gli atomisti - filosofiamo

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Prof. Monti – Filosofia classe III – a.s. 2016/2017 – Gli atomisti
GLI ATOMISTI
LEUCIPPO E DEMOCRITO
1. NOTE GENERALI
Secondo le fonti storiche, la scuola atomista fu iniziata da Leucippo e
sviluppata dal suo allievo Democrito. Di entrambi si hanno una cronologia e
notizie biografiche assai incerte: addirittura, in passato si è arrivati a mettere in
dubbio persino l’esistenza di Leucippo, la cui figura è in effetti poco distinguibile da
quella di Democrito, ma oggi si tende a scartare questa possibilità.
Leucippo nacque probabilmente a Mileto all’inizio del V secolo ac. Sappiamo
che aveva qualche anno meno di Anassagora.
Sappiamo che egli ebbe dei rapporti con la scuola di Elea, la scuola di
Parmenide: la filosofia che egli lasciò in “eredità” a Democrito doveva essere in
buona parte un tentativo di perfezionamento della filosofia di Melisso.
Quello degli atomisti fu l’ultimo tentativo, nell’ambito dei presocratici, di rispondere ai
problemi sollevati da Parmenide.
Più numerose sono le informazioni relative a Democrito, ma non più sicure.
Nacque ad Abdera, in Tracia, in una data che oscilla fra il 500 ed il 460 ac. Incerte
sono le notizie circa i suoi viaggi (alcuni in oriente) e sulla sua morte, che pare sia
intervenuta in età molto avanzata.
Secondo alcuni, Democrito sarebbe stato anche ad Atene per un certo periodo, ma lì
condusse una vita ritirata.
Cresciuto fra gli agi e le ricchezze, pare abbia di fatto rinunciato a una vita comoda
per dedicarsi completamente allo studio e ai viaggi. Nella tradizione, Democrito è
ricordato come un sapiente completamente dedito alle sue meditazioni e
ricerche.
Degli scritti di Leucippo nulla ci è rimasto, salvo un frammento e poche
testimonianze: materiale a mala pena sufficiente a distinguerlo dal suo celebre
allievo.
Anche l’opera principale che gli viene attribuita, La Grande Cosmologia, secondo
alcuni sarebbe in realtà stata scritta da Democrito.
Per parte sua Democrito, come attesta il catalogo di Diogene Laerzio, scrisse
moltissimo e sugli argomenti più vari: etica, fisica, botanica, biologia, matematica,
musica, grammatica, medicina, giurisprudenza... La vastità dei suoi interessi fu
così grande da essere paragonabile a quella di Aristotele.
Democrito è ben lontano da pensatori-poeti come Parmenide, che affidarono la
propria dottrina ad un’unica opera fatta da poche e sintetiche argomentazioni.
Di tutto ciò che Democrito scrisse, però, pochissimo è stato conservato. I frammenti a
lui attribuibili sono, poi, in massima parte costituiti da sentenze morali, mentre per le
sue dottrine fisiche e gnoseologiche bisogna rifarsi alle sole testimonianze.
Le notizie a noi note ci descrivono un Democrito dedito soprattutto la
riflessione sulla natura, occupato da problemi fisici e cosmologici. Oltre a una
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Grande Cosmologia (attribuita anche a Leucippo, come abbiamo visto, ma
potrebbero anche essere due opere con lo stesso titolo) ci sono una Piccola
Cosmologia ed una Cosmografia.
Per questi suoi interessi di tipo naturalistico Democrito può essere paragonato
ad Anassagora, delle cui teorie egli molto rifiuta, ma molto accetta. In effetti i
rapporti fra i due non sono chiaramente noti, perché dipendono molto dalla
cronologia che si adotta, ma pare che sia Democrito a reagire alle idee di
Anassagora e non viceversa.
Le relazioni più strette della filosofia di Democrito paiono, nel complesso,
quelle con gli eleati e con i fisici pluralisti. Sotto un certo profilo, l’atomismo è un
altro tentativo di conciliazione fra tesi eleatiche e le caratteristiche del mondo
sensibile.
Zenone e Melisso avevano dovuto negare l’intera molteplicità e realtà diveniente dei
fenomeni; i pluralisti, per parte loro, avevano proposto teorie che si allontanavano
non poco dai principi di Parmenide. In particolare Anassagora: egli, se da un lato
aveva del tutto eliminato il non essere (infatti nessuna qualità, cioè nessun seme,
“nasce” o “muore”, passa dal non essere all’essere o viceversa) dall’altro lo aveva
ampliato, infatti ognuna delle qualità, dei semi, non è tutte le altre!
