Storia Medievale (XII

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STORIA MEDIEVALE
L’EUROPA TRA IL XII ED IL XIV SECOLO
© GSCATULLO
Il Papato di Innocenzo III
Contesto storico
Enrico VI di Svevia, figlio di Federico Barbarossa, ebbe iniziali difficoltà ad ottenere la corona di Sicilia
nonostante il suo matrimonio con Costanza d’Altavilla. Tancredi infatti, nipote del defunto re di Sicilia
Ruggero II, rivendicava il diritto al trono, appoggiato dal Papa che vedeva nella unificazione delle corone sotto
Enrico VI un pericolo per l’indipendenza della Chiesa. La prematura morte di Tancredi però nel 1194 permise
senza indugi l’incoronazione di Enrico VI a Re di Palermo. Si presentava così per la casa di Svevia la possibilità
di creare un grande impero mediterraneo, tuttavia il re morì nel 1197 e non si concretizzò il progetto.
Federico II, figlio di Enrico VI, aveva infatti solo tre anni, e i guelfi ed i ghibellini tornarono a scontrarsi sulla
successione: proponendo rispettivamente come imperatore Ottone di Brunswick di Baviera, e Filippo di
Svevia. Nel 1198 intanto salì al soglio pontificio Innocenzo III.
La supremazia del Papato
Nato Lotario e proveniente dalla potente famiglia dei conti di Segni, a trentasette anni papa Innocenzo III,
aveva studiato teologia a Parigi e diritto canonico a Bologna. Denunciando l’immoralità dei suoi
contemporanei ed ispirandosi all’ideologia di Gregorio VII, portò avanti la sua ideologia teocratica convinto
della superiorità del potere spirituale su quello temporale.
Tutore di Federico II per impedire che il trono andasse a lui, il che avrebbe voluto dire l’accerchiamento della
Santa Sede, appoggiò Ottone di Brunswick nella lotta di successione e alla morte di Filippo di Svevia lo
incoronò imperatore nel 1209 come Ottone IV, con la promessa di mantenere indipendente lo Stato della
Chiesa.
Ottone IV non mantiene fede ai patti ed invade il territorio pontificio per conquistare l’Italia meridionale, nel
1210 Innocenzo III allora lo scomunica e designò imperatore Federico II di Svevia a patto di non unificare i
regni. Ottone IV si alleò con l’Inghilterra di re Giovanni, in guerra contro Federico II, appoggiato invece dal re
francese Filippo II Augusto. Nel 1214 si svolse la battaglia decisiva a Bouvines che vide sconfitto Ottone che
si ritirò nei suoi feudi dove morì pochi anni dopo, e re Giovanni che perse i suoi possedimenti in Francia e a
cui ciò gli valse il soprannome di “Senzaterra”. La politica teocratica sembrava dunque vittoriosa, ma ciò che
apparve l’inizio era in realtà il culmine, e i successori di Innocenzo III non riuscirono ad ottenere altrettanta
fortuna.
Il IV Concilio Lateranense
Le crescenti eresie che chiedevano il ritorno alla povertà e l’impossibilità di una loro repressione totale con
la sola forza, spinsero Innocenzo III ad indire nel 1215 il IV Concilio Lateranense che aveva l’obbiettivo di
riformare la Chiesa per soddisfare il bisogno di rinnovamento spirituale così diffuso fra i fedeli.
Il Concilio approvò 70 diversi decreti, impose la scomunica ai signori che si sarebbero rifiutati di estirpare
l’eresia dai propri territori e gettò le basi per l’istituzione, pochi anni dopo da Gregorio IX, dell’inquisizione.
Grande intervento di Innocenzo III in favore della Chiesa fu l’approvazione degli ordini mendicanti, come i
Domenicani ed i Francescani.
