Anassagora

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Anassagora
Il periodo storico, la vita, il pensiero filosofico e le opere di Anassagora, con
brani antologici e aforismi
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1. Elogio e limiti dell’Atene
periclea
1.1. La filosofia del’età
classica
1.1.1. L’apogeo di
Atene e la democrazia di
Pericle
1.1.2. La cultura nell’età
di Pericle
1.1.3. Il valore della
ragione e delle téchna
1.1.4. L’essere e il
divenire come problema:
“salvare i fenomeni”
2. La filosofia pluralista
3. Vita
4. Il pensiero di Anassagora 4.1. Le discussioni sul
Nous
5. Opere
5.1. Frammenti di Sulla
natura
6. Il confronto tra
Empedocle, Anassagora e
Democrito 7. Anassagora e Aristotele 1. Elogio e limiti dell’Atene periclea
Il mondo greco, così come lo conosciamo, ci presenta una realtà etnica e politica che a prima vista ci
lascia perplessi. Una realtà che non trova riscontri quasi in nessun’altra civiltà tanto da meritarsi la
definizione di "particolarismo greco". Mai infatti, né nel mondo antico, né in quello moderno, come
nel mondo greco, abbiamo assistito a fenomeni così straordinari. I greci, costituivano indubbiamente
un unico popolo ben distinto, con origini, tradizioni e cultura comuni. Il popolo greco, era
stabilmente stanziato in un vasto territorio che originariamente comprendeva tutta l'area egea e che
in seguito si estese fino alla Ionia d'Asia e alla Magna Grecia. Nonostante i numerosissimi contatti
con i popoli più diversi, i greci, che nutrivano una grande ammirazione per la propria cultura e la
propria organizzazione sociale e un atteggiamento piuttosto prevenuto verso le altre società che
definivano "barbare", mantennero sempre una compatta identità culturale. I greci, tuttavia, mai si
unificarono in un unico grande "impero ellenico" ma conservarono sempre una organizzazione
politica che prevedeva numerosissime città-stato, comunità ristrette, ma animate da un fortissimo
spirito indipendentistico.
E fu proprio lo spirito indipendentistico e le
ambizioni imperialistiche di una tra le più potenti
poleis greche, Atene, a scatenare il più lungo e
sanguinoso scontro che le città della Grecia
avessero mai affrontato. La guerra del
Peloponneso rappresenta in un certo senso la fine
dell'indipendenza delle poleis ma anche la
massima espressione di quei caratteri peculiari che
hanno caratterizzato la concezione dei rapporti fra
gli uomini nell' Ellade. Scoppiata nel 431 a.C. in
seguito alle mire espansionistiche di Atene, la
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guerra del Peloponneso fu lo sbocco inevitabile dei
contrasti quasi arcaici che c'erano le due più
importanti poleis greche: Atene e Sparta. Atene era
una potenza di stampo fortemente democratico che
basava la propria economia sui traffici commerciali
e sulla sua egemonia sul mare, Sparta invece,
oligarchica e basata sulla coltivazione delle terre, si
era data una ferrea disciplina militare che
prevedeva durissimi regolamenti e la totale
obbedienza, da parte del cittadino, allo stato.
La guerra del Peloponneso fu però soprattutto uno scontro che mise in luce una caratteristica
fondamentale delle poleis greche: ogni cittadino nutriva un fortissimo sentimento di patriottismo nei
confronti della propria piccola patria, ma era incapace di vedere oltre. In verità però, l'apparente
contraddizione della frammentazione di un popolo unito come quello greco, può risultare più
comprensibile una volta prese in considerazione le forme di partecipazione dei cittadini al governo
dello stato. Il pregio principale, quello per il quale la cultura ellenica è passata alla storia, è quello
dell'invenzione della democrazia. Il sistema democratico infatti, il carattere principale dell'Ellade,
prevedeva la partecipazione totale dei cittadini all'amministrazione della città in cui vivono. L'Atene
periclea aveva infatti sviluppato tutto un complicatissimo sistema di consigli, di assemblee, di
magistrature che le permettevano di portare avanti la più avanzata forma di democrazia antica. E'
chiaro che questo sistema avrebbe potuto funzionare ed essere efficiente solo se applicato a
comunità ristrette, piccole città-stato con non più di 20.000 cittadini. Ed è questa la chiave per capire
la contraddizione della frammentazione greca, la democrazia come avanzata forma di governo, ma
anche come causa della formazione di una pericolosa struttura di rapporti tra comunità indipendenti
che difficilmente avrebbe potuto non sfociare nel conflitto.
Ecco che allora il principale pregio del mondo greco ci appare anche come il suo maggior difetto.
D'altra parte l'espressione massima della democrazia greca è il rifiuto di qualsiasi forma di autorità
centrale rispetto alle poleis, ed è proprio contro questo, contro l'egemonia ateniese che già aveva
minato l'indipendenza delle poleis della lega Delio-Attica, che si batteranno i peloponnesii. Non
stupisce più di tanto quindi se, durante il trentennio dello scontro tra Atene e Sparta, nessuno fece
mai appello alla comunanza etnica dei cittadini delle poleis greche. Per i greci infatti, mai il
sentimento della comunanza etnica riuscì a scavalcare il rabbioso patriottismo che infiammava gli
animi dei cittadini e che scatenava scontri tanto violenti contro chi minacciava l'autonomia delle
singole città come Atene. L'espansionismo e la prepotenza dell'imperialismo ateniese riuscirono a accecare il già debole senso
della comunanza greca e scatenarono il furore patriottico di uomini che si sentivano cittadini della
propria città, ancor prima che greci.
1.1. La filosofia del’età classica
1.1.1. L’apogeo di Atene e la democrazia di Pericle
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