La Francia nel XVII secolo Nel 1610 il re di Francia Enrico IV fu assassinato da un monaco fanatico, contrario all’editto di Nantes del 1598; questo documento aveva pacificato il paese dopo anni di scontro tra cattolici e protestanti. Salì così al trono, all’età di nove anni, Luigi XIII. Il suo regno fu caratterizzato dal governo del cardinale ArmandJean Richelieu, primo ministro che accentrò i poteri statali nelle mani del re, garantendogli un potere assoluto sulla nobiltà e sul clero. Questi ultimi due gruppi sociali, insieme alla borghesia (Terzo Stato) facevano parte dei un’assemblea, gli Stati Generali, convocata periodicamente prima di prendere delle decisioni. Con Richelieu al governo questo organismo non fu più convocato, segno del potere assoluto del sovrano. Richelieu, nel suo sistema di governo, introdusse la figura degli intendenti che riscotevano le tasse nelle varie provincie per conto del re. Il cardinale si scagliò contro gli ugonotti ed espugnò la loro roccaforte militare, alla Rochelle, nel 1628. Inoltre la Francia partecipò vittoriosamente alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648), con un esercito moderno; fu inoltre promossa la conquista di colonie nel Mar dei Caraibi. I progetti di Richelieu richiedevano però spese onerose tanto da inasprire le tasse che colpivano soprattutto i contadini; si verificarono così forti rivolte nelle campagne soffocate con la forza. Dopo la morte del primo ministro nel 1642, il governo passò al suo collaboratore più fidato, il cardinale Giulio Mazzarino: egli stroncò rivolte armate contro il re come la Fronda, e aumentò il suo potere assoluto. Al trono intanto era salito nel 1643 Luigi XIV che assunse personalmente la guida del governo dopo la morte di Mazzarino (1661). La sua era una rigida politica assolutistica, dove tutto il potere era concentrato nelle sue mani: fu infatti soprannominato Re Sole, che illumina la Francia. Egli riteneva che il potere gli derivava per diritto divino; cioè era Dio che gli affidava tale potere e ogni sua decisione era giusta. Nelle sue mani Luigi XVI aveva i tre poteri dello stato: legislativo (fare le leggi), esecutivo (applicare le leggi), giudiziario (amministrare la giustizia). I nobili francesi non ebbero così alcun potere e il sovrano li costrinse a vivere a Versailles, una fastosa reggia fuori Parigi. Era questa la corte dove si tenevano feste, balli e banchetti; il re così controllava la nobiltà francese Luigi XIV adottò una politica mercantilistica che favoriva la borghesia e lo sviluppo della manifattura; è questo l’aiuto economico dello stato. Furono così potenziate le esportazioni, soprattutto di oggetti (vestici, arredi) in stile francese. La lingua francese divenne la più studiata in Europa e per questo per lungo tempo fu la lingua internazionale. Luigi XIV riorganizzò l’esercito per avviare guerre di conquista: tra il 1666 e il 1678 combatté contro l’Inghilterra per il possesso di alcune isole nelle Antille; riuscì a occupare le Fiandre strappandole alla Spagna. Parigi dovette fronteggiare, tra il 1686 e il 1697, la Lega di Augusta, un’alleanza antifrancese che univa Spagna, Sacro Romano Impero, Paesi Bassi, Svezia, Inghilterra e ducato di Savoia. Le spese della corte di Versailles e delle guerre in Europa aumentarono le tasse sul popolo, peggiorando le loro condizioni di vita; la Francia visse così all’inizio del XVIII secolo una fase di lenta crisi. In Europa, seguendo il modello francese, nacquero altre monarchie assolute, in Russia e in Austria.