Teknoscienza 35 Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2012 Attualità Clinica del Protocollo Diagnostico in Semeiotica Occluso Posturale T. Toti* *Prof. a Contratto titolare per affidamento dell’insegnamento di Gnatologia Clinica c/o CLID (Pres. Prof. E.F. Gherlone) Università Vita Salute San Raffaele-Milano Consulente Scientifico Unità Operativa di Odontoiatria (Dir. Prof. E.F. Gherlone) I.S.U. San Raffaele-Milano Introduzione L’approccio clinico al paziente disfunzionale non può prescindere dalla considerazione che il sistema paziente e il suo corretto (cioè asintomatico) funzionamento dipendono dall’armonico adattamento che avviene, momento dopo momento, tra i vari apparati omeostatici posturali che sono sempre attivi e presenti. Di fatto il gioco di facilitazione/ inibizione, che cambia lo stato antigravitazionale dei muscoli scheletrici, è sempre condizionato dalla necessità che ha il nostro SNC, di riportare l’individuo in uno stato di benessere (che non significa salute) affinché esso possa condurre un’esistenza nella migliore condizione possibile. Ovviamente tutto ciò permetterà di assicurare la continuazione della specie anche se ciò non sempre coincide con un allungamento della vita. Si deve però tenere conto di come il sistema posturale, nella sua globalità, risenta di un’enorme quantità di afferenze che, da tutti i sistemi e apparati del corpo, inviano informazioni con lo scopo di determinare il pattern posturale dell’individuo. Bisogna poi considerare che questo pattern, proprio in funzione della molteplicità delle variabili, non può essere considerato stabile, ma piuttosto variabile e, soprattutto, in continuo riadattamento qualora intervenga un nuovo input sufficiente a influire sull’equilibrio, statico e dinamico. In quest’ottica appaiono chiari due concetti: il primo è che, poiché il sistema posturale determina l’atteggiamento antigravitazionale e deambulatorio di ciascun soggetto in funzione dell’individuale massa di afferenze, non sarà possibile standardizzare un tipo di postura quale sempre conseguente a una determinata noxa. Il secondo punto è che, qualora sia vero che il sistema reagisce sempre nello stesso modo alla medesima interferenza, è anche vero che l’adattamento è inserito in un meccanismo già adattato; di conseguenza, non sempre sarà possibile verificare le medesime variazioni in individui ai quali sono state inserite le stesse variabili, anche sperimentali. Indiscutibilmente tutte queste considerazioni complicano il lavoro di chi indaga le relazioni posturali. È evidente che è quasi impossibile avere un quadro diretto relativo all’azione dell’interferenza, quale essa sia, e alla reazione del sistema che si comporta sempre nello stesso modo ma che spesso si manifesta in maniera differente da caso a caso. Un’ulteriore premessa riguarda il Fig. A - Tracciato delle oscillazioni (gomitolo) alla pedana baropodometrica iniziale. l’insorgere dello squilibrio, dipendentemente dalle variazioni di capacità di adattamento alla stessa dell’individuo. Per cui la consecutio temporum anamnestica non è sempre affidabile. L’analisi del paziente disfunzionale normalmente determina nel medico un cambiamento di mentalità clinica e semeiologica necessario per comprendere le più fini correlazioni posturali, sia che siano esse Fig. B - Emg iniziale. Fig. E - Emg finale. fatto che non in tutti gli individui le varie noxae evidenziano sindromi o sintomatologie che inducono il soggetto a chiedere consulto o aiuto al medico, questo perché la sensibilità alle variazioni di atteggiamento, conseguenti all’inserimento di un nuovo squilibrio, sono sempre personali e dipendenti dallo stato antecedente di eventuale “usura” del sistema. Quindi non è anche in questo caso possibile stilare tabelle di causa (o gravità) direttamente conseguenti dall’ingresso di un’identica noxa in più individui. Ad abundantiam diremo che addirittura, in alcuni casi, l’inserimento di un input di squilibrio (occlusale, visivo o podalico ad