Il Ministero della Pubblica Istruzione emana una direttiva rivolta ad alcune tipologie di Istituti superiori invitandoli a ridurre le ore di matematica a favore dell’informatica, considerata più utile, diminuendo il tempo dedicato ad alcuni temi tra cui le funzioni esponenziali e logaritmiche. Gli alunni, immaginando di essere un gruppo di docenti di matematica convinti dell’importanza di tale argomento all’interno del curriculum, per i collegamenti con gli altri argomenti e interdisciplinari e per la sua sensibilità in vari settori, svolgono un’attività di ricerca volta a dimostrare questa tesi per presentarla al ministro. Secondo il matematico Federico Enriques "Non v'è pensiero originale che non appaia come prolungamento d'un pensiero precedente. La legge della continuità storica impera su tutto." Babilonesi ed Egizi studiarono problemi legati alla vita quotidiana; non costruirono teorie, ma nel loro lavoro troviamo già i primi segni di idee matematiche su cui lavoreranno le civiltà successive. Infatti presso Babilonesi ed Egizi troviamo problemi che utilizzano progressioni aritmetiche e progressioni geometriche: dall'analisi di due progressioni di questo tipo nascerà il concetto di logaritmo. A distanza di migliaia di anni, Giovanni Nepero (1550-1617), che raccoglie i suoi studi circa tale ambito nell’opera “Mirifici logarithmorum canonis descriptio” giunge alla formula logaritmica tramite lo studio di relazioni fra progressioni numeriche, ossia successioni di numeri ordinati secondo una legge. Il termine “logaritmo fu coniato dall’unione di “logos”, termine greco che significa ragione e “arithmòs”, ovvero numero) Nel corso dei secoli i logaritmi furono utilizzati al fine di facilitare calcoli complicati che oggi risolveremmo con l’uso della calcolatrice,sfruttando le proprietà dei logaritmi di “ abbassare “ di livello le operazioni : somme invece di moltiplicazioni, sottrazioni invece di divisioni, moltiplicazioni invece che potenze BELLINGARDI FRANCESCA, VALSECCHI GIOVANNA RIBOLDI MELANIA PAVANO MARGHERITA BEDETTI CAMILLA, CODEGA REBECCA, COLOMBO BEATRICE ACERBI ELEONORA, LAGORI ELISA, MORGANTI LUCIA, MEDA LUCA BRAMBILLA BEATRICE, SILVIA RATTI CASIRAGHI ROBERTA, COLOMBO GRETA, FORMENTI ARIANNA VALENTI MARIALAURA È una successione numerica in cui ogni termine si ottiene dal precedente secondo precise regole di calcolo. Es: 3, 6, 10, 15, 21 La progressione aritmetica è una successione di numeri per i quali la differenza tra ogni termine e il suo precedente è costante. Tale differenza è definita ragione della progressione e viene indicata con q. Prendiamo come esempio la seguente progressione: 0, 2, 4, 6, 8, 10, 12, 14, 16, 18, 20, 22, … Come si nota, svolgendo la sottrazione 4-2 si ottiene 2, così come svolgendo 6-4, 8-6, 10-8, 12-10, 14-12, e così via. Questa successione si definisce quindi progressione aritmetica di ragione 2 La progressione geometrica è una successione di numeri per i quali, a partire dal termine iniziale diverso da 0, ogni altro numero è ottenuto moltiplicando il termine precedente per lo stesso numero diverso da 0. Tale numero è chiamato ragione della progressione e viene indicata con q. Prendiamo come esempio la seguente progressione: 1, 4, 16, 64, 256, 1024, 4096, 16384, 65536 Come si nota, ogni termine n è uguale al precedente per 4. Ad esempio: 4 è il risultato della moltiplicazione del suo precedente 1 per la ragione della progressione 4, così come 16 è il risultato della moltiplicazione del suo precedente 4 per la ragione della progressione 4, e così per tutti i termini della progressione. Questa successione si definisce quindi progressione aritmetica di ragione 4 La somma dei primi n numeri naturali è oggetto di un celebre aneddoto riguardante il grande matematico Carl Friedrich Gauss (Brunswick 1777 Göttingen 1855). Da fanciullo