Editoriale Vol. 97, N. 4, Aprile 2006 Pagg. 206-210 Trattamento dei versamenti pericardici neoplastici Alessandro Martinoni Riassunto. I versamenti pericardici sono un frequente riscontro nelle malattie neoplastiche, con un pesante impatto sia sulla qualità di vita che sulla prognosi. La modalità di trattamento più immediata è la pericardiocentesi percutanea, gravata tuttavia da un’elevata incidenza di recidive (fino al 40%). Migliori risultati sono ottenuti con interventi più invasivi quali la creazione percutanea o chirurgica di finestre pericardiche. Il protocollo di trattamento sicuramente più efficace e con il rapporto costo-beneficio più favorevole è la pericardiocentesi seguita da instillazione intrapericardica di sostanze sclerosanti o citostatiche. Tra i farmaci utilizzati a tale scopo si segnalano i derivati delle tetracicline, la bleomicina, il cisplatino e il thiotepa, generalmente ben tollerati e privi di significativi effetti collaterali. I risultati sono incoraggianti, con assenza di recidive a 30 gg nell’80% - 90% dei pazienti trattati, a seconda delle casistiche. Non vi sono comunque al momento dati certi in grado di suggerire un farmaco piuttosto che un altro, in assenza di studi clinici randomizzati. Parole chiave. Bleomicina, chemioterapia intracavitaria, cisplatino, doxiciclina, neoplasie, pericardiocentesi percutanea, tetraciclina, thiotepa, versamenti pericardici. Summary. Treatment of neoplastic pericardial effusions. Pericardial effusion is a known complication of many advanced malignancies, with strong impact both on quality of life and prognosis. The initial and easier relief can be obtained through percutaneous pericardiocentesis, echo- or fluoro-guided. However, effusion recurrences can be observed in up to 40% of cases. Effective management can be obtained by more invasive approaches like percutaneous or surgical creation of pericardial windows but the more cost-effective procedure is pericardiocentesis followed by intrapericardial instillation of sclerosing or cytostatic agents like tetracyclines, bleomycine, cisplatin and thiotepa. No significant local or systemic side effects are reported, except for chest pain during tetracyclines instillation. No recurrences at 30 days are observed in 80%-90% of patients, according to different series and, particularly, to different malignancies. No evidence-based data are in fact available to assess the “gold standard” and the best therapeutical approach for the single patient. Key words. Bleomycin, cisplatin, doxycycline, intracavitary chemotherapy, neoplasms, pericardial effusion, tetracycline, thiotepa. Premessa Versamenti pericardici, che talora causano tamponamento cardiaco, sono complicazioni ben note di diverse forme di malattia neoplastiche, con prevalenza variabile tra lo 0,1% e il 4% in casistiche autoptiche nella popolazione generale e fino al 15-30% in casistiche riguardanti pazienti con neoplasie note. I tumori a maggior probabilità di coinvolgimento pericardico sono quelli polmonari (30%), quelli mammari (23%), le leucemie e i linfomi1-4. Manifestazioni cliniche dei versamenti pericardici La sintomatologia dei versamenti neoplastici è, in linea di massima, analoga a quella associata ad ogni altra forma di versamento pericardico. Il quadro clinico è infatti caratterizzato da dispnea, astenia ingravescente, ipotensione e tachicardia, con l’associazione di polso paradosso, aumento della pressione venosa centrale e ipotensione pressoché diagnostica per tamponamento cardiaco. Unità Operativa di Cardiologia e UTIC, Ospedale, Magenta. Pervenuto il 5 settembre 2005. A. Martinoni: Trattamento dei versamenti pericardici neoplastici Molti versamenti in pazienti neoplastici hanno evoluzione subdola e restano misconosciuti; fino al quadro di tamponamento cardiaco. Infatti, tale sintomatologia è per lo più aspecifica e molto comune in individui con neoplasie (soprattutto polmonari) avanzate e con coesistente versamento pleurico. Il primo sospetto di versamento pericardico è posto dal riscontro – alla radiografia standard del torace o all’esame TC – di ingrandimento dell’ombra cardiaca. La metodica di riferimento resta comunque l’ecocardiografia, in grado sia di stimare l’entità del versamento stesso sia, soprattutto, di evidenziare la presenza di eventuale tamponamento cardiaco Meno sensibile e specifico nella nostra esperienza è il semplice elettrocardiogramma, in quanto molti pazienti presentano esclusivamente tachicardia sinusale con alterazioni aspecifiche del tratto ST-T. Più significativo è il riscontro di alternanza elettrica (ovvero di variazioni cicliche di ampiezza del complesso QRST da battito a battito), mentre il tradizionale reperto di “bassi voltaggi” può essere anche caratteristico di ampi versamenti pleurici a sinistra. 