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Il Premio Nobel Otto Heirich Warburg e la scoperta
(oggi taciuta) delle cause primarie del cancro
Le rivoluzionarie scoperte del Premio Nobel Otto Heirich Warburg sulle cause
primarie del cancro, oggi taciute dalle lobby farmaceutiche e alimentari
Secondo un dato diffuso da Alta Voce, un’indagine voluta dal Censis ha dimostrato
che in Italia sarebbero almeno 2.200.000 le persone colpite dal cancro. Vale a dire
circa un italiano ogni 27.
Nel nostro Paese vengono diagnosticati infatti oltre mille nuovi casi di cancro al
giorno, con percentuali più elevate al Nord. Anche se, complessivamente, i tassi di
guarigione segnano un sensibile miglioramento su scala nazionale (il 61% delle
donne e il 52% degli uomini è vivo a cinque anni dalla diagnosi), secondo i dati
presentati dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) e dall’Associazione
Italiana Registri Tumori (AIRTUM) al Ministero della Salute, i nuovi casi di cancro
diagnosticati in Italia nel 2012 sono stati 364.000 (erano 360.000 nel 2011): 202.500
(56%) negli uomini e 162.000 (44%) nelle donne.
Secondo le principali statistiche, Il tumore del colon retto è il più frequente, con oltre
50.000 nuove diagnosi, seguito da quello al seno (46.000), polmone (38.000) e
prostata (36.000). Il tumore al polmone si conferma essere drammaticamente al
primo posto per mortalità, con 34.500 decessi stimati. Si calcola che i decessi per
cancro nel 2012 sono stati 175.000 (174.000 nel 2011), circa quindi 500 al giorno. I
tumori sono quindi in Italia la seconda causa di morte (30%) dopo le malattie cardiocircolatorie (38%).
Eppure, se chiediamo alle persone che incontriamo per la strada, tranne rarissime
eccezioni, nessuno sa o si ricorda chi sia stato Otto Heinrich Warburg, uno
scienziato tedesco che vinse il Premio Nobel nel 1931 per le sue scoperte sulle
cause primarie del cancro. Da decenni, infatti, le grandi multinazionali dell’industria
farmaceutica ed alimentare si sono coalizzate in una sorta di damnatio memoriae,
creando attorno alla figura di Warburg e alle sue rivoluzionarie scoperte un muro di
censura e di silenzio. Un muro che se non ci fosse stato decine di milioni di persone
in tutto il mondo non si sarebbero probabilmente ammalate di quella che viene
ipocritamente definita dalla medicina come “un’emergenza sociale”. Sì, perché vi
sono scoperte scientifiche che, se divulgate a livello di massa, rischiano di
compromettere il profitto delle grandi multinazionali, e allora vanno taciute, nascoste
e dimenticate.
Vediamo allora chi era Otto Heinrich Warburg e quali sono state le sue più grandi
scoperte.
Nato a Friburgo l’8 Ottobre 1883, è stato Direttore, dal 1931 al 1953, del Kaiser
Wilhelm Institute di Berlino (oggi Max Planck Istitute), il massimo centro mondiale
per lo studio della Fisiologia cellulare. Studiò a fondo il metabolismo dei tumori, in
particolar modo le caratteristiche della loro respirazione cellulare. Per le sue
scoperte sulla natura e sul meccanismo di azione del cosiddetto enzima giallo (di
Warburg), vinse ne 1931 il Premio Nobel per la Medicina. Pubblicò gran parte dei
risultati dei suoi lavori nei testi Il metabolismo dei tumori e Nuovi metodi di fisiologia
cellulare.
Scrisse anche La prima causa e la prevenzione del cancro, che presentò nel corso
di una celebre lezione tenuta ad un congresso di vincitori del Premio Nobel il 30
Giugno 1966 a Lindau, sul Lago di Costanza. Nel suo discorso, egli mostrò diverse
prove che dimostravano come causa primaria del cancro la carenza di ossigeno
(altrimenti detta anaerobiosi).
