Focolaio di aborto virale da virus della rinopolmonite Equina Un

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Contributi pratici
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Focolaio di aborto virale
da virus della
rinopolmonite quina
E
Un focolaio con aborti causato da EHV1 in un
allevamento di fattrici trotter, nella provincia di Torino
Giovanni Tedde
Franca Torasso
A.S.L. 10
Pinerolo (TO)
Introduzione
Scopo del presente lavoro è descrivere le
modalità con cui si è manifestato un grave
episodio di Rinopolmonite Equina, con a-
borti da EHV1, in un allevamento di fattrici
trotter della provincia di Torino e tutte le
misure sanitarie adottate per controllarne la
diffusione dell’infezione.
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Eziologia
La Rinopolmonite equina è una malattia infettiva altamente contagiosa del cavallo, caratterizzata da diversi quadri clinici, riferibili a
infezione respiratoria, aborto ed encefalite.
L’agente eziologico appartiene alla Famiglia
Herpesviridae (sottofamiglia alphaherpesvirinae, genere varicellovirus) ed è denominato Equid Herpervirus 1 (EHV1).
Dei nove herpesvirus degli equidi descritti
fino ad oggi, due sono considerati di grande importanza nell’allevamento del cavallo:
EHV1 ed EHV4.
Entrambi i virus sono trasmessi per via respiratoria ed infettano l’epitelio delle vie aeree
superiori sebbene vi sia una crescente convinzione che EHV1 non causi forme gravi di
malattia respiratoria. Entrambi i virus causano infezioni latenti durevoli in animali che
superano l’infezione primaria, riattivano l’infezione agendo da reservoir per nuovi soggetti recettivi. EHV1 causa una viremia cellulo associata ed è responsabile di aborti e
malattie neurologiche. EHV4 generalmente
non causa viremia e quindi aborti mentre
malattie neurologiche da EHV4 sono da
considerarsi un evento piuttosto raro.
EHV1 e EHV4 sono ubiquitari nella popolazione equina. Si conosce di entrambi la
sequenza del loro DNA. Questi virus hanno
un genoma con DNA bicatenario costituito
da 145 a 150 kilobase codificanti per 76
geni, sono provvisti di envelope e presentano simmetria icosaedrica complessa.
Gli alphaherpesvirus hanno un ciclo riproduttivo breve e la capacità di riattivare infezioni latenti che possono perdurare per
anni. I sintomi compaiono in un periodo
variabile dopo l’infezione o la reinfezione, in
genere l’aborto si verifica tra i 10-15 giorni e
i 4 mesi, la forma nervosa dopo 8-10 giorni.
È stato dimostrato che dal 55% al 84% vi è
DNA omologo tra EHV1 ed EHV4 e che l’omologia a livello aminoacidico varia dal
55% al 96%, questa altissima omologia a
livello proteico tra EHV1 e EHV4 è associata alla replicazione, pakaging e formazione
del capside.
Presumibilmente il meccanismo di attacco
alla cellula avviene tramite fusione dell’envelope virale con la membrana plasmatica
ma può avvenire anche per endocitosi
recettore-mediata, attacco recettore-
mediato seguito da fusione con la membrana plasmatica o legandosi ai recettori CD
21/C3d. Il meccanismo di diffusione nell’organismo infettato avviene generalmente
per esocitosi, più raramente tramite lisi
della cellula ospite. La replicazione avviene
nel nucleo.
EHV1 e EHV4 contengono glicoproteine
importanti per l’attacco cellulare, l’entrata e
la disseminazione da cellula a cellula e sono inoltre importanti nell’indurre la risposta
anticorpale.
La PCR (polymerase chain reaction) può
dimostrare la presenza di virus latente a
livello di sistema linforeticolare da tessuto
del tratto respiratorio e a livello di linfociti
nel sangue periferico.
Le infezioni delle alte vie respiratorie sono
le più comuni manifestazioni nei weanlings,
negli yearlings, e nei puledri di due anni,
inoltre l’infezione di cavalle gravide può
produrre aborto nell’ultima fase della gestazione o puledri nati morti o disvitali.
EHV1 è inoltre un alphaherpesvirus neurotropo, che può causare sintomi neurologici
come risultato di vasculiti, trombosi e
necrosi a livello del SNC.
