Guarisce quasi sempre il tumore dell`endometrio

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NOVITÀ DALLA CLINICA
Il tumore del corpo dell’utero
Guarisce
quasi sempre
il tumore
dell’endometrio
Se l’approccio iniziale rimane quello
chirurgico, molte novità sono in arrivo
dal punto di vista dei farmaci,
soprattutto per le più giovani
a cura di
AGNESE CODIGNOLA
sempre più frequente a causa del
progressivo invecchiamento della
popolazione femminile ma è anche uno dei
meno temibili: è il tumore
dell'endometrio, il rivestimento interno del corpo dell’utero. In tre casi su quattro
si verifica infatti in donne in
menopausa. Fortunatamente, però, è anche la malattia
oncologica che più di frequente colpisce il corpo dell'utero: le altre forme, legate
per esempio a infezioni da
papillomavirus esattamente
come quelle della cervice
uterina, sono più rare e più
pericolose.
E
’
SEGNALI PRECOCI
Secondo le ultime stime
dell'Associazione dei registri
tumori (AIRTUM), nel biennio 2003-2005 il tumore del-
l'endometrio (in particolare
quello detto endometrioide)
è stato al quarto posto tra
quelli più frequenti e ha rappresentato lo 0,8 per cento
di tutti i decessi per cancro;
nello stesso periodo sono
stati registrati in media all’anno 25 casi ogni 100.000
donne, mentre i decessi, nel
2006, sono stati circa 2.400;
in altri termini, secondo la
maggior parte delle stime,
quando la malattia è diagnosticata in fase iniziale la sopravvivenza a cinque anni
supera il 95 per cento dei
casi, e anche quando ha iniziato a diffondersi supera il
65 per cento.
Il perché lo spiega Bernardina Stefanon, esperta di tumori ginecologici e di prevenzione dell'Istituto nazionale tumori di Milano: "Questo tumore ha diverse caratteristiche che lo rendono
meno temibile di altri, la
prima delle quali è il fatto
8 | FONDAMENTALE | GENNAIO 2011
che inizia a dare segni di sé
quando è ancora in fase iniziale. Mestruazioni (o similmestruazioni) che tornano,
o che sono troppo abbondanti, o perdite inconsuete
tra un ciclo e l'altro inducono spesso le donne – soprattutto se in menopausa – a
fare un controllo, durante il
quale viene riscontrata la
malattia quando si può intervenire efficacemente. In
più il tumore si forma all'inizio negli strati mucosi:
solo dopo penetra in quelli
muscolari, più profondi, e da
lì si può diffondere, ma quasi sempre
solo per contiguità (cioè per
vicinanza), e quindi con un
processo che richiede
tempo. Ciò significa che il
tumore spesso resta confinato lì dove nasce e solo nelle
fasi più avanzate si espande
e va a colpire organi a distanza quali il retto o la vescica e, in seguito, il polmone, il fegato, le ossa".
ATTENZIONE
ALLE GIOVANI
La malattia non è dun-
L’ARTICOLO IN BREVE...
olpisce un numero crescente di donne, ma soprattutto perché aumenta l’età media: il tumore dell’endometrio è infatti una malattia più comune
nella menopausa che nell’età fertile. La terapia di elezione rimane l’asportazione di utero e ovaie, ma per le
più giovani che desiderano una gravidanza ci sono novità in arrivo: farmaci biologici che potrebbero evitare il
bisturi e la spirale medicata che rilascia localmente
dosi elevate di ormoni e consente di rimandare l’intervento a dopo la nascita di un figlio. La migliore arma,
comunque, rimane la diagnosi precoce: è bene farsi vedere dal ginecologo se il ciclo diventa troppo abbondante o ricompare dopo l’inizio della menopausa.
C
In questo articolo:
cancro dell’utero
endometriosi
prevenzione
que tra le peggiori, anche se
non va sottovalutata, soprattutto quando si tratta di
una donna giovane e, per
questo, meno incline a
identificare i primi sintomi
come segnali di allarme.
