DiFesa Fitosanitaria Delle Pomacee

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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
PRINCIPALI AVVERSITà FUNGINE DEL MELO
TICCHIOLATURA DEL MELO (Venturia inaequalis)
L’andamento climatico, in particolare quello estivo, di questi ultimi 2 anni ha sensibilmente ridotto
il rischio di diffusione di eventuali infezioni primarie contratte nel periodo primaverile attenuando
anche le situazioni più a rischio. Ciò non deve indurre a sottovalutare la pericolosità del patogeno
e quindi si raccomanda di continuare a seguire la strategia di difesa da anni collaudata e perfezionata.
STRATEGIA DI DIFESA
La difesa di tipo preventivo, ormai consolidata nel nostro areale, consente di limitare al minimo l’insorgenza di infezioni anche
in condizioni decisamente favorevoli al patogeno. Nel periodo
dell’infezione primaria, in previsione di una precipitazione, anche se di lieve entità, risulta fondamentale procedere con un
trattamento preventivo. L’impostazione di base fa riferimento ad
attente valutazioni delle previsioni meteo le quali risultano ormai sempre più precise e affidabili nel breve periodo (3 giorni).
Oltre all’analisi dell’andamento climatico si utilizzano modelli
previsionali i quali in corrispondenza di precipitazioni “infettanti” consentono di definire con buona previsione la gravità delle
infezioni stesse. Grazie all’identificazione del loro grado di pericolosità è possibile stabilire se è necessario intervenire anche
dopo la precipitazione attuando la cosiddetta difesa retroatti- Fig. 1 infezione primaria su foglia
va. Quest’ultima è realizzata solo nei seguenti casi:
✓ Mancata copertura della pianta a seguito di un’avvenuta infezione
✓ Dilavamento del prodotto di copertura
✓ Infezioni molto gravi segnalate dal modello Rim-pro
Questa strategia di difesa ha termine con la fine dell’infezione
primaria e cioè con l’esaurimento della massa d’inoculo (fine
maggio – inizio giugno). Durante la stagione estiva la linea da
seguire dipende dal grado d’infezione primaria e sarà funzione
dell’andamento climatico stagionale:
✓N
el caso in cui si siano contenute con successo le infezione
del periodo primaverile si procederà con coperture a base di
zolfo (formulazione liquida) in corrispondenza di eventuali periodi piovosi.
✓N
el caso in cui le infezioni primaverili abbiano originato dei fo- Fig. 2 infezione secondaria su frutto
colai si dovrà assolutamente mantenere un’opportuna copertura dei frutti al fine di evitare ulteriori infezioni secondarie. I prodotti consigliati in questa fase
sono quelli a base di dodina, fluazinam e di captano, per quest’ultimo rispettando le limitazioni
poste dal disciplinare.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
PRODOTTI AD AZIONE PREVENTIVA
Tab 1. Sostanze attive impiegate a scopi preventivi
Principio attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Resistenza
dilavamento
(mm)
Limitazioni
e note
metiram
Polyram DF
200
30
Entro la fase di frutto noce: è
consigliabile comunque prima
della fioritura
propineb
Antracol
200
40
Sospendere i trattamenti subito
dopo la fioritura. Al massimo 2
trattamenti all’anno
Per la stagione 2012 sarà ancora
possibile utilizzare i formulati
generici a base di ditianon: la
loro vendita è consentita fino al
30/07/2012 e il loro utilizzo fino al
31/11/2012
ditianon
Delan 70 WG
ecc
50 - 70
50
captano 80%
Merpan 80 WDG
150
60
captano 48%
Merpan 480 SC
300
60
fluazinam
Ohayo, Banjo
ecc
70
60
trifloxistrobin
Flint
15
60
boscalid +
pyraclostrobin
Bellis
55
60
polisolfuro di
calcio**
Vari
1500
30
In fioritura svolge un’azione
diradante
zolfo**
Thiopron,
Heliosufre S,
ecc.
300
30
Da usare verso fine infezione
primaria
rameici**/***
Vari
150 - 300
40
Impiegare su pianta asciutta
Max 3 interventi complessivi
all’anno, indipendentemente
dall’avversità
Tempo di carenza di 60 giorni
Max 3 interventi anno: è consigliabile l’utilizzo da dopo fioritura
Max 3 interventi complessivi
con questi prodotti
**: questi prodotti vengono di norma impiegati nella lotta biologica ma possono trovare applicazione,
nell’ottica del contenimento dei residui di prodotti ripetutamente utilizzati, anche nel convenzionale
***: porre molta attenzione all’etichetta in quanto solo pochi prodotti sono impiegabili in vegetazione
(Es. Poltiglia Disperss ecc)
PRODOTTI AD AZIONE RETROATTIVA
La retroattività risulta garantita solo da alcune famiglie di sostanze attive: anilinopirimidine, I.B.E.
e dodina. Altri prodotti, cosiddetti “preventivi” elencati nella tabella precedente, se utilizzati entro i
160 gradi ora (es. 16 ore a 10 °C) svolgono un’attività di controllo durante la fase di germinazione
delle spore.I prodotti che presentano questa attività sono: il ditianon, fluazinam e il polisolfuro di
calcio.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Tab 2. Sostanze attive utilizzate a scopo curativo
Fase
fenologica
Fino a
caduta
petali
Da
caduta
petali
In tutte
le fasi
Principio
attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Retroattività**
(ore)
Limitazioni
e note
cyprodinil (1)
Chorus
30
48 - 72
pyrimethanil (1)
Scala
50 - 75
48 - 72
(1) max 4 interventi
complessivi:
consigliabile aggiunta
di 30 g di ditianon
difenoconazolo
(2)
Score 25 EC,
ecc
15
72 - 96
penconazolo
(2)
Topas 10 EC
ecc
40 - 45
48 -72
tebuconazolo
(2)
Folicur SE, ecc.
290
48 - 72
tetraconazolo
(2)
Domark 40 EW,
ecc
50* - 100*
48 - 72
miclobutanil (2)
Thiocur Forte,
ecc
125* - 150*
48 - 72
fenbuconazolo
(2)
Indar 5 EW, ecc
60
48 - 72
dodina
Vari
100
36 - 60
Da preferirsi a seguito d’infezioni gravi
(2) max 4 interventi
complessivi all’anno
Evitare su varietà
sensibili alla ruggine
* a seconda delle formulazioni
** il valore minimo è riferito a temperature di 15 °C, il max a 10 °C
Inibitori della sintesi degli ergosteroli (i.b.e.)
✓D
ata la tendenza a manifestare fenomeni di resistenza si raccomanda di usarli sempre in
miscela con un prodotto di copertura
✓ La loro efficacia si manifesta solo con temperatura oltre i 10 °C
✓ I l principio attivo più efficace contro la ticchiolatura è indubbiamente il difenoconazolo (Score
25 EC ecc), prodotto specifico nei confronti della malattia. Gli altri prodotti oltre a svolgere un’
azione di controllo nei confronti della ticchiolatura svolgono anche azioni accessorie contro altri
funghi: oidio e monilia.
✓V
anno sempre impiegati su pianta asciutta.
Strobilurine (Flint e Bellis))
Per questa famiglia di prodotti esistono numerose segnalazioni di resistenza soprattutto nelle
zone in cui il loro uso avviene da più anni, per questo si raccomanda di:
✓ Limitare il numero di trattamenti nell’arco della stagione (max 3 interventi all’anno)
✓ Evitare l’uso a “blocchi” quindi intervallarli sempre con altri principi attivi
✓ Non impiegare in presenza di infezioni secondarie in atto
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Anilinopirimidine (Scala, Chorus)
Per la probabile insorgenza di resistenze, vale lo stesso discorso fatto per IBE e strobilurine. Si
sottolinea la necessità di utilizzare le anilinopirimidine su pianta asciutta e va ricordato però
che questa classe di fungicidi funziona anche a temperature relativamente basse (da 5 °C). Non
svolgendo questi prodotti una sufficiente azione sui frutti si raccomanda l’impiego solo
fino a fioritura.
RACCOMANDAZIONI DA ADOTTARE
✓ I trattamenti curativi con IBE ed anilopirimidine devono essere eseguiti assolutamente
su pianta asciutta, lo stesso vale per le strobilurine. Solamente le coperture con ditianon e
polisolfuro di calcio possono realizzarsi su pianta bagnata.
✓E
’ necessario rispettare il dosaggio ad ettaro sia per le coperture sia per i trattamenti curativi in
relazione a qualsiasi volume di distribuzione utilizzato.
✓ I trattamenti curativi con le anilinopirimidine non sono efficaci su frutto per cui l’impiego
di questa categoria di agrofarmaci è consigliata solo fino alla fioritura.
L’impiego degli IBE è possibile solamente quando le temperature sono maggiori ai 10 °C altrimenti la loro azione viene meno; in tal caso, se si è nelle fasi precedenti l’allegagione impiegare
le anilinopirimidine
✓S
i consiglia di monitorare, nel caso non esistano stazioni meteo nelle vicinanze, anche con
semplici pluviometri a lettura immediata, la quantità di acqua caduta al suolo durante le precipitazioni, in modo da valutare al meglio il dilavamento dei prodotti di copertura, questo soprattutto
in appezzamenti a conduzione biologica.
