IL RISCHIO SISMICO NEL VERSANTE NORD-OCCIDENTALE DELL’ETNA ALCUNE PREMESSE: CONCETTI DI BASE a MARGINI «ATTIVI» a) La collisione tra due placche costituite da crosta continentale comporta il fenomeno della orogenesi insieme dei processi e dei fenomeni che danno luogo alla formazione di una catena montuosa (esempi illustri: Himalaya, Alpi. Orogenesi «alpino-himalayana»). b Immagini tratte da dima.unige.it b) Quando una placca continentale collide con una placca costituita da crosta oceanica (più fredda e densa), quest’ultima va in subduzione, cioè tende a sprofondare al di sotto della crosta continentale. Ne scaturisce una catena montuosa associata a vulcanismo solitamente piuttosto esplosivo. (esempio: Cordigliera delle Ande) MARGINI CONVERGENTI E TERREMOTI DEFINIZIONI Si definisce TERREMOTO (dal latino «terrae motu») un rapido movimento della superficie terrestre dovuto al brusco rilascio dell'energia accumulatasi all'interno della Terra in un punto ideale chiamato ipocentro o fuoco. Il punto sulla superficie della Terra, posto sulla verticale dell'ipocentro è detto epicentro. Le rocce che formano la crosta terrestre subiscono continuamente giganteschi sforzi, che sono il risultato di lenti movimenti tra le GRANDI PLACCHE in cui è suddiviso lo strato più superficiale della Terra. Quando gli sforzi superano il limite di resistenza delle rocce, queste si rompono all’improvviso liberando energia che si propaga, sotto forma di onde elastiche e calore, dall’ipocentro in tutte le direzioni, generando il terremoto. Il terremoto è quindi un fenomeno naturale che consiste in un improvviso scorrimento di un blocco di crosta terrestre rispetto ad un altro con liberazione di energia elastica e di calore. L’ORIGINE DEI TERREMOTI • Con il termine FAGLIA si suole indicare una frattura, o una zona di frattura tra due blocchi di roccia, in cui si verifica o si è verificato nel passato il movimento relativo (dislocazione) di parti adiacenti alla frattura. • In funzione del movimento che si osserva lungo la superficie si parla di faglie normali (o dirette), inverse e trascorrenti. In natura molto frequentemente le faglie presentano meccanismi focali ibridi, ovvero movimenti sia verticali, sia orizzontali. • Questa superficie piana può intersecare la superficie della Terra ed avere quindi una traccia di faglia identificabile. Le dimensioni delle faglie variano da alcuni centimetri a migliaia di chilometri di lunghezza. • La grandezza di un terremoto è proporzionale all’area della faglia che scorre e a quanto scorre. PIANO DI FAGLIA Salina, 14/06/2016 Sistema di faglie dirette. Da multimedia.bovolentaeditore.com Faglia di San Andreas, California. Movimento trascorrente 1 COME SI «MISURA» UN TERREMOTO? Su BASE EMPIRICA: effetti del terremoto sulla popolazione, sull’ambiente e sulle strutture antropiche. MACROSISMOLOGIA INTENSITA’ di un terremoto Scala Rossi-Forel (XIX secolo) Scala Mercalli (1883) Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (1902) Scala Mercalli Modificata (dopo modif. Wood, Neuman e Richter) EMS - Scala Macrosismica Europea (1998) Scala di riferimento nei cataloghi macrosismici italiani Problema: non è una misura oggettiva della grandezza di un terremoto La devastazione di Pescara del Tronto 24 agosto 2016 Traccia superficiale della faglia di San Andreas, deserto del Mojave 2 COME SI «MISURA» UN TERREMOTO? SPAZIO (ampiezza = micrometri o mm) Su base STRUMENTALE MAGNITUDO (dal latino magnitūdo, -ĭnis, «grandezza») Magnitudo Locale (ML) – Scala Richter Magnitudo Momento (MW) TEMPO (Periodo = secondi) • • • • Momento sismico equivale al prodotto tra l’area di faglia, la dislocazione e la resistenza delle rocce Classificazione del terremoto del Centro Italia – 30 ottobre 2016 Sismicità recente (pallini blu, gialli e arancioni); sismogramma e simulazione della propagazione delle onde sismiche del terremoto delle ore 7,40 del 30 ottobre. Da INGV. Centro Italia. Cos’è successo alle 3,36 del 24 agosto? «Una parte della crosta appenninica, lunga quasi trenta chilometri e con un volume di circa mille chilometri cubi è sprofondata di mezzo metro. In alcuni punti quasi di un metro. Immaginiamo di far cadere un armadio di cento chili e sentire le vibrazioni del pavimento. Sostituiamo l’armadio con il volume di crosta terrestre, del peso di circa 2500 miliardi di tonnellate, che collassa improvvisamente e proviamo a immaginare l’oscillazione elastica del pavimento» [Prof. Carlo Doglioni – Presidente INGV] Alcuni numeri… e tanta confusione! I NUMERI DELLA SEQUENZA SISMICA 299 vittime accertate 238 persone estratte vive dalle macerie 388 feriti trasportati in ospedale Il terremoto del 30 ottobre 2016 MAGNITUDO LOCALE (Richter) 6.1 MAGNITUDO MOMENTO (Mw) 6.5 Procedimento più raffinato, complesso e affidabile. Richiede un tempo di calcolo maggiore (procedura manuale e automatizzata). Il dato viene pubblicato dopo la prima stima su base ML (Richter) Riferimento per l’Italia: INGV «PERICOLOSITA’» e «RISCHIO» Pericolosità «è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data area». Rischio è il prodotto di tre fattori: 1) pericolosità, 2) vulnerabilità, 3) valore esposto Perdita (da 0 a 1) Cose, infrastrutture, persone LA SITUAZIONE ITALIANA PLACCA EURO-ASIATICA PLACCA AFRICANA GEOLOGIA DELLA SICILIA PERICOLOSITA’ SISMICA: ACCELERAZONE ATTESA CON UNA PROBABILITA’ DI ECCEDENZA DEL 10% IN 50 ANNI (PGA) CLASSIFICAZIONE SISMICA NAZIONALE 2015 IN TERMINI DI PERICOLOSITA’ SISMICITA’ STORICA IN SICILIA ANNO MAGNITUDO 1169 1542 6.4 6.8 1818 6.2 1968 1990 6.3 5.6 1693 1908 7.4 7.1 I TERREMOTI DELL’AREA ETNEA TETTONICI Faglie locali Tettonica regionale VULCANOTETTONICI Attività dell’Etna INTENSITA’ MACROSISMICHE MASSIME OSSERVATE PER TERREMOTI SUPERFICIALI CON EPICENTRO NELL’AREA ETNEA (da Azzaro et al., 2013) Faglie (segmenti) e terremoti locali di rilevanza storica (stelle) per gli effetti mascosismici (EMS) ETNA, «l’eruzione perfetta» e la crisi sismica del 2002 a b c d Foto: a) Etna eruption seen from the International Space Station, b) M. Fulle, c) Mario Cipollini, d) M. Fulle. Sitografia: http://www.swisseduc.ch/ Da Protezione Civile Sicilia ORE 11:02 del 29/10/2002 – TERREMOTO DI MAGNITUDO 4.4, SANTA VENERINA Profondità 9 km. MERCALLI ALL’EPICENTRO: VI-VII La Pernicana: terremoti e creep asismico. Movimenti superficiali medi di 2 cm/yr Da Currenti et al., 2012 Da INGV Protezione Civile Sicilia PERICOLOSITA’ SISMICA NEL VERSANTE NORD-OVEST DELL’ETNA Peak Ground Acceleration compreso fra 0,15 e 0,25 g, a pericolosità media Dal catalogo macrosismico italiano pubblicato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia 71 eventi sismici a Bronte 42 eventi sismici a Maletto 92 eventi sismici a Randazzo (da metà ‘500) IL TERREMOTO DEL 1693 Il devastante terremoto della Val di Noto dell’11 gennaio 1693 chiuse un secolo catastrofico per la Sicilia orientale. Si tratta del sisma più forte mai registrato e documentato in Italia in epoca storica, con una magnitudo momento stimata pari a 7.32 che innescò uno tsunami sullo Ionio. L’evento sismico provocò la distruzione totale di oltre 45 centri abitati, interessando con effetti pari o superiori al XI grado MCS una superficie di circa 5600 km2 e causando un numero complessivo di circa 60.000 vittime; in un’ecatombe senza precedenti, Catania fu rasa al suolo e persero la vita 16.000 abitanti su una popolazione complessiva di 20.000. Gli effetti furono relativamente più ridotti sui