bollettino d’informazione sui farmaci ANNO XIII - N. 3 2006 EDITORIALE 97 Studi di non inferiorità e di equivalenza: limiti e ambiguità AGGIORNAMENTI 99 Farmacovigilanza dei farmaci antipsicotici con la partecipazione dei familiari ANNO XIII N.3 MAGGIO-GIUGNO 2006 Bimestrale - Poste italiane s.p.a. Spedizione in abbonamento postale 70% - DCB Roma FARMACOVIGILANZA 106 Coadiuvanti delle diete ipocaloriche 108 Analisi dei segnali: telitromicina e reazioni oculari 111 Dear Doctor Letter • Importanti informazioni di sicurezza su lamotrigina (Lamictal®) ROASTBIF 113 La spremuta di pompelmo. Rinfrescante o intossicante? BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 115 Corticosteroidi per via inalatoria: nessun aiuto nel prevenire l’asma nei bambini FARMACOUTILIZZAZIONE 120 L’uso dei farmaci in Italia nel 2005. Il sesto Rapporto Nazionale dell’OsMed BENE, BRAVO, BIF! 126 Studi di non inferiorità ed equivalenza: lezioni e precauzioni LA GALLERIA 130 Transaminasi e malattie del fegato: liberiamo Prometeo FARSI UN’IDEA 134 I fogli illustrativi dei farmaci STRUMENTI DEL MESTIERE 136 L’uso delle banche dati biomediche PAROLE IN CROCE 140 Off-label MINISTERO DELLA SALUTE AIFA - AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO bollettino d’informazione sui farmaci BIMESTRALE DELL’AIFA - MINISTERO DELLA SALUTE Direttore responsabile Nello Martini Redazione editoriale Il Pensiero Scientifico Editore Via Bradano 3/c, 00199 Roma Direttore scientifico Antonio Addis Tel. 06 862821 Fax 06 86282250 Comunicazioni e osservazioni al Bollettino dovranno essere inoltrate presso: [email protected] Comitato scientifico Francantonio Bertè Marco Bobbio Fausto Bodini Franca De Lazzari Albano Del Favero Nicola Montanaro Luigi Pagliaro Paolo Preziosi Alessandro Rosselli Alessandro Tagliamonte Gianni Tognoni Francesca Tosolini Massimo Valsecchi Redazione Elisabetta Neri Linda Pierattini Francesca Rocchi Carmela Santuccio Valeria Severi Segreteria di Redazione Monica Pirri www.pensiero.it Responsabile: Manuela Baroncini Stampa Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Eventuali incongruenze cronologiche tra il materiale citato e la data di pubblicazione del BIF sono dovute alla numerazione in arretrato del Bollettino. Fa testo la data di chiusura in tipografia. © Ministero della Salute La riproduzione e la divulgazione dei contenuti del BIF sono consentite fatti salvi la citazione della fonte e il rispetto dell’integrità dei dati utilizzati. Questo numero è stato chiuso in giugno 2006. Redazione Bollettino d’Informazione sui Farmaci Agenzia Italiana del Farmaco Ministero della Salute Via della Sierra Nevada, 60 00144 Roma Fax 06 59784657 [email protected] www.agenziafarmaco.it A questo numero, oltre ai componenti del comitato scientifico e della redazione, hanno contribuito: M. Baviera, C. Bassi, R. Cuscito, L. De Fiore, P. Dri, R. Joppi, Gruppo di Lavoro OsMed, G. Longo, F. Mannino, E. Matarangolo, I. Pagano, S. Ricca Rosellini, E. Ricci, L. Sottosanti Le comunicazioni relative a variazioni di indirizzo dovranno essere inoltrate utilizzando l’apposita scheda di variazione dei dati anagrafici allegata alla rivista EDITORIALE Bif XIII N. 3 97 2006 Studi di non inferiorità e di equivalenza: limiti e ambiguità L’incertezza del trattamento come fondamento del trial dimostrata, implica la superiorità del nuovo trattamento. Obiettivo degli studi di non inferiorità è quello di dimostrare che un nuovo trattamento non sia peggiore rispetto a quello di confronto, stabilendo a priori una differenza limite (-∆ - 0), che si possa considerare irrilevante dal punto di vista clinico, che permetta di considerare il nuovo intervento non inferiore rispetto a quello di confronto. Analogamente, attraverso uno studio di equivalenza si vuole verificare se i due interventi indagati presentino lo stesso profilo di efficacia e/o di sicurezza, predefinendo la massima differenza (-∆ a + ∆), clinicamente non rilevante, che consenta di ritenere i due trattamenti sovrapponibili2. In questo numero, la rubrica “Bene, bravo, bif!” (pag. 126-7) propone una riflessione su alcuni importanti problemi posti dagli studi di equivalenza e non inferiorità: le indicazioni per il loro utilizzo, il disegno, l’analisi, il reporting, la loro interpretazione e soprattutto la loro utilità per la pratica clinica. Condurre uno studio di non inferiorità o di equivalenza potrebbe rivelarsi utile quando si voglia valutare se un trattamento sia più sicuro rispetto a quello di riferimento, possa offrire dei vantaggi in termini di compliance o di costi, o ancora quando si vogliano mettere a confronto diversi dosaggi, formulazioni o vie di somministrazioni di uno stesso farmaco. In tutti gli altri casi sussistono forti dubbi circa l’accettabilità etica e scientifica di tali studi. Dal punto di vista metodologico è importante sottolineare che Nel negli studi di equivaprogettare lenza/non inferiorità la definizione del ∆ è cruqualsiasi trial ciale per la pianificaclinico non si zione del trial, per la depuò prescindere terminazione della didel campione da un principio mensione e per la successiva interetico e pretazione dei risultati. Pertanto la scelta del ∆ scientifico deve essere sempre motifondamentale: vata clinicamente, adeguata a quello che è l’oil “principio di biettivo principale dello incertezza” studio, giustificata dal a sperimentazione clinica randomizzata e controllata (Randomized Controlled Trial, RCT), universalmente accettata come gold standard della ricerca medica, prevede il confronto di due trattamenti per verificare se essi si equivalgano oppure se uno dei due risulti migliore. Nel progettare qualsiasi trial clinico non si può prescindere da un principio etico e scientifico fondamentale: il “principio di incertezza”. Infatti uno studio clinico è giustificato unicamente se il paziente e il medico sono incerti circa il trattamento da adottare tra quelli disponibili. In questa condizione il trial consente di superare l’incertezza e rappresenta il modo migliore per scegliere il trattamento per il paziente. Peraltro, nell’incertezza il trial rappresenta anche l’unico modo eticamente corretto di trattare il paziente: somministrare il trattamento sperimentale senza controllarne l’efficacia significherebbe esporre il paziente a un potenziale rischio ancora non noto; viceversa decidere di non intraprendere il nuovo trattamento significherebbe negare al paziente un potenziale beneficio clinico. Affinché il “principio di incertezza” sia realmente rispettato si devono verificare contemporaneamente due condizioni: che l’impiego del nuovo intervento sia eticamente giustificato e che la scelta del trattamento di confronto sia appropriata. Il processo di pianificazione di un trial clinico comincia con il riconoscimento e la definizione delle “incertezze” circa il valore relativo dei trattamenti da testare, la traduzione delle “incertezze” in ipotesi di ricerca e la formulazione del testo dell’informazione destinata al paziente1. L “ I tipi di studio A seconda del disegno pianificato si parla di studi di superiorità, di non inferiorità e di equivalenza. Scopo di uno studio di superiorità è dimostrare che il nuovo trattamento sia superiore a quello di confronto, attraverso la formulazione di due ipotesi: l’ipotesi nulla della non differenza tra i due interventi testati, e quella alternativa di superiorità del nuovo trattamento. Nella formulazione delle due ipotesi viene stabilita una differenza (∆) tra i due interventi, rilevante dal punto di vista clinico, che, se ” R AIFA - Ministero della Salute 98 Bif XIII N. 3 EDITORIALE 2006 punto di vista statistico. Parimenti rilevanti, e talvolta complesse, sono le analisi statistiche ed eventuali modifiche post-hoc del disegno dello studio. L’analisi tipo intention to treat (ITT) e quella per protocol (PP) sono da considerarsi egualmente importanti. Infatti, entrambe, prese singolarmente, presentano bias che possono inficiare i risultati della ricerca. In particolare, in presenza di un elevato numero di drop-out (pazienti che si sono ririrati dallo studio) e di missing data, l’ITT tenderebbe ad escludere la presenza di una differenza tra i trattamenti indagati (effetto sfortunatamente spesso frequente in questi studi). Più imprevedibile risulta essere la direzione (pro o contro la non differenza/equivalenza dei trattamenti) dell’analisi PP, influenzata soprattutto dallo sbilanciamento dei due bracci dovuto ad eventuali differenti percentuali e cause del drop-out2. A causa della flessibilità del disegno i trial di non inferiorità/equivalenza presentano un elevato rischio di manipolazione dei risultati. Ad esempio, è stato dimostrato che nel 62% dei report relativi a questi studi l’outcome primario era stato cambiato, introdotto ex novo oppure omesso. Analogamente l’entità del ∆, che deve essere fissata a priori, viene spesso aumentata per nascondere il fatto che il nuovo trattamento si è dimostrato inferiore a quello di confronto3. Infine, non di rado, studi inizialmente progettati per essere studi di superiorità vengono successivamente presentati come trial di equivalenza/non inferiorità qualora non sia stato possibile dimostrare la superiorità del nuovo intervento. A tale proposito potrebbe risultare con il tempo rischiosa la posizione assunta dall’autorità regolatoria europea (EMEA) che dichiara accettabile, sebbene in situazioni “estreme”, l’adozione di un disegno di superiorità con un livello di significatività superiore allo 0,05 quale alternativa alla definizione di un ∆ di non inferiorità4. Una recente revisione sistematica (peraltro presentata nella rubrica “Bene, bravo, bif!”) mostra che i report relativi agli studi di non inferiorità/equivalenza sono spesso carenti, probabile indice di un altrettanto carente conduzione degli studi stessi. Gli autori hanno evidenziato nella loro analisi che soltanto il 20% di tutti gli studi analizzati (162) presentava i quattro elementi fondamentali per un corretto reporting: margine di non inferiorità/equivalenza (∆) predefinito, calcolo della numerosità campionaria sulla base di tale differenza (in tal modo è possibile “smascherare” eventuali trial disegnati per dimostrare la superiorità di un nuovo trattamento e successivamente pubblicati come studi di non inferiorità/equivalenza, a seguito del fallimento della dimostrazione dell’ipotesi di superiorità), analisi tipo ITT e PP, intervallo di confidenza al 95% dei risultati con la specificazione del limite superiore e di quello inferiore, per poter verificare un’eventuale inaspettata superiorità da parte del nuovo trattamento5. A tale proposito è opportuno ricordare che lo stesso CONSORT (Consolidated Standards for Reporting of Trials) Statement, sviluppato con l’obiettivo di migliorare la qualità dei report degli RCT, è stato espressamente modificato rispetto alle esigenze sopra descritte per una corretta presentazione dei dati relativi agli studi di non inferiorità/equivalenza6. Gli studi di non inferiorità/equivalenza presentano forti elementi di ambiguità che vanno tenuti presenti da tutti gli attori (comitati etici, sperimentatori clinici, editori) coinvolti a vario titolo nella loro progettazione, valutazione, reclutamento dei pazienti, conduzione, presentazione dei dati, trasferimento dei risultati alla pratica clinica. Un aspetto particolarmente delicato e ambiguo di questo tipo di studi è rappresentato dall’informazione destinata ai pazienti cui viene proposta la partecipazione a questi studi. Attualmente il testo del “consenso informato” viene formulato allo stesso modo per gli studi di superiorità e per quelli di non inferiorità/equivalenza. Tuttavia i due tipi di studi hanno obiettivi decisamente diversi, pertanto servirsi della stessa “formula” di consenso informato potrebbe non essere ritenuto etico da tutti. Nel caso dei trial di superiorità bisognerebbe prevedere l’affermazione che “il nuovo trattamento potrà dimostrarsi migliore, uguale o peggiore rispetto a quello di confronto”, mentre chi partecipa ad uno studio di non inferiorità/equivalenza deve essere messo al corrente che potrebbe andare incontro a rischi, senza che la ricerca si proponga alcun vantaggio clinico o, qualora vi fosse, il disegno sperimentale potrebbe non essere in grado di rivelarlo. I pazienti dovrebbero sapere se lo studio a cui partecipano non è in grado di fornire alcun vantaggio clinico, ma è condotto con scopi puramente commerciali7. Bibliografia 1. Djulbegovic B, Clarke M. Scientific and ethical issues in equivalence trials. JAMA 2001; 285: 1206-8. 2. Gøtzsche PC. Lessons from and cautions about noninferiority and equivalence randomized trials. JAMA 2006; 295: 1172-4. 3. Chan AW, Hrobjartsson A, Haahr MT, Gøtzsche PC, Altman DG. Empirical evidence for selective reporting of outcomes in randomized trials: comparison of protocols to published articles. JAMA 2004; 291: 2457-65. 4. Guideline on the choice of the non-inferiority margin. European Medicines Agency; July 2005. www.emea.eu.int/index/indexh1.htm 5. Le Henanff A, Giraudeau B, Baron G, Ravaud P. Quality of reporting of noninferiority and equivalence randomized trials. JAMA 2006; 295: 1147-51. 6. Piaggio G, Elbourne DR, Altman DG, Pocock SJ, Evans SJ; CONSORT Group. Reporting of noninferiority and equivalence randomized trials: an extension of the CONSORT statement. JAMA 2006; 295: 1152-60. 7. Garattini S, Bertele’ V, Li Bassi L. How can research ethics committees protect patients better? BMJ 2003; 326: 1199201. R AIFA - Ministero della Salute AGGIORNAMENTI Bif XIII N. 3 99 2006 Farmacovigilanza dei farmaci antipsicotici con la partecipazione dei familiari Riassunto stione dei problemi psichiatrici si è rivelata praticabile, tale da produrre risultati che integrano in modo originale quanto può risultare dai programmi gestiti da operatori sanitari. Il progetto è ora stato adattato da UNASAM per una sua estensione a livello nazionale. Introduzione. I pazienti e i loro familiari possono fornire un importante contributo alla farmacovigilanza, anche se, ad oggi, le esperienze concrete in questo settore sono piuttosto rare, specie in aree come la psichiatria dove definire il profilo beneficio/rischio dei farmaci non è semplice. Metodi. In quest’ottica, nell’ambito di un programma di farmacovigilanza attiva promosso dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in parallelo ad un protocollo che ha coinvolto gli operatori di 180 Servizi Psichiatrici Territoriali (SPT), distribuiti sul territorio nazionale (in 5 giorni indice hanno rilevato la prevalenza, la qualità, la rilevanza degli effetti indesiderati su una popolazione di circa 7500 pazienti), è stato avviato questo studio pilota avente come protagonisti i familiari dei pazienti. Il protocollo è stato disegnato in collaborazione con le associazioni dei familiari: Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale (UNASAM), Unione Regionale delle Associazioni per la Salute Mentale (URASAM), Tartavela. I dati raccolti hanno riguardato le caratteristiche e il quadro clinico della persona, e il grado di in/soddisfazione di coloro che l’assistono rispetto alle cure in corso. Sono stati inclusi nello studio 232 casi. Risultati. Il profilo dei contesti di vita degli assistiti riflette una popolazione, prevalentemente priva di occupazione, a carico per lo più della famiglia o delle strutture residenziali. Sia per quanto riguarda le condizioni cliniche, sia le caratteristiche della popolazione e le reti sociali del campione vi è una grande variabilità. Ognuno dei casi incluso nella rilevazione trasversale è risultato esposto in media a 2,6 principi attivi, corrispondenti a 614 specialità medicinali; oltre la metà dei soggetti assume almeno un antipsicotico “atipico” ed il 22,8% viene trattato con 4 o più psicofarmaci. Il 76,7% dei soggetti ha riportato almeno effetto indesiderato, con una maggiore frequenza tra coloro che assumevano antipsicotici “atipici”. Nel 34% dei casi è stato riportato un giudizio di insoddisfazione per quanto riguarda l’efficacia dei trattamenti farmacologici (40% di insoddisfazione per quanto concerne tollerabilità ed accettabilità soggettiva dei farmaci). Conclusioni. L’ipotesi di una partecipazione attiva dei familiari nella sorveglianza epidemiologica della ge- Abstract Introduction. It is known that patients and their families may provide an important contribution to pharmacovigilance, even though, so far, these experiences have been quite rare, particularly, in a field like psychiatry in which the benefit/risk profile of a drug is not easy to define. Methods. This pilot study was implemented in this direction, within a research programme on active pharmacosourveillance promoted by the Italian Medicines Agency (AIFA). In parallel a study was activated in a national network of 180 psychiatric services (which include a population of 7500 patients). Research protocol was specifically addressed to patients’ families and was designed in collaboration with the associations of families coming from the National Union of the Associations for Mental Health, the Regional Union of the Associations for Mental Health, Tartavela. The data collected concerned characteristics and case history of patients and the grade of un/satisfaction of people assisting the patient under treatment. A total of 232 cases were included in the study. Results. The population included was mainly made up of people without a job and dependent on their families or assistance services. Among patients, there was a great variability as concerns case histories, characteristics of the population and social conditions of the patients sample. Each case included in the study was exposed to 2.6 active substances, corresponding to 614 medicinal products; more than half of the patients took an atypical antipsychotic and 22.8% was treated with 4 or more psychotropic drugs. A percentage of 76.7% subjects reported at least an adverse effect, and that was more frequent among patients taking atypical antipsychotics. In the 34% of cases unsatisfaction was reported in relation to the efficacy of pharmacological treatments (40% of the unsatisfaction was related to the personal tolerability and acceptability of drugs). Conclusions. This study was necessary to prove that the active participation of families in the epidemiologic surveillance of psychiatric problems is possible and may lead to ori- R AIFA - Ministero della Salute 100 Bif XIII N. 3 AGGIORNAMENTI 2006 potesse documentare: a) le caratteristiche e il quadro clinico della persona (età, sesso, diagnosi, durata della malattia, responsabile/i della cura, terapia farmacologica in atto); b) il grado di soddisfazione o meno di coloro che l’assistono rispetto alle cure in corso, per quanto riguarda: • il controllo dei sintomi di malattia e la situazione complessiva di autonomia nella vita quotidiana; • l’esperienza o meno di un miglioramento della situazione in seguito ad un cambiamento di terapie farmacologiche precedenti; • gli effetti collaterali attribuiti ai farmaci e ritenuti particolarmente gravi; • i “bisogni” che si ritengono specificamente inevasi e prioritari per interventi migliorativi. La scheda adottata per la fase operativa è stata il prodotto di una serie di verifiche su piccoli campioni, per assicurarne la comprensibilità e la gestibilità. ginal results. The aim of the analysis is not to produce general implications but the data observed are needed to indicate what method should be implemented on a vast scale, focusing objectives even in a more targeted way. importanza e l’originalità del contributo alla Farmacovigilanza (FV) da parte dei pazienti e dei loro familiari sono state progressivamente riconosciute in vari settori, anche se a tutt’oggi le esperienze concrete e rappresentative sono sostanzialmente rare e frammentate. Questa carenza d’informazione e di partecipazione è ancor più caratteristica dell’area della psichiatria, e può essere specificamente utile per valutare il profilo di terapie la cui efficacia-sicurezza non è facilmente definibile. A distanza di più di dieci anni dall’inizio dei trattamenti di alcune delle sintomatologie associate alle forme psicotiche più gravi con i farmaci antipsicotici “atipici” o di “seconda generazione”, non è ancora possibile vantare un insieme consolidato ed organico di conoscenze che permetta di definirne un profilo soddisfacente sia per quanto riguarda l’efficacia che la sicurezza. I risultati metodologici e i dati prodotti dal presente studio pilota offrono vari spunti che spingono nella direzione di una FV più articolata, che abbia come protagonisti non solo i prescrittori, ma soprattutto coloro che nel quotidiano condividono l’esperienza complessiva di (non-)autonomia di vita, e non soltanto la componente non farmacologica della cura, dei malati mentali. L’ Risultati Tramite le 15 associazioni partecipanti sono stati inclusi nello studio 232 casi. Le caratteristiche di base della popolazione dello studio (i soggetti esposti ai farmaci antipsicotici) sono descritte nella tabella I. La compilazione della scheda è stata eseguita nel 52,6% dei casi da parenti conviventi, nel 34% da parenti o altri non conviventi, mentre nel restante 13,4% il dato non era riportato. Il profilo dei contesti di vita degli assistiti (tabella II) riflette una popolazione prevalentemente priva di occupazione, a carico per lo più della famiglia o delle strutture residenziali. La tabella III sintetizza il quadro delle reti relazionali e della gestione della vita quotidiana. Pur nella relativa bassa numerosità del campione è possibile riconoscere una grande variabilità, sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per le caratteristiche della popolazione e le reti sociali: tale variabilità può essere ricondotta alla definizione stessa della popolazione studiata, identificata cioè tramite l’esposizione a farmaci antipsicotici. È opportuno rilevare che per ben il 22% dei soggetti in trattamento con antipsicotici la diagnosi non era di psicosi, ma di disturbo di personalità, nevrosi, depressione, ritardo mentale, Materiali e metodi L’esperienza qui riportata è parte di un programma di ricerca di farmacovigilanza attiva promosso dall’AIFA. In parallelo con un protocollo attivato in 180 Servizi Psichiatrici Territoriali (SPT), distribuiti sul territorio nazionale (in 5 giorni indice sono state rilevate la prevalenza, la qualità, la rilevanza degli effetti indesiderati su una popolazione di circa 7500 pazienti), è stato attivato un protocollo di ricerca specificamente rivolto ai familiari. Il protocollo operativo è stato formulato in modo collaborativo a partire da alcune riunioni fatte con rappresentanti delle associazioni dei familiari (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale; UNASAM, Unione Regionale, URASAM, Tartavela). È stata disegnata una scheda di raccolta dati che R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 Tabella I – Caratteristiche della popolazione. Sesso N maschi femmine Età (anni) 2006 Tabella III – Reti di relazioni e gestione della vita quotidiana. % Rapporti familiari 160 69,9 buoni 69 30,1 scarsa partecipazione N 101 % N % 127 55,2 96 41,7 isolamento 7 3,0 Rapporti rete sociale N % 16-24 15 6,5 25-34 65 28,0 buoni 42 18,2 35-44 82 35,3 scarsi 137 59,3 45-54 41 17,7 52 22,5 55-64 23 9,9 Attenzione tempo libero 65-74 5 2,2 normale > 75 1 0,4 va stimolato media ± D.S. media ± D.S. maschi media ± D.S. femmine inesistenti N % 33 14,5 123 53,9 39,7+11,1 inesistente 72 31,6 39,3+11,2 Cura di sé N 40,5+11,0 buona % 113 49,1 % parzialmente adeguata 88 38,3 175 78,1 inadeguata 29 12,6 disturbo di personalità 22 9,8 disturbo ossessivo-compulsivo/ fobie/panico 10 4,5 Diagnosi psicosi N