrema povertà,
semplicità dell’arredo, intenso lavoro
manuale; si tratta di abolire la volontà individuale, di rinunciare a qualsiasi pernicioso contatto con gli altri
uomini, di praticare la penitenza nel
«deserto», di osservare la carità […].
Nessuna distinzione sociale, qui, e
nessuna intesa con il secolo; per converso, nessun orgoglioso rifiuto di un
controllo da parte della Chiesa secolare o del papa, nessun «imperio»,
ma un «capitolo generale» che riuni-
va tutti gli abati e una volta all’anno
promulgava le direttive […] A tutto
ciò bisogna però aggiungere la straordinaria attività di san Bernardo. È
a lui che si deve l’esplosione di fervore di cui l’ordine beneficiò per una
generazione. Infaticabile difensore
della fede militante e del dogma, ammonitore dei principi, predicatore da
crociata, adoratore di Maria, filosofo
mistico, guerriero di Dio, quest’uomo
ardente di una febbre di persuasione
svolse un ruolo capitale nel risveglio
di una vitalità religiosa ancora incerta. Benché i suoi sermoni siano più
quelli di un monaco-soldato che di
un pastore di carità, benché abbia
subissato di rimproveri il libero pensiero di Abelardo o la bontà di Pietro,
abate di Cluny, benché abbia spesso
scatenato furori con i suoi interventi insopportabili e brutali, quando
morì nel 1153 l’opinione pubblica e
il Papato non lasciarono passare un
anno prima di canonizzarlo. L’ordine
si diffuse molto rapidamente: La Ferté (1113). Pontigny (1114), Morimond
e Clairvaux (1115), del quale san Bernardo divenne l’abate. Alla metà del
secolo XIII i Cistercensi contavano
circa quattrocento monasteri in tutto
il mondo cristiano.
Lo storico R.S. Lopez evidenzia la compresenza di motivi ideali e materiali nel sostegno e nella partecipazione alle crociate da parte
di migliaia di europei dell’Occidente cristiano.
Che durante le crociate vi sia stato un
notevole progresso in molte direzioni, nessuno lo mette in dubbio. Ma
di questo progresso le crociate furono la conseguenza, più che la causa. Influenze artistiche e letterarie,
traduzioni filosofiche e scientifiche,
idealismo religioso, scambi commerciali non presero le prime mosse con
Goffredo di Buglione. La prima crociata sbocciò sul tronco della riforma
gregoriana, nell’atmosfera arroventata delle denunce contro la corruzione del clero. Senza l’esperienza
degli Italiani nel commercio e nella
guerra navale, senza l’abbondanza
dei combattenti in cerca di una bandiera causata dall’incremento demografico e dall’esuberanza politica
della Francia, senza il prorompente
vigore dell’Europa intera, le crociate
sarebbero state inconcepibili. Esse
accelerarono e ampliarono la ripresa
di contatto col mondo orientale e offrirono agli occidentali un’esperienza
preziosa in un campo dove più tardi
avrebbero guadagnato ben altri allori: l’espansione e la colonizzazione di
là dai mari.
[…] Come avvenne dunque che quelle crociate che i contemporanei non
vollero mai chiamare altrimenti che
«viaggi a Gerusalemme» o «passaggi
in Terra Santa» (vale a dire pellegrinaggi) si trasformarono in guerre
spietate? Il problema, posto che sia
un problema, non merita i dibattiti
che ha provocato tra gli storici recenti. È vano cercare di distinguere i
motivi religiosi da quelli economici e
politici: la maggior parte dei crociati
non avrebbe saputo dire quale movente aveva il primo posto nel suo
animo, e fu appunto il coincidere degli ideali con gli interessi che scatenò
le crociate e le rese popolari.
R.S. Lopez, La nascita dell’Europa, Torino, Einaudi, 1970
R. Fossier, Il risveglio dell’Europa (950-1250), Torino, Einaudi, 1984
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Unità 1 • Il Basso Medioevo
Verso la Prima prova: tema di argomento storico
1 Ora che hai studiato il Basso Medioevo, completa la tabella in modo sintetico; poi, dopo aver raccolto
le informazioni richieste, scrivi un breve testo, più analitico, che le metta in relazione.