Gauss frequentò la scuola locale, dove l’insegnante aveva fama di essere molto esigente nei riguardi dei suoi allievi. Un giorno, per tenerli occupati, assegnò loro l’esercizio di sommare tutti i numeri da 1 a 100, chiedendo che ciascuno deponesse la sua lavagnetta su un tavolo non appena avesse finito il calcolo. Quasi immediatamente Carl depose sul tavolo la propria lavagnetta dicendo "Ecco fatto"; l’insegnante gli diede un’occhiata sprezzante mentre gli altri continuavano diligentemente a fare i loro calcoli. Quando, alla fine, l’insegnante esaminò i risultati ottenuti dai vari allievi, trovò che la lavagnetta di Gauss era l’unica a presentare il risultato esatto, 5050, senza alcun calcolo. Il fanciullo, che aveva allora dieci anni, evidentemente aveva calcolato mentalmente la somma della progressione aritmetica 1+2+3+…+100. Da Storia della Matematica di Carl. B. Boyer L’utilità del logaritmo consiste nel semplificare il calcolo, infatti, si nota che, esprimendo i numeri sotto forma di potenza, la moltiplicazione e la divisione sono esprimibili tramite somma e sottrazione di esponenti. Il vantaggio di tale procedimento sarà tanto maggiore quanto più complicati saranno i calcoli, poiché tale sistema permette di tradurre moltiplicazioni e divisioni, derivate a loro volta da somme e sottrazioni, in elevamenti a potenze ed estrazioni di radici. Ad esempio 1000x100000=103x105 Briggs (1561-1631) calcolò i logaritmi in base 10 dei numeri da 1 a 20000 e da 90000 a 100000. Egli ricavò le proprietà dei logaritmi dall’esame di tavole provvisorie di calcolo logaritmico con numeri interi positivi (a>0). Di tale lavoro di cui approfittano i suoi contemporanei e successori; si pensi a Keplero, il quale venne aiutato dal calcolo semplificato tramite i logaritmi a dedurre le leggi astronomiche. logabn = nlogab ( x ∈ R ; y ∈ R ; a>0 ) Dimostrazione: logabn = loga(b∙b∙b∙ n volte) logabn =logab + logab + logab + logab……..n volte logabn =n∙logab CASI PARTICOLARI: •loga1=0 poiché a0=1 •logaa=1 poiché a1=1 •alogab=b •x=y logax=logay •logaam=m con x,y > 0 con a,b,c > 0 Dimostrazione: x=logac , quindi ax=c da ciò deduco che logbax=logbc ovvero, applicando una delle proprietà prima illustrate, x logba = logbc che isolando la variabile x diventa in cui, sostituendo x con ciò a cui corrisponde, ottengo . Una scala descrive il rapporto tra due grandezze. La scala logaritmica si differenzia dalla scala lineare per il fatto che la proporzionalità tra le due grandezze non è costante ma ha un andamento appunto logaritmico. Il BEL è definito come il logaritmo del rapporto tra una grandezza e il suo valore di riferimento. 1 Decibel è pari a 1/10 di Bel, dunque il decibel relativo ad una grandezza X generica viene espresso nella forma: che misura la variazione in decibel della grandezza rispetto ad un valore di riferimento fissato X0. Se per esempio la grandezza che consideriamo è la X e il valore di riferimento è X0=10, passando da X0 a X=1000 otteniamo un incremento in dB espresso dalla formula seguente: Le sostanze radioattive sono dei composti chimici costituiti di atomi che si decompongono spontaneamente in altri atomi non radioattivi. Il fenomeno del decadimento radioattivo è di tipo esponenziale e l'equazione che dà la misura secondo cui la massa di sostanza radioattiva diminuisce nel tempo è la seguente: dove m è la massa della sostanza radioattiva al tempo t, m0 è la massa della sostanza radioattiva che era presente all'inizio dell'esperimento, cioè al tempo t =0, e è un numero irrazionale che vale circa 2,7182 e rappresenta la base dei cosiddetti logaritmi naturali, e infine (lambda) è una costante detta "costante di decadimento radioattivo" il cui valore è un numero caratteristico di ciascuna sostanza radioattiva e dà la misura della maggiore o minore rapidità con cui avviene il