Draft. La versione definitiva è in Galeotti M. e Garzella S. (a cura di), Governo strategico dell’azienda, Giappichelli Editore, Torino, 2013, pp. 37-56. Capitolo 2 La formula strategica dell’azienda (Pasquale De Luca) 2.1 – Strategia e formula strategica dell’azienda Il sistema delle idee, decisioni ed azioni che definiscono in modo unitario ad un dato tempo il “dove”, il “come” ed il “cosa” dell’azienda riferiti ai diversi fronti ed oggetti del governo strategico, costituiscono la Formula strategica dell’azienda (Coda, 1984; Invernizzi, 2008). La formula strategica riveste ruolo centrale nel governo dell’azienda. La definizione della strategia, prima, e la gestione delle attività gestionali ed operative, poi, presuppongono la chiara comprensione dell’assetto competitivo attuale dell’azienda, la relativa validità nel tempo e le possibili linee di sviluppo. La formula strategica, dunque, esprime il profilo strategico dell’azienda in ragione dello stato assunto da una serie di variabili sistematicamente e dinamicamente interconnesse tra loro. Essa è data dal modello organico interno ed esterno che qualifica e caratterizza la singola azienda, definendone gli ambiti operativi, gli interlocutori strutturali e le modalità d’azione. In linea con il modello descritto nel capitolo precedente, la formula strategica dell’azienda risulta dalle scelte di fondo assunte con riguardo a: a) i mercati reali, b) i mercati finanziari, c) il contesto sociale, d) l’assetto strutturale interno. a) Il primo aspetto definisce i mercati reali ed i segmenti di mercato a cui l’impresa rivolge la propria offerta di prodotti. Individua quindi i sistemi competitivi in cui essa è inserita e, di conseguenza i clienti, i competitor ed i fornitori con cui si rapporta. Nei mercati reali l’azienda compete mediante la strategia di business al fine di soddisfare i bisogni e le attese dei consumatori e rispondere adeguatamente alla concorrenza dei competitor. Gli elementi strutturali della formula strategica sul versante dei mercati reali sono (CODA, 1984): 1 - gli attori competitivi da cui promanano le forze concorrenziali presenti nel mercato: aziende rivali, produttori, potenziali nuovi entranti, fornitori, clienti (Porter, 1980); - l’offerta di prodotto rivolta dall’azienda al mercato, che risulta definita dal mix di scelte circa i caratteri materiali (qualità, gamma, tecnologia, ecc.) e immateriali (prestigio, eleganza, sicurezza, ecc.) del prodotto, i servizi complementari forniti (assistenza, garanzie, velocità di consegna, ecc.) e le condizioni economiche dello scambio (prezzo, termini e modalità di pagamento, condizioni di trasporto, ecc.). b) Nei mercati finanziari l’azienda compete mediante la strategia finanziaria per acquisire i capitali necessari a sostenere i suoi processi di sviluppo. Gli elementi strutturali della formula strategica sul versante dei mercati finanziari sono: - gli attori finanziari (azionisti, banche, private equity, obbligazionisti, ecc.) a cui l’azienda si rivolge per attrarre i capitali; - l’offerta finanziaria che corrisponde alla proposta di investimento (in capitale proprio e/o di credito) formulata dall’azienda. Essa trova definizione nei connotati tecnico-giuridici degli strumenti utilizzati per scambiare i capitali ed assume rilievo economico e competitivo in funzione del prezzo-costo dei capitali e del rapporto rischio rendimento prospettato (Galeotti, 2008). c) Il contesto sociale è formato dagli Stakeholders portatori di potenziale consenso ovvero titolari di risorse necessarie alla sopravvivenza ed allo sviluppo dell’azienda. A questi soggetti l’azienda rivolge la propria proposta progettuale che deve incorporare interventi e modalità gestionali tesi a soddisfare anche i loro interessi e le loro aspettative, coinvolgendoli nel raggiungimento degli obiettivi aziendali. Gli elementi strutturali della formula strategica sul versante del contesto sociale sono (Coda, 1984): - gli attori sociali, vale a dire le forze sociali (lavoratori, manager, sindacati, collettività locale, istituzioni, ecc.) coinvolte, o da coinvolgere, nell’agire dell’azienda al fine di consentirne lo sviluppo; - la proposta di progetto imprenditoriale che l’azienda rivolge agli attori sociali al fine di soddisfarne le attese ottenendo in cambio risorse, contributi e consensi. d) L’assetto strutturale interno dell’azienda (struttura in senso stretto) fa da supporto all’offerta di prodotto, alla proposta di investimento finanziario ed alla proposta di progetto imprenditoriale formulate dall’azienda. Allo stesso tempo si pone come anello di collegamento stabile fra le