Federico II
Imperatore
Federico II per salire al trono (1214) aveva promesso ad Innocenzo III la non unificazione dell’impero con
l’Italia meridionale (di cui era erede) e di intraprendere una nuova crociata. Alla morte di Innocenzo III (1216)
apparve chiaro che non volesse tener fede ai patti ma unificare il regno, ed il più arrendevole nuovo pontefice
Onorio III accettò nel 1220 di incoronarlo imperatore, con la promessa che si dedicasse subito alla nuova
crociata. Federico II tuttavia rimandava sempre la partenza per la Terrasanta sino a che nel 1227 papa
Gregorio IX lo scomunicò. Nel 1229 l’imperatore intraprese la crociata ma anziché combattere stipulò un
accordo di pace decennale con il sultano d’Egitto, in cambio della restituzione di Gerusalemme ai cristiani e
il loro diritto al pellegrinaggio. Questo risultato notevole fu visto come tradimento dal papa che lo scomunicò
nuovamente. Rientrato in Italia vinse le truppe pontificie e nel 1230 ottenne con la pace di San Germano la
revoca della scomunica.
Re di Sicilia
Risolta la controversia con il Papa riprese il suo progetto imperiale, ma anziché dedicarsi in Germania fece lì
grandi concessioni ai feudatari e si stabilì in Sicilia. Con l’obbiettivo di uno stato centralizzato e
l’accentramento dei poteri nelle sue mani, emanò nel 1231 le Costituzioni melfitane (o Liber augustalis):
ispirate al diritto romano, a quello canonico e alla tradizione normanna, vietavano ogni forma di potere
autonomo e riconoscevano il diritto a governare al solo sovrano o a funzionari da lui nominati.
Riformò quindi l’apparato burocratico: i poteri prima esercitati dai feudatari (e.g. amministrare la giustizia,
riscuotere le tasse) erano attribuiti dal sovrano a funzionari da lui controllati chiamati ministeriales, la cui
formazione era affidata a scuole d’alto livello aperte appositamente come l’università di Napoli.
Uomo di cultura abbellì la capitale dello Stato, Palermo, con monumenti e palazzi sfarzosi; raccolse a corte
artisti e scrittori: gli autori della scuola siciliana furono i primi ad abbandonare il latino in favore del volgare
e a contribuire alla nascita della letteratura italiana.
Il finanziamento di tutto ciò costrinse l’imperator a pesanti interventi in materia economica: istituì diversi
monopoli regi, fondò aziende agricole e riformò il sistema di tassazione, aumentando i tributi ordinari e
straordinari per ogni attività agricola o artigianale, penalizzando così l’economia meridionale rispetto al
dinamismo economico del resto d’Italia dove si stava affermando una vivace borghesia.
Crisi dell’Impero
Impero
Alla morte di Federico II (1250) era chiaro il fallimento dell’impero universale, anzi in crisi anche in Germania:
si dovettero infatti attendere ventitré anni di interregno (i pochi re eletti non riuscirono ad imporre il proprio
potere) prima che fu designato un successore, Rodolfo I, che divenne re dei Romani (titolo precedente quello
di imperatore prima dell’incoronazione papale) nel 1273. Egli non scese mai in Italia ma tentò un
rafforzamento del potere in Germania, dove si scontrò con il più potente fra i nobili, il re di Boemia, a cui
sottrasse vasti territori fra cui l’Austria che cedette in feudo ai suoi figli; rafforzando non tanto il potere
imperiale, quanto la casata degli Asburgo, sua famiglia. L’impero dunque sopravviveva solo formalmente, ma
ciò non corrispose alla vittoria del papato, nella celebre lotta con l’impero per il potere universale, anch’esso
fortemente logorato.
Italia
Federico II lasciò come erede dell’Impero il figlio Corrado IV, e la reggenza d’Italia a Manfredi. Alla morte
prematura di Corrado IV mantenne la reggenza anche a nome dell’erede Corradino, la cui falsa notizia della
morte gli permise l’incoronazione a Re di Sicilia nel 1258. Sostenendo le forze ghibelline si attirò l’ostilità della
Chiesa e l’ascesa al soglio pontificio di Urbano IV segnò il tramonto della sua fortuna: venne infatti
scomunicato nel 1263 e la corona di Sicilia fu offerta dal papa a Carlo d’Angiò, conte di Provenza e fratello
del re di Francia Luigi IX. Papa Clemente IV ottenne da Carlo la promessa a non candidarsi come imperatore
e tutelata la sovranità della Chiesa lo incoronò nel 1266 re di Sicilia. Sconfisse due mesi dopo a Benevento
Manfredi che morì in battaglia. I guelfi in Italia, forti dell’alleanza del Papa e di Carlo d’Angiò, riconquistarono
ai ghibellini il potere, in particolar modo a Firenze ed in Toscana. Corradino tentando di rivendicare il proprio
potere imperiale fu sconfitto a Tagliacozzo e giustiziato a Napoli come traditore.
