Teatro Andrea Brunello mette in scena più che uno spettacolo un appello per tutelare il pianeta terra Salvare quel « piccolo pallino blu)) .................................................................................. ANTONIA DALPIAZ TRENTO - Si fatica ad individuarlo sulla banda marrone quel piccolo Pale Blue Dot, che si chiama Terra. Eppure in quel pallino, fotografato nel 1990 dalla sonda Voyager 1 quando si trovava a sei milioni di km di distanza, ci siamo tutti noi e la nostra Storia. «La terra è un piccolissimo palco in una vasta arena» ebbe a dire l'astronomo Cari Sagan nel suo libro, una riflessione che diventa essa stessa parte di un linguaggio teatrale, quello scelto da Andrea Brunello per raccontare in scena l'enorme responsabilità che ciascuno di noi si deve assumere per salvare questo piccolo, importantissimo pianeta blu. Vincitore del concorso della terza edizione del Premio «Nuova_ scena.tn», lo spettacolo realizzato dalla Compagnia Arditodesio/Progetto Jet Propulsion Theatre, dopo il debutto avvenuto a Bordeaux, è approdato sabato sera al Cuminetti di Trento e ieri sera al Teatro Cristallo di Bolzano, confermando la passione e l'interesse di Brunello per il Teatro Scienza, che lo ha visto interprete di altri due precedenti allestimenti, «Il principio dell'incertezza» e «Torno indietro ed uccido il nonno». Un testo, quello messo in scena da Brunello, composto a quattro mani con Christian Di Domenico che ha curato anche la regia, forte di un enorme bagaglio di informazioni scientifiche raccolte anche grazie al sostegno del laboratorio delle Scienze Fisiche dell'Università degli Studi di Trento, elementi questi vitali e di grande interesse, che hanno rappresentato il punto focale di una messa in scena dove la parola ha avuto la priorità, in un contesto scenografico firmato da Roberto Abbiati giocato su un efficace supporto non solo di video, ma anche di elementi tecnologici, fra cui il simpatico robot capace di interagire con Brunello. Belle le sottolineature musicali composte ed eseguite da Enrico Merlin , capaci di interpretare il senso di bellezza ma allo stesso tempo di smarrimento che il testo ha messo in atto, dove il mondo privato ed emozionale dei protagonisti si plasma con quello della scienza allo stato pu- ro e dove i dati catastrofici del declino del nostro pianeta, dovuti all'incuria, all'indifferenza e alle politiche sbagliate di chi avrebbe dovuto proteggerlo arrivano a raffica, sommergendo la platea e facendola diventare parte integrante del problema, quando a luci accese, Brunello lascia il palcoscenico e scende fra gli spettatori, coinvolgendoli in una tematica che appartiene a tutti e che lascia un senso (costruttivo) di inquietudine e di paura, perché in un futuro non particolarmente lontano tutto potrebbe rivoltarsi contro e quel piccolo pallino blu sarebbe destinato a scomparire assieme ai suoi oceani vuoti di vita. Brunello ha adottato, questa volta in forma maggiore rispetto ai due precedenti lavori, il taglio di teatro-conferenza, puntando ad un linguaggio comunicativo teso a sottolineare l'importanza e la drammaticità del tema. La formula prettamente teatrale è stata invece scelta nei momenti di impatto emozionale dove rabbia, dolore, amore per la vita ed impotenza, trasmessi da padre in figlio, sono diventati elementi pregnanti di un percorso in cui Brunello ha messo tutto se stesso, adottando il palco come virtuale astronave spaziale per raccontare l'uomo e l'universo. Tanti e calorosi gli applausi finali del pubblico soddisfatto. Andrea Brunello in «Pale Blue Dot», quel pallido pallino blu della Terra (vista dagli astronauti)