SCULTURA ROMANA Baldo Barbisan Mazzoleni Bastianello La scultura romana si sviluppò in tutta la zona di influenza dell'Impero romano, con il suo centro nella metropoli, tra il VI secolo a.C. e il V secolo d.C. Roma ebbe una propria arte e scuola autoctona e indipendente, anche se inserita nei continui rapporti e traffici in tutto il bacino del Mediterraneo e oltre. In origine si ispirò alla scultura greca, principalmente attraverso la mediazione etrusca, e poi direttamente, attraverso il contatto con le colonie della Magna Grecia e con la stessa Grecia continentale nel periodo ellenistico. La tradizione greca continuò ad essere un riferimento costante durante tutto il corso dell'arte scultorea a Roma, ma contraddicendo un'antica e diffusa opinione che i Romani fossero solo meri copisti, ora si riconosce che non solo furono capaci di assimilare e sviluppare le loro fonti con maestria, ma anche di apportare un contributo originale e importante a questa tradizione, visibile specialmente nel ritratto, genere che godette di singolare prestigio e che lasciò esempi di grande perizia tecnica e alta espressività, e nella scultura decorativa dei grandi monumenti pubblici, dove si sviluppò uno stile narrativo di grande forza e carattere tipicamente romano. ARTE PLEBEA E ARTE AULICA La società romana fu caratterizzata sin dalle origini da un dualismo, che si è manifestato pienamente anche nella produzione artistica: Quello tra patrizi e plebei e quindi tra arte patrizia (o "aulica") e arte plebea (o "popolare" che, dopo il I secolo d.C., trovò sviluppi nella produzione artistica delle province occidentali). Queste due correnti coesistettero fin dagli esordi dell'arte romana e gradualmente si avvicinarono, fino a fondersi nell'epoca tardoantica. L’arte plebea e l’arte patrizia erano animate da interessi e fini molto diversi: -L'arte patrizia si poneva come continuazione della tradizione greca legata al naturalismo; -L'arte plebea aveva scopi di celebrazione inequivocabile del committente, di immediata chiarezza, di semplificazione; L'arte plebea rappresentò quindi il primo vero superamento dell'ellenismo. Per lungo tempo questo tipo di produzione artistica venne vista come chiaro esempio di decadenza, oggi si esaltano invece come elemento di originalità dell’arte romana. ARTE AULICA L’arte aulica è per definizione “colta”, in quanto strettamente aderente ai modelli classici ed espressione ufficiale dei membri della classe senatoria e della corte. Particolare attenzione viene posta: alle proporzioni, alla resa dello spazio, alla prospettiva, al realismo, ma anche alla dignità ed alla solennità dei personaggi rappresentati. Una delle statue più rappresentative dell’arte romana aulica è la statua di Augusto di Prima Porta. L’ Augusto di Prima Porta E’ stato creato intorno al 27 a.C. è stato rinvenuto nella villa di Livia a prima porta. Augusto indossa la lorica, su cui si arrotola il mantello militare, che al momento della scoperta conservava tracce dell'originario color porpora, la mano destra è protesa in segno di auctoritas, mentre la sinistra reggeva la lancia. La ponderazione del corpo è ispirata al doriforo di Policleto, lo scultore che per i romani meglio aveva espresso la nobiltà e la perfezione della figura umana. Anche la fisionomia del volto segue il modello classico, ma il volto è fortemente realizzato e quasi senza età. L’espressione di Augusto è quella di un uomo equilibrato al quale volentieri chiunque poteva concedere fiducia, l'uomo che senza dubbio avrebbe retto le sorti dell'impero con fermezza e giustizia. Il ritratto in questo caso è il portatore anche di altri valori: in esso, infatti, la figura di Augusto è quasi divinizzata. Il messaggio propagandistico principale affidato alla decorazione della corazza. I rilievi: (in origine evidenziati dal colore) l'episodio storico della vittoria sulla popolazione dei Parti è inserito in una cornice di figure allegoriche. La scena centrale prevede la restituzione a un generale romano delle insegne sottratte dopo la sconfitta di crasso, la scena è inquadrata in un contesto cosmico, tra la volta del cielo, il sole, la luna e l'aurora in alto. In basso la terra con i popoli dell'oriente e dell'occidente sottomessi a Roma. ARTE PLEBEA Nell'arte plebea, anziché i problemi della forma e dell'espressione artistica, dominavano alcune esigenze pratiche e immediate, come l'economicità, la