depressione 8 3,6 ritardo mentale 4 1,8 nevrosi 1 0,5 demenza 1 0,5 altro 3 1,3 Cura della casa buona parzialmente adeguata inadeguata vive solo/a famiglia primaria famiglia secondaria N % 22 9,5 142 61,2 23 9,9 parenti 1 0,4 appartamenti protetti 9 3,9 struttura residenziale 34 14,7 altro 1 0,4 Lavoro N % lavora regolarmente 30 13,2 lavora irregolarmente 19 8,4 non trova lavoro 32 14,1 non cerca lavoro 71 31,3 pensionato/a 75 33,0 % 61 27,1 107 46,1 57 25,3 demenza o altro. In 9 casi alla diagnosi principale era associato un disturbo di dipendenza da alcol o altre sostanze. Il quadro assistenziale, per quanto riguarda la storia del problema psichiatrico trattato e per le strutture più direttamente responsabili della presa in carico, è proposto nella tabella IV. Da notare che nel 23,3% dei casi la medicina generale è indicata come quella che condivide la responsabilità assistenziale con le strutture psichiatriche territoriali. La tabella V sintetizza le informazioni riguardanti gli interventi non farmacologici. Solo per il 57,3% delle persone sembra essere stato formulato un intervento personalizzato, e nel 43% dei casi non è in atto alcun trattamento non farmacologico. La gestione dei farmaci è attribuita, nel 41,4% dei casi, direttamente agli interessati (96), nel 25% ai familiari (58), nel 28% alla collaborazione tra infermieri e familiari (65), mentre il dato non è riportato in 13 casi (5,6%). Ognuno dei casi incluso nella rilevazione trasversale è risultato esposto in media a 2,6 principi attivi, corrispondenti a 614 specialità medicinali (tabella VI). Tabella II – Contesti di vita. Con chi vive N R AIFA - Ministero della Salute 102 Bif XIII N. 3 AGGIORNAMENTI 2006 Tabella IV* – Quadro della storia e dell’assistenza psichiatrica. Primo contatto per disturbo psichiatrico N < 1a 8 3,6 1-5a 33 14,7 6-10a 52 23,2 11-15a 37 16,5 > 15a 94 42,0 Seguito nel tempo da N % % SPT° 207 89,2 SPDC** 112 48,3 privati 88 37,9 cliniche private 56 24,1 altro 8 3,4 tutti 20 8,6 uno solo 80 34,4 Seguito oggi da SPT N Tabella VI – Profilo dei trattamenti farmacologici (tutte le prescrizioni). % 224 96,6 privati 24 10,3 neurologo 10 4,3 MMG*** 54 23,3 altro 35 15,1 *Salvo che per la durata del disturbo, le percentuali non corrispondono a totali di 100 in quanto i dati riflettono, per una frazione di pazienti fino al 60%, l’intervento (in una fase o l’altra del processo assistenziale, ma anche contemporaneamente) di più attori, pubblici o privati. °SPT: Servizio Psichiatrico Territoriale **SPDC: Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura ***MMG: Medico di Medicina Generale Tabella V – Interventi non farmacologici in corso al momento della rilevazione. Intervento progetto personalizzato riabilitazione N % 133 57,3 53 22,8 socializzazione 91 39,2 inserimento lavorativo 44 19,0 Ben oltre la metà dei soggetti (65,5%) assume almeno un antipsicotico “atipico”; circa 1/6 (39) dei pazienti è trattato con preparati depot; in circa 1/5 (52) ai farmaci antipsicotici si associa uno o più antidepressivi; il 51% (118) riceve anche una o più benzodiazepine; nel 13,8% dei casi (32) è riportato l’uso di un farmaco anticolinergico; 11 R N Tot % Neurolettici pronti olanzapina aloperidolo clozapina risperidone quetiapina clotiapina levopromazina promazina zuclopentixolo clorpromazina tioridazina amisulpiride flufenazina perfenazina bromperidolo 60 56 49 29 21 15 8 8 6 4 4 2 1 1 1 9,8 9,1 8,0 4,7 3,4 2,4 1,3 1,3 1,0 0,7 0,7 0,3 0,2 0,2 0,2 Neurolettici depot aloperidolo flufenazina zuclopentixolo perfenazina 24 7 7 1 3,9 1,1 1,1 0,2 Antidepressivi sertralina paroxetina citalopram fluoxetina fluvoxamina clorimipramina trazodone venlafaxina mirtazapina amitriptilina+perfenazina imipramina mianserina reboxetina escitalopram litio 14 13 7 5 3 3 2 2 2 1 1 1 1 1 11 2,3 2,1 1,1 0,8 0,5 0,5 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,2 0,2 0,2 1,8 Stabilizzanti umore valproato/depamide/succimide clonazepam carbamazepina gabapentina oxcarbazepina lamotrigina topiramato fenobarbital 30 10 9 4 4 3 1 1 4,9 1,6 1,5 0,7 0,7 0,5 0,2 0,2 Benzodiazepine alprazolam bromazepam clordesmetildiazepam brotizolam diazepam flunitrazepam flurazepam lorazepam lormetazepam nitrazepam prazepam temazepam triazolam zolpidem meprobamato antistaminici 6 5 48 1 24 1 15 28 4 1 1 3 1 1 1 2 1,0 0,8 7,8 0,2 3,9 0,2 2,4 4,6 0,7 0,2 0,2 0,5 0,2 0,2 0,2 0,3 Altri farmaci metadone antiparkinsoniani l-tiroxina ranitidina muscoril 2 32 2 1 2 0,3 5,2 0,3 0,2 0,3 AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 Discussione Il presente studio ha fornito la possibilità di documentare che l’ipotesi di una partecipazione attiva dei familiari nella sorveglianza epidemiologica della gestione dei problemi psichiatrici è non solo praticabile, ma anche in grado di produrre risultati originali. Il progetto, discusso e condiviso con i partecipanti, ha caratteristiche peculiari rispetto a programmi “classici” di farmacosorveglianza: a) il trattamento farmacologico era posto alla valutazione come una delle componenti del processo assistenziale; b) al fine di esprimere un giudizio informato sulla qualità (efficacia, sicurezza, accettabilità) degli interventi era centrale l’attenzione al contesto di vita, ai processi assistenziali, alla storia delle persone; c) l’ipotesi metodologica di fondo prevedeva esplicitamente non solo la registrazione oggettiva o fattuale di dati, ma uno sforzo di riflessione e la formulazione di un giudizio. Si proponeva in tal modo a coloro che normalmente hanno un ruolo più o meno passivo di osservatori di sentirsi portatori di una competenza tecnicamente meno esperta, ma portatrice di una conoscenza complementare e altrettanto informativa. Tabella VII – Profilo degli effetti indesiderati più frequenti. N 55,6 eccessiva sedazione 54 23,3 rigidità 39 16,8 disturbi del movimento 26 11,2 9 3,9 84 36,2 scialorrea altri Pur registrando una partecipazione minore di quanto atteso (e perciò una numerosità della popolazione caratteristica più di uno studio pilota che di un’indagine strutturata su vasta scala), il fatto che 15 gruppi di lavoro abbiano contribuito alla descrizione di più di 200 casi (in un periodo di tempo molto limitato, pari a 20 giorni), significa che è possibile non solo immaginare, ma % 129 aumento eccessivo di peso 2006 giudizio relativo all’efficacia delle terapie è risultata particolarmente incerta (si arriva ad un’assenza totale di giudizio in circa il 15% dei pazienti); c) il giudizio complessivo sulla tollerabilità ed accettabilità soggettiva dei farmaci registra il 40% di relativa insoddisfazione (ed un 15% di incertezza); d) la soddisfazione per l’assistenza complessiva fornita dai SPT è buona in poco più della metà dei casi (55%), molto dubbiosa nel 41,3% (con una quota di giudizio inespresso nel 3,5% dei casi). persone (4,7%) sono trattate con litio; 50 (21,6%) con un altro prodotto qualificabile come stabilizzante l’umore. Dal punto di vista dell’appropriatezza prescrittiva, è utile sottolineare che il 22,8% dei pazienti è trattato con 4 o più psicofarmaci (fino ad un massimo di 9); 62 persone (26,7%) sono trattate con 2 o più neurolettici (fino a un massimo di 5), in 11 casi si tratta di un neurolettico pronto e di un depot. Dosaggi decisamente superiori alle dosi giornaliere raccomandate (almeno 2,5 volte) sono documentati nell’11,1% dei casi per quanto riguarda i neurolettici, e nel 10,8% dei casi per gli antidepressivi. Tale dato potrebbe essere sottostimato, in quanto in circa un terzo dei casi i familiari non sono stati in grado di precisare le dosi dei farmaci prescritti. Per quanto riguarda gli aspetti inerenti la FV (tabella VII), sono stati 178 (76,7%) i soggetti per i quali è stato riportato almeno un effetto indesiderato, con una maggiore frequenza tra coloro trattati con antipsicotici “atipici” (80,9%) rispetto a quelli “tipici” (68,8%). Informazioni complementari importanti hanno riguardato il giudizio formulato dai compilatori delle schede sulla gestione complessiva dei farmaci: a) un cambiamento di farmaci si è reso necessario nel 42,7% del campione per motivi d’inefficacia, nel 20,7% per la presenza di effetti collaterali, nell’11,2% per un giudizio complessivo d’inefficacia e sicurezza; b) nel 34% dei casi è stato riportato un giudizio di insoddisfazione per quanto riguarda l’efficacia dei trattamenti farmacologici, che si somma ad un giudizio di sostanziale non miglioramento sintomatologico anche in caso di cambiamento di farmaci (24%). Come era atteso, la formulazione del Effetti collaterali 103 R AIFA - Ministero della Salute 104 Bif XIII N. 3 AGGIORNAMENTI 2006 farmaci, sia per quanto riguarda l’efficacia che gli effetti indesiderati: il problema (ed il dato rimanda allo studio nazionale sugli SPT) non sono i farmaci, ma la gestione complessiva dei problemi, rispetto ai quali il farmaco ha un ruolo sintomatico e/o di accompagnamento, di cui valutare contestualmente l’appropriatezza delle indicazioni, il raggiungimento effettivo di risultati efficaci, la prevenzione di effetti indesiderati “evitabili” o correggibili; e) la qualità e l’estensione di comportamenti assistenziali e farmacologici non sempre razionali, come ad esempio la poliprescrizione di più neurolettici allo stesso paziente o le dosi molto superiori a quelle raccomandate, riguardano una proporzione verosimilmente compresa tra un quarto e un terzo dei soggetti, e segnalano gruppi importanti che hanno bisogno di un livello di attenzione (verosimilmente non solo farmacologica) più adeguato. anche pianificare una rete multicentrica di sorveglianza farmacologica, contestualizzata in una sorveglianza epidemiologica e assistenziale. La rilevanza metodologica e culturale dei risultati ottenuti permette di qualificare questa esperienza pilota come un esempio di ricerca innovativa; a prescindere dai dati, indica la possibilità di sviluppare e condividere un linguaggio che permette un dialogo, un confronto, una dialettica su basi diverse da quelle che tradizionalmente vengono affrontate dagli esperti. Al di là delle tante affermazioni e raccomandazioni di assicurare un dialogo ed una condivisione di giudizi e di punti di vista, sono di fatto molto poche (e certo non facilmente reperibili nella letteratura più accreditata) le esperienze di “presa di parola” diretta da parte degli utenti. Sulla base di una partecipazione assolutamente volontaria, i dati che sono emersi indicano con chiarezza alcuni punti su cui sviluppare potenziali progetti più organici, oltre che iniziative formative fortemente condivise: a) la percezione degli effetti indesiderati di cui si ritiene importante segnalare la presenza descrive un quadro diverso da quello che emerge da studi di farmacosorveglianza basata su operatori sanitari (prevalentemente medici, o osservatori esterni): per circa tre quarti dei soggetti è segnalata un’esperienza di effetti indesiderati, rispetto al 16% rilevato nell’indagine condotta in parallelo a questa nei SPT; b) la descrizione degli effetti indesiderati è precisa, pertinente, e riproduce in modo affidabile quanto è atteso dalla letteratura, documenta soprattutto che lo spettro di situazioni “sfavorevoli” create dal farmaco coinvolge a pieno titolo l’autonomia di vita; c) questa segnalazione non è frutto di pessimismo o giudizio critico a priori; anzi, i partecipanti si dimostrano sostanzialmente tolleranti e ben disposti rispetto a quanto viene fatto: segnalano giustamente (con percentuali che riproducono molto da vicino le stime della letteratura) che nel 3040% dei casi le cose non vanno bene, né possono essere dichiarate soddisfacenti; d) rispetto al quadro evidenziato – confermando un dato complessivo che emerge anche dalla letteratura – i vantaggi dei “nuovi” farmaci neurolettici risultano tutt’altro che definitivi rispetto ai “vecchi” Conclusioni e prospettive Lo scopo di questo studio pilota non è quello di derivare indicazioni o implicazioni generali. Le osservazioni fatte sono più che sufficienti per indicare l’opportunità e la modalità di proseguire, su scala più estesa, lungo questo percorso, focalizzando, dove necessario, gli obiettivi in modo ancor più mirato. Si tratta di fatto di scrivere un capitolo che è nuovo nella cultura e nella pratica epidemiologica ed assistenziale della psichiatria, non essendo presenti molti esempi con cui confrontarsi, neppure a livello internazionale. Il passaggio da compiere riguarda l’interpretazione del ruolo delle associazioni dei familiari e dei pazienti, e più in generale di coloro che sanno che, nella psichiatria in modo specifico, la partecipazione dei “soggetti” non può essere semplicemente oggetto di richiesta di più attenzione e più risorse: deve includere, come espressione di un diritto, la produzione di conoscenze diverse, che rendano visibile e contrattualmente forte il punto di vista dei contesti di vita delle persone. Le reti operative, affinché questa produzione di epidemiologia e di diritto diventi una realtà, ci sono e possono essere capaci di produrre conoscenze non meno affidabili di quelle che si propongono dai più diversi livelli della ricerca accademica o istituzionale. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 105 2006 8. Schatz R, Belloto RJ Jr, White DB, Bachmann K. Provision of drug information to patients by pharmacists: the impact of the Omnibus Budget Reconciliation Act of 1990 a decade later. Am J Ther 2003; 10: 93-103. 9. Valentine G, Jamieson B, Kettles AM, Spence M. Users’ involvement in their care. A follow-up study. J Psychosoc Nurs Ment Health Serv 2003; 41: 18-25. 10. Malm U, Ivarsson B, Allebeck P, Falloon IR. Integrated care in schizophrenia: a 2-year randomized controlled study of two community-based treatment programs. Acta Psychiatr Scand 2003; 107: 415-23. 11. Crawford MJ, Aldridge T, Bhui K, et al. 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Version downloaded from www.socialaudit.org.uk a proposito di… Flunitrazepam Il flunitrazepam deve essere prescritto su ricetta a ricalco per un massimo di 30 giorni di terapia. Sulla ricetta possono essere riportate una o più confezioni di uno stesso medicinale contenente flunitrazepam. La misura restrittiva che limitava la prescrizione di flunitrazepam a una sola confezione per non più di 60 mg per ricetta è stata abrogata1. 1 D.M. 28/06/2006 pubblicato sulla G.U. n. 160 del 12/07/2006. R AIFA - Ministero della Salute 106 Bif XIII N. 3 FARMACOVIGILANZA 2006 Coadiuvanti delle diete ipocaloriche caloriche” possa esporre i pazienti ad un rischio reale di insorgenza di reazioni avverse. Nonostante i comitati consultivi dell’autorità regolatoria abbiano più volte affrontato il tema del rischio associato a queste preparazioni, purtroppo, ancora oggi non è semplice adottare un’azione restrittiva idonea a contrastare il fenomeno. Non è possibile infatti intervenire sui singoli componenti, perché spesso si tratta di principi attivi contenuti in specialità medicinali regolarmente registrate, né è possibile limitare il numero dei componenti perché gli stessi diminuirebbero per singola preparazione con contestuale aumento del numero delle preparazioni; d’altro canto la libertà di prescrizione del medico va salvaguardata per non recare un danno a quei pazienti che ricevono altri tipi di prescrizioni magistrali, su prescrizioni mediche effettuate in scienza e coscienza e nel rispetto delle norme esistenti. La prescrizione delle “formule magistrali” è disciplinata dall’articolo 5 del Decreto Legge del 17 febbraio 1998, n. 23, convertito, con modificazioni dalla Legge 8 aprile 1998, n. 94. La piena applicazione di questa legge da parte di tutti gli operatori sanitari offre di per sé un’adeguata garanzia a tutela della salute pubblica. In particolare il comma 3 dell’articolo 5 recita: “il medico deve ottenere il consenso del paziente al trattamento medico e specificare nella ricetta le esigenze particolari che giustificano il ricorso alla prescrizione estemporanea…”. Da parte sua il farmacista dovrebbe realizzare la preparazione solo in presenza di una ricetta correttamente compilata nella quale siano riportate anche tali “esigenze particolari”, cosa che non sempre accade. In conclusione le preparazioni magistrali, cosiddette coadiuvanti delle diete ipocaloriche, rimangono un problema aperto in sanità pubblica e, in attesa che ne venga trovata la soluzione, si auspica un maggior senso di responsabilità da parte di tutti gli attori coinvolti. ell’ambito dell’attività di monitoraggio delle reazioni avverse ai medicinali, l’UfN ficio di Farmacovigilanza riceve anche segnalazioni relative a reazioni avverse insorte dopo la somministrazione di preparazioni galeniche magistrali. In particolare, sono molto diffuse le preparazioni galeniche magistrali prescritte come “coadiuvanti delle diete ipocaloriche”. Tali preparazioni contengono spesso in associazione molti principi attivi combinati anche con prodotti erboristici; la somma di sostanze farmacologicamente attive che, anche singolarmente, sono note per la loro intrinseca tossicità (ad esempio l’Ephedra) rendono spesso tali prescrizioni pericolose. Sono diversi gli aspetti che concorrono a rendere poco sicure queste formulazioni magistrali: • la difficoltà nel reperire in letteratura evidenze sull’efficacia e la sicurezza delle associazioni utilizzate in queste preparazioni; la documentazione disponibile sui singoli principi attivi, quando somministrati in associazione, non garantisce la sicurezza degli stessi; ne è un esempio la combinazione buspirone più fluoxetina; • la mancanza nelle preparazioni galeniche di fogli illustrativi relativi alle caratteristiche delle preparazioni prescritte ai quali i pazienti possano far riferimento; • la dubbia acquisizione di un consenso informato del paziente per ogni prescrizione; • l’abuso legato all’utilizzo di questi principi attivi per finalità estetiche piuttosto che terapeutiche. I rischi di insorgenza di reazioni avverse possono aumentare, quindi, sia per l’incongruità della preparazione sia per la mancanza di un’adeguata informazione al paziente. Nella tabella sono descritti alcuni casi segnalati all’Ufficio di Farmacovigilanza, che mostrano quanto il ricorso ai “coadiuvanti delle diete ipo- R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 107 2006 Tabella – Alcuni casi di reazione avversa a coadiuvanti delle diete ipocaloriche registrati dall’Ufficio di Farmacovigilanza. Preparazioni galeniche assunte Reazioni avverse 1. Benfluorex 200 mg, Pancreatina 300 mg, Acido triiodotiroacetico 0,8 mg, Valeriana 20 mg, Fluoxetina 30 mg, Metformina 300 mg, Sodio deidrocolato 40 mg (3cp/die). Età/sesso Durata della terapia Arresto cardiaco da fibrillazione ventricolare. Paziente intubata e ventilata meccanicamente, TSH ai limiti inferiori. Esito: miglioramento. Residua lieve diminuzione della memoria di fissazione. Impiantato defibrillatore. 54/F 4 giorni 1. Pseudoefedrina 60 mg, Deanolo 40 mg, Fluoxetina 10 mg, Benfluorex 100 mg, Teobromina 50 mg, Metformina 10 mg (2 cp/die). Ripetuti attacchi epilettici, almeno 4 crisi di grande male. Dimessa in trattamento con carbamazepina. 48/F 10 mesi 1. Metformina 0,2 g, Pancreatina 0,15 g, Sodio deidrocolato 0,08 g, Triac 0,0008 g, Fluoxetina 0,006 g (forma farmaceutica non specificata X 3/die). Tachicardia, tremori, dispnea da piccolo sforzo, sensazione di trafitture toraciche. 28/F 8 giorni Cefalea continua, sbandamento nella deambulazione, stato di agitazione psicomotoria, disorientamento spazio/temporale, tachicardia, vomito ripetuto. Segni di encefalopatia epilettiforme, stato febbrile e valori non determinabili fuori scala di FT3, FT4 e TSH. Esito: miglioramento con parametri vitali nella norma, in attesa di ulteriori controlli EEG con rivalutazione neurologica, funzione tiroidea e surrenalica. 26/F 8 giorni Dolori addominali, tremori agli arti inferiori. 12/F Un mese Segni di intossicazione acuta atropino simile da contaminazione della partita di Coleus utilizzato nella preparazione (altri casi segnalati). La paziente ha iniziato l’assunzione della nuova preparazione del galenico (che comunque assumeva da tempo) e della sibutramina il giorno che è comparsa la reazione. 46/F Sertralina 2 mesi. Sibutramina 1 giorno. Galenico alcuni mesi, ma la nuova preparazione solo un giorno. 33/F 2 giorni 2. Fucus 180 mg, Equiseto 60 mg, Uva Ursina 150 mg, Pilosella 50 mg, Spirea 60 mg,Tarassaco 150 mg (3 cp/die) 3. Senna 100 mg, Cascara 100 mg (2 cp/die). Dimessa con diagnosi di tirotossicosi factitia. Esito: miglioramento. 2. Benfluorex 100 mg, Metformina 150 mg, Pancreatina 100 mg, Sodio deidrocolato 80 mg, Triac 0,4 mg (forma farmaceutica non specificata X 3/die). 1. Metformina 100 mg, Pancreatina 100 mg, Sodio deidrocolato 100 mg, Triac 0,4 mg, Fucus 100 mg (3 cp/die). 2. Metformina 200 mg, Pancreatina 150 mg, Sodio deidrocolato 80 mg, Triac 0,8 mg, Levotiroxina 35 mg, Fluoxetina 6 mg (3 cp/die). 1. Triac 1 mg, Buspirone 1 mg, Efedrina 15 mg, Fluoxetina 10 mg, Pancreatina 150 mg, Acido Deidrocolico 100 mg, Garcinia 150 mg, Metformina 300 mg, Amido q.b. tali 120 cps (2 cp/die). 2. Triac 0,8 mg, Buspirone 1 mg, Fluoxetina 10 mg, Acido deidrocolico 100 mg, Garcinia 150 mg, Pancreatina 150 mg, Metformina 300 mg Amido q.b. tali 140 cps (2 cp/die). 3. Triac 0,5 mg, Buspirone 0,5 mg, Fluoxetina 8 mg, Hoodia gordonii 100 mg, Garcinia 150 mg, Pancreatina 150 mg, Tarassaco 100 mg, Ortosiphon 100 mg, Amido q.b. tali 120 cps (2 cp/die) 1. Hoodia Gardoni 100 mg, MaHuang 200 mg, Coleus Forskolij 30 mg, Buspirone 4 mg, Fluoxetina 15 mg (posologia non specificata). (Paziente già in trattamento con Sertralina + Sibutramina 10 mg). 1. Acido deidrocolico 300 mg, Sinefrina 20 mg, Metformina Agitazione, astenia, parestesie. 