processo di trasformazione. Più è grande il valore di lambda e maggiore è il numero degli atomi radioattivi che si trasformano in atomi non radioattivi nell'unità di tempo e quindi più rapido è il processo di decadimento. Il segno negativo che compare davanti all'esponente di e suggerisce che la legge di decadimento radioattivo è una legge di tipo esponenziale decrescente, cioè una legge la quale mostra che con il passare del tempo gli elementi presenti all'inizio diminuiscono e non aumentano di numero. Esiste un settore del sapere scientifico che ricorre al concetto di magnitudine per quantificare l'energia che si libera in seguito ad un evento naturale: si tratta della sismologia la quale classifica i terremoti utilizzando il termine latino di "magnitudo" che vuole dire grandezza. Fin dai primordi della sismologia (dal greco seismòs che significa “scossa”) la determinazione dell'intensità di un terremoto rappresentò un problema di non facile soluzione. In un primo momento, nell'impossibilità di pervenire ad una classificazione oggettiva del fenomeno per mancanza di adeguati strumenti di misura, la forza dei terremoti veniva determinata osservando i danni che questi provocavano sulla superficie del terreno e soprattutto sulle opere realizzate dall'uomo. Questo modo di procedere era, ovviamente, molto approssimativo e legato a valutazioni personali che non potevano portare se non ad una stima sommariamente qualitativa dell’evento sismico. Nel 1897 il sismologo italiano Giuseppe Mercalli (1850-1914) tentò di dare razionalità e universalità alla scala dei terremoti basata sugli effetti che questi producevano sulle persone, sui manufatti e sul terreno. La scala di MERCALLI ebbe successo ed ancora oggi è molto usata. Essa, tuttavia, più che fornire un dato sull'intensità del terremoto fornisce una misura della gravità dei danni prodotti. Questi, come è ovvio, non dipendono solo dall'energia liberata all'ipocentro, cioè nel luogo in cui si origina il sisma, ma anche e soprattutto dalle condizioni geografico - economiche della zona colpita, nonché dal suo grado di urbanizzazione e dal tipo ed età delle costruzioni presenti. La scala di Mercalli, all'inizio, comprendeva dieci gradi di intensità, ma successivamente fu portata a 12. L'undicesimo grado fu aggiunto dallo stesso Mercalli dopo il terremoto di Messina del 1908, mentre l'aspetto definitivo fu raggiunto nel 1956 per opera di vari sismologhi. La scala di Mercalli, o come meglio attualmente viene chiamata, la "Scala di Mercalli Modificata" (scala M.M.), è di tipo empirico e pertanto priva di reale valore scientifico. Per dare alla classificazione dei terremoti una valenza scientifica fu indispensabile trovare un sistema per misurare l'energia che si libera al momento dell’evento sismico. Allo scopo vennero sistemati, in diversi punti della superficie terrestre, strumenti adeguati in grado di registrare il fenomeno. In seguito a queste misurazioni nacque la cosiddetta “SCALA DELLE MAGNITUDO” ideata dal geofisico americano Charles Francis Richter nel 1935. Il valore della magnitudo di un terremoto si determina confrontando l'ampiezza delle oscillazioni registrate dal sismografo e quella prodotta, sullo stesso strumento, da un terremoto campione. Oggi, però, ogni stazione sismica è in possesso di una tabella con i valori del terremoto campione già determinati in relazione a diverse distanze, al tipo di terreno e al sismografo operante per semplificare così l’operazione. Per i terremoti a 100 km di distanza la formula è ML= log A dove ML è appunto la magnitudo Richter, o magnitudo locale, ed A è l’altezza massima della sinusoide da 0 fino al picco in mm. Poiché l’ampiezza massima registrata sul sismogramma di un forte sisma può essere anche milioni di volte maggiore di quella relativa ad un terremoto debole, al fine di