2. DEMOCRITO: GLI ATOMI
Anche gli atomisti, come i pluralisti, ritengono di dover “salvare i fenomeni
sensibili” (cioè ritengono che essi siano spiegabili in termini di Verità e non di
semplice opinione) moltiplicando i principi dell’Essere, ma ritengono sia
possibile attenersi maggiormente all’insegnamento di Parmenide.
Melisso diceva che, se esistesse la molteplicità, tutte le cose esistenti
dovrebbero avere i caratteri dell’essere. Ma in che modo pensare una serie
molteplice di "Esseri" fra loro uguali?
La realtà fisica, come per Empedocle e Anassagora, è per Democrito composta
da una molteplicità di principi, diciamo di “particelle”, e questi sono
assolutamente primi e indivisibili.
Egli decise di chiamare atomi questi principi e non a caso: atomo, atomos, significa
proprio non-divisibile!
La materia, per Democrito, si può sì dividere, ma non all’infinito: una volta
giunti ai singoli atomi, ecco che questi non si possono più spezzare in parti più
piccole. Essi, dunque, sono i mattoni fondamentali della materia: ciò di cui
tutte le cose fisiche sono fatte.
Gli atomi, insomma, sono l'Essere di Parmenide "spezzato" in infiniti
frammenti!
L’indivisibilità permette di superare le famose obiezioni di Zenone: i suoi
esperimenti mentali, come ricorderete, si basavano proprio sulla possibilità di
dividere all’infinito, possibilità che Democrito esclude.
Gli atomi, oltre a essere indivisibili, sono il più possibile privi di caratteristiche
specifiche. Essi, dice Democrito, non hanno alcuna qualità sensibile (ricordate
che, con l’espressione “qualità sensibile”, ci si riferisce a qualunque caratteristica
fisica che i nostri sensi siano in grado di distinguere).
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Questo, però, non significa che gli atomi siano del tutto identici fra loro:
Democrito ritiene infatti che essi possano distinguersi per tre caratteristiche ben
precise.
1. FORMA
2. POSIZIONE
3. ORDINE
Queste tre caratteristiche differenzianti ci vengono descritte da Aristotele con
un esempio divenuto giustamente famoso per la sua semplicità e precisione.
Vediamo di cosa si tratta:
Aristotele paragona gli atomi di Democrito alle lettere dell’alfabeto.
Ecco che la lettera “A” differisce dalla lettera “N” per la sua forma; la “Z” differisce
dalla “N” per l’orientamento nello spazio, dunque la posizione; la sequenza di lettere
“NAQH” differisce dalla sequenza “QHAN” per l’ordinamento delle lettere.
Il paragone di Aristotele potrebbe, poi, non essere affatto casuale. È infatti
possibile che l’idea degli atomi sia sorta nella mente di Leucippo e Democrito proprio
pensando alle lettere dell’alfabeto e al modo in cui esse si uniscono a formare parole,
frasi, discorsi!
3. DEMOCRITO: IL VUOTO E IL MOVIMENTO
Ecco un altro aspetto fondamentale della teoria democritea: se per Anassagora i
semi riempiono tutto lo spazio a disposizione – e quindi per lui il vuoto non esiste –
Democrito al contrario ammette l’esistenza del vuoto. Il vuoto è, per lui, una realtà
di fatto: se il vuoto non esistesse infatti, gli atomi non si potrebbero muovere!
Questa idea, per noi tanto ovvia, restò del tutto isolata nell’antichità.
Che cos’è il vuoto? Difficile rispondere. Esso è “non Essere”, come suggerisce
Aristotele? Egli, in effetti, era assolutamente contrario all’idea del vuoto. Noi non
sappiamo precisamente in che modo gli atomisti intendessero il concetto di vuoto,
ma è possibile che essi intendessero l’Essere come duplice, cioè composto di pieno
(gli atomi) e di vuoto: in questo modo, anche il vuoto “è”!
Il vuoto costituisce, come abbiamo detto, lo spazio in cui gli atomi possono
muoversi, eliminando così i problemi dovuti all’essere pieno di tipo parmenideo.
Altra cosa importante: qual è la causa del movimento degli atomi?
Gli atomisti sembrano dire che negli atomi stessi è insita la causa del loro
moto, escludendo così cause più o meno esterne e non del tutto fisiche (come
Amicizia e Inimicizia di Empedocle, il Nous di Anassagora).
- Il moto, poi, è continuo ed eterno. Inoltre, visto che gli atomi non sono guidati
da una qualche causa di tipo finalistico, come potrebbe essere una divinità,
accade che gli atomi si muovono nello spazio in modo caotico, casuale.
