Corso di Economia finanziaria La finanza pubblica ed il debito pubblico Dott.ssa Arianna Moschetti A.A. 2012-13 Il bilancio dello Stato Il bilancio dello Stato può essere: • di previsione o consuntivo; • di competenza o di cassa; • annuale o pluriennale. Le funzioni del bilancio dello Stato Il Bilancio dello Stato ha diverse funzioni: • • • • • Contabile; Giuridica; Garanzia; Politica; Economica. Il bilancio dello Stato Entrate Spese 1.Entrate tributarie 2. Entrate extratributarie 3. Entrate per alienazione beni patrimoniali e riscatti crediti 4. Accensione prestiti (medio-lungo termine) 1. Spese correnti 2. Spese in conto capitale 3. Spese rimborso prestiti Entrate complessive Spese complessive Entrate finali = Entrate tributarie + Entrate extratributarie + Entrate per a. b. p. r. c. Entrate correnti Spese finali = Spese correnti + Spese in conto capitale Tra le voci di spesa più rilevanti nel 2011 troviamo: funzionamento dello stato italiano 12%, fondi trasferiti alle amministrazioni pubbliche 28,5%, interessi 11%, rimborso passività finanziarie 28%. Per quanto riguarda il tema dei costi ‘‘operativi’’, riportiamo uno schema di ripartizione degli stessi rispetto ad alcuni usi specifici (le aliquote si riferiscono al totale costi complessivo nel 2011): Organi costituzionali 2.986 0,40% Difesa e sicurezza del territorio Competitività e sviluppo delle imprese Ricerca e innovazione Istruzione scolastica Istruzione universitaria 19.365 2,61% 3.955 0,53% 3.261 42.063 8.006 0,44% 5,66% 1,08% I Saldi di Bilancio Risparmio Pubblico = Entrate correnti - Spese correnti Saldo netto da finanziare = Entrate finali - Spese finali Avanzo primario = Entrate finali - Spese finali (al netto degli interessi) Ricorso al mercato = Entrate finali - Spese complessive Deficit di bilancio Il disavanzo di bilancio può essere di natura: • strutturale: ovvero il disavanzo pubblico corretto delle variazioni imputabili alla congiuntura economica, a particolari fasi di crisi o di crescita dell’economia di un paese che possono alterare in maniera importante il saldo della pubblica amministrazione; • congiunturale: quella parte del disavanzo pubblico imputabile alle diverse fasi del ciclo economico. Perché la congiuntura influenza il deficit? Le fluttuazioni cicliche determinano dei costi in termini, per un verso, di perdita di efficienza e, per un altro verso, di perdita di gettito per l’operatore pubblico (si ricordi che T = t Y). Tali costi tendono a essere tanto più elevati quanto più gli shock ciclici tendono ad avere effetti persistenti nel tempo. Il debito pubblico Il debito pubblico rappresenta l’accumulazione di deficit di bilancio nel tempo. Il debito è costituito essenzialmente da titoli di Stato e per il resto da biglietti, monete, depositi e prestiti. Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze 2013 Composizione dei titoli di stato al 31 marzo 2013 Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze 2013 In questa sezione ci concentreremo sulla derivazione del vincolo di bilancio dinamico dell’operatore pubblico (dunque, le sue scelte intertemporali) per capire le forze che determinano l’evoluzione del debito. Successivamente, lo applicheremo all’esperienza italiana. Il fabbisogno finanziario Il fabbisogno (disavanzo se > 0 o avanzo se < 0) Ft e pari a: Ft = (Gt - Tt ) + rBt-1 Gt=spesa pubblica Tt=prelievo fiscale Bt-1= debito pubblico al tempo t-1 r=tasso di interesse pagato sul debito pubblico rBt-1=spesa per interessi sul debito pubblico preesistente (Gt -Tt)=fabbisogno primario (disavanzo primario se > 0 o avanzo primario se < 0) La copertura del fabbisogno Ft = (Bt – Bt-1) + (Mt -Mt-1) ovvero la