evitare numeri di magnitudo troppo grandi, Richter ritenne opportuno ricorrere al LOGARITMO IN BASE 10 del rapporto fra l’ampiezza massima A del terremoto, misurata in micrometri, e l’ampiezza A0 che verrebbe prodotta dal terremoto standard alla stessa distanza epicentrale: M = log A/A0 La magnitudo di un terremoto può essere quindi definita come la misura logaritmica dell’energia liberata. La prova edometrica è una prova di laboratorio utilizzata dagli ingegneri geotecnici e dai geologi, su campioni di terreno, per la caratterizzazione meccanica dello stesso. Lo scopo è quello di determinare i parametri che caratterizzano il materiale in modo indiretto, attraverso la misura della forza applicata sul campione in laboratorio. Graficizzando i risultati delle varie prove in un piano cartesiano in cui l’asse dell’ascisse rappresenta la forza applicata e l’asse delle ordinate la deformazione, la lettura di tali prove sarebbe alquanto difficile perché la relazione tra queste due grandezze è fortemente non lineare. Si effettua per cui il passaggio dal piano cartesiano sopra descritto al piano semilogaritmico in cui l’asse delle ascisse diviene in scala logaritmica, mentre l’asse delle ordinate, mediante relazioni matematiche, diviene rappresentativa dell’indice dei vuoti, ovvero la quantità meccanica che si ricerca effettuando questa prova: conoscendo lo sforzo applicato sul campione, grazie alla linearità della relazione tra indice dei vuoti e sforzo, è possibile conoscere l’indice dei vuoti attuale del campione. E’ una misurazione indiretta. La velocità di raffreddamento di un oggetto dipende dalla superficie, dalla massa, dal calore specifico (in generale dal materiale di cui è fatto), dalla temperatura dell' ambiente esterno Ta e dalla temperatura del corpo stesso T. Una relazione approssimata è data dalla legge di Newton per il raffreddamento: La legge traduce il dato sperimentale che la temperatura decresce con legge esponenziale, tendendo per grandi tempi alla temperatura dell'ambiente esterno. Una verifica approssimata di un andamento esponenziale non è difficile anche con mezzi minimi (una sorgente di calore, un termometro, un orologio e un po' di cura sperimentale). In chimica, al fine di quantificare la basicità o l’acidità di una soluzione, su utilizza un numero reale che tenga conto della concentrazione degli ioni H+ in essa presenti. Tale numero viene chiamato pH ed è espresso dalla relazione matematica: La scala dei valori del pH va da 0 a 14. Inoltre, essendo una scala logaritmica, se si passa da un “gradino” ad un altro la concentrazione degli ioni H+ varia di 10 volte. Il primo modello di dinamica delle popolazioni,che è anche il più semplice,è quello introdotto da Malthus che si dedicò nel 1798 allo studio della demografia. Questo modello si applica ad una popolazione di individui isolata con risorse di spazio e cibo illimitate. L’ipotesi fondamentale è che la differenza tra le nascite e le morti nell’unità di tempo chiamato tasso netto di riproduzione,sia costante. In particolare si trova che . , dove indica la popolazione al tempo T=0, K è la costante di crescita. Si afferma il modello della variazione di popolazione in un anno. Al tempo T+1 la popolazione è . quindi in un anno c’è stato un incremento di: L’incremento percentuale della popolazione durante l’anno La popolazione all’inizio dell’anno È calcolato come: N(T+1) – N(T) N(T) È l’incremento annuo della popolazione che può essere un numero decimale α tale che da cui = α+1 e α > -1 Rappresenta l’incremento di popolazione in un anno. Questo modello descrive adeguatamente la crescita di un organismo unicellulare che si riproduce per divisione in una coltura contente una sufficiente quantità di nutrimento. Infatti ad esempio se al tempo T ci sono 1000 organismi possiamo pensare che dopo un’ora