Questa idea di Democrito suscitò scandalo per secoli: ancora Dante si
preoccupò di porre il nostro filosofo nell’inferno, definendolo come “colui che il mondo
a caso pone”!
Naturalmente, gli atomi si aggregano e disgregano, dando luogo a tutte le cose
e le trasformazioni che vediamo intorno a noi.
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Ma in che modo gli atomi si uniscono fra loro? Non potendo ancora ipotizzare i
“legami chimici” di cui la scienza moderna ci ha reso consapevoli, Democrito ha
ipotizzato che gli atomi siano provvisti di varie tipologie di “uncini”, in modo che
possano stare legati gli uni agli altri.
Democrito ritiene che l’universo sia infinito: infiniti sono gli atomi, infiniti sono
le stelle e i pianeti, infinito è anche il vuoto.
Tutti i mondi sono stati generati in origine da un movimento vorticoso, prodotto dal
gioco dei pieni e dei vuoti (il vuoto, in qualche modo “attirerebbe” il pieno, cioè gli
atomi) , e così si creano anche gli enti particolari, che si aggregano al centro del
vortice o in periferia in dipendenza dalla loro leggerezza o pesantezza (anche
Anassagora aveva pensato a un processo costitutivo molto simile).
4.
UNA IMPORTANTE PUNTUALIZZAZIONE: IN CHE MODO L'ATOMISMO RISOLVE I PROBLEMI
EMERSI CON PARMENIDE?
- Come abbiamo già anticipato, Democrito prova a risolvere i problemi emersi con
l'eleatismo, cioè con la scuola di Parmenide, salvando il principio dell'Essere.
Ma in che modo ciò accade?
Per rispondere, diamo la parola ad Anassagora, fisico pluralista di cui non abbiamo
parlato: egli esprime una concezione abbracciata anche dalla scuola atomista e,
dunque, da Democrito:
"Ma il nascere e il morire non considerano correttamente i greci; nessuna cosa infatti nasce e
muore, ma a partire dalle cose che sono si produce un processo di composizione e di
divisione; così dunque dovrebbero correttamente chiamare il nascere comporsi e il morire
dividersi."
Anassagora
Rendiamo più chiare queste parole con l'aiuto del celebre chimico e filosofo
settecentesco Antoine-Laurent de Lavoisier il quale esprime, in parole diverse, la
stessa idea.
"Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma."
Lavoisier
Si tratta della celebre legge di conservazione della massa: non si può creare la
materia a partire dal nulla, né a partire dalla materia si può giungere al nulla. Dovete
notare che si tratta, in termini fisici e non speculativi, della medesima convinzione di
Parmenide: non si può passare dall'Essere al non essere, né dal non essere
all'Essere!
Allora cosa accade quando, per esempio, un animale muore e il suo corpo si
decompone? Ai nostri sensi sembrerebbe che, in questo caso, avvenga
effettivamente un passaggio dall'Essere al non Essere (o dalla materia al nulla, per
dirla con Lavoisier!). Parmenide ci ha assicurato che questa è solo un'illusione, ma
non ci ha spiegato che cosa effettivamente avvenga. Ecco la risposta di Democrito (e
anche di Empedocle ed Anassagora, prima di lui), la stessa risposta che ancora oggi
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noi accettiamo: quando l'animale muore non c'è alcun passaggio dall'Essere al non
Essere, accade invece che le particelle che compongono il corpo dell'animale si
scompongono, pur continuando ad esistere. Ecco che i nostri sensi non vedono più il
corpo dell'animale, e questo effettivamente non esiste più, ma la materia che lo
componeva continua ad esistere, esattamente come prima!
In questo modo il principio dell'Essere non viene infranto e, allo stesso tempo,
abbiamo spiegato razionalmente ciò che appare ai nostri sensi!
5. DEMOCRITO: QUALITÀ PRIMARIE E SECONDARIE; LA GNOSEOLOGIA
Anassagora giustificava l’esistenza delle infinite qualità – cioè delle infinite
“sostanze chimiche”, come le chiameremmo noi – grazie ai cosiddetti “semi”,
anch’essi di infinite tipologie diverse.
Come può Democrito spiegarci l’esistenza di tante sostanze dotate, fra loro, di
differenti qualità?
Abbiamo visto che gli atomi sono indifferenziati salvo per le tre determinazioni di cui
sopra: forma, posizione, ordine. Ma come può una realtà tanto varia (le cose colte dai
sensi) derivare da una realtà così omogenea (gli atomi)?
Innanzitutto, Democrito introduce una distinzione che sarà fondamentale sino
ai nostri giorni.
