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La vera storia delle Crociate
di Thomas F. Madden
Comparso su Crisis, Vol. 20 N. 4 - Aprile 2002
Con la possibile eccezione di Umberto Eco, gli studiosi medievali non sono soliti sollecitare l’attenzione
dei media. Noi tendiamo ad una relativa quiete (se si eccettua il baccanale annuale del Congresso
internazionale di studi medievali di Kalamazoo), leggendo cronache ammuffite e scrivendo studi
meticolosi che ben pochi leggeranno. Si immagini, quindi, la mia sorpresa quando, nei giorni successivi
all’11 settembre, il Medio Evo balzò improvvisamente alla ribalta.
In quanto storico delle Crociate, mi ritrovai con la tranquilla solitudine della mia torre d'avorio infranta
da giornalisti, redattori e conduttori di talk-show ansiosi di trovare lo scoop. Cosa furono le Crociate?,
chiedevano. Quando si ebbero? Quanto fu insensato l’uso della parola "crociata" nei discorsi del
presidente George W. Bush? Con alcuni dei miei visitatori avevo la netta sensazione che già
conoscessero le risposte alle loro domande, o almeno ne davano l’impressione. Cosa realmente
volessero sentirsi dire sembrava non esser altro che la conferma delle loro opinioni. Per esempio, mi
veniva frequentemente chiesto un commento sul fatto che il mondo islamico nutre un comprensibile
rancore nei confronti dell’Occidente. Non ha la violenza presente, ribadivano, le sue radici negli attacchi
brutali e immotivati delle Crociate contro un mondo musulmano raffinato e tollerante ? In altre parole,
davvero le Crociate non sono da biasimare?
Osama bin Laden la pensa certamente così. Nelle sue varie esibizioni televisive non manca mai di
descrivere la guerra americana contro il terrorismo come una nuova Crociata contro l’Islam. Anche l’expresidente Bill Clinton ha additato le Crociate a lontana causa del conflitto presente. In un discorso
tenuto all'Università di Georgetown, narrò (e calcò le tinte di) un massacro di ebrei avvenuto dopo la
conquista di Gerusalemme, da parte dei crociati, nel 1099 ed informò il pubblico che l'episodio è tuttora
amaramente commemorato, in Medio Oriente (il perché i terroristi islamici debbano essere sconvolti
dall'uccisione di ebrei, non fu spiegato). Clinton venne bacchettato, sulle pagine editoriali della nazione,
per il suo tentativo di criticare gli Stati Uniti rifacendosi al Medio Evo. Eppure nessuno obiettò qualcosa,
circa la premessa fondamentale dell'ex-presidente.
Diciamo, quasi nessuno. Molti storici stavano già da tempo lavorando al riordino del corpus di studi sulle
Crociate, prima che Clinton li costringesse ad uscire allo scoperto. Non sono revisionisti, come quelli che
imbastirono l’esposizione dell'Enola Gay, ma studiosi autorevoli che hanno messo a frutto molte decadi
di accurate, serie borse di studio. Per loro, questo è un "momento di insegnamento", un'opportunità di
spiegare le Crociate a persone che stanno davvero ascoltando. Non durerà a lungo, qui purtroppo
funziona così.
Gli equivoci sulle Crociate sono fin troppo comuni. Vengono ritratte come una serie di guerre sante
contro l’Islam, generalmente lanciate da papi assetati di potere e condotte da fanatici religiosi. Si pensa
che siano state il culmine dell'ipocrisia e dell'intolleranza, una macchia nera sulla storia della Chiesa
cattolica in particolare e della civiltà occidentale in generale. Razza di proto-imperialisti, i crociati
aggredirono un Medio Oriente pacato e deformarono una cultura musulmana illuminata, lasciando solo
rovine. Per trovare variazioni su questo tema non c’è bisogno di guardare troppo lontano. Si veda, per
esempio, il famoso poema epico in tre volumi di Steven Runciman, Storia delle Crociate, o il
documentario BBC/A&E, Le Crociate, commentato da Terry Jones. Sono prototipi di storia terribile, e
intrattengono tuttora a meraviglia.
