il sikhismo - dell`Istituto comprensivo di Villongo

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IL SIKHISMO
I sikh nel mondo sono circa 19 milioni e vivono per lo più nella regione indiana
del Punjab. Fuori dell'India vivono quasi un milione di sikh, di cui oltre
quattrocentomila in Gran Bretagna, trecentomila in Canada e centomila negli Stati
Uniti. In Italia, i sikh «etnici» indiani sono diverse migliaia, impiegati per una parte
significativa nell'agricoltura e nell'industria lattiero-casearia; sono presenti
soprattutto in provincia di Brescia, nel Veneto, attorno alla statale Pontina, a Sud
di Roma (fra Aprilia, Latina, San Felice Circeo e Terracina vivono stabilmente
quattrocento indiani di religione sikh, con un centro di culto in un tempio nelle
vicinanze di Aprilia) e in Emilia-Romagna (con una casa colonica trasformata in
gurdwara a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, dove un nuovo tempio è stato
inaugurato il 1 ottobre 2000 alla presenza del presidente della Commissione
Europea, Romano Prodi). In quest'ultimo centro si celebrano regolarmente le feste
del calendario sikh, in particolare il Baisaki Day (13 aprile) con la partecipazione
sia di sikh «etnici» sia di sikh italiani di ispirazione 3HO (=Associazione Italiana
Sikh dharma).
[fonte : Enciclopedia delle Religioni in Italia- Elledici]
La Rivelazione
In India il guru è una guida spirituale. Guru in sanscrito significa pesante e indica
il peso della sapienza e della conoscenza religiosa che il guru porta Il fondatore
del sikhismo, il guru Nanak (1469-1539) nasce nell'attuale Pakistan a Talwandi .
E' figlio di funzionari (di religione induista naturalmente) che appartengono alla
casta degli ksyiatriya (guerrieri-vedi : Induismo), ma nella sottocasta dei bedi
(nome che identifica le famiglie kshatriya che conoscono e studiano le scritture
vediche). Faceva il contabile e si interessava all'Islam e al sufismo (corrente
mistica dell'Islam, una specie di monachesimo islamico).
Nel 1498, mentre fa il bagno in un fiume, ha un'esperienza mistica. Gli amici lo
pensano annegato, ma il quarto giorno riappare affermando che Dio gli è apparso
e lo ha incaricato di una missione religiosa; dovrà insegnare che «davanti a Dio
non c'è indù, non c'è musulmano» ma soltanto carità, servizio e preghiera. Da
allora, percorre il subcontinente indiano e i paesi vicini - si sarebbe spinto fino a
Sri Lanka, alla Mecca, a Bagdad - in quattro lunghi viaggi, che - se hanno senza
dubbio una qualche realtà storica - costituiscono pure il mito di fondazione del
sikhismo.
Testi Sacri
Nanak Dev (1469-1539) dopo avere ricevuto l'illuminazione a Sultanpur, trascorse
il resto dei suoi anni a viaggiare per l'India cantando le poesie religiose che lui
stesso aveva composto, e che successivamente furono registrate per iscritto e
inserite nel canone sikhista. Da Nanak fino al 10° successore il Guru è il
depositario della Tradizione. Alla morte del decimo guru, Gobind Singh, nel 1699,
in un periodo di grande confusione politica e militare, la comunità religiosa decide
di non riconoscere un nuovo guru : il libro sacro Adi Granth - raccolta di scritti da
Nanak fino al 4° Guru ad opera del V° Guru Arjun (1606)- funge da Guru con il
nome di Guru Granth Sahib. E' una raccolta di quasi seimila inni. Le 1430 pagine
dell'Adi Granth comprendono inoltre alcuni inni di santi bahkti e di sufi
musulmani.
Storia
Negli anni 1520, esausto per i lunghi viaggi, Nanak si stabilisce a Kartarpur, dove
raduna un buon numero di discepoli (in lingua punjabi discepolo si dice sikh), e
dove muore nel 1539.
Nella tradizione di Nanak, è fondamentale la nozione di guru in senso sikhista:
Sachapadshad, che nell'epoca islamica dei Mogol significava Imperatore Vero.
