Clinica & Pratica 11 Ortho TRIBUNE Anno III n. 2 - Ottobre 2009 Italian Edition Protocolli clinici di igiene orale in Ortodonzia Lanteri V.*, Lanteri C.**, Segù M.*, Beretta M., Specialisti in Ortognatodonzia *Professore a Contratto Corso di Laurea in Igiene Dentale, Un. di Pavia; Direttore Prof. V. Collesano **Professore a Contratto Scuola di Spec. in Ortognatodonzia, Un. dell’Insubria; Direttore Prof. A. Caprioglio Tab.1 OT pagina 1 ridotto spessore dei tessuti parodontali. La gestione razionale di situazioni così diverse richiede la stretta e continua collaborazione di igienista e ortodontista, che integrano il lavoro interdisciplinare nell’ottica one setting: igienista e ortodontista, con l’eventuale presenza di altri specialisti, fianco a fianco al cospetto del paziente, si confrontano con le esigenze cliniche e predispongono congiuntamente i vari step della terapia con gli stessi obbiettivi e lo stesso linguaggio. Per questa via si supera il rischio della frammentazione delle prestazioni, si uniforma il piano di trattamento e si definiscono ruoli e responsabilità. Il punto di partenza comune e universalmente condiviso è l’imperativo categorico: controllo della placca e dell’infiammazione prima di iniziare qualsiasi movimento dentale. Il cavo orale, infatti, viene quotidianamente a contatto con numerose specie batteriche in grado di aderire allo smalto, moltiplicarsi e organizzarsi in biofilm potenzialmente patogeni. La produzione e la distribuzione del biofilm assumono peculiari caratteristiche in presenza di apparecchi ortodontici perciò, per rendere più razionale l’approccio alla prevenzione e all’igiene orale, distinguiamo 5 fasi temporali a cui corrispondono aspetti clinici molto diversi tra loro. ASPETTI CLINICI Presso il Corso di Laurea in Igiene dentale dell’Università di Pavia, a partire dall’anno accademico 2005/06, per i pazienti ortodontici sono stati messi a punto appositi protocolli che tengono conto di numerosi fattori (età, fattori di rischio, tipo di trattamento, grado di collaborazione, ecc.) che saranno dettagliatamente descritti. Prevenzione e igiene in ortodonzia possono essere distinte in 5 fasi: - fase 1 prima del trattamento - fase 2 all’inizio del trattamento - fase 3 durante il trattamento - fase 4 alla fine del trattamento - fase 5 dopo il trattamento Protocolli della fase 1 prima del trattamento La prevenzione in questa fase coincide con i protocolli della prevenzione generale, riassunti nella Tabella 1. A tutti i pazienti vengono impartite lezioni di motivazione all’igiene orale, tecnica di spazzolamento e utilizzo degli ausili essenziali come il filo interdentale e/o lo scovolino, a seconda delle differenti esigenze, valutando periodicamente l’efficacia e la correttezza delle modalità di mantenimento dell’igiene orale personale: - Per i bambini da 0 a 13 anni si suggerisce la somministrazione di fluoro per os, in dosi ade- guate all’età e al peso, facendo sciogliere la pastiglia di fluoro in bocca non appena l’età lo consenta oppure utilizzando la soluzione in gocce. - Per soggetti oltre i 13 anni di età, la fluoroprofilassi va con- tinuata con l’utilizzo di dentifricio al fluoro; le paste presenti sul mercato sono generalmente efficaci e in grado di indurre un effetto topico apprezzabile. OT pagina 12 PROGRAMMA GENERALE DI PREVENZIONE - igiene alimentare - detersione professionale periodica - somministrazione di fluoro, topica e/o generale, domiciliare e/o professionale - sigillatura dei solchi - applicazione di laccature antibatteriche AFTE E LESIONI DELLA BOCCA NUOVA FORMULA POTENZIATA CON ACIDO IALURONICO VO NUO ATORE ZION DIRE PROTEGGE E RIDUCE IL DOLORE FAVORISCE LA CICATRIZZAZIONE NON CONTIENE ALCOOL ADATTO PER ADULTI E BAMBINI PIÙ PROTEZIONE, MENO DOLORE. È un dispositivo medico Alovex PA 210x297 medici.indd 1 . Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni d’uso. 17/09/09 16:53 Ortho TRIBUNE 12 Clinica & Pratica Italian Edition Anno III n. 2 - Ottobre 2009 OT pagina 11 Identificazione e quantificazione del rischio di carie Per personalizzare le misure preventive, evitando gli opposti rischi deIl’overtreatment e del trattamento insufficiente, è consigliabile utilizzare i kit in commercio, che permettono di esaminare la saliva individuando in modo obbiettivo il rischio individuale mediante: • quantificazione di S. mutans • quantificazione di Lactobacillus • potere tampone della saliva • quantità di saliva prodotta L’individuazione del livello di rischio, integrata da specifiche tabelle alimentari, consente di definire un programma di prevenzione personalizzata la cui efficacia viene monitorata nel tempo tramite la ripetizione dei test. I dati rilevati e le prescrizioni che ne derivano devono essere annotati sulla cartella clinica e confrontati nel tempo. I protocolli della prevenzione generale subiscono