dispense 5 nov - Benvenuto in AVIS Spinetoli Pagliare

IL GINOCCHIO
Il ginocchio la più grande articolazione dell’uomo è un’articolazione doppia, che si
costituisce grazie all’intersezione di 3 diverse ossa:
- Rotula
- Perone
- Femore
La parte più robusta è costituita dalla parte terminale (condilo) del femore, che
poggiano sulla parte iniziale (condilo) della tibia. La notevole differenza di
dimensioni delle due ossa è ovviata dalla presenza dei menischi, strutture fibrocartilaginee che stabilizzano e rendono più solida l’articolazione. La forma dei
menischi è quella di una lettera C. la superficie anteriore è concava e si appoggia sui
condili del femore, mentre quella inferiore è pianeggiante e si appoggia sulla tibia.
La rotula funge da perno per l’articolazione si appoggia sulla faccia terminale
anteriore (davanti) del femore ed è tenuta insieme da un complesso insieme di
legamenti.
Il movimento del ginocchio è permesso, oltre che dalle strutture ossee, anche dai
numerosi legamenti che mantengono in sede il ginocchio e che la massima
snodabilità. I più importanti:
- Il legamento collaterale tibiale
- Il legamento collaterale fibulare
- Il legamento crociato anteriore e posteriore
- Il tendine rotuleo
LA CAVIGLIA
Nella caviglia le estremità inferiori di tibia e perone (che sul dorso della caviglia si
palpano come malleoli, interno ed esterno) si uniscono strettamente fino a formare
una struttura a chiave inglese. Questa struttura abbraccia un osso del piede,
l’astragalo; ciò riduce notevolmente la mobilità laterale dell’articolazione e spiega il
perché delle frequenti “storte”. In più dall’astragalo, bloccato fra tibia e perone,
partano robusti legamenti collaterali, che bloccano ulteriormente la mobilità esterna.
Tali legamenti sono:
- Legamento collaterale mediale
- Legamento collaterale laterale
Questa peculiarità enfatizza ancora di più i movimenti di flessione e estensione del
piede.
TRAUMI DEL GINOCCHIO E DELLA CAVIGLIA
I traumi del ginocchio sono da considerarsi sicuramente tra i più fastidiosi se non
proprio gravi, la perdita di continuità di una o più strutture (ossee o legamentose) il
maggior numero delle volte è invalidante e riduce notevolmente le possibilità di
movimento fino a impedirne totalmente l’attività. Traumi di importante entità
possono essere le lussazioni, le distorsioni fino a arrivare alle fratture delle
componenti ossee. Come precedentemente detto la dislocazione di strutture diverse in
rapporto tra loro tramite articolazione, comporta l’elongazione dei tendini e dei
legamenti, che non riescono più a mantenere in sede le due parti. In questo momento
sono da limitarsi al più possibili i movimenti, in quanto l’anormale allungamento dei
tendini e dei legamenti facilita la possibilità di una ricaduta traumatica, a volte con
conseguenze peggiori (fratture).
Stesso discorso si può fare per i traumi alla caviglia; come detto prima, la particolare
conformazione dell’articolazione limita decisamente i movimenti laterali; questo fa si
che decisi movimenti verso destra o sinistra durante una corsa possano comportare un
innaturale dislocazione dell’articolazione.
In entrambi i casi la dislocazione o l’elongazione dei tendini, può essere parziale o
totale, e può risolversi spontaneamente o permanere immediatamente dopo l’evento
traumatico.
Il trattamento in entrambi i casi è identico; la prima cosa da fare è
l’immobilizzazione, nella posizione in cui si trova la parte lesa, seguita a una
applicazione di ghiaccio, per evitare il gonfiore. Nel caso si verifichi una situazione
di lussazione, si dovrà provvedere dopo l’immobilizzazione al trasporto in ospedale
per un’eventuale radiografia.
I MUSCOLI
L’APPARATO MUSCOLARE
L’apparato muscolare è l’insieme dei muscoli dell’organismo. La struttura muscolare
è in grado, grazie alla sua conformazione, di contrarsi e di rilasciarsi sia
volontariamente che involontariamente. Per questo motivo ogni muscolo è da
considerarsi un organo a se stante, singolo, in quanto ognuno permette un solo tipo di
movimento, contrastato dal suo antagonista. I vari tipi di trauma muscolare si
differenziano per gravità e per le conseguenze che si hanno sul muscolo.
STRAPPO
Lo strappo, o distrazione muscolare è una lesione piuttosto grave che causa la rottura
di alcune fibre che compongono il muscolo. Tale lesione è generalmente causata da
un'eccessiva
sollecitazione
(brusche
contrazioni
o
scatti
improvvisi)
Spesso gli strappi muscolari avvengono in condizioni di scarso allenamento o
quando il muscolo è particolarmente stanco o impreparato a sostenere lo sforzo
(mancato riscaldamento).
Sebbene lo strappo possa colpire qualsiasi muscolo del corpo, le sedi più
frequentemente colpite sono gli arti, mentre più raramente si possono riscontrare
patologie a carico della muscolatura addominale e dorsale. In particolare negli
sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia e della gamba
SINTOMI
Il soggetto colpito da uno strappo muscolare avverte un dolore acuto nella zona
lesionata, tanto più intenso quanto maggiore è il numero di fibre coinvolte. Il dolore
avvertito viene spesso rievocato dalla contrazione del muscolo interessato. Se il
trauma è particolarmente grave il soggetto si trova nell'impossibilità di muovere la
parte interessata ed il muscolo appare rigido e contratto. Una distrazione di II o di
III grado si accompagna, nella maggior parte dei casi, ad edema e gonfiore
INTERVENTO
La prima cosa da fare è sospendere immediatamente l'attività sportiva ed
immobilizzare la zona colpita. Se nei casi più gravi tale sospensione è d'obbligo in
quelli più lievi il soggetto, vista la sopportabilità del dolore, è naturalmente portato a
stringere i denti e continuare. In questo modo però aumenta notevolmente il rischio
di aggravare la situazione per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile anche se
il dolore avvertito è di lieve entità.
