L`analisi e la gestione dei comportamenti

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L’ANALISI E LA GESTIONE
DEI COMPORTAMENTI
PROBLEMA
Centro Autismo e Disturbi dello Sviluppo
Azienda USL di Rimini U.O. di Neuropsichiatria
dell’Infanzia e dell’Adolescenza
Formazione insegnanti anno scolastico 2013-14
CHE COS’È UN COMPORTAMENTO
PROBLEMATICO?
E’ un comportamento distruttivo e/o pericoloso per:
• il bambino/ragazzo
• gli altri
• l’ambiente
• oppure un comportamento che ostacola
l’apprendimento e l’interazione sociale
QUANDO UN COMPORTAMENTO
PROBLEMATICO DIVENTA TALE?
+
1.
Il comportamento è una minaccia per la vita della persona?
2.
Il comportamento è una minaccia per l’incolumità fisica della
persona?
3.
Il comportamento è una minaccia per l’incolumità fisica di terzi?
4.
Il comportamento interferisce con il processo di apprendimento della
persona?
5.
Il comportamento interferisce con il processo di apprendimento di
altre persone?
6.
Il comportamento danneggia o distrugge oggetti?
7.
Se non si interviene ritiene che il comportamento peggiorerà?
8.
Il comportamento interferisce con l’accettazione della persona?
Produce stigma?
M. Demchak, K.W. Bossert (2005)
-
TOPOGRAFIE PREVALENTI
• Aggressività verso altri
• Autolesionismo
• Distruzione della
proprietà
• fuga/scappare
• Ecolalia
•
Urla
•
Autostimolazioni
•
Proteste verbali
•
Non collaborazione
COMPORTAMENTO
• Importanza di dare una definizione operazionale
Esempio:
Autolesionismo
Corretta
Picchiare la testa sul pavimento
Darsi pugni sulla testa
Schiacciarsi l’occhio con il dito
Non corretta
Farsi del male
Essere autoaggressivo
E’ nervoso, agitato
Comportamento stereotipato
Corretta
Sventolare le mani
Dondolare il corpo
Mettere in bocca oggetti e succhiarli
Non corretta
Comportamento immotivato
Comportamento ripetitivo
Autostimolazione ripetitiva
ATTENZIONE:
• La prima volta che un comportamento
problematico si verifica può essere casuale ma,
in tutti gli altri casi, si verifica perché è stato
rinforzato e mantenuto dall’ambiente
• Quindi ogni comportamento, anche se
problematico, ha una funzione
COME AFFRONTARE UN
COMPORTAMENTO PROBLEMA?
• Primo passo: comprenderne la funzione attraverso
l’analisi funzionale, in cui si analizzano le contingenze del
comportamento problematico
• Attraverso l’analisi vogliamo scoprire:
• Quali sono gli antecendenti
• Quali conseguenze mantengono i CP
• Precursori (Quali eventi, condizioni o attività
peggiorano il comportamento? es.tempo libero in
sezione, privazione di sonno) e catene
comportamentali
• Contesti in cui è più o meno probabile che un CP si
verifichi
COME ANALIZZARE UN
COMPORTAMENTO PROBLEMA?
• Strumenti:
• Questionari/interviste
• Es. SSAF/FAST
• Osservazione diretta ABC
• Manipolazione delle variabili in situazione
sperimentale
• Poco usato perchè molto dispendioso in
termini di tempo e risorse (solo personale
specializzato)
UNITÀ DI ANALISI:
A - ANTECEDENTE
B - COMPORTAMENTO
C - CONSEGUENZA
CONSEGUENZA
• Rinforzo: conseguenza che aumenta la probabilità che
un comportamento venga emesso, o la mantiene stabile
• Positivo: qualcosa viene aggiunto all’ambiente
• Negativo: qualcosa viene tolto all’ambiente
• Punizione: conseguenza che diminuisce la probabilità
che un comportamento venga emesso
• Positiva: qualcosa viene aggiunto all’ambiente
• Negativa: qualcosa viene tolto all’ambiente
• Estinzione: Processo per cui la non consegna del
rinforzatore, che fino ad ora aveva mantenuto il
comportamento, porta il comportamento stesso ad
estinguersi
ABC – ANALISI FUNZIONALE DEL
COMPORTAMENTO
A
B
C
In classe; ore 11.30
La maestra di classe
dice ai bambini di
scrivere
F. Non prende la
penna, continua a
giocherellare con il
didò
L. (ins. Sost) gli apre il
quaderno e gli dice di
scrivere
L. (ins. Sost) gli apre il
quaderno e gli dice di
scrivere
F. Va alla cattedra e
giocherella con le card
dei puffi
L. Lo va a prendere
per riportarlo al banco
L. Lo va a prendere per F. Si butta per terra e
riportarlo al banco
dice “se non mi danno
la 77 non mi alzo”
Le ins cercano di tirarlo
su di peso
Le ins cercano di tirarlo Ripete la frase e non
su di peso
collabora nell’alzarsi
L. Offre a F. di uscire
un attimo dalla classe
L. Offre a G. di uscire
un attimo dalla classe
L e F vanno fuori
dall’aula per qualche