OIDIO DEL MELO (Podosphaera leucotricha)
Questa patologia viene comunemente detta mal bianco per la presenza di un micelio di colore
bianco sugli organi colpiti: foglie, germogli e frutti. Lo sviluppo del patogeno necessita di una ventosità costante e temperature comprese tra 15 – 25 °C. Condizioni di lussureggiamento risultano
favorevoli all’insediamento del fungo il quale predilige tessuti teneri. Il patogeno inizia a svolgere
la sua attività già all’emissione dei primi abbozzi vegetativi (da punte verdi in poi) anche se le
prime manifestazioni sono generalmente osservabili nella fase di bottoni rosa.
STRATEGIA DI DIFESA
Nelle zone a alto rischio si consiglia:
✓ iniziare i trattamenti già dalla prefioritura,
dalle fase di mazzetti affioranti, utilizzando
prodotti a base di bupirimate (Nimrod) e/o
quinoxyfen (Arius). I trattamenti prefiorali
consigliati sono almeno 2. In questa fase si
sconsiglia di utilizzare sostanze attive della famiglia degli IBE le quali sono attive con
temperature maggiori di 10 °C.
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Fig. 3 Germoglio colpito da oidio
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
✓ in post fioritura sono necessari dai 2 a 3 trattamenti, a seconda delle condizioni dell’appezza-
mento, utilizzando le sostanze attive già citate in precedenza e/o gli IBE, quali il penconazolo
(Topas 10 WDG, ecc), tetraconazolo (Domark 40 EW ecc), miclobutanil (Thiocur Forte, ecc).
Gli IBE hanno un’azione curativa e per essere efficaci devono essere distribuiti su pianta asciutta. In post fioritura anche le strobilurine, in particolare boscalid + pyraclostrobin, risultano
efficaci contro il patogeno.
✓n
el corso del periodo estivo è consigliabile mantenere un’opportuna copertura con zolfo bagnabile (Thiopron, Heliosoufre S ecc), avente un’azione collaterale anche nei confronti degli eriofidi
e della ticchiolatura.
Nelle zone a basso rischio basta un solo intervento nella fase di mazzetti affioranti (C – D) e,
successivamente saranno sufficienti gli interventi con IBE o strobilurine che già vengono eseguiti
per la ticchiolatura.
In alcune regioni vengono segnalate situazioni di resistenza agli IBE e alle strobilurine: è quindi
fondamentale rispettare le raccomandazioni di alternare i diversi prodotti a diverso meccanismo
d’azione attuando una difesa preventiva.
Tab. 3: Sostanze attive impiegabili per la lotta all’OIDIO
Principio attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Limitazioni
e note
difenoconazolo
Score 25 EC ecc
15
miclobutanil
Thiocur Forte ecc
125 -150
penconazolo
Topas 10 WDG ecc
40
tebuconazolo
Folicur SE ecc
230 - 290
tetraconazolo
Domark 40 EW ecc
100
ciproconazolo
Galeo ecc
30
bupirimate
Nimrod ecc
50 - 60
trifloxistrobin
Flint
15
boscalid
+ pyraclostrobin
Bellis ecc
55
Max 3 interventi
con le Strobilurine
indipendentemente
dall’avversità
quinoxyfen
Arius
30
Max 3 interventi l’anno
zolfo
Thiopron, Heliosufre, ecc.
200 - 300
Azione collaterale
su ticchiolatura
Con i fungicidi IBE non si
possono effettuare più di 4
interventi nel corso
dell’annata
indipendentemente
dall’avversità
Fitotossico su cultivar
Imperatore
35
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Prodotti a base di CAPTANO
molecola con meccanismo d’azione
unico e multisito, ad ampio spettro
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36
MERPAN 480 SC, MERPAN 80 WDG sono agrofarmaci autorizzati dal Ministero della Salute. Leggere attentamente le istruzioni.
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Fungicida a base di zolfo
per vite, pomacee e drupacee
Agrofarmaco autorizzaƟ dal Ministero della Sanità. Seguire sempre le istruzioni riportate in eƟcheƩa
La minima dimensione delle micelle e
l’elevata resistenza al dilavamento massimizzano l’efficacia del formulato. La sos�cata formulazione liquida in base acquosa garan�sce una perfe�a sele�vità
anche nei più cri�ci stadi di sviluppo.
Thiopron® è a�vo nei confron� di numerose avversità del melo (�cchiolatura,
oidio, pa�na bianca ed eriodi), della
vite (oidio, escoriosi ed eriodi) e d
elle drupacee (nerume,
oidio, bolla, monilia ed
eriodi).
pi
i cam
Nuov iego
p
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
CANCRI RAMEALI (Nectria galligena)
L’agente causale principale è il fungo ascomicete Nectria galligena (forma conidica: Cylindrocarpon mali). La patologia si
manifesta inizialmente con tacche depresse della corteccia
che evolvono in spaccature e vere e proprie lesioni, i cosiddetti cancri rameali. L’insediamento del fungo avviene direttamente da lenticelle o mediante ferite/lesioni in condizioni di
elevata umidità. Nel caso in cui il cancro vada ad interessare
l’intera circonferenza di una branca si osserva il disseccamento della parte più distale della branca stessa. Se il cancro
è molto esteso, sotto il peso della vegetazione, si può verificare la rottura del ramo in corrispondenza della lesione. I frutteti più sensibili sono quelli ubicati in zone umide, su terreni
sciolti e ricchi di azoto. Esiste altresì una differente sensibilità
varietale: le cv appartenenti al gruppo Gala e Red Delicious
standard (Jeromine) sono le più colpite. Frequentemente si
nota la presenza del patogeno già al primo anno di vita: in Fig. 4 Evidente cancro rameale su
branca
tal caso è da ritener che il fungo si sia insediato in vivaio per
carenza di profilassi adeguata. In queste situazioni segnalare il fatto al proprio tecnico e al vivaio.
Strategia di difesa
La profilassi contro questa patologia è di tipo preventivo. Infatti, è necessario limitare al minimo
i fattori predisponenti e, se presente, ridurre l’inoculo in campo. Si consiglia pertanto di limitare
l’apporto di concimi azotati e, nel corso del operazioni di potatura, di eliminare i rami colpiti. Dove
vi sono cancri già insediati sul legno vecchio, è buona pratica risanare la pianta cercando di eliminare, con spazzole di metallo, le zone legnose imbrunite e in seguito coprire le ferite con sali
di rame liquido non diluito oppure mastici idonei. Le branche gravemente colpite, come già detto,
devono essere asportate completamente.
La difesa di tipo chimico è preventiva ed ha lo scopo di proteggere le ferite che si originano con
la caduta delle foglie e/o grandine. Infatti, nei meleti dove si è accertata la presenza e comunque
in tutti quelli colpiti da grandine si consiglia:
✓A
RACCOLTA ULTIMATA: Intervenire con rame alla dose di 160 g/hl (Es. 800 g di Poltiglia
Bordolese 20 % ecc).
✓D
OPO CIRCA UN MESE (fine ottobre): Intervenire con rame alla dose di 200 g/hl (Es. 1000 g
di Poltiglia Bordolese 20 % ecc).
✓A
COMPLETA CADUTA FOGLIE: Intervenire con rame alla dose di 200 - 300 g/hl (Es. 1000 1500 g di Poltiglia Bordolese 20 % ecc).
N.B. Si raccomanda un’ adeguata bagnatura con volumi non inferiori ai 1200 l/ha.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
MARCIUME LENTICELLARE
(Phlyctema vagabunda)
Si tratta di una malattia che colpisce i frutti nel periodo precedente il loro stacco. Gli elementi infettivi del fungo in presenza
di un’elevata umidità relativa possono penetrare attraverso le
lenticelle e dare origine all’infezione (2 – 3 settimane prima). Sui
frutti colpiti si origina un marciume di forma circolare di colore
brunastro il quale può evolvere fino a raggiungere il diametro
1 – 1.5 cm.
Fig. 5 Frutto di Fuji colpito da marciume lenticellare
Strategia di difesa
Anche contro questa patologia è necessario mettere in campo una difesa di tipo preventivo nel
mese che precede lo stacco dei frutti. Pertanto, in previsione di piogge o di prolungate rugiade
mattutine, è consigliabile eseguire un trattamento fungicida utilizzando una delle seguenti sostanze attive: captano, boscalid + pyraclostrobin, fludioxonil o rame. In presenza di condizioni
ambientali secche e calde prima della raccolta non risulta necessario intervenire.
Tab. 4: Sostanze attive contro il marciume lenticellare
Principio
attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Merpan 80 WDG
150
captano
Giorni di
carenza
Limitazioni e note
21
Max 3 interventi complessivi
all’anno, indipendentemente
dall’avversità.
