Aristotele
Aristotele rappresenta un momento di rottura dell’essere ateniesi, poiché egli è uno straniero
in Attica, ma comunque un grande pensatore riguardo la ricerca scientifica sul campo.
Vita
Nasce a Stagira, nord della Grecia, sotto il potere macedone. Il padre decide di mandarlo
all’Accademia Platonica, ad Atene. Lì incontra Platone e ne diventa alunno prediletto. Alla
morte di Platone, Aristotele lascia l’accademia poiché non ne divenne, a suo dispiacere e
delusione, rettore. Lasciò Atene e si diresse all’isola di Asso, divenendo precettore privato.
In quel momento, la Macedonia conquista Atene. Dopodiché re Filippo chiama Aristotele a
Mitilene per educare Alessandro. Quando quest’ultimo diviene imperatore, permette ad
Aristotele di ritornare ad Atene, dove il pensatore fonderà la sua scuola, il Liceo, o scuola
Peripatetica, con il celebre cortile dove Aristotele prediligeva insegnare passeggiando. Alla
morte di Alessandro, Aristotele fugge da Atene, pavido che si compisse un altro delitto alla
filosofia (riferendosi a Socrate). Infine si rifugiò in Calcide, dove morì.
Scritti
Anche Aristotele, come il maestro, scriverà molto. I suoi scritti però sono sistematicamente
ordinati, poiché l’uno segue l’altro, e si dividono in due grandi ambiti:
-Essoterici, scritti nel periodo giovanile come studente (scritti apologetici). Sono il Sofista,
l’Uomo Politico, sulla Filosofia, Propreptico.
-Esoterici, per l’insegnamento. Questi scritti sono stati ritrovati in una campagna di Silla, in
una cantina del figlio di uno degli studenti di Aristotele.
Questi scritti, come detto prima, sono ordinati in una successione gerarchica. I primi sono di
logica, poi di fisica, poi di metafisica, etica e politica e infine di retorica e poetica.
Differenze con Platone
1. Sul piano delle scienze, Platone predilige la Matematica (scienza dell'esistere come
immobilità con enti corruttibili)
Aristotele predilige la Fisica (scienza della Fisis, scienza dell'esistere come
movimento con enti corruttibili)
2. Aristotele critica la teoria delle idee, poiché secondo lui è troppo complessa per le
leggi della natura che tendono a semplificare tutto. Infatti non era efficace nei piani
della realtà poiché poco economica.
3. Platone nelle scienze teoretiche, che risponde al che cos’è, pone come fine la ricerca
della verità autentica, senza considerare altro. Aristotele lo ritiene inefficiente, poiché
Platone parte sempre da ipotesi. Fa tale ricerca nella scienza logica apodittica,
costruendo un fondamento logico assolutamente certo.
Questione Metafisica e Concetto di Giudizio
Secondo Aristotele nella realtà vi sono tre enti: il Pensiero, la Realtà intesa come natura e il
Linguaggio. I primi due enti, che Platone pone a due piani strettamente separati come
anima e cose, secondo Aristotele possono unirsi attraverso il Linguaggio, costruendo il
Giudizio. Questo non implica che i due enti siano sempre sullo stesso piano, ma qualche
volta può accadere.
Aristotele spiega questo aspetto del legame attraverso un passaggio molto semplice e logico.
Il linguaggio è basilarmente composto da Soggetto e Predicato, che secondo Aristotele
sono rispettivamente Pensiero e Realtà. La proposizione formata dai due, forma il Giudizio.
I modi attraverso cui Soggetto e Predicato si legano sono le Categorie. Secondo la sostanza,
la qualità, la quantità, la relazione, il tempo, il luogo, la situazione, l’azione e la passione.
Tra queste categorie vige una regola di esclusione, ovvero, se una proposizione è legata
attraverso una categoria, tutte le altre sono escluse e dunque inutilizzabili alla formazione
del Giudizio. Vi è però una sola categoria che rende possibile ogni legame e che funziona
solo se soggetto e predicato esistono. Quando noi usiamo la Sostanza, identifichiamo come
uguali Soggetto e Predicato, attraverso il primo principio, il Principio dell’Identità:
“L’ordine dei pensieri è uguale all’ordine delle cose”. Capito questo, Aristotele spiega che,
ponendo allo stesso piano e rendendo uguali Soggetto e Predicato, non facciamo che porre
come uguali Pensiero e Realtà, superando così il Platonismo.
Quando vengono uniti più giudizi, si forma il Sillogismo, ovvero il ragionamento. Questi
giudizi possono legarsi solo attraverso specifiche regole, che vengono riassunte nel quadrato
del Giudizio.
