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09/11/2006 |
Economia di guerra
Il termine economia di guerra non si riferisce all'economia nel periodo bellico in generale, ma
all'adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra. Nell'economia di guerra, lo Stato
sottopone a una regolamentazione molto estesa l'economia di mercato (Statalismo), senza però sospendere
del tutto né quest'ultima, né la proprietà privata dei mezzi di produzione o la libera circolazione della
manodopera. L'approvvigionamento della pop., dell'apparato produttivo e dell'esercito viene garantito da un
sistema burocratico-amministrativo di allocazione e distribuzione delle risorse (Approvvigionamento
economico del Paese). In Svizzera l'economia di guerra è stata definita anche come mobilitazione economica,
previdenza economica in vista della guerra, difesa economica del Paese ed economia bellica.
Adattare l'economia alle condizioni belliche comporta notevoli rischi: una parte dei consumi, la cui ampiezza
varia a seconda del pericolo, viene trasferita dalla sfera civile a quella militare; i costi della guerra riducono le
entrate delle economie domestiche; la produzione di materiale bellico al posto di beni di investimento
(cannoni invece di macchine) comporta disinvestimenti; salvaguardando i redditi delle persone mobilitate,
infine, si rischiano spinte inflazionistiche. I Paesi non direttamente coinvolti negli scontri militari cercano
perciò di alterare il meno possibile il proprio sistema economico, non da ultimo per assicurarsi una posizione
vantaggiosa subito dopo la fine delle ostilità. Nelle piccole economie nazionali povere di materie prime,
occorre inoltre tenere conto di aspetti interni (agricoltura, artigianato, industria, distribuzione) ed esterni
(importazioni, esportazioni). Una sintesi strategica ottimale - la cui importanza risulta peraltro controversa include fattori non solo economici ma anche politici, militari, sociologici e psicologici; se tale sintesi non
riesce, per esempio a causa di una riduzione eccessiva del tenore di vita della pop., possono scoppiare
disordini sociali. Nell'epoca dell'obbligo militare generalizzato, infine, le donne devono assumere i compiti
degli uomini mobilitati: durante le due guerre mondiali, in Svizzera misure di questo tipo vennero attuate con
grande precauzione, e revocate rapidamente al termine del conflitto.
Autrice/Autore: Bernard Degen / vfe
1 - L'economia di guerra prima del 1900
Nel tardo ME e nel XVI-XVIII sec. non esistevano economie di guerra in senso moderno. In tempo di guerra,
spec. i cant. urbani sviz. prendevano tuttavia misure di politica economica che andavano in tale direzione nei
settori del commercio interno, delle finanze, delle importazioni e delle esportazioni. Nel XVI sec., la
Repubblica di Ginevra di recente costituzione dovette ricorrere ripetutamente all'emissione di prestiti forzosi
per finanziare la guerra contro la Savoia. Generalmente vennero contingentati gli acquisti di cereali sul
mercato cittadino da parte dei privati (Politica annonaria); durante la guerra dei Trent'anni, Basilea applicò
tale misura anche per le esportazioni di cereali verso il resto della Conf. Per assicurare l'approvvigionamento
della pop. residente, in caso di necessità i governi incaricavano i commercianti locali di importare cereali.
Frequenti nel XV sec., in Svizzera i provvedimenti legati all'economia di guerra divennero rari nei sec.
successivi a causa del minor numero di conflitti militari. In seguito alle guerre rivoluzionarie a cavallo del 1800
e all'occupazione franc., misure del genere divennero nuovamente necessarie.
Grazie alla loro crescente capacità produttiva, le economie dopo il congresso di Vienna non vennero quasi da
nessuna parte subordinate interamente alle esigenze belliche. Solo il conflitto franco-prussiano colpì
seriamente la Svizzera neutrale. A causa degli stretti legami con la valuta franc., nel luglio e nell'agosto del
1870 si verificò una breve crisi creditizia. Alcuni Stati ted. e la Francia disposero blocchi economici, i cui effetti
furono però presto mitigati dalla diplomazia sviz. Il problema centrale si rivelò l'interruzione delle linee
ferroviarie lungo il Reno, che costituivano la principale via di approvvigionamento per i beni di consumo di
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massa; ciò rese necessarie dispendiose deviazioni (per esempio cotone in transito dai porti it.). Ciononostante
gli scambi di beni alimentari e materie prime nel 1871-72 risultarono complessivamente superiori rispetto al
1869; pertanto, fu solo la crisi creditizia a provocare un dibattito duraturo.
