Allegato 12 Linee guida per la prescrizione Specifiche avvertenze per l’uso di metadone e buprenorfina I pazienti devono essere riesaminati prima di ciascun incremento di dose. Pazienti intossicati o sedati La dose media efficace di metadone è di 60-120 mg. Metadone e buprenorfina non devono essere somministrati ai pazienti che mostrano segni di intossicazione o sedazione, per il rischio di overdose da sedativi. I rischi associati all’uso di metadone e buprenorfina nei pazienti dipendenti da oppiacei che frequentemente sono intossicati con sostanze sedative, come alcol e benzodiazepine, devono essere controbilanciati dai benefici terapeutici. Passare da buprenorfina a metadone Gravi disfunzioni epatiche/renali Il metabolismo e l’eliminazione del metadone e della buprenorfina possono essere influenzati da disfunzioni epatiche o renali, nel qual caso la dose o la frequenza di somministrazione devono essere opportunamente aggiustate. Cominciare l’assunzione di metadone 24 ore dopo l’ultima dose di buprenorfina. Con dosi di buprenorfina di 8 mg al giorno e oltre, cominciare con 30 mg di metadone al giorno. Con dosi di buprenorfina di 4-8 mg al giorno, cominciare con 20-30 mg di metadone al giorno. Con dosi di buprenorfina inferiori a 4 mg al giorno, cominciare con dosi di metadone inferiori a 20 mg al giorno. Dosi di metadone non assunte Se il paziente salta una o due dosi di metadone, può essere mantenuto alla stessa dose metadonica. Insufficienza respiratoria In pazienti con psicosi attiva, i rischi e i benefici di metadone e buprenorfina devono essere attentamente valutati. Se il paziente salta tre dosi, la dose successiva di metadone deve essere ridotta del 25% per adattarsi alla potenziale riduzione del grado di tolleranza. Se è ben tollerata, si può ripristinare il dosaggio ai livelli precedenti. Se il paziente salta quattro dosi, la dose successiva deve essere ridotta del 50%, per adattarsi alla potenziale riduzione del grado di tolleranza. Se la dose è ben tollerata, le dosi possono essere incrementate per alcuni giorni fino ai livelli precedenti. Se il paziente salta più di quattro dosi, deve ricominciare dai dose dosaggi della fase di induzione. Trattamento di mantenimento con metadone Frequenza delle dosi Induzione Per la maggior parte dei pazienti il metadone può essere somministrato giornalmente. Nel 30% circa di pazienti, il metadone non produce effetti che si mantengono costanti nelle 24 ore. Questo si può osservare anche in gravidanza e in caso di associazione del metadone con farmaci che ne incrementino il metabolismo. In questi casi, il metadone può essere somministrato due volte al giorno, dividendo la dose in due. Nel caso in cui sia troppo difficile somministrare il farmaco due volte al giorno o non sia opportuno fornire dosi “take home”, deve essere considerato l’impiego della buprenorfina. L’incremento della dose metadonica prolungherà in qualche modo la durata d’azione, ma il principale fattore determinante rimane la velocità di metabolizzazione del metadone. In pazienti affetti da insufficienza respiratoria, metadone e buprenorfina possono ridurre la frequenza respiratoria. Psicosi La dose iniziale giornaliera di metadone deve essere stabilita in base al livello di neuroadattamento agli oppiacei e non deve superare, in genere, i 20 mg, ad eccezione dei casi di maggiore tolleranza agli oppiacei e, anche allora, non deve essere superiore a 30 mg. Per soggetti che presentano bassi o incerti livelli di tolleranza agli oppiacei, la dose iniziale giornaliera deve essere di 10-15 mg. Bisogna porre particolare attenzione se si utilizzano dosaggi iniziali di metadone superiori a 20 mg al giorno. L’osservazione dei pazienti nelle 2-3 ore successive all’assunzione del dosaggio consente una migliore valutazione del grado di tolleranza agli oppiacei. Se i pazienti manifestano sintomi astinenziali agli oppiacei significativi nelle 2-3 ore successive alla dose di metadone, allora deve essere somministrata una dose metadonica addizionale di 5-10 mg, con incremento corrispondente nella successiva dose giornaliera. Se i pazienti sono sedati dopo la dose di metadone, allora la successiva