UNIVERSALE
AFFERMATIVO
SUBALTERNE
PA RT I C O L A R E
AFFERMATIVO
CONTRARIE
CONTRADDIZIONE
CONTRARIE
UNIVERSALE
NEGATIVO
SUBALTERNE
PARTICOLARE
NEGATIVO
Aristotele dà al principio di Contraddizione questa definizione: “È impossibile che allo
stesso tempo una cosa sia sé stessa e un’altra”. Da questo principio deriva poi quello del
Terzo Escluso, nel quale si afferma che non è possibile che due proposizioni contraddittorie
siano entrambe non vere, poiché se una proposizione è falsa e opposta a un'altra, quest'altra
è necessariamente vera.
Concetto Aristotelico delle Scienze
Aristotele suddivide le scienze in tre grandi ambiti: Teoretiche, Pratiche e Poietiche. Egli
pone le ultime due come sottospecie della prima.
Le scienze teoretiche hanno per oggetto il vero e si basano sulla logica apodittica. Tra
queste, la prima è la filosofia, scienza dell'esistere in quanto esistere, che serve a riportare in
unità le altre scienze divenute troppo dispersive. In seguito, in sottoclasse alla filosofia, vi
sta la teologia, la scienze degli enti immobili e incorruttibili. Infine, le scienze operative
intramondane, fisica e matematica, le scienze dell'esistere come movimento (per la fisica) e
di immobilità (per la matematica) con enti esclusivamente corruttibili.
Dopo le scienze Teoretiche, vi sono quelle Pratiche, la politica e l'etica, che sono le
scienze puntate al bene comune e sono prettamente dialettiche.
Per ultime, le scienze Poietiche, non atte alla conoscenza, ma all'arte e al bel parlare, in
cuirientrano la Poesia e la Retorica. -Scienze Teoretiche
Teoretiche
Filosofia(scienza dell'essere in quanto
essere)--> metafisica
Teologia (iperfisica)
Fisica
Matematica
Pratiche
Poietiche
Etica
Politica
Possibile
Retorica
Poetica
La Fisica
Aristotele, seguendo l'ordine dei suoi scritti, parte dalla Fisica (anticipata dalla logica) per
risalire alla Filosofia. La Fisica la definisce come la scienza della Fisis, ovvero la scienza
della natura che si occupa del Movimento e del Divenire delle sostanze individuali, il che
non comprende il contesto spazio-temporale dell'oggetto, ovvero il suo passato. Il divenire è
inteso come il passaggio di qualcosa a qualcos'altro.
Il Movimento e il Divenire
Il movimento viene classificato in:
-Quattro categorie: il movimento Sostanziale, ovvero il movimento in quanto tale; il
movimento Qualitativo, l'alterazione da uno stato all'altro; il movimento Quantitativo,
qualcosa che accresce e diminuisce; per ultima quella Locale, il semplice spostamento da un
luogo all'altro.
-Tre principi: La Materia, ovvero l'Hyle (l'insieme delle cose nella pura molteplicità); la
Privazione, Steresis (la materia senza forma); la Forma, Morphè (la materia organizzata).
La forma sta sempre assieme alla materia, ma può esistere anche senza essa, sotto forma di
ἐνέργεια, energheia, che è il principio di organizzazione della realtà. Quando materia e
forma si uniscono, si costruisce il Sinolo, che da forma alla sostanza individuale.
-Quattro cause: Materiale, Formale, Causa Efficiente, Finale. La causa efficiente è la
causa scientifica della scienza moderna. Tutte le cause del movimento vengono racchiuse in
quella finale. A ca la causa efficiente è la causa scientifica della scienza moderna. Tutte le
cause del movimento vengono racchiuse in quella finale.
Questa è una fisica finalistica, che non risolve la questione del divenire in quanto tale.
Da qui si origina la cosmologia: lo studio di ciò che compone l'universo. Vi sono quattro
forme di movimento cosmico terrestri: movimento in quanto tale, movimento verso l'alto,
movimento rettilineo, movimento verso il basso. Vi è anche un movimento celeste: il moto
circolare uniforme. Qui si origina il geocentrismo.
Inizia da visita questione gnoseologica, o del pneuma: per Aristotele vi è una completa
continuità. Anche l'uomo è dotato di forma e materia, cioè lo pneuma e il corpo. Essi si
trova indissolubilmente insieme. La vita è pienamente mortale e carnale.
Da questo punto di vista ci sono tre modi per conoscere la realtà, secondo diversi stadi
dell'anima: Vegetativa, cioè la forma che organizza il corpo per il mantenimento e la
riproduzione; Sentitiva, condivisa con gli animali, e che ha un'azione condivisa con
l'ambiente (sensibile); Intellettiva, che interiorizza i prodotti della sensibilità. Ma
intellettiva proviene da quella sensitiva, attiva. Tutto ciò va a confluire nella poeticità.