Ancora oggi per essere considerati sikh è necessario riconoscere il lignaggio dei
primi dieci guru, da Nanak fino a Gobind Singh(1666-1708)Nanak scelse il
proprio successore, Guru Angad. Il secondo guru, Angad (1504-1552), e il terzo,
Amar Das (1479-1574), perfezionano il processo di separazione della comunità
sikh sia dall'induismo, sia dalle confraternite sufi. Al servizio di questa nuova
religione, il quarto guru Ram Das (1531 o 1534-1581) fonda nel Puniab la città
santa di Amritsar, e pone le basi per una alleanza con il potere politico mogul
(vedi : Induismo-storia) che avrà peraltro varie traversie. Il suo successore, il
quinto guru Arjun (1563-1606), raccoglie gli scritti dei predecessori - e di altri
«santi» indù e musulmani - nell'Adi Granth, e lancia un ambizioso programma di
costruzioni a Amritsar e di proselitismo. E' vittima del suo stesso successo:
insospettito dal crescente potere dei sikh, il quarto imperatore mughal dell'India
(1605-1627) -Jahangir (1569-1627) - lo fa arrestare. Arjun muore in carcere nel
1606. Il figlio e sesto guru, Hargobind (1595-1644), è una figura importante nel
processo di trasformazione del sikhismo da movimento che aveva avuto accenti
pacifisti in religione che dispone di un vero e proprio esercito, e i cui membri
diventano leggendari per il valore militare. Sotto la guida di Har Rai (1630-1661),
Hari Kishan o Krishen (1656-1664: morto a soli otto anni e tuttavia, secondo la
tradizione sikh, già prodigioso per erudizione e saggezza), Tegh Bahadur (16211675) e infine Gobind Singh, i sikh si oppongono o tentano di venire a patti - con
alterne fortune - con l'impero mogul. Per cento anni, dal 1699 al 1799, la
comunità sikh ortodossa (khalsa) vive un periodo di confusione e di divisioni, cui
pone termine una personalità forte, Ranjit Singh (1780-1839), che non solo
riconcilia le diverse fazioni ma riesce a farsi riconoscere come sovrano del Punjab
nel 1799. Regna per quarant'anni; sei anni dopo la sua morte, nel 1845, gli inglesi
entrano nel Punjab e nel 1849 lo annettono all'India. .
I Sikh vennero duramente perseguitati dall'impero Mogol. Sotto gli ultimi Guru, la
resistenza sikh si fece massiccia. Il Guru Tegh Bahadur, il Guru Gobind Singh suo
figlio e i quattro figli di Gobind Singh vengono onorati per aver dato perso la vita
in questo conflitto ma non la fede. Il Guru Tegh Bahadur fu decapitato a Delhi nel
1675 dopo essersi rifiutato di convertirsi all'Islam. Il Guru Gobind Singh , il
secondo Guru per importanza e il fondatore della Khalsa ovvero della più
rappresentativa istituzione della comunità sikh, nel 1708 venne ferito da una
freccia di un sicario Mogol morendo pochi giorni dopo. Il Guru Gobind Singh perse
i suoi quattro figli durante la sua vita: il primogenito fu ucciso in battaglia contro i
Mogol, mentre i figli minori furono murati vivi per aver rifiutato di abiurare. I
martiri sono molto onorati dai sikh; il Guru Granth Sahib afferma che "meritano
gloria sia qui che nell'aldilà"La comunità sikh, nella sua maggioranza, non si
Oppone agli inglesi, ma stabilisce rapporti di collaborazione: molti sikh si
arruolano nell'esercito britannico, dove rinnovano la fama militare che si erano
conquistati in India nel XVII secolo. Nel 1873 è fondata la società Singh Sablia, con
lo scopo di preservare e rivitalizzare i caratteri distintivi della religione sikh. Negli
ultimi decenni dell'amministrazione inglese, per un complesso di ragioni (fra l'
altro di carattere economico, perché le terre abitate da una maggioranza sikh si
aspettano di ricevere come compenso della loro fedeltà alla Corona inglese - aiuti
economici in tempi di carestia che non sono concessi), le relazioni fra i sikh e
autorità coloniale britannica peggiorano, fino alla dura repressione del 1919
(«massacro di Amritsar»).
Ancora più tese - nonostante temporanee schiarite sono le relazioni fra i sikh e
l'India indipendente, a maggioranza induista. Il punto più basso di queste
relazioni si raggiunge negli anni 1980, con l'uccisione di diversi leader sikh
qualificati come «terroristi» dal governo, l'ingresso delle truppe indiane nel
tempio di Amritsar (considerata una profanazione dai sikh) e il successivo
assassinio del primo ministro Indira Gandhi (1917-1984) da parte delle sue
guardie del corpo sikh.
Anche a causa di queste difficoltà, fin dagli inizi del XX secolo l'emigrazione sikh
dall'India aveva assunto grandi proporzioni.