ci sono 2000 organismi,dopo 2 ore 4000 e cosi via. Per tanto possiamo dire che dopo 2 ore il loro numero è aumentato di un fattore 2 e cioè ci sono 1000 X 2 X 2 organismi unicellulari. Segue che dopo T ore la colonia risolta essere composta da: 1000 X 2 organismi unicellulari. Questo processo non può andare avanti all’infinito. Secondo il modello di Malthus dopo un certo intervallo T corrispondente all’ascissa del punto di flesso il tasso di crescita incomincia a diminuire fino a che la curva si assesta approssimandosi sempre di più ad un valore massimo che rappresenta la massima popolazione che quella coltura può ospitare. Per motivi pratici, dal momento che il sistema metrico decimale impera in pressoché tutto il Pianeta, è sicuramente più comodo usare come base il 10. Se dovessimo, per esempio, esprimere in centimetri le dimensioni dell'Universo o in grammi il peso dell'atomo d'idrogeno senza ricorrere alle potenze, dovremmo ripiegare su una grafia estremamente scomoda da utilizzare, sia nella scrittura, sia nella lettura. I logaritmi permettono alcune importanti applicazioni, come la comoda rappresentazione di taluni diagrammi. Keplero, ad esempio, se ne servì per scoprire le sue famose leggi astronomiche. I logaritmi consentono di “abbassare di grado” le operazioni sui numeri: elevamento a potenza ed estrazione di radice vengono sostituite da moltiplicazione e divisione e queste ultime da addizione e sottrazione; è chiaro che il vantaggio di un tale procedimento sarà tanto maggiore quanto più complicati saranno i calcoli. Non vi è campo delle scienze naturali in cui non si faccia uso dei logaritmi per descrivere qualche fenomeno relativo a quello specifico settore di studio. In astronomia, ad esempio, lo splendore delle stelle viene valutato in termini logaritmici attraverso le cosiddette “classi di grandezza” o "magnitudini" il cui termine fu coniato da Ipparco di Nicea. Ma le magnitudini stellari non sono altro che logaritmi e la scala numerica che le rappresenta è una scala logaritmica poiché logaritmica è la risposta del nostro occhio agli stimoli luminosi . È infatti grazie a questa straordinaria proprietà che siamo in grado di percepire senza problemi sia il tenue barlume della Nebulosa di Andromeda, sia il bagliore di una folgore. Dal momento che l'occhio è sensibile solo alla luce che riceve istante per istante, se la risposta a questa fosse lineare rischieremmo di essere totalmente ciechi al di sotto di una certa soglia di luminosità. Il primo che studiò la correlazione fisica che intercorre fra il flusso di luce che proviene da una stella e la sensazione recepita dai nostri occhi fu Pogson. Egli intuì che la strada giusta per affrontare il problema era quella indicata dalla legge psicofisica di Fechner e Weber la quale stabilisce che la intensità di una sensazione avvertita coscientemente è proporzionale al logaritmo dell’intensità dello stimolo che la produce, quindi è meno intensa di esso. La legge di Fechner e Weber, applicata al caso delle stelle, assume la forma seguente: m = k • Log J dove m (magnitudine) è l'immagine di una stella che si forma nel nostro occhio e rappresenta quindi la sensazione, mentre J è la quantità di energia luminosa che incide sul recettore, cioè è lo stimolo; k è una costante di proporzionalità. Log è il simbolo del logaritmo decimale. Pogson osservò che l’energia luminosa emessa da una stella di prima grandezza era di circa due volte e mezza superiore a quella emessa da una stella di seconda grandezza (teniamo sempre presente che la scala delle grandezze è rovesciata). Ora, poiché il valore di 2,5 individuato empiricamente da Ipparco è molto vicino a 2,512 che è la radice quinta di 100, Pogson scelse proprio questo valore come "ragione" della progressione geometrica che avrebbe dovuto individuare i valori di luminosità