stesse. La struttura costituisce l’elemento centrale della formula strategica rappresentando la base su cui si fonda l’operatività dell’azienda nei mercati reali, nei mercati finanziari e nel contesto sociale. Nella struttura rientrano il patrimonio tangibile e intangibile di risorse distintive, l’assetto operativo, l’assetto organizzativo, l’assetto 2 direzionale e l’assetto patrimoniale-finanziario dell’azienda. La struttura fornisce all’azienda l’insieme delle condizioni operative capaci di differenziarla, di porla in situazione di vantaggio, di garantirle un ruolo di dominanza in un certo ambito competitivo. La formula strategica, come sopra definita nei suoi elementi costitutivi, definisce il modo di essere dell’azienda nei sotto-sistemi ambientali di riferimento – i mercati reali, i mercati finanziari, il contesto sociale – in funzione del suo sistema strutturale di risorse organizzate. La formula strategica trova schematica rappresentazione nella Figura 1: Figura 1: La Formula Strategica dell’azienda Attori competitivi Attori finanziari ASA N ASA 2 Mercati Finanziari ASA 1 Mercati Reali STRUTTURA Offerta di prodotto Attori sociali Contesto Sociale Offerta finanziaria Proposta di progetto imprenditoriale Gli ambiti in cui opera l’azienda – i mercati reali, i mercati finanziari, il contesto sociale – sono portatori di cambiamenti che possono rappresentare minacce oppure opportunità. Le modalità di risposta dell’azienda a tali sollecitazioni dipendono strettamente dalle risorse e dalle competenze di cui l’azienda stessa dispone. In questo senso l’assetto strutturale dell’azienda può attribuire alla stessa dei punti di forza, quando le risorse e competenze a disposizione consentono di cogliere le opportunità ed arginare le minacce. Viceversa si pongono come punti di debolezza quando rappresentano delle carenze strategiche che non consentono di cogliere le opportunità ed anzi amplificano le minacce. La Swot analysis permette di analizzare in quest’ottica la formula strategica dell’azienda. Al riguardo si veda il punto 1 della parte quinta. 3 2.2 – La consonanza della formula strategica L’azienda deve sviluppare una formula strategica che le consenta di essere, al contempo, competitiva nei mercati reali, nei mercati finanziari finanziari e nel contesto sociale, perseguendo così quell’equilibrio economico a valere nel tempo che ne costituisce l’obiettivo primo (Giannessi, 1970). Nell’ottica strategica tale obiettivo si sostanzia nella creazione, difesa e rafforzamento del vantaggio competitivo. E’ questo, infatti, che consente all’azienda una condizione di successo, una situazione di superiorità rispetto ai competitor, nonché una redditività più elevata e sostenibile nel tempo (Porter, 1985; Grant, 2001). A tal fine l’azienda deve sviluppare una coerenza strategica, statica e dinamica, tra il versante interno (struttura) ed il versante esterno (posizionamento sui mercati reali, finanziari e nel contesto sociale). Ciò richiede che tra tutti gli elementi della formula strategica vi sia un elevato grado di consonanza consentendo all’azienda di evolversi armonicamente nel tempo con il contesto di riferimento (Coda, 1984). La consonanza tra gli elementi della formula strategica è alla base del successo dell’azienda perché si traduce in vantaggio competitivo nei mercati reali, nei mercati finanziari e nel contesto sociale. Il vantaggio competitivo nei mercati reali si realizza se la struttura aziendale, in ragione delle proprie risorse e competenze distintive, permette di realizzare un’offerta di prodotto che risponde in modo efficace ai fattori critici di successo espressi dal mercato, così come risultano dall’interazione tra gli attori competitivi in esso operanti. Il vantaggio competitivo nei mercati finanziari si realizza se la struttura aziendale, in ragione di una governance affidabile, di processi operativi efficaci e trasparenti, di una forte situazione finanziaria, di solide prospettive economiche di sviluppo, permette all’azienda stessa di proporsi come opportunità di impiego dei capitali rispondente alle attese degli investitori finanziari. Il vantaggio competitivo nel contesto sociale si realizza se la struttura aziendale, in ragione della cultura e dei valori che esprime, dell’economicità e dello sviluppo che produce, dell’attenzione alle problematiche ambientali connessa alla sua operatività e in generale alle aspettative sociali che essa genera, riesce, meglio rispetto ai competitor, a formulare una proposta di progetto imprenditoriale capace di ottenere il consenso, la fiducia e la soddisfazione degli attori sociali, inducendoli a sostenerla con le loro le risorse e con il loro consenso. La consonanza della formula strategica è rappresentata nella Figura 2. 