“LE CROCIATE E IL MEDITERRANEO PROF . MARCELLO PACIFICO

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“LE CROCIATE E IL MEDITERRANEO”
PROF. MARCELLO PACIFICO
Università Telematica Pegaso
Le crociate e il Mediterraneo
Indice
1
L’EVOLUZIONE DELL’IDEA DI CROCIATA ------------------------------------------------------------------------ 3
2
IL REGNO LATINO DI GERUSALEMME ----------------------------------------------------------------------------- 9
3
LE ULTIME CROCIATE --------------------------------------------------------------------------------------------------- 12
BIBLIOGRAFIA --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 15
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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Le crociate e il Mediterraneo
1 L’evoluzione dell’idea di crociata
“L’epoca d’oro” del movimento crociato è tradizionalmente articolata in una scansione di
otto crociate: la prima che condusse alla conquista di Antiochia e Gerusalemme (1095-1099); la
seconda lanciata in risposta alla caduta di Edessa (1147-1149); la terza guidata da Federico
Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto , dopo la notizia della caduta di
Gerusalemme (1189-1192); la quarta che portò alla conquista di Costantinopoli (1202-1204); la
quinta impantanatasi nel delta egiziano (1217-1221); la sesta organizzata dall’imperatore Federico
II di Svevia, scomunicato da papa Gregorio IX (1228-1229); la settima (1248-1254) e l’ottava
(1270) dominate dal capetingio Luigi IX ed entrambe fallite nonostante l’imponente sforzo messo
in campo dalla corona francese. Tale scansione risponde a ragioni meramente pratiche e continua ad
essere riproposta nella manualistica ma non intende naturalmente trascurare i recenti risultati della
storiografia, che non considera più la storia delle crociate come una lenta e irreversibile crisi degli
ideali originari espressi dai “nobili” partecipanti delle prime spedizioni, né etichettare qualsiasi
movimento precedente la prima spedizione diretta a Gerusalemme come una sorta di “pre-crociata”
o crociata ante litteram. Probabilmente sarebbe più fruttuoso indirizzare le ricerche verso una
prospettiva che, invece di un nucleo stabile dell’esperienza crociata, ne individuasse piuttosto gli
elementi salienti e studiasse le diverse configurazioni assunte dal movimento crociato nel corso dei
secoli, valorizzando in questo modo le reti di connessioni instauratesi. In ogni caso, è evidente che
la storia del movimento crociato oltrepassa l’età medievale ed anzi, per certi versi, va rafforzandosi
nei secoli XV-XVI.
Alla base delle spedizioni in seguito conosciute come «crociate» (successivamente, al posto
dei termini iter, expeditio, peregrinatio) si possono individuare tre elementi fondamentali: l’impulso
papale (l’effettività del controllo dei pontefici è un aspetto radicalmente diverso, vista la loro scarsa
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presa non appena i pellegrini si incamminavano), il voto che legava i partecipanti all’impresa (la cui
casistica con il passare del tempo divenne sempre più articolata e complessa della riflessione
giuridica elaborata dai canonisti), il carattere armato delle spedizioni stesse (sin dalle origini le
autorità ecclesiastiche favorirono il reclutamento degli appartenenti al ceto militare scoraggiando
chi come donne, monaci, infermi non poteva ricoprire mansioni belliche). Da questo punto di vista
appare evidente che la liberazione della Terrasanta e di Gerusalemme non rappresentava una
conditio sine qua non, come invece a lungo affermato dai principali esponenti dalla scuola
storiografica tradizionalista. Come dimostrato dal corso degli eventi, se esso avesse rappresentato
un elemento irrinunciabile ben poche sarebbero le spedizioni pienamente ascrivibili al movimento
crociato, tenendo conto sia delle cosiddette «deviazioni» (si ricorda la quarta che portò al sacco di
Costantinopoli nel 1204) , sia di quelle dirette sin dall’inizio contro i cosiddetti nemici interni alla
Cristianità (esemplare la crociata contro i catari che sconvolse il Midi francese nei primi decenni del
Duecento, o quelle lanciate nel corso del Trecento contro i nemici politici del papato).