Nella storia del sikhismo, accanto ai khalsa sikh (=sikh battezzati) che accettano
tutti i dettami e portano tutti i segni esteriori della fede, altre «famiglie» di nonkhalsa síkh e di gora sikh («sikh bianchi») sono state riconosciute come parte
della comunità nel senso più ampio, fino a quando le loro differenze non
diventano così radicali da contraddire l'essenza stessa della fede.
Khanda
Khanda: simbolo che rappresenta il potere creativo universale. Al centro c'è una
lama a due tagli, simbolo del potere onnipotente del Creatore; il cerchio
simboleggia l'infinito; le due lame all'esterno stanno per l'equilibrio spirituale e
temporale dell'universo.
Il decimo guru, Gobind Singh (1666-1708), fondò l'ordine militante dei Khalsa ("i
puri") e decretò che, dopo di lui, non ci sarebbe stato un altro guru in quanto
l'autorità religiosa veniva trasferita al testo sacro, l'Adi Granth.
CULTO
La priorità della ricerca di Dio nella propria interiorità non impedisce ai sikh di
costruire santuari per dare importanza ai luoghi e agli eventi della loro storia.
Harimandir significa "tempio del Signore", ed è il nome di numerosi santuari sikh,
incluso il gurdwara o tempio del luogo natale del Guru Gobind Singh a Patna. Ma
per tutti i sikh l'Harimandir per eccellenza è il santuario di Armitsar nel Punjab.
Il Guru Ram Das , 4°Guru, fece scavare due laghi artificiali, Santokshar ed
Amristar, lago dell'immortalità , in mezzo al quale fece costruire Il Tempio d'oro.
Il lago fu scelto, secondo un antico racconto, perchè un vecchio paralitico notò
che le vacche che si immergevano nelle sue acque ne uscivano come bianche
colombe. Il vecchio strisciò con delle assi fino al lago, si immerse e ne uscì
guarito.
Intorno al Tempio fece costruire la città . Invitò 52 commercianti a stabilire i loro
centri commerciali nella città e diede inizio al primo centro della civiltà Sikh.
Centro politico e religioso, oltre che commerciale, il tempio fu da sempre teatro di
innumerevoli conflitti.
Fu occupato e profanato dagli Afgani nel 1756 : lo distrussero nel 1764. L'ultima
profanazione è del 1984 quando l'esercito indiano lo ha danneggiato gravemente
bombardandolo ed incendiandolo.
IL CALENDARIO RELIGIOSO SIKH
« I mesi, le stagioni, le date e tutti i giorni sno benedetti: ogni ora, minuto e
secondo conduce naturalmente verso il Vero Uno: incontrando l'Amato, tutte le
azioni raggiungono il loro scopo ed il loro compimento»
Le feste importanti sono gurpurb, e segnano la nascita o il martirio di un Guru. Le
altre sono dette mela. La maggior parte delle feste include un akhand path, un
rito di 48 ore di lettura del Guru Granth Sahib, di predicazione, preghiera e culto
comunitario, canti compresi.
Dicembre/Gennaio
Nascita del Guru Gobind Singh: il Guru Gobind Singh, fondatore della Khalsa e
decimo Guru, nacque nel 1666.
Febbraio
San Maholla: si tratta di una celebrazione in Anandpur in memoria del Guru
Gobind Singh.
Aprile
Vaisakhi: originariamente festa del ringraziamento, ora è la celebrazione della
Khalsa, fondata secondo la tradizione nel giorno di Vaisakhi del 1699.
Maggio
Martirio del Guru Arjan: Arjan, il quinto Guru, fu torturato e annegato
dall'imperatore Jahangir nel 1606.
Agosto
Celebrazione del Guru Granth Sahib: ricordo della compilazione del libro sacro nel
1606.
Ottobre
Diwali: si tratta di una festa indù fatta propria dai sikh a commemorare la
liberazione dalla prigione del Guru Hargobind, il sesto Guru, nel 1619. Nascita del
Guru Nanak: Guru Nanak, il primo Guru e il fondatore della fede sikh, nacque nel
1469 nell'attuale Pakistan.
Novembre
Martirio del Guru Tegh Bahadur: il Guru Tegh Bahadur, il nono Guru, fu giustiziato
nel 1675 dall'imperatore Aurangzeb.
Nelle comunità sikh una delle cerimonie fondamentali è quella del langar. (àncora)
E' la consumazione di un pasto comune come segno dell'adesione ad una vita di
carità e di servizio. Ciascuno vi partecipa secondo le proprie capacità e riceve
secondo i propri bisogni. Il pasto tradizionale è vegetariano ed è gratuito per tutti.