I tessuti che possono risultare infetti da
EHV1 includono la parte interna dell’utero,
il tratto genitale maschile, l’intestino, la congiuntiva dell’occhio, il midollo spinale ed il
cervello. Dopo l’esposizione al virus, i cavalli possono mostrare sintomi respiratori di
media intensità consistenti in tosse, febbre
e lieve anoressia. Si è visto che certi stipiti
virali possono più facilmente causare paralisi quando risultano avere una mutazione
nel gene della DNA polimerasi.
Patogenesi
La più comune via di contagio è quella
aerogena ma anche il contatto diretto con
feti abortiti o placente gioca un ruolo
importante.
La diffusione dell’infezione può avvenire in
tre modi:
1 da cellula a cellula;
2 per via ematogena (attraverso monociti
infetti);
3 per via nervosa (stipiti neurotropi).
Il virus entra nell’ospite attraverso l’epitelio
respiratorio ed il tessuto linforeticolare, poi
diffonde nell’organismo attraverso fagociti
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infetti. Le glicoproteine di EHV1 e EHV4
sono essenziali nel determinare l’attacco e
l’entrata del virus nella cellula, infatti,
essendo presenti sulla superficie della
membrana virale, si attaccano alla superficie della cellula ospite e permettono la
fusione del virus con quest’ultima. La replicazione avviene nel nucleo, e il protovirione acquisisce l’envelope dalla membrana
nucleare. Le particelle virali fuoriescono
per gemmazione dalla cellula. L’attività
citolitica del virus sul tratto respiratorio
esita in estese aree di necrosi epiteliale.
Una caratteristica degli herpesvirus equini,
è inoltre, quella di presentare corpi inclusi
intranucleari. Una volta all’interno delle cellule della serie bianca del sangue, il virus è
in grado di eludere le difese anticorpali
diffondendo in altri tessuti incluso il sistema nervoso centrale. Le lesioni neuronali
sono il risultato di vasculiti causate da infezioni dell’endotelio dei piccoli vasi che
conducono alla trombosi con relativo
danno al microcircolo dell’area colpita,
ipossia ed eventuale morte delle cellule
nervose. Un meccanismo simile sembra
giocare un ruolo nel danneggiare la placenta e la nutrizione del feto ed esitare in
aborto. L’infezione del feto quindi non
rappresenta un prerequisito per scatenare
l’aborto ed esami virologici negativi eseguiti sul feto non escludono il coinvolgimento di EHV1 nella genesi dell’aborto.
L’infezione delle cellule endoteliali inizia
con uno stato infiammatorio, prosegue
con emorragia e necrosi ed eventuale
aborto o encefalopatia (con localizzazione del virus a livello dei neuroni del ganglio del trigemino).
Il sito di replicazione virale di EHV1 è l’endotelio vascolare, il cui danno diretto causa
vasculiti; un altro meccanismo che produce
danno vascolare è causato dalla formazione e deposito di immunocomplessi di
EHV1 e anticorpi (reazione di Arthus).
Il ritrovamento di necrosi endoteliale non
è limitata ai vasi del sistema nervoso, ma in
altri siti attraverso tutto il corpo, e dimostra
lo spiccato tropismo che il virus ha per
l’endotelio.
L’aborto, similarmente alla mieloencefalopatia è il risultato di infezione e danno a
diversi sistemi, incluse le cellule dell’epitelio respiratorio, seguite da infezione dei
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Contributi pratici
leucociti e dell’endotelio dei vasi sanguigni e linfatici attraverso la lamina propria
delle vie aeree superiori. Dopo l’infezione,
EHV1 può rimanere latente e proteggere se
stesso dagli effetti antivirali e citotossici dei
linfociti T e degli anticorpi neutralizzanti, la
riattivazione avviene di norma in soggetti
clinicamente normali ed indipendentemente dal tasso anticorpale che invece
influenza il titolo virale escreto.
Materiali e metodi
Descrizione del focolaio
L’allevamento equino in questione è costituito da quattro aree contigue e distinte di cui:
1 un corpo centrale, con la classica
cascina della pianura piemontese usata
in parte come abitazione ed in parte la
vecchia stalla adattata ad accogliere 8
box usati come sale parto e luogo dove
vengono effettuate le visite cliniche sulle
cavalle gravide ed in particolare le
fecondazioni artificiali ed i controlli ecografici di routine;
2 il cortile-aia di grandi dimensioni su cui
si affacciano 25 box usati di solito per
accogliere le cavalle con i puledri nel
periodo post partum;
3 altra stalla limitrofa alla cascina, con 6
box usati di solito come box di isolamento-quarantena ed infermeria;
4 numerosi ed ampi paddock intorno alla
cascina, ognuno dotato di una zona
coperta (tettoia coperta da tre lati con
lettiera a paglia ed abbeveratoi) per un
totale di 24 ettari.