Occorre inoltre sottolineare l’importanza dell’area iberica nell’ottica dell’ampliamento del
campo di intervento della crociata, nonché delle modificazioni intervenute in seguito
all’assimilazione della lotta contro i musulmani della regione a un negotium crucis ben definito. A
partire dall’XI secolo i regni iberici sopravvissuti all’invasione musulmana dell’VIII secolo diedero
il via a una serie di operazioni militari tese ad avvantaggiarsi della caotica situazione in cui si
trovavano i cosiddetti reinos de tayfas, deboli staterelli sorti in seguito al collasso del califfato di
Cordova (1031). Il secolare movimento passato alla storia con il nome di Reconquista, sostanziato
da un discorso propagandistico intensificato dal confronto con il secolare predominio politicomilitare dei musulmani nella regione, innervato dalla consapevolezza di costituire il primo fronte
contro l’Islam e anche alimentato da periodiche campagne militari di combattenti francesi,
comportò una duplice serie di conseguenze sulla concezione della crociata nel mondo cristiano. Da
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un lato la Reconquista attirò l’attenzione dei pontefici che presto richiamarono i combattenti
cristiani sull’equivalenza tra la difesa delle regioni iberiche e quelle della Terrasanta, dall’altro la
penisola iberica costituì un campo di battaglia in cui si cimentarono con successo numerose
generazioni di crociati, aprendo in questo modo la strada a una futuro sganciamento del
combattimento contro i musulmani dal fronte mediorientale. I nemici della fede cristiana dovevano
essere affrontati in qualunque luogo si trovassero: nelle regioni dell’Est europeo, nonché in tutte
quelle occasioni in cui vi fosse la necessità di richiamare i cristiani alla difesa delle terre ritenute
legittimamente spettanti ai seguaci di Cristo.
Così, il desiderio di avventura , unito all’espiazione dei peccati, unito ad un clima
millenaristico sulla fine del mondo, all’aumento della popolazione , agli interessi mercantili amplia
il sentimento religioso e la sete di conquista propria delle crociate.
Nel 1095 il papa Urbano II , durante il Concilio di Clermont-Ferrand , aveva esortato tutti i
cavalieri cristiani a fare un pellegrinaggio in Terrasanta come mezzo di purificazione.
Le sue parole ebbero il potere di fa muovere verso Oriente moltissimi cavalieri che, nel
corso dell’XI secolo, erano animati da un forte slancio espansivo in quanto la popolazione era in
aumento, si cercavano nuove terre da mettere a coltura, i mercanti erano alla ricerca di nuovi
mercati dove poter operare. A questo ottimistico dinamismo si affiancava un’inquietudine religiosa
che generava il desiderio di espiazione dei peccati che, associato allo spirito avventuriero, ebbe
come risultato l’arrivo in Terrasanta di numerosi pellegrini. Spesso si è cercato di giustificare
l’avvio delle crociate contro i musulmani sostenendo l’oppressione dei Turchi contro le comunità
cristiane dell’Oriente e sui pellegrini ma oggi sappiamo che i musulmani assicuravano libertà di
culto a tutti. È vero che a volte si manifestavano fenomeni di violenza e intolleranza , anche perché i
Turchi si erano da poco convertiti all’Islamismo ma niente fa pensare che le condizioni dei Cristiani
fossero così gravi da richiedere l’intervento dei cavalieri europei. I cavalieri che si recarono in
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Terrasanta oltre allo spirito d’avventura e al desiderio di conquista ebbero di certo un forte
entusiasmo religioso che gli permise di superare molte prove difficili, difficoltà e privazioni. La
crociata è bandita dal papa e parte dopo un Concilio. Ha un legato apostolico. La definizione del
termine è del tardo XIII secolo. Pellegrinaggio in armi, milites Christi, segnati della croce come
vessillo, partono da penitenti. Si connota subito come guerra santa nata dalle Paci di Dio e da attesa
millenaria. Dalla conversione del cristianesimo alla guerra alla rivisitazione del concetto di guerra
giusta. Il papato trasforma la guerra in santa, anche se l’immagine di Gerusalemme nel 1100
infiamma sempre più i fedeli. Il Papato si eleva sopra tutta la cristianità.