Esistono caratteristiche dette determinazioni primarie e caratteristiche dette
determinazioni secondarie.
Le determinazioni primarie sono le tre di cui abbiamo detto: forma, posizione e
ordine. Esse sono definite primarie perché appartengono all’essere degli atomi
e non dipendono in alcun modo da noi, che neppure siamo in grado di
percepirle (data l’estrema piccolezza degli atomi stessi!).
Sono determinazioni secondarie, invece, tutte quelle che noi chiamiamo "qualità
sensibili", cioè le numerosissime caratteristiche che noi percepiamo: caldo, freddo,
umido, secco, rugoso, liscio, luminoso, oscuro, rumoroso, silenzioso, ecc. Queste
caratteristiche non appartengono all’essere degli atomi, non sono cioè caratteristiche
oggettive, ma derivano dalle determinazioni primarie e dipendono anche da come i
nostri sensi funzionano.
Democrito definisce le determinazioni secondarie come convenzionali: esse, cioè,
dipendono da noi!
Vediamo un banale esempio: assaggio un limone e trovo che il suo sapore è
aspro. L’essere aspro del succo di limone non è una caratteristica oggettiva, fisica,
del succo stesso, ma dipende dalle mie papille gustative, da come esse sono fatte!
La prova di questo fatto è assai semplice: analizzando chimicamente il succo di
limone non troveremo mai la caratteristica “aspro”: troveremo complesse sostanze
chimiche, poi particelle più semplici, poi atomi!
Altro esempio: tocco un oggetto e sento calore. Il calore, ancora una volta, non è
una caratteristica oggettiva di ciò che tocco, ma è una mia sensazione che deriva
dalle caratteristiche fisiche dell’oggetto (in questo caso, dal moto accelerato degli
atomi che compongono l’oggetto stesso)!
Ma come funzionano i nostri cinque sensi?
Democrito sostiene che esistono nel vuoto, eternamente vaganti, delle sottili
emanazioni di atomi: i cosiddetti effluvi.
Probabilmente gli effluvi servivano a giustificare la nascita delle sensazioni (anche se
egli li usa anche in relazione all’esistenza degli dèi).
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Effluvi, cioè flussi di atomi, emanano dall’oggetto e interessano i nostri organi di
senso, venendo fisicamente in contatto con essi. Ecco che i nostri occhi non
percepiscono ciò che è reale, oggettivo, ciò che è Essere – cioè gli atomi e il vuoto –
ma percepiscono solo le qualità secondarie da essi generate.
Ecco che anche le sensazioni sono “convenzionali”, un po’ come i nomi: non
sono di per se stesse reali!
Convenzionale, poi, è anche il rapporto fra le sensazioni e le parole: se chiamiamo il
caldo con la parola “caldo” non è per un qualche motivo preciso e necessario, che
trova fondamento nella realtà delle cose, ma solo per abitudine o tradizione.
Ricorderete che, per Parmenide, le cose che i sensi illusoriamente mostrano sono
solo nomi. Per Democrito invece, è vero che il nome di una cosa, magari di una
sensazione, non dice l’effettivo essere di quella cosa, perché si applica solo a qualità
secondarie, pure ha una sua legittimità e fondamento.
Andiamo avanti: se i nostri sensi, come sostiene Democrito, non accedono alla
vera realtà, fatta di atomi e vuoto, come possiamo effettivamente attestare
l’esistenza degli atomi? Come possiamo essere certi della loro effettiva realtà?
A questo riguardo Democrito mantiene il principio eleatico, permenideo,
secondo il quale è il pensiero che detta le condizioni dell’Essere, a dirne le
strutture essenziali.
È con la forza della mente e del ragionamento, non con i sensi, che Domocrito
è giunto alla “scoperta” dell’atomo. Questo, però, per lui non significa affatto che i
sensi ci diano conoscenze illusorie, come Parmenide sembrava sostenere.
Ciò che va evitato è di attribuire alle sensazioni, alla comune esperienza
sensibile, la possibilità di fornirci conoscenze assolute e autonome. Le
procedure cognitive devono essere viste in stretto collegamento con i principi
dell’essere. Ogni cosa deve essere mantenuta nel rispetto dei dettami della
razionalità. In parole povere: la conoscenza che deriva dai sensi deve essere sempre
e comunque guidata e sorretta, se non vuole andare alla deriva, dalla mente.
6. DEMOCRITO: PADRE DEL MATERIALISMO E DELL'ATEISMO? NO...
Democrito è stato spesso considerato, in termini negativi, come "padre del
materialismo" e, quindi, dell’ateismo. La cosa non può essere corretta: all’epoca
di Democrito, in effetti, una distinzione netta e precisa fra materia e spirito non era
stata ancora elaborata!