150+300 mg, Fluoxetina 40 mg, Benfluorex 150 mg, Bupropione 150 mg, Clorazepato 3 mg, Caffeina 20 mg, Fenilalanina 100 mg Cromo picolinato 0,4 (posologia non specificata). R AIFA - Ministero della Salute 108 Bif XIII N. 3 FARMACOVIGILANZA 2006 Analisi dei segnali: telitromicina e reazioni oculari Uno degli scopi principali di un sistema di segnalazione spontanea è quello di generare “segnali”, cioè identificare reazioni avverse non note o rilevare un aumento della frequenza di reazioni già note. Il sistema ha però dei limiti: non è facile calcolare il dato di incidenza preciso, in quanto le reazioni sono sottosegnalate e non si conosce il numero esatto degli esposti al farmaco. Nonostante ciò, dalla segnalazione spontanea arrivano molte informazioni sul profilo di rischio di un farmaco. Analizzare questi segnali non è facile; tuttavia, l’aumento negli anni del numero di segnalazioni presenti nel database della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) permette di passare da una selezione quantitativa delle segnalazioni a un’analisi di tipo qualitativo. Il segnale D alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) giungono segnalazioni che associano l’impiego della telitromicina con la comparsa di reazioni avverse oculari note e non comuni. La telitromicina, è un agente semisintetico appartenente ai ketolidi, una nuova classe di antimicrobici strutturalmente correlati al macrolide eritromicina. La telitromicina, commercializzata in Italia nel gennaio 2002, è impiegata nel trattamento della polmonite contratta in comunità di “ Nella maggior parte dei casi i disturbi visivi si sono verificati dopo la prima o la seconda dose e, di solito, hanno avuto una durata di parecchie ore ” gravità da lieve a moderata, dell’esacerbazione acuta di bronchite cronica, della sinusite acuta e delle tonsilliti e faringiti provocate da ß-streptococchi di gruppo A, come alternativa agli antibiotici ß-lattamici nel caso non siano adeguati. Lo spettro di attività antibatterica della telitromicina è simile a quello dei macrolidi. Specifiche modifiche strutturali conferirebbero alla telitromicina la capacità di superamento della macrolido-resistenza, che sembra variare a seconda della specie batterica. I più comuni effetti indesiderati della telitromicina includono diarrea, nausea, vomito, cefalea, vertigini, diarrea, disgeusia. Meno comune tra gli effetti correlati all’uso del farmaco è l’alterazione della funzionalità epatica caratterizzata dall’incremento delle transaminasi. Tale effetto solitamente è asintomatico e reversibile. In letteratura sono stati descritti casi di epatite1 acuta associata all’uso della telitromicina. La telitromicina ha un modesto effetto sull’intervallo QT2. I risultati di uno studio3 hanno, tuttavia, rilevato che la telitromicina non determina allungamento dell’intervallo QT quan- R AIFA - Ministero della Salute do somministrata a soggetti sani. Come altri macrolidi la telitromicina può causare esacerbazione della miastenia gravis4. Recentemente, l’impiego della telitromicina è stato associato a disturbi visivi reversibili quali diplopia, offuscamento visivo e difficoltà nella messa a fuoco. Alcuni autori2 hanno stimato che l’incidenza di tali effetti è più elevata nelle donne di età inferiore a 40 anni. Nella maggior parte dei casi i disturbi visivi si sono verificati dopo la prima o la seconda dose e, di solito, hanno avuto una durata di parecchie ore. La gravità degli effetti oculari è stata valutata prevalentemente lieve o moderata. Tuttavia, sono stati anche riportati casi di reazioni oculari gravi. In alcuni pazienti i disturbi visivi si sono risolti nel corso del trattamento, mentre in altri hanno continuato a persistere per tutta la durata della terapia. Da una ricerca bibliografica condotta utilizzando le banche dati PubMed ed Embase (ultimo accesso effettuato in giugno 2006) non sono stati rilevati lavori in cui venga analizzata la correlazione causa-effetto tra utilizzo di telitromicina e comparsa di disturbi visivi. bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 I dati della Rete Nazionale di Farmacovigilanza 109 2006 oculari e quelle con altre tipologie di ADRs. L’andamento temporale di queste segnalazioni mostra come nel 2002 e nel 2005 le reazioni oculari rappresentano più del 50% del totale delle segnalazioni (figura 1). Il 5% (4) delle segnalazioni di ADRs oculari è stato classificato come grave (2 ospedalizzazioni, 1 invalidità e 1 in pericolo di vita), il 59% come non grave e per il 36% delle segnalazioni non è stato indicato il livello di gravità. Il maggior numero di ADRs oculari si è osservato nelle donne: il rapporto F/M è stato pari a 2,3 (53 femmine e 23 maschi). L’età media dei pazienti è risultata pari a 38 anni, con un range compreso tra 14 e 90 anni. L’86% (69) delle ADRs oculari da telitromicina ha riguardato i disturbi visivi propriamente detti. In particolare, nel 43% dei casi sono stati descritti problemi di visione offuscata, nel 19% disturbi visivi non specificati, nel 14% disturbi dell’accomodazione, nel 10% diplopia, nel 7% miopia, nel 3% acuità visiva ridotta, nell’1% amaurosi fugace e nell’1% ipermetropia. Di particolare interesse sono anche le ADRs Nell’analisi di seguito presentata sono state prese in esame le schede di segnalazione di sospette reazioni avverse (ADRs – adverse drug reactions) registrate nella RNF dal 01/01/2002 al 15/06/2006, associate ai farmaci appartenenti alla classe ATC (anatomica terapeutica chimica) dei macrolidi. Complessivamente nella RNF sono pervenute 622 segnalazioni di sospette ADRs da macrolidi, telitromicina inclusa (tabella I). Prendendo in considerazione le segnalazioni totali per ogni singolo principio attivo si osserva che il 47% delle segnalazioni da telitromicina è relativo a ADRs oculari, mentre per claritromicina e azitromicina queste sono rispettivamente il 3% e il 2%. Per gli altri macrolidi non sono state segnalate reazioni avverse di tipo oculare. Vista l’elevata percentuale di segnalazioni di ADRs oculari da telitromicina rispetto al totale delle segnalazioni della molecola, si è proceduto ad analizzarle in dettaglio. Le segnalazioni della telitromicina sono state quindi suddivise in due gruppi: quelle con ADRs Tabella I – Segnalazioni di ADRs oculari da macrolidi. Periodo 2002-2006. Principio Attivo (PA) Segnalazioni con ADRs oculari Totale segnalazioni % Segnalazioni di ADRs oculari/ segnalazioni totali per PA TELITROMICINA 76 163 47% CLARITROMICINA 9 338 3% AZITROMICINA 3 121 2% TOTALE 88 622 14% Figura 1 – Segnalazioni di ADRs da telitromicina. Periodo 2002-2005. 30 25 20 15 10 5 0 2002 2003 2004 Segnalazioni con ADRs non oculari Segnalazioni con ADRs oculari R AIFA - Ministero della Salute 2005 110 FARMACOVIGILANZA Bif XIII N. 3 2006 • un numero elevato di reazioni oculari rispetto a quanto riportato nel RCP; • la percentuale di reazioni oculari della telitromicina rispetto agli altri macrolidi è nettamente maggiore; • alcune ADRs segnalate non sono note. quali edema palpebrale (3), ptosi palpebrale (3), blefarospasmo (1) e midriasi (1), non incluse nei disturbi visivi ma in altre patologie oculari, e non riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP). La maggior parte delle ADRs segnalate si è verificata entro le 24 ore ed è insorta dopo la prima o la seconda dose risolvendosi in maniera completa (tabella II). Solo in 2 casi la risoluzione è stata con postumi. Nella maggior parte dei casi (83%), la somministrazione del farmaco è stata sospesa, nell’8% dei casi il farmaco è stato risomministrato e nel 3% dei casi i sintomi sono ricomparsi. Nel RCP le reazioni oculari descritte riguardano soltanto i disturbi visivi, quali visione offuscata, difficoltà nella messa a fuoco e diplopia. La frequenza d’insorgenza riportata nel RCP è minore dell’1%. Dalle segnalazioni di sospette ADRs da telitromicina emerge: Sulla base di questi dati vale la pena prestare attenzione al rischio di reazioni oculari associate all’uso di telitromicina, soprattutto riguardo alla capacità di guidare veicoli e all’uso di macchinari. Una riduzione del rischio potrebbe anche derivare dal riservare l’uso della telitromicina al trattamento di quelle specifiche condizioni in cui viene isolato uno pneumococco macrolide-resistente o penicillino-resistente. Infatti, la prescrizione non appropriata di telitromicina è legata ad un aumento del rischio di precoce insorgenza del fenomeno della resistenza verso l’intera classe dei ketolidi. Bibliografia Tabella II – Tempo di insorgenza delle ADRs oculari da telitromicina. Tempo di insorgenza N° ADRs (ore) segnalazioni % segnalazioni Entro le 24 ore 50 66,7% Entro le 48 ore 11 14,7% Entro le 72 ore 6 8,0% Oltre le 72 ore 8 10,7% Totale 75 100% a proposito di… 1. Clay KD, Hanson JS, Pope SD, et al. Brief communication: severe hepatotoxicity of telithromycin: three case reports and literature review. Ann Intern Med 2006; 144: 415-20. 2. Lonks JR, Goldmann DA. Telithromycin: a ketolide antibiotic for treatment of respiratory tract infections. Clin Infect Dis 2005 1; 40: 1657-64. 3. Demolis JL, Vacheron F, Cardus S, Funck-Brentano C. Effect of single and repeated oral doses of telithromycin on cardiac QT interval in healthy subjects. Clin Pharmacol Ther 2003; 73: 242-52. 4. Nieman RB, Sharma K, Edelberg H, Caffe SE. Telithromycin and myasthenia gravis. Clin Infect Dis 2003; 37: 1579. Codice comunitario dei medicinali Il 6 luglio 2006 è entrato in vigore il Decreto Legislativo1 di recepimento del codice comunitario dei medicinali. Tale decreto raccoglie in un unico testo disposizioni in materia di autorizzazione all’immissione in commercio, produzione e importazione, etichettatura e fogli illustrativi, classificazione ai fini della fornitura, distribuzione all’ingrosso, pubblicità e farmacovigilanza dei medicinali. 1 D.Lgs. 24 aprile 2006, n. 219, pubblicato sul Supplemento ordinario n. 153/L alla Gazzetta Ufficiale n. 142 del 21 giugno 2006 – Serie generale. R AIFA - Ministero della Salute DEAR DOCTOR LETTER Bif XIII N. 3 111 2006 Si pubblica di seguito una Dear Doctor Letter (DDL) recentemente inviata ai medici per diffondere tempestivamente nuove evidenze sulla sicurezza del medicinale Lamictal®. Le DDL sono concordate con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) che quindi ne condivide i contenuti; con la loro pubblicazione sul Bollettino d’Informazione sui Farmaci si intende sottolinearne l’importanza e facilitarne l’archiviazione. Si ricorda inoltre che per ulteriori informazioni ci si può rivolgere via fax all’Ufficio Farmacovigilanza dell’AIFA, al numero: 06/59784142. Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’AIFA n Importanti informazioni di sicurezza su lamotrigina (Lamictal®) 19 Giugno 2006 Gentile Dottoressa, Egregio Dottore, GlaxoSmithKline (GSK) in accordo con l’AIFA desidera informarLa in merito a nuove importanti informazioni di sicurezza riguardanti lamotrigina (Lamictal®). • Un aumento del rischio di labiopalatoschisi associato all’uso di lamotrigina (Lamictal®) durante il periodo iniziale della gravidanza è stato di recente rilevato in un registro di gravidanza. • Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di lamotrigina (Lamictal®) verrà aggiornato con questa nuova informazione. • Il possibile rischio di labio-palatoschisi deve essere valutato in base alla necessità del trattamento. La brusca interruzione della terapia antiepilettica può portare alla comparsa improvvisa di attacchi convulsivi con gravi conseguenze sia per la madre che per il feto, e deve essere evitata. I dati che emergono dal Registro delle Gravidanze “North American Antiepileptic Drug (NAAED)” suggeriscono un’associazione tra lamotrigina (Lamictal®) ed un aumento del rischio di labio-palato- schisi non-sindromica. In particolare, il Registro delle Gravidanze NAAED ha rilevato una elevata incidenza di casi di palatoschisi isolata, non-sindromica in neonati, esposti in utero a lamotrigina in monoterapia durante il primo trimestre di gravidanza, in confronto alla popolazione di riferimento utilizzata in tale Registro1. Dati pubblicati di recente, tratti dal Registro, riportano tre casi di palatoschisi isolata, non-sindromica e due casi di labioschisi isolata non-sindromica senza palatoschisi su un totale di 564 neonati esposti a lamotrigina in monoterapia nel primo trimestre di gravidanza, da cui risulta una incidenza di 8,9 per 10002. Questo in confronto con un tasso di prevalenza di 0,37 per 1000 osservato nella popolazione generale del Brigham and Women’s Hospital (BWH) Surveillance Program (rischio relativo nei pazienti trattati con lamotrigina rispetto alla popolazione generale del BWH è pari a 24; IC 95% = 10,0-57,4). Come riferimento, l’incidenza complessiva di malformazioni maggiori riportate dal Registro NAAED è stata di 15/564 (2,7%, 27 per 1000) e non differisce da quella riscontrata nella popolazione di riferimento. La prevalenza di labio-palatoschisi osservata nel Registro NAAED è anche più elevata rispetto alla prevalenza naturale di labio-palatoschisi non-sindromica riportata in letteratura, che comprende studi effettuati negli Stati Uniti, Australia, Europa. Sebbene studi dif- R AIFA - Ministero della Salute ferenti abbiano ottenuto risultati diversi a seconda dell’area geografica e delle differenti modalità di valutazione dei casi, il range riportato è 0,50-2,16 per 10003-17. Nonostante tali risultati non siano stati confermati da altri studi, GSK sta valutando con le autorità regolatorie dei vari paesi del mondo questi nuovi dati e altre informazioni rilevanti, inclusi gli esiti di oltre 2000 gravidanze, presenti in altri registri di gravidanza, per meglio comprendere il significato di tali riscontri. GSK, in accordo con l’AIFA, sta provvedendo ad aggiornare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e il foglio illustrativo in modo da tenere in considerazione questi nuovi dati. Al momento, i medici devono avvisare le pazienti di informarli qualora abbiano iniziato una gravidanza o abbiano intenzione di iniziarla in corso di terapia. Il possibile rischio di labio-palatoschisi associato all’uso di lamotrigina (Lamictal®) nel primo periodo di gravidanza deve essere valutato in base alla necessità del trattamento. Va considerato che anche altri farmaci antiepilettici sono stati associati a malformazioni congenite. Riferimenti bibliografici 1. Nelson K, Holmes LB. Active Malformations Surveillance Program at Brigham and Women’s Hospital in Boston. N Engl J Med 1989; 19-23. 2. Holmes LB, Wyszynski, DF, Baldwin EJ, et al. Increased risk for non-syndromic cleft palate among infants exposed to lamotrigine during pre- 112 Bif XIII N. 3 DEAR DOCTOR LETTER 2006 gnancy (abstract). Birth Defects Research Part A: Clinical and Molecular Teratology 2006; 76: 318. 3. Tolarova MM, Cervenka J. Classification and birth prevalence of orofacial clefts. Am J Med Genetics 1998; 75: 126-37. 4. Das S, Runnels R Jr, Smith J, et al. Epidemiology of cleft lip and cleft plalate in Missississippi. South Med J 1995; 88: 437-42. 5. Croen LA, Shaw GM, Wasserman CR, et al. Racial and ethnic variations in the prevalence of orofacial clefts in California, 1983-92. Am J Med Genetics 1998; 79: 42-7. 6. Hashmi SS, Waller DK, Langlois P, et al. Prevalence of non-syndromic oral clefts in Texas: 1995-1999. Am J Med Genetics 2005; 134: 368-72. 7. DeRoo LA, Gaudino JA, Edmonds LD. Orofacial cleft malformations. Associations with maternal and infant characteristics in Washington Box state. Birth Defects Research (A) 2003; 67: 637-42. 8. Menegotto BG, Salzano FM. Epidemiology of oral clefts in a large South American sample. Cleft Palate Craniofac J 1991; 28: 373-77. 9. Vallino-Napoli LD, Riley MM, Halliday J. An epidemiologic study of isolated cleft lip, palate or both in Victoria, Australia from 19832000. Cleft Palate Craniofac J 2004; 41: 185-94. 10. Christensen K. The 20th century Danish facial cleft population – epidemiological and genetic-epidemiological studies. Cleft Palate Craniofac J 1999; 36: 96-104. 11. Bille C, Skytthe A, Vach W, et al. Parent’s age and the risk of oral clefts. Epidemiology 2005; 16: 311-6. 12. Kallen B. Maternal drug use and infant cleft lip/palate with special reference to corticoids. Cleft Palate Craniofac J 2003; 40: 624-8. 13. Becker M, Svensson H, Kallen B. Birth weight, body length, and cranial circumference in newborns with cleft lip or palate. Cleft Palate Craniofac J 1998; 35: 255-61. 14. Robert E, Kallen B, Harris J. The epidemiology of orofacial clefts. 1. Some general epidemiological characteristics. J Craniofacial Genetics Developmental Biology 1996; 16: 234-41. 15. Stoll C, Alembik Y, Dott B, et al. Associated malformations in cases with oral clefts. Cleft Palate Craniofac J 2000; 37: 41-7. 16. Teconi R, Clementi M, Turolla L. Theoretical recurrence risks for cleft lip derived from a population of consecutive newborns. J Med Genetics 1988; 25: 243-6. 17. Harville EW, Wilcox AJ, Lie RT, et al. Cleft lip and palate versus lip only: are they distinct defects? Am J Epidemiol 2005; 162: 448-53. SI RIPORTA DI SEGUITO IL PARAGRAFO RELATIVO AI FARMACI ANTIEPILETTICI TRATTO DA “FARMACI E GRAVIDANZA”* Tra tutti i farmaci oggi in commercio, gli antiepilettici (FAE) sono stati senza dubbio quelli più studiati per valutarne la tossicità embrio-fetale, neonatale e a distanza. Nonostante una serie molto lunga di problemi di studio il quadro appare recentemente più chiaro, almeno per quanto riguarda i FAE classici e di più classico uso, e anche se non in modo conclusivo. Difetti congeniti maggiori I dati forniti dalla recente metanalisi di Gutierrez-Alvarez (2003) forniscono un punto fermo formale sulla dimensione del rischio di difetti congeniti associato a FAE. L’incidenza di difetti congeniti tra i nati di donne con epilessia in trattamento con FAE è intorno al 10%, circa 3 volte superiore a quello osservato in nati da madri senza epilessia e studiati in modo analogo. Questo dato conferma quanto riportato precedentemente in letteratura in numerose revisioni sull’argomento. Il rischio non è omogeneo per tutte le malformazioni, dipende dal tipo di esposizione e naturalmente dal rischio di base. Quindi le malformazioni più comuni tra i nati esposti a FAE rimangono le cardiopatie congenite (1 su 70 invece che 1 su 150) e le schisi orali (labioschisi 1 su 300 invece che 1 su 2000, palatoschisi 1 su 800 invece che 1 su 2500). L’annoso problema del rischio attribuibile proprio ai farmaci o all’epilessia di per sé sembra essere risolto grazie ad un buon numero di studi effettuati su donne con storia di epilessia, ma che non avevano preso farmaci in gravidanza. Queste donne infatti probabilmente non hanno la stessa patologia di base di quelle che hanno avuto bisogno di continuare la terapia. Il rischio associato ai FAE è variabile e dipende dal regime terapeutico, con un rischio più elevato nelle politerapie e quando vengono utilizzati dosaggi elevati. Ciò è stato osservato ripetutamente. L’associazione acido valproico (VPA) + carbamazepina (CBZ) + fenobarbital (PB) presenta un rischio più elevato delle altre. Il rischio associato ai singoli farmaci in monoterapia è abbastanza simile. Esistono tuttavia delle differenze tra i vari farmaci: – VPA presenta un rischio più elevato per spina bifida (1-2%) ma anche per ipospadia, difetto preassiale degli arti (raro, ma specifico) ed altri difetti, ed è dose dipendente. – CBZ presenta un rischio più elevato di spina bifida (0,5%). – PHT (fenitoina) è più spesso associata a ipolasia delle unghie e falangi terminali delle dita e a ipertelorismo. – PB e PHT presentano un rischio più elevato per schisi orali e cardiopatie. Raccomandazioni per la prevenzione dei difetti congeniti associati a FAE 1. Consulenza preconcezionale ripetuta più volte per stabilire la possibile sospensione di FAE o identificare il migliore regime terapeutico per iniziare la gravidanza. 2. Preferire quando possibile le monoterapie. 3. Utilizzare i dosaggi minimi efficaci, controllando livelli ematici. 4. Evitare picchi durante la giornata, utilizzando dosi frazionate (soprattutto per VPA). 5. Assunzione di dosi aggiuntive di acido folico (nonostante l’efficacia sia per ora solo teorica). 6. Diagnosi prenatale in centri di terzo livello. Per ulteriori informazioni e approfondimenti si rimanda al volume “Farmaci e Gravidanza”, consultabile anche all’indirizzo: www.farmaciegravidanza.org *AAVV. N03 - Antiepilettici in: Farmaci e Gravidanza, AIFA – Ministero della Salute. Roma: IPZS, 2005: 542-5. R AIFA - Ministero della Salute roastbif Bif XIII N. 3 113 2006 La spremuta di pompelmo. Rinfrescante o intossicante? tibatterici, antidepressivi, antifungini, antivirali, immunosoppressivi) è una nota causa di interazioni tra farmaci. Che anche il succo di pompelmo provochi tale inibizione è un dato imOltre a queste qualità, la cultura popolare attriportante ed è ritenuto un meccanismo di intebuisce al pompelmo proprietà digestive e ritiene razione tra farmaci e cibo. che il ‘prodigioso’ frutto aiuti anche le funzioni Di notevole importanza pratica è il fatto che del fegato e della cistifellea. tale interazione si verifica anche con un singolo In farmacologia il pompelmo non è certo cobicchiere di succo di pompelmo o con un frutto nosciuto per le sue proprietà terapeutiche, è noto fresco. L’inibizione intestinale del CYP3A4 dura piuttosto per le interazioni farmacologiche con fino a 24 ore dopo l’assunzione del succo3. Così farmaci assunti contemporaneamente. Questa insolita scoperta è stata fatta nel 1989 anche se si ritarda di diverse ore la sommininel corso di una sperimentazione disegnata per strazione del farmaco l’interazione viene ritenuta verificare gli effetti dell’etanolo su un bloccante ugualmente significativa. del canale del calcio. La risposta osservata è stata La rilevanza clinica dell’interazione è estremasuccessivamente attribuita al succo di pompelmo mente variabile, può dipendere dal tipo di fare non all’alcol1. maco e di somministrazione. I medicinali con una bassa biodisponibilità orale da metaLa possibilità che 250 ml di succo bolismo di primo passaggio possono di pompelmo possano interferire avere i maggiori aumenti nei livelli con il metabolismo di molti farmaci ematici. La variabilità del fenomeno è quindi una recente scoperta, poco Il pompelmo è dipende anche dal paziente interesconosciuta dai pazienti e spesso sotin grado di sato, in particolare, dal contenuto intostimata dai professionisti sanitari. aumentare in testinale di CYP3A4: gli individui con Negli ultimi dieci anni, la lista di i livelli più elevati sono quelli con i interazioni tra farmaci e pompelmo maniera maggiori incrementi nelle concentrasi è estesa fino ad includere nusignificativa la zioni plasmatiche di felodipina. La merose classi terapeutiche2. somministrazione ripetuta di succo Il pompelmo è in grado di aumenbiodisponibilità di pompelmo provoca il mantenitare in maniera significativa la biodidi diversi mento dell’interazione e le concensponibilità di diversi medicinali, atmedicinali, trazioni plasmatiche di felodipina traverso un meccanismo di inibipossono aumentare ulteriormente. zione dell’attività di alcuni enzimi attraverso un Finora sono stati individuati circa che a livello epatico sono responsameccanismo di 30 farmaci, appartenenti a diverse cabili della trasformazione dei farmaci. tegorie terapeutiche, che interagiIl risultato è nella maggior parte dei inibizione scono con il succo di pompelmo (tacasi un aumento della concentradell’attività di bella). In generale si tratta di medicizione di farmaco libero che può alcuni enzimi che nali con biodisponibilità orale da inquindi comportare un aumento termedia a molto bassa, legata al medella tossicità del farmaco con consea livello epatico tabolismo di primo passaggio meguenti effetti collaterali anche gravi. sono responsabili diato dal CYP3A4. Il succo di pompelmo agisce atdella Importanti reazioni avverse che traverso l’inibizione selettiva, nel possono essere provocate dall’interatratto gastrointestinale, del citrasformazione zione tra farmaci e succo di pomtocromo CYP3A4. L’inibizione del dei farmaci pelmo sono: CYP3A4 da parte di certi farmaci (an- l succo di pompelmo è particolarmente utilizzato durante la stagione estiva come bevanda Irinfrescante, ricca di vitamine e oligoelementi. “ ” R AIFA - Ministero della Salute 114 Bif XIII N. 3 roastbif 2006 Tabella – Potenziali interazioni tra succo di pompelmo e farmaci metabolizzati dal CYP3A41. Classe Farmaco Possibili effetti avversi Antiaritmici Amiodarone Propafenone Chinidina, Carvediolo, Aritmia Antibiotici Claritromicina Aumento della tossicità Terfenadina Aritmia, prolungamento del tratto QT Buspirone Diazepam, Midazolam, Triazolam Diminuzione della performance psicomotoria aumento della sedazione Amlodipina, Felodipina, Nifedipina, Nimodipina Diltiazem, Verapamil Tachicardia, ipotensione Etinilestradiolo, Progesterone Prednisone Aumento della biodisponibilità del farmaco Lovastatina, Atorvastatina, Simvastatina Miopatia, cefalea, rabdomiolisi Saquinavir Aumento della tossicità Ciclosporina, Tacrolimus Insufficienza epatica/renale, aumento immunosoppressione Carbamazepina Fenitoina Clomipramina Sonnolenza, atassia, nausea, depressione respiratoria Chemioterapici Vinblastina Aumento della tossicità Anoressizzanti Sibutramina Aumento della tossicità Metadone Sildenafil, Tadalafil, Vardenafil Teofillina, Warfarina Ipotensione, depressione respiratoria, cefalea, vampate di colore, dispepsia Antistaminici Ansiolitici Calcioantagonisti Corticosteroidi Statine Inibitori della proteasi HIV Immunosopressori Neurologici Altri tabolizzato, almeno in parte, dal CYP3A4 è prevedibile che la lista dei farmaci che interagiscono con il pompelmo potrà col tempo allungarsi4. a. l’aritmia ventricolare potenzialmente fatale da terfenadina, astemizolo e cisapride; b. la rabdomiolisi da statine; c. il danno renale da ciclosporina e tacrolimus; d. l’ipotensione sintomatica e le complicazioni ischemiche da calcio-antagonisti diidropiridinici; e. l’eccessiva sedazione da benzodiazepine e da buspirone; f. l’atassia da carbamazepina. Poiché è stato stimato che circa il 60% dei farmaci soggetti a processi di ossidazione è me- Bibliografia 1. Maskalyk J. Grapefruit juice: potential drug interactions. CMAJ 2002; 167: 279-80. 