USTIONI CHIMICHE DA TINTURA DI IODIO

USTIONI CHIMICHE DA TINTURA DI IODIO: CASE REPORT
Minazzi Cinzia, Disconzi Fabio, Cocozza Raffaele
INTRODUZIONE
Un largo numero di farmaci e medicamenti può venire a contatto con la mucosa orale. Molti di questi
prodotti, se non utilizzati con cautela, possono provocare lesioni anche importanti. Generalmente si
tratta di ustioni chimiche provocate da un qualsiasi agente acido, basico o alcolico lasciato troppo a
lungo a contatto con le mucose. (Madinier et al.) Il numero di sostanze chimiche utilizzate impropriamente per risolvere problemi dentali è molto elevato: aspirina, perborato di sodio, perossido di idrogeno,
gasolio, alcool sono solo alcuni esempi delle sostanze più implicate. (Neville et al. 2002)
La tintura di iodio (iodio al 3% in soluzione con etanolo o acqua) usata come disinfettante cutaneo di
automedicazione è molto comune; in questo caso però essa è stata impiegata all’interno del cavo orale
esitando in una ustione chimica.
CASO CLINICO
Un paziente di 65 anni lamenta dolore e gonfiore facciale a causa di un ascesso odontogeno. In sede
di visita viene rilevato un importante gonfiore a livello del terzo medio della faccia causato dall’ascesso
odontogeno, mentre intraoralmente si denota un’area biancastra, di tessuto necrotico, dal diametro
massimo di 2 cm. Il paziente riferisce di avere applicato, sotto consiglio del farmacista, delle pennellate
di tintura di iodio per pochi secondi con un cotton-fioc all’interno del cavo orale, vicino al dente dolente.
La lesione necrotica rilevata risulta proprio in corrispondenza del sito di applicazione della suddetta
tintura. Il paziente viene dimesso con opportuna terapia antibiotica e con la prescrizione di sospendere
l’uso del farmacoa base iodata. Due giorni dopo, alla visita successiva, l’ustione è in via di guarigione
senza esiti cicatriziali.
DISCUSSIONE
Lo iodio, antisettico potente ed irritante, è attivo nei confronti di tutti i batteri, funghi, spore e virus.
Viene impiegato per uso esterno sottofonna di due tipi di soluzioni: tintura di iodio tipo mite (soluzione
alcolica di iodio al 2%) e tintura di iodio tipo forte (soluzione alcolica di iodio tipo forte al 7%). Le soluzioni
di iodio hanno proprietà antibatteriche e devono essere applicate solo su cute integra e non lesa, poiché
oltre a causare irritazione, ritardano la cicatrizzazione di ferite e abrasioni.
Le soluzioni iodate non devono essere applicate in prossimità degli occhi e non devono essere applicate
in soggetti sensibili allo iodio o con affezioni tiroidee. L'applicazione prolungata si alcool iodato può
determinare irritazione e causticazione della superficie trattata. Esistono soluzioni disinfettanti che liberano iodio ma sono più maneggevoli e più sicure, possono essere utilizzate anche su cute lesa mantenendo l'elevato potere antisettico dello iodio: iodio-povidone (Betadine soluzione).
La maggior parte dei disinfettanti viene inattivata da materiale organico come pus o sangue: è quindi
fondamentale un'accurata detersione preliminare delle ferite o delle piaghe (effettuabile con acqua
ossigenata al 3 per cento, ovvero a lO volumi, che favorisce anche il distacco dei tessuti necrotici). I
saponi e i tensioattivi hanno anch'essi un'azione neutralizzante su molti disinfettanti. E' quindi opportuno lavare con acqua la cute o gli oggetti. Le soluzioni acquose e, in minor misura quelle alcoliche, possono venir contaminate: vanno quindi lavati con acqua bollente, o eventualmente sterilizzati, tutti i contenitori per i disinfettanti. Per lo stesso motivo non sono opportuni, in ambito ambulatoriale, i batuffoli
di cotone imbevuti e lasciati nei contenitori, in quanto facilmente inquinabili. Le soluzioni alcoliche
vanno in genere sostituite ogni cinque giorni, quelle acquose ogni due o tre giorni. L'attività dei vari
composti viene modificata dalla loro concentrazione, dal tempo di contatto e da variazioni di pH. In
particolare, l'aumento della temperatura detennina un aumento della velocità dell'azione disinfettante.
Ciò va tenuto in considerazione sia per quanto riguarda le condizioni ambientali, sia per quanto riguarda la diluizione con acqua. Molti prodotti vengono inattivati dalla luce (per esempio i composti ossigenati e i composti del doro) e vanno quindi conservati in recipienti scuri. Esistono disinfettanti molto
irritanti per contatto o per inalazione, che provocano dermatiti da contatto o polmoniti tossiche (per
esempio l'aldeide formica e l'aldeide glutarica che vengono, infatti, utilizzate per la disinfezione
ambientale o degli strumenti); invece i composti dello iodio e le basi di ammonio quaternario causano
spesso reazioni allergiche. Alcune sostanze, se usate in associazione, presentano un’azione sinergica, altre invece presentano un’azione antagonista o irritante. Per conoscene le interazioni è bene
riferirsi ai foglietti illustrativi delle case produttrici.
