Augustin Louis Cauchy (1789-1857) Studiò ingegneria civile all’Ecole Polytechnique di Parigi – la stessa che avrebbe rifiutato Galois – dove divenne professore nel 1817. Con i numerosi lavori scritti in giovane età si era fatto notare dai maggiori matematici francesi, come Laplace e Lagrange. Esiliato a seguito della rivoluzione del 1830, riparò in Italia. Frequentò a Milano il salotto di Alessandro Manzoni. Per qualche tempo insegnò latino e italiano, poi accettò una cattedra di fisica teorica – allora detta fisica sublime – offertagli da re Carlo Alberto di Savoia. A Roma incontrò i matematici delle Scuole Pie ed ottenne un’udienza privata da papa Gregorio XVI, cui era giunta la fama del matematico francese, noto anche come fervente cattolico. Nel giugno del 1833, improvvisamente, Cauchy lasciò l’Italia alla volta di Praga, dove il re esule Carlo X di Borbone l’aveva chiamato come istitutore dell’erede al trono Duca di Bordeaux. Rientrato in Francia nel 1837, fu reintegrato nella sua posizione accademica solo nel 1848, anno in cui, in seguito alla detronizzazione di Luigi Filippo di Orléans e alla proclamazione della repubblica, poté assumere la cattedra di astronomia matematica. Poté conservarla anche quando, nel 1852, la repubblica finì e Napoleone III si autoproclamò imperatore: una speciale disposizione lo dispensò infatti da quel giuramento di fedeltà che mai, nella sua vita, aveva voluto prestare. Genio precoce ed eclettico, può essere elencato insieme con Eulero e a Cayley tra i matematici più produttivi della storia. La sua opera omnia, pubblicata in Francia tra il 1882 ed il 1970, comprende 27 grossi volumi. A lui si deve la sistemazione moderna e rigorosa del calcolo infinitesimale, da cui scaturirono molte ricche esposizioni didattiche (Cours d’Analyse de l’Ecole Polytechnique, 1821, Leçons données a l’Ecole Polytechnique, 1823). Il suo nome è noto a tutti gli studenti dei corsi matematici universitari per i famosi criteri di convergenza per le serie. Cauchy approfondì il calcolo integrale, che utilizzò da un lato per la determinazione delle lunghezze delle curve e delle aree sottese, dall’altro per la risoluzione delle equazioni differenziali: in queste le incognite sono funzioni e le loro derivate. Studiò le funzioni definite sul campo dei numeri complessi. Applicò i metodi dell’analisi alla fisica, in particolare all’astronomia e all’ottica: aderendo alla teoria ondulatoria della luce, fondata da Huyghens, nella sua Mémoire sulla Théorie des Ondes, del 1815, studiò la propagazione dei raggi luminosi, espressa da equazioni differenziali. In algebra si occupò di teoria dei numeri e della risoluzione delle equazioni algebriche. Le sue osservazioni su queste ultime permisero ad Abel di dimostrare l’impossibilità di risolvere per radicali le equazioni di quinto grado. Scrisse di probabilità e geometria. Tra i suoi risultati di formulazione elementare vale la pena di ricordare le sue generalizzazioni della formula di Eulero per i poliedri, che furono oggetto del suo primo scritto matematico, presentato all’Ecole Polytechnique nel febbraio del 1811, da “Augustin Cauchy, ingegnere dei ponti e delle strade”. A Cauchy e al matematico tedesco Karl Gustav Jacobi è dovuto lo sviluppo della teoria dei determinanti, che è alla base della risoluzione algoritmica dei sistemi di equazioni lineari in più incognite. Gli studi sull’argomento saranno successivamente ripresi da Cayley. Curiosità Lo studente Federico Menabrea, che seguì i corsi di Cauchy, ha lasciato questa testimonianza scritta del suo singolare modo di fare lezione: “I suoi corsi erano confusi. Saltava improvvisamente da un’idea all’altra, da una formula alla successiva senza nessuno sforzo per connetterle in qualche modo. Le sue lezioni erano delle oscure nuvole illuminate di tanto in tanto da lampi di puro genio. Di fatto, di trenta che si erano iscritti al suo corso, io sono stato l’unico a vederne la fine.”