207 Modalità di esecuzione della pericardiocentesi La tecnica codificata per l’esecuzione della pericardiocentesi prevede l’approccio subxifoideo in anestesia locale, con un ago diretto verso la spalla sinistra e con un angolo di incidenza sulla cute di circa 30°, al fine di rimanere nello spazio extrapleurico e di evitare sia la coronaria destra sia l’arteria mammaria sinistra. L’introduzione dell’ago deve essere assolutamente guidata dalla fluoroscopia o dall’ecografia, con verifica dell’adeguato posizionamento nello spazio intrapericardico mediante iniezione di mezzo di contrasto (iodato nel caso di fluoroscopia, fisiologica se sotto guida ecografica). Constatata la corretta localizzazione, mediante la consueta tecnica di Seldinger si posiziona un catetere apposito (in genere dotato di più fori distali) per il successivo drenaggio e l’eventuale installazione terapeutica intracavitaria. L’incidenza complessiva di complicanze maggiori (perforazione cardiaca, emorragie, aritmie maggiori, pneumotorace) riportata in letteratura può essere quantificata intorno all’1%6,10,11. Trattamento intrapericardico Perché trattare un versamento pericardico neoplastico I versamenti pericardici neoplastici sono caratterizzati da elevata incidenza di recidive locali (fino al 40%) se non correttamente trattati12,13 con le vaI due principali obiettivi del trattamento dei rie opzioni terapeutiche proposte, sia di tipo medico versamenti pericardici sono la risoluzione del sia chirurgico. Deve comunque essere sottolineata tamponamento cardiaco e la prevenzione delle rel’assenza di linee guida definitive, per l’assenza di cidive. trials clinici randomizzati e per la stessa disomogeIl “semplice” drenaggio pericardico può essere neità dei dati al momento presenti in letteratura, ottenuto molto rapidaderivanti per lo più da stumente mediante pericardi limitati e retrospettivi. diocentesi, una proceduIn sintesi, si possono Il problema, sia clinico sia etico, riguarda l’ura che, se correttamente distinguere tre diversi intilità e l’efficacia del trattamento dei versaeffettuata, è caratterizterventi terapeutici: perimenti pericardici neoplastici, fino ad ora zata da rapidità di esecucardiocentesi seguita da considerati una causa di decesso in pazienzione da e ridotta inciterapia intrapericardica, ti già definiti terminali. L’evoluzione degli denza di complicanze pericardiotomia percutaschemi terapeutici ha tuttavia modificato tamaggiori anche in panea, creazione chirurgica lora anche in misura significativa la prognozienti in condizioni critidi finestre pericardiche14. si di molte neoplasie e crescenti evidenze in 7 che . Va detto che mentre Quest’ultima modalità letteratura suggeriscono l’importanza del secondo la nostra espeha registrato notevoli protrattamento del versamento pericardico non rienza (così come secongressi negli ultimi anni, solo dal punto di vista meramente palliativo, do le stesse linee guida con importanti evidenze in ma anche e soprattutto come misura in graeuropee) tale manovra letteratura riguardo all’efdo di influire significativamente sulla proandrebbe eseguita in tutficacia a breve e a medio gnosi del paziente5,6. ti i casi di versamento termine. La maggiore invapericardico maggiore, sesività, la necessità in molti condo altri autori8 il drecasi di ricorrere ad anestenaggio va riservato solo a casi con documentato sia generale e non ultimi i costi più elevati inducono tamponamento cardiaco, per il ridotto impatto tuttavia a ritenere che la pericardiocentesi associata diagnostico e prognostico derivante dal “semplia scleroterapia intrapericardica sia la metodica di ce” svuotamento dello spazio pericardico. A sfaprima scelta e quella con i rapporti rischio-beneficio vore di tale opzione conservativa deve essere sote costo-beneficio più favorevoli9,15 (tabella 1 alla patolineato, a nostro avviso, come la pericardiocengina seguente). tesi sia comunque sempre associata a importante Un aspetto non sufficientemente analizzato rimiglioramento della sintomatologia e della clasguarda inoltre la diffusione non quantificabile di celse funzionale e che talora l’analisi citologica del lule neoplastiche nelle cavità corporee quali pleura e liquido drenato può portare a un adattamento peritoneo dopo creazione di “finestre” di drenaggio, della stessa terapia intrapericardica. con influenza non ancora definibile sulla prognosi. 