All’epoca dei fatti (Marzo 2005) sono presenti in allevamento 62 fattrici (di cui 23
vuote), 35 puledri nati nel 2004 e 3 cavalli
da sella. Fattrici e puledri sono tutti trottatori. Le fattrici hanno un’età compresa tra i
4 ed i 16 anni.
Il focolaio è stato accertato in seguito alla
denuncia dell’allevatore di due casi di
aborto nella stessa notte dell’11 marzo
2005. L’intervento tempestivo ha permesso
di inviare nella stessa giornata i prodotti
dell’aborto all’Istituto Zooprofilattico
Sperimentale di Torino (IZST) per la diagnosi eziologica
Il sospetto di aborto da EHV1 era alto trattandosi di dati anamnestici chiari quali:
• aborti quasi a termine (le due cavalle
erano rispettivamente a 309 e 301 giorni
di gestazione);
• i due feti non presentavano fenomeni
autolitici od altri fenomeni degenerativi;
• le placente erano intere, pulite e senza
adesioni, non presentando quindi alcun
segno riferibile ad altre malattie della
sfera riproduttiva;
• le cavalle stesse all’esame clinico
obiettivo generale e particolare non presentavano alcun sintomo clinico.
Dall’indagine epidemiologica, avviata immediatamente sia con l’allevatore che con
il veterinario aziendale, si viene a sapere
che già in precedenza (il 24.02.2005, quindi 20 giorni prima) si è verificato un aborto
su una cavalla primipara, sempre a termine
al 296° giorno di gestazione, ma il feto,
inviato all’IZST il giorno dopo l’episodio
abortivo, non era risultato particolarmente
chiarificatore dell’accaduto avendo esito
negativo.
Tutte le fattrici gravide erano state vaccinate contro la rinopolmonite con vaccino
spento al 5°, 7° e 9° mese di gestazione
(solo per EHV1 e come da protocollo vaccinale di routine); successivamente al
primo aborto, la vaccinazione era stata
ripetuta nel tentativo di rafforzare le difese
anticorpali seguita da un ulteriore richiamo
a 15 giorni su tutto l’effettivo dell’allevamento ed utilizzando questa volta un vaccino, sempre spento, ma per EHV1 ed
EHV4.
Il 17 marzo si verificava la nascita di un
puledro nato vivo ma non vitale che veniva
a morte dopo poche ore; anche in questo
caso il puledro veniva inviato per all’IZST
per indagini eziologiche.
Altri tre episodi abortivi si presentavano
successivamente il 18, 29 e 30 marzo, con
cavalle rispettivamente al 328°, 314° e
334° giorno di gravidanza (grafico 1). Per
un totale finale di 7 episodi abortivi su 38
parti, pari al 5,4% dei parti totali dell’allevamento.
I due aborti più il puledro morto inviati all’
IZST sono stati esitati con isolamento del
virus EHV1 su fegato e polmone dei feti, e
su polmone e milza del puledro; l’esame
necroscopico evidenziava sui feti un’enterite e sul puledro onfalite e broncopolmonite con epatizzazione diffusa del parenchima. I sierologici per Arterite Virale
Equina erano negativi così come negativo
era il batteriologico.
Grafico 1: Cronologia dei parti (in rosso episodi abortivi)
Modus operandi
In occasione del primo intervento in allevamento, l’11 marzo, si è provveduto ad effettuare una visita clinica su tutto l’effettivo
presente in allevamento ed a rilasciare pre8 / 358
cise indicazioni scritte all’allevatore circa il
modo di procedere così come prescritto
dal Regolamento di Polizia Veterinaria su sospetto di malattia infettiva denunciabile; in
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particolare è stato prescritto:
1 divieto di movimentazione da e per l’allevamento di tutti gli equini presenti;
2 isolamento delle cavalle che avevano abortito;
3 ripetute disinfezioni, con prodotti clorati,
dei box dove sono avvenuti gli episodi
abortivi, previa accurata pulizia e distruzione della lettiera così come disinfezione di tutto il materiale d’uso venuto a
contatto con gli esiti degli aborti e con le
cavalle in questione (finimenti, contenitori vari, tazze di abbeverata ect.);
4 viene raccomandata un’oculata gestione
del personale che lavora in allevamento
con uso dove possibile di materiale
monouso e ripetute disinfezioni delle
mani e dei calzari con l’accortezza di accudire per ultime le
cavalle isolate;
5 limitare il più possibile la movimentazione di persone ed automezzi da e per l’allevamento.