2. Drug interactions with grapefruit juice. WHO Drug Information 1997; 11: 70-1. 3. McNeece J. Grapefruit juice interactions. Aust Prescr 2002; 25: 37. 4. Bailey DG. Farmaci e cibo. Focus 2001; 26. R AIFA - Ministero della Salute DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA Bif XIII N. 3 115 2006 Corticosteroidi per via inalatoria: nessun aiuto nel prevenire l’asma nei bambini asma dei bambini è particolarmente complicata da stuL’ diare poiché può manifestarsi in modi diversi, a seconda dell’età del paziente. Una terapia a base di corticosteroidi, ad esempio, può essere utile in certi casi e da sconsigliare in altri. Uno studio recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine, lo studio PEAK (Prevention of Early Asthma in Kids), dimostra che i corticosteroidi inalatori sono efficaci nel trattamento dell’asma NEJM TITOLO Corticosteroidi per via inalatoria nei bambini in età prescolare ad alto rischio di asma (Titolo originali: Long-Term Inhaled Corticosteroids in Preschool Children at High Risk for Asthma). AUTORI Guilbert TW, Morgan WJ, Zeiger RS, Mauger DT, Boehmer SJ, Szefler SJ, Bacharier LB, Lemanske RF, Strunk RC, Allen DB, Bloomberg GR, Heldt G, Krawiec M, Larsen G, Liu AH, Chinchilli VM, Sorkness CA, Taussig LM, Martinez FD. RIVISTA N Engl J Med 2006; 354: 1985-97 Contesto e motivazione della ricerca Gli studi sull’asma rivelano che i sintomi iniziali della patologia compaiono normalmente durante i primi anni di vita del bambino. Si pensa che siano ad alto rischio i bambini che pre- infantile, ma non aiutano a prevenire la malattia. Lo studio PEAK è stato condotto su 285 bambini ad alto rischio di asma. I ricercatori hanno indagato gli effetti della somministrazione precoce dei corticosteroidi inalatori nei bambini a rischio di asma, perché convinti che la mancata risoluzione della malattia fosse da attribuire non alla terapia, ma a un ritardo nell’inizio del trattamento, che avviene di solito verso i 5-6 anni, quando la ma- lattia è già giunta a uno stadio relativamente avanzato. Obiettivo dello studio, dunque, è stato quello di dimostrare se la somministrazione di steroidi in bambini affetti da manifestazioni pre-asmatiche potesse evitare o meno lo sviluppo dell’asma conclamata. I risultati sono stati chiari: il trattamento annulla o riduce i problemi respiratori finché è in corso, ma appena lo si sospende i bambini si comportano come se non fossero mai stati curati. sentano frequenti episodi di dispnea (almeno quattro episodi durante il primo anno di vita) e un altro maggiore fattore di rischio (storia familiare di asma o storia personale di dermatite atopica), o due/tre fattori di rischio minori (rinite allergica, esinofilia, dispnea senza raffreddore). Sebbene la terapia giornaliera con corticosteroidi per via inalatoria appaia efficace nel ridurre i sintomi nei bambini di età prescolare con dispnea frequente, non è stato ancora studiato l’effetto preventivo a lungo termine dei corticosteroidi per via inalatoria sull’asma dopo sospensione del trattamento. Nei bambini in età scolare, il trattamento con corticosteroidi per via inalatoria è associato ad un significativo miglioramento nel controllo dell’asma; questo miglioramento scompare nell’arco di mesi dopo la sospensione del trattamento con corticosteroidi. Si ipotizza che il fallimento di un effetto sostenuto sull’asma a seguito di sospensione dei corticosteroidi per via inalatoria sia attribuibile al fatto che il trattamento è stato iniziato troppo tardi nella vita del bambino. È stato a questo proposito disegnato il trial clinico PEAK (Prevention of Early Asthma in Kids) per determinare se lo svilupparsi della malattia nei bambini ad alto rischio con dispnea frequente possa essere prevenuto iniziando la terapia con corticosteroidi per via inalatoria in età prescolare, prima cioè che si sviluppi malattia persistente e perdita cronica della funzione polmonare. R AIFA - Ministero della Salute Metodi dello studio Lo studio ha arruolato 285 bambini di 2-3 anni di età con indice predittivo di asma positivo, che sono stati assegnati random a trattamento con fluticasone propionato (alla dose di 88 mg due volte al giorno) o placebo in cieco per due anni, seguiti da un periodo di un anno senza somministrazione del farmaco in studio. L’outcome primario è stata la proporzione di giorni privi del manifestarsi di episodi di dispnea durante l’anno di osservazione dopo la sospensione della terapia. 116 Bif XIII N. 3 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 2006 Risultati Durante il periodo osservazionale non è stata rilevata alcuna differenza tra i due gruppi relativamente a giorni privi di episodi di dispnea, numero di esacerbazioni e funzione polmonare. Durante il periodo in trattamento, rispetto all’uso del placebo, l’impiego dei corticosteroidi per via inalatoria è stato associato ad una proporzione maggiore di giorni privi di episodi di dispnea (P = 0,006), a un’incidenza minore di esacerbazioni (P < 0,001) e di uso supplementare del farmaco di controllo (P < 0,001) (tabella). Ri- spetto al gruppo placebo, nel gruppo in terapia con fluticasone la crescita media in altezza è stata inferiore di 1,1 cm alla fine dei due anni di trattamento (P < 0,001). Tuttavia, alla fine della sperimentazione, dopo un anno dalla sospensione del fluticasone, si è assistito ad un recupero, almeno parziale, di questo difetto di crescita, che è risultata 0,7 cm inferiore (P = 0,008). Nel corso del trattamento, pertanto, i corticosteroidi per via inalatoria hanno ridotto i sintomi e le esacerbazioni, ma hanno anche temporaneamente rallentato la crescita del paziente. Conclusioni Nei bambini in età prescolare ad alto rischio di asma, due anni di terapia continuativa con corticosteroidi per via inalatoria non hanno modificato, nel corso del terzo anno senza trattamento, l’andamento della malattia né la funzione polmonare. Queste evidenze non forniscono alcun sostegno all’ipotesi di poter modificare la storia naturale dell’asma con i corticosteroidi inalatori anche quando questi siano iniziati nei primi anni di vita del bambino, all’esordio della malattia. Tabella – Controllo dei sintomi ed esiti durante i periodi di trattamento e di osservazione*. Variabile Termine del periodo di trattamento di 2 anni Fluticasone Termine del periodo osservazionale di 1 anno Placebo Valore P Fluticasone Placebo Valore P Esacerbazioni che hanno richiesto un ciclo di corticosteroidi per uso sistemico – no./100 bambini per anno (IC 95%) 57,4 (49,0-67,3) 89,4 (78,3-102,2) < 0,001 85,5 (70,9-103,2) 82,5 (68,0-100,1) 0,78 Visite mediche straordinarie – no./100 bambini per anno (IC 95%) 79,0 (68,7-90,7) 83,9 (73,3-96,1) 0,51 108,1 (90,6-129) 88,0 (72,2-107,1) 0,11 Ospedalizzazioni – no./100 bambini per anno (IC 95%) 1,05 (0,34-3,25) 1,76 (0,73-4,23) 0,47 0,76 (0,11-5,38) 1,54 (0,39-6,15) 0,55 Impiego di broncodilatatori – media di no. giorni/100 bambini per anno (IC 95%)° 14,4 (10,8-18,0) 18,0 (14,4-21,6) 0,07 18,0 (14,4-21,6) 18,0 (14,4-21,6) 0,73 Impiego di montelukast – media di no. giorni/100 bambini per anno (IC 95%)° 11,4 (9,3-13,7) 24,2 (20,5-27,9) <0,001 22,2 (18,3-27,3) 25,8 (21,3-31,2) 0,22 14/143 (9,8) 30/142 (21,1) 0,008 21/132 (15,9) 24/130 (18,5) 0,61 17,6 (14,9-20,9) <0,001 20,1 (16,5-24,6) 27,0 (22,5-32,7) 0,007 Impiego di montelukast ≥ 2 mesi – no./totale no. (%) Impiego supplementare di fluticasone – media di no. giorni/100 bambini per anno (IC 95%)° 8,3 (6,8-10,4) Almeno 2 mesi di corticosteroidi per via inalatoria no./totale no. (%) 10/143 (7,0) 19/142 (13,4) 0,08 24/132 (18,2) 25/130 (19,2) 0,86 Reazione a 5 Hz a fine periodo – kPa/liter/sec -0,39±0,12 -0,44±0,14 0,008 -0,38±0,12 -0,38±0,12 0,83 Resistenza a 5 Hz a fine periodo – kPa/liter/sec 1,01±0,20 1,05±0,20 0,09 0,95±0,19 0,94±0,19 0,61 *I valori sono medie ± Deviazioni Standard (SD) stimate secondo il modello di regressione. Le medie sono state aggiustate per età alla randomizzazione, sesso, razza o gruppo etnico (bianchi non ispanici vs tutti gli altri), centro, reattività al test cutaneo per gli aeroallergeni (sì vs no), durata dei sintomi alla linea base, gravità dei sintomi alla linea base, percentuale esinofili alla linea base, e eczema alla linea base (sì vs no). IC = intervallo di confidenza. °I valori si basano sui dati annualizzati delle segnalazioni fornite ogni due settimane dai genitori. I valori riportati per il periodo di 2 anni di trattamento sono stati annualizzati per confronto con quelli riportati per il periodo di osservazione di un anno. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 Cosa insegnano gli studi sull’impiego degli steroidi inalatori nei bambini PEAK e PAC potrebbero essere i nomi di due allegri personaggi dei fumetti di Walt Disney, mentre sono l’acronimo di due importantissimi studi clinici, destinati a condizionare fortemente (per sempre?) l’approccio terapeutico dell’asma bronchiale e, in particolare, dell’asma bronchiale nel bambino. PEAK è l’acronimo dello studio di Guilbert TW et al. sopra presentato e PAC (Prevention of Asthma in Childhood) quello di un secondo lavoro, sempre condotto su bambini nei primi tre anni di vita e pubblicato sullo stesso numero dell’11 maggio 2006 del N Engl J Med1, che porta alle stesse conclusioni: gli steroidi inalatori non sono in grado di modificare la storia naturale dell’asma. Ma facciamo un passo indietro. In questi ultimi dieci anni sono stati compiuti importanti studi epidemiologici che, seguendo intere popolazioni di bambini con respiro sibilante, hanno potuto disegnare in modo chiaro la storia naturale dell’asma dalla nascita all’età adulta2-6. Si è potuto così comprendere che nell’età prescolare non tutto quello che fischia è asma e che quasi la metà dei bambini che hanno sofferto di episodi di “viral wheezing” (bronchiti asmatiformi, nella terminologia nostrana) smetterà di “fischiare” già all’età di sei anni, mentre soltanto pochi, essenzialmente gli atopici con sensibilità ad allergeni perenni (perlopiù acari), sviluppano una persistente infiammazione bronchiale (ad eosinofili) che può mantenere l’asma fino all’età adulta6-8. L’infiammazione “allergica” rappresenta l’alterazione fondamentale della malattia asmatica ed è rilevabile anche nelle forme più lievi o iniziali 9 e ne condiziona la prognosi e le alterazioni strutturali progressive e irreversibili (il “remodelling”)10. Gli steroidi inalatori (SI) sono i farmaci antinfiammatori più ef- ficaci oggi disponibili11,12. Da ciò ne deriva che le raccomandazioni di utilizzare gli SI per il trattamento di base dell’asma persistente sono uniformemente condivise da tutte le linee-guida internazionali13-17. Ma mentre l’effetto degli SI sul controllo dell’accessualità asmatica è indiscutibilmente dimostrato18,19, non può dirsi così per l’effetto di questi farmaci sulla progressione del remodelling (della riduzione della funzionalità respiratoria)20. Nel “Childhood “ Gli steroidi inalatori non sono in grado di modificare la storia naturale dell’asma nei bambini ” Asthma Management Program study” (CAMP) condotto su bambini in età scolare con asma persistente lieve o moderata, l’inalazione continuativa di budesonide due volte al giorno per 4-6 anni non ha portato ad alcun vantaggio sulla funzionalità respiratoria, né ha modificato la storia naturale della malattia: tutti i vantaggi clinici, che ovviamente ci sono stati, sono regrediti in breve dopo la sospensione, e la stessa reattività bronchiale aspecifica, che si era fortemente abbassata sotto l’effetto del trattamento steroideo, è ritornata ai valori basali dopo appena 4 mesi dalla fine del trattamento21. Questi risultati così deludenti hanno confermato quanto già evidenziato da precedenti lavori della letteratura22-25, ma l’averlo dimostrato su una vasta casistica e con un tempo così lungo di trattamento ha messo definitivamente fine alle illusioni, o alle speranze, di poter ottenere con gli SI un effetto “curativo”, pre- R AIFA - Ministero della Salute 117 2006 ventivo, o perlomeno persistente, tale da modificare sensibilmente la storia naturale dell’asma. Si è detto allora che nello studio CAMP la gran parte dei bambini arruolati era in età scolare, con sintomi asmatici presenti da più anni (5 mediamente), e che l’esito del trattamento steroideo avrebbe potuto essere diverso se iniziato precocemente, all’esordio della malattia. Questa ipotesi era oggettivamente plausibile perché proprio dagli studi di follow-up a lungo termine sulla storia naturale dell’asma si è potuto comprendere come le alterazioni strutturali irreversibili delle vie aeree (il remodelling), che caratterizzano la gravità e la prognosi a lungo termine dell’asma, sono acquisite entro i primi sei anni di vita7,26 e poi non si modificano più, né in senso migliorativo, né peggiorativo, indipendentemente dai trattamenti eseguiti per tutto il resto della vita2,3, per quello che è stato definito “traking phenomenon” (effetto traccia)3. A questo punto nasceva ovvia l’ipotesi di studiare l’effetto di un trattamento a lungo termine con SI nel bambino dei primi anni di vita, all’esordio delle prime accessualità asmatiche (delle prime “bronchiti asmatiformi”), ancora prima che la diagnosi di asma fosse formalizzata, ma con anamnesi positiva per criteri di rischio asmatico8 (studio PEAK). Durante i due anni di trattamento, i bambini che inalavano il fluticasone hanno avuto meno episodi di asma e un maggior numero di giorni liberi da sintomi, ma nell’anno successivo alla sospensione del trattamento non era più misurabile alcuna differenza tra i due gruppi nei parametri considerati e, quello che più conta, nessuna differenza nella funzionalità polmonare. Come detto in precedenza, nello stesso numero del N Engl J Med (11 maggio 2006) è stato pubblicato un altro studio controllato e randomizzato con disegno molto diverso, ma con lo stesso obiettivo, quello di 118 Bif XIII N. 3 DALLA RICERCA ALLA PRATICA CLINICA 2006 misurare l’effetto del trattamento steroideo inalatorio molto precoce (entro il 1° anno di vita) nella prevenzione dell’asma persistente1. In questo caso l’alto rischio asmatico per i bambini selezionati (411 da un’intera coorte di neonati), era dato dall’avere la mamma affetta da asma bronchiale. Il trattamento con lo SI (budesonide) non è stato fatto in modo continuativo come nello studio PEAK, bensì per due settimane a partire dal terzo giorno di broncospasmo in corso di “viral wheezing”. L’originalità e la forza dello studio sta nell’aver avviato questo trattamento già dal primo episodio di broncospasmo, nei primissimi mesi di vita (età media del primo episodio: 10 mesi). L’obiettivo, l’outcome primario, era quello di valutare, entro i tre anni, l’effetto del trattamento sul numero di giornate libere da sintomi asmatici, ma anche il numero di bambini che uscivano dal trial per l’emergenza di un’asma persistente. All’età di tre anni non è stata rilevata alcuna differenza nella durata dei singoli episodi acuti (10 gg indipendentemente dalla terapia), nella percentuale di giorni liberi da asma (83% nei trattati vs 82% nel gruppo placebo), così come nel numero di bambini che sono passati da un asma episodico a uno “ …Although inhaled corticosteroids may control persistent or severe wheezing, such drugs should not be used in the hope of altering the course of asthma in childhood ” persistente: 24% nel gruppo in terapia steroidea contro 21% nel gruppo placebo. Questa inefficacia del trattamento attivo non è cambiata anche quando gli outcome sono stati valutati nel sottogruppo di bambini con dermatite atopica (in altre parole nei bambini con maggiore predisposizione allergica). PEAK e PAC: due studi su larghissima casistica, ai limiti dell’etica o quantomeno audaci, come si può ben capire, difficilmente ripetibili se non altro per l’età dei bambini arruolati e la durata del trattamento, ma, anche per questo, pietre miliari che mettono definitivamente fine alle speranze di poter modificare con il trattamento steroideo inalatorio la storia naturale dell’asma, anche quando iniziato precocemente, già nel primo anno di vita, e mantenuto continuativamente per tempi lunghi (due anni) nei soggetti ad alto rischio asmatico. E non vanno al contempo trascurati gli effetti collaterali negativi che un trattamento protratto con SI potrebbe comportare nei bambini più piccoli. Nello studio PEAK, a fronte del marginale ed effimero vantaggio clinico, i bambini trattati con fluticasone hanno lamentato una ridotta velocità di crescita solo parzialmente recuperata dopo un anno dalla sospensione del fluticasone. Ma al di là del significato oggettivamente modesto di queste misure (e probabilmente destinato a cancellarsi nel tempo), questi dati dimostrano in modo inequivocabile che gli SI producono misurabili effetti sistemici. Questi, oltre tutto, non sono mai stati studiati specificamente in pazienti nei primi anni di vita che potrebbero risultare i più vulnerabili, basti pensare che la crescita della massa alveolare avviene negli ultimi mesi di gravidanza e nei primi anni di vita e su questa il cortisone può avere un effetto inibente27. Gli editorialisti del N Engl J Med concludono il loro commento su questi due lavori scrivendo: R AIFA - Ministero della Salute “…although inhaled corticosteroids may control persistent or severe wheezing, such drugs should not be used in the hope of altering the course of asthma in childhood. Given the potential risks of therapy in early life, prolonged treatment for toddlers under the age of two years should be highly selective”28. Poco o nulla da aggiungere, quindi, ma anche nulla che debba sorprenderci. Accanto a questi importanti studi clinici, infatti, abbiamo oggi acquisito molte altre conoscenze sui meccanismi patogenetici, ma anche e soprattutto sulla genetica dell’asma bronchiale29; malattia che sempre di più appare come un continente. L’asma, nelle sue diversificazioni individuali, nei suoi diversi fenotipi, è infatti il frutto di molteplici e variabili genotipi 30 . Tra questi quello che meglio di tutti fa capire l’inadeguatezza dei corticosteroidi nel modificare la storia naturale dell’asma è il deficit nell’espressione di un fattore di trascrizione, il C/EBPalfa31. Questa “enhancer binding protein alfa” permette agli steroidi, sia endogeni che esogeni, di produrre l’effetto antiproliferativo sulle cellule della muscolatura liscia bronchiale. Gli asmatici che ne sono carenti vanno pertanto inevitabilmente incontro a quella ipertrofia e iperplasia della fascia muscolare che è l’elemento istopatolgico fondamentale del “remodelling” e il momento patogenetico base dell’ipereattività bronchiale10. Le ricadute pratiche di queste nuove conoscenze non sono certo trascurabili e impongono di rivedere profondamente gli schemi terapeutici più aggressivi, quelli troppo prolungati, fatti con intenti preventivi come nell’asma all’esordio, nell’asma lieve persistente e, in particolare, nei primi anni di vita. Una riflessione che dovrebbe coinvolgere anche le più note e diffuse linee-guida internazionali. A questo proposito bisognerebbe augurarsi che, dopo le evidenze degli studi bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 PAC e specialmente PEAK, verrà ritrattata la raccomandazione introdotta nell’ultima versione delle linee-guida nord americane del “National Asthma Education and Prevention Program” 14 che, seguendo l’ipotesi preventiva, in- Bibliografia 1. Bisgaard H, Hermansen MN, Loland L, Halkjaer LB, Buchvald F. Intermittent inhaled corticosteroids in infants with episodic wheezing. N Engl J Med 2006; 354: 19982005. 2. Oswald H, Phelan PD, Lanigan A, et al. Childhood asthma and lung function in mid-adult life. Pediatr Pulmonol 1997; 23: 14-20. 3. Sears MR, Greene JM, Willan AR, et al. A longitudinal, population-based, cohort study of childhood asthma followed to adulthood. N Engl J Med 2003; 349: 1414-22. 4. Strachan DP, Butland BK, Anderson HR. Incidence and prognosis of asthma and wheezing illness from early childhood to age 33 in a national British cohort. BMJ 1996; 321: 1195-9. 5. Horak E. Longitudinal study of childhood wheezy bronchitis and asthma: outcome at age 42. BMJ 2003; 326: 422-3. 6. Morgan WJ, Stern DA, Sherrill DL, et al. Outcome of asthma and wheezing in the first 6 years of life: follow-up through adolescence. Am J Respir Crit Care Med 2005; 172: 1253-8. 7. Martinez FD, Wright AL, Taussig LM, Holberg CJ, Halonen M, Morgan WJ. Asthma and wheezing in the first six years of life. N Engl J Med 1995; 332: 133-8. 8. Castro-Rodriguez J, Holberg C, Wright AL, Martinez F. A clinical index to define risk of asthma in young children with recurrent wheezing. Am J Respir Crit Care Med 2000; 162: 1403-6. 9. Laitinen LA, Laitinen A, Haahtela T. Airway mucosal inflammation even in patients with newly diagnosed asthma. Am Rev Respir Dis 1993; 147: 697-704. 10. Redington AE, Howarth PH. Airway wall remodelling in asthma. Thorax 1997; 52: 310-2. 11. Pedersen S, O’Byrne P. A comparison of the efficacy and safety of inhaled corticosteroids in asthma. Allergy 1997; 52: 1-34. 119 2006 vitava a considerare fortemente un trattamento di fondo con SI nei bambini in età prescolare con bronchiti asmatiformi e fattori di rischio asmatico. Ma anche le lineeguida GINA13 dovrebbero rivedere gli schemi terapeutici raccomandati che, se seguiti alla lettera, portano a mantenere gli SI sempre per tempi lunghi o lunghissimi (anni) e non coerenti con quelli abitualmente adottati e dimostratisi sufficienti32 nella pratica pediatrica corrente . 12. Boushey HA. Effects of inhaled corticosteroids on the consequences of asthma. J Allergy Clin Immunol 1998; 102 (4 Pt 2): S5-16. 13. Global Iniziative for asthma (GINA). Global strategy for asthma management and prevention. National Heart, Lung and Blood Institute/WHO Workshop Report 2002. 14. National Asthma Education and Prevention Program. Expert Panel Report: Guidelines for the Diagnosis and Management of Asthma Update on Selected Topics 2002. J Allergy Clin Immunol 2002; 110 (Suppl 5): S141-219. 15. Boulet LP, Bai TR, Becker A, et al. What is new since the last (1999) Canadian Asthma Consensus Guidelines. Can Respir J 2001; Suppl A: 5A-27A. 16. Warner JO, Naspitz CK. Third International Paediatric Consensus statement on the management of childhood asthma. International Paediatric Asthma Consensus Group. Paediatr Pulmonol 1998; 25: 1-17. 17. British Guidelines on Management of Asthma. Thorax 2003; 58 (Suppl 1): S1-96. 18. Suissa S, Ernst P. Inhaled corticosteroids: impact on asthma morbidity and mortality. J Allergy Clin Immunol 2001; 107: 937-44. 19. Guevara JP, Ducharme FM, Keren R, Nihtianova S, Zorc J. Inhaled corticosteroids versus sodium cromoglycate in children and adults with asthma. Cochrane Database Syst Rev 2006; 2: CD003558. 20. Holgate ST. What does inflammation and airway remodelling mean? Clin Exp Allergy Reviews 2001; 1: 59-61. 21. Long-term effects of budesonide or nedocromil in children with asthma. The Childhood Asthma Management Program Research Group. N Engl J Med 2000; 343: 1054-63. 