Merpan 480 SC
300
fludioxonil
Geoxe
30
7
boscalid +
pyraclostrobin
Bellis
55
7
Max 3 interventi complessivi/anno
rame
Vari
150 - 300
7
Impiegare su pianta asciutta
Max 1 intervento/anno
MARCIUME CALICINO
Si tratta di una patologia che colpisce il melo nel periodo della fioritura. Nonostante gli attacchi
siano a carico degli elementi fiorali la vera manifestazione sintomatologica si osserva a partire
dalla fase d’ingrossamento dei frutti dove si sviluppa un evidente marciume a livello della fossa
calicina. Il marciume del cuore è causato dall’azione congiunta di più funghi quali Trichothecium
roseum, Cylindrocarpon spp., Fusarium spp. e Botrytis cinerea che normalmente penetrano, in
condizioni di elevata umidità, nel periodo fiorale. Sono colpite soprattutto le varietà la cui conformazione fiorale risulta più favorevole all’insediamento degli elementi infettivi fungini: cv appartenenti al gruppo Red Delicious e Gala.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
STRATEGIA DI DIFESA
Per quanto riguarda la difesa, di norma, non sono consentiti trattamenti in fioritura se non con un’apposita deroga concessa dal
Settore Fitosanitario regionale. Eventuali trattamenti in epoca
fiorale, con condizioni climatiche particolarmente umide, contro
la ticchiolatura con pyrimetanil (Scala ecc) risultano altresì contenitivi per questa patologia. Negli appezzamenti storicamente
interessati dal problema si consiglia di trinciare il cotico erboso
prima della fioritura in modo da favorire una rapida asciugatura
del suolo prevenendo così l’instaurarsi delle condizioni ambientali che favoriscono la germinazione degli elementi infettivi. Inoltre, negli appezzamenti colpiti si consiglia di rimuovere i frutti infetti dall’appezzamento durante il diradamento manuale o dopo
la raccolta al fine di ridurre l’inoculo presente.
Fig. 6 Sintomo esterno del marciume calicino
La situazione nel 2011
La fioritura del melo nel 2011, a causa di condizioni climatiche anomale con temperature oltre
la media stagionale, è stata estremamente rapida. Tale situazione, in apparenza del tutto sfavorevole al marciume calicino, ha pero determinato in diversi meleti la saldatura tra petali e calice
creando la condizione predisponente per il verificarsi di attacchi di Botrytis cinerea. Infatti, la
presenza di questi residui fiorali ha favorito l’insediamento del fungo determinando la comparsa di
marciumi a livello della fossa calicina dei frutti. La manifestazione sintomatologica è stata del tutto
analoga a quella osservata negli scorsi anni anche se la natura del problema è stata diversa. In
queste condizioni, come osservato, eventuali trattamenti in epoca fiorale non sono stati risolutivi.
PATINA BIANCA (Tilletiopsis sp.)
La patologia è causata dal fungo Tilletiopsis sp. e da una serie di lieviti: Rhodotorula glutinis Aureobasidium pullulans. Si
manifesta per mezzo di una patina biancastra che si sviluppa
sull’epidermide del frutto, inizialmente a partire dalla cavità
peduncolare e poi allargandosi fino a raggiungere la fossa
calicina.
I fattori che favoriscono la patologia sono:
✓E
levata umidità relativa dell’aria (da giugno fino alla raccolta
dei frutti)
✓ Prolungate bagnature fogliari
✓ Fittezza dell’impianto
✓ Concimazioni azotate fogliari
✓ Presenza di melata sui frutti
Fig. 7 Patina bianca su Brookfield
STRATEGIA DI DIFESA
40
Per quanto riguarda la lotta non esistono fungicidi specifici per il contenimento della patina bianca. Alcuni centri di ricerca hanno eseguito test con diversi fungicidi a diverso meccanismo d’azione ma non sono stati ottenuti risultati di rilievo se non con un’azione parziale da parte dello zolfo.
Al momento, le misure di prevenzione atte a limitare i fattori predisponenti sopra elencati rappresentano gli unici consigli tecnici da realizzare in campo per ridurre l’incidenza della malattia.
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
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TM
TM
41
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
PRINCIPALI FITOFAGI DEL MELO
CARPOCAPSA (Cydia pomonella)
STRATEGIE DI DIFESA
In Piemonte, la confusione sessuale, contro la Cydia pomonella, è ormai applicata sul 52 % dei
meleti in Piemonte e sul 70 % in Provincia di Cuneo. La lotta di tipo chimico viene utilizzata a completamento della confusione, pertanto, 1 - 2 trattamenti sono sufficienti a contenere il carpofago. Le
strategie di difesa di seguito riportate prendono in considerazione due situazioni: appezzamenti in
difesa senza confusione e appezzamenti in confusione, con diversa livello di rischio.
Tab. 5:Strategie di difesa in appezzamenti NON COPERTI dalla confusione
FUORI CONFUSIONE
ELEVATO RISCHIO
BASSO RISCHIO
I generazione
II generazione
I generazione
II generazione
Applicazione
dell’ovicida
(Chitino-inibitore o
MAC) su indicazione
del modello previsionale prima dell’ovideposizione oppure di
un ovo-larvicida ad
ovideposizione avviata oppure del virus ad
inizio schiusura uova.
Applicazione del
larvicida ad inizio
dell’attività larvale
(su indicazione del
modello previsionale).
Applicazione
dell’ovicida
(Chitino-inibitore o
MAC) su indicazione
del modello previsionale oppure del virus
ad inizio schiusura
uova.
Intervenire con un
larvicida
solamente al superamento della soglia critica (frutti bacati/1000
controllati):
- 5/1000 giugno
- 8/1000 luglio
- 10/1000 agosto
Applicazione del
larvicida ad inizio
dell’attività larvale.
Successivamente si
ripeterà il larvicida sulla base dei controlli,
cioè al superamento
della soglia critica
(frutti bacati/1000
controllati):
- 5/1000 giugno
- 8/1000 luglio
- 10/1000 agosto
Applicazione del
larvicida solo in caso
di superamento della
soglia critica (5 frutti
bacati/1000).
Tab. 6: Strategie di difesa in appezzamenti COPERTI dalla confusione
CONFUSIONE SESSUALE
ELEVATO RISCHIO
42
BASSO RISCHIO
I generazione
II generazione
I generazione
II generazione
Applicazione dell’ovicida (Chitino-inibitore
o MAC) su indicazione
del modello previsionale prima dell’ovideposizione oppure di
un ovo-larvicida ad
ovideposizione avviata
oppure del virus ad
inizio schiusura uova.
Applicazione
di larvicidi
sulla base
dei controlli,
e precisamente al
superamento della
soglia critica (frutti bacati/1000 controllati):
- 5/1000 giugno
- 8/1000 luglio
- 10/1000 agosto
Applicazione
dell’ovicida
(Chitino-inibitore
o MAC)
alla segnalazione
da parte del modello
previsionale prima
dell’ ovideposizione
oppure del virus ad
inizio schiusura uova.
Non dovrebbero
essere richieste
altre applicazioni
salvo superamento
della soglia
(10 frutti bacati
su 1000 controllati
in agosto).
Applicazione del
larvicida solo in caso
di superamento della
soglia critica
(5 frutti bacati/1000).
Nel caso la confusione sia applicata già
da più anni questo
intervento può essere
evitato.
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
legenda tabella n. 6:
- Situazione ad elevato rischio; elevata pressione del fitofago con danni alla raccolta l’anno
precedente superiori al 2%.
- Situazione a medio rischio; scarsa pressione del fitofago con danni alla raccolta tra 0.5 - 2%.
- Situazione a basso rischio; scarsa pressione del fitofago con danni alla raccolta inferiori al
0.5 %.
E’ da segnalare che nelle annate più calde il carpofago può svolgere una III generazione, in tal
caso valgono le medesime indicazioni della II generazione.
Tab. 7:Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa da Carpocapsa
Principio attivo
Prodotti
Dose
cc/hl
Carenza
(gg)
Epoca di applicazione
flufenoxuron**
Agrimix Flufen
50 DC ecc
130 150
90
Solo I generazione ad
inizio ovideposizione
diflubenzuron
Dimilin ecc
200 350
45
Prima dell’ovideposizione
in I o in II generazione
metossifenozide
Prodigy,
Intrepid
40
14
tebufenozide
Mimic ecc
60 - 80
14
Gruppo RRM
clorantraniliprole
Coragen
18 - 20
14
Inizio ovideposizione
in I o in II generazione
Neonicotinoidi
thiacloprid
Calypso
25
14
Schiusura uova – larve giovani di I e II generazione
clorpirifos etile
Dursban 75
WG ecc
70
30
fosmet
Spada WDG
ecc
250
21
clorpirifos metile
Cleaner 22
ecc
200
15
emamectina
benzoato
Affirm
300
7
etofenprox
Trebon Up ecc
50
7
spinosad
Laser ecc
30
7
Su larve giovani di II
generazione
granulosis virus
Madex ecc
16 - 24
3
Schiusura uova in I
generazione
Famiglia
Chitino inibitori
MAC acceleratori
della muta
Fosforganici
Avermectine
Fenossiderivati
Inizio ovideposizione
in I o in II generazione
Su larve giovani di I/II
generazione
Su larve giovani di I/II
generazione. Attenzione:
verificare la registrazione
su carpocapsa in etichetta.