adattamenti in base alla tipologia del paziente considerato, ovvero: 1 - dentizione decidua 2 - dentizione mista 3 - dentatura permanente 4 - soggetti a rischio - malattie sistemiche - patologia parodontale - chirurgia orale e/o maxillo-facciale Prevenzione e ortodonzia Gli apparecchi ortodontici in base alle caratteristiche strutturali si classificano in rimovibili, fissi e misti. Per i pazienti destinati alla terapia con apparecchi rimovibili, quello descritto nel presente paragrafo rappresenta il solo protocollo di preparazione prescritto. Spesso i ganci costituiscono componenti essenziali degli apparecchi rimovibili, assicurandone il corretto posizionamento e la stabilità. Il gancio, durante l’inserzione, può raccogliere la placca sulla superficie del dente e sospingerla in zone dove la rimozione può risultare difficoltosa. In caso di rifinitura imperfetta o di uso improprio questi apparecchi possono provocare decubiti o recessioni gengivali; generalmente gli inconvenienti sono facilmente correggibili con piccoli ritocchi e/o modifiche. L’aspetto clinico dei decubiti è molto simile alle afte: la diagnosi differenziale si basa sulla sede anatomica, in rapporto con le strutture dell’apparecchio, e sul decorso che, a differenza delle afte che guariscono spontaneamente nell’arco di 8-10 giorni, si protrae fino alla rimozione della causa. Bambini, genitori e igienisti devono inoltre essere istruiti con chiarezza circa le modalità di detersione dell’apparecchio per evitare antiestetiche pigmentazioni, incrostazioni e accumuli microbici. I controlli si eseguono in media ogni 4 settimane, sia per il decorso della cura sia riguardo all’igiene orale. La metodica Invisalign® Tra gli apparecchi rimovibili va incontro a crescente diffusione la metodica Invisalign, che realizza la correzione mediante allineatori trasparenti, prodotti Figg. 1-2-3 - Conseguenza di mancato controllo di placca durante il trattamento ortodontico. Esempi di denti colpiti da gengivite marginale e lesioni dello smalto, che vanno dalle white spots fino a vere e proprie carie, con interessamento dentinale. secondo precise indicazioni terapeutiche e sofisticate modalità costruttive. Ogni mascherina viene portata 22 ore al giorno per due settimane prima di essere sostituita dalla successiva e viene rimossa solo in occasione dei pasti e dell’igiene orale. I dati emersi dai questionari sottoposti ai pazienti e i rilievi clinici in occasione dei controlli eseguiti presso il Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università di Pavia ci hanno permesso di elaborare un protocollo che tiene conto delle peculiarità della metodica. Protocollo di igiene orale per pazienti in trattamento con Invisalign: Lavarsi le mani con acqua e sapone prima di toccare le mascherine. Maneggiare una mascherina alla volta. 1) Manutenzione - Pulire le mascherine prima di ogni utilizzo con spazzolino a setole morbide e dentifricio, con acqua tiepida e sapone o con il detergente specifico consigliato dal produttore. - Risciacquare bene. - Non utilizzare detergenti per dentiere o collutori che possono danneggiare la superficie della plastica, rendendola opaca e perciò più visibile. 2) Igiene orale - Rimuovere le mascherine prima dei pasti. - Lavare i denti accuratamente dopo ogni pasto e prima di reinserire le mascherine. - Check up periodici e igiene quotidiana sono garanzia per la salute di denti e gengive. 3) Consigli pratici - Bere solo acqua o bevande non coloranti per evitare di macchiare le mascherine. - Non masticare chewing gum poiché potrebbe attaccarsi alle mascherine. - Non fumare perché le mascherine potrebbero ingiallirsi e pertanto divenire visibili. - Rispettare il calendario delle visite di controllo per monitorare i progressi del trattamento. Protocolli della fase 2 all’inizio del trattamento Il primo passaggio consiste nella detersione accurata dei denti che devono ricevere gli apparecchi fissi. L’igienista rappresenta una figura fondamentale per la preparazione del paziente all’ortodonzia, perciò deve conoscere nel dettaglio procedure e protocolli. Sotto la definizione di “ortodonzia fissa” si comprendono tutte le tecniche che per trasmettere ai denti le forze ortodontiche utilizzano attacchi saldati a bande o incollati direttamente alla superficie dello smalto. Gli attacchi, prodotti in vari materiali (metallo, metallo-ceramica, ceramica, resina), generalmente presen- Figg. 4-5-6 - Il protocollo di detersione domiciliare dei retainers fissi prevede l’impiego sequenziale di spazzolino monociuffo – scovolino – superfloss (vedi foto 10 – 11 -12) – stimolatore gengivale. tano una fessura orizzontale, detta slot, in cui vengono alloggiati gli archi, delle estensioni o alette, che sorreggono le legature e possono essere integrati da strutture ausiliarie per l’ancoraggio di trazioni elastiche e l’inserzione