Laurea Magistrale in Fisica – Corso di Laboratorio di Elettronica – Prof. Massimo Di Giulio – a.a. 2015-16 RETICOLO DI DIFFRAZIONE E MONOCROMATORE Il reticolo di diffrazione sfrutta il principio ottico dell’interferenza di moltissimi fasci di luce che abbiano una precisa relazione di fase tra loro, ottenuti facendo passare la luce attraverso un gran numero di fenditure regolari (reticolo a trasmissione). Richiamiamo alcuni risultati di teoria della diffrazione applicati ai reticoli. Intensità risultante Ritardo di fase tra due fenditure consecutive: ∆φ = φ1-φ2 = (2π/λ) d sinθ I ∝ sin2 (N∆φ/2) / sin2 (∆φ/2) – massimi principali per ∆φ = 2πm (m=0, ±1,...) Imax ∝ N2I0 per ∆φ → 0 – mλ = d sinθ (legge del reticolo, condizione di interferenza costruttiva nei massimi) – minimi per ∆φ= 2πm’/N (m’ = 1, ..., N-1, N+1, ..., 2N-1, 2N+1, ...) , che si può scrivere separando l’ordine di diffrazione m dall’ordine dei minimi m’: ∆φ= 2π (m + m’/N) (m’ = 1, ..., N-1) – N-1 minimi, tra due massimi principali E’ stato trascurato un fattore dovuto alla diffrazione che dipende dalla larghezza delle fenditure, e che in un reticolo a trasmissione attenua progressivamente i massimi di ordine superiore rispetto a quello di ordine 0 (per il quale l’interferenza è massima contemporanemanete per tutte le lunghezze d’onda). Parametri caratteristici: d = separazione tra le linee; 1/d = densità di linee (in linee/mm) N = numero totale di linee; L = N d = dimensione del reticolo Sovrapposizione di spettri di diversi ordini: L’intervallo di lunghezze d’onda, per cui non vi è sovrapposizione di spettri di ordini adiacenti, viene chiamato “free spectral range” Fλ. Tra due lunghezze d’onda separate da un intervallo ∆λ si ha sovrapposizione quando per lo stesso angolo si ha: e Uguagliando e semplificando d si ha: λ + ∆λ = (m+1)/m λ da cui ∆λ = λ / m Reticoli che usano ordini bassi (cioè alta densità di linee, passo piccolo) hanno un Fλ più ampio. Dispersione Angolare è la separazione angolare tra le diverse lunghezze d’onda differenti diffratte dal reticolo, e si ottiene differenziando l’equazione del reticolo rispetto all’angolo e invertendo. dλ/dθ = d/m cosθ D = dθ/dλ = (m/d)*(1/cosθ) Potere risolvente E’ il rapporto λ/∆λ tra – λ lunghezza d’onda di una riga – ∆λ il valore di cui deve differire una riga vicina per essere vista separata 1 Laurea Magistrale in Fisica – Corso di Laboratorio di Elettronica – Prof. Massimo Di Giulio – a.a. 2015-16 Criterio di Rayleigh: – due righe vicine (che differiscono di ∆λ) possono essere risolte quando il max di una (λ+∆λ) coincide con il primo minimo dell’altra (λ) Max di (λ+∆λ) per Min m’=1 di λ per dsinθ = m(λ+∆λ) λ+∆λ = λ + λ/mN Uguagliando e dividendo per m si ha Quindi dsinθ = (m + 1/N)λ R= λ/∆λ = mN Il potere risolvente cresce al crescere dell’ordine di diffrazione. Ricavando m dall’equazione del reticolo, R = (Ndsinθ)/λ, ove L = Nd è la larghezza del reticolo Più è grande il reticolo, a parità di passo, maggiore è il potere risolvente. RETICOLI A RIFLESSIONE Nei reticoli a riflessione invece che fenditure ci sono tanti diversi piani riflettenti, inclinati di un certo angolo (di blaze) (reticoli blazed). Visto in sezione parallela al piano di incidenza della luce si può schematizzare questa geometria. Il vantaggio principale (oltre all’assenza di fenomeni di assorbimento della luce) è che il fattore dovuto alla diffrazione non presenta il valore massimo in corrispondenza dell’ordine 0, ma di un ordine superiore (per il quale non si ha sovrapposizione dei massimi di tutte le lunghezze d’onda), che dipende dall’angolo di blaze. Inviando luce bianca sul reticolo, i raggi di luce riflessa dalle singole faccette percorrono ognuno rispetto al successivo una maggiore distanza data dalla somma algebrica delle parti di traiettoria (in grassetto) comprese tra i piedi delle perpendicolari tratteggiate e i punti di incidenza. Poichè la distanza tra due faccette inclinate consecutive confrontabile con la λ, questa differenza di cammino ottico geometrico è dello stesso ordine di grandezza di λ e quindi può dare ritardi di fase tra 0 e 2π o multipli: mλ= d(sinα+ sinβ) con α angolo di incidenza della luce rispetto alla normale del reticolo, d distanza tra due solchi successivi del reticolo (passo del reticolo), λ lunghezza d’onda della luce diffratta, m ordine di diffrazione (1, 2, ...), β angolo