LETTERATURA GRECA
STORIOGRAFIA, ERODOTO E TUCIDIDE
© GSCATULLO
(
La Storiografia
I logografi
L’ἱστορίη («indagine») come forma letteraria ha le sue più antiche attestazioni nella Ionia del V secolo a.C.,
culturalmente all’avanguardia per via dei molti contatti con altri popoli; i primi a trattarne sono i logografi:
autori di testi in prosa da esporre in pubblico, che trattavano indiscriminatamente di storia, miti, etnografia,
geografia, e racconti più o meno veritieri. Si contrappone alla poesia rapsodica e lirica per la natura delle
informazioni trasmesse; ma ha in comune con esse la matrice epica: si propone infatti di conservare il κλέος
delle imprese umane, ed è l’obbiettivo di Erodoto secondo il suo proemio.
Ecateo di Mileto
Il logografo di maggior rilievo fu Ecateo di Mileto (ca 550-480 a.C.). Autore della Descrizione della terra
(Περιήγησις o Περίοδος γῆς), un’opera in due libri che conteneva il resoconto dei suoi viaggi nel
Mediterraneo e degli usi dei popoli, dunque con contenuti geografici ed etnografici ampiamente utilizzati da
Erodoto, a cui forse si accompagnava una carta geografica (πίναξ). Ecateo compose anche quattro libri di
Genealogie, in cui raccontava seguendo un ordine cronologico, per generazioni, i fatti storici e mitici del
passato.
Delle sue opere rimangono pochi frammenti, il primo di questi (FGrHist 1 F 1 = Demetrio, De elocutione 12)
contiene una presa di posizione di Ecateo contro i suoi predecessori, poeti epici e della poesia cosmogonica,
accusandoli di inventarsi discorsi «ridicoli», affermando invece di scrivere fatti che gli sembrano veritieri.
Acusilao e Ferecide
Come Ecateo anche Acusilao di Argo, che visse nello stesso periodo, compose tre libri di Genealogie in
dialetto ionico, dove tentava di ordinare la mitologia tradizionale, proponendo in prosa la storia dei Greci
dalla creazione del mondo alla caduta di Troia. Lavoro simile fece Ferecide nei suoi dieci libri in ionico di
Storie, giungendo tramite una struttura genealogica sino al suo tempo. Anche le loro opere sono andate
perdute.
Dalla logografia alla storia
La logografia prima, e la storia poi, sorgono per soddisfare le esigenze di un popolo che, a causa della forte
espansione e per il moltiplicarsi dei contatti con altre civiltà, non può più appoggiarsi sul mito come
strumento di analisi della realtà e come contenitore del patrimonio culturale, che non può più limitarsi alle
nozioni sul proprio popolo, ma deve accogliere informazioni anche sulle genti straniere.
L’ἱστορίη ionica nasce dunque con una natura polimorfa: Erodoto è contemporaneamente storico, etnografo,
geografo e narratore; e le sue composizioni sono dei λόγοι, destinati alla narrazione alla stregua dei rapsodi.
Si deve anche considerare che in questo periodo la Grecia non è più una regione al margine delle grandi civiltà
del vicino Oriente, ma sta diventando lentamente la cultura dominante nel Mediterraneo; è dunque naturale
che la logografia si interessi dei costumi e della storia delle civiltà più antiche (Babilonesi ed Egiziani).
Nel confrontarsi con le tradizioni orientali, quella Greca ne risulta inizialmente svantaggiata: la civiltà
dell’Ellade fondata sull’oralità aveva una memoria necessariamente, mentre invece le civiltà della scrittura
registravano gli eventi da tempo. Non vincolata alle cronache di qualche sovrano, la storiografia greca nasce
laica e si fonda sulla verifica diretta dei fatti da parte dello storico.
Con la nascita della storiografia, specialmente quella erodotea, si propone anche un dibattito culturale:
l’identità greca contrapposta a quella barbara, ed in questo contesto la relatività delle leggi proposta dai
sofisti; la concezione della politica e delle forme di governo, celebre il dibattito sulle costituzioni nelle Storie.
Inoltre viene adottata l’idea di tempo rettilineo che consente l’ordinamento cronologico degli eventi.
