La citoriduzione intesa come debulking o

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Peritonectomia
La citoriduzione intesa come debulking o riduzione quanto più possibile completa della massa
neoplastica in presenza di tumori localmente o distrettualmente avanzati, come appunto le
forme di carcinosi peritoneale, ha assunto il termine di peritonectomia nella accezione indicata
da Paul Sugarbaker. Il termine identifica con precisione il significato della procedura chirurgica:
asportazione del peritoneo, parietale e viscerale, interessato dalla patologia neoplastica. A
livello parietale la procedura prevede l’asportazione del peritoneo che riveste la parete
addominale, i diaframmi e la pelvi in maniera totale o parziale; in caso di coinvolgimento
massivo della parete addominale può essere necessario asportare anche tratti di parete
addominale a tutto spessore.
A livello viscerale il peritoneo non può essere separato dal tessuto viscerale che riveste e
asportato separatamente come avviene per il peritoneo che ricopre le pareti addominali e i
diaframmi. Pertanto la peritonectomia viscerale prevede l’asportazione dei visceri o degli organi
endoperitoneali la cui sierosa peritoneale risulti interessata dalla carcinosi. Raramente e solo in
particolari situazioni anatomiche può risultare possibile la exeresi del solo peritoneo viscerale;
questo si verifica quando la carcinosi è di modesta entità e non infiltra in profondità la parete
viscerale o quando è interessata la capsula glissoniana del fegato. In tutti gli altri casi si deve
necessariamente procedere alla resezione dei visceri interessati.
Tutti i visceri endoperitoneali sono suscettibili di essere sottoposti ad exeresi:
• Utero e ovaie ( quali sedi della neoplasia primitiva) nel trattamento delle carcinosi ovariche
primarie o in pazienti con carcinosi recidive in cui il trattamento iniziale si stato limitato alla
semplice ovariectomia mono o bilaterale
• Omento
• appendice
• Colon
• Retto
• Intestino tenue
• Stomaco
• Milza
• Colecisti
• Fegato
• Vescica
Una fase importante della peritonectomia è rappresentata dalla linfadenectomia
loco-regionale. Come è stato già detto le linee guida per il trattamento chirurgico delle neoplasie
ovariche epiteliali prevede la linfadenectomia iliaco-otturatoria e aorto-iliaca. In presenza di una
carcinosi primaria, questa procedura deve essere effettuata di routine. In caso di carcinosi
secondaria, la linfadenectomia va effettuata se non risulta eseguita nello e negli interventi
precedenti e quando, pur essendo stata precedentemente eseguita, si verifica la presenza di
una recidiva anche a livello linfonodale oltre che peritoneale. Il significato prognostico della
linfadenectomia è di rilevante importanza: la sola effettuazione della procedura comporta un
significativo aumento della sopravvivenza (tab).
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