1 GISELLE – con Carla Fracci e Rudolf Nureyev Autentico caposaldo del balletto classico-romantico, Giselle nacque da un soggetto di Théophile Gautier, scrittore e critico d’arte tra i più autorevoli del secondo Ottocento, maestro del parnassianesimo, a cui Baudelaire dedicò la sua celebre raccolta Le fleurs du mal. Ispirandosi alla leggenda delle Villi, spiriti della tradizione slava simili agli Elfi che egli scopre tra le pagine di un romanzo di Heinrich Heine, Gautier sottopone il libretto al compositore Adolph-Charles Adam, maestro nella produzione di musica per balletti. Contrariamente alla tradizione del balletto classico, le musiche composte per Giselle sono originali e pensate su misura, rispettando le intenzioni dell’autore del libretto e del coreografo, e questo è uno dei motivi del successo dell’opera. Sullo sfondo delle suggestive ambientazioni richiamate nel romanzo di Heine, il balletto si incentra sulle figure delle Villi, dalla radice slava vila che siginifica fata (in effetti il titolo pensato da Gautier per il balletto fu in un primo momento Les Willis). Spiriti di giovani morte prima del matrimonio, incapaci di trovare quiete e riposo eterno nella morte, le fate dell’opera provano un irrefrenabile desiderio che le fa volteggiare e muovere eteree ogni notte, sino all’alba, avvinte da un amore irrazionale, magico e incantato per la danza. Tra i sette temi principali del balletto, quattro appartengono alla vita popolare, ma è forte la presenza del soprannaturale, secondo le mode dell’epoca: in un villaggio della valle del Reno, tra le scene dei mietitori e dei cacciatori si svolge la storia d’amore tra la giovane Giselle e Albrecht, un contadino che in realtà è il principe del vicino castello. Il guardacaccia Hilarion, innamorato respinto da Giselle, smaschera il falso contadino e svela la falsa identità del rivale. Affranta per il tradimento dell’amato, Giselle impazzisce e muore, e quindi si tramuta in una Villi. Ha inizio il tentativo di Albrecht di riportare in vita Giselle, ma la regina delle Villi, Myrtha, ne ordina la morte. L’amore trionfa: Giselle sostiene l’amato in una danza allo stremo delle forze, gli dà la forza finché l’alba pone fine all’incantesimo. Albrecht è salvo, Giselle e le Villi devono rientrare nell’oltretomba. 2 Il leitmotiv dell’amore è arricchito dalle variazioni e dagli intensi pas de deux dei due danzatori che interpretano i protagonisti. Il 28 giugno 1841, all’Opéra National de Paris, l’opera va in scena per le coreografie di Jean Coralli e Jules Perrot e il successo fu subito enorme. Il successo dell’opera fu rinnovato nel Novecento grazie alle riletture che del balletto furono fatte dai Balletti russi di Sergej Diaghilev e dal coreografo Eugene Poliakov. Proprio a partire dalla rivisitazione di Poliakov, il celebre ballerino russo Rudolf Nureyev costruisce lo spettacolo che nel 1981 propone al Petruzzelli, insieme al corpo di ballo del Teatro Comunale di Firenze, e invitando espressamente per il teatro barese un’altra star del firmamento della danza italiana e internazionale come Carla Fracci. Notevolissimi sono infatti i passi a due tra questi due straordinari danzatori della nostra età, che fanno della loro tecnica ballettistica un mezzo per enfatizzare l’intensa espressività mimico-gestiuale della interpretazione romantica. .