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2 - La prima guerra mondiale
Fino all'inizio del XX sec., le scienze economiche dedicarono poca attenzione ai problemi inerenti alla condotta
di guerra, a parte il finanziamento e il rifornimento degli eserciti. In Svizzera il tema fu affrontato da Adolf Jöhr
nel 1912, ma fino all'inizio della guerra (1914) l'unica misura pratica adottata fu un ampliamento delle scorte
nell'esercito. In seguito al conferimento dei Pieni poteri (3.8.1914), il Consiglio fed. venne tra l'altro dotato di
competenze straordinarie in campo economico. Le conseguenze del blocco economico reciproco da parte dei
belligeranti riuscirono in gran parte a essere neutralizzate grazie all'istituzione dell'Ufficio fiduciario svizzero di
controllo per il traffico delle merci e della Società svizzera per la sorveglianza economica (SSS), che tenevano
conto delle necessità di controllo degli Imperi centrali e dei Paesi dell'Intesa. A causa delle difficoltà di
consegna dei belligeranti e della parziale inagibilità delle vie d'accesso, fino al 1918 il volume delle
importazioni si ridusse fortemente, mentre quello delle esportazioni risultò in genere nettamente superiore ai
livelli d'anteguerra. Una piccola divisione per l'economia industriale di guerra entrò in funzione nel luglio del
1917. Nonostante l'aumento della produzione nazionale si verificarono crescenti difficoltà di
approvvigionamento, cosicché dal 1914 al 1919 l'indice del costo della vita salì da 100 a 250 punti. Il
Razionamento dei beni alimentari di prima necessità venne introdotto a livello fed. solo nell'autunno del 1917,
mentre l'istituzione di un ufficio fed. per l'alimentazione venne decisa poco prima della fine della guerra;
mancava inoltre un'indennità per perdita di guadagno per i militi. Una parte cospicua della pop. nel 1918 non
fu più in grado di provvedere da sola al proprio sostentamento alimentare. Il fallimento completo della sintesi
strategica attuata nella prima Guerra mondiale, e spec. il profondo divario venutosi a creare tra coloro che
trassero profitto e coloro che uscirono economicamente perdenti dal conflitto, favorì la crescita delle tensioni
sociali, che nell'immediato dopoguerra culminarono nello sciopero generale.
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3 - La seconda guerra mondiale
Dopo il 1918 i dibattiti di politica economica non si concentrarono sulla conduzione dell'economia di guerra,
ma su nuovi problemi quali la crisi dei primi anni 1920-30 e la crisi economica mondiale; la situazione mutò
solo nella seconda metà degli anni 1930-40 dietro l'esempio degli sforzi compiuti in tal senso all'estero. Nel
1936 la realizzazione e la direzione dell'economia di guerra vennero affidate al Dip. fed. dell'economia
pubblica (DFEP); in seguito (1.4.1937) il Consiglio fed. nominò un primo delegato all'economia di guerra, a cui
fu affidato il compito di tracciare un quadro approssimativo della situazione e di prepararne le basi legali. La
legge fed. volta a garantire l'approvvigionamento del Paese di beni di importanza vitale (1.4.1938) assegnò al
Consiglio fed. competenze legislative e ispettive in merito alla costituzione di scorte obbligatorie e la facoltà
di operare confische ed espropri e di imporre l'estensione delle superfici coltivate. Un'ordinanza governativa
dell'8.3.1938 istituì un'amministrazione-ombra per l'economia di guerra, diretta dalla Centrale fed.
dell'economia di guerra (CEG). Con il regolamento del 24.11.1938, il DFEP integrò parti dell'amministrazione
civile negli uffici dell'economia di guerra; alla fine del 1938 l'apparato risultava operativo. Dal 19.12.1938 il
Consiglio fed. dispose la creazione di scorte suppletive per alcuni beni di prima necessità. Agli importatori
venne imposta la creazione di scorte obbligatorie, per cui ottennero crediti vantaggiosi dalla Banca nazionale
grazie alla garanzia fed.; la stessa Conf. deteneva inoltre autonomamente delle scorte. Dall'inizio del 1938 la
Migros, seguita più tardi anche da altri, lanciò una campagna per la creazione di scorte individuali di
emergenza. Il 4.9.1939 entrò in funzione l'apparato organizzativo dell'economia di guerra: i sette uffici fed.
iniziarono la propria attività sotto la guida della CEG, affiancata dal 24.11.1939 dalla commissione
dell'economia di guerra. La segreteria generale del DFEP come ufficio di guerra si occupò di questioni giur.,
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fra cui la lotta al mercato nero. L'ufficio di guerra per l'alimentazione (UGA) ebbe il compito di garantire
l'approvvigionamento alimentare e quindi di attuare i razionamenti, che dopo un blocco delle vendite il
30.10.1939 colpirono per la prima volta singoli prodotti, e che vennero praticati in misura variabile fino
all'agosto del 1949. Fino al 1942, quando a Friedrich Traugott Wahlen venne attribuito un apposito ufficio in
quanto incaricato dell'estensione delle superfici coltivate (Piano Wahlen), l'UGA assunse anche quest'ultimo
compito. L'ufficio di guerra per l'industria e il lavoro (UGIL) gestì da un lato le materie prime e la produzione
artigiana o industriale, dall'altra si occupò dell'impiego della manodopera ("servizio del lavoro" obbligatorio).