Carlo d’Angiò attuò in Sicilia una politica assai diversa da quella di Federico II che riprese il sistema feudale e
si appoggiò al ceto dei baroni, soprattutto nobili d’origine francese, e al quale cedette numerosi feudi. Le
ambizioni internazionali di Carlo, che voleva espandersi nel Mediterraneo nonostante le promesse al Papa,
portarono ad un aumento della pressione fiscale. Quest’ultima assieme ad un diffuso malcontento per il
governo straniero e lo spostamento della capitale a Napoli portarono il popolo ad insorgere il 31 marzo 1282
in una rivolta antifrancese nota come i Vespri siciliani. Ad appoggiare i rivoltosi fu Pietro III d’Aragona, che
avendo sposato una figlia di Manfredi, Costanza, rivendicava il trono. L’inevitabile guerra fra Aragonesi ed
Angioini terminò vent’anni dopo con la pace di Caltabellotta (1302) che vide il regno di Sicilia andare a
Federico d’Aragona e quello di Napoli a Roberto d’Angiò, l’accordo prevedeva che alla morte di Federico il
trono sarebbe ritornato ai francesi, ma ciò non avvenne. Terminò così il regno normanno-svevo.
Le monarchie feudali
Crisi e rinascita della monarchia
Tra il X ed il XII secolo lo Stato attraversò un periodo di crisi in quanto i sovrani, non riuscendo a garantire le
tre funzioni fondamentali dello stato (difesa, giustizia, tasse) le delegarono ai signori locali. La mancanza di
un forte potere centrale, forte e autorevole, che si imponesse al di sopra dei tanti poteri particolari (locali)
prende nome di anarchia feudale. Questa situazione generò però insicurezza, impedì un’organizzazione
militare e danneggiava la vita economica essendo difficile il commercio. Per via di questi problemi il XII secolo
vide molti nobili e cittadini sottoporsi volontariamente, e per convenienza, all’autorità di un re che gli
garantisse i propri privilegi: il re era dunque considerato una sorta di magistrato supremo dello Stato.
Le monarchie feudali
Nel momento dell’incoronazione il sovrano di una monarchia feudale giurava di garantire i diritti (/privilegi)
dei nobili, del clero e dei cittadini. Il legame tra popolo e sovrano era dunque contrattuale e se non rispettato
il re poteva essere deposto. Il sovrano non poteva dunque effettuare cambiamenti di rilievo né imporre
nuove tasse senza il consenso popolare: si riteneva infatti che il re dovesse mantenersi con le proprie risorse
(redditi dalla terra e diritti doganali) e ricorrere alle tasse solo in casi di necessità. La volontà popolare era
espressa da assemblee che assunsero diversi nomi (e.g. Parlamento; Stati Generali) che, convocate in caso di
necessità ed in riunione per pochi giorni, rappresentavano la popolazione. Originariamente rappresentanti
solo la nobiltà ed il clero, i primi due stati (o gruppi sociali), ammisero con il tempo la rappresentanza dei
cittadini (contribuenti troppo importanti per escluderli) detti anche «Terzo stato». I contadini rimanevano
tuttavia ancora esclusi.