di vari dispositivi. Le parti accessorie dell’attacco facilitano l’accumulo di placca e di eventuali residui alimentari e rendono più complicate le abituali manovre di igiene orale. Esistono anche apparecchi fissi più complessi (espansori palatini, distalizzatori molari, ecc.) di cui presenteremo una panoramica. A questo proposito incontriamo le prime indicazioni specifiche in quanto si applicano regole differenti a seconda della tecnica di fissazione utilizzata: - direct bonding - cementazione Cementazione diretta o“direct bonding” Nelle procedure di cementazione diretta o direct bonding, quelle cioè utilizzate per la fissazione degli attacchi ortodontici o bracket, la prevenzione dei danni dello smalto consiste nel: • proteggere il campo dalla saliva • rimuovere la placca • visualizzare chiaramente l’area mordenzata e ricoprirla interamente con il composito • posizionare l’attacco • rimuovere gli eccessi di composito La mordenzatura con acido ortofosforico crea microporosità dello smalto che consentono la penetrazione e l’adesione del composito. Non si deve eseguire la fluorazione dello smalto prima del bonding per evitare la formazione di fluoroidrossiapatite molto più resistente all’attacco acido, che aumenta il rischio di distacco accidentale del bracket. Cementazione delle bande Le bande costituiscono l’elemento base da cementare al dente; rispetto al passato il loro impiego è ridotto quasi esclusivamente a carico dei molari, progressivamente sostituite da attacchi a cementazione diretta. Le bande servono da supporto ad altre componenti (attacchi, cleats, tubi, cannule...) necessarie per la terapia. La prevenzione dei danni dello smalto si basa sulla protezione con fluoruri, l’impiego di bande di buona qualità e selezionate in modo che si adattino con precisione all’anatomia della corona riducendo al minimo lo spazio banda/smalto, accurata rifinitura dei bordi, utilizzo di cemento fluorato ed asportazione del cemento in eccesso. Per il periodo successivo, dal momento che l’interfaccia banda/smalto è clinicamente inesplorabile, è consigliabile rimuovere periodicamente le bande e ripetere la cementazione seguendo il protocollo. Attualmente, grazie all’introduzione di cementi arricchiti con fluoro dotati di ottime proprietà di resistenza fisica e di impermeabilità ai liquidi orali, si ritiene adeguata una cadenza di ricementazione annuale. Appartengono alla categoria degli apparecchi fissi anche altri dispositivi come ad esempio le barre transpalatali, gli espansori palatini, gli archi linguali, i vari tipi di quad-helix, la ferula di Delaire e molti altri. Le barre transpalatali comprendono un’ampia gamma di apparecchi che collegano le due emiarcate superiori, costruiti modellando fili ortodontici oppure adattate a partire da preformati del commercio. Possono essere fissi, saldati direttamente alle bande, o rimovibili, inseriti in appositi tubi puntati sulla parete linguale delle bande. Per le peculiari caratteristiche e per l’impiego piuttosto diffuso citiamo la placca di Nance dotata di un appoggio palatino in resina, di estensione variabile. Dal punto di vista dell’igiene il punto più critico è rappresentato dal ridottissimo spazio, spesso solo virtuale, tra placca e mucosa palatina. L’igienista dovrebbe valutare caso per caso la possibilità di prescrivere il filo interdentale o, in alternativa, collutori antibatterici. Talvolta, al momento della rimozione della placca, si rileva uno stato infiammatorio della mucosa che può apparire anche fortemente arrossata e facilmente sanguinante, ma si tratta di condizioni destinate a risolversi spontaneamente in breve tempo. La placca di Nance trova spesso applicazione in associazione ad altri dispositivi. Ne citiamo alcuni a titolo di esempio. Il Pendulum di Hilgers è un apparecchio palatino composto da una parte destinata all’ancoraggio, rappresentata da un esteso bottone di Nance e da una componente attiva costituita da due molle per la distalizzazione dei molari, tra le cui spire possono rimanere imprigionati frammenti di alimenti. Il Distal Jet è un apparecchio fisso per la distalizzazione molare costruito su bande e dotato di una estesa placca di Nance. L’apparato distalizzante è composto da molle in nickel titanio e da supporti di scorrimento inseriti distalmente in appositi attacchi puntati alle bande dei molari. Il Fast Back è prodotto in vari tipi, dotati di alcune caratteristiche comuni; quasi tutti presentano un appoggio palatino con placca di Nance e permangono in arcata per 10-12 mesi in media. Apparecchi fissi per espansione del mascellare. L’espansione del palato nel trattamento delle deficienze mascellari si può ottenere mediante numerosi apparecchi. Tra questi ricordiamo il Quad-Helix, arco palatino a quattro anse di Ricketts, fissato alle bande molari, è dotato di una notevole elasticità