esempio) può risultare “riequilibrante” e quindi se il medico non tenesse conto di tutto il panorama diagnostico potrebbe incorrere nella trappola di risolvere un problema evidenziandone un altro! La differenza di reazione alla stessa noxa da parte di più individui si apprende per comprendere come, ad esempio, la sintomatologia possa affiorare anche dopo molto tempo sintomatiche o asintomatiche. Gli eventuali squilibri dell’armonia muscolare, determinati da variazioni dell’atteggiamento posturale, possono essere particolarmente perniciosi per la dinamica mandibolare nell’adulto e nel bambino, con l’aggravante che in quest’ultimo è possibile anche una compromissione dello sviluppo delle ossa dello splancnocranio così a determinare una disgnazia che mai dovrebbe essere primariamente trattata da un ortodontista. Non dobbiamo dimenticare che è anche possibile che problemi di squilibrio della dinamica mandibolare e del rapporto spaziale mandibolo-mascellare possono, a seconda delle capacità di adattamento dell’individuo, determinare sindromi posturali disfunzionali in altri distretti (ad esempio cervicodorsalgie) che, come i casi sopra menzionati, non dovrebbero mai essere trattate come primarie. Appare comunque ovvio che il dubbio di essere di fronte a una sindrome disfunzionale primaria o secondaria ad adattamenti indotti da altra noxa, deve essere sempre presente nella mente del medico e che quindi sarà sempre necessario adottare metodi diagnostici atti a discriminare il quesito. La considerazione che il sistema statico e dinamico antigravitazionale è soggetto al ciclico alternarsi del meccanismo di facilitazione/ logico fondamentale per tutto il distretto cranio cervicale facendo perno su un elemento anatomico che funge da raccordo tra le varie strutture: l’osso ioide. L’osso ioide, elemento impari e mediano, rappresenta il supporto osseo della lingua e contrae rapporti muscolari e ligamentosi con il cranio (muscolo stiloioideo e ventre posteriore del muscolo digastrico), con la mandibola (muscolo genio- Fig. C - Tracciato baropodometrico iniziale. Fig. D - Tracciato delle oscillazioni (gomitolo) alla pedana baropodometrica finale. inibizione muscolare, mette in risalto il fatto che il paziente può, in funzione dell’elasticità del meccanismo di facilitazione/inibizione, riprogrammarsi sequenzialmente dopo l’introduzione di una variabile anche rimovibile (ad esempio rialzo occlusale o correzione diottrica ecc.). Questa considerazione è fondamentale per la costruzione dell’impianto diagnostico perché ci permetterà di considerare gli atteggiamenti posturali del paziente prima e dopo la nostra temporanea modifica e di valutarne la valenza, cioè se questa tende al miglioramento o no dell’adattamento iniziale. Questi presupposti sono fondamentali nella costruzione della procedura diagnostica che servirà per discriminare se la natura della noxa causale di uno squilibrio è di pertinenza odontoiatrica o no. Protocollo diagnostico La considerazione che molti disturbi del distretto cranio cervicale possano dipendere dagli atteggiamenti posturali conseguenti a una occlusione non bilanciata, è oggetto di osservazione da parte di molti clinici; si rende altresì necessaria una diagnosi differenziale opportunamente mirata a discriminare se il caso in esame è, o meno, di pertinenza odontoiatrica al fine, soprattutto, di avviare un corretto protocollo terapeutico. I rapporti spaziali mandibolo mascellari sono determinati dalla forma e dalla posizione dentale, in una parola dall’occlusione dentale e questa determina, nel momento della deglutizione, un reset fisio- ioideo, muscolo miloioideo e ventre anteriore del muscolo digastrico) con la parte superiore toracica (muscolo sternoioideo, muscolo sternotiroioideo), con le scapole (muscolo omoioideo). Grazie a tutte queste connessioni unite a quelle con le vertebre cervicali tramite le relazioni con la fascia di rivestimento cervicale superficiale e con la lingua (muscolo ioglosso, muscolo condroglosso, muscolo linguale inferiore e membrana glossoioidea), l’osso ioide costituisce un vero e proprio elemento di interconnesione tra le varie strutture del distretto cervicale, non ultima la mandibola. È quindi facilmente presumibile come un eventuale squilibrio di una qualsiasi di queste possa determinare inizialmente tensioni parziali e successivamente atteggiamenti definitivi di compenso tali da essere risentiti anche negli altri distretti connessi allo ioide. >> pagina 36 Fig. F - Tracciato baropodometrico finale. 