4 Attori finanziari Attori competitivi Fattori critici di successo Attese investitori Vantaggio competitivo nei Mercati Reali Caratteristiche strutturali Offerta di prodotto Vantaggio competitivo nei Mercati Finanziari Risorse e Competenza distintive Governance Proc. Gestionali Situaz.finanz. Prosp.sviluppo Caratteristiche strutturali Offerta finanziaria STRUTTURA Valori e cultura Vantaggio competitivo nel Contesto Sociale Redditività operativa Proposta di progetto imprenditoriale Figura 2: La consonanza tra gli elementi strategica della Caratteristiche strutturali Interessi Aspettative Fiducia, Consenso, Soddisfazione Formula FORMULA STRATEGICA DI SUCCESSO 5 Disponibilità di capitali a condizioni favorevoli Attori sociali La consonanza deve essere intesa oltre che in termini statici – con riferimento alla coerenza tra gli elementi strutturali della formula strategica ad un dato tempo – anche e soprattutto in un’accezione dinamica. Nessuna formula strategica, per quanto ben sviluppata, può pensarsi immutabile nel tempo. Il crescente dinamismo nei mercati reali (in ragione dell’evoluzione delle attese dei consumatori, della competizione sempre più spinta e della continua ricerca di innovazione), nei mercati finanziari (in ragione dell’innovazione degli strumenti e della sempre maggiore centralità della finanza nel governo dell’azienda) e nel contesto sociale (in ragione dell’evoluzione della società nei suoi bisogni, preferenze ed aspettative con conseguente spinta verso l’alto delle attese degli attori sociali) impone all’azienda un ripensamento continuo e costante della formula strategia al fine di garantirne unicità ed originalità nel tempo. L’attività di governo deve, pertanto, essere orientata non solo al raggiungimento ed al mantenimento dell’efficienza ed efficacia del sistema d’azienda in ragione dell’impostazione strategica adottata, ma anche a consentire processi di cambiamento (Bianchi Martini, 2009). Il successo dell’azienda non può essere identificato in situazioni di carattere momentaneo ma deve essere inteso come un fenomeno di crescita a valere nel tempo (Bertini, 1995). Esso scaturisce dalla capacità di generare nel tempo in modo continuativo e sistematico nuove fonti di vantaggio competitivo capaci di alimentarsi reciprocamente all’interno di un percorso virtuoso. Ciò richiede una qualità superiore della formula strategica che consenta la pro attività, o comunque l’adeguamento rapido, ai cambiamenti nei mercati reali, nei mercati finanziari e nel contesto sociale. In questi ambiti gli elementi strutturali della formula strategica sono, per loro stessa natura, in continua evoluzione modificando continuamente i relativi assetti in vista della consonanza. La continua ricerca della consonanza tra tutti gli elementi della formula strategica, pertanto, più che rappresentare un obiettivo da realizzare ad un dato tempo definisce un approccio strategico improntato al cambiamento. L’azienda deve continuamente immaginare le possibili linee di evoluzione del contesto esterno (mercati reali, finanziari e contesto sociale) al fine di predisporre quei cambiamenti nella struttura che le consentano di mantenere la consonanza in via continuativa. La dinamicità della formula strategica passa attraverso la struttura. Essa deve essere capace di modificarsi nel tempo in modo tale da anticipare ovvero adattarsi ai cambiamenti continui del contesto esterno. E’ in tal senso che la struttura deve ricercare continuamente un equilibrio strutturale dinamico in senso spazio-temporale. Ciò è funzione principalmente della qualità delle risorse e competenze distintive di cui l’azienda dispone (Peteraf, 1993). Sono queste che, operando all’interno dell’assetto organizzativo, consentono al sistema delle idee di prendere forma e sostanza traducendosi in decisioni strategiche ed operative. 6 Il patrimonio di risorse e competenze distintive dell’azienda, dunque, è soggetto a continui rilevanti cambiamenti che avvengono mediante processi di investimento, apprendimento e innovazione propri di una cultura aziendale orientata al cambiamento e capace di generare una tensione costante allo sviluppo. E’ solo in tale circostanza che le risorse e le competenze distintive possono anticipare il cambiamento, ovvero adattarsi rapidamente ad esso, modificando l’assetto organizzativo ed i processi decisionali ed operativi. Una volta definita la formula strategica dell’azienda, occorre valutare la sua coerenza (Coda, 1984). Tale valutazione, secondo lo schema sopra delineato, va condotta rispetto ai mercati reali, ai mercati finanziari ed al contesto sociale. 