celebrazione del committente, l'immediatezza della narrazione, la facile leggibilità. Nel fare questo si adottavano alcune soluzioni intuitive, che sacrificavano le regole fondamentali della rappresentazione, per evidenziare alcuni particolari e alcuni significati simbolici: • si impostava una dimensione gerarchica delle figure e di alcune parti del corpo (soprattutto la testa), • si deformava la prospettiva, • si rappresentavano contemporaneamente scene avvenute in momenti diversi • si accentuava l'espressività (per esempio aumentando il chiaroscuro con un largo uso del trapano). Un'importante tipologia caratteristica dell'arte romana è quella del rilievo storico o celebrativo, un rilievo, cioè, che ha la funzione di ricordare un avvenimento storico o di celebrare le imprese di un dato personaggio Il Rilievo d'arte plebea: corteo funebre da Amiternum Nel corteo funebre da Amiternum si possono facilmente riscontrare le caratteristiche dell'arte plebea romana. Nell'opera manca qualsiasi riferimento naturalistico e prospettico: i musici, che dovevano procedere affiancati ai potatori del sarcofago, vengono posti su un piano diverso da questi, tutte le figure poste sulla parte superiore poggiano i piedi su delle strisce d' appoggio e il baldacchino è mostrato ribaltato cosìcche possiamo vederne il contenuto e la decorazione con la falce di luna e il cielo stellato. ARA PACIS La costruzione dell’Ara Pacis fu decretata dal senato il 4 luglio del 13 a.C. in occasione del ritorno a Roma di Augusto, per celebrarne le vittorie pacificatrici in Gallia e in Spagna. Fu inaugurata il 30 gennaio nel 9 a.C. con il nome di Ara Pacis Augustae (Altare della Pace Augustea). L' Ara Pacis è stata ricostruita presso il Tevere, In origine, però, doveva sorgere in pieno Campo Marzio, accanto al grande orologio solare fatto costruire in quegli anni dallo stesso Augusto.Il giorno del compleanno dell'imperatore, l'ombra dell'ago ciclopico, costituito dall'obelisco di Psammetico II, si proiettava all'interno dell'Ara fino a sfiorarne la mensa sacrificale. L’Ara Pacis è costituita da un altare marmoreo ( marmo lunense), circondato da una finta palizzata, anch’essa in marmo, che forma un perimetro quasi quadrato con porte sui lati minori. L’intento celebrativo appare chiaro già nella struttura del monumento, che si compone di due elementi: l’altare vero e proprio, all’interno, eretto su un podio con gradinata, e il recinto esterno, i cui bassorilievi svolgono l’esaltazione del ruolo di Augusto e della sua famiglia nell’ambito della storia della città. Il sobrio interno, imita una staccionata in legno. Un fregio separatore a palmette introduce alla porzione superiore, dove troviamo festoni con frutti di ogni stagione, recanti all'estremità coppie di nastri ondulati a cui sono appesi dei bucrani (crani o teschi di buoi: rinvio simbolico ai sacrifici). L'esterno è organizzato in maniera più complessa e sembra indipendente dall'interno, con il quale, però, è posto in relazione per mezzo del grande fregio vegetale della fascia inferiore, eseguita con una raffinata tecnica di rilievo. Esso su ciascuno dei lati lunghi e sui quattro pannelli inferiori dei lati corti, reca una decorazione costituita da girali che si originano da un grande cespo centrale di foglie d'acanto. Dai girali si sviluppano foglie di vite, di alloro, di edera, e i suoi apici si schiudono in fiori dalla natura molteplice. Le foglie e i tralci sono anche il ricovero per un insieme numeroso di uccelli e piccoli animali: cigni dalle ali spiegate, rane, farfalle, serpenti che insidiano degli uccellini nel nido, lumache, lucertole, scorpioni. Dunque, il fregio vegetale è una sorta di grande enciclopedia naturalistica, in cui piante e animali cantano la multiforme e varietà della vita. Esso è il rilievo che presenta i maggiori legami con l'arte ellenistica, rivelando chiaramente quanto l'Ara sia un'opera significativa di arte aulica. I portali sono affiancati da quattro rilievi, di cui solo due conservatisi quasi integralmente: il Lupercale, Enea che sacrifica ai Penati, la personificazione della Terra Madre fra i venti di terre e di mare e la Dea Roma seduta su un cumolo di armi. Il Lupercale alludeva alle origini di Roma e quindi ad Augusto. Enea che sacrifica ai Penati, in cui è raffigurato Enea in atto di sacrificare i Penati, allude al capostipite mitologico della gens Iulia a cui Augusto apparteneva.