Su larve giovani di I/II
generazione
Bio-insetticidi
**utilizzo consentito fino al 31/12/2012
43
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
ATTIVITÀ DEI PRODOTTI
Tab.8 Lepidotteri controllati dai principi attivi impiegati contro la Carpocapsa
Principio Attivo
Carpocapsa
Ricamatori
Cemiostoma
Litocollete
diflubenzuron
+/++
-
-
-
flufenoxuron
+++
+++
++
+
clorantraniliprole**
++/+++
-
(++)
-
emamectina benzoato**
++/+++
-
(++)
-
tebufenozide
+
+++
-
-
thiacloprid
++
-
++
+/++
metossifenozide
+/++
+++
-
-
clorpirifos etile
++/+++
++/+++
-
-
clorpirifos metil
+/++
++/+++
-
-
fosmet
+/++
+/++
-
-
etofenprox
+/++
+
-
-
spinosad
++
++
+/++
-
granulosis virus
++
-
-
-
Questi giudizi scaturiscono dalle esperienze CReSO di questi ultimi anni
**l’efficacia di questi p.a. su ricamatori e fillominatori è in corso di valutazione
LEGENDA: Attività del prodotto: - (insufficiente) + (debole) ++ (media) +++ (buona)
CONTROLLI E MONITORAGGI
Con l’elevata diffusione del metodo della confusione sessuale i controlli in campo hanno assunto
una rilevanza determinante al fine di comprendere la reale situazione nel proprio appezzamento.
I controlli visivi vanno realizzati a partire dal mese di giugno (epoca diradamento manuale) e
proseguiti fino alla raccolta. Lo scopo di questi campionamenti è di individuare il numero di frutti
bacati su almeno 1000 frutti controllati. Si dovranno considerare sia i frutti presenti nella parte
bassa che nella parte alta della pianta, osservando attentamente soprattutto i frutti che sono a
contatto tra di loro. Al superamento delle soglie indicate nella tabella sottostante, si dovrà intervenire con un prodotto larvicida. Se alla raccolta viene superata la soglia, l’anno successivo si dovrà
applicare una strategia di lotta ad “Elevato rischio”.
Tab. 9: Soglie di intervento
44
SOGLIA
PERIODO
> del 0.5% (> 5 frutti/1000)
GIUGNO
> del 0.8% (> 8 frutti/1000)
LUGLIO
> del 1% (> 10 frutti/1000)
AGOSTO
> del 2% (> 20 frutti/1000)
ALLA RACCOLTA
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Monitoraggio con le trappole
Le catture segnalate dalle trappole offrono sia al tecnico sia al frutticoltore un’indicazione di massima relativamente all’entità della popolazione di carpocapsa presente in quel meleto. Vanno
posizionate in punti strategici ed installate nella parte alta delle piante onde evitare una non significatività del dato. Sono disponibili sul mercato trappole a feromoni (impiegabili in appezzamenti
non in confusione) oppure di tipo misto con feromone e cairomone (impiegabili in appezzamenti in confusione). Quest’ultime garantiscono effettivamente un risultato migliore rispetto alla
classiche a feromone anche se al momento non è ancora stata definita una soglia ben definita
d’intervento.
Fig. 8 Galleria di carpocapsa
Fig. 9 Larva e galleria
IL METODO ALT’CARPO PER LA DIFESA DALLA CARPOCAPSA
Il metodo Alt’Carpo consiste in un sistema di protezione basato sull’impiego di reti anti-insetto. E’
stato ideato nel 2005 da Guilhem Sévérac (Chambre d’Agriculture de Vaucluse) e Lionel Romet
(Groupe de Recherche en Agriculture Biologique)
per i frutteti a conduzione biologica, e la validità
del metodo è stata tale da estendersi rapidamente anche agli impianti a difesa integrata, interessando già nel 2009 oltre 250 ettari. E’ stato infatti
dimostrato che le reti presentano l’interessante
effetto collaterale di riduzione delle popolazioni di
Fig. 10 Sistema Alt’Carpo monofilare (archivio Sévérac)
C. pomonella, grazie sia all’effetto barriera sia al
disturbo arrecato dalla rete nella fase precedente l’accoppiamento.
La tecnica è stata sviluppata in due sistemi: la chiusura di ogni singola fila, nel sistema detto
mono-filare (fig.10) o la chiusura dell’intero impianto mediante una rete piana in alto e delle pareti
ai lati dell’impianto per il sistema detto mono-parcellare o mono-blocco (fig. 11). Il sistema monoparcellare può essere realizzato con un corridoio tutt’intorno all’impianto atto a creare una sorta
di “serra”, in cui le macchine operatrici possono circolare liberamente, oppure mediante una più
semplice chiusura direttamente in capezzagna e ai lati. In entrambi i casi, la rete idonea dovrà
avere una maglia di 2,2 x 5,4 mm, leggermente più fine della tradizionale rete antigrandine.
45
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
La maggior parte delle conferme sperimentali sull’efficacia del metodo riguardano il sistema
mono-filare, il quale in molti casi ha permesso,
anche in assenza di confusione sessuale, di eliminare ogni intervento fitosanitario, sia biologico
che di sintesi.
Il sistema mono-parcellare ha visto in Francia minore diffusione, ma è sicuramente il più interessante e il più facilmente applicabile in Piemonte,
ove la copertura antigrandine è ampiamente diffusa. Le sperimentazioni portate avanti dal CReSO Fig. 11 Sistema Alt’Carpo monoparcellare
in collaborazione con il DIVAPRA, Università di
Torino hanno dimostrato che il sistema Alt’Carpo mono-parcellare è efficace nel controllo della
carpocapsa e permette, anche in assenza di confusione sessuale, di ridurre sensibilmente il numero degli interventi chimici necessari per il controllo di questo lepidottero. Sembra inoltre essere
un mezzo efficace anche per il contenimento di Cydia molesta, nonostante le ridotte dimensioni
del fitofago e probabilmente anche di Ostrinia nubilalis.
CONSIGLI PRATICI
✓E
’ raccomandabile adottare il sistema ad elastici o comunque un sistema che limiti la creazio-
ne di aperture tra un punto d’attacco e l’altro;
✓E
’ necessaria una copertura antigrandine in ottimo stato, senza lacerazioni nella rete, pre-
ferendo nel caso di un nuovo impianto una maglia 2,2 x 5,4 mm;
✓F
ondamentale realizzare la chiusura Alt’Carpo ad inizio stagione, subito dopo la fioritura;
✓E
’ consigliabile effettuare, in particolare nel primo anno di adozione del sistema, un trattamento
abbattente a inizio stagione in modo da eliminare la popolazione svernante presente nell’appezzamento.
✓N
ecessario un attento monitoraggio dell’appezzamento;
✓L
’applicazione del sistema Alt’ Carpo comporta un aggravio di costo nella realizzazione dell’impianto (rispetto al normale impianto antigrandine) pari a circa 900 - 1.000 €/ha: tuttavia non
essendo necessaria l’adozione della confusione sessuale sarà possibile ottenere un risparmio
annuo di circa 250 €/ha oltre alla drastica riduzione d’interventi chimici.
46
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47
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
I RICAMATORI DEL MELO
I ricamatori dei fruttiferi, appartenenti alla famiglia dei
tortricidi, sono caratterizzati dal presentare un’elevata
polifagia tanto da interessare un po’ tutte le specie
frutticole. Il danno che provocano è la tipica erosione
superficiale dei frutti. Inoltre, possono dare origine a
forature di fiori, germogli e foglie, il tutto tipicamente
accompagnato dall’unione delle parti colpiti mediante
fili di seta.
EULIA (Argyrotaenia pulchellanea)
Fig. 12 Danno da Eulia su frutti
Si tratta di un lepidottero molto polifago che attacca melo e actinidia ma recentemente sono
stati osservati danni anche su pesco e susino. In Piemonte l’Eulia compie 3 generazioni l’anno;
la seconda (larve attive verso metà - fine giugno) e la terza generazione (larve attive da settembre a ottobre) sono quelle in grado di arrecare i danni maggiori. Gli attacchi di Eulia sono
favoriti dalla presenza di foglie molto vicine ai frutti oppure l’esistenza di frutti aggregati. I frutteti
più a rischio d’attacco sono quelli confinanti con colture cerealicole e foraggere. Durante le fasi
di trebbiatura e sfalcio di tali specie, la popolazione del fitofago tende a spostarsi nel frutteto
confinante colonizzando gradualmente prima le zone perimetrali per poi arrivare, nei casi più
gravi, ad interessare tutto l’appezzamento.
Strategie di difesa
La difesa da questo insetto necessita innanzitutto di un attento monitoraggio con trappole a
feromoni (carico feromonale 62.5 µg) e controlli visivi aventi lo scopo di evidenziare le diverse
fenofasi (uova e larve). La lotta a Eulia non è generalizzabile a tutti i frutteti ma a quelli
storicamente interessati dal problema. La strategia di difesa chimica, va realizzata appena
accertata la presenza in campo di ovature o larve di I e II generazione impiegando insetticidi
ovo-larvicidi e larvicidi.
Tab. 10: Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa dall’Eulia
Ovo - larvicida
Larvicidi
48
Principio attivo
Prodotti
Dose
cc/hl
Carenza
(gg)
metossifenozide
Prodigy, Intrepid
40
14
tebufenozide
Mimic ecc
60
14
clorantraniliprole
Coragen
18 - 20
14
clorpirifos metile
Reldan 22, ecc
200
15
indoxacarb
Steward
16,5
7
emamectina benzoato
Affirm
300
7
spinosad
Laser ecc
30
7
bacillus thuringensis
vari
100
3
Epoca di applicazione
I e II generazione ad
inizio ovideposizione.
Su larve giovani di I,
II e III generazione.
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Per quanto riguarda il metodo della confusione sessuale al momento è disponibile il solo modello
Isomate C LR (Shin-etsu). Di seguito è riportata una tabella con le sue caratteristiche d’impiego;
si ricorda di porre attenzione alla durata più limitata del feromone per quanto riguarda la Cydia
pomonella (105 gg).