comuni del versante nordoccidentale del vulcano: intensità VII a Bronte e Maletto con generiche segnalazioni di danni, VIII a Randazzo con il crollo di 20 edifici. IL TERREMOTO DEL 1818 Il 20 febbraio 1818, alle ore 18:15, una scossa di magnitudo momento 6.2, con epicentro Aci Catena, colpì duramente il catanese. All’epoca si contavano circa 9000 abitanti a Bronte, 2000 a Maletto e 5000 a Randazzo. I danni più gravi si verificarono a MALETTO (intensità VIII-IX): qui le perizie attestarono crolli estesi a due terzi degli edifici del paese ed il grave danneggiamento delle due chiese esistenti di S.Michele e S.Antonio; inoltre subirono danni il palazzo del Principe di Maletto e la locanda annessa. A RANDAZZO (intensità macrosismica VIII) risultarono lesionati 219 edifici, 8 crollarono in parte o completamente, 6 vennero classificati in parte caduti e parte cadenti. Lievemente meno grave, ma pur sempre critica, la situazione a BRONTE (intensità 7-8): la località fu inserita, nel quadro riassuntivo delle perizie, tra quelle in cui si verificarono danni di media entità se paragonati a quelli relazionati per i centri dell’area epicentrale. Risultarono danneggiate 21 chiese, il teatro, la Real Casa degli Studi, l’ospedale dei poveri ed il carcere; 406 case danneggiate: di queste 1/16 erano classificate come cadute, 1/16 come cadenti e 14/16 lesionate. Archivio di Stato di Catania, Intendenza borbonica, b.4210 (1818-19), categoria XXI (Miscellanea), Tavole riassuntive dei danni cagionati dal terremoto del 20 febbraio 1818 IL TERREMOTO DEL 1908 Il terremoto che alle ore 5:20 del 28 dicembre 1908 si generò sullo Stretto di Messina rappresenta la più grave catastrofe naturale in Europa per numero di vittime, a memoria d’uomo, e il disastro naturale di maggiori dimensioni che abbia colpito il territorio italiano in tempi storici. Caratterizzato da una magnitudo momento 7.1, fu seguito da un altrettanto devastante maremoto che funestò Messina, con un bilancio di oltre 100.000 vittime tra Sicilia e Calabria. Non si hanno notizie approfondite su Bronte e Randazzo, mentre la classificazione macrosismica dell’evento a Maletto è pari a VII: qui la scossa fu molto forte e lesionò le chiese e gran parte delle case. Giornale di Sicilia, 1908.12.28/29, a.48, n.362. Palermo 1908 Il tragico terremoto dello Stretto, datato 28 dicembre 1908: Messina venne rasa al suolo dal sisma e dal successivo maremoto Cronaca recente 22 novembre 2012 Da LiveSicilia.it Nel corso dei secoli, Bronte, Maletto e Randazzo sono state ripetutamente lesionate dai sismi, seppur con entità dei danni nel complesso più ridotta rispetto al versante orientale dell’Etna ed alla città di Catania, sia per la distanza dagli epicentri dei grandi terremoti, sia per l’assetto morfotettonico proprio della fascia nordoccidentale. Sono decine i terremoti classificabili, a livello macrosismico, con il grado V-VI della Scala Europea (EMS), talvolta per eventi tettonici a scala regionale, talvolta per scosse con epicentro etneo, basse profondità ipocentrali e magnitudo medio-bassa. In tempi recenti, sono degne di nota la crisi sismica etnea del 2001 (correlata alle eruzioni laterali del 2001-2002) e le sequenze tra il 2006 e il 2013, caratterizzate da scosse con magnitudo compresa tra 3.5 e 4.5, localizzate tra la dorsale dei Nebrodi e l’area etnea ed in alcuni casi associate a lievi danni. COME DIFENDERCI DAI TERREMOTI? Non sappiamo dove, quando e con quale intensità colpirà il prossimo terremoto, ma conosciamo le aree a maggiore pericolosità e disponiamo di tecnologie geologiche e ingegneristiche per mitigare il rischio sismico. Non possiamo prevedere i terremoti, ma possiamo attenuare i loro effetti. Fondamentale è il