2.3 – La valutazione della formula strategica rispetto ai mercati reali La consonanza della formula strategica rispetto ai mercati reali deve essere valutata con riferimento al singolo business e, in caso di azienda diversificata, con riferimento all’intero portafoglio di business in cui opera. La valutazione della formula strategica a livello di singolo business, investe congiuntamente il successo competitivo ed il successo reddituale (Coda, 1984). Il successo competitivo si misura in termini di quota di mercato controllata dall’azienda, di posizionamento di prezzo del prodotto, di grado di copertura del mercato, di livello di penetrazione presso le diverse fasce di clientela, ecc. L’obiettivo in questo contesto è di esprimere un giudizio sintetico circa il grado di successo dell’azienda nel mercato di riferimento basandosi sulla manifestazione dei risultati conseguiti. Il successo reddituale può essere misurato in termini di redditività operativa dei capitali investiti dall’azienda per operare in quel business. Sulla base di queste due variabili la valutazione della formula strategica può essere ricondotta alla matrice rappresentata nella Figura 3, nella quale il posizionamento nei vari quadranti assume il significato di seguito esposto 7 Figura 3. – Valutazione della Formula Strategica a livello di singolo business Fonte: adattamento da Coda, 1984. I III Alto Formula strategica di successo SUCCESSO COMPETITIVO II Basso Successo competitivo non supportato dal successo reddituale IV Successo reddituale derivante da eventi esterni Formula strategica fallimentare Alto Basso SUCCESSO REDDITUALE Il quadrante I indica la condizione in cui l’azienda realizza nel business sia il successo competitivo che il successo reddituale. In tali circostanze si viene a generare un circolo virtuoso: il successo reddituale deriva dal successo competitivo, il quale, a sua volta, è alimentato dal successo reddituale. Questo circolo virtuoso non è casuale ma il frutto di una formula strategica di successo derivante dalla consonanza strutturale dei suoi elementi: la struttura, oltre ad essere ben dimensionata, si caratterizza per risorse e competenze distintive capaci di realizzare un sistema di prodotto che, per caratteristiche quali-quantitative, risulta perfettamente rispondente ai fattori critici di successo espressi del mercato. Il quadrante II indica la condizione in cui l’azienda realizza nel business un elevato successo reddituale, ma un basso successo competitivo. In questo caso il successo reddituale è indipendente dal successo competitivo e deriva solamente da condizioni esterne favorevoli (tipicamente: barriere all’entrata, forte incremento della domanda, accordi limitativi della concorrenze, basso potere contrattuale dei fornitori, acc.). La formula strategica dell’azienda, dunque, si caratterizza per dissonanza dei suoi elementi ed è volta unicamente a sfruttare le condizioni esterne favorevoli. Il quadrante III indica la condizione in cui l’azienda realizza nel business un elevato successo competitivo, ma un basso successo reddituale. La mancata trasformazione del successo di mercato in successo reddituale può avere diverse cause; tra queste le principali sono una differenziazione del prodotto troppo costosa, un disallineamento tra la dimensione del mercato e la capacità produttiva disponibile, un elevato grado di inefficienze gestionali, una capacità innovativa nei prodotti non accompagnata da adeguata capacità di sfruttamento economico, ecc. in tutti questi casi la formula strategica dell’azienda si caratterizza per dissonanza tra i suoi 8 elementi. Il quadrante IV indica la condizione in cui l’azienda realizza nel business un basso successo competitivo e reddituale. La formula strategica dell’azienda risulta, quindi, fallimentare in ragione della dissonanza strutturale dei suoi elementi. In questo caso, la permanenza nel business può giustificarsi solo se motivata da ragioni di convenienza che si manifestano a livello di gestione multi-business. La dimensione competitiva e la dimensione reddituale devono essere analizzate non solo in termini statici – definendo la posizione dell’azienda rispetto ad esse ad un dato tempo – ma soprattutto in termini dinamici con riferimento ai possibili spostamenti nei quadranti (Coda, 1984). In particolare: - nel quadrante I l’azienda deve valutare la effettiva possibilità di mantenere nel tempo un successo reddituale e competitivo in ragione della difendibilità del vantaggio competitivo; - nel quadrante