Tab. 11: Modello di erogatore disponibile per Eulia
Tipo
erogatori
Fitofago
SHIN-ETSU
Isomate C LR
Cydia
pomonella
+
Ricamatori
Durata* (gg)
Costo (€)
N° erogatori
Ha
g.ta
ha
g.ta
1000
382
285
109
105
155
Epoca applicazione
Prima dell’inizio
I generazione
I FILLOMINATORI DEL MELO
Dopo una relativa pausa di una decina di anni, i fillominatori hanno fatto la loro ricomparsa in
alcuni meleti e tale situazione impone una rinnovata vigilanza per il verificarsi di danni alle produzioni. Di seguito si da una descrizione del principale micro lepidottero che nel 2011 ha interessato
diversi meleti nell’areale frutticolo piemontese.
CEMIOSTOMA
(Leucoptera malifoliella)
Questo insetto compie generalmente 4 generazioni
all’anno. Sverna come crisalide dentro bozzoli presenti
nelle screpolature dei rami e del tronco. Il primo volo si
verifica tra la metà di aprile e la metà di maggio, il secondo alla fine di giugno, il terzo fine di luglio e il quarto
a fine agosto. Il danno consiste in una mina elicoidale
che la larva origina sulla pagina superiore della foglia
(diametro 1 – 1.5 cm). Le foglie più colpite diventano
prima clorotiche e poi cadono. Sui frutti non si osservano danni diretti anche se in caso di infestazioni gravi
la presenza di crisalidi nella cavità calicina e/o peduncolare causa un deprezzamento del prodotto in quanto
viene preclusa la commercializzazione.
Fig. 13 Mine di cemiostoma su foglie
Strategie di difesa
La difesa contro il cemiostoma va realizzata sulla prima generazione appena accertata la presenza delle
ovature. Pertanto, oltre al monitoraggio del volo dell’insetto sono necessari puntuali sopralluoghi in campo
che permettano di evidenziare la presenza delle uova
(I gen). Il trattamento abbattente d’inizio stagione, nel
Fig. 14 Crisalidi di cemiostoma
49
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
caso di elevata presenza di crisalidi sul tronco, è fondamentale per ridurre da subito l’entità della
popolazione in campo. Se si trascura la profilassi iniziale aumenta la probabilità di osservare
danni in estate. Se in un meleto si verifica un attacco da cemiostoma, da esperienze acquisite,
risultano vani i tentativi di lotta “curativi”.
Tab. 12: Agrofarmaci da impiegare nella strategia di difesa del cemiostoma
Principio attivo
Prodotti
Dose
cc/hl
Carenza
(gg)
flufenoxuron**
Agrimix Flufen
50 DC ecc
130 - 150
90
diflubenzuron
Dimilin ecc
200 - 350
45
clorantraniliprole
Coragen
18 - 20
14
acetamiprid
Epik
100
14
imidacloprid
Confidor 200
O - TEQ ecc
50
28
thiametoxan
Actara 25 wg
ecc
30
14
emamectina
benzoato
Affirm
300
7
spinosad
Laser ecc
Chitino - inibitori
Gruppo RRM
Neonicotinoidi
Avermectine
Bio-insetticidi
**utilizzo consentito fino al 31/12/2012
50
Epoca di
applicazione
I generazione
ad inizio
ovideposizione.
A schiusura uova
della I generazione
Sulle larve di I e II
generazione
30
7
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
51
ERBICIDA
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
EC
Spollonante,
erbicida,
disseccante
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Granulat
Disinfestante del terreno
per il controllo di
nematodi, funghi,
malerbe ed insetti terricoli.
INSETTICIDA
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Feromone per la
confusione sessuale
di Cydia pomonella
INSETTICIDA
IPM Solutions
Insetticida
biologico di
nuova generazione
INSETTICIDA
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Insetticida
larvicida selettivo
Insetticida
biologico per la lotta
alla Carpocapsa
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a prodotti naturali o biologici,
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IPM Solutions
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
LEPIDOTTERI SECONDARI CHE ATTACCANO IL MELO
PIRALIDE (Ostrinia nubilalis)
Questo lepidottero, che colpisce in primis mais e altre
orticole, utilizza il melo ed altri fruttiferi come ospite
secondario. Gli attacchi su melo si osservano quando
l’ospite primario per eccellenza, il mais, completa la sua
maturazione e non sono più a disposizione per le larve
dell’insetto tessuti vegetali appetibili. Verso la fine di luglio – inizio agosto le trappole a cono di rete posizionate
nei meleti iniziano a catturare i primi individui e verso la
metà di agosto si osserva generalmente il picco del volo.
Come per il mais, sono le larve le responsabili del danno
Fig. 15 Larva di piralide
in quanto penetrano attivamente nel frutto compromettendolo completamente. La larva di piralide è scura, di dimensioni maggiori rispetto a quelle di
carpocapsa e Cydia molesta, e molto vorace. Le cause predisponenti ad attacchi da piralide, oltre
alla presenza di mais nelle vicinanze, risulta la presenza di piante infestanti nell’appezzamento
come il giavone (Echinocloa crus-galli); pertanto, si raccomanda di tenere pulito il più possibile i
filari e le capezzagne dalle infestanti.
Strategie di difesa
La difesa contro questo lepidottero va attuata in modo particolare nelle zone a vocazione maidicola (saviglianese, fossanese) dove la presenza dell’ospite primario risulta favorire attacchi
secondari su melo. Si segnala altresì che negli ultimi anni sono stati osservati danni anche in
areali esclusivamente frutticoli. Per questa ragione è necessario un attento monitoraggio del volo
dell’insetto in tutte le zone attraverso l’ausilio di trappole a cono di rete. La strategia di difesa,
limitatamente agli appezzamenti storicamente colpiti, consiste nell’esecuzione di un trattamento
larvicida eseguito al raggiungimento del picco del volo (agosto). Le sostanze attive a disposizione sono l’indoxacarb e il clorantraniliprole. In caso di condizioni estremamente favorevoli allo
sviluppo dell’insetto, caldo di fine stagione associato alla maturazione completa del granoturco, è
consigliabile ripetere l’intervento tenendo conto delle limitazioni derivanti dall’imminente raccolta
delle cv estive.
SESIA (Synanthedon myopaeformis)
Si tratta di un lepidottero xilofago le cui larve colpiscono la parte basale del tronco, in corrispondenza
del punto d’innesto, e secondariamente le branche.
Il danno che si osserva in campo consiste nella formazione di gallerie sottocorticali che danneggiano
il tessuto vascolare della pianta. La sesia compie
una sola generazione all’anno e sverna allo stato di
larva all’interno delle gallerie sottocorticali. Le larve
svernanti riprendono l’attività trofica tra fine aprile e
inizio maggio, s’incrisalidano e, da metà maggio in
poi si hanno i voli.
Fig. 16 Galleria e rosura di sesia
53
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Strategie di difesa
La difesa contro questo xilofago non risulta certo agevole. Occorre monitorare il volo dell’insetto e
controllare la base delle piante al fine di individuare eventuali rosure e gallerie. Negli ultimi anni
è stato osservato che le piante appena messe a dimora sono particolarmente sensibili agli
attacchi da sesia, di frequente provenienza vivaistica. La strategia di difesa consiste nell’esecuzione di un trattamento localizzato alla base del tronco, con clorpirifos – etile + olio estivo
(1l/hl), a seguito del picco del volo di giugno. Infatti, sulla base delle esperienze maturate, è stato
osservato che un aumento delle catture in giugno è seguito dall’ovideposizione e successiva
comparsa di larve. Quest’ultime, se adeguatamente controllate, riducono l’entità della popolazione presente limitando ulteriori nuovi attacchi. Oltre alla difesa chimica è possibile procedere con
una lotta di tipo meccanico andando ad eliminare le larve presenti alla base delle piante.
PRINCIPALI AFIDI DEL MELO
Questi insetti giocano un ruolo molto importante nella difesa
del melo in quanto alcune specie sono in grado di provocare gravi danni alla produzione. Per il controllo degli afidi del
melo è necessario associare alla lotta chimica un’attenta gestione agronomica finalizzata a contenere il vigore della pianta.
Molto spesso sono impiegate sostanze attive appartenenti alla
famiglia dei neonicotinoidi, i quali, devono essere usati oculatamente a causa del loro impatto sui pronobi e per il rischio di
Fig. 17 Colonia di afide grigio su foglia
sviluppare popolazioni resistenti. Per tale ragione si consiglia di
evitare il loro impiego nel periodo precedente la fioritura, preferendo piuttosto flonicamid o, fra i
neonicotinoidi acetamiprid. Gli altri neonicotinoidi potranno eventualmente essere utilizzati dopo
fioritura.
AFIDE GRIGIO (Dysaphis plantaginea)
Questo afide risulta sicuramente il più pericoloso per il melo. svolge un ciclo dioico in parte sul
melo (ospite primario) e in parte sulle erbe del genere Plantago (ospite secondario). Lo svernamento avviene attraverso uova durevoli deposte sui rami dell’anno. Nel corso della stagione si
possono avere da 3 a 8 generazioni partenogenetiche. Dalla terza generazione si sviluppano le
forme alate che migrano sull’ospite secondario. Colpisce giovani germogli, foglie e giovani frutti.