Argomento: Lo sviluppo delle città e la nascita dei Comuni (capitolo 1)
Qual è l’ambito tematico di riferimento del fenomeno:
politico-istituzionale, economico-sociale, filosofico-culturale
o religioso?
5Nella vittoria di Legnano del 1176, l’esercito
dei Comuni sconfisse:
a i Normanni.
bi Bizantini.
c Papa Alessandro III.
dFederico I di Svevia.
6 Erano anticlericali:
a i Valdesi.
bi Cluniacensi.
c i Cistercensi.
di Domenicani.
Chi sono i protagonisti?
7 La battaglia di Las Navas de Tolosa avvenne nel:
a 1054.
b1073.
c 1212.
d1236.
8I tribunali dell’Inquisizione erano formati da
una commissione di:
a nobili.
bcavalieri.
c templari.
dreligiosi.
Verso il Colloquio orale: preparazione dell’argomento a scelta
Dov’è iniziato il processo di sviluppo delle città?
3 Costruisci uno schema sul passaggio dalla rivoluzione agricola all’evoluzione della città (capitolo 1), usando anche
i seguenti concetti.
rotazione triennale • incremento demografico • sovrapproduzione • ripresa del mercato • commercio • borghesia
Quando è iniziato? Per quanto tempo è durato?
Verso il Colloquio orale: guida all’esposizione orale
Quali sono le cause che lo hanno innescato?
4 Facendo riferimento alla traccia fornita qui di seguito, prepara una breve esposizione sulle crociate
(capitolo 3), che potrai poi esporre oralmente.
Quali sono, invece, le conseguenze della nascita dei Comuni?
Papa come unica autorità per tutti i cristiani à Scisma
d’Oriente
Divisione della cristianità
Reazione della cristianità occidentale alla presenza
islamica in Europa à Reconquista à Progressiva
cacciata degli Arabi dalla penisola iberica à Battaglia
di Las Navas de Tolosa
Prospettiva religiosa e politica della «guerra santa»
Difesa delle basi europee in Asia à Sviluppo dei commerci
Verso la Terza prova: quesiti a risposta multipla
2 Segna con una crocetta la risposta corretta.
1 Il sistema della rotazione triennale prevedeva:
ala divisione in due parti del terreno e la coltivazione
secondo cicli di tre anni.
bla divisione in tre parti del terreno e la coltivazione
secondo cicli di due anni.
cla divisione in tre parti del terreno e la coltivazione
secondo cicli di tre anni.
dNessuna delle precedenti risposte è corretta.
2 Le Repubbliche marinare erano:
a Amalfi, Pisa, Genova e Venezia.
bPalermo, Pisa, Genova e Venezia.
c Amalfi, Palermo, Genova e Venezia.
dAmalfi, Pisa, Genova e Palermo.
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3 Facevano parte della borghesia:
a i nobili.
bgli ecclesiastici
c gli artigiani.
di contadini.
4 Il Dictatus papae sanciva:
a la superiorità del potere temporale.
bla superiorità del potere ecclesiastico.
c la scomunica di Enrico IV.
dil diritto di Ottone I di eleggere tutti i vescovi di Roma,
compreso il Papa.
Periodo delle crociate in Terrasanta
Espansione dei Turchi nel Mediterraneo orientale
à Conquista della Persia e dell’Iraq à Conquista dei
territori bizantini in Siria e Asia Minore à Sconfitta
dell’Impero bizantino a Manzikert
Affermazione della superiorità della fede cristiana su
quella islamica à Volontà di riconquista dei luoghi sacri
alla fede cristiana à Spedizioni militari à Fondazione
di regni feudali cristiani à Ordini religiosi cavallereschi
Esito strategico delle crociate
Diffusione di movimenti considerati eretici e reazione
delle autorità ecclesiastiche
Fallimento militare delle spedizioni à Rafforzamento della
supremazia musulmana sul Mediterraneo orientale
Decadenza morale del clero à Declino del prestigio papale
in Occidente à Contestazione del potere e dello stile di
vita del clero
Opera degli ordini mendicanti à Tribunale dell’Inquisizione
à Braccio secolare à Persecuzioni di eretici ed ebrei
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