momento
F. Si alza
CONSEGUENZE CHE MANTENGONO
IL COMPORTAMENTO PROBLEMA
Si possono individuare tre tipi di rinforzo che
mantengono il comportamento:
• Rinforzo positivo
• Rinforzo negativo
• Rinforzo automatico
COMPORTAMENTI MANTENUTI DA
RINFORZO POSITIVO
• Accesso ad attività o oggetti
• Richiesta di attenzione
La funzione in questo caso è definita di
attenzione o accesso a rinforzatori tangibili
COMPORTAMENTI MANTENUTI DA
RINFORZO NEGATIVO
• Fuga durante il compito
• Evitamento di un compito
La funzione in questo caso è definita di fuga o
evitamento
COMPORTAMENTI MANTENUTI DA
RINFORZO AUTOMATICO
• Comportamento manifestato per mantenere una
situazione fisiologica che produce rinforzo
intrinseco (per esempio stereotipie)
• Si definisce automatico perché il comportamento
stesso produce il rinforzo
ESEMPI:
Rinforzo positivo
(dare)
Rinforzo
negativo
(togliere)
Rinforzo
automatico
Stefano sfarfalla sotto
allo scaffale dei
biscotti.
“vuoi i biscotti? Ecco
qua!”
Stefano sta
completando un
puzzle e comincia a
sfarfallare
“Ti sei stancato, eh?
Vai un po’ a rilassarti
sul tappeto”
Stefano sfarfalla le
mani mentre guarda
una videocassetta
Comportamento
emesso per avere
accesso a qualcosa
(es. biscotti)
Comportamento
emesso per far
cessare un’attività
Comportamento che
rappresenta già di per
sé un rinforzatore
GLI INTERVENTI
• Procedure proattive: manipolazione di
antecedenti e conseguenze in modo da
insegnare comportamenti alternativi a quelli
problematici
• Procedure reattive: manipolazione delle
conseguenze in modo da gestire il
comportamento problematico appena emesso
per far sì che venga rinforzato meno possibile.
GLI INTERVENTI
Un progetto efficace deve comprendere le
seguenti strategie:
• Eliminare la motivazione del comportamento
• Sostituzione del comportamento con una
risposta alternativa (i bambini con ASD faticano
a trovare alternative di comportamento da soli)
• Eliminare la conseguenza rinforzante
ELIMINARE LA MOTIVAZIONE DEL CP
Alcune strategie comuni:
• Rinforzo non contingente (NCR)
• Sequenza di richieste facili
• STRUTTURAZIONE di tempi, spazi, attività
• PREVEDIBILITA’ (es. schema giornaliero)
• CHIARIFICAZIONE (attività auto-esplicative per
obiettivo e durata)
• ADEGUAMENTO delle attività rispetto:
• alle caratteristiche,
• alle capacità,
• alle motivazioni del bambino.
SOSTITUIRE IL COMPORTAMENTO
CON UNA RISPOSTA ALTERNATIVA
• È la CHIAVE dell’intervento educativo!
• Rinforzo differenziale di comportamenti
• ALTERNATIVI (diversi da quello inadeguato
ma equivalenti per funzione)
• INCOMPATIBILI (ovvero tutti quei
comportamenti che la persona non può
emettere contemporaneamente al
comportamento inadeguato
• ALTRO (si premia qualsiasi comportamento
che non sia quello problematico)
• A BASSA FREQUENZA
SOSTITUIRE IL COMPORTAMENTO
CON UNA RISPOSTA ALTERNATIVA
•
•
•
•
Molto frequentemente è necessario insegnare
modalità comunicative socialmente accettabili e
comprensibili:
Linguaggio dei segni, gesti
Pittogrammi – PECS
Strumenti informatici (es. VOCA)
Comunicazione verbale
comunicazione
Comportamenti problematici
SOSTITUIRE IL COMPORTAMENTO
CON UNA RISPOSTA ALTERNATIVA
Quindi... insegnare modi efficaci per
• Chiedere cose
• Richiamare l’attenzione
• Chiedere di smettere
E poi insegnare...
• Giochi da fare da soli
• Giochi da fare insieme / chiacchiere
ELIMINARE LA CONSEGUENZA
RINFORZANTE
Possibili conseguenze:
• Estinzione
• Punizione
• Usare l’intervento più efficace e meno restrittivo
INTERVENTO SULLE CONSEGUENZE
Attenzione!
L’intervento SOLO sulle conseguenze:
• È nocivo (viene sostituito da un altro
comportamento problematico più “potente”)
• È inefficace (non dura nel tempo)
… se non è accompagnato dagli interventi sugli
antecedenti e sull’insegnamento di abilità
alternative di comunicazione e di
comportamento.
PRIMA DI INIZIARE UN INTERVENTO
EDUCATIVO
Verificare:
• Condizioni mediche che potrebbero
spiegare quel comportamento
• Ore e qualità del sonno
INTERVENTO PER COMPORTAMENTI
MANTENUTI DA ACCESSO AD
OGGETTI/ATTIVITÀ
Strategie pro-attive
Strategie reattive
Training di
comunicazione
funzionale: insegnare la
richiesta appropriata (es.
chiedere il succo)
 Insegnare ad accettare il
“NO”
 Insegnare ad aspettare
 Rendere prevedibile
l’accesso durante la
giornata