Senza dubbio la crociata è apparsa, per i cavalieri e i contadini dell'XI secolo, uno sfogo al
potere dell'occidente , al desiderio di terre, di ricchezze, di feudi oltremare ed è stata la primordiale
attrattiva. Ma le crociate non hanno appagato la sete degli occidentali e questi hanno dovuto cercare
rapidamente in Europa , dapprima nello sviluppo agricolo, la soluzione che il miraggio di oltremare
non aveva loro consentito. Fronte di combattimenti, la Terra Santa non è stata quel focolare di
acquisti, buoni o cattivi, che storici ingannevoli hanno piacevolmente descritto. Le crociate non
hanno arrecato alla cristianità né lo sviluppo commerciale nato da rapporti anteriori con il mondo
musulmano e dallo sviluppo interno dell'economia occidentale, né le tecniche e i prodotti venuti per
altre vie, né l'attrezzatura intellettuale fornita dai centri di traduzione e dalle biblioteche di Grecia,
di Italia (innanzi tutto di Sicilia) e di Spagna dove i contatti erano diversamente stretti e fecondi.
Senza dubbio i vantaggi ritratti soprattutto, non dal commercio, ma dal nolo dei battelli e dai prestiti
consentiti ai crociati hanno permesso a certe città italiane (Genova e Venezia principalmente) di
arricchirsi rapidamente. Che le crociate abbiano suscitato il risveglio e lo sviluppo del commercio
della cristianità medievale, non si può pienamente ammettere. Che esse abbiano invece contribuito
all'impoverimento dell'occidente, in particolare della classe cavalleresca, che lungi dal creare l'unità
morale della cristianità abbiano fortemente contribuito a inasprire i contrasti nazionali nascenti
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(basta, fra le numerose testimonianze, leggere il racconto della seconda crociata a opera di Eudes de
Deuil, monaco di Saint-Denis e cappellano del capetingio Luigi VII, dove si esaspera a ogni
episodio l'odio fra Tedeschi e Francesi, e pensare a quello che sono stati in Terra Santa i rapporti
per esempio fra Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto o il duca di Austria che al suo ritorno si
affretterà a farlo prigioniero), che esse abbiano scavato un solco definitivo fra occidentali e
bizantini (da una crociata all'altra si accentua l'ostilità fra Greci e Latini la quale culminerà nella
quarta crociata con la presa di Costantinopoli da parte dei crociati), che lungi dal mitigare i costumi,
la furia della guerra santa abbia condotto i crociati ai peggiori eccessi, dai pogrom perpetrati sulla
loro strada ai massacri e ai saccheggi (di Gerusalemme per esempio nel 1099, e di Costantinopoli
nel 1204 , come possiamo leggere nelle narrazioni dei cronisti sia cristiani sia musulmani sia
bizantini). Si nota ancora che il finanziamento della crociata sia stato il motivo o il pretesto
dell'appesantimento della fiscalità pontificia, della pratica inconsiderata delle indulgenze e che
finalmente gli ordini militari impotenti a difendere e a conservare la Terra Santa si siano ripiegati
sull'occidente per abbandonarsi a ogni sorta di esazioni finanziarie o militari.
Il bilancio storico delle crociate nella lunga durata è stato valutato in maniera molto diversa.
Fino a poco tempo fa gli studiosi occidentali le hanno considerate essenzialmente un fermento di
unione europea e un segno della vitalità dell’Occidente medievale. Questa concezione è sempre
meno seguita. Essa sigilla la coincidenza per molto tempo fra cristianità ed Europa. Quanto a
Bisanzio, bisogna riconoscere che le crociate hanno approfondito il fossato tra Europa occidentale e
Europa orientale, Europa latina e Europa greca, soprattutto dal 1204, quando la quarta crociata,
dimenticando il proprio obiettivo in Palestina, si rivolse alla conquista e al sacco di Costantinopoli
per instaurarvi un effimero impero latino. Il carattere negativo dell’influenza delle crociate sussiste
sia per l’Europa stessa che per l’Occidente. Invece di favorire un’unione tra Stati cristiani, la
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crociata ha accentuato le loro rivalità. Ciò è evidente tra la Francia e l’Inghilterra. Bisogna
sottolineare anche che le forze vive dell’Europa: mercanti italiani e catalani prendono parte solo
marginalmente a questo fenomeno ricercando a margine e al di fuori delle crociate i propri vantaggi
economici in Oriente. La crociata impoverisce l’Europa sia dal punto di vista demografico che da
quello economico.
