Nuovi scenari nella diagnostica e terapia della beta-talassemia Roberto Gambari, Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare, Via Fossato di Mortara 74, 44121 Ferrara, Italy La beta-talassemia è una malattia genetica causata da un malfunzionamento del gene per la beta-globina, che determina l'assenza o la bassa produzione di un’emoglobina adulta e un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti. Attualmente, la talassemia è essenzialmente curata attraverso trasfusioni di sangue e terapia chelante; in alcuni casi, peraltro rari, si può eseguire il trapianto di midollo. Dal punto di vista del mercato, la beta-talassemia riveste un interesse economico notevole, con i suoi 300.000 talassemici nel mondo e i 7.000 presenti in Italia, e i pesanti costi per il sistema sanitario nazionale. Va fatto notare che, nei paesi industrializzati e all'avanguardia nel campo della terapia della talassemia, i malati di talassemia major possono raggiungere con facilità i 35/40 anni di età, anche se la qualità della stessa è condizionata pesantemente dalle continue trasfusioni di sangue e dalla terapia chelante. Per questi motivi da molti anni si è pensato di sviluppare terapie alternative che migliorino la qualità di vita dei pazienti. Finalità generali della strategia terapeutica basata su induttori di HbF. Recentemente, una nuova strategia terapeutica (induzione nell’adulto di emoglobina fetale, HbF) è stata ipotizzata per il trattamento della beta-talassemia e dell’anemia falciforme (SCA), per le quali le trasfusioni di sangue rappresentano l’attuale terapia convenzionale. L’utilità dell’induzione di HbF è basata sull’osservazione che la coesistenza del fenotipo “persistenza ereditaria dell’emoglobina fetale” (HPFH) in pazienti con beta-talassemia riduce la gravità dei parametri clinici della patologia. D’altra parte, è stabilito che l’incremento di globina gamma comporta una riduzione dello sbilanciamento tra catene globiniche alfa e non-alfa, con conseguente riduzione dell’emolisi. Terapia genica e nuove frontiere. Recentemente, in base a nuove acquisizioni nel campo dello studio della regolazione dei geni codificanti le globine, nuove strategie terapeutiche sono ipotizzabili: (a) terapia genica; (b) terapia personalizzata per mutazioni di splicing utilizzando oligonucleotidi o loro analoghi; (c) riattivazione della traduzione di mRNA per la beta-globina contenenti mutazioni di stop con molecole readthrough; (d) approccio decoy per inibire silenziatori trascrizionali del gene per la globina gamma. Nuove strategie diagnostiche. L’avvento di protocolli basati sulla terapia personalizzata rende molto importante l’acquisizione di nuovi protocolli terapeutici finalizzati non solo alla caratterizzazione delle mutazioni primarie (ad esempio quelle riguardanti i geni per la globina beta), ma anche all’identificazione di particolari genotipi/fenotipi che possono condizionare le scelte terapeutiche. Questi interventi non riguardano solo il paziente adulto e il neonato, ma anche l’embrione/feto (diagnostica prenatale). In questo caso ricerche su tecniche innovative ad alta sensibilità e applicabili alla diagnostica prenatale non invasiva sono di grande interesse. In quest’ ambito, insieme al gruppo del Prof. Giuseppe Spoto (Dip. Scienze Chimiche, Università di Catania) abbiamo per la prima volta dimostrato la possibilità di utilizzare una tecnologia di avanguardia, la risonanza plasmonica di superficie, combinata con tecniche di analisi di immagine (SPR-Imaging o SPR-I) per identificare in tempo reale la base molecolare delle beta-talassemia senza ricorrere a procedure complesse, dispendiose e comportanti sovente problemi di contaminazione (ci riferiamo alla procedura nota come amplificazione enzimatica del DNA basata sulla reazione di polimerizzazione a catena, PCR). La tecnica si base sull’utilizzo in SPR-I di sonde a PNA e di nanoparticelle funzionalizzate con oligonucleotidi per l’amplificazione del segnale. La metodica sviluppata permette di diagnosticare mutazioni puntiformi della beta-talassemia in modo riproducibile e molto efficiente utilizzando direttamente DNA genomico senza prevedere PCR. La quantità di DNA genomico sufficiente per questa analisi equivale a quella ottenuta da 200-400 cellule, e questo è compatibile con l’efficienza richiesta per una diagnostica prenatale non invasiva basata sul semplice prelievo di sangue. Per approfondimenti: (1) Gambari R. Alternative Options for DNA-based Experimental Therapy of βThalassemia. Expert Opinion on Biological Therapy, in press, 2012; (2) Breda L, Kleinert DA, Casu C, Casula L, Cartegni L, Fibach E, Mancini I, Giardina PJ, Gambari R, Rivella S. A preclinical approach for gene therapy of beta-thalassemia. Ann N Y Acad Sci. 2010;1202:134-40. (3) Gambari R. Recent patents on therapeutic applications of the transcription factor decoy approach. Expert Opin Ther Pat. 2011;21(11):1755-71. doi: 10.1517/13543776.2011.629605. (4) D'Agata R, Breveglieri G, Zanoli L, Borgatti M, Spoto G, Gambari R. (2011). Direct Detection of Point Mutations in Non-amplified Human Genomic DNA. ANALYTICAL CHEMISTRY, Vol.83, pp.8711- 8717. (5) Gambari R, Fibach E. Medicinal chemistry of fetal hemoglobin inducers for treatment of beta-thalassemia. Curr Med Chem 2007;14:199-212.