208 Recenti Progressi in Medicina, 97, 4, 2006 Tabella 1. - Differenti approcci terapeutici al versamento pericardico neoplastico: vantaggi e svantaggi. Procedura Invasività Anestesia(*) Rischi Costi Efficacia VATS (1) +++ G +++ +++ ++ Subxyph. W.(2) +++ G/L ++ ++ ++ PBPW (3) ++ L + ++ +++ PC + Sc (4) + L + + +++ PC (5) + L + + + (1): Toracoscopia video-assistita; (2): Creazione chirurgica di finestra pericardica subxifoidea; (3): Creazione percutanea di finestra pericardica subxifoidea; (4): Pericardiocentesi + scleroterapia: (5): Pericardiocentesi “semplice”; (*): G: generale; L: locale. Diverse sostanze sono state via via utilizzate nella terapia intrapericardica anche se le esperienze maggiori e le più significative evidenze riguardano l’uso di derivati delle tetracicline (tetraciclina, doxiciclina e minociclina)15,16,17. gici, tra cui sostanze immunomodulatrici (interferoni, interleuchine), altri farmaci antineoplastici (5-fluoro uracile) o colloidi radiomarcati. Ad oggi tuttavia le esperienze più recenti si riferiscono all’utilizzo di cisplatino e di thiotepa. Tetraciclina e doxiciclina sono utilizzati a dosaggi variabili da 500 a 1000 mg, instillati con diversi protocolli con 20 ml di soluzione fisiologica: lo schema più frequentemente applicato prevede l’introduzione di farmaco seguita da clampaggio del catetere intrapericardico per almeno 1-2 ore, in seguito riaperto per 24 ore; la procedura deve essere ripetuta finché il drenaggio dal catetere stesso non sia inferiore a 20 ml/die. I risultati complessivi possono essere esemplificati dal lavoro di Maher e coll.15 che in 85 pazienti con versamento pericardico neoplastico (secondario a neoplasie polmonari o mammarie nel 75% dei casi) trattati con tetraciclina o doxiciclina (dose mediana 150 mg) evidenzia una sopravvivenza mediana di 98 giorni con assenza di recidive, a 30 giorni, del 79%. Analoghi risultati sono stati dimostrati anche utilizzando la minociclina, con dosaggi di 10 mg/kg ripetuti ogni 48 ore fino a interruzione del drenaggio spontaneo. A fronte di questi risultati, l’instillazione di tetracicline è spesso associata a effetti collaterali significativi quali febbre, aritmie atriali, alterazioni transitorie del tratto ST e soprattutto importante dolore retrosternale. Tomkowski e coll.20 hanno studiato 46 pazienti con versamenti pericardici maligni (89% dei quali polmonari), trattati con drenaggio con pericardiocentesi o videotoracoscopia e successiva instillazione di 10 mg/die di cisplatino in bolo lento per 5 giorni consecutivi (complessivi 50 mg). L’analisi del follow-up ha permesso di evidenziare a 30 giorni assenza di recidive nel 92% dei pazienti con sopravvivenza maggiore di 30 giorni (83% della popolazione totale dello studio). Maisch e coll.21 hanno invece instillato il cisplatino in unica somministrazione dopo pericardiocentesi (30 mg/mq), con chiusura del catetere e successivo drenaggio dopo 24 ore. Assenza di recidive è stata evidenziata nel 92,8% dei pazienti dopo 3 mesi e 82,3% dopo 6 mesi, con una sopravvivenza media complessiva di 2,8±0,3 mesi. I pazienti con tumore polmonare hanno evidenziato a 6 mesi una minore incidenza di recidive rispetto a quelli con neoplasia mammaria( 4,5% vs. 37,5%). Altri studi riportano assenza mediana di recidive intorno a 2-3 mesi, con range tra 2 e 24 mesi22. Altro farmaco diffusamente utilizzato è la bleomicina16,18,19, instillata nel sacco pericardico in boli di 10-20 mg, con discreto risultato a 30 giorni (71% di risposta completa18), in assenza di effetti collaterali significativi. Come per le tetracicline, anche in questo caso non sono disponibili reali studi prospettici randomizzati. Dati interessanti sono stati tuttavia pubblicati da Liu e coll.16, che hanno messo a confronto bleomicina e doxiciclina, senza evidenziare variazioni significative in termini di risultato tra i due farmaci, ad eccezione