22. Waalkens HJ, Van Essen-Zandvliet EE, Hughes MD, et al. Cessation of longterm treatment with inhaled corticosteroid (budesonide) in children with asthma results in deterioration. The Dutch CNSLD Study Group. Am Rev Respir Dis 1993; 148: 1252-7. 23. Haahtela T, Jarvinen M, Kava T, et al. Effects of reducing or discontinuing inhaled budesonide in patients with mild asthma. N Engl J Med 1994; 331: 700-5. 24. Juniper EF, Kline PA, Vanzieleghem MA, Hargreave FE. Reduction of budesonide after a year of increased use: a randomized controlled trial to evaluate whether improvements in airway responsiveness and clinical asthma are maintained. J Allergy Clin Immunol 1991; 87: 483-9. 25. Van Essen-Zandvliet EE, Hughes MD, Waalkens HJ, Duiverman EJ, Kerrebijn KF. Remission of childhood asthma after long-term treatment with an inhaled corticosteroid (budesonide): can it be achieved? Dutch CNSLD Study Group. Eur Respir J 1994; 7: 63-8. 26. Lowe L, Murray CS, Custovic A, Simpson BM, Kissen PM, Woodcock A; NAC Manchester Asthma and Allergy Study Group. Specific airway resistance in 3-year-old children: a prospective cohort study. Lancet 2002; 359: 1904-8. 27. Wohl ME, Majzoub JA. Asthma, steroids, and growth. New Engl J Med 2000; 343: 1113-4. 28. Gold DR, Fuhlbrigge AL. Inhaled corticosteroids for young children with wheezing. N Engl J Med 2006; 354: 2058-60. 29. Cookson W, Moffatt M. Making sense of asthma genes. N Engl J Med 2004;351: 1794-6. 30. Heaton T, Rowe J, Turner S, et al. An immunoepidemiological approach to asthma: identification of invitro T-cell response patterns associated with different wheezing phenotypes in children. Lancet 2005; 365: 142-9. 31. Roth M, Johnson PR, Borger P, et al. Dysfunctional interaction of C/EBPalpha and the glucocorticoid receptor in asthmatic bronchial smooth-muscle cells. N Engl J Med 2004; 351: 560-74. 32. Berti I, Longo G, Visintin S. Treatment of mild asthma. N Engl J Med 2005; 353: 424-7. R AIFA - Ministero della Salute 120 Bif XIII N. 3 FARMACOUTILIZZAZIONE 2006 L’uso dei farmaci in Italia nel 2005. Il sesto Rapporto Nazionale dell’OsMed I contenuti e le novità del Rapporto 2005 Secondo uno standard di analisi ormai consolidato, il Rapporto fotografa la situazione a livello nazionale e regionale, consentendo confronti e valutazioni non solo in termini di spesa ma anche di intensità d’uso dei gruppi terapeutici e delle singole sostanze. In questa sesta edizione, gli approfondimenti relativi ai consumi per classe terapeutica offrono spunti di riflessione importanti, avendo sviluppato ulteriormente il confronto con le evidenze scientifiche disponibili. Inoltre, l’ampliamento della parte relativa all’analisi dei profili di trattamento di alcune patologie rilevanti per la medicina generale offre la possibilità di affrontare più da vicino il tema dell’appropriatezza clinica. Rispetto all’edizione precedente, è stata potenziata l’integrazione dei flussi informativi OsMed con quelli provenienti dai sistemi di monitoraggio delle prescrizioni farmaceutiche, alcuni attivati in ambito regionale, altri a livello delle singole ASL. Ciò ha permesso di ricavare informazioni relative alla popolazione assistita e di stimare per il 2005 la prevalenza d’uso dei farmaci in una popolazione molto più vasta di quella analizzata nel rapporto precedente, passando da un “campione” di 7 milioni di assistiti prevalentemente dell’area centro-nord del paese, a oltre 26 milioni di cittadini, distribuiti sull’intero territorio nazionale. Inoltre, nel Rapporto 2005, vengono riportati per la prima volta alcuni dati relativi ai consumi farmaceutici ospedalieri. Si tratta di una prima analisi di carattere qualitativo dei consumi, resa possibile grazie all’istituzione, presso l’AIFA, di una banca dati centrale finalizzata al monitoraggio delle confezioni di prodotti medicinali immessi in commercio in Italia (cd “targatura”). Tale banca dati viene alimentata giornalmente, a partire da gennaio 2005, attraverso un flusso costituito dagli acquisti di tutte le specialità medicinali, di ogni classe di rimborsabilità e distribuzione (classe A, H, C, SOP e OTC), effettuati da farmacie, strutture ospedaliere pubbliche e ASL. el mese di giugno 2006 è stato pubblicato il sesto Rapporto Nazionale dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed), che si conferma ancora una volta come strumento essenziale per l’analisi dei molteplici elementi che influenzano l’area farmaceutica. L’ultima edizione contiene importanti elementi di novità: è stata stimata la prevalenza d’uso dei farmaci in una popolazione molto più vasta che nella scorsa edizione (26 milioni di cittadini); sono state introdotte per la prima volta delle analisi sui consumi dei farmaci ospedalieri; è stata approfondita l’analisi delle prescrizioni nella medicina generale. Sul fronte della spesa farmaceutica, la territoriale totale, pubblica e privata, ha raggiunto nel 2005 i 19.459 milioni di euro con un aumento dell’1,4% rispetto al 2004. Il principale determinante della crescita della spesa farmaceutica risultano essere le quantità prescritte. Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) copre circa il 70% della spesa complessiva per i medicinali. Altri dati vengono di seguito illustrati in sintesi, mentre il testo completo del rapporto è disponibile in formato elettronico sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco – AIFA (www.agenzia farmaco.it). N R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 121 2006 (+39% dal 2000), con una ampia variabilità tra le regioni. Il SSN copre circa il 70% della spesa complessiva per i farmaci. • Le dosi di farmaco prescritte a carico del SSN sono state 807 ogni mille abitanti con un aumento del 39% rispetto al 2000. Nel complesso, ogni abitante ha ricevuto in media 28 confezioni di farmaci di cui 15 a carico del SSN e 13 acquistate privatamente. • Dall’approfondimento della prescrizione nella popolazione, effettuato sulla base dei dati provenienti da sistemi di monitoraggio relativi a oltre 26 milioni di assistibili, si rileva che sette persone su dieci hanno ricevuto nel corso del 2005 almeno una prescrizione. La spesa ed il consumo aumentano con l’età: un assistibile con oltre 75 anni ha una spesa 10 volte superiore a quella di una persona con età compresa tra 25 e 34 anni (tabella II). Analizzando la proporzione di spesa e di dosi nelle fasce di popolazione più anziana, si osserva che la popolazione con più di 65 anni assorbe circa il 55% della spesa ed il 58% delle dosi. La prevalenza d’uso, intesa come la percentuale di assistibili che ha ricevuto almeno una prescrizione nel corso dell’anno, è complessivamente pari al 72% (66,2% negli uomini e 77,6% nelle donne). In considerazione della novità e della complessità del processo messo in atto per la targatura delle specialità medicinali, sarà necessario un ulteriore periodo per le opportune verifiche e i controlli di qualità dei dati. Tuttavia la possibilità di disporre anche dei dati ospedalieri consentirà, in prospettiva, di effettuare analisi più approfondite e dettagliate su un flusso finora poco noto. I principali risultati • L’analisi condotta dall’OsMed evidenzia che, nel 2005, la spesa farmaceutica territoriale totale, pubblica e privata, ha raggiunto i 19.459 milioni di euro con un aumento dell’1,4% rispetto al 2004; la quota di spesa privata è aumentata del 6,3% mentre si riscontra una leggera flessione della spesa pubblica (-0,6%) (tabella I). L’andamento della spesa pubblica è stato determinato da una riduzione sia dei prezzi (3,4%) sia dell’effetto mix (-1,1%), mentre continuano ad aumentare le quantità di farmaci prescritti (+4,0%) (figura 1). Il principale determinante della crescita della spesa farmaceutica (+33,6% rispetto al 2000) risultano essere le quantità prescritte Tabella I – Spesa farmaceutica territoriale e volume di consumi: confronto 2001-2005. 2001 (milioni) 2002 (milioni) 2003 (milioni) 2004 (milioni) 2005 (milioni) ∆% 02/01 ∆% 03/02 ∆% 04/03 ∆% 05/04 12.154 12.644 12.354 13.491 13.408 4,0 -2,3 9,2 -0,6 703 569 674 619 837 -19,0 19,2 -8,1 35,2 12.857 13.213 13.028 14.110 14.245 2,8 -1,4 8,3 1,0 95 96 95 96 94 3 Classe C con ricetta 2734 2738 3100 3035 3102 0,2 13,2 -2,1 2,2 4 Automedicazione (SOP e OTC) 1879 1897 2067 2040 2113 1,0 8,9 -1,3 3,5 5316 5204 5841 5694 6051 -2,1 12,2 -2,5 6,3 17.470 17.846 18.105 19.185 19.459 2,1 1,9 5,4 1,4 Spesa lorda 1 Spesa lorda* 2 Acquisto privato di farmaci a carico SSN** 1+2 Totale Quota a carico SSN (%) 2+3+4 Totale spesa privata 1+2+3+4 Totale spesa farmaceutica *Negli anni 2001-2002 in questa voce sono stati ricompresi i farmaci di classe A e B. **Il dato relativo alla spesa privata di farmaci rimborsabili dal SSN è ricavato per differenza tra la spesa totale (stimata da IMS) e la spesa a carico SSN (ottenuta dai dati OsMed). Nella seconda metà del 2005 è entrato in vigore il D.Lgs. per il contenimento del prezzo dei farmaci di classe C. Fonte: elaborazione OsMed su dati IMS Health (per i dati di spesa privata). R AIFA - Ministero della Salute 122 FARMACOUTILIZZAZIONE Bif XIII N. 3 20 2006 Effetto quantità (DDD) 17,4 Effetto prezzi Effetto mix 15 9,8 Variazione % 10 5 0 Figura 1 – Andamento della spesa lorda per i farmaci di classe A: effetto quantità, prezzi e mix. 2,3 3,4 3,1 4,0 3,1 0,8 0,3 0,6 -1,1 -2,2 -5 -1,1 -3,4 -5,9 -10 Anno 2001 Anno 2002 Anno 2003 Anno 2004 Anno 2005 Tabella II – Distribuzione per età e sesso della spesa pro capite e delle DDD/1000 abitanti die. Spesa lorda pro capite Fascia d’età DDD/1000 ab die uomini donne totale uomini donne totale 0-4 47,9 37,5 42,9 109,1 80,5 95,2 5-14 56,2 37,0 46,9 112,7 67,4 90,7 15-24 56,2 40,1 48,3 116,8 123,4 120,0 25-34 60,4 63,5 61,9 136,0 211,4 173,3 35-44 90,6 98,4 94,4 222,7 303,5 262,8 45-54 161,1 158,7 159,9 522,5 554,8 538,8 55-64 308,8 284,6 296,3 1147,5 1039,8 1091,9 65-74 515,4 444,8 477,0 1963,5 1699,7 1820,3 ≥75 680,4 536,8 588,7 2563,6 2223,8 2346,7 • L’analisi delle sostanze rimborsate più utilizzate evidenzia che nel 2005 la molecola più prescritta a carico del SSN continua ad essere l’acido acetilsalicilico usato come antiaggregante piastrinico (32 DDD/1000 abitanti die). Tra le sostanze maggiormente prescritte vi sono inoltre, come nel 2004, il ramipril (28,7 DDD/1000 abitanti die), l’amlodipina (24,7 DDD/1000 abitanti die) e la nitroglicerina (19,9 DDD/1000 abitanti die). • Il mercato dei farmaci a brevetto scaduto risulta in aumento, rappresentando il 13,1% della spesa a carico del SSN ed il 24,1% delle quantità. È importante sottolineare come i farmaci unbranded (farmaci a brevetto scaduto con il nome del principio attivo) rappresentino ancora una quota modesta dell’intero mercato (2,9%). • In relazione ai consumi per classe terapeutica, i farmaci del sistema cardiovascolare rappresentano da soli circa la metà delle dosi prescritte, con un aumento di circa il 5% rispetto al 2004. I farmaci del sistema gastrointestinale sono al secondo posto in termini di consumi e rappresentano oltre l’11% delle dosi. Rispetto al 2004 sono in crescita i consumi dei farmaci del sistema nervoso centrale e di quelli ematologici (tabella III). Tra le categorie terapeutiche, gli antagonisti dell’angiotensina II, da soli o in associazione con i diuretici, fanno registrare importanti aumenti sia in termini di spesa che di dosi; aumenti importanti si osservano anche per i bifosfonati utilizzati per la prevenzione dell’osteoporosi e per gli analgesici oppiacei. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 123 2006 Tabella III – Consumo nazionale a carico del SSN per categorie terapeutiche (ATC al I livello). Spesa lorda pro capite % ∆% 05/04 DDD/1000 ab die % ∆% 05/04 C - Cardiovascolare 80,1 34,6 -2,0 392,2 48,6 4,7 A - Gastrointestinale e metabolismo 32,3 13,9 4,3 92,9 11,5 5,3 J - Antimicrobici 27,3 11,8 -0,2 24,2 3,0 4,8 N - SNC 22,5 9,7 3,4 46,3 5,7 7,1 R - Respiratorio 16,5 7,1 8,8 48,0 5,9 5,4 L - Antineoplastici 12,6 5,4 -4,2 5,7 0,7 -3,0 B - Ematologici 12,4 5,3 -3,8 72,3 9,0 6,6 G - Genito-urinario e ormoni sessuali 10,4 4,5 1,6 40,2 5,0 -1,8 M - Muscolo-scheletrico 8,8 3,8 -19,7 37,9 4,7 -7,9 H - Ormoni sistemici 3,9 1,7 -0,1 27,7 3,4 7,9 S - Organi di senso 3,2 1,4 -0,8 15,7 1,9 0,8 D - Dermatologici 1,0 0,4 -6,5 3,0 0,4 -1,5 V - Vari 0,5 0,2 -4,8 0,2 0,0 -2,0 P - Antiparassitari 0,2 0,1 1,3 0,6 0,1 3,5 231,6 100,0 -0,6 806,9 100,0 4,0 base della rispondenza ad una serie di criteri qualitativi nell’imputazione dei dati durante il 2005. La distribuzione territoriale degli assistibili di questi medici è analoga a quella della popolazione italiana censita dall’ISTAT, senza rilevanti differenze sia in rapporto all’area geografica, sia sulla base dell’aggregazione per fasce d’età. In media la popolazione del database Health Search è più anziana di circa 2 anni rispetto alla popolazione italiana censita, a causa della non inclusione nel campione di soggetti in età pediatrica. I dati presentati si riferiscono pertanto alle prescrizioni effettuate dal campione di 320 MMG su una popolazione complessiva di 481.196 assistibili di età maggiore di 14 anni che sono risultati vivi e registrati nelle liste dei MMG al 31/12/2005. Come principale criterio di analisi è stata utilizzata la prevalenza d’uso, ovvero il numero di utilizzatori di una specifica classe terapeutica sul totale complessivo dei soggetti con una specifica patologia. Fanno eccezione le infezioni acute delle vie respiratorie ed urinarie dove è stata considerata soltanto l’eventuale prescrizione dell’antibiotico di prima scelta. Le analisi sono relative alle prescrizioni effettuate nel 2005 e si riferiscono alle seguenti situazioni patologiche: • prevenzione primaria e secondaria del rischio cardiovascolare; • A livello territoriale, il consumo di farmaci è maggiore nel Centro-Sud rispetto al Nord, e mostra una consistente variabilità tra le regioni, con un range compreso tra le 638 DDD di Bolzano e le 979 del Lazio. Gli stessi estremi regionali si osservano per la spesa pro capite. Consistente è anche la variabilità regionale in termini di costo medio delle dosi prescritte. Calabria e Puglia sono le regioni con il maggior incremento di spesa netta pro capite (rispettivamente +5,7% e +3,7%). La prescrizione nella medicina generale Relativamente ai dati di esposizione per patologia nella medicina generale, le informazioni sulla corrispondenza tra diagnosi e prescrizione sono stati messi a disposizione dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) attraverso il progetto Health Search, che ha lo scopo di raccogliere informazioni relative alla diagnosi e ai profili di rischio nella popolazione degli assistibili, nonché dati relativi all’utilizzazione dei farmaci. Per le analisi utilizzate nel presente Rapporto, sono stati selezionati 320 medici di medicina generale (MMG) da una coorte di 655 che operano registrando i dati nel database Health Search, sulla R AIFA - Ministero della Salute 124 Bif XIII N. 3 FARMACOUTILIZZAZIONE 2006 betici con complicanze cardiovascolari). Nell’ambito dei farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina, il confronto della prescrizione degli ACE-inibitori rispetto agli antagonisti dell’angiotensina II mostra che i primi sono maggiormente prescritti in presenza di diabete con o senza complicanze cardiovascolari, rispecchiando le forti indicazioni delle linee-guida. I secondi, invece, hanno un andamento sostanzialmente simile nei diversi gruppi, con una elevata prescrizione anche negli ipertesi senza diabete e senza complicanze; tale andamento non riflette le raccomandazioni delle linee-guida che concordano nel suggerire specificamente tali farmaci in presenza di diabete e di complicanze cardiovascolari. Per gli altri antipertensivi, da segnalare la elevata percentuale di ipertesi senza diabete e senza complicanze trattati con calcio antagonisti (19,8%), con un aumento nei pazienti ipertesi diabetici senza complicanze cardiovascolari (28,6%) e con complicanze (33,8%). Nei pazienti diabetici ipertesi l’uso di tali farmaci potrebbe essere • insufficienza cardiaca congestizia; • asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva; • infezioni acute delle vie respiratorie ed urinarie; • malattie osteo-articolari; • ipertrofia prostatica. Per meglio comprendere la tipologia e il significato di queste analisi, viene riportato l’esempio della prevenzione del rischio cardiovascolare, attraverso i dati di prescrizione nei pazienti ipertesi con e senza diabete mellito (tabella IV). L’analisi dei profili prescrittivi evidenzia che, su una popolazione di ipertesi, i farmaci maggiormente prescritti sono gli inibitori del sistema renina-angiotensina e che la loro prescrizione aumenta se all’ipertensione si associa il diabete con o senza complicanze cardiovascolari (nel 62,8% dei pazienti ipertesi senza diabete e senza complicanze cardiovascolari, nell’81,4% degli ipertesi diabetici senza complicanze, nell’84,9% degli ipertesi dia- Tabella IV – Prescrizione di farmaci nei pazienti ipertesi con e senza diabete mellito. Categorie terapeutiche Ipertesi senza diabete e senza eventi CV maggiori [N=47578] ATC Prevalenza d’uso* Età media 75,0 Diuretici C03 18,1 Beta-bloccanti C07 Ipertesi diabetici senza eventi CV con eventi CV maggiori [N=8095] maggiori [N=1205] Prevalenza d’uso* Età media Prevalenza d’uso* Età media 66,5 82,9 71,2 24,0 69,4 84,0 72,0 72,5 37,0 74,1 21,3 62,9 19,9 67,5 34,9 69,6 Ca-antagonisti (diidropiridinici) C08CA 19,8 68,3 28,6 70 33,8 72,4 ACE-inibitori C09A ACE-inibitori+diuretici C09B 22,7 67,8 32,5 69,3 41,3 71,8 16,7 67,7 19,0 69,4 15,6 71,3 Antagonisti angiotensina II C09C 11,5 65,9 15,4 69,2 16,9 72,5 Antagonisti angiotensina II +diuretici C09D 11,9 65,7 14,5 69,1 11,1 72,2 Antiaggreganti piastrinici B01AC 18,3 73,2 38,6 70,7 67,2 71,6 6,8 68 26,5 67,9 48,4 69,4 C10AA 6,2 68,1 24,0 68 45,5 69,4 C10AB 0,4 68,4 1,9 65,3 2,1 68,9 C10AC-X 0,7 64,5 2,7 67,8 10,0 67,3 23,3 61,9 11,5 71,5 11,4 76,5 Antipertensivi Ipolipemizzanti Statine Fibrati Altri (Omega polienoici) Nessuna prescrizione° *Percentuale di pazienti che hanno usato almeno una volta nel corso del 2005 una delle categorie terapeutiche descritte in tabella. La somma delle percentuali può essere superiore al 100% in quanto ogni soggetto nel corso dell’anno può avere utilizzato diverse categorie di farmaci. °Per le categorie terapeutiche considerate nella tabella. CV: cardiovascolari. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 125 2006 pazienti con cardiopatia ischemica (IMA e/o angina) riceve un trattamento nonostante l’indicazione all’uso di tali farmaci in prevenzione secondaria sancito dalle linee-guida e consentito dalla nota AIFA 13. spiegato dalla politerapia spesso necessaria per il raggiungimento del target pressorio, che in tale popolazione è particolarmente basso. Se si analizza il profilo prescrittivo nei pazienti con cardiopatia ischemica (diagnosi di infarto del miocardio o angina pectoris) si può osservare come, nonostante la forte raccomandazione delle linee-guida ad utilizzare i β-bloccanti, tali farmaci sono prescritti in meno del 40% dei pazienti (tabella V). Da segnalare inoltre che la percentuale di pazienti sottoposti a terapia antiaggregante è attorno al 62% e quindi suscettibile di un ulteriore miglioramento. Il trasferimento delle migliori prove scientifiche alla pratica clinica è comunque un problema molto diffuso nel mondo occidentale. Per i pazienti con pregresso ictus ischemico e/o TIA si osserva una elevata percentuale d’uso dei calcio antagonisti anche se tali farmaci non sono oggetto di raccomandazioni condivise nelle diverse linee-guida. Per quanto riguarda la prescrizione di ipolipemizzanti si può osservare che meno del 50% dei Conclusioni Le analisi periodiche e sistematiche sull’uso dei farmaci in Italia realizzate dall’OsMed si sono progressivamente arricchite nel tempo coerentemente con l’ambizione di essere un servizio indipendente sulla prescrizione dei farmaci in Italia. L’ultimo Rapporto, anche in considerazione degli ulteriori approfondimenti rispetto all’edizione precedente, conferma il ruolo dell’OsMed quale servizio di informazione sulla prescrizione farmaceutica di riferimento a livello nazionale e come strumento per la tempestiva definizione di interventi finalizzati al governo dei diversi fattori che influenzano l’area farmaceutica. Tabella V – Prescrizione di farmaci nei pazienti con diagnosi di IMA e/o angina e ictus ischemico e/o TIA. Categorie terapeutiche IMA e/o angina [N=11512] ATC Antipertensivi Ictus ischemico e/o TIA [N=6790] Prevalenza d’uso* Età media Prevalenza d’uso* Età media 74,3 71,8 68,9 75,2 Diuretici C03 28,0 75,4 26,3 77,7 Beta-bloccanti C07 36,8 68,9 17,8 72,6 C08CA 21,0 72,6 25,5 75,4 C09A 33,3 71,7 29,1 75,2 Ca-antagonisti (diidropiridinici) ACE-inibitori ACE-inibitori+diuretici C09B 11,1 72,4 13,5 75,0 Antagonisti angiotensina II C09C 11,9 72,3 10,2 74,6 Antagonisti angiotensina II+diuretici C09D 7,8 72,0 8,7 74,1 Antiaggreganti piastrinici B01AC 61,6 72,5 59,6 74,9 43,2 68,0 27,4 71,6 C10AA 41,0 68,0 26,0 71,6 C10AB 1,2 66,8 0,9 71,2 C10AC-X 9,0 65,2 3,0 70,9 16,8 71,9 19,1 74,6 Ipolipemizzanti Statine Fibrati Altri (Omega polienoici) Nessuna prescrizione° *Percentuale di pazienti che hanno usato almeno una volta nel corso del 2005 una delle categorie terapeutiche descritte in tabella. La somma delle percentuali può essere superiore al 100% in quanto ogni soggetto nel corso dell’anno può avere utilizzato diverse categorie di farmaci. °Per le categorie terapeutiche considerate nella tabella. R AIFA - Ministero della Salute 126 Bif XIII N. 3 bene, bravo, bif! 2006 Studi di non inferiorità ed equivalenza: lezioni e precauzioni Uno studio di non inferiorità o equivalenza cerca di dimostrare che il trattamento sperimentale non è clinicamente peggiore del termine di confronto (un trattamento di controllo attivo). Sulla base di questi studi è possibile ritenere che il nuovo trattamento abbia efficacia non inferiore o equivalente rispetto al trattamento standard e che possa presentare vantaggi per quanto riguarda sicurezza, convenienza (es. somministrazione una volta anziché tre volte al giorno) o costo. I trial di non inferiorità o equivalenza implicano pertanto una programmazione e un’analisi particolari. Già in passato erano stati avanzati dei dubbi riguardo a questo tipo di analisi. Una importante revisione dei report degli studi di equivalenza pubblicati tra il 1992 e il 1996 ha cercato di valutare se quanto promesso in termini di nuove informazioni avanzate da questi report fosse coerente con i metodi e i risultati degli studi. La revisione ha concluso che circa la metà dei trial non era indirizzata a dimostrare l’equivalenza1. Più recentemente, un gruppo di studiosi francesi ha portato a termine una revisione analoga, ma con una diversa metodologia di selezione degli studi. Da un campione di trial condotti dopo la pubblicazione delle linee-guida in materia da parte degli organi regolatori, sono stati selezionati gli studi che cercavano di dimostrare sia la non inferiorità sia l’equivalenza. Sono stati sistematicamente revisionati i trial controllati randomizzati di non inferiorità ed equivalenza pubblicati nel 2003 e nel 2004 che presentavano elementi metodologici specifici di questo tipo di sperimentazioni. Gli autori hanno cercato di far luce sulle aree in cui solitamente prevalgono equivoci e problemi comuni nel riportare gli studi di non inferiorità o equivalenza. Di seguito presentiamo una sintesi (in italiano e in inglese) del lavoro di Le Henanff et al. pubblicato su JAMA e l’intervista a Peter C. Gøtzsche*, direttore del Nordic Cochrane Centre e autore di un editoriale riportato