Insomma qual è la verità sulle Crociate? Gli studiosi ci stanno ancora lavorando su. Ma molto può già
esser detto con certezza. Intanto, le Crociate contro l’Oriente furono in ogni caso guerre difensive.
Rappresentavano una risposta diretta alle aggressioni musulmane, un tentativo di arginare e
controbattere la conquista musulmana di terre cristiane.
I cristiani dell'undicesimo secolo non erano fanatici paranoici. Dai musulmani bisognava realmente
difendersi. Sebbene gli arabi sappiano essere pacifici, l’Islam nacque in guerra e crebbe nello stesso
modo. Dal tempo di Maometto, la politica di espansione musulmana consistette sempre nella spada. Il
pensiero musulmano divide il mondo in due sfere, la Dimora dell’Islam e la Dimora della Guerra. La
Cristianità - e, se è per questo, ogni religione non musulmana - non ha dimora alcuna. Cristiani ed ebrei
possono essere tollerati all'interno di un stato musulmano, sotto la legge musulmana. Ma, nell’Islam
tradizionale, cristiani ed ebrei devono essere distrutti, e le loro terre conquistate. Quando Maometto
stava per intraprendere la guerra contro La Mecca, nel settimo secolo, il Cristianesimo era la religione
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dominante. In quanto fede dell'Impero romano, attraversava il Mediterraneo intero, incluso il Medio
Oriente dove nacque. Il mondo cristiano, perciò, era il primo obiettivo dei primi califfi, e tale sarebbe
rimasto per i condottieri musulmani dei successivi mille anni.
Con formidabile energia, i guerrieri dell’Islam si avventarono contro i cristiani subito dopo la morte di
Maometto. Ebbero successo. Palestina, Siria ed Egitto - un tempo le aree più fervidamente cristiane del
mondo – soccombettero rapidamente. Nell'ottavo secolo, gli eserciti musulmani avevano conquistato
tutto il nord cristiano dell’Africa e la Spagna. Nell'undicesimo secolo, i turchi selgiucidi conquistarono
l’Asia Minore (la Turchia moderna), cristiana fin dal tempo di san Paolo. Il vecchio Impero romano, noto
ai moderni come Impero bizantino, fu ridotto ad uno spazio geografico inferiore a quello dell’attuale
Grecia. Disperato, l'imperatore di Costantinopoli spedì missive ai cristiani dell’Europa occidentale,
chiedendo aiuto per i loro fratelli e le loro sorelle dell'Est.
Questo è quanto fece nascere le Crociate. Non il progetto di un papa ambizioso o i sogni di cavalieri
rapaci, ma una risposta a più di quattro secoli di conquiste, con le quali i musulmani avevano già fatti
propri i due terzi del vecchio mondo cristiano. A quel punto, il Cristianesimo come fede e cultura doveva
o difendersi o lasciarsi soggiogare dall’Islam. Le Crociate non furono altro che questa difesa.
Papa Urbano II fece appello ai cavalieri della Cristianità, per respingere gli attacchi dell’Islam, al Concilio
di Clermont del 1095. La risposta fu sbalorditiva. Molta migliaia di guerrieri fecero il voto della croce e si
prepararono alla guerra. Perché lo fecero ? La risposta a questa domanda è stata malamente fraintesa.
Sulla scia dell’Illuminismo, era d’uso asserire che i crociati non fossero altro che fannulloni e ladri di
galline, pronti a trarre profitto dall’opportunità di razziare e saccheggiare terre lontane. I sentimenti,
testimoniati dai crociati stessi, di pietà, di abnegazione e d’amore per Dio, non erano evidentemente da
tenere in considerazione. Furono reputati mera facciata, a nascondere oscuri disegni.