36 Teknoscienza << pagina 35 Un altro elemento fondamentale nella genesi di rapporti equilibrati o meno nel distretto craniocervicale è la lingua che si sviluppa embriologicamente dal pavimento dell’intestino cefalico e cioè del primo arco branchiale (mandibolare), dal secondo arco branchiale (ioideo) e dal terzo arco branchiale e contrae rapporti muscolari o ligamentosi con il cranio (muscolo stiloglosso), con la faringe e il palato (muscolo palatoglosso e muscolo glossofaringeo) con mandibola e ioide (muscolo genioglosso), con lo ioide (muscolo ioglosso, muscolo condroglosso, muscolo linguale inferiore, membrana glossoioidea). Gli atteggiamenti posturali possono quindi essere influenzati, nel tratto craniocervicale, da un’alterata posizione spaziale della lingua o della mandibola che, condizionando quella dello ioide e delle strutture a esso connesse, potenzialmente determinano conseguenze anche nelle strutture sottostanti, analogamente ciò si può verificare in senso ascendente, cioè quando uno squilibrio posturale relativo ad altri apparati, ad esempio plantare o sacro iliaco, risale condizionando la cervicale e di conseguenza lo ioide e quindi le strutture a esso sovrastanti. Ovviamente tutto ciò è sempre dipendente dalle capacità di adattamento dell’individuo e ciò spiega perché non sempre in pazienti portatori di malocclusione si rinvengono algie in distretti extramasticatori e, per contro, in pazienti portatori di squilibri posturali vertebrali o podalici non sempre si rinvengono malocclusioni. Per ogni conto, oggigiorno l’osservazione del professionista deve essere allargata a una più completa analisi del paziente disfunzionale atta a redigere una corretta diagnosi differenziale per discriminare le pertinenze terapeutiche in caso di sindrome cervicalalgica. Una corretta diagnosi differenziale è una necessità sempre attuale in medicina e l’analisi occluso posturale non si discosta da questa situazione. Poter stabilire l’eziologia di un disturbo consente di evitare terapie inutili, che possono favorire l’aggravamento del paziente e ostacolare l’insorgenza di recidive. Nel caso della sindrome algico disfunzionale occluso posturale abbiamo chiarito di essere di fronte grossolanamente a due possibili vie di insorgenza: una da distretti orali, cioè di pertinenza odontoiatrica, l’altra da distretti non orali, cioè non di pertinenza odontoiatrica. Le più comuni cause di sindrome posturale di pertinenza non odontoiatrica sono: - squilibri plantari; - alterazioni della statica e della dinamica della colonna vertebrale; - squilibri della visione; - dismetrie ossee; - traumi; - alterazioni di tensione muscolare. Le più comuni cause di sindrome di Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2012 pertinenza odontoiatrica sono: - disgnazie; - alterazioni della dimensione verticale; - beanze per edentulia; - beanze anteriori (morso aperto); - difetto di frenulo linguale; - iatrogene. Per quanto detto sopra risulta evidente che la malocclusione determina rapporti spaziali, mandibolo mascellari incongrui, stress in deglutizione, tensione muscolare di adattamento; tutto ciò può, in relazione alle capacità di adattamento dell’individuo, determinare la patogenesi di una sindrome algico disfunzionale posturale di pertinenza odontoiatrica. Al fine di raccogliere i dati sufficienti a una corretta diagnosi, in ragione delle considerazioni sopra esposte, si può ipotizzare un protocollo di valutazione del paziente disfunzionale. Il protocollo