copertura del fabbisogno può avvenire in due modi: 1. stampando moneta (Mt-Mt-1): canale vietato dagli accordi di Maastricht; 2. ricorrendo all’emissione di titoli di debito (Bt- Bt-1). Vincolo di bilancio dell’operatore pubblico Unendo le due equazioni precedenti si ha il vincolo di bilancio del settore pubblico: Ft = (Gt - Tt ) + rBt-1 ====>> Ft = (Bt – Bt-1) + (Mt -Mt-1) (Bt –Bt-1) = (Gt - Tt ) + rBt-1 Quest’ultima ci dice come evolve nel tempo il debito pubblico. Evoluzione del rapporto tra debito pubblico e PIL Rispetto al valore assoluto del debito pubblico (Bt) ci interessa il rapporto tra debito pubblico e PIL (bt = Bt/Yt), meglio la sua dinamica. A tal fine esprimiamo (Bt –Bt-1) = (Gt - Tt ) + rBt-1 in termini di rapporto tra debito pubblico e PIL: Dividiamo ogni termine per Yt e moltiplichiamo i termini riferiti a t-1 per Yt-1/Yt-1: segue … Ora indichiamo con le lettere minuscole i rapporti delle variabili sul PIL e con n il tasso di crescita del PIL: n= = − Sottraendo = da entrambi i lati e riordinando otteniamo: − − − +r − = = − +r − = − +r - − + + segue … da cui Quest’ultimo è il vincolo di bilancio dinamico dello Stato che dipende da: • fabbisogno primario; • tasso di interesse sul debito (r); • tasso di crescita del PIL (n); • bt-1. La finanza pubblica in Italia Anni ‘70: si formano ampi disavanzi primari; tuttavia il rapporto tra debito pubblico e PIL cresce ma in modo relativamente contenuto (r < n e finanziamento monetario). Nel 1975 il disavanzo primario arriva al livello record del 8,1% del PIL. Anni ‘80: i disavanzi primari rimangono consistenti, il tasso di interesse diviene superiore al tasso di crescita del PIL, e si riduce il finanziamento monetario. Il rapporto tra debito pubblico e PIL esplode. Anni ’90: nel 1992 per la prima volta si realizza un avanzo primario, ma comincia a diminuire il tasso di crescita del Pil ed aumenta r. A cavallo tra i due secoli: l’Europa impone vincoli stringenti alle grandezze di finanza pubblica, che l’Italia deve recepire. Da ultimo: si manifesta una grande recessione, che non può essere contrastata con azioni anticicliche dato quanto detto sopra. La crescita della spesa Fonte: Istat Negli ultimi sessant’anni l’incidenza della spesa della pubblica amministrazione sul PIL è più che raddoppiata passando dal 24% del 1951 al 52% del 2009. La prima metà degli anni Sessanta fino agli anni Ottanta sono stati i periodi di più intensa crescita. La pressione fiscale Fonte: Istat La pressione fiscale, misurata dal rapporto tra entrate fiscali (imposte e contributi sociali) e PIL, è aumentata dal 18,2% del 1951 al 42,8% del 2008. La crescita è stata intensa soprattutto dopo la riforma del 1974 e fino ai primi anni Novanta. Dopo la crisi del 2007-08 la pressione fiscale ha raggiunto il picco del 52% nel 2012. Indebitamento netto in rapporto al PIL in Italia, 1960‐‐2011 Fonte: Istat Analisi del debito Nel dopoguerra e fino a metà degli anni ‘60 il rapporto debito pubblico/PIL si è mantenuto intorno al 30%; Da quel momento è iniziata una crescita che si è fatta via via più impetuosa: il rapporto negli anni 1970 era già al 40%, nel 1980 era quasi il 60% e nel 1991 aveva già superato la soglia del 100%; Nella seconda metà degli anni ‘90 si raggiunge il 124% e si intraprende un percorso di rientro fino alla grande recessione del 2011; Attualmente abbiamo superato il 127,3%. Il problema della sostenibilità del debito Quando si incorre in disavanzi persistenti la prima domanda da porsi è se il debito che generano sia sostenibile . Debito/PIL o Debito/entrate fiscali? Il debito/PIL quantifica il debito con la dimensione dell’economia, ma è un indicatore di solvibilità