nello stesso numero di JAMA2. Intervista a Peter C. Gøtzsche* Quali sono le differenze principali tra i trial di non inferiorità (NI) o di equivalenza (E) e le sperimentazioni controllate randomizzate finalizzate a valutare la superiorità di una terapia paragonata ad un altro trattamento attivo? Un trial di non inferiorità è uno studio per natura ad una faccia sola, dal momento che cerca di determinare se un nuovo intervento sanitario non ha effetti peggiori di un intervento di riferimento all’interno di un intervallo di non inferiorità specificato preliminarmente (∆ a 0) rispetto all’esito principale. Allo stesso modo, un trial di equivalenza intende determinare se due interventi hanno un effetto simile, all’interno di un intervallo predeterminato (∆ a ∆). Perché alcuni autori sospettano che i trial di non inferiorità/equivalenza siano di scarsa qualità, sia per come sono condotti sia per come sono riportati sulle riviste scientifiche? Non si tratta di un sospetto, ma di un’evidenza documentata dalle revisioni condotte su questo genere di sperimentazioni cliniche. Quali sono i principali limiti etici dei trial di non inferiorità/ equivalenza? I medici devono soprattutto tenere bene in mente che i margini di non inferiorità sono spesso troppo grandi per essere significativi dal punto di vista clinico, e che sbandierare l’equivalenza di un trattamento rispetto ad un altro può essere fuorviante se la sperimentazione non è stata condotta secondo standard appropriati e di qualità elevata. * Peter C. Gøtzsche è anche Professore di Teoria ed Etica della Scienza medica presso l’Università di Copenhagen. R AIFA - Ministero della Salute Il rispetto di una terminologia più accurata potrebbe favorire un migliore confronto tra i risultati degli studi clinici? No, non credo che il problema risieda nel rispetto di una terminologia condivisa e più rigorosa. Quanto frequentemente sono pubblicati trial di non inferiorità/equivalenza? Non lo sappiamo con esattezza, sebbene l’articolo del gruppo del CONSORT pubblicato sul JAMA3 offra una stima del numero di studi di questo genere pubblicati in letteratura. Ritiene che un sistema di peer review più rigoroso possa svelare i bias insiti in molti trial di non inferiorità/equivalenza? Forse sì, ma la peer review non è un sistema infallibile. Lei ha scritto nel suo Editoriale sul JAMA che “NI/E trials are bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 to stay” (i trial di NI/E sono destinati a rimanere), dunque non ce ne libereremo presto; crede che la proliferazione di questo genere di studi sia da collegare al meccanismo perverso del “publish or perish” (pubblicare o perire) o piuttosto alle strategie commerciali dell’industria? Questo tipo di disegno statistico non è utilizzato soltanto dall’industria, che però frequentemente ne abusa. Quando il margine di non inferiorità per la mortalità è fissato, per esempio, nel 50 per cento, non è difficile scegliere nel trial quale trattamento di raffronto, invece di quello standard di riferimento, terapie che aumentino la mortalità nel gruppo di confronto. Il problema reale è che le industrie farmaceutiche o produttrici di dispositivi medici non vogliono dichiarare nelle loro pubblicità che “il mio prodotto non è inferiore a quello standard rispetto al margine predefinito della più piccola differenza clinica significativa”, ma sono tentate di sostenere semplicemente che il loro prodotto è un’alternativa praticabile al trattamento standard, sebbene una con- Riassunto 127 2006 clusione di questo tipo sia raramente difendibile. Bibliografia 1. Le Henanff A, Giraudeau B, Baron G, Ravaud P. Quality of reporting of noninferiority and equivalence randomised trials. JAMA 2006; 295: 1147-51. 2. Gøtzsche PC. Lessons from and cautions about non inferiority and equivalence randomized trials. JAMA 2006; 295: 1172-4. 3. Piaggio G, Elbaurne DR, Altman DG, Pocock SJ, Evans SJ; CONSORT Group. Reporting of non-inferiority and equivalence randomized trials: an extension to the CONSORT Statement. JAMA 2006; 326: 1199-201. pione, e altri 11 (6,8%) non hanno tenuto conto del margine di non inferiorità o equivalenza predefinito. Neppure la metà dei report (69 [42,6%]) ha descritto sia l’analisi di intent to treat (ITT, tutti i pazienti randomizzati vengono inclusi nell’analisi), sia l’ITT modificato (vengono esclusi i pazienti che non hanno mai ricevuto il trattamento) e per protocol (vengono esclusi i pazienti che non hanno completato il trattamento), solo la metà circa di questi (39 [56,5%]) ha descritto entrambi i tipi di risultati. I risultati sono stati descritti con intervallo di confidenza in 136 report (84%). Soltanto 33 articoli (20,3%) hanno risposto pienamente ai criteri di descrizione specifici per studi di non inferiorità o equivalenza, 4 di essi (12,1%) con conclusioni fuorvianti. Conclusioni. Nei report degli studi di non inferiorità ed equivalenza sono presenti difetti rilevanti: assenza del margine di non inferiorità o equivalenza, presenza di una sola analisi ITT (o per protocol), infine, i risultati non sono stati riportati in maniera adeguata. Inoltre, persino gli articoli che hanno risposto a questi requisiti presentavano conclusioni talvolta fuorvianti. Le Henanff A, Giraudeau B, Baron G, Ravaud P. Quality of reporting of non-inferiority and equivalence randomized trials. JAMA 2006; 295: 1147-51. Contesto e motivazioni della ricerca. Le sperimentazioni di non inferiorità ed equivalenza tendono a mostrare che il trattamento in studio non è clinicamente peggiore (non inferiore) o è clinicamente simile (equivalente) al trattamento di controllo. Gli obiettivi di questi studi implicano una programmazione e un’analisi particolari. Obiettivi. Valutare la qualità metodologica dei report degli studi controllati randomizzati di non inferiorità ed equivalenza. Disegno dello studio. È stata condotta una ricerca, su MEDLINE e nel Cochrane Register of Controlled Trials, dei report delle ipotesi di studi controllati e randomizzati di non inferiorità ed equivalenza pubblicati tra il 1 gennaio 2003 e il 31 dicembre 2004. Misure di esito principali. I dati, estratti tramite l’uso di una forma standard, prevedevano la valutazione della scelta dei margini di non inferiorità o equivalenza, il calcolo della dimensione del campione, la raccolta dei pazienti analizzati, il metodo di verifica statistica e di descrizione dei risultati, e le conclusioni. Risultati. Sono stati inclusi nell’analisi 162 report (116 relazioni di non inferiorità e 46 di equivalenza). Il margine di definizione di non inferiorità o equivalenza è stato descritto nella maggior parte di essi (156 [96,3%]), con giustificazione del margine in soli 33 studi (20,4%). Circa un quarto dei report (35 [21,6%]) non ha descritto il calcolo della dimensione del cam- Abstract Context. Noninferiority and equivalence trials aim to show that the experimental treatment is not clinically worse than (noninferior) or clinically similar to (equivalent) a control active treatment. These study objectives imply particular planning and analysis. Objective. To assess the methodologic quality of reports of randomized controlled trials of noninferiority and equivalence. R AIFA - Ministero della Salute 128 bene, bravo, bif! Bif XIII N. 3 2006 Design. We searched MEDLINE and the Cochrane Central Register of Controlled Trials for reports of randomized controlled trials of noninferiority and equivalence hypotheses published between January 1, 2003, and December 31, 2004. Main outcome measures. Data extracted by use of a standardized form involved assessment of choice of noninferiority or equivalence margins, sample size calculation, sets of patients analyzed, method of statistical testing and reporting results, and conclusions. Results. A total of 162 reports were included in the analysis (116 reports of noninferiority and 46 of equivalence). The margin defining noninferiority or equivalence was described in most reports (156 [96.3%]), with justification of the margin in only 33 (20.4%). Almost one quarter of the reports (35 [21.6%]) did not describe a sample size calculation, and an additional 11 (6.8%) did not take into account a prespecified noninferiority or C C T A G G I O R N A R H A A G I U N Z I O N E I P P O G R I F I D O I C A R I A M A T L A N C A L Z I A A S C A R M I C I A C R B E I U A P R R I N E P I E A T S C S O F C A O I E N B T F U N E E N I T O L L C I A U I S S N T Z T E S O M I N U T I C O R O N B A R I O M O N A D E I T D N A O G E E I A L U C I E N I R I N O I R O N R A M U A M F D A A S T A A R F A A I M A L T E S C O N I A R P I E I E T N A O M E N T M E T R A N A R E C D I V I E A E L I T O E F S A R R M A M A I O R S K E R I R E A I N S L L A S B E T E I O O N T E T I N G P E D I A T R E N C N Soluzione del cruciverba pubblicato sul BIF 2/2006. I N E I F F T C S equivalence margin. Less than half of the reports (69 [42.6%]) described both an intent to treat (ITT; all randomized patients are included in the analysis) or modified ITT (patients who never received treatment are excluded) and per protocol (patients who did not complete the treatment are excluded) analysis, and only about half of those (39 [56.5%]) described both types of results. Results were displayed with confidence intervals in 136 reports (84.0%). Only 33 articles (20.3%) fulfilled reporting requirements specific to noninferiority and equivalence trials, 4 of them (12.1%) with misleading conclusions. Conclusions. Reporting of noninferiority and equivalence trials has important deficiencies: absence of noninferiority or equivalence margin, only an ITT (or a perprotocol) analysis performed, and results not adequately reported. Moreover, even for articles fulfilling these requirements, conclusions are sometimes misleading. E L A I S T A S A N I C I Pietro Dri R AIFA - Ministero della Salute b if tre u n r e a p p e e n n na ep n Inviaci tre penne sponsorizzate da aziende farmaceutiche e riceverai l’indispensabile penna bif L’unica vera penna utile per la prescrizione appropriata! LE PENNE RACCOLTE VERRANNO DONATE A SCUOLE O ENTI NON PROFIT Spedisci le penne indicando il tuo indirizzo a: Redazione del Bollettino d’Informazione sui Farmaci Via Bradano 3/c - 00199 Roma 130 Bif XIII N. 3 LA GALLERIA 2006 Transaminasi e malattie del fegato: liberiamo Prometeo “Custodit vitam qui custodit sanitatem. Sed prior est sanitas quam sit curatio morbi”. Flos medicinae Scholae Salerni1. Il Mito sdebitò con l’eroe fornendogli utili consigli per le sue imprese. L’energia contenuta nel fegato martoriato era tale che l’organo, rigenerandosi, conservava nel tempo la forma iniziale e la sua funzione. E dal sangue che sgorgava dalle ferite nacque il colchico; con la linfa velenosa di questo fiore (il croco caucasico) Medea, perdutamente innamorata di Giasone, fabbricò un unguento magico. Giasone, spalmato il portentoso unguento3 sul corpo e sulle armi, divenne invincibile, riuscendo a sconfiggere e aggiogare i tori sputafuoco. Il colchico è stato utilizzato, nei secoli, come veleno e come farmaco. Il medico bizantino Alessandro di Tralles (VI sec.), infatti, l’impiegò con successo per i dolori articolari: il rimedio prese il nome taumaturgico di “ermodattilo” e fu inserito nella farmacopea4 dell’Ottocento per la cura della gotta. Nel Novecento la colchicina – il suo alcaloide, scoperto nel 1820 – è stata utilizzata anche nella cura di alcune malattie del fegato con risultati, però, non incoraggianti5. rrivato in prossimità delle smisurate catene A montuose del Caucaso, Eracle poté vedere lo sfortunato Prometeo, così come è rappresentato in questo quadro di Jean Louis César Lair2. Il Titano, infatti, si trovava già da trent’anni incatenato ad una roccia, esposto ai raggi del sole e al vento gelido, mentre un’aquila inviata da Zeus lo tormentava con i suoi artigli, divorandogli il fegato. Eracle uccise l’aquila e liberò Prometeo che, grato per la libertà e reso saggio dalle pene subite, si Un quadro J.L.C. Lair, pittore storico e ritrattista, nacque il 25 aprile 1781 a Janville e morì, nella stessa cittadina francese, il 28 maggio 1828. Allievo di Jean Baptiste Regnault e di Jacques Louis David, realizzò, oltre a questo Supplice de Prométhée, grandi opere per chiese. Il Prometeo di Lair, qui scelto come icona del Mito per la fierezza e la solennità della sofferenza del Titano, è una delle tante rappresentazioni che conosciamo. Rubens mostra, ad esempio, un Prometeo sofferente a terra – come lo dipingerà, incatenato da Vulcano, una decina d’anni dopo Dirck van Baburen, sotto l’influenza di Caravaggio6 – ma già dilaniato dal becco e dagli artigli dell’aquila. Troppo lontano, per l’angoscia e la rinuncia, dalla personalità di “colui che prevede” – come suggerito dall’etimologia (Promhueú§) – al quale affidare la protezione degli uomini presso gli dei. La pena di Prometeo. Jean Louis César Lair (1781-1828). Musée Crozatier, Le Puy en Velay, Francia. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 131 2006 e, perché no, allo stato di salute di una data popolazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità indica che la mortalità per cirrosi epatica deve essere considerata “evitabile”, proprio perché prevenibile. Forse è meno noto che «gli antichi sacrificavano animali che si trovavano a pascolare nei luoghi in cui si decideva di fondare una città – come afferma Vitruvio10 nel suo De Architectura, scritto tra il 20 e il 30 a.C. – e ne esaminavano il fegato e, se alla prima prova questo risultava bluastro e infetto, sacrificavano altri Transaminasi, malattie del fegato animali, essendo in dubbio se l’organo fosse stato e prevenzione danneggiato da una malattia o da un difetto dell’alimentazione». Ricerche epidemiologiche È certo che – oltre il Mito e questa interprecome lo studio Dionysos11, condotto su più di tazione – quando Wroblewski8 e de Ritis9 scoprirono, nei loro rispettivi laboratori, il significato 6000 persone a Campogalliano e a Cormons tra clinico dell’attività sierica delle transaminasi non il 1991 ed il 1993, hanno evidenziato segni sugavrebbero mai pensato che il loro test, insostigestivi di epatopatia cronica in un quinto dei casi tuibile oggi nel riconoscere la citolisi nelle maesaminati. Un dato che avrebbe amareggiato Vilattie del fegato, sarebbe stato inserito nelle truvio, forse inducendolo alla conclusione che batterie degli esami di screening eseguiti per i più «se continuavano a trovare fegati malati, gli svariati motivi. E così – a distanza di migliaia di antichi avrebbero da ciò dedotto che l’acqua e il chilometri e quasi contemporaneamente, era il cibo offerti dalla natura in quei luoghi erano nocivi, e così sarebbe stato meglio cercare altrove 1955 – nascevano le “transaminasi” che, con le loro elevazioni, avrebbero interessato, spaventato, il requisito della salubrità». coinvolto, per almeno cinquant’anni, medici, L’attuale nostra situazione epidemiologica è biologi, pazienti e ricercatori. caratterizzata da una prevalenza della infezione Da allora, ma soprattutto da quando è stata cronica da virus B (studio Dionysos, relatiscoperta l’utilità dei marcatori delle epatiti virali, vamente alla popolazione tra i 12 e i 65 anni) sono stati pubblicati numerosissimi studi sulla dell’1,3%. A conferma di questo dato, la difdiffusione di queste alterazioni di “laboratorio” fusione della positività per HBsAg nelle donne (perché spesso descritte in persone asintogravide nate in Italia è risultata – in un più matiche) e sulla prevalenza delle malattie del recente studio condotto in sei regioni italiane – fegato. Si è potuto stabilire che, ad esempio, la dell’1,4%12. La bassa diffusione osservata tra i presenza delle epatiti virali segue una distrisoggetti di età compresa tra i 3 e gli 11 anni buzione geografica non casuale, ma correlata alla (0,4%) fornisce l’ottimistica proiezione futura capacità dei servizi sanitari dei singoli paesi di della prevalenza dell’epatite B nella popolazione attuare misure preventive nei confronti della difitaliana, perché è nei primi anni di vita che si cofusione – alimentare o parenterale, stituisce il pool dei portatori cronici fuori o dentro gli ospedali – di di questo virus. La prevalenza comqueste malattie. Al contrario, le alplessiva dell’infezione da virus C terazioni delle transaminasi dovute sembra essere in media del 3%, con L’attuale alla steatosi non alcolica (NAFLD) una maggiore diffusione nelle classi sono dovute alla incapacità di prenostra situazione di età più avanzate ed in particolari venire, con stili di vita adeguati, la geografiche. A Cittanova, citepidemiologica è aree sindrome metabolica tra le popotadina calabrese di 10.000 abitanti, caratterizzata da lazioni più ricche. Transaminasi la presenza dell’epatite C, fra 1600 elevate, quindi, figlie della povertà e individui studiati, è risultata suuna prevalenza dell’arretratezza o, paradossalmente, periore al 6%13. E in Italia, pur con della infezione dell’agiatezza e del benessere. una grande variabilità fra regioni, cronica da virus La prevalenza delle malattie del un terzo della popolazione consuma fegato è, infatti, inversamente proalcol in eccesso, con una prevalenza B dell’1,3% porzionale alla salubrità di un luogo di alterazioni di laboratorio attriChissà – possiamo chiederci oggi – se la quotidiana lacerazione del fegato avrà elevato gli enzimi epatici dello sfortunato Prometeo, così come accade nei traumi epatici7. Certo, se potessimo leggere il relativo case report, nella sezione Hepar dell’improbabile n. 1 del “Mount Olympus Journal of Medicine” (Editor-in-Chief, Asclepius), troveremmo la sintesi clinica del caso e la sua interpretazione. “ ” R AIFA - Ministero della Salute 132 Bif XIII N. 3 LA GALLERIA 2006 buibili all’alcol superiore al 6%14: al contrario che negli Stati Uniti, dove è stimata inferiore all’1%15. In aggiunta alle epatiti virali e all’alcol, la NAFLD (con la sua capacità di progredire anche verso l’epatite, la fibrosi, la cirrosi e l’epatocarcinoma) è considerata una delle cause più importanti di epatopatia nei paesi industrializzati. Nello studio Dionysos la steatosi è stata evidenziata ecograficamente nel 16% della popolazione normale e nel 76% degli obesi16. Considerando i soggetti con enzimi epatici elevati, è stata riscontrata steatosi nel 3,1% della popolazione di Cittanova, nel 5% dei casi dello studio Dionysos e nel 5,5% degli adulti negli Stati Uniti17,18. La stretta correlazione fra NAFLD, abitudini alimentari, obesità e sindrome metabolica fa ritenere che la steatosi stia diventando un fattore eziologico di epatopatia sempre più importante. E pare che le transaminasi elevate – come espressione di NAFLD e non di epatite cronica virale o consumo di alcol – possano indicare anche un maggior rischio di cardiopatia ischemica19. L’impegno sul fronte dei fattori di rischio di trasmissione porterà, quindi, a risultati che potremo misurare completamente solo quando – fra alcuni decenni – ad una coorte di persone esposte negli anni passati ai virus dell’epatite B e C si sostituirà una coorte vaccinata per il B e protetta dal contagio parenterale con il C. Se accettiamo il sacrificio di più corrette abitudini alimentari e migliori stili di vita, potremo anche ridurre il danno metabolico e da alcol. descritta una prevalenza dell’epatite B che raggiunge il 5,9%12. Nel deserto algerino la positività delle gravide per il virus B è superiore al 10%. Quanto cammino si dovrà percorrere in quelle terre per giungere alla relativa “salubrità” dei paesi più ricchi? Comunque, anche con un diverso approccio tra le une e le altre aree geografiche, deve vivere la speranza di prevenire e curare le malattie del fegato, affinché la pena di Prometeo abbia fine e anche oggi arrivi Eracle a liberare il Titano dalla prigionia e dal supplizio e a trafiggere con la sua freccia l’aquila inviata da Zeus. Se ci è concesso, per seguitare il confronto con il mito di Prometeo dobbiamo sviluppare per le malattie del fegato, accanto alle potenzialità degli interventi preventivi, anche cure più efficaci di quelle attuali. Ma queste, per quanto riguarda ad esempio la terapia dell’epatite B e C o della NAFLD, sono ancora ben lontane dalla one-shot therapy rappresentata dalla freccia di Eracle. Nella faretra dei medici – per rimanere in metafora – troviamo farmaci21 (come lamivudina, adefovir, interferoni, ribavirina) che richiedono di essere somministrati per mesi o anni; e per la NAFLD i provvedimenti terapeutici sono in gran parte affidati alla compliance dei pazienti e di assai più incerta efficacia. È affidata alla ricerca la speranza di fornire a noi medici cure più efficaci per i pazienti e ad Eracle frecce più acuminate e precise per liberare Prometeo dall’aquila di Zeus. Salvatore Ricca Rosellini, Enrico Ricci U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva Dipartimento di Medicina Specialistica Ospedale “G.B. Morgagni - L. Pierantoni” Azienda Usl di Forlì Gli autori sono grati al Prof. Luigi Pagliaro per le riflessioni, i consigli, il contributo e la revisione del manoscritto. Una riflessione Si può quindi ipotizzare che le epatiti virali, che hanno anche caratterizzato con le malattie infettive l’epidemiologia del Novecento, lasceranno il posto – nel secolo appena iniziato e nei paesi ricchi – ai disordini metabolici epatici. Al contrario, nei paesi più poveri, dove la alimentazione è spesso carente, le epatiti virali continuano a colpire la popolazione e non è facile porvi rimedio. Ricordiamo che nel 2001 la spesa pro capite per la salute negli Stati Uniti era di quasi 5.000 dollari, in Algeria di 44, in Sierra Leone di appena 7 e, nel Niger, di soli 6 dollari20, quando una fiala di vaccino anti-epatite B costa quasi 30 euro e quella di immunoglobuline, per i nati da madre B positiva, più di 100 euro. Nelle donne gravide – viventi in Italia, ma nate in Asia, Africa, America Centrale o del Sud e nell’Europa dell’Est – è stata Bibliografia 1. Collectio Salernitana, ed. Salvatore De Renzi. Praecepta generalia, pars prima, pars secunda, pars tertia, tomo I. Napoli: Tipografia del Filiatre-Sedezio, 1856: 445-483. Ristampa anastatica con premessa di A. Garzya. Napoli: D’Auria Editore, 2001. 2. Hope Moncrieff AR. Guida illustrata alla mitologia classica. Roma: L’Airone Editrice, 2004. 3. Cerinotti A. Atlante dei Miti dell’antica Grecia e di Roma antica. Firenze: Giunti, 1998. 4. Pharmacopoeia Collegii Regalis Medicorum Londinensis. Londini: apud Josephum Johnson, 1788. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 5. Gong Y, Gluud C. Colchicine for primary biliary cirrhosis: a Cochrane Hepato-Biliary Group systematic review of randomized clinical trials. Am J Gastroenterol 2005; 100: 1876-85. 6. Duncan B. Rembrandt-Caravaggio. Amsterdam: Waanders Uitgevers Zwolle Publishers and Rijksmuseum, 2006. 7. Karaduman D, Sarioglu-Buke A, Kilic I, et al. The role of elevated liver transaminase levels in children with blunt abdominal trauma. Injury 2003; 34: 249-52. 8. Karmen A, Wroblewski F, Laude JS. Transaminase activity in human blood. J Clin Invest 1955; 34: 126-31. 9. De Ritis F, Coltorti M, Giusti G. Transaminase activity of human serum in viral hepatitis. Minerva Medica 1955; 46: 1207-9. 10. Vitruvio PM. De architectura. Gros P, ed. Torino: Einaudi, 1997. 11. Bellentani S, Tiribelli C, Saccoccio G, et al. Prevalence of chronic liver disease in the general population of northern Italy: the Dionysos Study. Hepatology 1994; 20: 1442-9. 12. Stroffolini T, Bianco E, Szklo A, et al. Factors affecting the compliance of the antenatal hepatitis B screening programme in Italy. Vaccine 2003; 21: 1246-9. 