Durante le due decadi passate accurati studi, condotti anche con l’ausilio del computer, hanno demolito
questa invenzione. Gli studiosi hanno scoperto che i cavalieri crociati era nobiluomini, per lo più ricchi, e
provvisti di larghe proprietà terriere in Europa. Ciononostante, abbandonarono tutto per intraprendere
una missione santa. Fare una crociata non era cosa da quattro soldi. Anche i ricchi avrebbero potuto
facilmente impoverire, rovinando loro stessi e le loro famiglie, nell’unirsi ad una Crociata. Non facevano
così perché si aspettassero ricchezze materiali (che molti di loro già avevano), ma perché contavano su
tesori che il tarlo non sbriciola e che la tignola non corrode. Erano acutamente consapevoli dei loro
peccati ed ansiosi di intraprendere le fatiche della Crociata come un atto penitenziale di carità e d’amore.
L’Europa è letteralmente stipata di carteggi medievali che attestano questi sentimenti, carteggi nei quali
questi uomini ancor oggi ci parlerebbero, se noi ascoltassimo. Chiaramente, non si sarebbero rifiutati di
accettare un bottino, potendolo avere. Ma la verità è che le Crociate si rivelarono scarse, quanto
all’entità dei saccheggi. Alcuni si arricchirono, è vero, ma la stragrande maggioranza dei crociati tornò a
casa con nulla in tasca.
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Urbano II diede ai crociati due mete che sarebbero rimaste prioritarie per secoli, nelle Crociate orientali.
La prima era liberare i cristiani dell'Est. Così ebbe a scrivere il suo successore, Papa Innocenzo III:
Come può l’uomo che ama, secondo il precetto divino, il suo prossimo come se stesso, sapendo che i
suoi fratelli di fede e di nome sono tenuti al confino più stretto dai perfidi musulmani e gravati della
servitù più pesante, non dedicarsi al compito di liberarli ? [...] Forse non sapete che molte migliaia di
cristiani sono avvinte in ceppi ed imprigionate dai musulmani, torturate con tormenti innumerabili?
"Fare una crociata – il professor Jonathan Riley-Smith ha detto magistralmente – era vissuto come un
atto di amore". In questo caso, l'amore del proprio prossimo. La Crociata fu considerata uno strumento
della misericordia per raddrizzare un male terribile. Come Papa Innocenzo III scrisse ai Templari, "Voi
traducete in atti le parole del Vangelo, secondo cui non c’è amore più grande di quello dell’uomo che
offre la sua vita in cambio di quella dei suoi cari".
La seconda meta fu la liberazione di Gerusalemme e degli altri luoghi resi santi dalla vita di Cristo. Il
termine "crociata" è moderno. I crociati medievali si consideravano pellegrini, nel loro eseguire atti di
rettitudine lungo la via che mena al Santo Sepolcro. L'indulgenza ricevuta per la partecipazione alle
Crociate fu equiparata canonicamente all'indulgenza per il pellegrinaggio. Tale meta era spesso descritta
in termini feudali. Nell’indire la quinta Crociata, nel 1215, Innocenzo III scrisse:
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Considerate, carissimi figli, considerate attentamente come, se qualche re temporale venisse deposto e
magari catturato, qualora venga restituito alla sua libertà originaria e giunga il tempo di far calare
l’occhio della giustizia sui suoi vassalli, non li guarderà come infedeli e traditori [...] a meno che non si
tratti di coloro che hanno rischiato non solo le loro proprietà, ma le loro stesse persone, nel votarsi al
compito di liberarlo? [...] E similmente Gesù Cristo, il re dei re e il signore dei signori, il cui servitore
nessuno di voi può negare di essere, colui che congiunse la vostra anima al vostro corpo, colui che vi
riscattò col Prezioso Sangue [...] non vi condannerà per il vizio dell'ingratitudine ed il crimine
dell'infedeltà, se voi rifiutate di aiutarLo?
La riconquista di Gerusalemme, perciò, non fu colonialismo ma un atto di restaurazione ed un’aperta
dichiarazione d’amor di Dio. Gli uomini del Medio Evo sapevano, evidentemente, che Dio aveva il potere
di ricondurre Gerusalemme alla situazione precedente, che aveva il potere di far tornare il mondo intero
alla Sua Legge. Eppure, come san Bernardo di Chiaravalle era solito predicare, il Suo rifiuto di far così
non era che una benedizione alla Sua gente:
Di nuovo, io dico, pensate alla bontà dell’Altissimo e ponete attenzione ai Suoi misericordiosi progetti.