Dopo essersi fermati evitare di caricare l'arto e metterlo in una posizione di riposo
(posizione rialzata).
Applicare immediatamente un impacco freddo (borsa del ghiaccio, spray ecc.) sulla
zona interessata in modo da ridurre il flusso di sangue ai vasi lesionati
(vasocostrizione). Allo stesso tempo evitare qualunque forma di calore (massaggi,
pomate, fanghi ecc.).
Rivolgersi ad un medico specializzato e sottoporsi ad esami strumentali per valutare
la reale entità del danno.
STIRAMENTO
Lo stiramento, o elongazione muscolare, è una lesione di media entità che altera il
normale tono muscolare. In una scala di ipotetica gravità potremmo collocarla tra la
semplice contrattura (aumento involontario e permanente del tono muscolare ) e lo
strappo (rottura delle fibre muscolari).
Lo stiramento è piuttosto frequente in ambito sportivo ed è causato dall'eccessivo
allungamento subito dalle fibre muscolari. Tale stiramento può verificarsi in
situazioni diverse per cause diverse. Tra le più frequenti ricordiamo:
• mancanza di riscaldamento generale e specifico
• preparazione fisica non idonea
• movimenti bruschi e violenti
• problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione
• condizioni ambientali avverse
• microtraumi ripetuti
• abbigliamento e calzature non idonei
• recupero insufficiente dopo un precedente sforzo atletico.
SINTOMI
A differenza della contrattura che causa un dolore modesto e diffuso, nello
stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso a cui segue spasmo
muscolare. Tuttavia in molti casi il dolore è sopportabile e normalmente non
impedisce il proseguimento dell'attività.
Continuando la pratica sportiva aumenta notevolmente il rischio di aggravare la
situazione (strappo muscolare) per cui si consiglia di fermarsi il prima possibile
anche se il dolore avvertito è di lieve entità.
INTERVENTO
Il riposo è l'unica terapia realmente efficace. L'osservanza di un periodo di stop
compreso tra le due e le tre settimane è altresì fondamentale per scongiurare il
rischio di eventuali recidive.
In questa fase gli obiettivi sono: l'immobilizzazione, l'applicazione di un impacco
freddo (borsa del ghiaccio o spray) e di un bendaggio compressivo per ridurre
l'emorragia e sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa.
La ripresa degli allenamenti sarà graduale con particolare attenzione alla fase di
riscaldamento.
Una visita da uno specialista potrebbe evidenziare la necessità di eseguire ulteriori
indagini diagnostiche per escludere la presenza di lesioni muscolari.
CONTRATTURA MUSCOLARE
contrazione involontaria, insistente e dolorosa di uno o più muscoli scheletrici. Il
muscolo coinvolto si presenta rigido e l'ipertonia delle fibre muscolari è
apprezzabile al tatto.
La contrattura è di per sé un atto difensivo che insorge quando il tessuto muscolare
viene sollecitato oltre il suo limite di sopportazione fisiologico. L'eccessivo carico
innesca un meccanismo di difesa che porta il muscolo a contrarsi. Le cause
predisponenti possono essere di natura meccanica e/o metabolica ma non sono state
ancora definite con chiarezza. Ciò che si sa è che sono in qualche modo correlate ai
seguenti fattori:
• mancanza di riscaldamento generale e specifico
• preparazione fisica non idonea
• sollecitazioni eccessive, movimenti bruschi e violenti
• problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di
coordinazione
La contrattura è la meno grave tra le lesioni muscolari acute poiché non causa
alcuna lesione anatomica alle fibre. Ciò che si verifica è semplicemente un aumento
involontario e permanente del loro tono.
SINTOMI
Il soggetto colpito da una contrattura avverte un dolore modesto e diffuso lungo
l'area muscolare interessata. L'ipertonia viene percepita piuttosto chiaramente e
l'atleta lamenta una mancanza di elasticità del muscolo durante i movimenti. La
palpazione consente di apprezzare l'aumento involontario del tono muscolare e di
evocare dolore soprattutto in alcuni punti
Il dolore è tollerabile e non impedisce il proseguimento dell'attività sportiva.
Tuttavia per allontanare il rischio di complicazioni è bene sospendere
immediatamente l'allenamento o la competizione.
INTERVENTO
Anche in questo caso il riposo è la terapia più efficace. Per guarire da una contrattura
normalmente sono sufficienti 3-7 giorni di stop, che potrebbero diventare molti di
più se non si rispettano i giusti tempi di recupero. Inutile e controproducente
continuare a svolgere le attività sportive che evocano fastidio o dolore alla zona
interessata.
Per accelerare il recupero sono utili tutte quelle attività che consentono di allungare
la muscolatura e di favorire l'afflusso di sangue ai muscoli.
Una attività aerobica moderata abbinata a qualche esercizio di allungamento aiuta a
distendere la muscolatura sia direttamente (stretching) che indirettamente (iperemia
locale). L'ideale sarebbe associare anche un massaggio decontratturante al termine
dell'attività in modo da allentare le tensioni muscolari ed ottenere benefici anche a
livello antalgico