Le ulcere sono delle lesioni frequenti a carico della bocca e le loro cause possono essere numerose,
ad esempio l’irritazione meccanica, l’irritazione chimica, le malattie sistemiche e le lesioni cancerose.
Le ulcerazioni orali indotte da farmaci sono molto più rare e di difficile diagnosi; pertanto è fondamentale che il clinico svolga una accurata anamnesi, ricerchi segni sintomi sia sistemici che locali e tutti gli
esami necessari per formulare una diagnosi corretta. Importante è ricordare che l’esame bioptico può
essere dirimente in molti casi (lichen planus, neoplasie ecc.) ma assolutamente aspecifico in altri
(ulcere traumatiche, chimiche, da farmaci.)
I farmaci sono in grado di produrre numerosi effetti indesiderati a carico del cavo orale. Soprattutto nei
casi di persone anziane, spesso sottoposte a terapie plurifarmacologiche, si possono manifestare
quattro differenti tipi di effetti collaterali: in primo luogo la xerostomia (80,5 %), seguita da disgeusia
(47,5 %), stomatiti (33,9%) e, in percentuale molto minore, ulcerazioni mucose. Queste ultime sono
spesso sottostimate e considerate come dei “disturbi digestivi minori” ma, in alcuni casi, possono dare
importanti problemi nel portare protesi rimovibili, nella ingestione dei cibi e nella parola. A livello del
cavo orale è importante determinare se le ulcerazioni siano provocate da un eccessivo contatto del
farmaco con la mucosa o da effetti sistemici. Generalmente, nei casi di lesioni da contatto, si tratta di
applicazione di una compressa di aspirina sulla mucosa nelle vicinanze di un dente in fase pulpitica;
ma si può anche trattare di un cattivo utilizzo del farmaco per mancanza di comprensione su posologia
e via di somministrazione. (Madinier et al.)
Sebbene le ustioni chimiche da farmaci di automedicazione siano molto frequenti poco o nulla è riportato per quanto riguarda le ustioni orali da composti iodati. In letteratura sono presenti articoli che riportano ustioni chimiche cutanee dopo l’uso di composti iodati per disinfettare aree sottoposte a terapia
chirurgica. In tutti i casi però sono annoverate tra le cause un elevato tempo di esposizione, un pretrattamento cutaneo con soluzioni alcoliche che può de-esterificare la cute, irritazione e macerazione.
(Nahlieli et al.) (Liu et al.) In questo caso però non sembra che ci sia nessuno dei fattori prima elencati
in quanto il paziente ha utilizzato, solo per pochi secondi, un cotton-fioc per applicare una piccola
quantità di farmaco.
CONCLUSIONI
Le ustioni chimiche a livello del cavo orale possono essere causate da numerosi agenti, molti dei quali
impiegati giornalmente in uno studio odontoiatrico o comunque di facile accesso per i pazienti. Sebbene
in questo caso il paziente non avesse alcuna sintomatologia correlata all’ustione, spesso esse sono
molto debilitanti o comunque portano un importante discomfort al paziente. Pertanto è necessario, da
parte dell’odontoiatra, utilizzare nel modo più sicuro e attento gli agenti chimici e inoltre, esso dovrebbe
istruire i pazienti a non cercare di automedicarsi con metodologie e sostanze a volte anche stravaganti.
È importante inoltre sottolineare che l’utilizzo dei medicinali deve essere strettamente controllato dal
medico che stabilirà caso per caso il dosaggio più adatto alla situazione.
BIBLIOGRAFIA
Madinier I., Berry N., Chichmanian R-M.(2000): Les ulcérations orales d’origine médicamenteuse, Annales de
Medicine Interne; 151 (4): 248-54.
Neville B. W., Damm D. D., Allen C. M., Bouquot J. E. (2002): Oral & Maxillofacial Pathology, second edition, Saunders Company.
Liu F. C., Liou J. T., Hui Y. L., Hsu J. C., Yang C. Y., Yu H. P., Lui P. W. (2003): Chemical burn caused by povidone-iodine alcohol solution: a case report. Acta Anesthesiologica Sinica.; 41 (2): 93-6.
Nahlieli O., Baruchin A. M.; Levi D., Shapira Y., Yoffe B. (2001); Povidone-iodine related burns. Burns; 27:
185-188.
Dott.ssa Cinzia Minazzi odontoiatra
Dott. Fabio Disconzi
odontoiatra
Dott. Raffaele Cocozza medico chirurgo – dentista