ATTO E POTENZA
confluire ora entriamo nel mondo degli enti in quanto tali. Aristotele riconosce solo due enti
incorruttibili: Dio e il pensiero stesso. Quando il pensiero pensa Dio e sé stesso, si trovano
nel mondo degli enti incorruttibili. Nel mondo iperfisico abbiamo la potenza e l'atto.
Dividiamo la realtà in due piani
Materia
Potenza
Possibilità di essere
dell'ente
PENSIERO
Forma
Atto
Sostanza, anteriore alla
potenza. Soggiace a tutti
gli enti
DIO
Per capire meglio Potenza e atto, prendiamo un uomo un bambino: l'uomo è anteriore al
bambino perché esso è destinato diventare un uomo. L'essere adulto del bambino è già in
atto. Infatti ogni atto può essere a sua volta potenza di un altro atto. Questo esposto il
principio di contraddizione. In ultimo però deve esserci un atto puro, che non ha potenza.
Questo si identifica in Dio, l'orizzonte della totalità. Tutti gli enti movimento rientra nel
principio di contraddizione. Dio è l'istitutore di questo principio, infatti la teologia è una
scienza iperfisica. La potenza è quella cosa che non ha bisogno di esistere; Dio è l'oggetto
estremo del pensiero, l'estrema predicazione del pensiero. Il pensiero mette in atto l'atto
puro, cioè l'identità assoluta del pensare con sé stesso. Questi principi si riuniscono grazie
all'ente metafisico, Dio, e l'ente logico.
LE VIRTÙ
Visto che lei crede che il fine di ogni atto sia dirigersi verso la propria natura, che porta alla
felicità. Infatti identifica con il fine di ogni cosa il bene. Dal punto di vista antologico più
vivere secondo ragione si può identificare nella virtù. L'uomo è fatto non solo di ragione,
ma di azioni di virtù. E virtù sono propriamente etiche e sono identificate come la ragione
sul piano teoretico. Secondo la ragione pratica, ogni virtù svolge un'azione regolativa della
passione dell'uomo. Le principali virtù sono: Coraggio, che si divide in temerarietà e
codardia, che regolano ciò che si deve temere; Temperanza, divisa in intemperanza ed
insensibilità, ossia l'uso dei piaceri; Magnanimità, vanità e umiltà, cioè l'opinione su sé
stessi; Mansuetudine, in cui l'ira è regolata da irascibilità e Phronesis, ragionevolezza, ciò
che dà unità all'universale. Essa è la scelta del giusto, che è mosso dalla volontà, e non si
attiva se non c'è l'azione animale; Giustizia, virtù etica perfetta che ha come fine il rispetto
delle leggi e si divide in giustizia DISTRIBUTIVA o Geometrica, RETRIBUTIVA o
aritmetica, e il DIRITTO, che può essere privato, pubblico o naturale, basato sull'equità.
Tutti e tre i tipi di diritto hanno il compito di formare lo Stato.
Passiamo ora alle virtù teoretiche. Esse posso dividersi in: RAGION PURA
TEORETICA ,cioè che può agire non avendo un universale, e comprende
INTELLIGENZA, SAPIENZA E SCIENZA; la RAGION PURA ETICA comprende
SAGGEZZA e PHRONESIS. Questi ultimi sono la capacità pratica della ragione di
costruire l'universale a partire dei particolari e lo costruisce in modo ipotetico-deduttivo.
Così capiamo che la saggezza non è uguale alla sapienza.
Tutte le virtù vanno a costruire la costituzione, che deve determinare il tipo di sovranità
stabile il funzionamento delle cariche istituzionali. Aristotele distingue tre tipi di governo
principali: MONARCHIA, che ha come aspetto patologico la Tirannide; ARISTOCRAZIA,
che degenera nell'Oligarchia; POLITEIA, forma di democrazia non per maggioranza,
costituita dalla borghesia media.
Aristotele una visione liberaldemocratica, ma teme che questa forma di governo non sia
giusta.
MIMESIS
Secondo Aristotele la questione della MIME Sissa cioè l'arte non è da condannassi, perché
organizza il materiale sensibile verso un accordo sull'azione pratica e quindi la conoscenza.
Lo spettatore vive le vicende in modo mimetico, ma è solo una rappresentazione. Attraverso
la catarsi vi è lo scarico delle pulsioni animali. Il dramma porta scaricare le tensioni
attraverso un atto catartico, emotivo, ed emerge una finalità. L'arte ci fa scorgere una
destinazione morale delle nostre azioni; coniuga l'universo teoretico con quello praticomorale. L'atto poietico è l'atto umano per eccellenza. La MIMESIS quindi è l'atto primo
dell'uomo, L'esperienza che ci fa vivere qualcosa. È l'arte dell'interpretare. Il
comportamento dell'uomo e mimetico verso la natura. È il modo in cui gli uomini
esperiscono verso la Realtà.