Erodoto
Biografia
Erodoto nacque ad Alicarnasso (odierna Bodrum), città sulle coste della Caria in Asia Minore, attorno al 484
a.C. Nipote (o cugino) del poeta epico ed indovino Paniassi, il quale nel 457 a.C. cospirando contro Ligdami
II, abiatico della regina Artemisia, fu ucciso e la famiglia di Erodoto esiliata.
Esule a Samo, tornò in patria nel 455 a.C. dopo la cacciata della tirannide. In questo periodo sono da collocarsi
i molti viaggi come storico: anzitutto in Egitto, poi in Fenicia, Mesopotamia e nel Mar Nero, sino ad avere
contatti con gli Sciiti.
Nel 454 a.C. Alicarnasso entrò nella lega delo-attica, ed Erodoto partì per Atene dove conosceva Pericle e
Sofocle. Nel 444 a.C. partecipò alla fondazione della colonia di Turi in Magna Grecia dove morì e fu sepolto
nell’agorà, probabilmente con onori eroici. Circostanza e data della morte sono ignote, nonostante sia
certamente da collocare dopo il 430 a.C. poiché Erodoto era a conoscenza di alcuni episodi della fase iniziale
della guerra del Peloponneso.
Le Storie
Le Storie, ci sono pervenute divise in nove libri, ciascuno intitolato ad una Musa, secondo la sistemazione che
fecero i filologi alessandrini. Originariamente però la pubblicazione non era destinata alla lettura ma alla
divulgazione orale, come avveniva per la logografia. E seppur il testo circolava in forma scritta non è possibile
stabilire se Erodoto l’abbia mai pubblicato integralmente.
Libro I – Clio
Proemio
Creso e il regno di Lidia
Ascesa dei Persiani: Ciro
Libro II – Euterpe
Cambise e l’invasione
dell’Egitto
Libro III – Talia
Grecia: Samo, Sparta e
Corinto.
L’impero di Dario
Nel proemio sono spiegate le volontà dell’autore di conservare memoria delle
opere umane affinché queste non si dissolvano. Nonché quella di narrare del
conflitto tra Greci e Persiani e di cercarne le cause.
Vengono narrate le vicende del regno dei Lidi, nonché due novelle (Gige e
Candaule; Creso e Solone). Creso sfida i Persiani di Ciro il Grande ma, ispirato
da oracoli ingannevoli, perde. Sardi, la capitale, viene conquistata e Creso
catturato e condannato al rogo. Salvatosi miracolosamente diventa consigliere
di Ciro.
Analessi per raccontare la storia della dinastia persiana da Deioce a Ciro, che
rovesciato il nonno Astiage, re dei Medi, diventa sovrano. Ciro conquista le città
greche dell’Asia Minore, e dunque l’impero babilonese. Segue una descrizione
di Babilonia. Ciro cade durante una spedizione contro i Massageti della regina
Tomiri.
Il successore di Ciro, Cambise, vuole invadere l’Egitto. Si apre una digressione
che durerà l’intero libro sull’Egitto, trattato da un punto di vista geografico,
etnografico, religioso e storico. Il libro è quasi interamente frutto di ricerche
dirette di Erodoto.
Cambise conquista l’Egitto, viene notata l’empietà del re e gli infausti attacchi
a Libia ed Etiopia. Digressione su Samo, il cui tiranno Policrate era diventato
potente e sentinella greca in Oriente. Vengono accennate le vicende tra Sparta
e Corinto.
Dopo la morte di Cambise e la congiura del suo successore, Dario prende il
potere. In quest’occasione avviene il celebre dibattito sulle costituzioni. Dario
riorganizza l’Impero. Digressioni sull’India e sull’Arabia. Attacco persiano di
Libro IV – Melpomene
Libro V – Tersicore
Le guerre tra Greci e
persiani: rivolta ionica.
Libro VI – Erato
Le guerre tra Greci e
persiani: sino a
Maratona
Libro VII – Polimnia
Serse e la battaglia delle
Termopili
Libro VIII – Urania
La battaglia di Salamina
Libro IX – Calliope
La vittoria dei Greci a
Platea
Samo, dopo l’assassinio da parte di un satrapo ai danni di Policrate, repressione
di una rivolta a Babilonia.
