Oggi parliamo delle pietre verdi e di quelle strane montagne che si

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Oggi parliamo delle pietre verdi e di quelle strane montagne che si osservano nella
alta Valtiberina, a Pieve Santo Stefano (a monte Petroso e sopra l’Eremo del
Cerbaiolo), in comune di Caprese (nei pressi di San Cassiano), ad Anghiari ( tra
Albiano – villa Buitoni e la Val Sovara), in comune di Sansepolcro ( sotto le rovine del
Castello di Montedoglio sulla destra della grande diga).
Questi giorni di primavera danno la occasione per una gita nella Riserva Naturale
della Provincia di Arezzo, dei Monti Rognosi. Si parte da Loc. La Gualchiera (che si
raggiunge da Tavernelle) si raggiunge Pian della Croce e si scende al Conventino in
prossimità della miniera di materiale cuprifero (rame nativo e minerali di rame), si
visita l’area mineraria attiva nel XIX sec. Siamo nella valle del torrente Sovara, nei
pressi della diga (che fa parte del complesso sistema di Montedoglio), nel comune di
Anghiari.
Circa 200 – 250 milioni di anni fa, tra il Triassico ed il Giurassico, mentre la Pangea
(che era l’unico grande continente) si stava frantumando e nascevano i continenti, il
magma del mantello che fuoriusciva, andava a formare la crosta dell’oceano LigurePiemontese (che era un tratto della Tetide e che era l’oceano che circondava la
Pangea). Questa crosta oceanica, è andata a formare le cosiddette Ofioliti che oggi
possiamo osservare in Valtiberina: sono i Monti Rognosi. Hanno la sessa natura della
dorsale oceanica e sono ricche di metalli e dei loro composti: ferro, manganese,
cromo, rame, ecc.. sono rocce di vario tipo, sia magmatiche che metamorfiche:
serpentine, gabbri e basalti, contengono fillosilicati ed anche piccole quantità di
amianto. Salvo errore, sono le più antiche rocce di questo tipo che si conoscano.
Dal parcheggio nei pressi della diga sulla Sovara (Q. 380m) dove già si vedono le
serpentine sulla riva destra, si attraversa un piccolo ponte e si inizia a salire per uno
stradello forestale. Salendo si osservano brecce di ofioliti ed altri affioramenti. La
vegetazione igrofila riparale, lascia ben presto il posto a boschi di Pino Nero e Pino
Marittimo, che furono messi a dimora negli anni ’50, con i celebri “Cantieri Fanfani”,
a motivo, sia di dare lavoro in un momento estremamente critico, che di assicurare
la saldezza dei suoli. Con questo però fu distrutto, gran parte dell’ambiente e degli
habitat semiaridi delle ofioliti. Con il progetto Life Natura, è stato ripristinato in
parte questo ambiente, ricreando biodiversità: Le praterie semiaride con pochissimo
suolo, dove affiorano le rocce ofiolitiche, prendono il nome di gariga, si osservano
specie erbacee autoctone, come la “stipa tirsa” (o lino degli etruschi), la festuca,
l’alisso, il timo ecc..
Infatti a circa due terzi della salita, si prende il “sentiero natura”, cove si possono
osservare le varie specie botaniche. Arrivati in cima a “Pian della Croce” (Q. 587 m),
si possono osservare delle sommarie fortificazioni tedesche del 1944. Facevano
parte della “Arno Line” che doveva rallentare l’avanzata alleata verso la “Linea
Gotica” : le truppe germaniche in ritirata da Arezzo, avevano lasciato una lunga
striscia si sangue (eccidi di San Polo, Mulin del Falchi, villa la Speranza ecc..). Il fronte
fu sfondato tra il luglio e l’agosto1944; fino al mese di maggio la zona era presidiata
dai partigiani del cap.no Sacconi.
Si prosegue fino lo stradello forestale fino ad un’area di sosta (piuttosto malmessa) e
si imbocca il sentiero CAI 104/C (proseguendo arriva sotto il Castello di Montauto). Il
sentiero è evidentemente stato costruito durante i cantieri di rimboschimento;
infatti appare ben tracciato e sistemato, seppure in versante molto acclive, appare
in discrete condizioni. Si attraversano boschi di roverella e poi di pino nero.
Si perviene finalmente al “Conventino”; l’edificio attuale (proprietà privata), un
grande corpo di fabbrica regolare, con tetto a padiglione è del XIX sec. La storia del
“Conventino” si perde nell’alto medioevo all’epoca della regina Teodolinda
(monastero benedettino?). Si scende alla Sovara, e si prosegue sulla riva destra e si
sale ai resti dell’area mineraria; si osservano rocce basaltiche a “pilow” (simili a
cuscini) e da dove fu estratto Rame Nativo, Cuprite e Malachite. I minerali subivano
il processo metallurgico di arrostimento in ambiente riducente, in fornaci poste
poco più a monte, alla confluenza della Sovara con il torr. Cerfone (proprio sotto
Ponte alla Piera).
Si torna indietro, si attraversa la Sovara, e si può proseguire, da un’area di sosta, per
il sentiero natura sent. CAI 104/B (direzione uomo morto), per andare ad osservare
delle belle formazioni basaltiche, e una bella “facies” (facciata), di argilliti.
Se si prosegue sulla vecchia strada, si attraversa il “ponte delle Fate”, si transita per i
boschi di pino nero e roverella, si perviene in loc. Carmine, da cui si riscende alla
diga del Singerna. In alternativa si torna indietro prima sulla provinciale per Anghiari
e poi sulla sc. per Tavernelle.
Buone escursioni naturalistiche a tutti, alla prossima – Enrico Valentini
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