Scontro tra l’Inghilterra e la Francia
Premesse per la contesa
Enrico II Plantageneto salì al trono inglese nel 1154 in un periodo in cui l’autorità regia era molto debole in
Inghilterra: la Chiesa e i baroni infatti avevano rafforzato il loro potere a discapito della corona. Nel 1164 per
rafforzare la propria autorità emanò le Costituzioni di Clarendon che sancivano il diritto del sovrano di
controllare le nomine dei vescovi e degli abati, e stabilì che gli ecclesiastici dovevano essere processati in
tribunali civili per i reati più gravi. A queste disposizioni si ribellò Tommaso Becket, arcivescovo di Canterbury,
che intendeva difendere la libertà della Chiesa, ma fu assassinato nella cattedrale dove aveva sede da quattro
sicari nel 1170. Quest’assassinio portò alla scomunica del sovrano e alla ribellione dei baroni (1173) che fu
tuttavia repressa. D’altronde il sovrano inglese era a quel tempo molto potente e per via di una serie di
matrimoni familiari aveva il controllo oltre che sull’Inghilterra anche su metà della Francia, creando con
quest’ultima notevoli conflitti di competenze territoriali. Inoltre anche la monarchia francese si andava
rafforzando per opera di Filippo II Augusto, che intendeva limitare le pretese dei grandi feudatari fra cui il re
inglese.
La domenica di Bouvines
Lo scontro inevitabile fra Inghilterra e Francia si ebbe nel 1214 a Bouvines. L’Inghilterra era governata da
Giovanni Senzaterra, che faceva le veci di Riccardo Cuor di Leone partito per le crociate, e spalleggiava Ottone
di Brunswick nel conflitto contro Federico II; la Francia invece era guidata da Filippo II Augusto e scese in
campo con il papa ed il giovane re di Sicilia. La battaglia che avvenne nelle Fiandre il 27 luglio fu vinta dai
francesi, con la conseguente incoronazione di Federico II ad imperatore, la vittoria del programma teocratico
di Innocenzo III e l’uscita di scena di Ottone. Il fatto che la battaglia fosse stata vinta di domenica (giorno del
Signore) fu interpretato come segno di benevolenza divina dai sostenitori di Federico II.
Conseguenze in Francia
La vittoria sancì definitivamente la superiorità del sovrano sugli altri feudatari: con la cessione di tutti i
possedimenti inglesi nessuno poteva vantare infatti un controllo su un territorio vasto come quello della
corona. Ciò fornì i mezzi necessari per una riorganizzazione dello stato: nuovi funzionari nominati dal re, detti
balivi, si occuparono di amministrare la giustizia e riscuotere le tasse; la borghesia urbana poté far parte
dell’amministrazione come tecnici, ovvero burocrati professionisti salariati legati alla corona.
Nell’attività di governo fu istituito il Consiglio del re, massimo organo politico composti da grandi vassalli ed
illustri borghesi esperti in materie giuridiche; fu introdotta la Corte dei conti che controllava le finanze dello
Stato; ed il Parlamento di Parigi che svolgeva ruolo di corte suprema nelle controversie amministrative. Gli
introiti necessari al mantenimento del sistema vennero ricavati aumentando le tasse indirette sul commercio,
dai diritti doganali, dalla vendita delle cariche, dalle confische e dagli “aiuti”, contributo della popolazione in
caso di necessità.
La monarchia francese ne uscì dunque assai rafforzata e mantenne tale forza anche con i successori di Filippo
II Augusto: Luigi VIII e Luigi IX, poi canonizzato santo per il suo impegno contro l’immoralità. Il ruolo della
monarchia divenne nazionale, come attestano i documenti dell’epoca in cui il titolo rex Francorum diviene
rex Franciae.
Conseguenze in Inghilterra
Dopo Bouvines la monarchia inglese fu molto indebolita, ed i baroni ne approfittarono per riaffermare il loro
potere, fu così che nel 1215 a Runnymede lo costrinsero a sottoscrivere la Magna Charta Libertatum in cui il
sovrano accettava di essere sorvegliato da una commissione di 25 baroni che vigilavano sul suo rispetto dei
patti anche ricorrendo all’uso della forza se necessario, senza però poter colpire la sua persona. Non era
possibile al re imprigionare qualcuno senza un regolare processo (davanti una giuria di suoi pari), espropriare
beni, imporre nuove tasse senza il consenso di un’assemblea di rappresentanti della grande nobiltà detta
Consiglio generale del Regno. Questa assemblea nel Duecento si dividerà in due camere: dei Lords, costituita
dalla grande nobiltà ed alto clero, e dei Comuni, costituita dalla piccola nobiltà, clero minore e borghesia
cittadina. La Francia dunque si avviava verso quella che, con il Re Sole, sarebbe diventata secoli dopo la
monarchia assoluta, mentre l’Inghilterra verso la monarchia costituzionale.