13. Pendino GM, Mariano A, Surace P, et al. Prevalence and etiology of altered liver tests: a population-based survey in a Mediterranean town. Hepatology 2005; 41: 1151-9. 14. Bellentani S, Tiribelli C. The spectrum of liver disease in 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 133 2006 the general population: lesson from the Dionysos Study. J Hepatol 2001; 35: 531-7. Clark JM, Brancati FL, Diehl AM. The prevalence and etiology of elevated aminotransferase levels in the United States. Am J Gastroenterol 2003; 98: 960-7. Bellentani S, Saccoccio G, Masutti F, et al. Prevalence and risk factors for hepatic steatosis in Northern Italy. Ann Intern Med 2000; 132: 112-7. Pratt DS, Kaplan MM. Evaluation of abnormal liver-enzyme results in asymptomatic patiens. N Engl J Med 2000; 342: 1266-71. Yu As, Keeffe EB. Elevated AST or ALT to nonalcoholic fatty liver disease: accurate predictor of disease prevalence? Am J Gastroenterol 2003; 98: 955-6. Ioannou GN, Weiss NS, Boyko EJ, et al. Elevated serum alanine aminotransferase activity and calculated risk of coronary heart disease in the United States. Hepatology 2006; 43: 1145-51. Osservatorio italiano sulla salute globale. Rapporto 2004 salute e globalizzazione. Milano: Feltrinelli, 2004. Alter H. Viral hepatitis. Hepatology 2006; 43 (2 Suppl 1): S230-4. Farrell GC, Larter CZ. Nonalcoholic fatty liver disease: from steatosis to cirrhosis. Hepatology 2006; 43 (2 Suppl 1): S99-S112. a proposito di… Tramadolo Il tramadolo e le composizioni medicinali che lo contengono sono stati esclusi rispettivamente dalla tabella II, sezione B e D, delle sostanze stupefacenti e psicotrope1. Pertanto le specialità medicinali a base di tramadolo possono essere dispensate su presentazione di ricetta medica non ripetibile (RNR) e sono rimborsabili, se classificate in fascia A, limitatamente alle condizioni riportate nella Nota AIFA 3. 1 Decreto Ministero della Salute 19/06/2006, pubblicato sulla G.U. N. 147 del 27/06/2006. R AIFA - Ministero della Salute 134 Bif XIII N. 3 FARSI UN’IDEA 2006 I fogli illustrativi dei farmaci dei fogli illustrativi5,7-10; per il resto della popolazione rimane un oggetto complicato e incomprensibile o un mero strumento burocratico che deve assolvere a degli obblighi normativi7. Un’occasione informativa mancata D avanti all’immagine di un paziente sempre più attento alla propria salute e sempre più orientato ad acquisire le indicazioni utili alla gestione della propria malattia, si potrebbe pensare che egli sia anche un lettore accanito e gratificato dei fogli illustrativi dei farmaci. In realtà, per quanto redatti secondo precisi vincoli normativi1,2, i fogli illustrativi sono il più delle volte una occasione informativa mancata e non soddisfano le necessità e le aspettative dei destinatari3-6. A scoraggiare la lettura di questi fogli sono l’eccessiva lunghezza, la presenza di un linguaggio spesso troppo tecnico che risulta criptico per la maggior parte della popolazione, l’impostazione grafica poco accattivante, il carattere di stampa troppo piccolo (soprattutto per gli anziani), la mancanza di risalto per le avvertenze principali, la scarsa chiarezza sui rischi e sugli effetti indesiderati7. Il risultato è che solo una bassa percentuale di “lettori” riesce effettivamente a comprendere il contenuto Un test per i fogli illustrativi Il foglio illustrativo è stato pensato per essere uno strumento informativo indirizzato all’utilizzatore al fine di consentire un uso corretto e consapevole del medicinale2. Per questo, il coinvolgimento diretto dei consumatori/pazienti nella verifica della leggibilità può essere considerato un aspetto importante per attestare la qualità informativa del foglio. A questo proposito il codice comunitario introduce come elemento di novità l’obbligo di condurre dei test di leggibilità e stabilisce che “il foglio illustrativo deve riflettere il risultato di indagini compiute su gruppi mirati di pazienti al fine di assicurare che esso sia leggibile, chiaro e di facile impiego”2,11; per questo dovrà essere testato sia nel suo R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 aspetto grafico (il layout e la reperibilità delle informazioni nel testo) sia nel contenuto e nel linguaggio utilizzato. Per condurre questi test le aziende non sono vincolate a seguire una metodologia standard, ma ci sono, comunque, dei precisi requisiti da rispettare11 che sono poi gli elementi che l’autorità regolatoria valuta per approvare o respingere il test e il relativo foglio illustrativo. L’utilizzo dei test di leggibilità è per ora obbligatorio solo per i farmaci che sono in commercio in Italia in seguito all’approvazione dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMEA); per i fogli illustrativi dei medicinali approvati a livello nazionale, l’AIFA è da tempo impegnata in vari progetti che hanno l’obiettivo di analizzare le incongruenze dei diversi fogli procedendo per categorie terapeutiche; il fine è quello di trasformare il foglio illustrativo in un vero strumento di educazione al momento dell’assunzione del farmaco. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Bibliografia 10. 1. D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 540: “Attuazione della direttiva 92/27/CEE concernente l’etichettatura ed il foglietto illustrativo dei medicinali per uso umano”. Pubblicato sul S.O. n. 7 della Gazzetta Ufficiale 11 gennaio 1993. 2. D.Lgs. 24 aprile 2006, n. 219: “Attuazione della direttiva 2001/83/CE (e successive direttive di modifica) relativa ad un codice comunitario concernente i medicinali per uso a proposito di… 11. 135 2006 umano, nonché della direttiva 2003/94/CE” (G.U. n. 142 del 21/6/2006 - Suppl. Ordinario n. 153). Raynor D.K, Savage I, Knapp P, Henley J. We are the experts: people with asthma talk about their medicine information needs. Patient Educ Couns 2004; 53: 167-74. Gustafsson J, Kalvemark S, Nilsson JL, et al. Patient information leaflets - patients’ comprehension of information about interaction and contraindication. Pharm World Sci 2005; 27: 35-40. Raynor DK, Knapp P. Do patients see, read and retain the new mandatory medicines information leaflets? Pharm J 2000; 264: 260–70. Report of the Committee on Safety of Medicines. Working group on patient information. Always read the leaflet. Getting the best information with every medicine. TSO 2005. Accessibile all’indirizzo www.mhra.gov.uk/home/groups/pl-a/documents/publication/con2018041.pdf (accesso verificato l’ultima volta il 6 giugno 2006). Il foglietto illustrativo: tra strumento comunicativo e documento regolatorio. BIF 2004; 2: 51-6. Bernardini C, Ambrogi V, Peroli MC, Tiralti MC, Fardella G. Comprehensibility of the package leaflet of all medicinal products for human use: a questionnaire survey about the use of symbols and pictograms. Pharmacol Res 2000; 41: 679-88. Patient information leaflet: sick notes? London: Consumers Association; 2000. Kenny T, Wilson RG, Purves IN, et al. A PIL for every ill? Patient information leaflet (PILs): a review of past, present and future use. Fam Prac 1998; 15: 471-9. European Commission, Directorate-General III. A guideline on the readability of the package leaflet of medicinal product for human use. Brussels: European Commission, 1998. Vaccino anticolera e diarrea del viaggiatore A seguito di una serie di segnalazioni, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha disposto il ritiro di una brochure della Chiron Vaccines rivolta ai pazienti contenente informazioni fuorvianti riguardanti un vaccino orale. Nella brochure viene dichiarata un’ampia azione protettiva del vaccino contro le principali cause di diarrea del viaggiatore. Già nel luglio dello scorso anno, l’AIFA aveva fatto sospendere la divulgazione di materiale analogo relativo al Dukoral® della Sbl Vaccin AB di cui Chiron S.p.a. è il rappresentante per l’Italia. Il Dukoral® è stato autorizzato in Italia esclusivamente per la prevenzione del colera, in quanto non ne è stata dimostrata l’efficacia nei confronti della diarrea del viaggiatore. Il vaccino peraltro è soggetto a prescrizione medica e può essere pubblicizzato soltanto presso gli operatori sanitari. Il messaggio trasmesso dalla brochure risulta inappropriato in relazione alla numerosità e varietà degli agenti etiologici responsabili di questa patologia, contro i quali non esiste alcun tipo di vaccino, come ricorda il Dipartimento della Prevenzione del Ministero della Salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda, per la prevenzione della diarrea del viaggiatore, l’osservanza delle norme di buona prassi igienica con particolare attenzione alla selezione dell’acqua e degli alimenti. R AIFA - Ministero della Salute 136 STRUMENTI DEL MESTIERE Bif XIII N. 3 2006 L’uso delle banche dati biomediche La ricerca bibliografica è di gran lunga la più importante necessità che spinge il medico a navigare in Internet, dove si possono reperire, più o meno facilmente, articoli full-text, riassunti o semplici citazioni, contenuti in banche dati bibliografiche. Per fare una buona ricerca è innanzitutto necessario scegliere con accuratezza le fonti (banche dati bibliografiche) e, in secondo luogo, sviluppare una corretta strategia di ricerca. La scelta della banca dati dipende strettamente dal tipo di quesito cui si vuole trovare risposta. Senza la pretesa di essere esaustivi, a partire da questo numero si vuole offrire al lettore una breve panoramica sulle banche dati biomediche presenti in rete. Verranno qui descritte le principali banche dati bibliografiche, commentandone l’utilità pratica; i prossimi numeri del BIF saranno, invece, dedicati all’uso di PubMed, l’interfaccia gratuita di MEDLINE. L’obiettivo è quello di fornire un agile e breve vademecum che possa essere consultato e utilizzato con lo scopo di recuperare con pertinenza e rapidità l’informazione documentaria desiderata. Introduzione altre relative a specifici settori (es. oncologia, tossicologia, ecc.); alcune indicizzano fonti d’informazione primaria, altre revisioni sistematiche. Per effettuare una efficace ricerca bibliografica è opportuno quindi conoscere la struttura della banca dati che si è scelto di interrogare. e banche dati bibliografiche sono archivi digitali che raccolgono le referenze bibliografiche di articoli pubblicati nelle riviste internazionali. Nel campo biomedico esistono un centinaio di banche dati: alcune sono generali, L biftech Dal quesito alla strategia Dopo aver individuato tutti gli elementi che caratterizzano la nostra domanda di informazione, occorre tradurre il quesito in strategia. Per prima cosa occorrerà identificare i termini della ricerca per ogni elemento e tradurli in inglese. I termini andranno poi combinati con gli operatori booleani AND, OR , NOT. Solo da ultimo andremo a considerare eventuali limiti rilevanti: anno di pubblicazione, lingua in cui è stato pubblicato l’articolo, tipo di studio che risponde meglio al nostro quesito (sperimentazione controllata randomizzata, linea-guida, ecc.). Gli operatori booleani Gli operatori booleani o operatori logici si riferiscono ad un sistema logico sviluppato dal matematico inglese George Boole e permettono di combinare in vario modo più concetti nella stessa ricerca. Gli operatori Booleani sono AND, OR e NOT. AND (e): esprime l’intersezione tra due insiemi; indica che due o più termini devono essere presenti contemporaneamente nel documento cercato. OR (o): esprime la somma logica; si reperiscono articoli indicizzati con almeno uno dei concetti indicati. La presenza di qualunque dei termini è sufficiente per selezionare il documento NOT (non): esprime la differenza logica, George Boole e la rappresentazione logica George Boole nacque a Lincoln, in Inghilterra, nel 1815. Fu matematico e filosofo, inventore – per così dire – della cosiddetta algebra booleana, base dell’informatica moderna. Il suo pensiero considerava strettamente correlati i simboli dell’algebra e quelli della logica; approfondì i concetti studiati da Leibniz sul sistema binario, dimostrando che la logica può essere rappresentata felicemente con equazioni algebriche. Che la logica simbolica di Boole fosse applicabile con successo ad altri campi del sapere fu intuito solo molti anni dopo la sua morte, avvenuta a Ballintemple, in Irlanda, nel 1864, nella casa dove visse per molti anni. Solo nel 1938, uno studente americano presentò una tesi al Massachusetts Institute of Technology in cui si utilizzava la logica booleana per rappresentare le funzioni degli interruttori nei circuiti elettronici. R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 Banche dati primarie MEDLINE È la più completa e importante banca dati elettronica prodotta dalla National Library of Medicine (NLM – www.nlm.nih.gov). Copre la letteratura biomedica internazionale dal 1966 ad oggi nei settori della medicina, infermieristica, odontoiatria, medicina veterinaria, organizzazione sanitaria. MEDLINE contiene circa 15 milioni di referenze bibliografiche (autori, titoli, referenze bibliografiche) ed abstract relativi a oltre 4600 riviste biomediche pubblicate negli Stati Uniti e in altri 70 paesi del mondo. Buona parte delle informazioni si riferiscono ad articoli di medicina clinica e quindi il database rappresenta un valido strumento informativo per i differenti ambiti della medicina. MESH Vocabolario di termini controllati (o descrittori o parole chiave) utilizzati nell’indicizzazione dei documenti. I termini MeSH sono organizzati gerarchicamente in una struttura ad albero (MeSH Tree) che permette la ricerca a vari livelli di specificità. È sottoposto a continuo aggiornamento (la versione del 2005 contiene 22.995 descrittori, 129 tipi di pubblicazione, 83 Subheadings). 2006 Dal giugno 1997 MEDLINE è consultabile gratuitamente sul Web attraverso il ser vizio PubMed, con aggiornamento quotidiano dei dati e con inclusione delle informazioni recenti, non ancora indicizzate, attraverso PreMedline (www.ncbi.nlm.nih.gov/PubMed). Le banche dati primarie raccolgono citazioni che traggono le loro fonti dalla letteratura medica primaria (articoli pubblicati sulle principali riviste biomediche). cioè l’esclusione di un concetto. Indica termini che NON devono essere presenti nel documento cercato. Viene impiegato quando si voglia limitare la ricerca, eliminando gli articoli non pertinenti. Va usato con cautela, in quanto in questo modo è 137 EMBASE (The Excerpta Medica Database) È la banca dati bibliografica specializzata in letteratura medica con particolare riguardo ai settori della farmacologia e tossicologia. Dal 1974 ha collezionato più di 9 milioni di citazioni bibliografiche tratte da oltre 4500 periodici internazionali, molti dei quali non indicizzati da MEDLINE. EMBASE (www.embase.com)è prodotta da Elsevier Science e ha costi di abbonamento molto elevati. Rispetto a MEDLINE contiene in proporzione più letteratura europea e non esistono accessi gratuiti tramite Internet. CINAHL Database (Cumulative Index to Nursing and Allied Health Literature) È il più importante database dedicato alle scienze infermieristiche; le referenze si riferiscono possibile escludere citazioni potenzialmente pertinenti alla ricerca. Riassumendo: AND: due o più parole devono essere tutte presenti. OR: deve essere presente almeno una delle parole (ma anche tutte). NOT: deve essere presente solo la prima, ma non la seconda, delle due parole. Com’è strutturata una banca dati bibliografica? Le banche dati bibliografiche contengono citazioni di documenti, che solitamente sono articoli di periodici, ma possono anche essere libri, tesi, atti di congressi, ecc. Ogni citazione costituisce un record Possiamo dunque definire una banca dati R AIFA - Ministero della Salute anche come un insieme strutturato di record. Il record è una fonte informativa più ampia rispetto alla citazione tradizionale ed è strutturato in modo tale da aggiungere altre informazioni a quelle di base per consentire strategie di ricerca più elaborate. Il record bibliografico 2 Permette di identificare un articolo pubblicato su un periodico 2 È costituito da vari campi 2 Il numero e il contenuto dei campi varia da un database all’altro 2 Ogni campo contiene una notizia relativa all’articolo 2 Le notizie possono essere ricavate dall’articolo stesso oppure essere attribuite dagli indicizzatori 2 I campi costituiscono un punto di accesso al record. n 138 Bif XIII N. 3 STRUMENTI DEL MESTIERE 2006 ad articoli, capitoli di libri, opuscoli, audiovisivi, testi, software, atti di convegni e sono incentrate anche su altre discipline come biomedicina, scienze del comportamento, educazione, salute dei consumatori e altre. Sono indicizzate 1200 riviste dal 1982 ad oggi. Non esiste una versione gratuita. (http://libraries.uvm.edu/dana/guides/info/ cinahl.html). • Banche dati secondarie Ad oggi i professionisti della salute trovano grande difficoltà nel padroneggiare l’enorme quantità di informazioni disponibili. Spesso, senza un metodo di sintesi e di valutazione critica delle conoscenze, sono incapaci di decidere quali nuove conoscenze introdurre (e quali vecchie conoscenze abbandonare) nella loro attività. Per questo motivo hanno acquisito sempre maggiore importanza le pubblicazioni secondarie, che si propongono di fornire una sintesi rigorosa delle prove di efficacia e delle conoscenze disponibili su un determinato argomento clinico. Nelle banche dati secondarie più efficienti sono principalmente contenute le revisioni sistematiche delle pubblicazioni originali e le linee-guida basate sulle prove di efficacia. • • COCHRANE LIBRARY La Cochrane Library è una pubblicazione elettronica, aggiornata ogni tre mesi, che raccoglie il lavoro dalla Cochrane Collaboration (www.nicsl.com.au/cochrane/index). È prodotta su CD-ROM e in versione on-line; sono consultabili gli abstract delle ultime review disponibili, mentre per avere l’articolo in versione integrale occorre abbonarsi. Sulla Cochrane Library sono disponibili revisioni sistematiche e studi clinici randomizzati riguardanti trattamenti farmacologici, diagnosi e screening, promozione della salute e organizzazione dei servizi, mentre non sono presenti linee-guida e monografie. È composta di molti database tra cui: • • The Cochrane Database of Systematic Reviews (CDSR) è il database che raccoglie le revisioni sistematiche di studi clinici randomizzati completate dalla Cochrane Collaboration e i protocolli di quelle in fase di lavorazione. Spesso i dati vengono combinati statisticamente, attraverso la tecnica della metanalisi, per raggiungere risultati più affidabili. Gli abstract delle revisioni e i titoli dei pro- • R tocolli sono disponibili gratuitamente su Internet, mentre per il full text delle revisioni, regolarmente aggiornate, bisogna abbonarsi. The Database of Abstract of Reviews of Effectiveness (DARE) contiene oltre 5500 abstract strutturati e citazioni di revisioni sistematiche non prodotte dalla Cochrane Collaboration e pubblicate sulle maggiori riviste mediche, nonché sottoposte ad una verifica di qualità metodologica da parte del NHS Centre for Reviews and Dissemination, un’organizzazione che nel Regno Unito riveste un ruolo chiave nella promozione della Evidence-Based Health Care. Il DARE è disponibile gratutitamente su Internet. The Cochrane Central Register of Controlled Trials (CCTR/CENTRAL) è un registro di tutti i trial clinici identificati dai gruppi di revisione Cochrane, tramite la ricerca manuale delle riviste biomediche internazionali, allo scopo di creare un database specializzato ed esaustivo degli studi clinici controllati. La ricerca dei trial viene fatta sulle maggiori banche dati (MEDLINE, EMBASE, PSYCHINFO, CINAHL). CENTRAL si basa sull’esame sistematico di atti dei congressi e su molte altre fonti non incluse in MEDLINE, EMBASE o in altre banche bibliografiche. The Cochrane Review Methodological Database (CRMD) e The Cochrane Methodology Register (CMR) sono rispettivamente un archivio di revisioni sistematiche e protocolli di studi metodologici, e una raccolta di testi sui metodi di conduzione delle revisioni sistematiche, aventi lo scopo di riassumere la base empirica della metodologia utilizzata. The NHS Economic Evaluation Database (NHS EED) è un registro di circa 13.900 pubblicazioni su valutazioni economiche inerenti interventi di assistenza sanitaria, a cura del NHS Centre for Reviews and Dissemination britannico. Le referenze includono un abstract strutturato e una valutazione qualitativa, oltre a considerazioni sulle implicazioni pratiche per la sanità pubblica. Health Technology Assessment Database (HTA) contiene oltre 3900 record di valutazioni di carattere medico, sociale, etico ed economico di tecnologie sanitarie, sviluppate da membri dell’International Network of Agencies of Health Technology Assessment. AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 Banche dati di linee-guida • The National Library of Medicine Health Services/Technology Assessment Text (HSTAT) Collection. È la banca dati più prestigiosa, che comprende diversi database: the Agency for Health Care Policy and Research (AHCPR) Supported Guidelines, AHCPR Evidence Reports, AHCPR Technology Assessments and Reviews, AIDS Treatment Information Service (ATIS Publications), National Institute of Health (NIH) Clinical Studies, NIH Consensus Development Program, Guide to Clinical Preventive Services (2nd edition, 1996), SAMHSA/CSAT Treatment Improvement Protocol (http://hstat.nlm.nih.gov). • National Guideline Clearinghouse. La banca dati è prodotta dall’Agency for Healthcare Research and Quality, American Medical Association, American Association for Health Plans. Contiene attualmente 1159 LG, per ognuna delle quali viene 800 571 661 2006 fornito un breve riassunto, un riassunto più dettagliato ed il link al testo integrale della LG. In banca dati è presente un sistema che permette la comparazione di diverse LG tra loro. Il database viene aggiornato settimanalmente (www.guideline.gov). • Programma Nazionale Linee Guida (PNLG). È la banca dati italiana di LG e nasce sotto la responsabilità dell’Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali e dell’Istituto Superiore di Sanità (www.pnlg.it). • Center for Disease and Control Prevention Guidelines. • Clinical Practice Guidelines Infobase (http://mdm.ca/cpgsnew/cpgs/index.asp). La produzione internazionale di linee-guida (LG) viene effettuata da società scientifiche, da agenzie governative e di technology assessment. Tuttavia, solo alcune LG vengono pubblicate sulle riviste ed indicizzate nelle banche dati primarie; la maggior parte di esse è difficilmente accessibile. Oggi, le maggiori istituzioni deputate alla produzione di LG forniscono gratuitamente su Internet le loro banche dati. Segnaliamo le principali: Farmaci-line Numero Verde 139 Letteratura grigia Tra le fonti secondarie troviamo anche molte altre generalmente raccolte sotto il termine di “letteratura grigia”. Si tratta di tutti quei documenti non convenzionali e non diffusi attraverso i normali canali di pubblicazione commerciali e quindi difficilmente individuabili e accessibili. Fanno parte della letteratura grigia le dissertazioni, i report, gli atti di convegno, i risultati non pubblicati, le comunicazioni informali e così via; questi documenti sono scarsamente presenti nelle principali banche dati, e sono per lo più reperibili sui cataloghi web delle maggiori biblioteche e collezioni specialistiche, sui siti governativi o di università e scuole. Il Servizio d’Informazione sul Farmaco è attivo dal lunedì al venerdì, non festivi, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.00 R AIFA - Ministero della Salute 140 Bif XIII N. 3 PAROLE IN CROCE 2006 Off-label i definisce “off-label” l’impiego nella pratica clinica di farmaci già registrati ma usati in maniera non conforme a quanto previsto dal riassunto delle caratteristiche del prodotto autorizzato. L’uso offlabel riguarda, molto spesso, molecole conosciute e utilizzate da tempo, per le quali le evidenze scientifiche suggeriscono un loro razionale uso anche in situazioni cliniche non approvate da un punto di vista regolatorio. Questa pratica è ampiamente diffusa in vari ambiti della medicina, quali, ad esempio, oncologia, reumatologia, neurologia e psichiatria e riguarda la popolazione adulta e quella pediatrica. In campo pediatrico, specialmente a livello neonatale, una cospicua parte delle prescrizioni sia in ospedale sia sul territorio sono off-label1-3. La normativa che regola l’uso off-label dei medicinali4 indica che il medico, nel prescrivere un farmaco, deve attenersi alle indicazioni terapeutiche, alle vie e alle modalità di somministrazione previste dall’autorizzazione all’immissione in commercio, in quanto tali modalità sono state valutate nella fase di sperimentazione del medicinale. Tuttavia la legge permette un uso “diverso” del farmaco qualora il medico curante, sulla base delle evidenze documentate in letteratura e in mancanza di alternative terapeutiche migliori, ritenga necessario somministrare un medicinale al di fuori delle indicazioni d’uso autorizzate. La prescrizione di farmaci off-label è dunque consentita e disciplinata da un punto di vista normativo e rappresenta un’importante opportunità che può portare a progressi significativi nella conoscenza e nella terapia di alcune patologie. D’altra parte, l’uso di farmaci off-label espone il paziente a rischi potenziali, considerato che l’efficacia e la sicurezza di questi farmaci sono state valutate in popolazioni diverse da quelle oggetto della prescrizione off-label5. Pertanto, è necessario che il medico, oltre ad avvalersi del consenso informato del paziente, spieghi il razionale della terapia, il rischio di possibili eventi avversi, e quali dati di efficacia sono effettivamente disponibili nell’uso offlabel del farmaco che si intende somministrare. Lo stesso medico, in termini di responsabilità, non è agevolato nella decisione di usare farmaci al di là delle indicazioni registrate, elemento che rende più difficoltoso l’accesso a trattamenti che hanno dimostrato di essere in grado di costituire una opzione terapeutica efficace per patologie gravi nei pazienti che non rispondono alle terapie correnti. Sicurezza per il paziente, consenso informato (tanto più necessario quanto maggiori sono i rischi connessi all’assunzione del farmaco) e responsabilità del medico sono, quindi, le parole chiave attorno a cui ruota la questione dell’impiego dei farmaci off-label che in Italia non dispone ancora di linee-guida specifiche che ne disciplinino l’utilizzo e che definiscano un piano di risk management per il paziente. S Bibliografia 1. Turner S, Longworth A, Nunn AJ, et al. Unlicensed drug use on paediatric wards. BMJ 1998; 316: 343-5. 