Ascesa e declino dell`Impero Sikh

Ascesa e declino dell'Impero Sikh
Giovedì 06 Novembre 2008 23:39
Dall'ecumenismo di Akbar alle persecuzioni di Aurangzeb, da Ranjit Sikh alla Partition: l'ascesa
e il declino dell'Impero Sikh.
Nel XVI secolo, durante il regno dell grande imperatore moghul Akbar , dal punto di vista
religioso l'India visse una parentesi dorata, grazie alla strada del sincretismo intrapresa dal
sovrano; ai
Sikh ,
stanziati nella regione del
Punjab
, l'imperatore concesse delle terre sulle quali sarebbe poi sorto il Tempio d'Oro di
Amritsar
. Ma la religione fondata da
Guru Nanak
, che aveva fuso i princìpi spiritualistici del monoteismo islamico con le credenze indù sul
karman
e la reincarnazione, oltre alla devozione mistica del movimento Bhakti, 
cominciò ad essere perseguitata dopo la morte di Akbar e in particolare dall'imperatore
Aurangzeb
, che impose loro conversioni forzate e tasse vessatorie, giungendo fino all'esecuzione pubblica
del Nono
Guru
,
Guru Tegh Bahadur
, seguita da quella dei 4 figli del successore,
Guru Gobind Singh
, il quale quindi reagì militarizzando i seguaci con la fondazione della confraternita armata sikh,
il
Khalsa Panth
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.
Da società laica e pacifica, la comunità sikh si trasformò dunque parzialmente in setta guerriera,
diventando nel corso del XVII una temibile potenza che potè far sentire la sua voce e il suo
peso su successioni e dominazioni locali. Il successore di Aurangzeb, Bahadur Shah, di credo
sufi
, potè infatti contare sul decisivo appoggio delle milizie sikh all'ora di combattere e sconfiggere il
fratello minore Azam Shah, che aveva cercato di usurpare il suo trono. Poi, lentamente, l'impero
moghul si sgretolò frazionandosi in principati autonomi e possedimenti stranieri. Alla fine del XVIII secolo, il Punjab si trovò ad essere quindi governato da una confederazione
di
Sarbat Khalsa
, principati e piccoli regni sikh associati, che vennero poi unificati nel 1801 nell'
Impero del Punjab
dal condottiero Ranjit Singh Deol,
il quale riuscì a respingere gli Afghani, che da tempo incombevano sulla zona, e a sottomettere
al suo dominio l'area fino a Lahore, Peshawar e agli attuali Afghanistan,
 Jammu-Kashmir
e
Himachal Pradesh
. Incoronato maharaja nel 1801 e soprannominato Sher-e-Punjab, il Leone del Punjab, pur
essendo un fervente sikh, patrocinatore dell'arricchimento estetico e architettonico
dell'Harmandir Sahib di Amritsar, che acquisì allora l'appellativo di
Tempio d'Oro
, nonché costruttore di altri celebri santuari, Ranjit Singh non era però seguace del
khalsa Panth;
trasformò tuttavia le armate già presenti sui territori che andava conquistando in un poderoso
esercito, confermando o assoldando allo scopo generali e comandanti anche stranieri - tra i
quali il napoletano
Paolo Avitabile
- mentre il suo regno veniva dichiarato laico e nessuna discriminazione veniva esercitata nei
confronti dei residenti o dei suoi soldati che, di fatto, erano in maggioranza musulmani e indù.
Ma
dopo la sua morte, avvenuta nel 1839, come già accaduto rispetto alla Confederazione Maratha
, anche la successione nell'impero Sikh fu molto sofferta. Si intromise allora nelle dispute tra gli
aspiranti al trono ancora una volta la britannica
Compagnia delle Indie Orientali
, 
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che da tempo premeva ai confini dell'impero e che aveva nel frattempo incassato nella regione
l'appoggio del piccolo regno indipendente di
Patiala
, ottenendo
così
nel 1846, dopo la Prima Guerra Anglo-Sikh,
il controllo di tutte le terre comprese tra i fiumi
Beas
e
Sutlej,
oltre al
Kashmir
. In seguito alla
Seconda Guerra Anglo-Sikh
, nel 1849, l'intero territorio dell'Impero del Punjab fu poi sottomesso alla compagnia inglese,
che completò così l'occupazione coloniale del Paese appropriandosi in seguito anche di
numerosi e leggendari tesori sikh, primo fra tutti il celeberrimo diamante
Koh i Noor
.