Dario invade la Scizia. Digressioni etnografiche sugli Sciti e gli abitanti delle
regioni settentrionali. Fallimento della spedizione. Conquista di Barce (Libia),
ed excursus sui Battiadi di Cirene e sugli usi degli abitanti della Libia.
Dopo una breve digressione sull’espansione persiana in Tracia e sull’etnografia
della regione, viene trattata la rivolta ionica contro i persiani (498 a.C.) sotto la
guida del tiranno Aristagora di Mileto. I viaggi di questo a Sparta ed Atene per
chiedere aiuto offrono occasione per digressioni sulla storia più antica delle due
città. Atene ed Eretria inviano (esigui) aiuti militari, scatenando l’ira di Dario che
riesce a reprimere la rivolta. Aristagora, fuggito da Mileto, trova la morte in
Tracia.
Distrutta Mileto (494 a.C.), Dario invia una prima spedizione in Grecia per
punire Atene ed Eretria che avevano aiutato i ribelli, ma la spedizione fallisce
con un disastroso naufragio sul monte Athos (492 a.C.). Al rifiuto dei Greci di
sottomettersi una nuova spedizione, navale, è inviata sotto il comando di Dati
e Artaferne. Distrutta Eretria in Eubea, i Persiani sbarcano a Maratona dove
vengono sconfitti dagli ateniesi nella storica battaglia, sotto il comando di
Milziade (490 a.C.). Quest’ultimo, esaltato dalla vittoria, attacca le Cicladi ma
fallisce a causa della resistenza di Paro, e viene processato con l’accusa di aver
ingannato gli Ateniesi. Muore per le ferite riportate in battaglia.
Morto Dario, il successore Serse vuole vendicare la sconfitta, sotto la
suggestione di visioni notturne. Viene descritta la marcia dell’immenso esercito
persiano che attraversa l’Ellesponto su un ponte di barche e giunge in Grecia
(480 a.C.). La resistenza greca, pur tra contrasti, formata da soldati spartani ed
ateniesi è guidata da Leonida che compie il celebre sacrificio alle Termopili.
Sono descritti lo scontro navale dell’Artemisio, l’invasione persiana dell’Attica,
il sacco di Atene e la battaglia di Salamina. Temistocle, contro il parere degli
Spartani che volevano attendere i nemici sull’Istmo, impone il confronto navale
che si rivela una vittoria completa: la flotta nemica annientata, ferma
definitivamente la spedizione persiana. Serse rientra in Asia, ma lascia in
Tessaglia il luogotenente Mardonio. Quest’ultimo tenta di convincere Atene
alla resa, ma invano. Riprendono le ostilità.
Nonostante alcune città greche si schierino contro Mardonio, questo riesce ad
entrare in Attica e, saccheggiata Atene, si ritira in Beozia. Gli Spartani, guidati
da Pausania, lasciano l’Istmo e si ricongiungono agli alleati. Sono descritti i
preparativi lo svolgimento della battaglia di Platea (479 a.C.), che si conclude
con la schiacciante vittoria greca. Tebe è punita per il suo “medismo”
(atteggiamento filopersiano), mentre la flotta ellenica coglie un importante
successo a Micale (Asia Minore). Il racconto si conclude con la presa di Sesto
sull’Ellesponto (478 a.C.) da parte degli Ateniesi, mentre nuovi intrighi
percorrono la corte persiana.
Le Storie sono costituite da un insieme di λόγοι: sezioni omogenee, più o meno estesi, riservati alla trattazione
di un personaggio importante o di un popolo straniero, come avveniva tra i logografi ionici. Probabilmente
fu ad Atene che Erodoto li ripensò alla luce di un progetto unitario più ampio, che facesse convergere la storia
degli Elleni e dei popoli Orientali verso il momento decisivo dello scontro tra le due civiltà. Durante il lavoro
si può dunque assistere ad un cambiamento da un interesse etnografico molto ampio ad uno più prettamente
storiografico.
La storiografia erodotea
Erodoto, padre della storia (Cicerone, De legibus, I, I, 5), è anche il primo a trattare in qualche modo di
antropologia: gli interessi policentrici di Erodoto gli permettono di includere nella sua opera descrizioni di
carattere non prettamente storico ma culturale quali geografia, usi e costumi, usanze sociali (funerali,
matrimoni, riti), credenze e religione.
