COMUNICATO STAMPA Convegno internazionale di cardiologia invasiva Live Ivus Siena 15, 16 aprile 2010 Complesso Santa Maria alla Scala Quali sono le ultime tecniche di imaging per controllare le coronarie e quali benefici possono portare nel trattamento della cardiopatia ischemica? Su questo argomento si terrà il 15 e 16 aprile, il congresso internazionale dal titolo “Live Ivus Siena”, presso la sala delle Balie del museo Santa Maria alla Scala. L’evento, a cui parteciperanno cardiologi provenienti da tutto il mondo, è organizzato dal dottor Carlo Pierli, direttore dell’U.O.C. Emodinamica del policlinico Santa Maria delle Scotte e dal suo collega, il cardiologo Massimo Fineschi. “Le placche aterosclerotiche che si formano all’interno delle coronarie – spiega il dottor Pierli – possono essere stabili o vulnerabili, quelle di questo ultimo tipo spesso sono difficili da individuare e sono causa di eventi cardiaci maggiori. Negli ultimi anni però sono state messe a punto delle tecniche di diagnosi che riescono a localizzare queste ostruzioni, scongiurando possibili conseguenze, anche gravi come l’angina e l’infarto del miocardio”. Durante le due giornate sarà fatta una panoramica sulla diversa natura delle placche coronariche con un confronto sulle tecniche di intervento più innovative e sulle possibili terapie farmacologiche. “Grazie allo sviluppo tecnologico e ai progressi della ricerca – aggiunge il dottor Fineschi – sono state elaborate nuove tecniche di imaging invasive come la tomografia a coerenza ottica, l’ecografia intravascolare e l’istologia virtuale che hanno consentito di fare passi avanti nella conoscenza e nel trattamento della malattia aterosclerotica coronarica”. L’ecografia applicata alla studio delle coronarie è di recente sviluppo, in modo specifico da quando la ricerca ha permesso l’impiego di strumenti miniaturizzati in grado di penetrare all’interno di arterie con diametro di pochi millimetri. “Una recente applicazione dell’ecografo intravascolare – conclude Fineschi – è l’istologia virtuale che consente una caratterizzazione delle diverse componenti della placca, evidenziandole con più colori. Questa tecnica rende possibile l’immediato riconoscimento delle placche instabili a più alto rischio di eventi clinici. Per questo motivo, tale tecnica potrebbe rivestire un ruolo di rilievo nella gestione del paziente coronaropatico”.