Termini
Teocrazia Governo (κράτος) il cui potere è affidato alla divinità (e.g. Antico Egitto) o derivante da essa. Proprio
in quest’ottica la visione teocratica di Innocenzo III che afferma la superiorità del potere spirituale, derivante
da Dio, su quello temporale.
Eresia Dal greco αἵρεσις (scelta), deviazione di una dottrina di pensiero ufficiale di una religione (in questo
caso della Chiesa), ovvero dell’Ortodossia. Fenomeno presente sin dalle origini della Chiesa, nel Medioevo
duramente represso.
Ortodossia Dal greco ὀρϑοδοξία (retta opinione), conformità e piena adesione alla dottrina ufficiale di una
religione, in questo caso della Chiesa.
Scomunica Dal latino excomunicare (escludere dalla comunità dei fedeli) comportava l’esclusione dei
sacramenti dello scomunicato sino al suo pentimento. Utilizzata dalla Chiesa sin dal Medioevo, al tempo
utilizzata come strumento politico contro Imperatori e Principi in quanto scioglieva i feudatari da obblighi di
vassallaggio, secondo la norma per la quale un cristiano non può sottomettersi ad un non cristiano.
Inquisizione Dal latino inquire (ricercare) alla fine del XII secolo era la procedura che i vescovi ed i giudici
attivavano contro il dissenso religioso. L’inquisitor divenne dopo il 1231 figura di un giudice straordinario per
punire gli eretici, e solo nel XV secolo venne istituito dalla Chiesa un vero e proprio tribunale speciale.
Volgare Nel Medioevo, la lingua parlata dal popolo (vulgus) che si era nel corso del tempo differenziata dal
latino usato dai dotti e dal clero. È all’origine delle lingue nazionali.
Vespri siciliani Rivolta detta del Vespro poiché ebbe inizio a Palermo il Lunedì di Pasqua all’ora canonica dei
vespri (dal greco sera). La folla sarebbe insorta alla vista di un soldato francese che perquisiva una siciliana
sul sagrato della Chiesa.
Tassa diretta/indiretta La tassa diretta è direttamente proporzionale al reddito, ovvero diversificata in base
al guadagno di ciascuno. La tassa indiretta è indirettamente proporzionale al reddito ovvero è uguale per
tutti. Quest’ultima forma era la più diffusa nel medioevo.
Domande
1.
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5.
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14.
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16.
Qual era il programma politico di Innocenzo III?
Perché Innocenzo III appoggiò prima e scomunicò poi Ottone di Brunswick?
Perché Innocenzo III approvò la formazione di ordini mendicanti?
Perché Federico II rinviò a lungo la partecipazione alla crociata?
Come si concluse la crociata a cui partecipò Federico II
Come riorganizzò il Regno di Sicilia?
Quale fu di fatto l’esito dello scontro tra papato e impero?
Perché la politica di Carlo d’Angiò in Sicilia si può dire opposta a quella degli Svevi?
Cosa causò i Vespri siciliani?
Quali cause determinarono una crisi dello Stato?
Quali furono le cause della rinascita dello Stato?
Quale funzione era chiamato a svolgere il sovrano nelle monarchie feudali?
Quale politica condusse Enrico II Plantageneto? Perché era il sovrano più potente d’Europa?
Quali furono le radici dello scontro fra Francia ed Inghilterra?
A che conseguenze portò la battaglia di Bouvines?
Che cosa fu la Magna Charta?
Realizzato da Paolo Franchi il 09/02/2014, 3BC (A.S. 2013/2014), rivisto il 06/09/15 per Sapere Aude! AMDG
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