In campo si osserva l’accartocciamento e l’ingiallimento delle foglie dei giovani germogli con successiva filloptosi anticipata. I frutticini, nella fase di allegagione, a causa delle punture dell’afide
rimangono deformati e crescono irregolarmente. La melata emessa dagli insetti imbratta sia la
vegetazione sia i frutti.
Strategie di difesa
54
La lotta contro l’afide grigio del melo è generalmente realizzata con 2 trattamenti mirati. Il primo,
in pre fioritura, utilizzando una delle seguenti sostanze attive: pirimicarb, flonicamid o tau – fluvalinate (quest’ultimo p.a. svolge un’azione collaterale contro i ricamatori del melo). Il secondo,
in post fioritura, utilizzando i p.a. precedentemente citati o un neonicotinoide (imidacloprid, thiametoxan, acetamiprid, clotianidin) altresì attivo nei confronti dei fillominatori. Per la campagna
2012 è stato introdotto un nuovo insetticida per la lotta contro gli afidi da impiegarsi nel periodo
post fiorale: lo spirotetramat. Quest’ultimo dovrà essere limitato ad 1 trattamento all’anno indipendentemente dall’avversità.
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Tab. 13: Sostanze attive contro l’afide grigio
Principio
attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Carenza
Limitazioni
e note
piretroidi
fluvalinate
Klartan 20 ew
ecc
40
600 g/ha
-
Al massimo 1 trattamento all’anno e solo in pre fioritura
pyridinecarboxamide
flonicamid
Teppeki ecc
21
Max 2 trattamenti all’anno indipendentemente dall’avversità
(1 solo contro l’afide grigio)
azoto - organici
pirimicarb
Pirimor 17.5
200
14
-
clothianidin
Dantop 50 wg
15
14
imidacloprid
Confidor 200
O-TEQ ecc
50
28
thiametoxan
Actara 25 wg
30
14
acetamiprid
Epik
130
14
ketoenoli
spirotetramat
Movento
48 sc
250
21
Max 1 trattamento all’anno
indipendentemente dall’avversità
e dopo la fioritura
BIO - insetticidi
azadiractina
+
olio minerale
Neemezal –
T/S
200
3
-
vari
200 - 300
20
-
neonicotinoidi
9.3
140 g/ha
450 g/ha
Prodotti in alternativa tra loro,
al max 2 trattamenti all’anno
indipendentemente dall’avversità, 1 solo nel caso si utilizzi
thiacloprid
AFIDE LANIGERO (Eriosoma lanigerum)
L’afide lanigero è una specie che vive solo su melo dove
compie dalle 12 alle 20 generazioni all’anno. Sverna come
neanide di diversa età nella zona del colletto e anche tra
le screpolature della corteccia del tronco. Le infestazioni
estive avvengono a carico delle forme alate che diffondono
l’infezione in tutto il meleto. Colpisce i rami dove causa la
formazione di cancri da afide lanigero è la presenza sulla vegetazione di una sostanza cerosa di colore bianco che viene
secreta dallo stesso afide per proteggersi.
Fig. 18 Cancro da afide lanigero
Strategie di difesa
Non esistono al momento prodotti ad azione specifica. La
profilassi contro l’afide lanigero va portata avanti innanzitutto
attraverso accorgimenti agronomici che limitino le condizioni favorenti la presenza dell’insetto: un elevato ombreggiamento. Si consiglia quindi di limitare le concimazioni azotate
favorenti la spinta vegetativa delle piante. In caso di gravi
infestazioni, dove non sia presente il limitatore naturale di
questo afide, l’Aphelinus mali, si consiglia di eseguire 1 trattamento con il p.a.: thiametoxan. Nel 2012 sarà possibile
Fig. 19 Infestazione di afide lanigero su
una branca
55
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
utilizzare il p.a. spirotetramat di recente introduzione. Si ricorda inoltre che eventuali trattamenti
contro carpocapsa e/o ricamatori con clorpirifos – metile hanno un effetto collaterale nei confronti del lanigero.
COCCINIGLIA DEL MELO
LA COCCINIGLIA DI S. JOSE’ (Comstockaspis perniciosa)
Tra le cocciniglie presenti nel nostro territorio la cocciniglia di S. Josè risulta quella che attacca principalmente
il melo. Sverna come neanide di seconda età e compie
generalmente 2 generazioni complete all’anno, più una
terza che porta l’insetto nella fase di svernamento. La
migrazione delle neanidi avviene in 3 periodi ben distinti: fine maggio, fine luglio, fine settembre. In queste fasi
è possibile effettuare interventi integrativi in quanto l’insetto presenta la massima sensibilità dell’intervento. Per
quanto riguarda la sintomatologia si notano sui rami di Fig. 20 Frutto colpito da cocciniglia
di S. Josè
più anni degli scudetti di colore grigio e colore marroncino e la zona sottocorticale delle parti colpite presenta una tipica colorazione rossastra. Possono
anche essere colpiti i frutti dove si osservano macchie rosse localizzate in corrispondenza dell’insediamento delle neanidi. Attacchi di questo rincote causano il deperimento e il disseccamento
d’intere branche e l’incommerciabilità dei frutti.
Strategie di difesa
La lotta contro la cocciniglia di S.Josè è realizzata nelle prime fasi della stagione tra l’ingrossamento delle gemme e la comparsa dei mazzetti affioranti secondo quanto indicato in tabella:
Tab. 14: Sostanze attive contro la cocciniglia di S. Josè
Stadio
fenologico
P.a.
ingrossamento
gemme – rottura
gemme
olio minerale
+ zolfo**
rottura gemme
– punte verdi
mazzetti affioranti
– bottoni rosa
Dose
Prodotto
Attività
collaterale
cc/hl
L - kg/ha
Polithiol
5000
75
Uova di acari
+ oidio
olio minerale
vari
3000
4.5
Uova di acari
polisolfuro di
calcio
Polisenio ecc
18000
270
oidio
Juvinal 10 EC
ecc
(acqua distribuita 8
hl/ha)
0.32
-
pyriproxyfen***
0.04
**il trattamento con olio + zolfo (Polithiol) va eseguito prima dell’emissione degli abbozzi fogliari in quanto dopo
risulta fitotossico
***pyriproxyfen può essere impiegato solo prima della fioritura
56
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Nel corso della stagione non sono necessari ulteriori trattamenti se non in caso di gravi infestazioni, dove, si consiglia d’intervenire al momento della migrazione delle neanidi utilizzando un
fosforato oppure lo spirotetramat di recente introduzione.
PRINCIPALI ACARI DEL MELO
RAGNETTO ROSSO (Panonychus ulmi)
Questo acaro attacca melo, pero, pesco. La femmina
è di colore rosso, di forma ovale e presenta sul dorso
numerose setole di colore bianco. Il maschio è più piccolo e di colore verde. Sverna come uova deposte tra le
screpolature della corteccia o in corrispondenza delle
gemme. I primi caldi primaverili (maggio) favoriscono la
ripresa del ragnetto il quale può compiere dalle 6 alle
9 generazioni all’anno. I sintomi si manifestano sulle
foglie, le quali, a seguito delle punture di nutrizione assumono colorazioni argentee – grigio/bronzee. Anche i
frutti possono essere colpiti con conseguenti deficien- Fig. 21 Germoglio colpito da ragnetto rosso
ze di colore e ritardo nella maturazione. Le piante con
grosse infestazioni risultano debilitate e si hanno ulteriori effetti negativi sulla maturazione delle
gemme a fiore con una loro significativa riduzione.
Strategie di difesa
La difesa contro questo acaro deve essere ragionata
con molta attenzione in quanto dalle numerose esperienze maturate nel nostro areale è noto che l’utilizzo di
acaricidi non è risolutivo e non di rado l’azione dell’artropodofauna utile è sufficiente a controllare il fitofago. I
predatori naturali di questo acaro: fitoseidi (Ambliseius
andersoni), coccinellidi (genere Stethorus) e ditteri
sirfidi giocano un ruolo fondamentale nel suo contenimento. Di primaria importanza risulta la valutazione
del numero di fitoseidi presenti per foglia. Infatti, in Fig. 22 Fitoseide (Ambliseius andersoni)
caso di un rapporto acari dannosi: fitoseidi inferiore a 10:1 non risulta necessario intervenire chimicamente! Se sono presenti fitoseidi, un eventuale trattamento acaricida azzererà
la loro presenza minando totalmente l’equilibrio fitoseidi/acari. Prima di ricorrere all’impiego di
acaricidi risulta sempre consigliabile eseguire una serie di lavaggi che tendano ad devitalizzare
i ragni presenti senza intaccare la popolazione dei predatori. Inoltre, in caso d’infestazioni di
ragno rosso, è buona norma procedere con un lancio di fitoseidi prelevandoli dai frutteti
dove questi sono numerosi: l’operazione consiste nel taglio di succhioni con fitoseidi nel
frutteto “donatore” e nella successiva collocazione sulle piante nel frutteto infestato da
ragno rosso.