Tra i fattori di rischio vi
sono, oltre all'età, l'obesità,
alcune malattie che
predispongono alla
formazione
di polipi intestinali, il
diabete, una dieta povera di
vegetali freschi e ricca di
grassi animali, l'esposizione agli estrogeni. Su que-
st'ultimo punto bisogna tenere a mente alcuni aspetti fondamentali, che ricorda
la stessa Stefanon:
"Il tumore dell'endometrio è sensibile
agli estrogeni e per
questo può essere
favorito da ciò che
prolunga l'esposizione della donna
agli ormoni come,
per esempio, un'età
precoce della prima
mestruazione
(prima dei 12 anni)
o tardiva della menopausa (dopo i 55
anni), non avere
mai portato a termine una gravidanza o aver assunto una terapia
ormonale sostitutiva (TOS) a base di
soli estrogeni. A livello fisiologico, è il
progesterone l'ormone che controbilancia
l'effetto degli estrogeni: per questo, assumere una TOS che comprenda i due tipi di ormoni non è pericoloso,
così come prendere le pillole a basso dosaggio di estrogeni e progestinici a scopo
contraccettivo che anzi,
sembrano esercitare un'azione protettiva".
LA TECNICA CHIRURGICA
Quando il tumore è presente, il primo atto fondamentale è rimuoverlo chirurgicamente, con un intervento che
di solito
prevede l'asportazione di utero
e ovaie e
dei linfonodi. Le ovaie vengono
asportate proprio per evitare
che gli estrogeni che producono alimentino la crescita
Età e obesità
sono fattori
di rischio legati
agli ormoni
COME FERMARE LA PROLIFERAZIONE
INCONTROLLATA DELLE CELLULE DELL’ENDOMETRIO
UNA SOLUZIONE A SPIRALE
è una speranza in più per le donne giovani cui
viene diagnosticata un'iperplasia atipica, cioè una
proliferazione anomala che in genere prelude a un
tumore dell’endometrio, di solito contrastata con
l'asportazione totale dell'utero e delle ovaie: la
spirale medicata. I ricercatori dell'Istituto europeo di
oncologia di Milano (IEO) hanno infatti pensato di
provare questo metodo, normalmente richiesto dalle
donne come contraccettivo, per fare ciò che non si può
fare per bocca a causa degli effetti collaterali:
somministrare alte dosi di ormoni che contrastano la
crescita delle cellule trasformate e che talvolta
riescono a far regredire il tumore.
L'iperplasia, così come il tumore in fase iniziale,
può essere fermata con il levonorgestrel, un ormone
molto usato come anticoncezionale, che inibisce lo
sviluppo degli strati endometriali dell'utero, e con il
gonadotropin releasing hormone o GnRH, che blocca
la sintesi degli estrogeni, ma le dosi necessarie non
possono essere assunte per bocca; la spirale riesce
invece a rilasciare le giuste dosi solo localmente,
assicurando l'effetto e abbattendo rischi e tossicità.
I medici hanno selezionato una quarantina di donne
di età compresa tra i 20 e i 40 anni con iperplasia o
tumore iniziale, e hanno inserito la spirale medicata,
con risultati più che soddisfacenti. Come riferito sugli
Annals of Oncology, infatti, 19 delle 20 pazienti che
avevano un'iperplasia atipica hanno avuto una
risposta iniziale completa, e solo quattro hanno avuto
una successiva ricaduta e sono state trattate
nuovamente. Tra le 14 donne che, invece, avevano un
tumore in stadio iniziale, otto hanno avuto una
risposta completa, e quattro non hanno avuto
benefici. Le malate che non avevano risposto sono
state poi sottoposte ad asportazione dell’utero e tutte
stanno bene. Ma c'è di più: tra le partecipanti, nove
sono riuscite a concepire spontaneamente un figlio
alla fine del trattamento (dopo la gravidanza, per
precauzione, è stato asportato l'utero anche a loro).
La spirale medicata potrebbe dunque rivelarsi
preziosa per aiutare tutte le donne giovani colpite da
un tumore iniziale dell'endometrio a preservare
almeno temporaneamente la fertilità, e a evitare
l'asportazione di utero e ovaie a una parte di esse.
Naturalmente, precisano gli autori, per decidere quali
donne possono essere trattate in questo modo senza
rischio occorre eseguire un'approfondita valutazione
prima (con laparoscopia, ecografia e risonanza) per
avere la certezza che il tumore non sia più avanzato di
quanto sembri e non abbia inziato a diffondersi
altrove. Ora i ginecologi dell'IEO, guidati da Mario
Sideri, pensano di avviare uno studio internazionale
che coinvolga un numero maggiore di donne e, in
futuro, di verificare la possibilità di usare la stessa
spirale per somministrare localmente farmaci
antitumorali classici.