Estinzione: non consegno
il rinforzatore che
mantiene il
comportamento (es. non
do il succo)
 Quando termina il comp.
problema insegnare la
richiesta adeguata
INTERVENTO PER COMPORTAMENTI
MANTENUTI DA ATTENZIONE
Strategie pro-attive
Strategie reattive
Training di
comunicazione
funzionale: insegnare la
richiesta adeguata (es.
chiamare mamma)
 NCR: Aumentare
l’attenzione non
contingente (es. dare
attenzione ogni 10
minuti)


Estinzione: non do
attenzione
 Attendere un
comportamento
adeguato e dare
attenzione in seguito a
quello
 Time out
ESEMPIO:
Problema: schiaffi ad un’altra persona
• Valutazione: richieste appropriate per
attività/cibo/oggetti, mancanza di richieste per
attenzione (es. “guarda”, “vieni”, “gioca con me”)
• Intervento pro-attivo: insegnare in modo
intensivo le richieste di attenzione (es. nome
della persona)
• Intervento reattivo: eliminare l’attività che il
bambino vorrebbe condividere ed estinguere il
comportamento (non rispondere più con
attenzione al colpo)
INTERVENTO PER COMPORTAMENTI
MANTENUTI DA FUGA O EVITAMENTO
Strategie pro-attive
Strategie reattive
Pairing (l’adulto si associa
al rinforzatore)
 Verificare la motivazione
 Facilitare il compito
 Insegnare a chiedere
aiuto o pausa
 Insegnare a scegliere tra
alternative offerte
dall’adulto
 Associare le richieste a
rinforzatori