grazie alle spire incorporate che però spesso trattengono frammenti di alimenti filamentosi. Nella conformazione più comune, gli altri espansori palatini sono costituiti da quattro bande, due poste sui primi molari e due sui primi premolari, collegate ai bracci di una vite centrale che agisce trasversalmente. In dentatura decidua possono essere utilizzati i secondi molari da latte. La vite per l’espansione deve essere priva di asperità e angoli vivi, per risultare ben tollerata e rendere meno difficoltosa la detersione. Una importante variante è l’ancoraggio dell’apparecchio con docce in resina a ricoprimento occlusale, che dovrebbero essere conformate in modo che la resina non arrivi a toccare il margine gengivale. Le maggiori difficoltà di igiene si manifestano a livello dei colletti, mentre al momento della rimozione, dopo 4/6 mesi di permanenza in situ, è normale osservare una gengivite marginale diffusa che regredisce nel giro di pochi giorni dalla ripresa del controllo dell’igiene orale. Apparecchi fissi per trazione ortopedica mascellare. La ferula intraorale per la trazione postero-anteriore secondo Delaire è OT pagina 13 Clinica & Pratica 13 Ortho TRIBUNE Anno III n. 2 - Ottobre 2009 Italian Edition pagina 12 costituita da due archi in acciaio che contornano dal lato vestibolare e palatale i denti dell’arcata superiore, all’altezza del colletto. Una regolazione non corretta della maschera facciale può provocare compressione dei tessuti parodontali a livello dei colletti degli incisivi inferiori e causare recessioni anche gravi. Gli archi linguali costituiscono un insieme di dispositivi ortodontici di grande utilità e di larga diffusione le cui principali indicazioni sono conservazione dello spazio, supporto d’ancoraggio, vestibolo-versione dei frontali, supporto per griglie ed ausiliari vari. Gli archi linguali, realizzati in acciaio e fissati a bande molari, possono essere fissi o rimovibili; gli archi rimovibili permettono attivazioni precise e una più agevole igiene orale. In questo caso, ogni volta che vengono rimossi per le regolazioni, possono essere efficacemente detersi. Protocolli della fase 3 durante il trattamento Durante il trattamento ortodontico attivo, al protocollo della prevenzione generale si aggiungono le prescrizioni individuali legate al tipo di apparecchi impiegati e ai suoi rischi specifici, che possono essere così sintetizzati: - Azione “diretta”: la presenza stessa di strutture estranee nell’ambiente orale induce significative modificazioni della flora batterica con aumento di streptococcus mutans e di lactobacilli. Molti studi hanno dimostrato l’esistenza di un rapporto causa/effetto tra applicazione di apparecchi ortodontici e modificazioni della flora batterica a livello del parodonto marginale. L’aumento di bastoncelli mobili e spirochete in particolare è indice di aumentata virulenza della placca, spesso associata a flogosi dei tessuti gengivali. - Azione “indiretta”: l’igiene è difficoltosa, a causa degli ostacoli di natura meccanica provocati dagli apparecchi. Di particolare importanza sulla salute orale, oltre le azioni diretta e indiretta, sono i numerosi co-fattori: - tipologia e numero di batteri presenti (commensali, saprofiti, patogeni aerobi e/o anaerobi...); - quantità di zuccheri fermentabili introdotti con l’alimentazione; - qualità dello smalto; - tempo (demotivazione del paziente - fattori di rischio protratti a lungo). I pazienti devono essere controllati e rimotivati all’igiene orale ogni mese in media o più spesso in presenza di fattori di rischio aumentati. Sono molti infatti gli accessori ortodontici che facilitano la ritenzione di placca. Legature e catenelle sintetiche, oltre a favorire l’adesione della placca tendono ad assorbire sostanze pigmentate come caffè, the, tabacco, ecc. E devono essere sostituite con regolarità anche perché la permanenza nell’ambiente orale ne modifica le proprietà meccaniche. Nelle legature metalliche la regolarità della superficie offre minor ri- tenzione alla placca, migliorando la qualità dell’igiene. Come suggerimento pratico, è molto utile osservare direttamente il paziente mentre esegue le manovre di igiene, per valutare la corretta gestione degli strumenti e i tempi di esecuzione. - supporto nella scelta e nella gestione dello strumentario - osservazione diretta delle manovre di igiene e dei tempi di esecuzione - rimozione professionale della placca - consigli sull’alimentazione Protocollo operativo durante il trattamento: - controlli mensili o quindicinali (in funzione dei fattori di rischio) - rimotivazione costante all’igiene orale Strumenti di igiene orale per pazienti ortodontici Gli strumenti specifici più importanti e di impiego più comune di cui il paziente ortodontico deve apprendere l’uso corretto sotto la guida dell’igienista sono: - Dentifricio e