C'
NOVITÀ DALLA CLINICA
ANCHE IN QUESTO CASO PER PROTEGGERSI CONTA
MOLTO LO STILE DI VITA
MUOVERSI FA BENE
esercizio fisico previene numerose forme di
tumore tra le quali quello del colon, della
mammella, dell'esofago e del rene. Ma funziona
anche contro il tumore dell'endometrio, come
attestano diverse ricerche. Gli oncologi del National
Cancer Institute statunitense hanno voluto capire
quanto, e hanno a tal fine revisionato 14 studi
pubblicati negli ultimi anni, giungendo a una
conclusione che non lascia dubbi: vincere la pigrizia
abbatte il rischio di sviluppare un tumore
dell'endometrio dal 20 al 40 per cento.
Per fornire indicazioni pratiche gli autori, dalle
pagine del British Journal of Cancer, hanno
sottolineato un dato su tutti: l'incidenza della
malattia nei Paesi in via di sviluppo, dove le donne
si muovono molto di più e accumulano meno
grasso, è un quarantesimo rispetto a quella dei
Paesi più sviluppati, dove le donne sono più pigre. E
ancora: se una donna sta seduta per nove o più ore
al giorno, il rischio diventa doppio rispetto a quello
di una coetanea che resta seduta per tre ore al
massimo. Non ci sono protocolli specifici, ma
secondo alcuni studi l'effetto protettivo sarebbe
netto in chi fa regolarmente una ventina di minuti di
esercizi per cinque giorni alla settimana.
Tra le cause vi sarebbe il fatto che chi fa meno
sport tende di più a ingrassare e il grasso funziona
da deposito per ormoni che favoriscono la malattia.
L'
di eventuali cellule maligne
rimaste. Si esegue, inoltre,
una citologia del peritoneo,
cioè un esame del liquido
presente nella cavità addominale per vedere se ci sono
cellule maligne disperse.
Oggi, in situazioni specifiche, l'intervento viene fatto
per via laparoscopica (cioè
con due piccoli taglietti sull’addome attraverso i quali
vengono introdotti strumenti miniaturizzati), con minori rischi, tempo di ricovero
più breve e meno complicazioni postchirurgiche.
Nei casi, piuttosto rari, in
cui il tumore, originato nella
mucosa, abbia già invaso più
del 50 per cento degli strati muscolari sottostanti, possono essere
consigliate sia
la radio che la chemioterapia, da sole o in sequenza, a
seconda della situazione
della singola paziente.
Se da un lato la radioterapia è sempre più specifica, meno dannosa per gli
organi adiacenti e più potente sulle cellule malate,
dall'altro la chemioterapia
si basa ancora sulle molecole classiche quali, per lo
più, i derivati del platino
(in particolare l'oxaliplatino) e i taxani; nei casi più
avanzati a volte alla chemioterapia si affianca
anche una terapia ormonale basata sul progesterone.
ma gli studi sono in corso.
Dopo la convalida avvenuta sui cosiddetti big killer,
le ricerche sulle potenzialità di questi farmaci si stanno estendendo anche a
tutte le altre forme tumorali, utero compreso" spiega
Stefanon.
In effetti, secondo l'American society for clinical
oncology (ASCO), sono diverse le molecole candidate
a diventare farmaci biologici nei tumori dell'endometrio: tra le principali l'erlotinib, un farmaco usato
contro alcune forme di tumore polmonare e, soprattutto,
il trastuzumab, efficace contro i tumori della mammella non
sensibili agli
estrogeni e che
esprimono un gene chiamato HER2. Questi
farmaci sono studiati in
vari assortimenti, per cercare di trovare quello più
attivo e nel contempo
meno tossico e anche, sempre secondo l'ASCO, in
combinazione con tecniche di asportazione del tumore meno invasive quali
l'applicazione di calore
(termoablazione), per le
forme iniziali. La dimostrazione dell'efficacia di un
eventuale protocollo misto
che non preveda l'asportazione dell'utero potrebbe
risultare particolarmente
utile per tutte le donne che
non sono ancora in menopausa e che vogliono mantenere la possibilità di generare figli una volta superata la fase più acuta della
malattia.
La chirurgia
è sempre meno
invasiva e si basa
sulla laparoscopia
IN ATTESA DI NUOVI
FARMACI
"Per il momento non ci
sono ancora farmaci biologici contro questo tumore,
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