di diffrazione (notare i versi degli angoli!). I reticoli a riflessione hanno tipicamente una densità di faccette (linee) di 600 o 1200 o 2400 linee/mm, cioè separazioni rispettivamente di 1.667 µm, 0.833 µm, 0.417 µm (essendo “specializzati” rispettivamente per il IR, il visibile e l’UV). Le dimensioni laterali del reticolo sono di qualche cm, diciamo ad esempio 5 cm: allora è facile calcolare il numero totale di linee N (e quindi di raggi riflessi!) nei tre casi: 30000, 60000, 120000. Tra tutte le λ della luce bianca, ce ne sarà sicuramente una per la quale, a quel particolare angolo di incidenza e di riflessione, lo sfasamento è esattamente 2π (cioè la diffferenza di cammino è pari a una o più intere lunghezza d'onda) tra tutte le migliaia di coppie consecutive di raggi, e quindi solo per quella λ si avrà una fortissima interferenza costruttiva (ricordo che in questa condizione i vettori campo elettrico si sommano perfettamente, ottenendo un elevato massimo di energia). 2 Laurea Magistrale in Fisica – Corso di Laboratorio di Elettronica – Prof. Massimo Di Giulio – a.a. 2015-16 Tuttavia basta cambiare di pochissimo la λ (oppure la direzione di provenienza della luce, cambiando così l’angolo di incidenza e riflessione) per non avere più questa situazione favorevole, anzi la somma vettoriale dei campi dà praticamente zero! Ovviamente, una volta cambiata pochissimo la λ, per riottenere la condizione di interferenza costruttiva occorrerà cambiare ancora di pochissimo l’angolo: vi è una corrispondenza precisa tra λ e angolo. Se si mette uno schermo per raccogliere i raggi riflessi tutto attorno (cioè a tutti i vari angoli) si vede un arcobaleno di colori (diverse λ) ben separati. Il reticolo è il componente principale del MONOCROMATORE, la cui funzione è far uscire in una certa direzione una precisa λ. A tal fine, invece di cambiare la direzione della luce bianca rispetto al reticolo, si ruota il reticolo di una piccola frazione di angolo, in modo da ritornare nella condizione di concordanza di fase con una λ diversa. Costruttivamente il monocromatore ha una fenditura di ingresso, su cui viene inviata la luce bianca (o comunque quella da analizzare), e che funge da sorgente puntiforme del sistema. Essa illumina uno specchio concavo, il quale trasforma il fascio divergente che arriva dalla fenditura in un fascio parallelo, che illumina uniformemente il reticolo a riflessione. La luce riflessa segue un percorso ottico analogo ma inverso (specchio concavo che fa convergere i raggi prima paralleli), in una direzione di uscita che è selezionata da un’altra piccola fenditura. La luce che passerà dalla fenditura sarà solo quella che avrà una λ tale da realizzare, per quell’angolo, un’interferenza costruttiva tra tutte le migliaia di raggi riflessi. Le altre lunghezze d’onda faranno interferenza costruttiva ad angoli diversi, e quindi prima e dopo la fenditura, in differenti punti del piano AB. Tuttavia, ruotando il reticolo attorno ad un asse perpendicolare al foglio, esse verranno man mano a trovarsi allineate con la fenditura, e potranno essere utilizzate successivamente. Ovviamente il monocromatore è tanto più efficace quanto più riesce a separare due λ vicine (in figura λ1 e λ2), e questo potere risolvente va scelto in base all’intervallo spettrale a cui si è interessati (UV, VIS, NIR, cioè ultravioletto, visibile, vicino infrarosso). In realtà se uno spettrofotometro copre un intervallo da 200 nm a 2000 nm (classico UV-VIS-NIR), bastano 2 reticoli: uno usato da 200 nm a 800 nm, e uno usato da 800 nm a 2000 nm con, rispettivamente, 1200 e 600 linee/nm. Il motivo per cui non viene usato anche un reticolo da 2400 linee/nm è che lavorare nell’UV sotto i 200 nm richiede materiali speciali e quindi la maggior parte degli spettrofotometri arriva nell’UV solo fino a 200 nm circa. Il numero di linee totali influisce invece sulla qualità dell’interferenza, cioè sulla larghezza angolare e sull’intensità del massimo di interferenza per una data lunghezza d’onda e quindi, a parità di dispersione, permette di separare meglio due linee vicine (“potere risolutivo”) e di avere spettri più luminosi. Tuttavia al crescere delle dimensioni del reticolo si deve anche aumentare la lunghezza focale degli specchi concavi, e di conseguenza la qualità della struttura di supporto del sistema (e quindi il costo). 3