Ci si siede per terra come segno di uguaglianza .
Princìpi fondamentali
Il Sikhismo si ispira ad alcuni princìpi dell' Induismo e dell' Islam , pur essendo
una religione autonoma e a sé stante.
Dall'Induismo trae la credenza nella trasmigrazione delle anime (samsara) e degli
effetti delle azioni sulle vite successive (karma). L'obiettivo ultimo è di
interrompere il ciclo delle rinascite (cfr. Induismo , Buddhismo , Giainismo ),
tranne che la liberazione non è vista come un annullamento del sé, bensì come
una congiunzione con Dio, che è Uno e indivisibile. Tale congiunzione si ottiene
tramite il retto comportamento e la fede in Dio.
Come i musulmani, i sikh credono che Dio abbia creato il mondo e che la Sua
volontà governi ogni cosa.
Nelle cerimonie Sikh sia gli uomini che le donne possono officiare e leggere il
Libro Sacro.
Nelle occasioni più solenni il Libro viene letto da un Granthi un cerimoniere che fa
anche da sagrestano dei luoghi di culto, Gurdwara (tempio del luogo natale del
Guru Gobind).
Il Libro Sacro viene onorato come fosse un vero Guru, una persona. Viene tenuto
su di un trono, manji, sotto un baldacchino e di notte viene deposto in un
repositorio ricoperto di speciali tessuti decorati, rumalas.
Mentre si legge il libro si ondeggia su di esso una piuma, chauri, la sacra piuma
fatta di peli di coda di bue tibetano oppure, più normalmente oggi, di fibre
artificiali.
Il gesto simboleggia quello dei servitori dell'Imperatore che lo rinfrescavano
durante i viaggi (processione) o nelle sedute importanti.
Questi gesti sono naturalmente gesti simbolici che esprimono la venerazione per
la Parola Rivelata di Dio.
Il trono su cui siede il Libro sacro viene venerato come simbolo sacro: davanti ad
esso i fedeli depositano le loro offerte in denaro o cibo e ad esso non voltano mai
le spalle.
Il Libro è scritto nel dialetto medievali hindi usato dai poeti che comprende
vocaboli punjabi, persiani e sanscriti.
Il contenuto fondamentale del Libro è la salvezza dalle rinascite o liberazione
mediante la fede nel Nome Divino :Nam. Per gli indù Dio si rende manifesto e
accessibile in molti modi, ma specialmente nei templi e nei luoghi di
pellegrinaggio. Al contrario il Guru Nanak affermò che il culto dei templi e i
pellegrinaggi possono facilmente trasformarsi in vuoti ritualismi. Incoraggiò
piuttosto i suoi discepoli a cercare Dio dove può essere trovato sempre , cioè non
in edifici esteriori, ma dentro il proprio essere. Il Nome, Nam, abita dentro
ciascuno, come pure la Parola senza suono della Verità, anahad Shabad: dunque
perché cercare al di fuori quanto può essere trovato al nostro interno?
Senza il vero nome di Dio ogni lettura rituale del libro è senza senso : " L'unico
Tempio che conta è quello dentro di noi" [ Guru Granth Sahib 152].
La maggioranza dei Sikh tiene in casa un manuale religioso , Gutka, che contiene i
passi principali del Libro Sacro per la fede quotidiana. L'insegnamento del Guru
Nanak è fondamentale.
Egli non aveva molta fiducia nei guru delle varie religioni dell'India , diceva che
molti si definivano tali solo per carriera, prestigio o denaro.
«Vi è chi canta inni religiosi senza conoscere Dio... vero guru è colui che mangia
quello che ha guadagnato lavorando onestamente e dà del suo ai bisognosi: lui
solo conosce la vera via verso la vita» [Adi Granth 1245)
Nanak insegna che
--Dio è senza qualità (nirguna), ed è insieme creatore, sostegno e distruttore
della vita.
--Se queste caratteristiche di Dio fanno parte della tradizione induista (la
Trimurti), è sotto l'influenza dell'Islam che Nanak ripete: «C'è un solo Dio»,
--e insiste sul fatto che Dio non può prendere forma umana.
--Pertanto, non c'è posto nel sikhismo per incarnazioni divine o avatarti.
Il Male
Dio, creatore, è egli stesso l'autore della dualità (dvaita) e dell'illusione (Maya), in
cui l'uomo rimane intrappolato divenendo così soggetto al ciclo delle
reincarnazioni.
La Salvezza
Lo scopo dell'uomo è sfuggire a questo ciclo, divenendo uno con Dio.