dose giornaliera deve essere ridotta (e il paziente deve essere monitorato fino a quando scompaia lo stato di sedazione oppure quando, se necessario, venga trattata l’overdose). I pazienti devono essere posti sotto osservazione ogni giorno prima della somministrazione. I pazienti sedati o intossicati non devono ricevere dosi ulteriori di metadone fino a quando non si attenui lo stato di sedazione. Le precauzioni per la terapia metadonica comprendono: uso di più sostanze stupefacenti ad alto rischio, malattia mentale, basso grado di neuroadattamento agli oppiacei (recente carcerazione) e significative patologie concomitanti. Riduzione del dosaggio e interruzione del trattamento La decisione di sospendere la terapia metadonica deve essere presa nell’ambito di un piano terapeutico più ampio. L’evidenza suggerisce che la sospensione del trattamento metadonico è associata ad un rischio di ricaduta nell’uso illecito di oppiacei e i pazienti devono essere informati di tali rischi. La ricerca è carente rispetto a quali siano i fattori predittivi di una disintossicazione da agonisti degli oppiacei che abbia buone possibilità di successo; comunque tra questi fattori possono esserci un storia breve di uso di droga prima dell’attuale trattamento con agonisti, nessun trattamento precedente al trattamento in corso, una situazione lavorativa stabile, la disponibilità di un alloggio stabile, l’interruzione del’uso illecito di oppiacei e di altre droghe (compresa la cannabis) e un cambiamento positivo dell’ambiente fisico e sociale rispetto all’inizio del trattamento di mantenimento. Stabilizzazione Una volta che i pazienti in trattamento di mantenimento con agonisti degli oppiacei non presentano segni di intossicazione o sintomi astinenziali significativi, l’obiettivo è titolare la dose metadonica al livello più efficace. La dose metadonica giornaliera deve essere incrementata di 5-10 mg ogni pochi giorni, secondo necessità, per ridurre il “craving” (voglia smodata) e l’uso illecito di oppiacei. La dose non deve essere incrementata di più di 20 mg alla settimana. 90 La dose giornaliera può essere generalmente ridotta fino a 2,5-5 mg alla settimana senza comparsa di gravi sintomi di astinenza. I pazienti devono essere esaminati con una certa frequenza durante la fase di riduzione dose del dosaggio e devono essere effettuati opportuni aggiustamenti di dose in relazione alle esigenze cliniche del paziente. Linee guida per il trattamento farmacologico e psicosociale della dipendenza da oppiacei Metadone per la disintossicazione da oppiacei Riduzione del dosaggio e interruzione del trattamento Cominciare con 10-20 mg di metadone al giorno, in base alla gravità della dipendenza e al grado di tolleranza agli oppiacei. Ridurre la dose metadonica giornaliera di 1-2 mg al giorno. I pazienti continueranno ad avvertire lievi sintomi di astinenza da oppiacei nel corso della settimana successiva all’interruzione del metadone. La decisione di sospendere la terapia con buprenorfina deve essere presa nel contesto di un piano terapeutico più ampio. Gli studi suggeriscono che la sospensione della buprenorfina è associata ad un rischio di ricaduta nell’uso illecito di oppiacei e i pazienti devono essere informati di tali rischi. La ricerca è carente rispetto a quali siano i fattori predittivi di una disintossicazione da agonisti degli oppiacei che abbia buone possibilità di successo; comunque tra questi fattori possono esserci un storia breve di uso di droga prima dell’attuale trattamento con agonisti, nessun trattamento precedente al trattamento in corso, una situazione lavorativa stabile, la disponibilità di un alloggio stabile, l’interruzione del’uso illecito di oppiacei e di altre droghe (compresa la cannabis) e un cambiamento positivo dell’ambiente fisico e sociale rispetto all’inizio del trattamento di mantenimento. Trattamento di mantenimento con buprenorfina Induzione Una adeguata dose di mantenimento, titolata per garantire la massima efficacia clinica, deve essere raggiunta nel più breve tempo possibile, per prevenire eccessivi sintomi astinenziali da oppiacei dovuti a dosaggio inadeguato. Prima dell’induzione, bisogna