Egli si pone in obbligo nei vostri confronti, o piuttosto finge di fare così, per aiutarvi a soddisfare i vostri
obblighi verso di Lui [...]. Io chiamo benedetta la generazione che può cogliere un'occasione di
indulgenza così ricca come questa.
Spesso si ritiene che l’obiettivo centrale delle Crociate fosse la conversione forzata del mondo
musulmano. Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Nella prospettiva cristiana medievale, i
musulmani erano i nemici e di Cristo e della Sua Chiesa. Compito dei crociati era sconfiggerli e difendere
la Chiesa contro di loro. Questo era tutto. Ai musulmani dimoranti nei territori conquistati dai crociati
generalmente fu concesso di conservare le loro proprietà, il loro sostentamento, e perfino la loro
religione. In tutta la storia del Regno crociato di Gerusalemme, il numero degli abitanti musulmani
superò abbondantemente quello dei cattolici. Fu solo nel 13° secolo che i francescani intrapresero
qualche tentativo di conversione dei musulmani. Tentativi senza successo, infine abbandonati. In ogni
caso, si trattò di persuasione pacifica, non di minacce o addirittura di violenza.
Tuttavia le Crociate erano guerre, sicché sarebbe un errore pensarle solo pietà e buone intenzioni. Come
in ogni guerra, la violenza era brutale (anche se non brutale come nelle guerre moderne). Ci furono
sventure, errori gravi e crimini. Cose ben ricordate oggi, di solito. All’inizio della prima Crociata, nel
1095, un gruppo di crociati, condotti dal conte Emicho di Leiningen, si aprì la strada lungo il Reno
derubando e assassinando tutti gli ebrei incontrati. Senza successo, i vescovi locali tentarono di fermare
questa strage. Agli occhi di questi guerrieri, gli ebrei, come i musulmani, erano i nemici di Cristo.
Depredarli ed ucciderli, pertanto, non era peccato. Effettivamente, credevano trattarsi di un atto retto,
potendo i soldi degli ebrei essere usati per finanziare la Crociata verso Gerusalemme. Ma avevano torto,
e la Chiesa condannò fermamente le ostilità contro gli ebrei.
Cinquant’anni dopo, quando la Seconda Crociata stava già per muoversi, san Bernardo proclamava che
gli ebrei non sarebbero stati perseguitati:
Chiedete a chiunque conosca le Sacre Scritture cosa si auspica, per gli ebrei, nel Salmo. "Non per la loro
distruzione io prego" sta scritto. Gli ebrei sono per noi le parole viventi della Scrittura, ci ricordano ciò di
cui sempre soffrì il nostro Dio […]. Sotto i prìncipi cristiani sopportano una prigionia dura, ma "aspettano
solamente il tempo della loro liberazione.".
Ciononostante un certo Radulf, un monaco cistercense, aizzò parecchia gente contro gli ebrei di
Rhineland, nonostante le numerose lettere inviategli da Bernardo, per fermarlo. Infine Bernardo fu
costretto a recarsi personalmente in Germania, dove prese Radulf, lo spedì di nuovo nel suo convento, e
fece finire i massacri.
Spesso si dice che le radici dell'Olocausto possono essere rintracciate in questi pogrom medievali. Può
essere. Tuttavia queste radici affondano molto più indietro nel tempo, sono più profonde e più estese dei
tempi delle Crociate. Ebrei perirono, durante le Crociate, ma lo scopo delle Crociate non era quello di
uccidere ebrei. È vero esattamente il contrario: papi, vescovi e predicatori assicurarono che gli ebrei
d'Europa non sarebbero stati molestati. Nella guerra moderna chiamiamo le tragiche morti come queste
"danno collaterale". Gli Stati Uniti hanno ucciso, con le tecnologie intelligenti, molti più innocenti di
quanti i crociati avrebbero mai potuto uccidere. Ma nessuno oserebbe dire seriamente che lo scopo delle
guerre americane è uccidere donne e bambini.
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Da qualsiasi punto di vista la si osservi, la prima Crociata fu un gran colpo. Non c'era nessun leader,
nessuna catena di comando, nessuna linea di approvvigionamento, nessuna strategia particolareggiata.