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2 Il regno latino di Gerusalemme
Dell’entusiasmo religioso si fece interprete un predicatore itinerante, Pietro l’Eremita il
quale, nel 1095, promosse la «crociata dei poveri»: gruppi di pellegrini fanatici, emarginati e poveri
partirono verso l’Oriente senza armi e senza organizzazione attraversando le valli del Reno e del
Danubio e quei pochi che riuscirono a giungere in Terrasanta furono massacrati dai Turchi.
La prima crociata ufficiale iniziò nel 1096, ad essa prese parte il fior fiore della feudalità
europea (soprattutto francese) che raggiunse Costantinopoli attraversando i Balcani o con le loro
navi.
I cavalieri (chiamati in generale Franchi) si stabilirono a Costantinopoli e fu stabilito che
l’imperatore Alessio Comneno li rifornisse dei viveri loro necessari e delle armi , in cambio della
restituzione dei territori sottratti all’impero e del riconoscimento , da parte delle future formazioni
politiche franche in Oriente , della sua superiorità.
La spedizione partì nel 1097 ma subito i crociati dovettero affrontare molte difficoltà dovute
al clima estivo sfavorevole per i cavalieri armati in maniera inadeguata; alla migliore tecnica
militare turca che usava arcieri e cavalieri armati alla leggera; agli odi e le rivalità che dividevano i
più importanti crociati; alla scarsa autorità di Goffredo di Buglione, capo dell’esercito crociato.
Il 15 luglio 1099 prendono Gerusalemme dopo che ad Edessa come principe s’insedia
Baldovino di Fiandra, ad Antiochia Boemondo di Taranto, formalmente vassalli di un regno di cui
Goffredo capo dei crociati rifiuta la corona: advocatus Santi Sepulchri.
Il fratello Baldovino, alla sua morte, 1100, sarà incoronato re di Gerusalemme affidando ,
ai nobili della spedizione , in feudo le terre, date anche a chi veniva in pellegrinaggio e desiderava
rimanere nelle città, non si ebbero successivamente, nelle comunità, fenomeni di apartheid.
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Il 15 luglio 1099, nonostante tutti questi aspetti negativi e sconfortanti, la città di
Gerusalemme fu conquistata dai crociati e tutti i musulmani i gli ebrei furono massacrati.
L’impero latino d’Oriente si rivelò una costruzione politica molto debole in quanto la
popolazione rimase ostile ai nuovi governanti occidentali; la speranza di Innocenzo III di riunire le
due Chiese risultò perciò vana.
Gli imperatori del nuovo impero inoltre non avevano il controllo di tutto il territorio
bizantino; in molti territori nacquero dei piccoli stati retti da signori locali o da membri della
vecchia dinastia imperiale.
La presa di Gerusalemme fu un fatto davvero straordinario se si pensa che gli europei non
erano esperti nell’arte degli assedi e che molti crociati avevano rinunciato a proseguire fino a
Gerusalemme quando avevano avuto la possibilità di ritagliarsi un dominio in territori che
conquistavano man mano che procedevano verso Gerusalemme.
Il Regno di Gerusalemme che si creò fu affidato a Goffredo di Buglione che, in segno di
umiltà, assunse il titolo di “avvocato del Santo Sepolcro” ma Goffredo morì l’anno dopo e gli
successe il fratello Baldovino con il titolo di re.