dello Stato? In realtà non è il PIL di per sé a garantire il debito o il suo rimborso. Probabilmente il rapporto tra debito ed entrate è più significativo. Debito/Entrate fiscali Paesi 2001 2008 2013 2015 Giappone 506,6 607,0 763,0 n.r. Grecia 253,9 276,8 358,9 381,0 Irlanda n.r. n.r. 340,2 332,0 Portogallo 134,2 174,2 270,7 269,0 USA 159,7 234,2 335,0 330,0 Italia 242,2 230,5 252,7 249,0 n.r. n.r. 245,7 248,0 232,7 246,00 Gran Bretagna Spagna 146,3 n.r. Fonte: Fondazione Edison (dati e previsioni FMI) segue … Sulla base dei dati FMI, il rapporto debito/entrate fiscali vedeva nel 2001 solo 4 Paesi con un valore superiore al 200% (indebitamento elevato) e 4 Paesi con un valore superiore al 150% (indebitamento medio): tutti gli altri presentavano un indebitamento basso. Oggi lo scenario è radicalmente cambiato, con l’aumento dei paesi ad elevato indebitamento (da 4 a 10). Solo l’Italia è riuscita a mantenere tale rapporto stabile nel tempo. Le previsioni del FMI non sono rassicuranti circa la sostenibilità dei debiti in quasi tutti i Paesi avanzati. Debito pubblico e ricchezza privata Nel valutare l’entità del debito pubblico occorre riferirsi al Pil o tener conto di qual è il livello di indebitamento/risparmio degli altri operatori (in primis le famiglie) e, quindi, del grado di patrimonializzazione di questi soggetti? Ma perché gli economisti si interessano al disavanzo dello stato? • nel breve periodo è una misura del ruolo della politica fiscale nella • • • • stabilizzazione del reddito (influenza sulla IS); debito pubblico e disavanzo sono strettamente connessi con il risparmio nazionale e con gli investimenti nazionali; i titoli del debito pubblico che finanziano il debito richiedono il pagamento degli interessi; i titoli pubblici generano il crowding-out; un debito pubblico elevato richiede maggiori imposte nel futuro per pagare gli interessi sul debito. Questo potrà scoraggiare ulteriormente l’attività economica. Fiscal Compact E’ un insieme di regole che i paesi dell’Unione Europea si sono dati al fine di coordinare le politiche fiscali e rafforzare la disciplina di bilancio. E’ stato firmato il 2 marzo del 2012 ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Tra i paesi che compongono l’Unione europea, due non hanno firmato il trattato: il Regno Unito e la Repubblica Ceca. segue … Le regole stabilite nel Fiscal Compact hanno come obiettivo di fondo rendere più rigidi e vincolanti i parametri deficit/Pil e debito/Pil, inserendo anche sanzioni automatiche per i paesi che li violano. Una delle regole fondamentali è quella del pareggio di bilancio. Ogni paese che ha sottoscritto il Fiscal Compact avrà tempo fino al 1° gennaio 2014 per inserire tale regola nella propria Costituzione. Solo i paesi che avranno ottemperato a tale obbligo potranno ricevere prestiti dall’Unione europea in caso di difficoltà finanziarie. segue … Tra le regole inserite nel Fiscal compact, le più importanti sono: • il deficit strutturale annuo della pubblica amministrazione non deve superare lo 0,5% del PIL: per i paesi il cui debito è inferiore al 60% del Pil, il limite non superabile è l’1,0%; • i paesi che hanno un debito pubblico superiore al 60% del PIL dovranno scendere sotto tale limite entro 20 anni, riducendo il debito di un ventesimo dell’eccedenza ogni anno; • il deficit pubblico dovrà essere in ogni caso, e cioè qualunque sia la fase congiunturale, mantenuto sempre al di sotto del 3% del Pil. Il fondamento teorico Secondo l’approccio liberista, se la produzione ha subito un calo, ciò dipende da problemi di offerta (produttività o competitività insufficiente, salari troppo elevati, mercato del lavoro