La sua rivoluzionarie scoperte, nonostante il clamore che suscitarono negli anni a
cavallo della II° Guerra Mondiale e nell’immediato Dopoguerra, vennero presto
deliberatamente messe in secondo piano dalla comunità scientifica internazionale in
seguito a varie “pressioni”, e si preferì puntare i riflettori sulle scoperte di Alfred
George Knudson sul retinoblasma infantile; scoperte che portarono nel 1971
all’enunciazione della cosiddetta “teoria di Knudson” (già teorizzata nel 1953 da Carl
Nordling) che ipotizzava che la causa del cancro fosse da imputare all’accumulo di
mutazioni del DNA cellulare, ipotesi che è attualmente quella tenuta in più
considerazione dalla comunità scientifica e, guarda caso, dall’industria
farmaceutica. Un’ipotesi che, e pochi lo sanno, ha spianato la strada all’uso
massiccio dei trattamenti chemioterapici.
Warburg aveva scoperto, in sintesi, che il cancro è principalmente il risultato di un
potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico.
Perché? Poiché, sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (vale a dire con una
dieta basata su cibi acidificanti), e sia con l’inattività fisica, l’organismo crea un
ambiente acido (nel caso di inattività fisica, per via di una cattiva ossigenazione delle
cellule).
Un interessante articolo recentemente pubblicato sul blog Raggioindaco fa un
bilancio delle importanti scoperte di Warburg, riattualizzandole e dimostrando come
lo scienziato tedesco, scomparso a Berlino il 1° Agosto 1970, fosse veramente
avanti, e dimostrando come, se i frutti delle sue ricerche non fossero stati
deliberatamente messi in disparte, milioni di vite umane avrebbero potuto essere
salvate e si sarebbe diffuso, su scala planetaria, uno stile di vita migliore.
Quindi, secondo Warburg, l’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno e la
mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido. Egli infatti sosteneva
che “La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: se
una persona ha una, ha anche l’altra”. Cioè, se una persona ha un eccesso di
acidità nell’organismo, automaticamente avrà una mancanza di ossigeno nel suo
sistema cellulare.
Sosteneva sempre Warburg che “le sostanze acide respingono ossigeno, a
differenza delle alcaline che attirano ossigeno”. Un ambiente acido è quindi un
ambiente senza ossigeno.
“Privando una cellula del 35% del suo ossigeno per 48 ore – sosteneva lo scienziato
tedesco – è possibile convertirla in un cancro”. E ancora: “Tutte le cellule normali,
hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza
ossigeno”. “I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini”.
Nella sua opera Il metabolismo dei tumori, Warburg ha mostrato che tutte le forme
di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue e
ipossia (mancanza di ossigeno).
Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e
non possono sopravvivere in presenza di alti livelli di ossigeno. Queste possono
sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno. Pertanto, il
cancro non altro sarebbe che un meccanismo di difesa innescano alcune cellule del
corpo per poter sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.
In sintesi, quindi, le cellule sane, per mantenersi tali, devono vivere in un ambiente
ossigenato e alcalino che consenta il loro normale funzionamento. E una corretta
alimentazione, accompagnata da uno stile di vita sano e non sedentario, sono alla
base del coretto funzionamento delle nostre cellule.
I popoli antichi, maggiormente in equilibrio con la natura, e in genere tutte le civiltà
pre-industriali, conducevano una vita nettamente più sana di quella odierna e
fondavano la loro dieta su alimenti che favorivano naturalmente l’ossigenazione
cellulare. Tutto questo è stato stravolto con l’introduzione nella nostra dieta
quotidiana di alimenti e di sostanze che hanno determinato un’acidificazione del
nostro organismo e una conseguente crescita esponenziale delle forme tumorali. É
vero quindi il vecchio detto che “siamo quello che mangiamo”.
Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a seconda della qualità di
proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, determinano una condizione di
acidità o alcalinità
nel corpo. Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala
chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14. Il valore 7 corrisponde un PH neutro.
É fondamentale quindi sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscano sulla
nostra salute, poiché le cellule, per funzionare correttamente, dovrebbe essere
caratterizzate da un PH leggermente alcalino, quindi di poco superiore al valore 7.
L’acqua, l’elemento base della vita che costituisce oltre l’80 % del nostro corpo, ha
un valore di PH tendenzialmente oscillante attorno a 7, vale a dire neutro. Questo
valore può naturalmente oscillare in base ai sali minerali in essa contenuti, mentre
nell’acqua distillata (quindi demineralizzata) il valore di PH è 7 fisso. Il nostro sangue
ha invece un valore di PH alcalino e, in una persona sana, esso oscilla fra 7,40 e
7,45. Se il PH del sangue di una persona scende sotto la soglia 7, si rischia
seriamente il coma.
Vediamo quindi quali sono gli alimenti che acidificano maggiormente il nostro corpo:
* Lo zucchero raffinato e tutti i suoi sottoprodotti (è il peggiore di tutti: non ha
proteine, è senza grassi, senza vitamine o minerali, contiene solo carboidrati
raffinati che schiacciano il pancreas).
Il suo PH è 2,1 (molto acido).
* Carne (tutte le carni, senza eccezioni).
* Prodotti di origine animale (latticini e formaggi).
* Sale raffinato.
* Farina raffinata e tutti i suoi derivati (pasta, torte, biscotti, etc.).
* Pane bianco (contiene spesso grassi saturi, margarina, sale, zucchero e
conservanti).
* Margarina.
* Antibiotici e medicinali di sintesi in generale.
* Caffé.
* Alcool.
* Tabacco.
* Qualsiasi cibo cotto (la cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidità dei cibi).
* Tutti gli alimenti trasformati, in scatola, contenenti conservanti, coloranti, aromi e
stabilizzanti.
Il sangue si autoregola costantemente per non cadere in acidosi metabolica e per
garantire il buon funzionamento del metabolismo cellulare. Il nostro corpo deve
quindi ricevere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel
metabolismo, ma tutti gli alimenti sopra citati
(per lo più quelli raffinati) determinano un’azione acidificante sul nostro sangue.
Dobbiamo tener presente che con il moderno stile di vita, soprattutto nei paesi
occidentali e industrializzati, questi cibi vengono consumati almeno tre volte al
giorno e per 365 giorni l’anno, determinando una dieta anti-fisiologica dalla quale il
nostro organismo si difende costantemente.
Mi rendo conto che, a meno che non si decida di fare una vita ascetica sulla cima di
una montagna coltivando il proprio orticello, non è facile fare radicalmente a meno di
tutto ciò che siamo indiscriminatamente abituati a mangiare. Per molti di noi
sarebbe addirittura impensabile! Possiamo però, a scopo preventivo, ridurre al
massimo l’assunzione di alimenti acidificanti ed equilibrare la nostra dieta quotidiana
con alimenti alcalinizzanti, come ad esempio:
* Tutte le verdure crude commestibili (alcune possono sembrare acide al gusto, ma
all’interno del corpo generano una reazione è alcalinizzante. Altre sono leggermente
acide, tuttavia forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio). Occorre
sempre tenere presente che le verdure crude producono ossigeno, quelle cotte no.
E, parlando sempre di verdure, teniamo presente che è la clorofilla, in una pianta,
l’elemento maggiormente alcalinizzante, come del resto lo è il sangue per gli altri
esseri viventi. Quindi, il consumo di alimenti con molta clorofilla, come ad esempio
le insalate o l’aloe, è altamente raccomandabile.
* La frutta. Vale anche per questa l’esempio fatto sopra per le verdure (il limone ha
un PH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino,
probabilmente il più potente di tutti). La frutta è, in genere, un’ottima fonte di
ossigenazione dell’organismo.