Democrito, comunque, evita il ricorso a fenomeni non precisamente materiali. Egli
spiega il divenire solo grazie a cause materiali-meccaniche.
Vanno nella stessa direzione, non a caso, le sue dottrine intorno a déi e anima:
l’anima non è che un insieme di atomi particolarmente sottili, in grado quindi di
espandersi nelle membra dei corpi e di animarli. I moderni hanno ricavato
l’implicazione, non suffragata dai testi, che per Democrito l’anima muore con il
corpo...
7. DEMOCRITO: TUTTO ACCADE "PER CASO"? NEPPURE!
Leucippo e Democrito sono stati accusati di porre nel caso la spiegazione dei
fenomeni, come ho già accennato sopra.
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A questo riguardo c'è ben poco da dire: presa alla lettera, l’accusa di Dante è
davvero poco fondata. Democrito, così come Leucippo, non intendevano affatto dire
che le cose accadono “a caso”, cioè senza una ragione, ma proprio l'opposto: tutto
ciò che accade ha delle cause ben precise!
Se però questa accusa è così poco fondata, occorre ricordare che personaggi come
Dante intendevano condannare soprattutto un'altra convinzione degli atomisti.
Democrito infatti, pur sostenendo che tutto accade a seguito di ben precise cause,
l'intero universo non esiste per uno scopo. Non esiste, dunque, alcuna "finalità" o
"progetto intelligente".
Il movimento degli atomi obbedisce a leggi ben precise, questo è vero, ma ciò
non significa che ciò avvenga in base a disegno preordinato o a uno scopo!
Si confrontano qui due modi di vedere la realtà ben diversi. Da una parte c'è il
cosiddetto finalismo: l'intero universo, e naturalmente anche gli esseri umani,
esistono per realizzare un fine, uno scopo. Questa concezione è stata pressoché
unanimemente accettata a partire da Platone ed Aristotele sino a tutta l'epoca
moderna.
La concezione democritea, invece, è quella più seguita dalla scienza contemporanea
e il suo nome più comune è quello di meccanicismo: tutto ciò che accade
nell'universo è regolato da precisi meccanismi di causa-effetto, ma questo non
prelude ad alcuna finalità.
Le idee di Democrito quindi, seppure oggi assai attuali, godettero di cattiva
fama per moltissimo tempo: è forse anche per questo se le sue opere sono
andate perdute...
Si narra, addirittura, che Platone volesse bruciare tutti i libri di Democrito ed è
singolare che nei suoi dialoghi non lo citi per nulla.
8. DEMOCRITO: L’UOMO E L’ETICA
Alcune fonti hanno trasmesso le opinioni di Democrito anche in rapporto alla
nascita della società umana e al modo in cui essa si è sviluppata.
Per il filosofo di Abdera, gli uomini all'inizio erano ingenui ed inesperti di tutto. Solo in
seguito, spinti dalla necessità, avviarono una rudimentale economia di raccolta e
conservazione. In questa condizione iniziale regnava una sorta di felicità primitiva,
che durò fino alla scoperta del fuoco (riferimento al mito di Prometeo). Da quel
momento in poi, l’uomo poté perfezionare i suoi mezzi di sostentamento, ma la sua
vita si arricchì anche di mollezze e vizi.
Si ritrovano qui degli elementi che richiamano la mitica età dell’oro, ma per
Democrito l’uomo non è affatto decaduto da una perfezione originaria, ma ha
costruito con fatica la sua civiltà ed il suo destino, seppure accettando il
rischio di corrompersi moralmente.
- Abbiamo detto di come la maggior parte dei frammenti democritei siano
costituiti da sentenze di argomento etico. Nonostante tali frammenti non siano
facilmente collegabili alle sue altre dottrine e non costituiscano un corpus unitario,
centrali sono l’invito alla misura e alla moderazione nei piaceri e nei desideri.
Democrito pare suggerire la strada per vivere il più felici e tranquilli possibile,
considerando le situazioni non sempre ottimali in cui l’uomo si trova. L’euthymia
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(tranquillità dell’animo) è il suo ideale di fondo. Alcuni frammenti esaltano anche la
concordia sociale e sottolineano l’importanza del buon governo.
L’Etica è fondata sul rispetto: Democrito dice che non bisogna avere più
rispetto degli altri che di se stessi, né agire diversamente da come si agirebbe
sapendo di essere visti.
Un altro aspetto notevole è il suo cosmopolitismo: “Per l’uomo saggio tutta la terra
è praticabile, perché la patria dell’anima eccellente è tutto il mondo”.
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