Fu semplicemente l’avanzata di migliaia di guerrieri in territorio nemico, impegnati in una causa comune.
Molti di loro morirono, o in battaglia o per malattia o di fame. Fu una campagna improvvisata, sempre
sull'orlo del disastro. Eppure ebbe successo. Nel 1098 i crociati avevano ripristinato in Nicea ed Antiochia
la legge cristiana. Nel luglio 1099 conquistarono Gerusalemme e gettarono le fondamenta di uno stato
cristiano in Palestina. La gioia in Europa non conobbe freni. Sembrò che la marea della storia, che aveva
alzato i musulmani a tali altezze, ora stesse girando.
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Ma così non fu. Quando pensiamo al Medio Evo ci è facile vedere l'Europa alla luce di quello che è
divenuta, anziché di quello che era. Il colosso del mondo medievale era l'Islam, non la Cristianità. Le
Crociate sono particolarmente attraenti perché rappresentano un tentativo di contrastare quel colosso.
Ma, in cinque secoli di Crociate, solamente la prima arrestò significativamente l'avanzata islamica. Poi
tornò la bassa marea.
Quando la Contea crociata di Edessa cadde in mano a turchi e curdi, nel 1144, si manifestò un vasto
consenso per una nuova Crociata, in Europa. Lo promossero due re, Luigi VII di Francia e Corrado III di
Germania, e lo sostenne nelle sue predicazioni san Bernardo stesso. Fallì miseramente. La maggior parte
dei crociati fu uccisa lungo la strada. Quelli che arrivarono a Gerusalemme fecero la peggior cosa
possibile, attaccando la Damasco musulmana, già forte alleata dei cristiani. In seguito a tale disastro i
cristiani europei furono costretti ad accettare non solo la rinnovata espansione del potere musulmano,
ma la certezza che Dio stesse castigando l'Occidente per i suoi peccati. Movimenti pietistici laici
germogliarono in tutta Europa, radicati nel desiderio di purificare la società cristiana, per renderla degna
della vittoria sull'Oriente.
Lanciare una crociata nel tardo dodicesimo secolo, perciò, significò organizzare una guerra senza
quartiere. Ognuno, anche debole o povero, fu invitato a prodigarsi. Ai guerrieri si chiese di sacrificare le
loro ricchezze e, in caso, le loro vite, per la difesa dei cristiani d'Oriente. Tutti i cristiani furono chiamati
a sostenere le Crociate tramite preghiere, digiuni ed elemosine. Nel frattempo i musulmani si
accrescevano. Il Saladino, il grande unificatore, aveva inglobato il musulmano Medio Oriente in una sola
entità, incitando alla guerra santa contro i cristiani. Nel 1187, nella Battaglia di Hattin, le sue forze
annientarono gli eserciti alleati del Regno cristiano di Gerusalemme e trafugarono la preziosa reliquia
della Vera Croce. Indifese, le città cristiane cominciarono a cedere una alla volta, fino alla resa di
Gerusalemme, il 2 ottobre. Si salvò solo, lungo il litorale, qualche porto.
La risposta fu la terza Crociata, condotta dall'imperatore Federico I "Barbarossa" di Germania, re Filippo
II Augusto di Francia e re Riccardo I "Cuordileone" d'Inghilterra. In qualche misura era una grande cosa,
pur non grande come i cristiani avevano sperato. L'anziano Federico annegò nell'attraversare un fiume a
cavallo, dimodoché il suo esercito tornò a casa prima ancora d'aver raggiunto la Terra Santa. Filippo e
Riccardo arrivarono in nave, ma i loro incessanti alterchi aggiunsero ulteriori contrasti alla già critica
situazione della terra di Palestina. Dopo avere riconquistato Acre (Akka), Filippo tornò a casa, dove si
dedicò alla confisca dei possedimenti inglesi in Francia. Così il peso della Crociata gravò sulle sole spalle
di re Riccardo. Guerriero esperto, capo carismatico e superbo stratega, Riccardo condusse le forze
cristiane di vittoria in vittoria, appropriandosi dell'intera costa. Ma Gerusalemme non è sulla costa; dopo
due tentativi falliti di aprirsi un varco verso la Città Santa, Riccardo desistette. Promettendo di ritornare,
stipulò una tregua col Saladino, tregua che prometteva pace nella regione ed ingresso gratuito in
Gerusalemme per i pellegrini disarmati. Ma restò una pillola amara da ingoiare. Il desiderio di ricondurre
Gerusalemme alla legge cristiana e di riottenere la Vera Croce rimase intenso in tutta Europa.