In quei casi in cui non sono presenti fitoseidi e l’infestazione è davvero importante si consiglia di
eseguire un trattamento acaricida con una delle sostanze attive presenti nella seguente tabella.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
Tab. 15: Accaricidi impiegabili
Principio attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Giorni di
carenza
clofentezine
Apollo SC ecc
30
30
exitiazox
Matacar ecc
50
14
etoxazole
Borneo ecc
35
28
pyridaben
Nexter
75
14
tebufenpirad
Oscar
50
14
milbectina
Milbeknock
125
14
abamectina
Vertimec EC ecc
75
28
olio minerale
vari
300 - 500
20
Limitazioni e note
E’ possibile impiegare i p.a. clofentezine, exitiazox ed etoxazole in miscela con un adulticida.
Al massimo 1 trattamento
acaricida all’anno
ERIOFIDE DEL MELO (Aculus Schlechtendali)
Si tratta di un acaro di minuscole dimensioni (110 – 120
micron di lunghezza) e dall’aspetto vermiforme. La specie sverna come femmina riparata sotto le perule delle
gemme o nelle anfrattuosità della corteccia. Alla ripresa vegetativa le femmine riprendono la loro attività colonizzando le parti verdi della pianta. Nel nostro areale
può compiere anche 4 – 5 generazioni a seconda delle
annate. Sulle foglie i sintomi si manifestano con una decolorazione della pagina inferiore che da verde gira gradatamente al giallo ocra fino a una tonalità bronzea. Sui
frutti causa una riduzione della colorazione della buccia
la quale assume una tonalità più chiara.
Fig. 29 Germoglio colpito da eriofide
Strategie di difesa
Di norma non sono necessari specifici trattamenti preventivi, anche se, l’utilizzo di zolfo bagnabile
dalla fase di caduta petali in poi, miscelato con altri trattamenti di routine (oidio e ticchiolatura), risulta utile al suo contenimento. Nel caso di gravi attacchi durante la stagione primaverile – estiva,
si suggerisce l’intervento con sostanze attive acaro-specifiche: abamectina (Vertimec EC, ecc.)
+ bagnante, extiazox + fenazaquin (Fenergy), fenazaquin (Magister 100 EC, ecc). I principi
attivi elencati possono essere utilizzati in alternativa tra di loro, ed è consentito al massimo un
intervento all’anno indipendentemente dall’avversità.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
I
D
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C
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
PRINCIPALI AVVERSITà FUNGINE DEL PERO
MACULATURA BRUNA DEL PERO (Stemphylium vesicarium)
La maculatura bruna del pero è uno dei patogeni più pericolosi per
questa specie. La sensibilità della pianta inizia già alle prime fasi
della ripresa vegetativa anche se la fase più suscettibile risulta essere l’allegagione dei frutti: la presenza di sepali e residui fiorali favorisce la permanenza di umidità facilitando la germinazione degli
elementi infettivi. Il fungo origina sui frutti marciumi di colore bruno
scuro, circolari, spesso contornate da un alone rosso. Sulle foglie
si possono evidenziare sino dal mese di aprile macchie necrotiche
che evolvono a coprire tutta la foglia. I primi sintomi compaiono solitamente nel mese di maggio e continuano a manifestarsi fino alla
raccolta. Le principali cultivar di pero che possono essere colpite da
questo patogeno sono, in ordine decrescente di suscettibilità: Abate
Fètel, Conference, Decana del Comizio e Kaiser. Inoltre risultano
essere più colpite piante innestate su cotogno. La cultivar William è
poco sensibile a questo patogeno.
Fig. 1 Frutto colpito da maculatura bruna
STRATEGIA DI DIFESA
La strategia di difesa per contrastare la maculatura bruna è analoga a quella messa in atto nei
confronti della ticchiolatura del melo. Essa si basa su interventi di copertura preventivi realizzati
in previsione di piogge e/o condizioni climatiche particolarmente umide. Fino alla fioritura, i prodotti impiegati nella lotta alla ticchiolatura risultano altrettanto contenitivi per questo patogeno
mentre dalla fase di caduta petali, in particolare durante l’allegagione, è necessario utilizzare
delle sostanze attive più specifiche appartenenti alla famiglia delle strobilurine (trifloxistrobin e
boscalid + pyraclostrobin), fosetyl - alluminio, e delle anilinopirimidine (cyprodinil + fludioxonil). Dall’esperienze svolte dall’IRTA in Catalogna, la rimozione autunnale delle foglie cadute
a terra può fornire buoni risultati, in quanto come per il melo, lo svernamento del fungo avviene
essenzialmente nelle foglie e nei frutti caduti.
Tab. 1: Sostanze attive impiegabili per la lotta alla maculatura bruna del pero
Principio
attivo
Formulato
commerciale
Dose
g-ml/hl
Limitazioni e note
rameici
vari
150 - 300
Su pianta asciutta
tiram
Pomarsol 80 wg
ecc
200 - 250
Consentito l’utilizzo solo fino a 40 giorni prima della raccolta
tebuconazolo
Folicur SE ecc
230 - 290
Con i fungicidi IBE non si possono effettuare più di 4 interventi nel corso dell’annata indipendentemente dall’avversità
trifloxistrobin
Flint
15
Max 3 interventi indipendentemente dall’avversità
boscalid
Cantus
27
Max 3 interventi l’anno indipendentemente dall’avversità
fosetyl Al
Aliette ecc
250
-
cyprodinil +
fludioxonil
Switch
300
Max 4 interventi indipendentemente dall’avversità
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
TICCHIOLATURA DEL PERO (Venturia pirina)
La ticchiolatura del pero, Venturia pirina, è molto simile a
quella che colpisce il melo e, come quest’ultima, provoca
la comparsa di macchie scure sia su foglia sia sui frutti.
Questo fungo, a differenza della ticchiolatura del melo,
“sverna”, oltre che come ascospora, anche come micelio
dimostrandosi così più pericoloso in quanto per la sua
diffusione è sufficiente un velo d’acqua senza quindi la
necessità di pioggia. Dal micelio, in primavera, si originano gli elementi infettivi, detti conidi, i quali infettano i tessuti vegetali molto più facilmente rispetto alle classiche Fig. 2 Frutto colpito da ticchiolatura del pero
ascospore. Fra le varietà maggiormente colpite si possono segnalare: Kaiser, William e Decana
del Comizio. Per contro sono meno sensibili: Conference e Abate Fétel.
STRATEGIA DI DIFESA
Come per il melo, si tratta di una lotta di tipo preventivo associata ad interventi curativi in occasione di infezioni molto gravi. Iniziare la stagione con una bassa quantità di inoculo in campo,
è sempre molto importante, nel caso contrario, andrà posta la massima attenzione a partire già
dalle prime infezioni primaverili. Come già detto, il fungo può determinare l’insorgenza di infezioni anche per via conidica con la sola presenza di bagnatura fogliare, pertanto, dove sono stati
riscontrati danni nella passata stagione occorrerà procedere con una difesa attenta ed oculata.
Per quanto riguarda i prodotti da utilizzare nella difesa non vi sono differenze rilevanti con quanto
già riportato nel capitolo TICCHIOLATURA DEL MELO:
✓P
rodotti ad azione preventiva: utilizzabili tutti quelli previsti per il melo, in particolare, non risulta
però inserito nel disciplinare regionale per la lotta alla ticchiolatura del pero il fluazinam.
✓P
rodotti ad azione retroattiva: è presente nel disciplinare del pero, per la lotta alla ticchiolatura anche il ciproconazolo (Galeo), impiegabile alla dose di 30 - 50 ml/hl in non più di
4 interventi complessivi come gli altri IBE.
Anche su pero valgono le “raccomandazioni” indicate per il melo: si ribadisce quindi l’importanza
di intervenire con questi ultimi prodotti su pianta asciutta.
62
DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
PRINCIPALI AVVERSITA’ BATTERICHE DEL PERO
FUOCO BATTERICO DEL PERO (Erwinia amylovora)
è questo un patogeno che sta minacciando le principali zone
pericole ma anche melicole. Si tratta di un patogeno tipicamente
basipeto il quale colpisce dapprima le parti più distali dei rami e
successivamente procede verso il tronco dando origine a cancri
ben individuabili a fine dell’estate. Il classico sintomo riferibile ad
un attacco di Erwinia è rappresentato dal disseccamento della parte distale dei rami: questa manifestazione può essere, a
seguito di un’osservazione affrettata, spesso confusa o con un
attacco di brusone estivo o con il danno causato dallo xilofago
Zeuzera pyrina, che in quest’ultimo caso si evidenzierebbe con
la presenza dei suoi escrementi alla base delle piante e le classiche gallerie all’interno delle formazioni legnose. Sui rami colpiti
si nota l’avvizzimento e l’imbrunimento dei giovani germogli e,
dopo l’allegagione, il rapido disseccamento dei frutticini. Il batterio penetra dagli stomi delle foglie apicali , scende direttamente
Fig. 3 Attacco di Erwinia amylovora
nel picciolo causando prima un ripiegamento a doccia e poi il su ramo
disseccamento dell’intero apice. Fiori, foglie e giovani frutti colpiti
rimangono attaccati al ramo per tutta la stagione. Sui rami colpiti si osservano inoltre i cancri che
rappresentano l’inoculo dal quale la malattia si diffonde. E’ un patogeno che penetra da ferite e
da aperture naturali quali i fiori. La fioritura rappresenta la fase di massima sensibilità; infatti, in
presenza di elevata umidità dell’aria associata e temperature tra 15 e 30 °C si verificano le principali infezioni da Erwinia. Questa patologia oltre al pero colpisce anche il melo con i medesimi
sintomi sopra descritti.