Dal punto di vista clinico, si è posta attenzione ad eventuali rialzi
febbrili, i classici sintomi respiratori (scolo nasale sieroso, tosse,
tumefazione dei linfonodi intermandibolari), la presenza di edemi distali degli arti e le parti declivi del corpo: ma non si è rilevato nulla di significativo.
Anche i feti abortiti e le placente
ad un esame obiettivo generale
non mostravano segni di alcuna
lesione, e le cavalle il giorno stesso dell’aborto apparivano assolutamente normali. Solo una fattrice risultava
isolata in infermeria per un episodio neoplastico alla congiuntiva palpebrale, fattrice che sottoposta ad intervento chirurgico,
senza risultati apprezzabili, anzi con recidiva in atto, veniva sottoposta ad eutanasia
in data 05 Maggio prima ancora del parto.
L’effettuazione dell’indagine epidemiologica ha potuto escludere avvelenamenti da
piante o sostanze chimiche, carenze nutrizionali ed altre cause infettive. La stessa
indagine non ha tralasciato l’esame di tutte
le movimentazioni in allevamento ed in
particolare si è potuto evincere che tra il 04
Gennaio ed il 12 Febbraio sono state introdotte in allevamento, dalle corse, sei caval-
le, per essere messe in razza. Questi animali, non vaccinati contro la Rinopolmonite
se non dopo il primo aborto avvenuto in
allevamento, non sono stati posti in quarantena, ma in paddock confinanti con le
fattrici, confidando anche sull’assenza di
sintomatologie evidenti e riferibili a malattie infettive e sul fatto che erano state eseguite le vaccinazioni profilattiche. In attesa
degli esiti sui feti inviati al laboratorio, il 14
marzo, si provvedeva ad effettuare i prelievi ematici su tutte le fattrici gravide più le
tre che avevano già abortito (tabella 1).
In seguito alla conferma diagnostica per
EHV1 (23 Marzo) viene proposta apposita
Ordinanza Sindacale così come da Regolamento di Polizia Veterinaria (D.P.R. 08.
02.1954 N. 320) ed O.M. 12.08.1970 “Profilassi delle Malattie Virali Respiratorie degli
equini”, al fine di evitare la diffusione della
malattia e con cui vengono prescritte al
proprietario dell’allevamento le disposizioni urgenti e contingenti che in parte
erano già state prescritte all’atto di notifica
del sospetto di Rinopolmonite (vedi sopra) con il sequestro di tutti gli equidi presenti in allevamento ed il divieto di movimentazione. In data 25 marzo sono state
testate le fattrici vuote ed in data 30 marzo
le fattrici gravide, già testate in data 14 per
evidenziare eventuali sieroconversioni, insieme ai puledri 2004 ed ai tre cavalli da
sella. (tabella 1 e grafico 2).
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Dopo l’ultimo caso di aborto, avvenuto il
30 marzo, tutte le restanti fattrici hanno
partorito regolarmente; in assenza di qualsiasi sintomatologia clinica, verificata con
periodiche visite in allevamento per tutto il
mese di aprile, il 5 maggio si è effettuato
un ulteriore prelievo su tutti i capi per vedere l’andamento anticorpale: in generale
si è avuto un abbassamento del valore di
sieroneutralizzazione; solo una cavalla, tra
l’altro vuota, ha sieroconvertito e sulla quale si è effettuato un test PCR per valutare l’eventuale presenza del virus (EHV1 ed
EHV4) il quale ha dato esito negativo.
Il 31 maggio si è provveduto a chiudere il
focolaio dopo aver accertato che:
1 tutte le fattrici gravide avevano
ormai partorito;
2 erano state effettuate tutte le
disinfezioni prescritte;
3 erano passati ormai 60 gg.
dall’ultimo caso di aborto;
4 la PCR sull’ultima cavalla che aveva sieroconvertito era negativa;
5 assenza di sintomi clinici apparenti riferibili a Rinopolmonite o
altra malattia infettiva diffusiva.