Le Crociate del 13° secolo furono più grandi, meglio predisposte e meglio organizzate. Ma fallirono
egualmente. La quarta Crociata (1201-1204) si insabbiò nelle secche della politica bizantina, sempre
incomprensibile agli occidentali. Dopo una deviazione fino a Costantinopoli per sostenere il legittimo
pretendente al trono imperiale, che aveva promesso grandi ricompense e un sostegno per la Terra
Santa, i crociati scoprirono che il loro benefattore, benché erede del trono dei Cesari, non poteva
mantenere le sue promesse. Sentitisi traditi dai loro amici greci, nel 1204 i crociati attaccarono, fecero
cadere e brutalmente saccheggiarono Costantinopoli, la più grande città cristiana nel mondo. Papa
Innocenzo III, che già aveva scomunicato l'intera crociata, denunciò fermamente tale azione. Ma c'era
ben poco da fare. I tragici eventi del 1204 eressero una porta di ferro tra il credo cattolico romano e
quello greco ortodosso, una porta che lo stesso papa attuale, Giovanni Paolo II, è stato incapace di
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riaprire. Per un'ironia terribile le Crociate, nate dal desiderio cattolico di riunirsi agli ortodossi, divisero forse irrevocabilmente - gli uni dagli altri.
Nel resto del 13° secolo le Crociate fecero poco di più. La quinta Crociata (1217-1221) riuscì a liberare
Damietta, in Egitto, ma i musulmani di lì a poco sconfissero l'esercito cristiano e rioccuparono la città.
San Luigi IX di Francia, nell'arco della sua vita, condusse due Crociate. La prima fece capitolare
Damietta, ma Luigi, ben presto raggirato dalla sottile diplomazia egiziana, si trovò costretto ad
abbandonare la città. Del resto Luigi, sebbene fosse rimasto in Terra Santa per molti anni, spendendo a
profusione in lavori difensivi, non realizzò mai il suo desiderio: liberare Gerusalemme. Era molto più
vecchio nel 1270, quando capitanò un'altra Crociata a Tunisi, dove morì a causa di un'epidemia. Dopo la
morte di san Luigi, due spietati condottieri musulmani, Baybars e Kalavun, lanciarono una brutale
rappresaglia contro i cristiani in Palestina. Nel 1291, le forze islamiche erano riuscite ad uccidere o ad
espellere dalla regione anche l'ultimo dei crociati, cancellando così il Regno cristiano dalle carte
geografiche.
Ad onta dei numerosi tentativi e degli ancor più numerosi progetti, le forze cristiane non furono più in
grado di assicurarsi una posizione sicura, nella regione, fino al 19° secolo.
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È probabile che qualcuno pensi che tre secoli di sconfitte cristiane avrebbero intiepidito gli europei, nei
confronti dell'idea di Crociata. Tutt'altro. Nel senso che non c'erano alternative. I regni musulmani
divennero ancora più potenti nel 14°, 15° e 16° secolo. I turchi ottomani sottomisero, in una sorta di
annessione, i loro vicini musulmani, unificando così ulteriormente l'Islam, continuarono le loro incursioni
verso occidente, presero Costantinopoli e penetrarono nella stessa Europa. Dal 15° secolo in avanti le
Crociate non furono strumenti di misericordia per fratelli distanti, ma tentativi disperati di qualche ultimo
resto di cristianità di sopravvivere. Gli europei cominciarono a prospettarsi la possibilità che l'Islam
realizzasse il suo obiettivo di conquistare tutto il mondo cristiano. Uno dei grandi successi del tempo, La
Nave dei Pazzi, di Sebastian Brant, diede voce a questo sentimento in un brano intitolato "Il Declino
della Fede":
La nostra fede era forte in Oriente,
dominava tutta l'Asia,
le terre moresche e l'Africa.