della miglior tollerabilità della bleomicina stessa. Esperienze quasi aneddotiche sono presenti in letteratura per diversi altri protocolli farmacolo- Interessanti risultati sono stati presentati in letteratura da diversi gruppi, tra cui il nostro23-25, riguardo all’uso del thiotepa, utilizzato talora nel trattamento di carcinosi peritoneali26,27. Tale composto, a differenza delle tetracicline e derivati, presenta infatti attività non solo sclerosante ma anche direttamente antineoplastica per attività alchilante. Nello studio di Bishiniotis e coll.25, 19 donne con neoplasia mammaria e tamponamento cardiaco sono state trattate con pericardiocentesi e instillazione intrapericardica di 30 mg di thiotepa. Il follow-up ha dimostrato una sopravvivenza mediana di 330 giorni (range 15 –1040), con evidenza di recidiva intrapericardica a 6 mesi in 4 pazienti (21%), non condizionante comunque tamponamento cardiaco e senza necessità di ulteriore procedura evacuativa. A. Martinoni: Trattamento dei versamenti pericardici neoplastici La nostra esperienza23,24 prevede invece l’infusione di thiotepa a dosaggi minori (15 mg) ma in tre somministrazioni (ogni 48h), al fine di somministrare la maggior quantità possibile di farmaco senza correre rischi di possibile mielotossicità (descritta per dosaggi superiori a 60 mg). Abbiamo studiato 33 pazienti, con diverse forme neoplastiche (mammella 11 pazienti, carcinoma polmonare non a piccole cellule – NSCLC – 16, altre neoplasie 6 pazienti) e versamenti pericardici maggiori (spazio ecoprivo all’ecocardiogramma bidimensionale >3 cm); 24 pazienti presentavano, inoltre, quadro clinico-strumentale di versamento pericardico. Dopo la procedura, il catetere è stato lasciato in sede per 6 giorni, per permettere ulteriori drenaggi e per l’instillazione del farmaco. Non sono stati osservate complicanze periprocedurali o effetti collaterali quali dolore all’instillazione, febbre o mielosoppressione. Due pazienti sono deceduti per progressione di malattia dopo 22 e 25 giorni, senza evidenza di neoformazione del versamento pericardico. Non sono state osservate recidive nella popolazione rimanente al primo controllo dopo 30 giorni. Tre pazienti hanno invece richiesto ulteriore pericardiocentesi e trattamento intrapericardico 70, 87 e 224 giorni dopo la prima procedura. La sopravvivenza mediana della popolazione dello studio è stata di 115 giorni nella popolazione complessiva, di 272 giorni nelle pazienti con carcinoma mammario (range 47-1108 gg) e di 85 giorni (range 22-170 gg) in caso di NSCLC. Conclusioni L’aumento della sopravvivenza mediana dei pazienti oncologici dovuta alla maggiore efficacia della chemioterapia sistemica deve far considerare il versamento pericardico non più come una complicanza terminale e deve giustificare la ricerca di un gold standard per il trattamento. A tutt’oggi tuttavia mancano in letteratura studi randomizzati caso-controllo, sia per il ridotto numero di pazienti trattati che rende difficile il confronto tra due farmaci, sia per il problema etico di ottenere un gruppo di controllo composto da pazienti sottoposti a esclusivo drenaggio senza scleroterapia. I dati e le esperienza disponibili permettono tuttavia di considerare l’approccio combinato pericardiocentesi-scleroterapia come il miglior strumento dal punto di vista dei costi, dell’invasività e dei benefici a breve e medio termine. Non esistono elementi in grado di sostenere l’uso di un farmaco rispetto ad altri, per quanto appare ragionevole privilegiare il cisplatino in caso di versamenti secondari a tumori polmonari non a piccole cellule e il thiotepa in pazienti con neoplasie mammarie. Ulteriori studi sono pertanto necessari per stabilire le ottimali opzioni terapeutiche per ottenere sempre più significativi miglioramenti sia nella qualità di vita che nella prognosi di questi pazienti. 209 Bibliografia 1. Wilkes JD, Fidias P, Vaitkus L, et al. Malignancy-related pericardial effusion. 127 Cases from the Roswell Park Cancer Institute. Cancer 1995; 76: 1377-87. 2. Thurber DL, Edwards JE, Achor RWP. Secondary malignant tumors of the pericardium. Circulation 1962; 26: 228-41. 3. Bisel HF, Wrobleski F, LaDue JS. Incidence and clinical manifestations of cardiac metastases. JAMA 1953; 153: 712-5. 4. Girardi LN, Ginsberg RJ, Burt ME. 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