* Alcuni semi, come ad esempio le mandorle, sono fortemente alcalini.
* I cereali integrali. Anche se dobbiamo tenere presente che l’unico cereale
realmente alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia,
siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene
consumarne.
* Il miele, che è un alimento con grandi proprietà alcalinizzanti.
L’assunzione di molta acqua, preferibilmente di sorgente, è importante per la
produzione di ossigeno. Conviene quindi sempre preferire l’assunzione di acqua,
piuttosto che di bevande gassate in bottiglia o in lattina, che sono ricche di zuccheri
e coloranti. Se proprio si vogliono consumare alcune di queste bevande, leggiamo
sempre bene l’etichetta, e diffidiamo di quelle cosiddette “dietetiche”, che
contengono quasi sempre Aspartame, una delle sostanze più tossiche in assoluto.
L’ideale, quindi, se vogliamo prevenire l’insorgenza di malattie tumorali, è avere una
alimentazione equilibrata che sia per almeno il 60% alcalina piuttosto che acida, e
non abusare del sale o evitarlo il più possibile. Stesso discorso per il fumo, da
limitare il più possibile (se proprio non si riesce a smettere) e per le bevande
alcoliche.
Intendiamoci: un buon bicchiere di vino (possibilmente di fattoria e senza solfiti), può
avere anche degli effetti benefici e aiutarci a prevenire le malattie cardio-vascolari,
ma non dobbiamo abusarne. Stesso discorso per la birra. Ma i superalcolici
rappresentano una seria minaccia per l’equilibrio del nostro organismo.
Per coloro che sono malati di cancro, è assolutamente consigliabile, secondo il
parere di molti esperti, l’adozione di una dieta che sia per almeno l’80% alcalina,
eliminando tutti i prodotti e gli alimenti notoriamente più nocivi.
In ogni caso, vale sempre la buona regola secondo la quale è meglio prevenire che
curare.
Il Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, ha
apertamente dichiarato che “tutte le morti chiamate naturali non sono altro che il
punto terminale di una saturazione di acidità nel corpo”.
Alla luce delle scoperte del Premio Nobel Otto Heirich Warburg, è assai difficile per il
cancro possa colpire una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta
alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che evita i cibi che producono
acido.
Il Dr. Theodore A. Baroody ha scritto nel suo libro Alcalinizzare o morire: “In realtà,
non contano i nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che esse
provengono tutte dalla stessa causa principale: la presenza di molte scorie acide
nel’organismo”.
Un altro medico di fama, il Dr. Robert O. Young, ha affermato che: “L’eccesso di
acidificazione nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se avviene
una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più
acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare, allora le malattie si
manifestano”.
E la chemioterapia? La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che esso ricorre
immediatamente alle proprie riserve alcaline per neutralizzarne l’acidità,
sacrificando i minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, nei denti,
nelle articolazioni, nelle unghie e nei capelli. Per questo motivo osserviamo tali
alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento, in particolare la caduta
dei capelli.
Ma niente di tutto questo viene descritto o raccontato perché l’industria del cancro
(sì, perché di una vera industria si tratta) e la chemioterapia sono alcune delle
attività più remunerative di quelle multinazionali farmaceutiche che si arricchiscono
sulla nostra salute. E l’industria farmaceutica è, come ben sappiamo, strettamente
connessa con quella alimentare.
Siccome, fra chi specula sulla nostra salute, vi sono molti detrattori delle scoperte
che al Dr. Otto Heinrich Warburg valsero il Premio Nobel, subito pronti a scagliarsi
(evidentemente perché pagati due lire dalle case farmaceutiche) contro ogni articolo
che le menziona, definendole una “bufala” senza neanche prendersi la briga di
leggerle o di comprenderle, allora io chiedo loro: da quando una sana alimentazione
sarebbe per voi una “bufala”?
Nicola Bizzi
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