Rivista Italiana di Genetica e Immunologia Pediatrica - Italian Journal of Genetic and Pediatric Immunology Anno I numero 2 - luglio 2009 | direttore scientifico: Carmelo Salpietro - direttore responsabile: Giuseppe Micali Home page | Archivio telematico | Norme editoriali | Stampa l'articolo 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 Feed Rss Cerca Motore ricerca ◀ Indietro pagina 11 Avanti ► Importanza delle correlazioni gene-fenotipo nelle condizioni associate al segno del dente molare: studio clinico-genetico 1 2, 3 Maria Amorini , Francesco Brancati 2, 4, , Lorena Travaglini 1 1 1 2 Vincenzo Salpietro , Maria Concetta Cutrupi , Luciana Rigoli , Bruno Dallapiccola , Enza Maria 1, 2 Valente 1 Dipartimento di Scienze Pediatriche Mediche e Chirurgiche, Università di Messina 2 Istituto CSS-Mendel, Roma 3 CESI e Dipartimento di Scienze Biomediche, Università G. D'Annunzio, Chieti 4 Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università La Sapienza, Roma Abstract Joubert syndrome and related disorders (JSRD) represent a group of autosomal recessive multiorgan syndromes sharing a peculiar cerebellum and brainstem malformation recognizable on brain magnetic resonance imaging as the "molar tooth sign". In spite of the marked clinical and genetics heterogeneity of JSRD, the identification of several disease loci / genes (JBTS3-8) and the mutational analysis on large cohorts allowed to perform some gene-phenotype correlations, which represent a useful support for genetic counselling and provide prognostic indications to families. Some of these correlations are especially relevant, such as the cerebellar-oculo-renal phenotype that is caused in about half of cases by mutations in the CEP290 gene, and the COACH phenotype (Joubert syndrome plus congenital hepatic fibrosis), caused in over 70% cases by mutations in the MKS3 gene. In this article we present a clinical and genetic study of two patients representative of these conditions, and discuss the importance of gene-phenotype correlates for the diagnostic and prognostic assessment of patients with JSRD. Sommario Le condizioni correlate alla sindrome di Joubert (JSRD) sono un gruppo di patologie multiorgano che condividono una peculiare malformazione del cervelletto e del troncoencefalo, detta “segno del dente molare" per il caratteristico aspetto evidente alla risonanza magnetica cerebrale. Nonostante la marcata eterogeneità clinica e genetica delle JSRD, negli ultimi anni l’identificazione di numerosi loci / geni malattia e le analisi mutazionali su ampie casistiche hanno permesso di delineare alcune correlazioni gene-fenotipo, che rappresentano un utilissimo sostegno per la consulenza genetica e per fornire indicazioni prognostiche alle famiglie. Alcune di tali correlazioni risultano essere particolarmente rilevanti, come ad esempio il fenotipo cerebello-oculo-renale, causato in circa il 50% dei casi da mutazioni del gene CEP290, ed il fenotipo COACH (sindrome di Joubert associata a fibrosi epatica congenita), causata in oltre il 70% dei casi da mutazioni del gene MKS3. In questo articolo presentiamo lo studio clinico e genetico di due pazienti rappresentativi di tali condizioni e discutiamo l’importanza delle correlazioni gene-fenotipo nell’inquadramento diagnostico e prognostico dei pazienti con JSRD. Introduzione La sindrome di Joubert (SJ; MIM [213300]) è una rara patologia malformativa congenita del sistema nervoso centrale (SNC), che coinvolge principalmente il cervelletto ed il troncoencefalo. Nel 1997, Maria e collaboratori hanno identificato un quadro neuroradiologico caratteristico della SJ definito “segno del dente molare” (MTS), caratterizzato da: 1) ipo/aplasia del verme cerebellare; 2) ispessimento e malrotazione dei peduncoli cerebellari superiori; 3) assottigliamento dell’istmo ed approfondimento della fossa interpeduncolare (11, 12). Il MTS è stato successivamente riscontrato in numerose sindromi cliniche distinte caratterizzate dal quadro neurologico della SJ in associazione con variabile coinvolgimento di altri organi e sistemi, principalmente la retina ed il rene. Tali patologie sono state definite “patologie correlate alla sindrome di Joubert” (Joubert syndrome related disorders JSRDs). Tra queste