consta sostanzialmente in due fasi: - rapporti con il paziente; - iter diagnostico. I rapporti con il paziente disfunzionale sono spesso delicati perché queste persone hanno sovente dietro di loro una lunga storia di dolore che ne può aver indebolito la tolleranza. Innanzi tutto è necessario rendersi conto delle richieste del paziente, se esse sono solo articolari o relative a sindromi algiche più generali. In secondo luogo è necessario verificare se è possibile instaurare un buon rapporto di collaborazione con il paziente essenzialmente spiegando le finalità del nostro intervento. La prima fase dell’approccio diagnostico consiste nell’acquisizione dei dati anamnestici sia remoti che recenti con particolare importanza all’annotazione di quelli che potremmo definire “sintomi secondari o collaterali”, cioè quelli presenti in contemporanea al vero motivo che ha spinto il paziente alla nostra osservazione. Per far ciò deve essere approntata un’apposita scheda che andrà fatta compilare al paziente non solo alla prima visita ma anche in occasione di alcune visite di controllo, senza mostrare le precedenti, al fine di verificare gli effetti del nostro intervento su tutto il quadro sintomatico. Segue la visita odontoiatrica e gnatologica al fine di evidenziare eventuali deficit dentali, occlusali o articolari, senza trascurare la tradizionale indagine diagnostica per immagini utilizzando OPT, RMN o TAC a seconda delle necessità del caso. Gli esami elettromiografico e kinesiografico sono da considerare opportuni per registrare la situazione iniziale dell’attività muscolare masticatoria e della dinamica mandibolare. A questo punto dell’iter sarà effettuato un primo screening, nel senso che i pazienti che presentano disfunzioni o patologie articolari primarie, entreranno direttamente in terapia gnatologica al fine di rifunzionalizzare la o le loro articolazioni per poi rientrare nel circuito Fig. 1 - Stato iniziale. Fig. 2 - Registrazione della posizione terapeutica. Figg. 3, 4 - Evidenza della variazione della DV in posizione terapeutica. Fig. 5 - Verifica degli spazi in posizione terapeutica. Fig. 6 - Prova provvisori da riposizionamento mandibolare. Figg. 7, 8 - Verifica dell’occlusione dei provvisori utilizzando la chiave occlusale terapeutica iniziale. Figg. 9, 10 - Provvisori in situ. Fig. 11 Particolare dei provvisori. diagnostico, una volta risolto il problema iniziale, per tentare di definire l’eziologia del disturbo. I pazienti che, non presentando patologie articolari primarie, manifestano sintomi disfunzionali, seguiranno l’iter diagnostico con l’esame posturale che consta in una prima fase di raccolta dati e si realizza con: - visita all’analizzatore posturale; - rilevamento dei dati antropometrici; - analisi della motilità articolare; - esame alla pedana stabilometrica. Una volta rilevati questi dati, sfruttando la capacità di riprogrammazione sequenziale dell’organismo, si passerà a escludere l’occlusione dal sistema posturale con le tecniche che vengono definite di “annullamento della memoria occlusale”. Sostanzialmente si procede riem- piendo con rulli di cotone o cera, comunque con strumenti non traumatizzanti, le beanze laterali per edentulia eventualmente presenti nella bocca del paziente. Contemporaneamente si interrompono i contatti occlusali frapponendo tra le arcate dentarie rulli di cotone, avendo cura di scegliere quelli di dimensione congrua con la dimensione verticale del paziente per non creare una beanza anteriore artificiale e, se ciò non fosse possibile, eventualmente chiuderla con cera o altro materiale non tenace. I rulli di cotone andrebbero posizionati distalmente ai canini. Dopo questa prima fase si passerà alla riprogrammazione del sistema paziente, sfruttando sostanzialmente due reset fisiologici: - la deglutizione; - la deambulazione. In altri termini si invita il paziente Fig. 12 Emiarcata controlaterale provvisorizzata utilizzando la chiave occlusale dei provvisori controlaterali. ad alzarsi e a