2 LABORATORIO Biologia molecolare e genetica Lo studio genetico dei tumori per una terapia personalizzata no strumento di ultima generazione, il SEQUENOM, è stato acquisito dalla Sezione di Biologia Molecolare e Genetica del CDI che, in sinergia con il servizio di Anatomia Patologica, rende la farmacogenetica in oncologia una realtà per tutti i pazienti. La farmacogenetica si propone, attraverso lo studio dei geni associati a specifiche risposte ai farmaci, di predire quali pazienti risponderanno o meno ad una determinata terapia e quali avranno un maggiore o minore rischio di incorrere in effetti collaterali. Da sempre è noto che un stesso farmaco assunto da persone differenti, pur allo stesso dosaggio, sortirà effetti diversi sia di risposta sia di fenomeni avversi. Ciò è stato osservato soprattutto in ambito oncologico, in cui ben il 25% dei chemioterapici risultano inefficaci, se non addirittura dannosi per il paziente. A parecchi geni è stata attribuita la responsabilità degli ef- U INTERNET I SITI fetti avversi dei farmaci e dell’insuccesso terapeutico. Ne è un esempio la terapia con anticorpi monoclonali anti-EGFR che si è dimostrata efficace soltanto in una piccola porzione di pazienti con carcinoma colorettale metastatico (10 - 20%). Le mutazioni a carico del gene KRAS, identificate nel 30-40% dei pazienti non-responders, conferiscono resistenza agli anticorpi monoclonali anti-EGFR: pazienti con tumore al colon-retto metastatico e KRAS mutato, trattati con cetuximab o panitumumab, non rispondono alla terapia. Per questo motivo l’EMEA (European Medicines Agency) ha approvato l’uso degli anticorpi anti-EGFR per il trattamento del carcinoma colorettale metastatico solo in pazienti con KRAS non mutato. Le mutazioni del gene BRAF sembrerebbero essere responsabili di un ulteriore 14% di casi resistenti. Per quanto riguarda i farmaci inibitori della proteina tirosina-chinasi sono le mutazioni somatiche nel gene che codifica per il recettore del fattore di crescita dell’epidermide (EGFR) ad influenzare la risposta dei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) al trattamento. L’EMEA ha autorizzato la commercializzazione in Europa del gefitinib per il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico solo nei pazienti in cui il tumore presenta mutazioni attivanti EGFR. Inoltre il melanoma metastatico, che ha una prognosi infausta con una sopravvivenza media dei pazienti da 8 a 18 mesi dalla diagnosi, può essere trattato con il vemurafenib, se è presente una mutazione dell’oncogene BRAF. Da tutto ciò risulta evidente quanto possa essere importante effettuare uno studio del profilo mutazionale di un tumore prima di intraprendere una chemioterapia, psicologicamente e fisicamente impegnativa per la persona, permettendo così di aumentare la probabilità di applicare trattamenti efficaci e minimizzare il rischio di reazioni avverse per il paziente. Studi recenti evidenziano come altri tumori a bassa sopravvivenza, come il carcinoma del pancreas, della tiroide e il tumore metastatico della mammella, possono beneficiare di uno studio genetico di questo tipo. Oggi, grazie al SEQUENOM presso il CDI sarà possibile studiare mutazioni somatiche tumorali. Il sistema garantisce un’elevata specificità e sensibilità e permette con un unico esame del DNA del tumore di individuare le variabili genetiche che potrebbero influenzare la risposta ai farmaci; in questo modo l’oncologo potrà selezionare il trattamento chemioterapico, biologico e radioterapico più efficace e meno tossico per ogni singolo paziente. In una singola analisi potranno essere testati dai 3 ai 19 oncogeni contemporaneamente per un totale di 238 mutazioni con un’accuratezza maggiore del 99,7%. Il SEQUENOM, inoltre, permetterà di ampliare il rilevamento e l’identificazione delle attuali 57 mutazioni del gene CFTR associato alla fibrosi cistica (malattia genetica recessiva più comune nella popolazione italiana) a 80 mutazioni, con un’accuratezza ≥99.7%. Dott.ssa Elena Repetti Medico Genetista CDI WEB Una app per i referti on line Tutto su FISH e Risonanza Magnetica Sarà presto scaricabile la prima app del Centro Diagnostico Italiano. Al fine di venire incontro alle esigenze dei pazienti più tecnologici e per far conoscere il sistema di visualizzazione on line dei referti di laboratorio, è stata ideata un’app dedicata, disponibile sia per IPad, IPhone e sistemi Android e Windows Phone. Accedendo all’app, è possibile non solesatanto consultare gli esiti dei proprio esa mi, ma anche scaricarli direttamente sul dispositivo mobile e creare una libreria dove archiviarli in modo da avere sempre uno storico a portata di mano. Oltre agli indirizzi di tutte le sedi CDI È on line http://fish.cdi.it/, un sito internet dedicato esclusivamente alla FISH. L’idea nasce dall’intento di dare maggior rilevanza a un test così importante, in grado di diagnosticare precocemente il tumore uroteliale e della cervice uterina e ora applicato anche al carcinoma della mammella. L’unicità dell’esame è la sua esecuzione con Ikoniscope, il microscopio automatizzato che può analizzare fino a 175 vetrini alla volta e fino a 40000 cellule per paziente. Il sito della FISH segue quello già online da alcuni mesi, riservato alla Risonanza dove effettuare i prelievi, per facilitare la comprensione dei referti, l’utente può direttamente controllare il significato e i valori consultando l’area Esami A-Z. Magnetica (http://risonanzamagnetica. cdi.it/), in cui vengono esplicate tutte le applicazioni possibili di questa metodica di imaging, dal RM del piede a quella cardiaca. Il CDI, inoltre, è una delle po- che strutture in Lombardia a disporre anche di un’apparecchiatura completamente aperta per le persone claustrofobiche od obese a cui, in altre circostanze, tale esame sarebbe interdetto.