ricordiamo la sindrome COACH (JS associata a fibrosi epatica congenita), la sindrome di Dekaban-Arima, la sindrome di Joubert con retinopatia, la sindrome di Joubert con polimicrogiria, la sindrome di Malta, la sindrome di Marsh, la sindrome di Varadi-Papp o oro-facio-digitale di tipo VI (OFD VI) e varianti di sindrome di Senior-Loken (SLS) con coinvolgimento cerebellare (7, 15). Tale complessa nosologia comporta notevoli problematiche legate alla marcata variabilità fenotipica anche intrafamiliare, alla notevole sovrapposizione clinica tra sindromi considerate distinte e alla difficoltà di assegnare singoli pazienti a specifiche categorie diagnostiche. Recentemente, grazie all’identificazione di due loci (JBTS1-2) e 6 geni (JBTS3-8) e le analisi mutazionali di ampie casistiche, si preferisce classificare i pazienti con JSRD seguendo una più semplice nomenclatura clinico-genetica che si basa anche sulle correlazioni gene-fenotipo ad oggi note (18): 1) JS pura: Il gene più comunemente mutato in questo sottogruppo è AHI1; 2) JS associata a retinopatia: anche in questo gruppo il gene più rilevante è AHI1, mutato in circa il 20% dei pazienti; 3) JS associata a coinvolgimento renale: questo fenotipo raro è dovuto a mutazioni sia in RPGRIP1L sia in NPHP1 (quest’ultimo possibilmente associato con mutazioni in altri geni modificatori); 4) Sindrome cerebello-oculo-renale (COR): oltre il 50% dei casi sono dovuti a mutazioni di CEP290; 5) JS + fibrosi epatica congenita (COACH): oltre il 70% dei casi sono dovuti a mutazioni del gene MKS3. In questo articolo descriviamo due casi clinici rappresentativi dei sottogruppi COR e della sindrome di COACH, per sottolineare l’importanza delle correlazioni gene-fenotipo anche alla luce della valutazione prognostica dei pazienti. Pazienti e metodi Casi clinici Paziente 1 (AR, maschio, 3 anni): non viene riferita consanguineità. Nel periodo neonatale ha presentato episodi di tachipnea alternati a bradipnea, che si sono progressivamente risolti nel tempo, unitamente a ritardo nell’acquisizione delle tappe psicomotorie, ipotonia, nistagmo, lievi tremori ed ipovisione marcata. La RMN cerebrale ha mostrato ipoplasia del verme cerebellare ed il caratteristico “segno del dente molare”, diagnostico di JSRD (Figura 1A). L’esame del fundus oculi ha mostrato un quadro di retinopatia e l’elettroretinogramma è risultato estinto, mentre l’ecografia renale ha dimostrato la presenza di cisti bilaterali a livello della giunzione cortico-midollare in assenza di sintomatologia clinica. Visto il quadro clinico di sindrome di Joubert associata a coinvolgimento renale e retinico, il test geneticomolecolare di elezione in questo paziente è stato lo studio mutazionale del gene CEP290 (2). Paziente 2 (SB, maschio, 4 anni): anche in questo caso non viene riferita consanguineità. Il quadro clinico è caratterizzato da ipotonia neonatale, nistagno, aprassia oculomotoria, ritardo dello sviluppo e mentale, ritardo di crescita (peso e altezza inferiori al terzo centile), anomalie respiratorie, movimenti coreo-distonici ed ipereflessia. La risonanza magnetica encefalica ha dimostrato un grave quadro malformativo della fossa cranica posteriore con ipoplasia del verme e segno del dente molare (Figura 1B). Dato il riscontro di epatomegalia ed elevati livelli degli enzimi epatici, è stata effettuata una biopsia epatica che ha dimostrato la presenza di fibrosi congenita epatica. A livello retinico il paziente presenta coloboma bilaterale, mentre ad oggi non sono evidenti segni di coinvolgimento renale. In questo paziente, l’associazione di segni neurologici e neuro radiologici di JSRD con fibrosi epatica congenita e coloboma corio retinico consente di porre la diagnosi di sindrome COACH, e l’indagine genetica di elezione è lo studio mutazionale del gene MKS3 (3). Studio genetico-molecolare L’estrazione del DNA è stata eseguita mediante tecniche standard. L’analisi mutazionale dei geni CEP290 (paziente 1) e MKS3 (paziente 2) è stata effettuata mediante amplificazione con PCR di ciascun esone e giunzione esone-introne dei geni, come precedentemente descritto (3, 19), seguita da Denaturing High Performance Liquid Chromatography (DHPLC) e successivo sequenziamento diretto dei pattern anomali mediante chimica