collutori: l’igienista deve fornire le corrette indicazioni in base alla gravità dei fattori di rischio di carie o di interessamento parodontale (clorexidina, listerina, ecc.). - Spazzolino ortodontico: dotato di setole più corte centralmente, mediante movimenti orizzontali permette di detergere efficacemente le superfici gengivale e occlusale dell’attacco. - Spazzolino monociuffo: mediante movimenti sia orizzontali che verticali consente una buona detersione delle superfici scarsamente accessibili. - Scovolino: mediante movimenti verticali, permette di detergere gli aspetti mesiali e distali dei brackets e la superficie del dente che si trova sotto l’arco. - Spazzolino elettrico: rappresenta un utile ausilio principalmente per i soggetti che non presentano una buona manualità; negli altri casi si ottengono OT pagina 14 27-28 novembre 2009 - Milano UNIVERSITÀ DEL NORD IN COLLABORAZIONE CON IL COLLEGIO DEI DOCENTI DI ODONTOIATRIA I PRESIDENTI DEL CONGRESSO Giovanni Dolci Elettra De Stefano Dorigo www.expodiautunno.it MILANO, 27 -28 novembre 2009 Ata Hotel Quark - Via Lampedusa 11/A - MILANO ® CONSULTING DIRETTORI SCIENTIFICI Franco Santoro Laura Strohmenger PRESIDENTI COMITATO ORGANIZZATORE Giampietro Farronato Enrico Felice Gherlone PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONI: B2B Consulting srl Via Nurallao, 15 - 00050 Aranova ROMA Tel.: 06-6675135 - Fax: 06-61709413 [email protected] - www.infob2bconsultingsrl.com QUALITÀ, EFFICACIA ed ECONOMICITÀ nella pratica odontoiatrica quotidiana tra pubblico e privato Venerdì 27 novembre no embre 2009 • CONGRESSO Università del Nord • Sessioni Ricerca Università del Nord • Sessioni Poster • Workshop Aziendali Sabato 28 novembre 2009 • Premiazioni Sessioni Ricerca Universitarie • Premiazioni Sessioni Poster CONGRESSO QUALITÀ, EFFICACIA ed ECONOMICITÀ nella pratica odontoiatrica quotidiana Relatori del Sabato: tra gli altri Antonio Cerutti • Carlo Ghezzi Fabio Gorni • Carlo Guastamacchia Paul Malò • Francesco Mangani Gliulio Preti • Angelo Putignano • Convegno satellite Igienisti Dentali ed Odontotecnici • Congresso Ortotecnici e Ortodontisti Patrocini richiesti OT PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA A.D.I. Associazione Dentisti Italiani Accademia del Dentale Italiana A.I.D.I. Associazione Igienisti Dentali Italiani A.I.O. Associazione Italiana Odontoiatri A.I.O.P. Associazione Italiana Ospedalità Privata A.I.S.I. Accademia Italiana di Stomatologia Implantoprotesica A.I.S.O. Associazione Italiana Studenti Odontoiatria A.N.D.I. Associazione Nazionale Dentisti Italiana C.A.O. Commissione Albo Odontoiatrico COLLEGIO DEI DOCENTI DI ODONTOIATRIA COMMISSIONE NAZIONALE C.d.L. IGIENE DENTALE MINISTERO DEL LAVORO, DELLA SALUTE E DELLE POLITICHE SOCIALI O.C.I. Odontoiatri Cattolici Italiani REGIONE LOMBARDIA S.I.C.O.I. Società Italiana di Chirurgia Orale ed Implantologia S.I.d.C.O. Società Italiana di Chirurgia Odontostomatologica S.I.D.O. Società Italiana di Ortodonzia S.I.D.O.C. Società Italiana di Odontoiatria Conservativa S.I.d.P. Società Italiana di Parodontologia S.I.E. Società Italiana di Endodonzia S.I.O. Società Italiana di Implantologia Osteointegrata S.I.O.P.I. Società Italiana di Odontostomatologia Protesica e Implantoprotesi U.N.I.D. Unione Nazionale Igienisti Dentali PRESIDENTI COMITATO PROMOTORE Antonino Salvato Roberto Weinstein R COMITATO SCIENTIFICO C Marco Baldoni M Mario Berengo M Mauro Bonanini M Roberto Brusati R Antonio Carassi A SStefano Carossa Ugo Consolo U EElettra De Stefano Dorigo A. Bruno Giannì Enrico F. Gherlone Paolo Menghini Carmen Mortellaro Francesco Nocini Paolo Pera Massimo Politi Pier Luigi Sapelli Roberto Scotti Angelo Tagliabue Leonardo Trombelli COMITATO D’ONORE Cesare Brusotti Ennio Giannì Giulio Preti Giorgio Nidoli Giorgio Vogel PRESIDENTI COMITATO RICERCA Antonio Carrassi Riccardo Ciancaglini COMMISSIONE GIUDICATRICE SESSIONE RICERCA Antonio Carrassi Riccardo Ciancaglini Massimo Del Fabbro Massimo Gagliani Cinzia Maspero Dino Re Ortho TRIBUNE 14 Clinica & Pratica Italian Edition Anno III n. 2 - Ottobre 2009 Figg. 7-8-9 - Il filo interdentale permette la detersione del punto di contatto anche in presenza di retainers cementati o di altri dispositivi ortodontici fissi. Figg. 10-11-12 - Il superfloss o il filo interdentale montato su aghi passafilo permette di superare le difficoltà che si incontrano in presenza di dispositivi ortodontici fissi. OT pagina 13 risultati sovrapponibili allo spazzolino manuale. - Idropulsori: trovano indicazione nelle rimozione dei detriti alimentari ma non sono sufficienti per una adeguata la rimozione della placca, che deve comunque essere completata con uno spazzolino. - Filo interdentale con aghi passafilo e/o il Superfloss: consentono la detersione delle superfici approssimali dei denti anche in presenza di retainers