concetto di PREVENZIONE. PREVENZIONE Adeguamento antisismico degli edifici, anche antichi e di interesse storico e artistico Piani ed esercitazioni di Protezione Civile. Cosa fare prima, durante e dopo un terremoto? Microzonazione sismica (in Sicilia solo 58 comuni su 262 hanno effettuato studi microzonazione di I livello) Conoscenza del territorio, consapevolezza dei rischi, corretta informazione sul tema sismico. « Historia magistra vitae » QUANTO CI «COSTANO» LE EMERGENZE I DISASTRI DELLA PREVENZIONE FANTASMA Se confrontiamo il database riservato della Protezione Civile con la media mondiale, finiamo direttamente tra i Paesi arretrati. Ipotizzando un sisma di magnitudo 7 nell'Appennino meridionale si prevedono fino a 11.000 morti e più di 15.000 feriti. La media mondiale per un sisma di quel livello si ferma a 6.500 morti e 20.500 feriti. In Giappone a 50 morti e 250 feriti. La grande differenza nei numeri tra Italia e Giappone è chiaramente dovuta alle tecniche di costruzione impiegate e agli investimenti nella prevenzione. Inchiesta completa: www.espresso.repubblica.it QUANTO CI COSTANO LE EMERGENZE IL PESO SUI CONTI Secondo un rapporto dell'ufficio studi della Camera, dal 1968 al 2009 la gestione dell'emergenza e la ricostruzione in Italia sono costate 135 miliardi di euro, con valori monetari Istat attualizzati al 2008. Di questi, 92 miliardi sono stati stanziati dallo Stato. Gli effetti sui conti pubblici si sentono ancora. Per il terremoto del Belice in Sicilia (1968) gli impegni di spesa finanziati da leggi e decreti termineranno nel 2018. Per l'Irpinia (1980) nel 2020. Per l'Abruzzo (2009) nel 2033. QUANTO CI COSTEREBBE LA MESSA IN SICUREZZA IL PESO SUI CONTI Mauro Dolce, uno dei direttori generali del Dipartimento della Protezione Civile, ha dichiarato al Sole 24 Ore che per l’adeguamento sismico degli edifici pubblici serve una cifra sull’ordine di 50 miliardi di euro. Secondo le stime del Consiglio Nazionale degli Ingegneri nel 2013 basandosi sui dati Istat, Cresme e della Protezione Civile, servirebbero circa 93,7 miliardi di euro per mettere in sicurezza le case di tutti gli italiani. Sempre al 2013 risale un’altra stima, quella dell’associazione degli ingegneri e degli architetti Oice, che dice che per mettere in sicurezza solo gli edifici a elevato rischio sismico (quelli cioè che si trovano in una zona che occupa circa il 44 per cento della superficie italiana) servirebbero 36 miliardi di euro. Secondo l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili (ANCE) circa 21,8 milioni di persone vivono nelle aree a elevato rischio sismico in Italia. Possiamo farcela, ma servono FATTI concreti. Bisogna agire subito. E’ una priorità di questo Paese. I miei siti: www.meteobronte.it www.meteoetna.com Facebook: Meteo Bronte Meteo Etna E-mail: [email protected] Sitografia consigliata: www.ingv.it www.ct.ingv.it www.ingvterremoti.wordpress.com www.protezionecivile.gov.it www.isprambiente.gov.it www.researchgate.net www.geology.com Per approfondire: • Rovida A., Locati M., Camassi R., Lolli B., Gasperini P. (eds), 2016. CPTI15, the 2015 version of the Parametric Catalogue of Italian Earthquakes. Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. doi: http://doi.org/10.6092/INGV.IT-CPTI15 • Guidoboni E. et al. Catalogue of Strong Italian Earthquakes • Laurezzano G. et al, 2014. Near fault earthquake scenarios for the February 20, 1818 M=6.2 ‘Catanese’ event • Azzaro R. et al., 2014. Probabilistic seismic hazard assessment in the Mt. Etna region. Application to local volcano-tectonic earthquakes • http://esse1-gis.mi.ingv.it/. Progetto DPC-INGV, mappe di pericolosità sismica. Libro di testo «Capire la Terra» di E. Lupia Palmieri, M. Parotto, P. Fredi