troppo rigido, ecc.), da correggere con «riforme strutturali». La produzione effettiva è prossima a quella potenziale. La componente ciclica del deficit è dunque minima: la maggior parte del deficit è invece strutturale. segue.. La convinzione dei neoliberisti è che queste «riforme strutturali» creeranno un nuovo potenziale di crescita economica nel lungo periodo. ‘‘Difetti’’ del Fiscal Compact I vincoli imposti del Fiscal Compact hanno il fondamentale difetto di agire, in caso di congiuntura negativa, in misura fortemente prociclica, aumentando, oltre alla disoccupazione, le disuguaglianze, la precarietà. Una proposta alternativa è quella di escludere dal calcolo delle uscite pubbliche le spese in conto capitale in modo da consentire politiche anticicliche. Si noti, infatti, che perfino nell’austera Grundgesetz, la Legge Fondamentale Tedesca è previsto che: E >U-I, dove E sono le entrate pubbliche totali, U è la spesa pubblica, e I è la spesa pubblica per investimenti. I premi Nobel per l’economia Arrow, Diamond, Krugman, Maskin, Sharpe e Solow hanno criticato l’idea di inserire nella Costituzione il vincolo di pareggio del bilancio: questo avrebbe effetti perversi in caso di recessione allorché diminuisce il gettito fiscale e aumentano alcune spese pubbliche, per gli ammortizzatori sociali. Secondo loro anche nei periodi di espansione dell’economia, un tetto rigido di spesa potrebbe danneggiare la crescita economica, perché gli incrementi degli investimenti a elevata remunerazione sarebbero ritenuti incostituzionali se non controbilanciati da riduzioni della spesa di pari importo. Inoltre, un tetto vincolante di spesa comporterebbe la necessità, in caso di spese di emergenza (per esempio in caso di disastri naturali), di tagliare altri capitoli del bilancio mettendo in pericolo il finanziamento dei programmi non di emergenza. Infine, l’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio potrebbe portare alla dissoluzione dello Stato sociale. Nell’approccio keynesiano al contrario, la recessione dipende soprattutto da un’insufficienza della domanda effettiva. Nessun meccanismo di stabilizzazione supporta spontaneamente l’attività economica. La produzione può scendere bruscamente al di sotto del suo valore potenziale. La componente ciclica del deficit diventa così la più importante. Teoria della finanza funzionale (Lerner 1946) Partendo dall’assunto keynesiano del deficit spending, si ritiene che il bilancio pubblico vada utilizzato per raggiungere obiettivi più ambiziosi: la crescita del PIL, la riduzione degli squilibri territoriali e settoriali, la redistribuzione del reddito, l’equilibrio dei conti con l’estero, con interventi specifici e mirati, di natura quantitativa e qualitativa, su spese ed entrate pubbliche. segue … La politica anticiclica o funzionale consiste in un insieme di strumenti idonei ad attenuare le onde cicliche: nella fase espansiva è necessario che lo Stato realizzi entrate superiori alle spese; mentre nelle fasi di depressione lo Stato deve sopportare anche ingenti disavanzi per compensare la spesa privata insufficiente, ponendosi l’obiettivo di un equilibrio di bilancio pluriennale (nel lungo periodo). Va osservato, comunque, che aumentare il disavanzo statale è possibile se la base debitoria iniziale è contenuta. Se, come in Italia, il debito pubblico complessivo è maggiore rispetto al Prodotto interno lordo, una politica keynesiana di rilancio dell’economia attraverso l’aumento del disavanzo rischia di accrescere il rischio d’insolvenza di Stati ed enti privati. Esercitazioni sul debito pubblico Esercizio 1 Nel 2010 il rapporto debito pubblico/Pil era pari al 120% e le