adesi alla superficie linguale dei denti. Con il filo interdentale si può raggiungere il punto di contatto interdentale, mentre il superfloss, grazie alla sua estremità più rigida, può penetrare al di sotto del retainer e completare l’asportazione della placca anche a livello della papilla. - Stimolatore gengivale: grazie alla forma a punta e alla consistenza atraumatica, oltre al massaggio gengivale consente la mobilizzazione della placca da aree della bocca e da strutture quasi inaccessibili. Kit per igiene domiciliare Per facilitare la gestione clinica del paziente e l’ergonomia del reparto ortodontico, abbiamo predisposto due distinti kit, uno per apparecchi mobili e uno per apparecchi fissi, da consegnare in occasione delle istruzioni all’igiene che completano la seduta di inizio della terapia, di cui di seguito elenchiamo il contenuto. Kit per apparecchi mobili: - Spazzolino junior - Specchietto - Rivelatore di placca - Spazzolino monociuffo - Spazzolino per protesi - Compresse antibatteriche L’apparecchio mobile deve essere deterso con cura poiché su di esso si deposita la placca; è possibile detergere l’apparecchio con dentifricio o sapone neutro utilizzando uno spazzolino di grosse dimensioni, dopo ogni pasto. Almeno due volte alla settimana si devono utilizzare le pastiglie detergenti; dopo la detersione l’apparecchio deve essere asciugato bene per evitare lo sviluppo di cattivi odori all’interno del suo contenitore. Kit per apparecchi fissi: - Rivelatore di placca - Spazzolino ortodontico - Spazzolino monociuffo - Scovolino - Filo interdentale e Superfloss - Stimolatore gengivale - Specchietto - Cera ortodontica protettiva In occasione dei controlli periodici mensili (quindicinali per pazienti a rischio), oltre a verificare il controllo di placca e a rimotivare i pazienti, si procede alla loro classificazione in funzione del loro specifico fabbisogno di igiene professionale che potrà variare dall’ipotesi di nessuna necessità, alla necessità di una seduta di mantenimento fino alla necessità di seduta di igiene approfondita. Inoltre, sarà cura dell’igienista la predisposizione di protocolli personalizzati per pazienti con problemi specifici quali deficit psicomotori, interventi chirurgici, malattie sistemiche. Protocolli della fase 4 alla fine del trattamento La rimozione degli apparecchi fissi deve essere accompagnata da una accurata toilette dei residui di cemento o di composito, che costituirebbero una superficie favorevole all’adesione della placca, con rischio di decolorazioni, decalcificazioni e carie. La procedura non è comunque esente da rischi in quanto la forza di distacco, se incontrollata, può causare distacchi parcellari o fessurazioni dello smalto. Infatti i sistemi adesivi attualmente in uso sono molto efficienti e la rimozione dei bracket può risultare difficoltosa. Inoltre, una insufficiente eliminazione del composito dallo smalto può causare la formazione di “flat spot”, cioè di zone che non riflettono la luce come il tessuto dentale sano circostante, provocando inestetismi se il feno- meno riguarda i settori anteriori delle arcate. In letteratura sono state descritte numerose tecniche di debonding che generalmente prevedono l’impiego di più strumenti, manuali o rotanti. Quasi tutti i protocolli descrivono le caratteristiche delle diverse frese che devono essere usate e la loro efficacia nella rimozione del composito, ma viene anche posto in risalto il concreto rischio di alterazioni permanenti della superficie dello smalto. Per minimizzare i rischi è consigliabile eseguire la rimozione dei bracket metallici mediante deformazione con l’apposita pinza (debonding piler), premendo sulle alette senza esercitare nessuna trazione o torsione. La basetta incurvandosi provoca l’interruzione dello strato di composito. Per gli attacchi in ceramica, il distacco si ottiene imprimendo una rapida rotazione con l’apposito strumento. Una parte del composito verrà asportata congiuntamente all’attacco, mentre la parte restante rimarrà sulla superficie del dente. La fase successiva, da eseguire anch’essa con molta cautela, è la rimozione dei residui di composito adesi alla corona che, se eseguita con soli strumenti rotanti, può portare a surriscaldamento del dente con potenziali danni pulpari e/o asportazione di smalto. E’ perciò consigliabile eseguire una prima rimozione del composito (Fase 1) più grossolana, con strumenti a mano (scaler) e utilizzare solo successivamente strumenti rotanti (Fase 2), sospendendo la procedura non appena la demarcazione tra composito e smalto diventa difficile da apprezzare. I compositi abitualmente utilizzati in ortodonzia sono poco “riempiti” e quindi meno resistenti e più porosi. La porosità fa sì che, una volta esposti alle sostanze pigmentanti in transito nella bocca, assumano colorazioni che li rendono facilmente