Commenti ai titoli anticorpali
Esaminando cronologicamente gli
esiti sierologici (tabella 1) si può
osservare:
1 al primo prelievo tutte le cavalle hanno mostrato titoli anticorpali positivi per EHV1 variabili tra 32
(una sola cavalla) e > 256;
2 i prelievi del 25/30 marzo effettuati su
tutti i capi in allevamento, compresi i 35
puledri ed i tre cavalli da sella, hanno
mostrato un generale aumento di tutti i
tassi anticorpali sulle cavalle già testate
in precedenza con due sieroconversioni
(da 64 a > 256), di queste una ha partorito normalmente il 09.04.2005 e l’altra
ha abortito il 30.03.2005. Un’unica fattrice ha dimostrato diminuzione del tasso
anticorpale (da 32 a 16), ma si trattava
della fattrice con neoplasia in atto, in
probabile stato di immunodepressione.
Le altre fattrici, non gravide, hanno anche
loro evidenziato tassi anticorpali positivi
(da 32 a > 256). I puledri ed i cavalli da
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Contributi pratici
sella presentano tassi anticorpali negativi (50%), 2 capi con valore > 256
(5,26%), 3 con 128 (7,89), 1 con titolo
64 (2,63%), sei capi con titolo 32
(15,78%), 3 capi con titolo 16 (7.89%) e
4 capi con titolo 8 (10,52%) e quindi
valori in generale più bassi rispetto alle
fattrici;
3 con il terzo prelievo, del 5 maggio, si
evidenzia un generale abbassamento di
tutti i tassi anticorpali (19 cavalle pari al
69,35% dei prelievi effettuati) con ancora un’unica sieroconversione da 64 a >
256 su una cavalla vuota (risultata poi negativa ad test PCR effettuato successivamente), 8 capi con tasso leggermente
aumentato (13,11%) e 11 con tasso invariato (18,03%).
Conclusioni
L’episodio descritto dimostra, come ampiamente descritto in letteratura, che l’uso della
vaccinazione non può contrastare gli episodi di aborto una volta che questi si manifestano. Il fatto di aver ripetuto due interventi
vaccinali a distanza di 15 giorni, dopo il
primo aborto, non ha evitato che per un
mese si siano ripetuti altri aborti.
Sicuramente la normale profilassi con vaccinazione al 5°, 7° e 9° mese di gravidanza
stimola maggiormente l’immunità umorale
tralasciando l’immunità cellulo-mediata più
utile nella prevenzione dell’aborto (immunità che normalmente si abbassa nell’ultimo
trimestre di gravidanza). Sicuramente l’incidenza di aborti nel mese di marzo ha confermato l’ampia diffusione del virus nell’ambiente così come comunque ha sicu-
ramente giovato una corretta gestione del
focolaio dopo i primi aborti: in letteratura
sono state descritte percentuali ben più alte di aborti nei focolai da EHV1. Certamente risalire all’origine dell’infezione non
è agevole ma comunque si può ragionevolmente dedurre che l’elemento scatenante sia stata la riattivazione dell’infezione
latente di animali interni alla scuderia o, più
verosimilmente, di soggetti non vaccinati e
non adeguatamente isolati provenienti dall’ippodromo ed introdotti in allevamento.
Non si può altresì eludere che questi animali stressati dalle corse abbiano agito come amplificatori di virus, esponendo quindi le fattrici in allevamento ad una elevata
carica infettante alla quale nulla ha potuto
la vaccinazione. Dall’esperienza di cui
sopra, si evince che per ottimizzare il risultato della profilassi immunizzante e per limitare gli episodi d’aborto è necessario:
1 vaccinare tutto l’effettivo dell’allevamento,
indipendentemente dall’età e dall’attività dei singoli animali;
2 mantenere per almeno tre settimane
l’isolamento dei cavalli di nuova introduzione in allevamento;
3 effettuare spesso disinfezioni degli
ambienti nei quali vivono i cavalli;
4 limitare le dimensioni dei gruppi dei
puledri in svezzamento, mantenendoli
in paddock relativamente ampi e così
anche per i gruppi delle fattrici;
5 cercare di evitare le situazioni di stress
che possono provocare la riattivazione
del virus;
6 in caso di un primo evento abortivo
separare le giumente in gruppi quanto
più piccoli possibile.
Grafico 2 - Esiti sierologici dei puledri e cavalli da sella
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Tabella 1 - Elenco delle fattrici con titoli di sieroneutralizzazione per EHV1 (cut off 8)
In evidenza le sieroconversioni e gli aborti
Esito parto
Fattrice 1
Fattrice 2
Fattrice 3
Fattrice 4
Fattrice 5
Fattrice 6
Fattrice 7
Fattrice 8
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Fattrice 10
Fattrice 11
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Fattrice 13
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Fattrice 19
Fattrice 20
Fattrice 21
Fattrice 22
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Fattrice 26
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