STRATEGIA DI DIFESA
Al momento non esiste una cura completamente
risolutiva contro questo patogeno. In caso di un
suo attacco è necessario procedere alla rapida
rimonda dalle parti colpite o all’estirpo dell’intera
pianta: come prevede la normativa vigente. Infatti,
data la sua pericolosità, occorre eliminare quanto prima l’inoculo presente in campo onde evitare
la diffusione della malattia sul territorio. Oltre alla
rimonda e all’estirpo dei soggetti colpiti si consiglia di mettere in campo una serie di accorgimenti
preventivi. Tra questi, il più importante, risulta esFig. 4 Pianta colpita dal fuoco batterico
sere il monitoraggio dei pereti colpiti oltre a quelli
non colpiti adiacenti e di quelli totalmente indenni, con lo scopo di individuare eventuali sintomi
che necessitino un’indagine più approfondita. Se un determinato areale viene colpito da Erwinia
risulta necessario monitorare sia i pereti sia i meleti presenti! Non sono necessari trattamenti
preventivi specifici se non negli appezzamenti colpiti dove si consiglia d’intervenire con prodotti
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
rameici prima della fioritura, in agosto (se risulta molto caldo e con abbondanti rugiade mattutine)
e nella fase di caduta foglie. Inoltre, negli appezzamenti in cui si è osservata la patologia risultano
essenziali un’accuratissima pulizia invernale, la disinfezione degli strumenti di potatura e la completa eliminazione, con bruciatura, delle parti colpite.
SITUAZIONE IN PIEMONTE
Il batterio Erwinia amylowora è stato isolato in Piemonte per la prima volta su specie frutticole nel
2008 in un pereto del cuneese. A seguito di questo segnalazione il Settore Fitosanitario regionale
ha ordinato l’espianto delle piante infette e dato inizio ad un monitoraggio annuale nella circostante zona di sicurezza mentre dal 1999 è attivo un monitoraggio sui nuovi impianti di pero e melo.
Ad oggi la situazione risulta essere sotto controllo e la diffusione della malattia è stata tempestivamente circoscritta all’impianto in cui è in costante diminuzione. è comunque necessario prestare
molta attenzione alla provenienza del materiale vivaistico pretendendo, come prevede la legge,
la presenza del passaporto ZP (piante provenienti da zone non colpite da Erwinia amylowora e
prodotte con garanzie maggiori appositamente per le Zone Protette come è il Piemonte).
PRINCIPALI FITOFAGI DEL PERO
Il pero condivide con il melo numerose avversità entomologiche. Per queste ragioni si consiglia di
fare riferimento a quanto riportato nel capitolo “principali fitofagi del melo” relativamente a carpocapsa, ricamatori, afide grigio e cocciniglia di S.Josè.
PSILLA (Cacopsylla pyri)
Si tratta dell’insetto che crea i maggiori problemi su pero. E’ un fitomizo che compie fino a 5 generazioni all’anno a seconda dell’andamento climatico stagionale. Sverna come adulto tra le anfrattuosità della corteccia e riprende l’attività in corrispondenza dell’ingrossamento delle gemme (fine
febbraio – inizio marzo). L’ovideposizione inizia generalmente quando le temperature cominciano
a stabilizzarsi su valori di circa 10 °C (marzo-aprile). Dalle uova, deposte sulla corteccia, sui rametti o sotto le gemme, nascono le neanidi di 1° generazione nel mese di aprile. Dopo la prima
generazione si ha:
✓ una 2°generazione (giugno)
✓ una 3° generazione (fine giugno e luglio)
✓ una 4° generazione (agosto)
Le generazioni estive, a volte, si sovrappongono.
I danni che causa sono così molteplici:
✓a
vvizzimento e disseccamento dei germogli colpiti
✓n
ecrosi e deformazione dei frutti
✓p
erdita della commerciabilità dei frutti a causa delle fumaggini cresciute sull’abbondante melata
prodotta
✓g
enerale deperimento delle piante colpite
Inoltre, oltre ai danni diretti sul pero, questo fitofago svolge il ruolo di vettore di fitoplasmi.
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
STRATEGIA DI DIFESA
Il contenimento di questo rincote vede nei predatori
naturali (Rincoti antocoridi) e parassitoidi (Imenotteri
Calcidoidei) una componente non trascurabile. Il mantenimento dell’entomofauna utile riveste un’importanza
assoluta e, per questo motivo, questa deve essere tutelata evitando l’impiego di prodotti ad impatto negativo. Per quanto riguarda la lotta, è importante iniziare
la difesa già a termine della fase invernale con l’applicazione di caolino (avente un’azione repellente) prima
dell’inizio dell’ovideposizione di prima generazione.
Fig. 5 Melata su frutto
Successivamente sono necessari 1 – 2 interventi sulle
uova gialle di seconda e terza generazione con la sostanza attiva abamectina. Dal 2012 è altresì
possibile utilizzare il p.a. spirotetramat (Movento) sempre come ovicida per 1 trattamento massimo all’anno. Data la possibilità che si possano sviluppare delle resistenze agli insetticidi utilizzati
si consiglia di alternare le sostanze attive a disposizione e in caso di forti infestazione procedere
con un ciclo di lavaggi.
cydia molesta
Questo lepidottero, di cui si farà una più ampia trattazione nel capitolo dedicato al pesco, da tempo genera problemi sulle pomacee. Gli attacchi su pero si manifestano a partire dal mese di agosto nel nostro areale. Sono le larve di IV e V generazione a produrre i danni sui frutti rendendoli
non commerciabili a causa delle gallerie scavate al loro interno. La lotta contro la Cydia molesta
su pero non risulta agevole in quanto il corretto timing d’intervento è di difficile determinazione.
Infatti, sia le indicazioni fornite dal modello previsionale sulle generazioni estive del lepidottero
sia le catture nelle trappole a feromoni non risultano così attendibili. è però possibile utilizzare il
metodo della confusione sessuale il quale è molto efficace: l’utilizzo dei classici dispenser o della
formulazione liquida permettono di limitare al minimo gli attacchi e i danni alla raccolta.
PRINCIPALI ACARI DEL PERO
ERIOFIDE RUGGINOSO (Epitrimerus pyri)
Questo acaro è in grado di causare gravi danni alle produzioni. Sverna come femmina riparata tra
le screpolature della corteccia, alla base delle gemme e sotto le perule. Alla schiusura delle gemme l’eriofide si sposta sulle giovani foglie neoformate e sui mazzetti fiorali dove inizia la sua attività trofica. Sui frutti l’attacco si manifesta attraverso la comparsa di rugginosità, concentrata per lo
più nella zona calicina, da cui si estende ad alone su tutto il frutto. Anche sulle foglie si possono
osservare aree brunastre sulla pagina inferiore. L’azione di questo eriofide risulta particolarmente
dannosa sui frutti di alcune cultivar di pero a buccia chiara come William e Decana del Comizio.
STRATEGIA DI DIFESA
Nei pereti dove non sono mai stati osservati danni significativi si consiglia di utilizzare lo zolfo
dalla fase fenologica di caduta petali ad una cadenza di 15 – 20 giorni. Nel caso di comparsa di
gravi attacchi durante la stagione primaverile – estiva, si suggerisce l’intervento con sostanze
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DIFESA FITOSANITARIA DELLE POMACEE
attive acaro-specifiche: extiazox + fenazaquin (Fenergy), fenazaquin (Magister 100 EC, ecc). I principi
attivi elencati possono essere utilizzati in alternativa tra
di loro, è consentito al massimo un intervento all’anno
indipendentemente dall’avversità. Negli appezzamenti
in cui si sono evidenziati elevati attacchi di eriofide negli anni precedenti, in impianti in allevamento e sulle
varietà più sensibili, si consiglia di intervenire ad inizio
caduta petali per eliminare le femmine svernanti con le
sostanze attive sopra riportate o con olio minerale alla
fase di gemma gonfia.
Fig. 6 Sintomi su frutto
ERIOFIDE VESCICOLOSO
(Eriophyes pyri)
L’eriofide vescicoloso del pero trascorre l’inverno sotto le perule delle gemme: quando queste si
divaricano penetra nelle gemme, sino ad insediarsi nei primi abbozzi fogliari e nei fiori. Le vescicole, che compariranno sulle giovani foglie e sui peduncoli fogliari, si originano all’interno delle
gemme. Sulle foglie il sintomo caratteristico è la formazione delle già citate vescicole del diametro di alcuni millimetri e di consistenza spugnosa. Le vescicolette possono comparire anche sui
peduncoli, sui calici dei fiori e dei frutticini che daranno origine alla raccolta a frutti leggermente
deformati e con caratteristiche tacche rugginose. Compie dalle 3 alle 4 generazioni all’anno e nel
corso della stagione vegetativa si riproduce all’interno del tessuto spugnoso.
STRATEGIA DI DIFESA
Data la rapida penetrazione dell’acaro all’interno delle
giovani foglioline e dei fiori già nella loro fase di formazione risulta necessario intervenire alla rottura gemme
con olio minerale (Polithiol). Nel caso di successive
infestazioni nel corso della stagione estiva si ricorda
che è possibile utilizzare solo più lo zolfo e che questi
trattamenti non sono più efficaci in quanto l’eriofide risulta protetto dal tessuto spugnoso.
Fig. 7 Presenza di vescicole sulle giovani foglie
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