camminare e deglutire per alcuni minuti, dopodiché si ripetono le rilevazioni precedenti. Ci troveremo innanzi a due sostanziali situazioni: - peggioramento o non variazione dei dati; - miglioramento dei dati. Nel primo caso parleremo di sindrome posturale di pertinenza non odontoiatrica e nel secondo di sindrome di pertinenza odontoiatrica, tenendo comunque conto che nei pazienti adulti spesso, in ragione della storia personale, ci si trova di fronte a sindromi miste ma che possono evidenziare una preponderanza eziologica. I pazienti di pertinenza non odontoiatrica dovrebbero essere invitati a rivolgersi, inizialmente almeno, ad altro specialista. >> pagina 37 Teknoscienza 37 Dental Tribune Italian Edition - Aprile 2012 Fig. 13 - Prova travata in zirconio. Fig. 14 - Elementi del II Quadrante finiti. Fig. 15 - Elementi del I Quadrante finiti. Fig. 16 - I Quadrante finalizzato. Fig. 17 - II Quadrante finalizzato. < Occluso Posturale, eseguiti come da protocollo sopra descritto, hanno evidenziato una sindrome posturale di pertinenza odontoiatrica per difetto di DV delle protesi che erano state confezionate alla paziente. Per esigenze logistiche legate ai grandi spostamenti che doveva effettuare la paziente per sottoporsi a riabilitazione, si è optato di utilizzare nuovi provvisori in sostituzione dello splint di riposizionamento man- dibolare. A questi è seguita la finalizzazione in protesi fissa Zirconio/ Ceramica (Lab. A.&N. MezzadrelliVerona). pagina 36 Nei casi in cui si registrasse un miglioramento dal confronto tra i dati raccolti prima e dopo aver annullato la memoria occlusale, avremo l’empirica dimostrazione che l’occlusione (intesa non solo come evento conseguente al contatto dentale ma anche come artefice del volume interno del cavo orale e quindi dello spazio vitale della lingua e del rapporto spaziale tra mandibola e mascella) determina uno stress disfunzionale nell’individuo esaminato e, quindi, il suo caso sarà definito di pertinenza odontoiatrica. Queste persone potranno iniziare l’iter terapeutico che consiste nella ricerca, coadiuvata dalle analisi muscolari, della ottimale posizione mandibolare. Questa viene registrata con un indice anteriore in resina e un morso di masticazione in silicone che serviranno a costruire uno splint inferiore che il paziente dovrà portare 24 ore al giorno. Difatti, poiché il condizionamento posturale odontoiatrico da malocclusione si determina principalmente in deglutizione e poiché si sa che questo è un fenomeno automatico sempre presente, si ritiene poco produttivo, in questi casi, far portare lo splint solo durante le ore notturne. Questo, se sarà posizionato nell’arcata inferiore, non darà particolari problemi né di ingombro né alla fonazione consentendo una migliore collaborazione da parte del paziente. In particolare lo splint, per dare stabilità in deglutizione, dovrà essere cuspidato e quindi ricreare una nuova occlusione; questo è da considerare un presidio che per il clinico ha sostanzialmente funzione diagnostica volta a determinare l’ideale rapporto spaziale mandibolo/mascellare che sarà poi guida per la compilazione del piano di trattamento finale. Il paziente dovrà essere seguito nei mesi successivi per registrare le variazioni della sintomatologia e dell’atteggiamento posturale con le analisi sopra descritte, compresa la scheda di raccolta sintomi e, una volta ottenuto il riequilibrio sia posturale che sintomatologico ed elettromiografico, sarà avviato alla fase di finalizzazione che potrà essere protesica oppure ortodontica. Dovendo poi affrontare la terapia di finalizzazione, il clinico dovrà tener presente i riscontri clinici registrati durante il periodo di uso dello splint di riposizionamento da parte del paziente e, utilizzando registrazioni interocclusali, stabilizzare, a lavoro ultimato, la mandibola nello stesso rapporto spaziale con il cranio. Caso clinico Paziente di sesso femminile, anni 53, che lamentava cefalea frontotemporale al risveglio. I test si Semeiotica