L'ufficio di guerra per i trasporti (UGT) fu responsabile non solo dei trasporti terrestri ma anche
dell'organizzazione di una flotta d'alto mare battente bandiera sviz. (dal 1941). L'ufficio di guerra per
l'assistenza si dedicò ai problemi delle assicurazioni sociali inerenti al conflitto, all'attuazione di misure
sanitarie e all'assistenza di una parte dei profughi. Restò appannaggio dell'amministrazione civile il compito di
attribuire l'Indennità per perdita di guadagno, che a differenza del servizio attivo precedente doveva garantire
ai militi il mantenimento sostanziale dei loro introiti. La sezione del controllo dei prezzi (SCP) ebbe il compito
di evitare aumenti eccessivi dei prezzi come fu il caso nella prima guerra mondiale. La divisione del
commercio, infine, si occupò dei rapporti economici con l'estero; nel 1939 essa istituì tra l'altro una Centrale
per la sorveglianza delle importazioni e delle esportazioni, che controllava il rispetto delle condizioni imposte
dai belligeranti. A differenza della prima guerra mondiale, gli scambi con l'estero subirono un forte calo in
entrambe le direzioni; essi si svolsero soprattutto tramite un sistema di compensazione (Clearing). Le
esportazioni verso la Germania e le transazioni in oro (depredato) già all'epoca furono oggetto di critiche. Nel
quadro dell'economia di guerra, alcune ass. economiche private assunsero funzioni parastatali. A partire dal
1945, l'economia di guerra venne gradualmente smantellata; la CEG fu liquidata il 12.4.1948.
Durante la seconda Guerra mondiale la sintesi strategica adottata diede risultati assai migliori. Sebbene solo
in misura marginale, esponenti della sinistra vennero coinvolti nella gestione dell'economia di guerra e le loro
rivendicazioni vennero in parte prese in considerazione. Anche se si creò nuovamente un divario tra
profittatori e perdenti (spec. lavoratori), grazie all'approvvigionamento di base garantito a tutti le tensioni
sociali non raggiunsero neanche lontanamente l'ampiezza del 1917-18. Per lungo tempo, l'economia di guerra
praticata durante il secondo conflitto mondiale è stata quindi considerata un successo. Negli ultimi anni,
tuttavia, le questioni sollevate dagli Alleati al termine della guerra - grado di integrazione dell'economia di
guerra sviz. in quella ted., misure adottate in seguito a pressioni esterne o autonomamente a scopo di lucro sono state riprese con maggiore determinazione (cfr. gli studi pubblicati dal 1997 al 2002 dalla Commissione
indipendente d'esperti Svizzera - seconda guerra mondiale). La distribuzione delle risorse sul piano interno
non ha invece costituito finora oggetto di dibattito.
Dopo il 1945 l'economia di guerra ha continuato a essere oggetto di riflessione; dato però che le crisi di tipo
economico e politico hanno dominato sempre più gli scenari, dalla fine degli anni 1970-80 il concetto di
approvvigionamento economico non contiene più alcun riferimento alla guerra.
Autrice/Autore: Bernard Degen / vfe
Riferimenti bibliografici
Fonti
– Die Abteilung für industrielle Kriegswirtschaft des Eidgenössischen Volkswirtschaftsdepartements
1917-1919, 2 voll., 1920-1925
– Die schweizerische Kriegswirtschaft 1939/1948, 1950
Bibliografia
– A. Jöhr, Die Volkswirtschaft der Schweiz im Kriegsfall, 1912
– T. Geering, Handel und Industrie der Schweiz unter dem Einfluss des Weltkriegs, 1928
– S. Stritmatter, Die Stadt Basel während des Dreissigjährigen Krieges, 1977
– M. Körner, Solidarités financières suisses au XVIe siècle, 1980
– P. Maurer, Anbauschlacht, 1985
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– J. Tanner, Bundeshaushalt, Währung und Kriegswirtschaft, 1986
– Pubbl. CIE
– H. U. Jost, Politik und Wirtschaft im Krieg, 1998
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