Nel Novecento, nonostante il notevolissimo apporto umano e militare offerto durante la Prima
e la
Seconda
Guerra Mondiale al servizio della Corona britannica, il contributo dato dal popolo sikh anche alla
lotta indiana per l'Indipendenza fu fondamentale: fu proprio a Lahore, attuale Pakistan, che il
Pandit Nehru
sventolò per la prima volta la bandiera dell'India indipendente. Ma allo scoccare dell'indipendenza, il 15 Agosto del 1947, proprio la grande area geografica del
Punjab, così come a Est quella del Bengala, venne divisa
a tavolino
tra Pakistan e India dai nuovi confini; i disordini e gli eccidi erano cominciati già all'inizio di
quell'anno e proseguirono fino ad autunno inoltrato, mentre ad ogni azione perpetrata contro i
Sikh residenti nel futuro Pakistan musulmano seguiva una vendetta contro i Musulmani del
Punjab indiano, sfociando in un'indicibile e mai del tutto riportata serie di massacri, che
culminarono con l'esodo incrociato di svariate decine di milioni di profughi verso la nuova patria
obbligata.
Il calcolo approssimativo dei caduti superò il milione di morti, ma il prezzo pagato dal Punjab fu
certamente tra i più salati del subcontinente indiano.
Il rancore punjabi per gli esiti della violentissima partizione imposta, che separò famiglie e
sradicò la popolazione di un'enorme area, tardò molto a sopirsi. Nel 1984, grazie a una
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situazione di particolare instabilità politica, si scatenò così in Punjab un movimento
indipendentista per l'autonomia politica della regione: la confederazione era molto ricca e unita,
forte soprattutto nel Punjab orientale e nell'amministrazione statale a tutti i livelli; sulla scena
politica aveva già fatto il suo ingresso Jarnail Singh Bhindranwale, un fanatico religioso con
malcelate ambizioni politiche, che puntava alla costituzione del
Khalistan
, Stato indipendente confessionale sikh. Nel 1978 questi aveva fondato un apposito partito e
aveva inaugurato in contemporanea la sua carriera di terrorista, organizzando le prime azioni
violente contro una setta sikh eterodossa, i
Nirankari,
azioni che poi diventeranno veri e propri attacchi indiscriminati, fino a che nel 1983
Indira Gandhi 
pose la regione sotto diretto Governo del Presidente, attribuendo alle forze di polizia poteri
straordinari. Il 2 Giugno del 1984, dopo alcune giornate di moti di piazza, il Tempio d'Oro di
Amritsar
, divenuto centro della resistenza dei guerriglieri guidati da
Bhindranwale
, fu violentemente attaccato dai militari indiani e poi occupato nel corso di una controversa e
sanguinosa operazione, nota come
Operazione Blue Star
.
Il brutale intervento militare provocò la morte di molte persone del tutto innocenti e la grave
profanazione del Tempio d'Oro, massimo centro religioso sikh. Pochi mesi dopo, in
rappresaglia, Indira Gandhi verrà assassinata per mano delle sue stesse guardie del corpo,
anch'esse sikh, e indicibili violenze si scateneranno contro gli appartenenti alla comunità in tutto
il Paese. A Nuova Delhi, in particolare, bande di indù inferociti si abbandonarono a gravissimi
crimini
, provocando la
distruzione dei beni e delle vite di migliaia di cittadini sikh inermi. Le violenze, represse
tardivamente con l'intrevento delle forze armate, non cessarono sotto la guida del nuovo leader,
 Rajiv Gandhi
, che cercò di attuare un programma di maggiore tolleranza, seppur nella ferrea repressione del
separatismo e del terrorismo sikh. Gli attentati che in seguito insanguinarono periodicamente
l'India vennero considerati e rivendicati dai guerriglieri sikh come vendetta della grande strage
del Tempio. Poi i riflettori si spensero sulle loro attività ormai sopite, per riaccendersi su quelle
relative al terrorismo di altra matrice, interna ed internazionale.
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