valutare la natura degli oppiacei in uso (se a lunga o breve durata d’azione), il tempo trascorso dall’ultima assunzione e il grado o livello di dipendenza (tolleranza agli oppiacei). Pazienti che assumono eroina da spaccio (o altri oppiacei ad azione breve). All’inizio del trattamento, la dose di buprenorfina deve essere assunta almeno sei ore dopo l’ultima dose di oppiacei o alla comparsa dei primi segni di astinenza. La dose iniziale raccomandata è di 4 mg di buprenorfina al giorno, con una possibile aggiunta di 4 mg in base alle esigenze individuali del paziente. Pazienti in trattamento con metadone. Prima di intraprendere il trattamento con buprenorfina, la dose di metadone di mantenimento deve essere ridotta a 30 mg/die. La prima dose di buprenorfina deve essere assunta almeno 24 ore dopo l’ultima dose di metadone. La dose iniziale di induzione di 4 mg di buprenorfina deve essere teoricamente somministrata quando i segni di astinenza sono evidenti. Precauzioni per il trattamento con buprenorfina prevedono: uso di più sostanze stupefacenti ad alto rischio, malattia mentale, bassi livelli di neuroadattamento agli oppiacei (recente carcerazione) e significative patologie concomitanti. Stabilizzazione La dose di buprenorfina deve essere incrementata progressivamente in base agli effetti clinici osservati nel singolo paziente. Si raccomanda l’uso di 8-24 mg al giorno, la dose giornaliera non deve superare i 32 mg. Il dosaggio deve essere aggiustato in base alla rivalutazione dello stato clinico e psicologico del paziente. La dose giornaliera di buprenorfina può essere generalmente ridotta fino a 4-8 mg alla settimana senza comparsa di gravi sintomi di astinenza. I pazienti devono essere esaminati con una certa frequenza durante la fase di riduzione dose del dosaggio e devono essere effettuati opportuni aggiustamenti in relazione alle esigenze cliniche. Buprenorfina per la disintossicazione da oppiacei Sono state impiegate differenti tabelle di dose per la disintossicazione da oppiacei con buprenorfina. Di seguito una tabella suggerita: s 'IORNOMG s 'IORNOMGMG s 'IORNOMGMG s 'IORNOMGMG s 'IORNOMG Agonisti alfa-2-adrenergici per la disintossicazione da oppiacei Gli agonisti alfa-adrenergici possono causare ipotensione e bradicardia significative e non devono rappresentare il trattamento di prima scelta per la gestione dell’astinenza da oppiacei in pazienti anziani e in pazienti affetti da insufficienza coronarica, malattia ischemica cardiaca, bradicardia, malattia cerebrovascolare, gravidanza e allattamento. Si raccomanda il monitoraggio della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa con l’uso di clonidina e di non somministrare o di ridurre la dose se il paziente lamenta sintomi di ridotta circolazione (capogiri in posizione eretta) o se la frequenza cardiaca o la pressione arteriosa si abbassano eccessivamente (polso inferiore a 50 bpm, pressione arteriosa inferiore a 90/60 mmHg). Clonidina Dose di buprenorfina inferiore al dosaggio giornaliero Dopo aver raggiunto una fase soddisfacente di stabilizzazione, la frequenza di somministrazione può essere ridotta somministrando a giorni alterni il doppio di una singola dose giornaliera, titolata individualmente. Ad esempio, un paziente stabilizzato ad una dose giornaliera di 8 mg può essere trattato con 16 mg a giorni alterni, senza assunzione di farmaci nei giorni intermedi. La dose somministrata in una giornata, comunque, non deve superare i 32 mg. In alcuni pazienti, dopo aver raggiunto un periodo soddisfacente di stabilizzazione, la frequenza di somministrazione della dose può essere ridotta a tre volte la settimana (ad esempio, il lunedì, mercoledì e venerdì). La dose di lunedì e mercoledì deve corrispondere al doppio della dose giornaliera titolata individualmente e la dose di venerdì deve essere di tre volte la dose giornaliera titolata individualmente, senza assunzione di farmaci nei giorni intermedi. La dose somministrata, comunque, non deve mai superare i 32 mg. Passaggio al metadone Cominciare il metadone 24 ore dopo l’ultima dose di buprenorfina. Con dosi di buprenorfina di 8 mg al giorno e oltre, cominciare con 30 mg di