Rimozione immediata
dell’alternativa alla
situazione non gradita
 Mantenimento
dell’istruzione. Quando
ha portato a termine la
consegna concedere la
fuga
 Ritorno al pairing dopo
avere ripreso il controllo
dell’istruzione
COSA VERIFICARE SE IL BAMBINO RAGAZZO NON COLLABORA:
Metodi didattici
1. Uso di rinforzi competitivi (pairing)
2. Diminuzione delle istruzioni
3. Riduzione della difficoltà delle risposte
4. Mescolare e variare i compiti
5. Riduzione degli errori dell’alunno (apprendimento
senza errori)
6. Alternare compiti facili e difficili
7. Estinzione delle risposte estranee al compito
8. Consegna immediata del rinforzo
9. Inizialmente ridurre il più possibile gli intervalli tra le
Sì
No
QUANDO L’INTERVENTO NON
FUNZIONA…
Verificare:
• L’intervento è stato portato avanti in modo
consistente e coerente?
• I rinforzi sono salienti? E sono forniti
immediatamente? Gli interessi/motivazioni del
bambino sono rispettate?
• Le attività sono basate sulle reali competenze del
soggetto? La successione degli eventi/attività è
prevedibile?
• Gli obiettivi sono realistici e suddivisi in piccoli step?
• Gli aiuti sono efficaci?
• L’ambiente è facilitante/piacevole?
ESEMPIO:
Problema: tentativi di fuga in situazione
strutturata e rifiuto di sedersi al tavolo
• Valutazione: assenza di comunicazione
funzionale, la pausa rappresenta il rinforzatore
per lavorare
• Intervento pro-attivo: associare un rinforzo al
solo sedersi al tavolo (se siedi al tavolo accendo
il video), semplificare il compito, aiutare subito
con guida alla realizzazione del compito
• Intervento reattivo: mantenere l’istruzione (non
permettere la fuga ma mantenere la richiesta
fatta)
INTERVENTO PER COMPORTAMENTI
MANTENUTI DA FUGA O EVITAMENTO
Strategie pro-attive
Strategie reattive
Insegnare a comunicare
lo stress o il sovraccarico
(es. “Via”, “Voglio andare
via”, “basta”) e insegnare
comportamenti
alternativi per chiedere
aiuto
 Limitare le stimolazioni
sensoriali nell’ambiente e
le richieste sensoriali nei
compiti


Rinforzo differenziale
(rinforzare e direzionare
verso attività e
comportamenti che
mitigano la
sovrastimolazione es.
attività di rilassamento)
 Desensibilizzazione
sistematica
INTERVENTO PER COMPORTAMENTI
MANTENUTI DA FUGA O EVITAMENTO
Funzione: ESPRESSIONE DISAGIO FISICO
Strategie pro-attive
Strategie reattive
Insegnare a comunicare il
dolore, la malattia, la
stanchezza
 Semplificare le richieste,
rinforzare spesso


Intervento medico
N.B. Il comportamento problematico dovuto a fattori organici
può talvolta assumere un’altra funzione che viene poi
mantenuta nel tempo.
INTERVENTO PER COMPORTAMENTI
MANTENUTI DA RINFORZO AUTOMATICO
Strategie pro-attive
Strategie reattive
Risposta alternativa con
stesso valore sensoriale
 Accesso al
comportamento dopo
altre risposte adeguate
 Rinforzo differenziato di
altri comportamenti non
compatibili
 Insegnamento di attività
ludiche/concedere
momenti specifici