Big Dye Terminator e un sequenziatore automatico 3130 XL Genetic Analyzer (Applied Biosystems). La segregazione delle mutazioni identificate è stata confermata analizzando i genitori dei probandi. La patogenicità delle mutazioni è stata inoltre verificata analizzando 200 cromosomi di controllo. Risultati e discussione L’analisi molecolare mirata nei due probandi con fenotipo COR e COACH ha portato in entrambi i casi ad identificare la mutazione patogenetica nei geni studiati. Il paziente 1 è risultato omozigote per la mutazione nonsenso c.4882C>T (p.Q1628X) nell’esone 37 del gene CEP290 (Figura 2), di cui i genitori erano entrambi portatori in eterozigosi. Si tratta di una mutazione già precedentemente descritta in pazienti JSRD, qui riscontrata per la prima volta in omozigosi. Il gene CEP290 codifica per una proteina putativa centrosomiale, costituente fondamentale del cilio primario. Il quadro clinico associato a mutazioni di CEP290 è estremamente variabile, includendo JSRD con fenotipo cerebello-oculo-renale o con fenotipi incompleti cerebello-retinici e cerebello-renali, ma anche condizioni cliniche diverse come sindrome di Meckel (una ciliopatia letale caratterizzata da occipitoencefalocele, displasia renale cistica, fibrosi epatica e polidattilia), l’amaurosi congenita di Leber (LCA) isolata, e la sindrome di Senior-Loken (nefronoftisi + retinopatia) (1, 2, 5, 9, 14, 16, 19). Tuttavia, la correlazione più forte si riscontra con il sottogruppo fenotipico COR, che in un caso su due presenta mutazioni patogenetiche di CEP290, per lo più clusterizzate nella seconda metà del gene (2). Il paziente 2 è risultato eterozigote composto per le mutazioni c.1319G>A (p.R440Q) nell’esone 13 e c.2182A>G (p.S728G) nell’esone 21 del gene MKS3 (Figura 3). Tale gene codifica per la proteina Meckelina, ed è stato inizialmente identificato come causativo di circa il 7% dei pazienti con Sindrome di Meckel (4, 10, 17). Tuttavia, il nostro gruppo ha dimostrato la forte associazione con il fenotipo COACH, confermata in seguito anche da altri (3, 6, 8). Lo spettro fenotipico di MKS3 è stato inoltre recentemente espanso ad includere una forma di nefronoftisi con fibrosi epatica ma senza coinvolgimento neurologico (13). I risultati ottenuti nei due pazienti descritti in questo lavoro confermano l’importanza delle correlazioni gene-fenotipo nell’indirizzare l’analisi genetica verso uno o l’altro gene-malattia. Questo è di grande aiuto soprattutto in condizioni caratterizzate da marcata eterogeneità genetica come le JSRD, in cui i geni coinvolti sono numerosi e spesso costituiti da numerosi esoni, rendendo lungo ed oneroso il processo diagnostico di ricerca delle mutazioni causative in ciascun paziente. Un altro vantaggio è rappresentato dalla migliore definizione di indicazioni prognostiche specifiche in ciascun caso, consentendo di migliorare l’efficacia della consulenza genetica, di offrire alle coppie a rischio una diagnosi prenatale precoce in caso di future gravidanze ed infine di pianificare una più mirata presa in carico dei pazienti. L’esempio del probando con fenotipo COR è illustrativo in quanto il riscontro di mutazioni nel gene CEP290, soprattutto in presenza di cisti renali, rende estremamente plausibile la possibilità che il piccolo paziente sviluppi nel tempo un quadro di insufficienza renale acuta o cronica dovuta alla progressione della nefronoftisi. Una gestione tempestiva di questo aspetto consente l’inserimento precoce del paziente in un adeguato protocollo di sorveglianza renale e follow-up, al fine di rallentare la progressione della malattia e prevenire lo sviluppo di complicanze come anemia, difetto di crescita o ostiodistrofia renale. References 1. 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Elettroferogrammi delle mutazioni identificate nel paziente 1 (gene CEP290). Dall’alto, padre e madre eterozigoti per la mutazione p.Q1628X (frecce blu) e paziente omozigote (freccia rossa). Elettroferogrammi delle mutazioni identificate nel paziente 2 (gene MKS3). Dall’alto, padre e madre eterozigoti rispettivamente per le mutazioni p.R440Q e p.S728G (frecce blu) e paziente eterozigote composto per entrambe le mutazioni (frecce rosse). 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