metadone al giorno. Con dosi di buprenorfina di 4-8 mg al giorno, cominciare con 20-30 mg di metadone al giorno. Con dosi di buprenorfina inferiori a 4 mg al giorno, cominciare con meno di 20 mg di metadone al giorno. Nella gestione dell’astinenza da oppiacei, la clonidina viene generalmente somministrata in dosi non superiori a 100-300 mcg, tre o quattro volte al giorno, fino a un massimo di 10-17 mcg/kg/die, riducendo i dosaggi dopo i primi due giorni e terminando al giorno 4 o 5. In regime ospedaliero o residenziale, la dose iniziale dovrebbe essere compresa tra 1-2 mcg/kg, con dosi successive opportunamente aggiustate. In strutture ambulatoriali, dove la pressione arteriosa non viene monitorata, devono essere utilizzati dosaggi inferiori, con un massimo di 450-900 mcg al giorno, in base al peso del paziente e alla gravità dell’astinenza da oppiacei. Lofexidina La dose iniziale è di 0,4-0,6 mg due volte al giorno, con incrementi a seconda delle necessità e tollerata fino a un massimo di 2,4 mg al giorno, suddivisa in 2-4 dosi. Il trattamento deve durare 7-10 giorni ed essere seguito da una graduale astensione della durata di 2-4 giorni. Guanfacina La dose iniziale deve essere di 0,25-0,5 mg al giorno, con incrementi in base alle necessità e tollerata fino a un massimo di 1-2 mg al giorno (suddivisi in 1-4 dosi) per 3-5 giorni, poi a scalare per 2-3 giorni. Allegati 91 Altri trattamenti per l’astinenza da oppiacei Fase di mantenimento Molti farmaci possono essere utilizzati in associazione con gli agonisti alfa2 per la gestione dei sintomi specifici di astinenza da oppiacei (ad esempio, benzodiazepine per l’ansia e l’insonnia, antiemetici per la nausea e il vomito e paracetamolo e farmaci antinfiammatori non steroidei [FANS] per la mialgia). Una guida dettagliata all’uso di questi farmaci esula dagli scopi di queste linee guida. Se i pazienti hanno assunto eroina lo stesso giorno in cui hanno assunto anche naltrexone, devono continuare il naltrexone il giorno seguente. I pazienti con diarrea, vomito e iperidrosi possono subire una significativa disidratazione e, talvolta, può rendersi necessario il ricorso ad un’importante reintegrazione di liquidi. Trattamento con naltrexone Fase di induzione Il trattamento con naltrexone viene intrapreso dopo la disintossicazione e dopo che il paziente non assume oppiacei da 7 giorni (per oppiacei ad azione breve) o 10 giorni (per il metadone). La astinenza da oppiacei deve essere certificata da almeno un risultato negativo del test delle urine e, in caso di dubbio, anche dal risultato negativo di un test del naloxone. La dose standard di mantenimento è di 50 mg al giorno per via orale. Se si riscontrano effetti indesiderati gastrointestinali, si può intervenire riducendo la dose di naltrexone a 25 mg per alcuni giorni. 92 Se un paziente salta l’assunzione di naltrexone per un giorno e assume eroina o altri oppiacei, deve ricominciare il naltrexone alla prima occasione o attendere 7 giorni e ricominciare la normale fase di induzione. Se ricomincia il naltrexone immediatamente, sperimenterà una ridotta sindrome astinenziale. Per predire la gravità della sindrome astinenziale, i pazienti possono essere sottoposti al test del naloxone. Gli agonisti alfa-2-adrenergici possono essere usati per gestire la comparsa di sintomi astinenziali. Se un paziente salta il naltrexone per più di un giorno e assume eroina o altri oppiacei, può sperimentare grave astinenza da oppiacei alla ripresa del naltrexone; in tal caso, ai pazienti deve essere consigliato di attendere 7 giorni o, in alternativa, di considerare la terapia di mantenimento con agonisti degli oppiacei. Non vi sono prove utili sulla durata ottimale del trattamento. Si raccomanda di determinare la durata individualmente in base alla specifica situazione clinica. Il naltrexone può essere interrotto senza comparsa di sindrome astinenziale. Si invita a procedere con cautela, se si vuole iniziare la terapia di mantenimento con agonisti degli oppiacei dopo naltrexone, perché il grado di tolleranza agli oppiacei sarà molto basso. Linee guida per il trattamento farmacologico e psicosociale della dipendenza da oppiacei