Blocco della risposta
 Direzionare ad un’altra
risposta con stesso valore
sensoriale
ESEMPIO:
Problema: C. grida e agita le mani mentre
guarda il trenino che gira
• Intervento pro-attivo: rinforzo differenziato per un
comportamento incompatibile (es. guardi il
trenino solo con le mani incrociate)
• Intervento reattivo: punizione negativa (spengo il
treno appena muovi le mani o urli), punizione
positiva (consegno un’attività monotona, lunga e
che coinvolga le mani ogni volta che si verifica il
comportamento)
INDICAZIONI DI INTERVENTO
PRO-ATTIVO PER I CP
Antecedente: Rinforzatore visibile, ma non di
libero accesso Comportamento da insegnare:
insegnamento richieste/Rendere prevedibile
l’accesso durante la giornata
Antecedente: Quantità-forma diversa dal solito
Comportamento da insegnare: insegnamento
richieste-tolleranza variazioni
Antecedente: Negato accesso al tangibile
Comportamento da insegnare: accettazione del no
(“no” con alternativa)
Antecedente: Ritardo nella consegna del
rinforzatore Comportamento da insegnare
aspettare la consegna (“aspetta” + conto e
consegno)
Antecedente: Interruzione di un'attività gradita
Comportamento da insegnare: accettazione del
basta-transizione (agenda visiva-timer)

Antecedente: Riconsegnare il rinforzatore
Comportamento da insegnare: dare il rinforzatore
all'adulto (“dammi” e ti ridò)

Antecedente: Transizione da attività gradita a
compito Comportamento da insegnare: tolleranza
alle transizioni (agenda visiva)

Antecedente: Adulto che non da attenzione es.
parla con un'altra persona o è impegnato in
un'attività Comportamento da insegnare: richiesta
di attenzione/ NCR: Aumentare l’attenzione non
contingente (es. dare attenzione ogni 10 minuti)

Antecedente: Compito difficile (minore
probabilità di rinforzo) Antecedente da variare:
adeguamento delle attività, diminuire la possibilità
di errore e, quindi l'accesso al rinforzatore –
Eventuale comportamento da insegnare: richiesta
di aiuto

Antecedente: Durata troppo lunga del
compito/schema di rinforzo/numero di istruzioni alte
(troppo lontano l'arrivo del Sr+) Antecedente da
variare: rendere più veloce l'accesso al Sr+

Antecedente: autostimolazioni che impediscono
l’apprendimento Antecedente da variare:
Sequenza di richieste facili

Antecedente: assenza di stimolazione
ambientale Antecedente da variare: non lasciare il
b.no solo o non impegnato Eventuale
comportamento da insegnare: imparare a gestire il
tempo libero

Antecedente: Eccesso di stimolazioni ambientali
uditivi (rumori/volume) visivi (luci/riflessi) tattili (abiti
stretti...) Antecedente da variare: cercare di
eliminare/ridurre gli stimoli eccessivi dell'ambiente
(tende, finestre chiuse...) o nel bambino (cuffie,
occhiali da sole, cotone nelle orecchie, abiti
larghi...)
Eventuali comportamenti da insegnare: imparare a
tollerare gradualmente alcuni stimoli
(desensibilizzazione) – Insegnare a richiedere
l'aiuto necessario
Bibliografia
• Carr E. G. et al. , (1998). Il problema di comportamento è un
messaggio: interventi basati sulla comunicazione per l’handicap
grave e l’autismo. Erickson, Trento
• Cooper J.O., Heron T.E. & Heward W.L. (2007). Applied Behavior
Analysis. Pearson Education Inc., Upper Saddle River, New Jersey.
• Demchak, M., Bossert , K. W. (2005) - L’assessment dei
comportamenti problema – collana Piccola Biblioteca Pratica – Ed.
Vannini. Gussago (BS).
• Foxx, R.M. (1982). Tecniche base del metodo comportamentale.
Trento: Erickson, 1986
• Hodgdon (2006) Strategie visive e comportamenti problematici.
Vannini
• Martin G. & Pear J. (1992) Behavior modification: what it is and how
to do it. Pearson – Prentice Hall
• Catania 2010: Ws “treatment of severe behavior problems and
feeding disorders in individuals with autismo”
• F.D.Espinosa, Bologna 2013: Ws “L’approccio funzionale ai
comportamenti problema+Team Teach”
Grazie per la partecipazione e
buon lavoro a tutti!
Tamara e Claudia
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