Terapia farmacologica della talassemia attraverso induzione

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Terapia farmacologica della talassemia attraverso induzione di HbF
(Referenti: Roberto Gambari, Nicoletta Bianchi, Cristina Zuccato)
La beta-talassemia è causata da più di 175 mutazioni che interessano il cluster beta-globinico, che
danno luogo ad una ridotta o assente sintesi di catene beta, precipitazione delle catene alfa prodotte
in eccesso e morte programmata precoce dei precursori eritroidi. Nei pazienti beta-talassemici
l’anemia diviene evidente solo in seguito al silenziamento dei geni per le gamma-globine che
avviene dopo la nascita, mentre nei pazienti che presentano persistenti ed alti livelli di emoglobina
fetale, l’anemia non è così grave, il loro stato clinico è migliore e possono anche essere indipendenti
dalle trasfusioni. La riattivazione dei geni endogeni per le gamma-globine rappresenterebbe quindi
uno dei possibili approcci terapeutici per la cura della beta-talassemia ed altre patologie del sistema
emopoietico in cui sia alterata la sintesi di emoglobina adulta.
Alcune molecole ad attività farmacologia sono state utilizzate come induttori di emoglobina fetale.
L’idrossiurea è stato il primo tra questi composti ad essere approvato dalla Food and Drug
Administration per il trattamento di queste patologie, pur presentando notevoli effetti tossici.
Attualmente, il principale obiettivo di questa ricerca è lo sviluppo di molecole meno tossiche, o
combinazioni di farmaci in grado di aumentare sufficientemente i livelli di HbF per prevenire tutte
le complicanze della malattia. I progressi fatti al fine di individuare una strategia per il trattamento
della talassemia sono stati molto lenti. Sebbene tutti gli induttori di HbF efficaci nel trattamento
dell’anemia falciforme hanno effetti simili per la beta-talassemia, il loro uso ha raramente
determinato un miglioramento significativo dell’anemia. Ulteriori studi sono necessari al fine di
identificare molecole attive sempre meno tossiche e che possano essere impiegare in terapie
individualizzate e che tengano conto anche della diversa sensibilità al farmaco dei differenti
pazienti.
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