La capanna dell’età del Bronzo Le culture preistoriche e protostoriche sono così definite in quanto risalgono a periodi per i quali non vi sono informazioni scritte; le notizie ad esse relative provengono dai ritrovamenti archeologici. Agli inizi del II millennio a.C. nell’Italia Sud-Orientale si affermano modelli di occupazione territoriale che prediligono posizioni strategiche, tanto per gli abitati costieri che per quelli dell’interno, esigenza determinata dalla crescente attività di scambio a largo raggio, praticata tra comunità ad economie complementari. Ricerche archeologiche effettuate in Puglia, precisamente a Madonna di Ripalta nel Basso Tavoliere, hanno evidenziato un denso tessuto abitativo dell’area, la cui frequentazione intensiva sembrerebbe iniziare durante il Bronzo Medio (1700-1300 a.C.). Le ricerche condotte hanno portato alla scoperta di numerose strutture abitative, tra le quali capanne di facies appenninica, a pianta rettangolare absidata. I fori di palificazione che in genere si rinvengono, contenevano pali che costituivano la struttura portante di capanne, le cui pareti generalmente - come attestato attraverso studi e analisi scientifiche effettuate in altri contesti (Trasanello, a 8 km da Matera in Basilicata) - erano realizzate con un impasto di argilla e paglia, costituenti una sorta di intonaco. Le dimensioni medie di tali strutture variavano da metri 6x10 ai metri 15x17. Modellino Capanna di Trasanello I fori di palificazione di una capanna dell’età del Bronzo, rinvenuti in agro di Castellaneta, Masseria Pagliarone, contenevano i pali costituenti la struttura portante di una capanna, le cui pareti erano realizzate, probabilmente, con un impasto di argilla e paglia misto a granuli calcarenitici atti a renderlo più compatto, costituenti una sorta di intonaco. Anche la pavimentazione interna della struttura abitativa era costituita dello stesso impasto utilizzato per gli alzati. La capanna ha un profilo ellittico con orientamento N/O-S/E di metri 12x4,5, simile a capanne attestate all’Età del Bronzo Medio, facies appenninica. Fin dal periodo iniziale dell’Età del Bronzo Medio cominciarono ad affermarsi i tratti fondamentali della Civiltà Appenninica, (così definita dalla stessa catena montuosa degli Appennini che occupa l’Italia centrale) e basata su una economia mista agricolo-pastorale. Con la lenta evoluzione delle forme economiche delle comunità, si crearono le condizioni favorevoli ad insediamenti stabili, in genere posti su alture naturalmente difese e a controllo del territorio e degli itinerari. Il Bronzo Medio corrisponde al periodo di massima uniformità culturale della penisola, con insediamenti stabili collocati in luoghi naturalmente difesi o con opere di fortificazione. L’occupazione territoriale, evidenziando una distribuzione omogenea degli abitati, ubicati su alture comprese tra i corsi d’acqua, sembrerebbe essere funzionale al pieno controllo di interi comparti del territorio. Oltre ad una motivazione a carattere difensivo, la scelta dei luoghi per lo sviluppo degli abitati, sembrerebbe essere condizionata dall’esigenza di accedere facilmente alle diverse risorse ambientali. A partire dalla Media Età del Bronzo, è stato notata anche una pratica intensa della coltura dell’olivo. La sussistenza degli abitanti di questi villaggi era legata, oltre alle risorse idriche, all’allevamento, soprattutto transumante, di caprovini e a quello stanziale di bovini e suini; completerebbe il quadro alimentare la coltivazione di cereali e legumi (orzo, grano, ceci, fave) e la raccolte di ghiande. Si presupporrebbe che, nell’area occupata dall’insediamento con nuclei abitativi dislocati sia su alture vicine che alle pendici, fossero presenti al loro interno aree destinate all’agricoltura e al raggruppamento di animali allevati; così come potrebbe essere verosimile che le alture fossero occupate dai gruppi sociali emergenti. La trasformazione degli strati socio-economici quali lo sviluppo dell’economia pastorale e la tecnica metallurgica determinarono cambiamenti ravvisabili nella produzione di ceramica, caratterizzata da contenitori in impasto grossolano a superficie lisciata o levigata dal colore nero-marrone o nero-lucido e nell’uso della sepoltura collettiva entro grotte o grotticelle artificiali precedute da pozzetti o corridoi d’ingresso. Nell’ambito di questa evoluzione si caratterizza il Bronzo Medio con un conseguente sviluppo dell’attività di transumanza, nata da nuove strategie economiche. Ricostruzione Ricostruzione digitale della capanna ricostruita in Località Le Grotte (arch. Paola Rochira) Alcune forme vascolari realizzate con ceramica ad impasto argilloso dal colore grigio-nerastro definita buccheroide con motivi geometrici incisi Un esempio di sepoltura di tipo dolmenico risalente al XIII-XII/XI sec. a.C. in