ficiale è chiusa, seguendo la regola, da quattro personaggi con un caratteristico copricapo apicato tipico dei Flamini maggiori, seguiti dal Flaminius lictor con l’ascia in mano simbolo dell’antico potere. (Fig.16). Si osserva uno stacco e inizia la parte processionale con la famiglia di Augusto con a capo Agrippa (Fig.17), erede principale designato alla successione, ma ormai deceduto nel marzo del 12 a.C.; su questo lato come sull’altro l’identificazione dei vari personaggi è assai discussa, e le proposte avanzate lungi dall’esFig.15 / Ara Pacis, processione lato sud / ph Maria Mento sere considerate come certe, ma piuttosto assai probabili se si considera il disegno di successione pianificato da Augusto in quegli anni. Alla toga di Agrippa si attacca il piccolo Gaio Cesare, seguono i parenti legati al ramo dell’ultima moglie di Augusto, Livia con il figlio maggiore Tiberio, un personaggio sconosciuto, l’altro figlio minore di Livia, Druso in abiti militari assieme alla moglie e nipote di Augusto, Antonia minore, e il figlioletto Germanico; seguono ancora Antonia maggiore e il marito Domizio Enobarbo con i due figli (Fig.18). I personaggi in seconda fila non sono ben identificati, uno di questi è simile al “Cicerone”, nel quale si è voluto riconoscere Paolo Emilio Lepido. Sull’altro lato lungo, quello nord, la processione che segue secondo l’ordo sacerdotum presenta un’inversione, quella che attualmente è la lastra di destra dovrebbe essere invertita con quella successiva per un errore nella sequenza dei collegi. A questo punto, in parallelo con il lato sud, riprende la sequenza dei familiari di Augusto, aperta dal piccolo Lucio Cesare e dalla madre Giulia: i due procedono alla stessa altezza di Agrippa e sono seguiti da un fanciullo abbigliato come un camillo. Seguono altri perFig.16 / Ara Pacis, processione lato sud - Flamines lictor con ascia / ph Maria Mento sonaggi del ramo familiare, Marcella maggiore e Marcella minore con mariti e figli. Quale che sia l’identificazione dei vari personaggi, una cosa è certa: bisogna ritenere la processione nel suo insieme come una rappresentazione simbolica e non reale. Non si tratta di avvenimenti storicamente accaduti nel 13 a.C. cioè nell’anno della constitutio dell’ara. In quell’occasione infatti Augusto non era ancora pontefice massimo e altrettanto improbabile risulta la rappresentazione della dedicatio nel 9 a.C., in quanto Agrippa era già morto, e Tiberio e Druso erano impegnati in delle campagne nelle province. La processione deve essere intesa come proiettata in una dimensione atemporale, il reditus del princeps nel 13 a.C., rappresentava per la città garanzia di pace e prosperità. Augusto è rappresentato come garante di questo nuovo ordine, in un’aura di misticismo e di freddo distacco, garantito dalla freddezza del gusto neoattico dove sono presenti tutti i principali punti della sua propaganda politica, religiosa ed ereditaria secondo un preciso ordine gerarchico (Fig.19). L’Ara Pacis intesa come struttura (Fig.20) è un monumento tipico del suo tempo legata come concezione alla tradizione italica, ma il linguaggio figurativo si esprime attraverso registri completamente differenti. La 99