Ma ora per noi queste terre sono perdute
e ciò farebbe piangere la pietra più dura [...].
Potevi trovare quattro sorelle della nostra Chiesa,
sorelle patriarcali,
Costantinopoli, Alessandria,
Gerusalemme e Antiochia.
Ma sono state prese e saccheggiate
e presto anche la testa sarà attaccata.
Naturalmente questo non è successo. Ma c'è mancato poco. Nel 1480, il sultano Mehmed (Maometto) II
catturò Otranto, a mo' di testa di ponte per l'invasione dell'Italia. Roma fu evacuata. Ma il sultano morì
poco dopo e, con lui, il suo piano. Nel 1529, Suleiman (Solimano) il Magnifico strinse d'assedio Vienna.
Se non fosse stato per i capricci del tempo meteorologico, che bloccarono la sua avanzata e lo
costrinsero a tornare indietro, abbandonando buona parte della sua artiglieria, i turchi avrebbero preso
la città. E la Germania, allora, sarebbe stata facile preda.
Inoltre, mentre questi frangenti si succedevano, qualcosa d'altro stava fermentando in Europa, qualcosa
senza precedenti nella storia umana. Il Rinascimento, originato da una equivoca mistura di valori
romani, di pietà medievale e di inedito rispetto verso il commercio e la libera imprenditoria, generò altri
movimenti come l'umanesimo, la rivoluzione scientifica e l'età delle esplorazioni. Pur lottando per la sua
stessa sopravvivenza, l'Europa stava per espandersi su scala globale. La Riforma protestante, che rifiutò
il papato e la dottrina dell'indulgenza, rese impensabili le Crociate a molti europei, lasciando così l'onere
della difesa dell'Occidente ai soli cattolici. Nel 1571 una Santa Lega, che di fatto non era che una
Crociata, sgominò la flotta ottomana a Lepanto. Tuttavia vittorie militari del genere restarono
un'eccezione. La minaccia musulmana fu neutralizzata economicamente. Quando l'Europa crebbe in
ricchezza ed in potenza, i prima terrificanti e raffinati turchi cominciarono a sembrare patetici ed
arretrati, al punto da rendere inutile una Crociata. "L'ammalato Uomo d'Europa" andò avanti zoppicando
fino al 20° secolo, quando spirò, lasciando dietro di sé l'attuale disastro del Medio Oriente moderno.
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Dalla sicura distanza di molti secoli, è abbastanza facile aggrottare le ciglia, disgustati dalle Crociate. La
religione, in fondo, è nulla, se si basa sulla guerra. Eppure dovremmo pensare che i nostri antenati
medievali sarebbero stati a loro volta disgustati dalle nostre guerre, molto più distruttive, combattute in
nome di ideologie politiche. Ed ancora, dovremmo pensare che sia il guerriero medievale che il soldato
moderno infine combattono per il proprio mondo e per ciò che lo costituisce. Entrambi sono disposti a
sopportare enormi sacrifici, purché ciò sia al servizio di qualcosa di caro, di prezioso, di più grande di
loro. Che noi ammiriamo i crociati o no, è un fatto che il mondo così come noi lo conosciamo oggi non
esisterebbe, senza i loro sforzi. La fede antica del Cristianesimo, col suo rispetto per le donne ed il suo
rifiuto della schiavitù, non solo sopravvisse, ma fiorì. Senza le Crociate, avrebbe ben potuto seguire lo
zoroastrismo, un altro rivale dell'Islam, nell'estinzione.
Thomas F. Madden è professore associato della cattedra di Storia della Saint Louis University. È autore di
numerosi lavori, tra i quali "Storia Concisa delle Crociate" e coautore, con Donald Queller, de "La quarta
Crociata: La Conquista di Costantinopoli".
Copyright Crisis Magazine © 2001 Washington DC, USA 1 aprile 2002