evidenziabili, consentendo quindi un’asportazione mirata differita (Fase 3). La completa rimozione del composito di norma è seguita dalla lucidatura dello smal- to con dischi abrasivi a grana molto fine. Anche la rimozione delle bande deve avvenire in modo atraumatico, imprimendo alla banda una spinta in senso occlusale con l’apposita pinza. La rimozione del cemento che residua sulla corona per essere accurata deve essere eseguita in due tempi: - primo tempo: manuale, mediante un robusto scaler - secondo tempo: strumentale, con ultrasuoni e getto di bicarbonato. In qualche caso si rende necessario eseguire una rifinitura di eventuali residui a distanza di 3-4 settimane. Prevenzione dei danni durante la rimozione: A) Rimozione degli attacchi: - Fase 1: distacco del bracket per deformazione - Fase 2: rimozione “in 2 tempi” dei residui di composito senza abrasione dello smalto e senza surriscaldamento (scaler + rotanti) - Fase 3: rifinitura dei residui di composito pigmentati, dopo 3-4 settimane dalla rimozione degli attacchi B) Rimozione delle bande: - Fase 1: asportazione “atraumatica” della banda con l’apposita pinza toglibande - Fase 2: rimozione accurata del cemento (primo tempo manuale + secondo tempo strumentale) - Fase 3: eventuale rifinitura dopo 3-4 settimane Protocolli della fase 5 dopo il trattamento Dopo il trattamento i pazienti portatori di apparecchi di contenzione rimovibili rientrano nel protocollo della prevenzione generale. Molti altri pazienti portano invece dispositivi di contenzione fissi che richiedono controlli sistematici per rischi specifici. Apparecchi di contenzione fissi Tra i più comuni sistemi di contenzione fissi ricordiamo gli archi linguali saldati a bande o direct bonded e i retainers in filo ortodontico elastico intrecciato. Questi ultimi, oggi molto utilizzati grazie al loro impiego versatile, risultano particolarmente indicati nei casi che necessitano di contenzione a lungo termine o permanente. La corretta tecnica di applicazione prevede il posizionamento a 1 mm gengivalmente rispetto al punto di contatto, che può quindi essere facilmente deterso con filo interdentale. La cementazione deve essere eseguita con campo ben isolato dalla diga di gomma e preceduta da una accurata detersione della zona interessata, evitando di usare sostanze oleose o fluorate. Per prevenire distacchi accidentali, la mordenzatura dovrebbe essere estesa fino al bordo incisale, utilizzando poi compositi fotopolimerizzabili macroriempiti e resistenti all’usura nell’arcata superiore, microriempiti e facilmente lucidabili nell’arcata inferiore. Dopo l’accurata rifinitura del composito, soprattutto nelle zone approssimali e a livello dei colletti, il paziente deve essere istruito ad eseguire pratiche igieniche appropriate, con l’impiego del filo interdentale a punta rigida che permette la detersione al di sotto del retainer. L’insidia maggiore per la durata del retainer nell’arcata superiore è l’usura provocata dall’occlusione, mentre il retainer inferiore, che non subisce questa azione, può essere danneggiato da manovre di igiene orale professionale con curettes, getto di bicarbonato, ultrasuoni, che possono provocare microfratture e/o distacchi nelle interfacce smalto/composito/metallo compromettendone la stabilità. Ne consegue la raccomandazione di ridurre al minimo le vibrazioni prodotte da strumenti meccanici e di procedere il più possibile manualmente, per evitare dannose sollecitazioni dei punti meno resistenti. Gli apparecchi di contenzione fissi presentano il vantaggio di non richiedere l’intervento attivo del paziente, di essere molto confortevoli e di non creare problemi estetici, mentre la loro caratteristica più negativa è proprio la difficoltà nel mantenere buone condizioni di igiene soprattutto negli spazi interdentali. Tra le potenziali complicanze dei dispositivi di contenzione fissi ricordiamo le deiscenze nella giunzione composito-smalto o le infiltrazioni all’interno delle bande. Queste situazioni, se non vengono prontamente individuate e risolte, portano a decalcificazione dello smalto e a carie. L’ortodontista è in pratica responsabile dell’efficacia e della conservazione dei dispositivi fissi e, in collaborazione con l’igienista, deve eseguire regolari e meticolosi controlli della cementazione e dell’igiene al fine di intercettare prontamente qualsiasi situazione di rischio. CONCLUSIONI L’approccio razionale ai complessi problemi di igiene orale che si accompagnano alla terapia ortodontica è un tema di primaria importanza per la diffusione raggiunta dall’ortodonzia clinica, per la complessità delle tecniche e per la tipologia estremamente variabile dei pazienti. L’ortodontista e l’igienista devono pertanto ricevere già a partire dagli studi iniziali una formazione orientata al team approach, con una precisa definizione del