2. Conroy S, McIntyre J, Choonara I. Unlicensed and off label use in neonates. Arch Dis Chil fetal Neonatal Ed 1999; 80: F142-5. 3. McIntyre J, Conroy S, Avery A, et al. Unlicensed and off label prescribing of drugs in general practice. Arch Dis Child 2000; 83: 498-501. 4. Art. 3 D.Lgs. 17 febbraio 1998, n. 23, convertito, con modificazioni, nella Legge 8 aprile 1998, n. 94.1. 5. Neubert A, Dormann H, Weiss J, et al. The impact of unlicensed and off-label drug use on adverse drug reactions in paediatric patients. Drug Saf 2004; 27: 1059-67. 1 2 3 4 14 17 5 6 18 10 24 25 31 32 48 43 38 53 O 39 44 F F 57 54 L A 55 B E 51 56 L 58 59 62 63 65 66 68 69 73 74 78 70 71 76 79 80 82 85 83 86 87 89 92 67 75 81 84 27 46 50 61 64 26 40 45 49 52 13 34 37 42 47 12 30 33 36 41 11 21 29 35 77 9 20 23 28 72 8 16 19 22 60 7 15 88 90 93 91 94 Pietro Dri R AIFA - Ministero della Salute bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 ORIZZONTALI 1 Una delle proiezioni della radiografia del torace (sigla) 3 Obiettivi 7 Lo è un disturbo non raro 14 Qualora 15 Una vasculite... nodosa 17 L’antiaggregante principe (sigla) 19 Scorre dopo... panta 20 Uomini religiosi 21 Grido di incitamento 22 C’è quella di cuore 24 Negazione palindroma 26 Reggio Calabria 28 Pronto soccorso d’oltreoceano (sigla) 29 Il più noto è Maradona 31 Pressione del sangue in cartella 33 C’è quello di clivaggio 34 Preposizione articolata 35 Quelle discali possono essere multiple 37 CEA e alfa-fetoproteina lo sono di tumore 39 A volte dopo il trenta 41 Gas nobile (simbolo) 42 Bonificare un tratto di mare dalle mine 45 Dittongo latino 46 Udine 47 Mezza glossina del sonno 49 Terzo latino 50 Bindi ex ministro della salute (iniziali) 51 Può essere sede di ragadi 52 Zingaro 53 Uso sperimentale di un farmaco per indicazioni diverse da quelle registrate 56 Si usa anche per valutare gli organi parenchimatosi dell’addome 57 Voce d’incitamento 58 La fibrillazione più frequente 60 Quotidiano inglese... solare 62 Somministrare un farmaco con una siringa 64 Lungo digiuno 66 Nei prodotti dermatologici equivale all’eccipiente 68 Enzima bersaglio di farmaci antidepressivi (sigla) 70 Al posto di 71 Centimetri 72 Si misura con il termometro sotto il braccio (sigla) 74 Colei che fugge a ogni compagnia 77 Dicesi di malattia rara 79 L’uomo del Similaun 80 Titolo d’oltremanica 81 Asportazione di utero e ovaie in laparoscopia (sigla) 82 I sudditi di Priamo 84 Rimasti a bocca aperta 87 C’è anche quello indiano 89 Farmaco che ne sostituisce un altro con i medesimi effetti 91 Lionello attore (iniziali) 92 Per loro è nota la... signora di Dumas figlio 93 Filamenti fungini 94 Può essere displastico VERTICALI 1 Lo sono per definizione le medicine 3 Sud Est 4 Lavorano in fabbrica 5 Possono essere di scarpe o di nervi cranici 6 All’interno 7 Così si chiama la femmina dello yak tibetano 8 Preceduto da in vale durante il viaggio 9 Si usa nell’anemia sideropenica (simbolo) 10 Un osso del cranio 11 Con CGIL e CISL 12 Mario Rigoni del Sergente nella neve 13 Infiammazione dell’orecchio esterno (sigla) 14 Società di un noto coro alpino 16 Devono esserlo i trattamenti da prescrivere al paziente 18 Stupito R AIFA - Ministero della Salute 141 2006 19 La 486 che interrompe la gravidanza 23 Il nome scientifico della pianta da cui si deriva è Camellia sinensis 25 Acceso 27 Dotto che conduce la bile 29 Agenzia di notizie o tratto d’intestino 30 C’è quello epatico 32 Ancona 33 “Rivestimento” delle ossa 35 Battito prematuro 36 Insieme al PIN consente di accedere al Progetto ECCE dell’AIFA 38 La fine delle scie 40 Collinetta nel deserto 43 È l’agenzia italiana preposta ai farmaci (sigla) 44 Fattore gastrointestinale (sigla) 45 Possono esserlo alcuni foci aritmogeni 48 Il rapper più famoso 50 Ripetizione nell’errore 51 Presenza di una placca in un vaso 54 Fibre tessili 55 Tutela le nuove molecole 59 Ce ne sono di emostatici 61 Articolo per uomo 63 Precede Cid 65 Strumento per l’archiviazione dei dati di uno studio 67 Lamina ossea dei pesci 69 Poco 70 Sono una famiglia di farfalle 73 Schiena di maiale cotta arrosto 74 Sono anche piangenti 75 Quelle intestine non hanno a che fare con la medicina 76 Località nota per i bronzi 78 Grasso inglese 83 Gas luminoso 85 Preposizione articolata 86 Lo bloccano alcuni antipertensivi 88 L’undicesimo mese (abbr.) 90 Felix che insieme a Weil ideò la reazione per la diagnosi di tifo (iniziali) 142 SCHEDA Bif XIII N. 3 2006 Scheda unica di segnalazione di sospetta reazione avversa (da compilarsi a cura dei medici o degli altri operatori sanitari e da inviare al Responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza) 1 6 INIZIALI DEL PAZIENTE 2 DATA DI NASCITA 3 SESSO 4 DATA DʼINSORGENZA DELLA REAZIONE DESCRIZIONE DELLA REAZIONE ED EVENTUALE DIAGNOSI* 5 7 ORIGINE ETNICA CODICE SEGNALAZIONE GRAVITÀ DELLA REAZIONE: GRAVE u DECESSO u OSPEDALIZZAZIONE O PROLUNGAMENTO OSPED. u INVALIDITÀ GRAVE O PERMANENTE u HA MESSO IN PERICOLO DI VITA u ANOMALIE CONGENITE/ DEFICIT NEL NEONATO 9 EVENTUALI ESAMI DI LABORATORIO RILEVANTI PER ADR: riportare risultati e date in cui gli accertamenti sono stati eseguiti ESITO: RISOLUZIONE COMPLETA ADR IL __/__/__ RISOLUZIONE CON POSTUMI MIGLIORAMENTO REAZIONE INVARIATA O PEGGIORATA DECESSO IL __/__/__ u dovuto alla reazione avversa 10 u il farmaco può avere contribuito u non dovuto al farmaco u causa sconosciuta AZIONI INTRAPRESE (specificare): In caso di sospensione compilare i campi da 16 a 19 11 FARMACO (I) SOSPETTO (I) nome della specialità medicinale* INFORMAZIONI SUL FARMACO NON DISPONIBILE A) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ B) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ C) ____________________________________________________ 12. LOTTO_________________________________ 13. DOSAGGIO/DIE ________________________ 14. VIA DI SOMMINISTRAZIONE _________________________ 15. DURATA DELL'USO: DAL ________________________ AL______________________________ * Nel caso di vaccini specificare anche il numero di dosi e/o di richiamo e lʼora della somministrazione 16. IL FARMACO È STATO SOSPESO? 17. LA REAZIONE È MIGLIORATA DOPO LA SOSPENSIONE? 18. IL FARMACO È STATO RIPRESO? 20 21 A: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no A: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no A: u sì u no A: u sì u no 19. SONO RICOMPARSI I SINTOMI DOPO LA RISOMMINISTRAZIONE? INDICAZIONI O ALTRO MOTIVO PER CUI IL FARMACO È STATO USATO: B: u sì u no C: u sì u no B: u sì u no C: u sì u no A: B: C: FARMACO(I) CONCOMITANTE(I), DOSAGGIO, VIA DI SOMMINISTRAZIONE, DURATA DEL TRATTAMENTO 22 USO CONCOMITANTE DI ALTRI PRODOTTI A BASE DI PIANTE OFFICINALI, OMEOPATICI, INTEGRATORI ALIMENTARI, ECC. (specificare): 23 CONDIZIONI CONCOMITANTI PREDISPONENTI (se il farmaco sospetto è un vaccino riportare l'anamnesi ed eventuali vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione) 24 QUALIFICA DEL SEGNALATORE 26 28 u MEDICO DI MEDICINA GENERALE u MEDICO OSPEDALIERO u SPECIALISTA DATA DI COMPILAZIONE CODICE ASL INFORMAZIONI SULLA SEGNALAZIONE u PEDIATRA DI LIBERA SCELTA u FARMACISTA u ALTRO 25 27 29 R DATI DEL SEGNALATORE u NOME E COGNOME u INDIRIZZO u TEL E FAX FIRMA DEL SEGNALATORE u E-MAIL FIRMA DEL RESPONSABILE DI FARMACOVIGILANZA AIFA - Ministero della Salute " 8 La guida alla compilazione è consultabile anche on line all’indirizzo www.agenziafarmaco.it NON GRAVE * se il segnalatore è un medico bollettino d’informazione sui farmaci Bif XIII N. 3 143 2006 Guida alla compilazione della scheda di segnalazione Premessa Compilazione La segnalazione spontanea è una comunicazione relativa all’insorgenza di una reazione avversa che si sospetta si sia verificata dopo l’assunzione di un farmaco. È uno strumento semplice, pratico ed economico applicabile a tutte le tipologie di pazienti e a tutti i farmaci, che consente di rilevare potenziali segnali di allarme. A tal fine la qualità e la completezza delle informazioni riportate sono fondamentali. La qualità dell’informazione è determinata dalla congruità dei dati, dalla loro completezza e dalla precisione con cui sono riportati. Ogni sezione della scheda ha una ragione di esistere e dovrebbe essere adeguatamente compilata. Una scheda incompleta non consente di valutare il nesso di causalità tra farmaco e reazione. Indipendentemente dall’algoritmo che verrà usato non si può fare a meno di conoscere la relazione temporale, se esistono o meno spiegazioni alternative sia per quanto riguarda le condizioni cliniche che per quanto riguarda l’utilizzo di altri prodotti, e cosa ha determinato la sospensione del farmaco ritenuto sospetto. È stata quindi eliminata la differenziazione in campi obbligatori e facoltativi, prevista nel precedente modello, in quanto essa poteva portare ad una compilazione parziale che non consentiva di fatto la valutazione del nesso di causalità tra farmaco e reazione. Infine è predisposto un unico modello di scheda per segnalare le sospette reazioni avverse a tutti i farmaci inclusi i vaccini. I vaccini sono infatti soggetti al doppio monitoraggio della farmacovigilanza (come per tutti i farmaci) e della prevenzione, con il principale obiettivo di identificare e correggere rapidamente eventuali errori nel programma di immunizzazione al fine di garantire, in modo più efficiente e più sicuro, quel diritto alla salute rappresentato dalle vaccinazioni. L’adozione di un modello unico di scheda, che tiene conto degli standard internazionali, semplifica la segnalazione di reazione avversa a vaccino, limita i possibili duplicati e velocizza le operazioni di inserimento in banca dati essendo previsto il suo invio al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria. Vengono di seguito riportate alcune motivazioni relative all’esistenza dei diversi campi che dovrebbero essere tenute in considerazione durante la compilazione. Paziente e data di insorgenza: i dati di questa sezione sono importanti per l’identificazione del caso ed il riconoscimento di duplicati (insieme alle informazioni su farmaco e reazione). Per motivi di privacy non è possibile scrivere per esteso il nome e cognome del paziente; sarà comunque sufficiente riportare prima la lettera iniziale del nome seguita dalla lettera iniziale del cognome. L’indicazione della data di nascita, invece che dell’età, risulta essere particolarmente importante in caso di segnalazioni di reazioni avverse a vaccino: infatti, le vaccinazioni dell’età evolutiva vengono somministrate, di norma, ad età prestabilite. Le iniziali, insieme alla data di nascita, consentono di distinguere i casi, operazione necessaria soprattutto in occasione di segnalazioni di cluster di reazioni avverse da vaccini derivanti da una stessa struttura. Inoltre la data di insorgenza della reazione insieme alle date di inizio e fine terapia sono indispensabili perché consentono di stabilire la correlazione temporale tra assunzione del farmaco e reazione avversa. Il campo codice della reazione va compilato dal responsabile di farmacovigilanza dopo l’avvenuto inserimento della scheda in banca dati. Reazione: la compilazione di questo campo è ovviamente fondamentale, oltre alla descrizione della reazione è prevista anche la sua diagnosi ed i risultati di eventuali accertamenti diagnostici. È opportuno che tale descrizione avvenga nel modo più chiaro e meno fantasioso possibile considerato che la descrizione dovrà poi essere interpretata e codificata da un altro operatore all’atto dell’inserimento della scheda in banca dati. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’orario di insorgenza della reazione. Di seguito sono riportati alcuni suggerimenti relativi alla descrizione delle reazioni da vaccino e alla definizione di caso. Nella sezione “esami di laboratorio e strumentali” vanno riportati i risultati, rilevanti ai fini della reazione avversa, degli esami effettuati e possibilmente R AIFA - Ministero della Salute 144 Bif XIII N. 3 GUIDA 2006 ministrazione ed il numero di dose (I, II III o di richiamo). Inoltre vanno specificati il lotto e la data di scadenza. Non va tralasciata l’indicazione terapeutica per la quale il farmaco è stato assunto: da tale indicazione potrebbero emergere spiegazioni alternative all’insorgenza della reazione osservata che potrebbe essere in realtà un aspetto della patologia trattata. Anche le indicazioni vanno riportate nel modo più preciso possibile tenendo presente la classificazione internazionale delle malattie (ICD IX: international classification disease). Condizioni predisponenti: la disponibilità di queste informazioni consente di accertare la presenza o meno di cause alternative al farmaco nel determinare la reazione avversa. In particolare nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare i dati anamnestici, la storia clinica e farmacologica rilevante. È opportuno anche specificare la sede dove è avvenuta la vaccinazione: ASL, studio privato, scuola, altro (specificare) ed il sito di inoculo del vaccino. Farmaci concomitanti: l’informazione di eventuali farmaci concomitanti va acquisita soprattutto in relazione alle possibili interazioni. Nell’apposita sezione andrebbero riportate anche le altre possibili interazioni con integratori alimentari, prodotti erboristici, ecc. Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche i vaccini somministrati nelle 4 settimane precedenti alla somministrazione. Fonte e segnalatore: il segnalatore deve essere chiaramente identificabile, anche se i suoi dati sono tutelati, in primo luogo perché spesso c’è la necessità di contattare il segnalatore per chiarimenti o follow-up ed inoltre perché non sono accettabili schede anonime. Qualora la fonte venga riportata come “Altro” deve essere specificata chiaramente la tipologia di segnalatore. le date a cui si riferiscono. La sola citazione dell’esame senza conoscere il risultato non è dirimente. È importante anche precisare se la reazione è stata trattata e come. Il segnalatore può allegare alla scheda eventuali referti, lettere di dimissioni ospedaliera, relazioni cliniche rispettando comunque la tutela della privacy del paziente. Gravità: l’importanza di una reazione avversa varia anche in relazione alla sua gravità; va ricordato che la gravità non deve essere stabilita su base soggettiva per cui non hanno senso le affermazioni: media gravità o gravità moderata, ecc. Una reazione è grave solo se: • è fatale • ha provocato o prolungato l’ospedalizzazione • ha provocato invalidità grave o permanente • ha messo in pericolo la vita del paziente. Sono da considerare gravi anche le anomalie congenite e i difetti alla nascita in neonati le cui madri avevano assunto i farmaci sospetti in gravidanza. In questo ultimo caso la scheda sarà compilata con i dati della madre, ma alla scheda stessa dovrà essere allegata un’accurata relazione clinica che oltre ai dati anamnestici dettagli la reazione a carico del feto o del neonato e l’esito della stessa. Esito: analogamente alla gravità è importante riportare l’esito della reazione facendo attenzione alle voci poste al di sotto dell’esito “decesso”: infatti ad esempio le frasi “il farmaco può aver contribuito” oppure “ non dovuto al farmaco” sono relativi ai casi fatali. Nel campo “esito” andranno riportate anche le date di guarigione o di decesso. Farmaco sospetto: è importante riportare il nome commerciale del farmaco e non solo il principio attivo, sia per consentire eventuali accertamenti legati alla produzione dello stesso sia per consentire alle aziende farmaceutiche titolari del farmaco sospetto di assolvere ai numerosi obblighi di farmacovigilanza nazionale ed internazionale previsti dalla legge. Inoltre nel caso dei farmaci generici, al nome del principio attivo deve essere aggiunto il nome dell’azienda. Senza questa informazione non sarà possibile procedere all’identificazione del medicinale coinvolto. Deve essere indicato il dosaggio e non solo l’unità posologica (infatti per un dato farmaco potrebbero ad esempio esserci compresse da 250, 500 o 1000 mg). In questa sezione è importante fornire anche le informazioni relative all’eventuale miglioramento della reazione avversa dopo la sospensione del farmaco e quando disponibile anche il dato sulla risomministrazione del farmaco (rechallenge). Nel caso di segnalazione di reazioni avverse a vaccini è necessario riportare anche l’ora della som- Per le reazioni gravi, tanto più se non previste nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) o per le quali l’esito non è conosciuto al momento della segnalazione stessa, è opportuno far seguire la segnalazione iniziale da un aggiornamento sul caso. La scheda compilata va inviata al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza per i successivi adempimenti ai sensi del D.lgs. 95/2003. Per approfondimenti sulla Farmacovigilanza si rimanda alla lettura del volume IX di EudraLex disponibile all’indirizzo: http://pharmacos.eudra.org/F2/eudralex/in dex.htm R AIFA - Ministero della Salute Glossario EER (Experimental Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo randomizzato al trattamento in sperimentazione diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo in trattamento. CER (Control Event Rate) Numero di eventi osservato nel gruppo di controllo diviso per il numero totale di soggetti inclusi nel gruppo di controllo. IC 95% (Intervallo di confidenza 95%) Il concetto di base è che gli studi (RCTs, metaanalisi) informano su un risultato valido per il campione di pazienti preso in esame, e non per l’intera popolazione; l’intervallo di confidenza al 95% può essere definito (con qualche imprecisione) come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità del 95%, il valore reale, valido per l’intera popolazione di pazienti. ä INDICATORI DI RIDUZIONE DEL RISCHIO DI EVENTI SFAVOREVOLI ARR (Absolute Risk Reduction) Riduzione assoluta del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto a quelli di controllo. Corrisponde alla formula: [CER – EER]. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. Corrisponde alla formula: [1/ARR], arrotondando per eccesso al numero intero. RR (Relative Risk) È il rapporto tra il rischio nel gruppo dei trattati (EER) ed il rischio nel gruppo di controllo (CER). [RR = EER/CER]. RRR (Relative Risk Reduction) Riduzione relativa del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde al rapporto: [CER – EER]/CERx100. OR (Odds Ratio) Rapporto fra la probabilità di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in speri- mentazione e la probabilità nei pazienti di controllo. È un altro indice di riduzione relativa del rischio di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli, e corrisponde alla formula: [EER / (1 – EER)] / [CER / (1 – CER)]. OR è rappresentativamente uguale a RR se il rischio di base nei controlli è basso (<10%); se il rischio di base è alto, OR tende a valori costantemente più lontani dall’unità rispetto a RR. ä INDICATORI DI AUMENTO DELLA PROBABILITÀ DI EVENTI FAVOREVOLI ABI (Absolute Benefit Increase) Aumento assoluto del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento sperimentale rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti da trattare per ottenere un beneficio terapeutico in un paziente. Corrisponde alla formula: [1/ABI]. RBI (Relative Benefit Increase) Aumento relativo del beneficio terapeutico nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. RBI corrisponde alla formula: [EER – CER]/CER. ä INDICATORI DI AUMENTO DEL RISCHIO DI EVENTI SFAVOREVOLI ARI (Absolute Risk Increase) Aumento assoluto del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento sperimentale rispetto ai controlli. ARI corrisponde alla formula: [EER – CER]. NNH (Number Needed to Harm) Numero di pazienti che devono sottoporsi al trattamento perché si manifesti una reazione avversa. Corrisponde alla formula: [1/ARI] arrotondando per eccesso al numero intero. RRI (Relative Risk Increase) Aumento relativo del rischio di una reazione avversa nei pazienti che ricevono il trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Corrisponde alla formula: [EER – CER ]/CER. FOTOGRAFARE LA RICERCA Vinci col bif! Al vincitore una fotocamera digitale. Alle fotografie selezionate come meritevoli la mug targata bif! lancia un secondo concorso fotografico per sensibilizzare i lettori sul concetto di ricerca, attraverso gli scatti fotografici di quanti seguono la rivista. È richiesto l’invio di due fotografie in bianco e in nero, accompagnate da una didascalia, dalla qualifica dell’autore e dalla liberatoria firmata dal soggetto eventualmente fotografato. Le foto partecipanti al concorso dovranno pervenire entro e non oltre il 31/10/2006. Per maggiori informazioni consultare il regolamento all’indirizzo: www.test2it.com/concorsobif/