relativi alle nuove classi di magnitudine stellare. Pertanto, secondo la proposta di Pogson, la luce di una stella di seconda magnitudine doveva essere 2,512 volte più debole della luce di una stella di prima magnitudine; la luce di una stella di terza magnitudine doveva essere 2,512 volte più debole della luce di una stella di seconda magnitudine e così via. Alla fine, una stella di sesta magnitudine doveva essere 100 volte meno luminosa di una di prima. La formula con la quale si può esprimere è la seguente: m1 - m2 = k • Log (J1/J2) dove con m1 - m2 è indicata la differenza di magnitudine di due stelle le cui intensità luminose siano rispettivamente J1 e J2. Questa formula ci consente, qualora siano noti i valori delle intensità luminose di due stelle qualsiasi, di definire il valore di k. La formula di Pogson, attraverso la misura esatta dei flussi luminosi delle singole stelle, consente di andare al di là delle sei classi di grandezza considerate dagli antichi e definire anche magnitudini di valori non interi. Inoltre, sempre con la formula di Pogson, è possibile attribuire alle stelle più brillanti, che gli antichi classificavano indiscriminatamente di 1ª grandezza, magnitudini prossime a zero e anche negative. Così a Sirio, la stella più brillante del firmamento, oggi viene attribuita magnitudine 1,46, la Luna piena è un astro di magnitudine -12,7 e il Sole ha magnitudine -26,7. Qualora sia noto il rapporto fra l’intensità della luce che proviene da due astri, applicando la legge di Pogson, è possibile ricavare la differenza di magnitudine dei due astri in oggetto. Per fissare le classi di magnitudine delle singole stelle era necessario stabilire un “punto zero”, scegliere cioè una stella campione a cui riferire tutte le altre. Al fine di mantenere il miglior accordo possibile coi dati di luminosità dell'astronomia antica, il punto zero fu fissato attribuendo alla Stella Polare (che gli antichi classificavano di 2ª grandezza) un valore di magnitudine di 2,12. Questo valore tanto preciso fu scelto in seguito alla scoperta di una debole variabilità della stella. Ora, ad una stella che presentasse un flusso luminoso x volte inferiore o superiore a quello della Stella Polare verrebbe attribuita la magnitudine seguente: m = 2,12 ± 2,5 • Log x. La formula di Pogson permette anche di conoscere il valore del rapporto fra le intensità luminose che provengono da due astri, se si conosce la differenza di magnitudine. Dai dati che abbiamo appena fornito emerge chiaro il motivo per il quale risulta più conveniente e più comodo usare la scala logaritmica (cioè le magnitudini) al posto della misura diretta degli splendori stellari. La ragione sta nel fatto che con i logaritmi si fa uso di quantità che impiegano un intervallo numerico molto limitato, rispetto ai valori di luminosità che sono invece molto grandi. Dire che due stelle differiscono di dieci classi di magnitudine è molto più comprensibile e immediato piuttosto che affermare che il rapporto fra i flussi luminosi dei due astri è diecimila. CAPITALIZZAZIONE COMPOSTA Per il calcolo di Montanti, valori attuali, tassi d’interesse, ecc.. Le funzioni Cobb-Douglas sono anche chiamate log-lineari, perché lineari nei logaritmi. In architettura viene usata in molti progetti la spirale logaritmica, la traiettoria di un punto che si muove di moto uniformemente accelerato su una semiretta, la quale ruota uniformemente intorno alla sua origine. È detta spirale logaritmica ogni figura piana che proceda da un punto fisso tale che l’area vettoriale di qualsiasi settore sia sempre una proporzione aggiunta della figura precedente. In coordinate polari (r, θ) la curva può essere scritta come: L’ambito architettonico e quello del design sono i più ricchi di spunti: dalle scalinate al mobilio per l’arredamento, esempi che si