previsioni formulate dal governo per il tasso di crescita del Pil e per il tasso di interesse (costo medio del debito) nel 2011 erano rispettivamente pari al 7% e al 2%. Il governo aveva inoltre fissato al 116% l’obiettivo del rapporto debito pubblico/Pil da realizzare nel 2011 e aveva dichiarato che tale obiettivo sarebbe stato raggiunto mediante un disavanzo primario del 1,61% (arrotondato). . Segue… a) Verificate le valutazioni del governo circa la dimensione del disavanzo primario da realizzare nel corso del 2011 siano corrette. b) Nel corso dell’anno, tuttavia, le previsioni macroeconomiche del governo si rivelano errate: i valori effettivi del tasso di crescita del Pil e del tasso di interesse risultano, infatti, rispettivamente pari al 5% e al 4%. Che valore del saldo primario sarà ora necessario per raggiungere gli obiettivi enunciati da governo per il 2011? Soluzione 1 • Segue … • Esercizio 2 Nel paese X la situazione della finanza pubblica nel 2013 è caratterizzata dai seguenti dati: - avanzo primario/PIL: 4,5%; - debito/PIL: 120,5%; - tasso di crescita del PIL (costante): 2,3%; - tasso di interesse (costante): 2,7%. Segue .. Per il 2014, il Governo si propone di ridurre il rapporto debito/PIL al 115,5%. a) Quale rapporto avanzo primario/PIL è necessario per raggiungere l’obiettivo prefissato sul rapporto debito/PIL? b) A quanto ammonta la manovra da compiere sull’avanzo primario in rapporto al PIL? Soluzione 2 • Segue .. b) Dal momento che l’avanzo primario che deve essere conseguito per ridurre il rapporto debito/PIL dal 120,5% al 115,5% è pari al 5,47% del PIL e che l’avanzo primario dell’anno precedente è pari al 4,5% del PIL il governo dovrà compiere una manovra che aumenti l’avanzo primario di 0,97 punti percentuali ovvero 5,47 % – 4,5% =0,97% Esercizio 3 Supponete che lo stato iniziale di un’economia sia il seguente: Yt =100 ; Bt = 50 ; r =2% ; n =4% dove Y indica il PIL, B lo stock di debito, r il tasso di interesse pagato sul debito e n il tasso di crescita del PIL. a) Calcolate il valore del saldo primario in rapporto al PIL che consentirebbe di stabilizzare il rapporto debito/PIL. b) Considerate ora che il bilancio dello stato sia in avanzo primario del 2% ogni anno (r e n non variano). Calcolate in questa ipotesi il rapporto debito/PIL al tempo t+1 e t+2 e commentate. Soluzione 3 • segue Dato l’avanzo primario del 2%, ovvero − = −2%, !"# rispettivamentealtempot + 1et + 2èdatada: ilrapporto $%& = − + 1+0 1+1 = - 0,02+0,5(1,02/1,04)=47% 2 =- 0,02+0,47(1,02/1,04)=44% Segue.. L’avanzo primario determina una riduzione progressiva del rapporto debito/PIL. Tale riduzione si spiega anche con il fatto che è verificata la condizione di sostenibilità del rapporto debito/PIL che prevede che il tasso d’interesse (r) sia inferiore al tasso di crescita del PIL (n). Esercizio 4 Il bilancio di previsione dello Stato è caratterizzato dai seguenti dati espressi in miliardi di euro: - entrate tributarie 357 - entrate extratributarie 22 - entrate da alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e da riscossione crediti 6 - accensione di prestiti 306 - spese correnti (di cui interessi per 79) 406 - spese in conto capitale 61 - rimborso di prestiti 224 Calcolare il risparmio pubblico, il saldo netto da finanziare, l’avanzo primario e il ricorso al mercato Soluzione 4 Risparmio Pubblico = Entrate correnti - Spese correnti =357+22-406=-27 Saldo netto da finanziare = Entrate finali - Spese finali =357+22+6-(406+61)=-82 Avanzo primario = Entrate finali - Spese finali (al netto degli interessi) =357+22+6- 327-61=-3 Ricorso al mercato = Entrate finali - Spese complessive = 357+22+6-406-61-224=-306