Per ottenere questo scopo, tre cose sono principalmente necessarie.
Anzitutto, nessuno può ottenere la liberazione senza l'intermediazione di un
guru. Dopo il decimo guru, il sikhismo (almeno nella sua corrente principale) non
ritiene più necessario un guru vivente, sostituito dagli insegnamenti dei primi
dieci guru e dei loro predecessori contenuti nell'Adí Granth ( il libro sacro ,il vero
guru per il tempo presente).
In secondo luogo è necessario vivere una vita morale - evitare i vizi, rendere
servizio alla comunità e ai poveri, lavorare onestamente, combattere quando è
necessario con coraggio, astenersi dall'adorazione degli idoli e dalle pratiche
superstiziose -, mentre non è necessario l'ascetismo (un aspetto della devozione
indù rifiutato con forza dal fondatore).
In terzo luogo, quotidianamente occorre un «ricordo» di Dio, sotto forma di
ripetizione del suo nome (nam) anche attraverso il canto di inni (kirtan). A chi
medita, particolarmente nelle prime ore del mattino, Dio si rivela come musica,
luce e via di liberazione.
Iniziazione
Khalsa significa, letteralmente, «puro», e identifica il sikh che ha partecipato a una
cerimonia di battesimo condotta da cinque sikh battezzati. Il 30 marzo 1699 il
decimo guru Gobind Singh aveva infatti battezzato i primi cinque sikh, e si era
fatto battezzare da loro. Per essere sikh non è necessario essere «battezzato»
(esistono non-khalsa sikh ), ma la khalsa è considerata il segno della dedizione
totale alla fede. A essa si accompagnano i «segni fisici della fede» (che sono più
che simboli): le cinque «k», cioè
--kesh (capelli lunghi raccolti in un turbante, obbligatorio per gli uomini e talora
usato anche dalle donne),
--kangha (il pettine, segno di capelli raccolti in modo ordinato, a differenza della
crescita «libera» e disordinata degli asceti induisti),
--kara (un braccialetto di ferro, che rappresenta il controllo morale nelle azioni e
il ricordo costante di Dio),
--kacha (mutande o sottovesti di tipo allungato, simbolo dell'autocontrollo e della
castità) e
--kirpan (spada cerimoniale, di cui oggi si sottolinea che è un simbolo religioso di
fortezza e lotta contro l'ingiustizia, non un'arma)
Nel corso degli anni, si sono consolidate nella comunità sikh anche una serie di
pratiche che ne definiscono l'identità, particolarmente con riferimento ai khalsa
sikh.
I khalsa sikh (e anche alcuni non-khalsa) usano come cognome, o aggiungono al
cognome, Singh per gli uomini e Kaur per le donne.
Organizzazione
Organizzazione
Secondo il Sikhismo,
--tutti gli esseri umani sono uguali di fronte a Dio (dunque viene rifiutato il
sistema castale):
--questo principio implica l'abolizione del clero (ogni sikh può leggere il Guru
Granth Sahib, a casa o al tempio)
--e la parità tra uomo e donna (le donne possono guidare la congregazione in
preghiera e diventare "leonesse della fede" al pari degli uomini).
--Contrario a ogni forma di ascetismo, al celibato, al formalismo dei rituali e al
culto delle immagini,
--il Sikhismo invita i propri seguaci a raggiungere un equilibrio tra gli obblighi
spirituali e quelli temporali.
--La condivisione dei beni è ritenuta una parte importante della vita quotidiana.
--I khalsa sono guerrieri, oltre che credenti e capifamiglia,
--e credono nella legittimità della "guerra santa", intesa come strumento per
combattere le ingiustizie.
--Chi entra nei khalsa è tenuto a portare sempre con sé le "cinque k": kesh
(capelli mai tagliati: chi se li taglia è un rinnegato); kacha (pantaloncini corti),
kirpan (pugnale), kara (bracciale di ferro) e kanga (pettine).
Rapporti con le altre religioni
Sebbene il Sikhismo sia molto critico nei confronti di altre religioni, i guru hanno
sempre dichiarato di credere nella libertà religiosa in quanto ciò che più conta è la
condotta morale che l'individuo mantiene nel corso della sua vita terrena e la sua
fede in Dio (o in un principio di divinità). Ciò significa che, per il Sikhismo,
persone di religioni diverse possono raggiungere la salvezza dell'anima pur
rimanendo all'interno della propria religione. Nella pratica, tuttavia, la storia dei
sikh è stata segnata dal conflitto con i musulmani e con gli induisti.
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