suo ruolo e delle competenze oggi richieste. Per realizzare questi obbiettivi gli autori hanno messo a punto dettagliati protocolli clinici che gli studenti del Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università di Pavia hanno utilizzato nell’ambito del loro tirocinio pratico. I risultati ottenuti sono stati positivi da almeno due punti di vista: da un lato la didattica e la valutazione dell’apprendimento facilitate dal riferimento a precisi schemi; dall’altro lato, risultati clinici incoraggianti in quanto il metodo adottato ha permesso di mantenere un elevato controllo dei fattori di rischio legati alla terapia ortodontica, mantenendo di fatto inalterato il livello di salute orale medio dei pazienti. La bibliografia è disponibile presso l’Editore Storia dell’Ortodonzia 15 Ortho TRIBUNE Anno III n. 2 - Ottobre 2009 Italian Edition La concezione ortodontica di Fauchard Paolo Zampetti, Damaso Caprioglio Come è noto Pierre Fauchard periodo; dopo aver mobilizzato da applicare ai denti di destra e (1678-1761) è considerato il fon- il dente da raddrizzare, lo fissava di sinistra del dente ectopico da datore della moderna concezio- nella posizione corretta tramite trattare; successivamente veniva ne odontostomatologica. Nato legatura. Considerando poi che fissata ad un arco che esercitava secondo alcuni in Bretagna, se- per esercitare una forza mecca- una certa trazione. Essa viene condo altri a Parigi, fu appren- nica con un determinato appa- considerata come il primo arco dista di un chirurgo militare, recchio bisogna opporre a questo ad espansione, da collocarsi linAlexandre Poteleret; si arruolò una determinata resistenza, ideò gualmente o vestibolarmente a 02_singola Dental Tribune 15-09-2009 15:03 Pagina 1 nel Corpo Sanitario della Marina la cosiddetta banda, consistente seconda dei casi. Angle stesso imbarcandosi, per circa tre anni, in una sorta di lamina metalli- affermò che questo doveva consu navi da guerra dell’esercito ca (generalmente in argento) siderarsi l’antesignano del suo francese. Conseguito il diploma di Expert pour le dents necessario, secondo l’editto di Luigi XIV, all’esercizio professionale, acquisì sin da subito una grande rinomanza e popolarità. Nel 1728 pubblicò Le Chirugien Dentiste ou traité des dents1, opera che eleva l’odontoiatria da arte empirica a scienza. Il libro, di complessive 863 pagine, consta di due volumi: il primo, di trentacinque capitoli, tratta della patologia orale, della carie, della chirurgia orale, dell’ortodonzia, dei trapianti e reimpianti dentari, della materia medica, delle parodontopatie. Il secondo, diviso in ventitrè capitoli, è invece dedicato interamente alla protesi e allo strumentario da utilizzare nella pratica. Certamente Fauchard, fra tutte le altre branche odontoiatriche, fu un grande precursore anche dell’Ortodonzia; fu tra i primi a proporre apparecchi correttivi e a proporre innovative tecniche di applicazione di questi. Uno dei principi fondamentali considerati dall’Autore era quello di creare spazi fra un dente e l’altro per risolvere i sovraffollamenti; a tal proposito usava inserire fili di cotone negli spazi interdentali, lasciandoli posizionati per un determinato Master di II livello All’Università degli Studi di Padova si terrà il Master di II livello “Funzione e disfunzione dell’ATM: approccio multidiscliplinare”. L’analisi delle caratteristiche anatomo-fisio-patologiche dell’occlusione, della funzione e della disfunzione dell’ATM, costituisce l’elemento fondamentale nell’approccio al paziente disfunzionale. Il programma del Master prevede il confronto con i principali mezzi di indagine diagnostica, come anche conoscenze in campo gnatologico-protesico, ortodontico, chirurgico maxillo-facciale, otorinolaringoiatrico, fisioterapico e riabilitativo. L’obiettivo è l’acquisizione della corretta metodologia clinica di lavoro interdisciplinare, dalla diagnosi alla pianificazione e coordinazione integrata delle strategie terapeutiche. Peculiarità del Master è l’analisi, con l’aiuto di un’ampia iconografia esemplificativa e di diverse ore di esercitazioni pratiche e laboratori, dei principali percorsi terapeutici, la cui integrazione può determinare il controllo della patologia cranio-cervicomandibolare. Colori compositi arco. Fauchard morì a Parigi nel 1761. Il continuatore della sua opera fu il connazionale Etienne Bourdet (1722-1789) che ebbe a sua volta un posto preminente nello sviluppo dell’Ortodonzia. Il titolo per esteso è: Le chirurgien dentiste ou traité des dents, ou l’on enseigne les moyens de les entretenir C M Y CM MY CY CMY K propres et saines, de les embellir, d’en réparer la perte et de remédier à leurs 1 maladies, à celles des gengives et aux accidents qui peuvent survenir aux parties voisines des dents. Avec observations et reflexions sur plusieurs cas singuliers.