Baldovino consolidò il regno, conquistò anche i territori litoranei e rese più sicure le strade
percorse dai pellegrini; molti cavalieri inoltre rinunciarono a fare ritorno in Occidente e ottennero in
feudo territori del Regno di Gerusalemme ma le rivalità tra i cavalieri non furono mai superate e
questo si rivelò un fattore di debolezza.
Un ruolo molto importante fu assunto dagli ordini monastico-militari, i cui membri oltre che
pronunciare i voti di castità, povertà e obbedienza, si impegnavano a combattere contro gli infedeli;
i più importanti ordini furono: gli Ospedalieri di san Giovanni (i Cavalieri di Malta), i Templari e i
Cavalieri teutonici. Importante fu anche il contributo delle città marinare italiane. I Veneziani
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all’inizio furono diffidenti perché temevano che l’azione dei crociati potesse in qualche modo
distruggere l’equilibrio economico esistente nella regione orientale.
I Genovesi e i Pisani diedero invece un’adesione più convinta: i Genovesi contribuirono alla
costruzione di macchine belliche.
Tutte e tre le città ottennero privilegi commerciali così nelle città portuali nacquero vere e
proprie colonie commerciali, formate da mercanti di una stessa nazionalità.
Il successo dei crociati fu reso possibile anche dalle lacerazioni che in quel periodo
caratterizzavano il mondo musulmano; queste lacerazioni però nel corso del XII secolo furono
superate grazie all’intraprendenza dell’emiro Imad-al-Din Zinki il quale riuscì a formare un
dominio tra l’odierno Iraq e la Siria e a mettere sotto pressione gli Stati crociati che si trovarono
impreparati di fronte alla sua avanzata.
La prima città a cadere nel 1144 fu Edessa; quando la notizia arrivò in Occidente destò
molta preoccupazione tanto che il monaco cistercense Bernardo di Chiaravalle organizzò una nuova
crociata a cui parteciparono tre giovani sovrani europei: Corrado III (imperatore tedesco), Luigi VII
(re di Francia) e Ruggero II (Re di Sicilia); i tre giovani sovrani però fallirono perché ognuno
perseguì i propri fini personali.
La riscossa turca si realizzò completamente con il curdo Saladino che si rese indipendente da
Baghdad e creò un personale sultanato che si estendeva dal Tigri all’Egitto; il 2 ottobre 1187 , dopo
aver sconfitto ripetutamente i Franchi , entrò a Gerusalemme.
Questo evento produsse una grande mobilitazione tra i sovrani , tanto che parteciparono
alla successiva crociata l’imperatore Federico Barbarossa, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di
Leone e il re di Francia Filippo Augusto ma ancora una volta i risultati furono scarsi. Gerusalemme
rimase in mano ai musulmani, l’entusiasmo religioso si affievolì e la crociata fu intrapresa solo da
pochi fervidi idealisti.
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3 Le ultime crociate
La terza crociata si concluse nel 1192 quando era salito al trono da un anno l’erede di
Federico Barbarossa, Enrico VI il quale aveva preso in moglie Costanza d’Altavilla, la figlia del re
di Sicilia Guglielmo II, morto nel 1189.
A contestargli il dominio sul regno normanno si presentò un figlio illegittimo di Ruggiero II,
Tancredi ma questo non fermò Enrico che aveva l’intento di fare della Sicilia il punto di partenza
per una politica mediterranea e di conquista degli stati bizantini e musulmani. I suoi progetti furono
purtroppo fermati dalla morte prematura che nel 1197 lo colse a soli 32 anni.
La scomparsa di Enrico non permise ai cristiani della Terrasanta di sfruttare la situazione
favorevole prodotta dalla morte di Saladino in seguito alla quale il suo impero si era frantumato.
Tutto l’Occidente ne era ben consapevole e soprattutto il pontefice Innocenzo III che si fece
promotore di una grande crociata con il duplice obiettivo di recuperare Gerusalemme ai cristiani e
di ricondurre la Chiesa d’Oriente sotto la sovranità pontificia.
I crociati si riunirono nel 1202 a Venezia per raggiungere l’Oriente via mare; il doge offrì ai
crociati le sue navi con la promessa che facessero prima scalo a Zara e riprendessero il possesso
della città che si era data al re d’Ungheria. Il doge, conquistata Zara, riuscì a convincere i crociati a
dirigersi verso Costantinopoli con la promessa di lauti compensi.