Le novelle
Nelle Storie, e nei primi libri in particolare, molto spazio è ceduto ad alcune novelle, articolate digressioni con
toni spesso umoristici e moraleggianti. Sono presentate come racconti di testimoni locali o di informatori,
ma ciò si tratta verosimilmente di un espediente narrativo, ed il suo materiale novellistico è tratto dalla
tradizione popolare.
Realizzato il 04/10/2014 da Paolo Franchi, riedito il 16/09/15 per Sapere Aude! AMDG
Tucidide
Biografia
Tucidide nacque ad Atene probabilmente attorno al 460 a.C. Tra gli antenati del padre Oloro, figura un re
trace la cui figlia era andata in sposa a Milziade. Era dunque legato per ascendenza al clan aristocratico dei
Filaidi. Appare dunque credibile la notizia che vorrebbe Tucidide possessore di miniere in Tracia.
Nel 424 a.C., durate i primi anni della guerra del Peloponneso, Tucidide, impegnato nell’attività politica, è
posto a capo di una spedizione di soccorso inviata in Tracia per contrastare il tentativo spartano di
impadronirsi di Anfipoli, principale testa di ponte ateniese nella regione. Il contingente arrivò tardi ed Anfipoli
cadde. Secondo la tradizione antica1, avvalorata dal capitolo 26 del libro V (la cui autenticità è però incerta),
Tucidide sarebbe stato condannato all’esilio.
Più probabilmente, secondo anche una testimonianza di Aristotele, Tucidide continuò a dimorare ad Atene
escluso dalla vita politica. In questo periodo si colloca la stesura delle Storie. Morì assassinato dopo la fine
della guerra e la restaurazione della democrazia nel 403 a.C. La sua tomba sorgeva ad Atene, vicino a quella
di Cimone, figlio di Milziade.
Le Storie, o Guerra del Peloponneso
Tucidide scrisse un resoconto della guerra del Peloponneso, pervenutoci diviso in otto libri. Inizia con
un’ampia retrospettiva sulle cause del conflitto, ma non giunge sino alla sua conclusione interrompendosi
nel 411 a.C. probabilmente a causa della morte improvvisa dell’autore, tra l’altro l’ultimo libro appare
chiaramente non rielaborato (non sono presenti ad esempio i discorsi, tipici della storiografia tucididea).
Libro I
Cause remote della
guerra
La pentecontetia e la
strategia di Pericle
Libro II
Il primo anno di guerra
Apre un proemio nel quale Tucidide dichiara di aver intrapreso la stesura
dell’opera sin dalle prime fasi della guerra. Quindi tratteggia una breve storia
della Grecia (l’arecheologia) dalle origine mitiche alle guerre persiane. Quindi
chiarisce in che modo vuole seguire il suo lavoro. Tucidide individua come cause
profonde del conflitto l’ascesa di Atene e il conseguente timore di Sparta.
Quindi l’occasione per dare avvio alle ostilità: gli Ateniesi estesero la loro
ingerenza nei rapporti tra Corinto, filospartana, con Corcira e Potidea. A Sparta
si tiene un vertice che dichiara guerra ad Atene, non riuscendo a comporre le
tensioni.
A ciò segue un excursus della storia greca nel periodo che intercorre tra la presa
di Sesto (478 a.C.) e l’inizio del conflitto (431 a.C.), ovvero i cinquant’anni detti
pentecontetia. Segue infine il resoconto di un secondo vertice della Lega
peloponnesiaca.
Le prime azioni vedono l’attacco tebano alla filoateniese Platea, e l’invasione
spartana dell’Attica, cui gli ateniesi rispondono con incursioni navali sulle coste
del Peloponneso. A conclusione del primo anno di guerra viene riportato il
celebre discorso di Pericle ai caduti. Segue il resoconto della peste in Atene,
durante la quale morirà anche Pericle, occasione per un appassionato elogio
dello storico. Nell’ultima parte dopo un resoconto di operazioni navali
secondarie, viene narrato di come Atene cerca di volgere a proprio vantaggio
le ostilità fra Traci e Macedoni (431-429 a.C.).
Libro III
1
Rappresentata tra l’altro in Vita di Tucidide del retore Marcellino (V secolo d.C.)