basano sulle proprietà della spirale logaritmica. Questa spirale venne applicata per realizzare i progetti del Quincy Park a Cambridge, dotato anche di una targa commemorativa. . La catenaria, detta anche curva funicolare, è la curva secondo cui si dispone una fune che supponiamo omogenea, flessibile e non estendibile, appesa a due punti estremi, che sia lasciata pendere soggetta soltanto al proprio peso. La sua equazione si riferisce ai logaritmi ed è: In considerazione del fatto che una catenaria ha la proprietà di avere in ogni suo punto una distribuzione uniforme del suo peso totale, questo tipo di curva è stata spesso utilizzata per realizzare manufatti e strutture architettoniche. Ecco alcuni esempi di catenarie rivoltate. Cupola di St Paul (1675-1710) a Londra Barcellona, archi di catenaria nell’attico di Casa Milà (1905- 1910) – Gaudì Barcellona, Collegio delle Teresinas, Gaudì Sagrada Familia e suo progetto basato sulla catenaria Il discorso scientifico della musica ha le sue radici in due diverse fonti: quella antichissima della matematica e delle scienze naturali … (Mario Baroni) Molte scale usate nelle scienze sono basate sui logaritmi. Ne sono un esempio le scale musicali dell’altezza sono in realtà scale logaritmiche rispetto alla frequenza della fondamentale dei suoni corrispondenti. Lo si vede osservando i tasti del pianoforte: ogni volta che ci si sposta a destra di sette tasti bianchi la frequenza della nota corrispondente. Per ottenere 12 note equidistanti l’una dall’altra è necessario suddividere l’ottava in 12 parti esattamente uguali; il rapporto fra la frequenza di una nota e la successiva è costante ed è detto semitono temperato. Grazie agli studi sul funzionamento del nostro apparato uditivo, a partire dalla teoria posizionale (1863) di Helmohtlz, è stato dimostrato che l'ampiezza percepita di un intervallo musicale non si basa sulle differenze delle frequenze fra i due suoni che lo compongono, ma sul loro rapporto. Quindi data una nota, per ottenerne un'altra basta moltiplicare o dividerne la frequenza per un dato numero a seconda che la nota sia più acuta o più grave. Quindi non percepiamo la differenza tra due frequenze ma la differenza fra i loro logaritmi. Infatti, applicando il logaritmo al rapporto fra due frequenze: V2/V1 La musica e la matematica hanno sempre una certa parentela l’una e l’altra richiedono un certo apprendistato, molto talento e un tocco di grazia. (Frederick Pratter) Gruppo 1: Libro di testo Matematica.verde, Zanichelli, di Massimo Bergamini, Anna Trifone, Graziella Barozzi http://www2.polito.it/didattica/polymath http://www.ripmat.italia http://www.liceopertini.gov.it http://www.treccani.it Gruppo 2: http://www.cosediscienza.it/metodo/02_log.htm http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/argoment/APPUNTI/TESTI/Set_02/ Cap5.html http://www.audiosonica.com/it/corso/post/30/Decibel_La_scala_logaritmica R.Nova-“Fondamenti di meccanica delle terre”, editore “Città studi” Gruppo 3:Libro di testo Matematica.verde, Zanichelli, di Massimo Bergamini, Anna Trifone, Graziella Barozzi http://precorso.dicom.uninsubria.it/lezioni/logaritmo.htm Gruppo 4: www.cosediscienza.it/metodo/02_log.htm www.slideshare.net/iisscanudo/i-logaritm www.smartweek.it www.galassiere.it/logaritmi.htm Gruppo 5: informazioni fornite da un laureando in economia e finanze Gruppo 6: https://www.google.it/imghp http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/htmlS/Studenti/Tesine/SpiraleLogaritmica -DeFusco.pdf http://crf.uniroma2.it/quaderni/catenaria/Catenaria.pdf http://it.wikipedia.org/wiki/Catenaria Gruppo 7: http://www.lanaturadellecose.it/sonia-cannas-289/matematica-e-musica290/la-scala-logaritmica-308.html http://math.unipa.it/~grim/Galante%20&%20SpagnoloQ21.pdf https://www.saveriocantone.net/ssis/ssis3s/seminari/acu4.pdf