cui gli inumati venivano sepolti in posizione rannicchiata In agro di Castellaneta sono stati rinvenuti, oltre a Masseria Pagliarone, frammenti dell’Età del Bronzo Medio presso Masseria Minerva, Masseria Greco e, tra Castellaneta e Gioia del Colle, presso Murgia San Benedetto e Murgia Giovinazzi, che attesterebbero la presenza di ulteriori insediamenti ad Ovest del territorio di Taranto. Sulla base dei resti archeologici rinvenuti è stato possibile realizzare un esempio di archeologia ricostruttivasperimentale. Per le fasi di realizzazione della capanna sono stati realizzati prima i fori di palificazione; poi sono stati inseriti i pali della struttura portante, in seguito i pali del tetto. Poi sono state realizzate le strutture portanti dei muri con un intreccio di canne che sono state rivestite da un intonaco composto da argilla e paglia. Infine è stata realizzata la copertura con stuoie di canne legate fra loro con corde di canapa. Dall’età arcaica sino all’età ellenistico-romana Come ci confermano le testimonianze archeologiche , il nostro territorio era densamente occupato dagli indigeni Japigi, con i quali, i coloni Spartani alla fine dell’VIII sec. a.C. giunsero a scontrarsi. (Antioco 555 fr.13; Strabone Geografia, VI) . La chora, - il territorio circostante la polis tarantina - fu occupata stabilmente dai coloni greci nel corso del IV sec. a.C. come diretta conseguenza di un notevole sviluppo agricolo. Le indagini archeologiche in agro di Castellaneta hanno restituito resti di abitazioni arcaiche con fondazioni in pietrame irregolare - i cui alzati erano solitamente in mattoni crudi e tetto in embrici – coperti stratigraficamente da resti riferibili ad un edificio di grandi dimensioni di cui è perfettamente conservato un vano quadrangolare, e parte di un impianto produttivo, connesso probabilmente alla produzione del vino. La sovrapposizione degli strati abitativi indica la continua frequentazione dello stesso territorio nel corso del tempo. 1) Resti di ambienti di età arcaica; 2) carcatorium (impianto per la lavorazione del mosto) di età romana; 3) tomba a fossa di età classica/ellenistica; 4-5) resti di ambienti, relativi a diverse fasi di vita dell’insediamento; 6) resti di un grande edificio, forse un’abitazione. Storicamente, durante la seconda metà del IV secolo a.C. sembra che le fattorie raggiungano la loro massima estensione. Ed è proprio in questa fase, infatti, che gli edifici presentano piante più articolate, con ambienti adibiti ad abitazione, al ricovero del bestiame e allo svolgimento di attività agricole ed artigianali, in genere disposti attorno ad un cortile centrale. Intorno alla metà del IV secolo a.C. gli insediamenti, come confermerebbero i dati archeologici, si sarebbero spostati nell’entroterra e sugli altipiani a causa dell’innalzamento in pianura della falda freatica. Nell’avanzato corso del IV secolo a.C. si constata che l’innalzamento del tenore di vita comporti una più accorta organizzazione degli spazi, la ricerca di una serie di comodità a livello planimetrico e strutturale e un aumento numerico di abitazioni di media estensione. Edifici di notevole rilievo e di grande estensione sono attestati in questo periodo in numerosi centri con un’organizzazione di tipo “urbano”, dotati di mura di fortificazione, con la definizione di strade, di insulae abitative Area abitativa risalente all’età ellenistica IV-III sec.a C. fortificata da una possente cinta muraria Particolare di una struttura abitativa di età ellenistica IV-III sec. a.C. caratterizzata al suo interno da buche per il l’alloggiamento di grandi vasi contenitori (dolia) Guida realizzata dalla Associazione Aulon-Res Castellaneta (TA) Bibliografia di riferimento Per l’Età del Bronzo: Bianco, S., Tagliente, M.,1985, Il Museo Nazionale della Siritide in Policoro, Bari 1985. Orlando, M. A., 2002, Strutture abitative e cultura materiale nell’abitato dell’Età del Bronzo di Otranto, in M. Gorgoglione (a cura di), “Strutture e modelli abitativi del Bronzo Tardo da Torre Castelluccia a Rocavecchia”, Manduria, pp. 205-225. Peroni, R., 1982, Presenze Micenee e forme socio-economiche nell’Italia preistorica, in “Magna Grecia e mondo Miceneo”. Atti del XXII Conv. di Studi sulla Magna Grecia, Taranto, p. 21 ss. Per il territorio di Castellaneta: Cassano, A., Il territorio della Puglia a Nord Ovest di Taranto. Storia delle ricerche archeologiche. Tesi di Laurea in “Storia dell’Archeologia” (Università degli Studi di Lecce - Facoltà Beni Culturali. A.A. 2007-2008). Lo Porto, F.G., 1972, L’attività archeologica in Puglia, in “Atti Convegno di Taranto, Taranto, p. 368. Striccoli, R., 1980, Le necropoli di tipo dolmenico di Murgia San Francesco a Sud di Gioia del Colle (Bari), in “Atti del I Conv. sulla Preistoria, Protostoria, Storia della Daunia”, Bari, pp. 103-167.