Atrocità della guerra
Libro IV
Atrocità della guerra
Libro V
La pace di Nicia
Libro VI
Alcibiade e la spedizione
in Sicilia
Libro VII
Disastroso assedio di
Siracusa.
Libro VIII
Rivolgimenti politici ad
Atene
L’Attica è nuovamente invasa dai Peloponnesiaci, e l’alleata Mitilene si ribella
ma viene prontamente repressa dagli Ateniesi; alla proposta di Cleone, che
vorrebbe lo sterminio dei Mitilenensi, viene preferita quella di Diodoto,
punendo i diretti responsabili. I Peloponnesiaci sottomettono Platea, dopo tre
anni di assedio. A Corcira scoppia una guerra civile tra democratici ed
oligarchici, dopo il fallito tentativo di quest’ultimi di sganciarsi dalla sfera di
influenza ateniese, soffocato nel sangue.
Mentre gli Spartani rinnovano annualmente l’invasione in Attica, Demostene
occupa Pilo con un’azione navale, creando una testa di ponte sulle coste
peloponnesiache. Nel corso delle operazioni un contingente peloponnesiaco,
bloccato nell’isola di Sfacteria, cade prigioniero degli Ateniesi. Intanto in Calcida
(Grecia nordorientale), lo spartano Brasida avanza in territorio nemico e coglie
di sorpresa le postazioni ateniesi (425-422 a.C.).
Ad Anfipoli, città della Calcidica, muoiono in combattimento Brasida e
l’ateniese Cleone, inviato a contrastare l’azione nemica. In entrambi i campi
prevale il desiderio di cessare il conflitto, concretizzatosi nella cosidetta Pace di
Nicia (421 a.C.). Ma la cessazione delle ostilità è turbata dagli attriti continui. La
parte restante del libro descrive il massacro degli abitanti dell’isola di Melo, che
rifiutavano di assoggettarsi all’egemonia ateniese. Un fittizio dialogo tra gli
ambasciatori ateniesi e i Meli, propone una riflessione sull’imperialismo di
Atene (421-415 a.C.).
L’intervento ateniese nel conflitto tra Siracusa e Segesta sposta l’azione in
Sicilia. Alcibiade, sostenitore di una politica aggressiva, caldeggia l’intervento
ateniese nel conflitto: in assemblea prevale il suo parere sulla prudenza
caldeggiata da Nicia. L’operazione, apparentemente turbata dallo scandalo
della mutilazione delle erme, in cui è coinvolto lo stesso Alcibiade, parte nel
generale entusiasmo. Alcibiade, richiamato ad Atene per essere processato,
fugge a Sparta. Le prime operazioni, condotte sotto la guida di Nicia e Lamaco,
sono favorevoli per gli ateniesi (415-414 a.C.).
L’assedio della città si protrae però senza risultati decisivi, grazie anche
all’intervento dello spartano Gilippo inviato in soccorso dei Siracusani.
Nemmeno una flotta di rinforzo ateniese comandata da Demostene riesce a far
prevalere gli assedianti, che anzi sono costretti alla fuga dal contrattacco
siracusano. Gli Ateniesi, bloccati nella fuga per mare dai nemici, tentano una
disperata fuga via terra che si conclude con l’annientamento dell’esercito.
Il disastro in Sicilia porta sgomento ad Atene. La Persia si allea con Sparta, e i
territori sottoposti all’egemonia attica sono in procinto di ribellarsi. La seconda
metà del libro descrive i rivolgimenti politici ateniesi: ad un colpo di Stato
oligarchico (411 a.C.), segue la formazione del consiglio dei Quattrocento,
quindi la reazione democratica guidata da Teramene, che da vita all’assemblea
dei Cinquemila. Il resoconto tucidideo si interrompe bruscamente dopo il
ritorno di Alcibiade ad Atene, e la vittoria della flotta ateniese a Cinossema,
nello stretto tra Sesto e Abido (412-411 a.C.).
Alla conclusione del racconto di Tucidide si riallaccia l’inizio delle Elleniche, di Senofonte. Esiste inoltre una
suggestiva – ma indimostrabile con certezza – ipotesi moderna che vorrebbe la parte finale delle Storie di
Tucidide come pubblicata per iniziativa di Senofonte e dalla tradizione aggregata alle sue Elleniche.