I crociati allora nel 1203 si impadronirono di Costantinopoli e misero al trono Alessio che
però non riuscì a sedare l’ostilità del popolo verso gli occidentali e la Chiesa di Roma.
I crociati allora , nel 1204 , saccheggiarono orribilmente la città e dopo essersi spartiti il
bottino fondarono l’Impero latino d’Oriente che venne diviso tra i cavalieri.
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Un quarto di esso fu assegnato a Baldovino di Fiandra; degli altri tre quarti , una metà andò
a Venezia mentre l’altra metà fu divisa in vari domini assegnati come feudi ai capi dei contingenti
armati che avevano partecipato all’impresa.
A completare questo quadro di instabilità contribuirono anche i contrasti di Genovesi e
Pisani contro Venezia, questi erano insofferenti alla posizione preminente della città lagunare e si
resero disponibili a qualsiasi azione che avesse il fine di ripristinare gli equilibri politici ed
economici esistenti prima della quarta crociata.
Nel 1261 la città di Genova strinse un’alleanza con Michele Paleologo, signore di Nicea
(uno dei piccoli stati bizantini); l’impresa fu molto facile e Michele riuscì a salire al trono in quello
stesso anno dando inizio alla dinastia dei Paleologhi che restò al potere fino alla presa di
Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453.
L’esito sconfortante della quarta crociata non aveva demoralizzato Innocenzo III il quale
non rinunciò al suo progetto di recuperare almeno la città di Gerusalemme e gli altri luoghi sacri
della Palestina. Poco prima di morire, nel 1215, il pontefice durante il IV Concilio lateranense riuscì
a far bandire una nuova crociata. La spedizione partì nel 1217 ma già nel 1221 si concluse senza
aver raggiunto risultati importanti; un luogo strategico per il controllo della Palestina divenne
l’Egitto. Proprio sull’Egitto concentrò i suoi sforzi il sovrano francese Luigi IX che credeva
fermamente negli ideali religiosi della crociata. Purtroppo anche lui non riuscì ad ottenere risultati
importanti durante le sue spedizioni che ebbero un esito disastroso in quanto , durante la prima
(1248-1254) , il re e il suo esercito furono fatti prigionieri ; e la seconda, nel 1270, non iniziò
nemmeno perché nell’accampamento francese si diffuse la peste che non risparmiò nemmeno il re.
Tra la quinta e la sesta crociata ci fu quella di Federico II che, nel 1229, era riuscito ad ad
ottenere la restituzione di Gerusalemme senza fare ricorso alle armi.
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Federico II aveva infatti stipulato un patto con il sultano del Cairo che prevedeva anche lo
smantellamento di tutte le fortificazioni in città; questo però lasciò Gerusalemme senza difese e
infatti nel 1244 una tribù di Turchi nomadi ne approfittò per occuparla e saccheggiarla.
Mentre Luigi IX di Francia era impegnato nelle sue spedizioni , sempre in Egitto si creò una
situazione nuova che vide la presa di potere da parte dei Mamelucchi, una casta di schiavi-guerrieri,
i quali riuscirono ad estromettere dal potere gli ultimi discendenti di Saladino a nominare un loro
sultano che avviò la conquista sistematica dei territori rimasti ancora in mano ai cristiani. Le ultime
città a cadere furono nel 1291 Tiro, Sidone, Beirut e San Giovanni d’Acri.
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Bibliografia
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C.D. Fonseca, Particolarismo Istituzionale E Organizzazione ecclesiastica nel Mezzogiorno
Medioevale, Galatina, Congedo, 1987
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F. Giunta – U. Rizzitano, Terra Senza Crociati, Palermo, Flaccovio, 1967
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G. Vitolo, Istituzioni Ecclesiastiche e Vita Religiosa Dei Laici Nel Mezzogiorno Medievale. Il
Codice Della Confraternita Di S. Maria Di Montefusco (Sec. XII), Roma, Herder, 1982
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