II l’azienda deve valutare la effettiva consistenza e possibile durata delle condizioni esterne di favore oltre che la possibilità di strutturare una formula strategica che possa, nel tempo, far a meno di queste; - nel quadrante III l’azienda deve valutare il potenziale di miglioramento reddituale in ragione dell’allineamento degli elementi della formula strategica; - nel quadrante IV l’azienda deve valutare il potenziale di risanamento in ragione soprattutto delle risorse e competenze disponibili ed acquisibili. Gli spostamenti dell’azienda tra i quadranti della matrice possono seguire due opposti percorsi (Coda, 1984): di crisi e di successo. Nei percorsi di crisi l’azienda si sposta verso il quadrante IV. La dissonanza strutturale degli elementi della formula strategica è tale da generare una spirale di crisi tra redditività e competitività in cui l’una alimenta l’altra sino al fallimento dell’azienda. I passaggi dal quadranti I, II e III al quadrante IV derivano dal deteriorarsi progressivo della formula strategica ove i suoi elementi, a causa di errori strategici in sede decisionale e previsionale, perdono la consonanza con conseguenti effetti in termini reddituali e competitivi. In tal senso è anche possibile che i percorsi di crisi siano di fatto innescati da fallimenti nel perseguimento di percorsi di successo. L’azienda posizionata nel quadrante I può spostarsi nel quadrante II a seguito del deteriorarsi della formula strategica che si traduce in riduzione del successo competitivo, ma non in riduzione del successo reddituale. Ciò avviene quando la formula strategica, pur dissonante nei suoi elementi, consente all’azienda di sfruttare una particolare condizione esterna di mercato che si è venuta a generare. Se questa condizione viene meno, e l’azienda non ha risanato la formula strategica eliminando le dissonanze tra gli elementi, viene meno la capacità di generare reddito con conseguente passaggio dal quadrante II al quadrante IV. 9 L’azienda posizionata nel quadrante I può spostarsi nel quadrante III in ragione principalmente di inefficienze gestionali, di incapacità di sfruttare la differenziazione del prodotto, di errata previsione degli andamenti del mercato con conseguenti problemi di sovradimensionamento della capacità produttiva. La riduzione della redditività può essere tale da generare nel tempo riduzione progressiva di competitività. Ciò è ascrivibile principalmente alla riduzione della capacità di investimento dell’azienda (per effetto minori flussi economici e finanziari prodotti dalla gestione) con conseguente progressiva incapacità di rispondere alle attese dei consumatori e di fronteggiare la concorrenza. E’ in tale circostanza che si ha il successivo spostamento dal quadrante III al quadrante IV. E’ possibile che l’azienda si sposti dal quadrante I al quadrante IV in via diretta. In questo caso la formula strategica è minata in via strutturale nelle sue basi. Ciò avviene sovente per effetto di una evoluzione improvvisa del mercato, magari a seguito di una innovazione radicale che ne modifica alla base la logica competitiva. Nei percorsi di successo il quadrante I è il punto di arrivo. La consonanza strutturale degli elementi della formula strategica è tale da generare un circolo virtuoso tra redditività e competitività in cui l’una alimenta l’altra determinando il successo dell’azienda. Il passaggio dai quadranti II, III e IV al quadrante I avviene per effetto di un processo di apprendimento che si sviluppa nel tempo. E’, infatti, molto difficile che l’azienda possa entrare in un mercato posizionandosi da subito nel quadrante I. Il processo di apprendimento si struttura su step di avanzamento sequenziali anche se sovrapponibili (quali tipicamente il concepimento della visione imprenditoriale, lo sviluppo e la realizzazione della stessa, il consolidamento), avanza per tentativi ed errori, può svolgersi ininterrottamente o in modo discontinuo e può iniziare nel momento in cui l’azienda decide di entrare nell’ASA, oppure quando l’azienda già opera in essa. L’azienda posizionata nel quadrante II può spostarsi nel quadrante I a seguito di ridefinizione della formula strategica. Se l’azienda opera in mercati in forte sviluppo è possibile che prevalga la spinta a cogliere le situazioni favorevoli presenti rinviando ad un tempo successivo la definizione strutturale della formula strategica. Viceversa, se l’azienda, opera in mercati maturi la ridefinizione della formula strategica deve essere operata prima del venir meno della causa esterna favorevole che consente di mantenere elevata la redditività in presenza di insuccesso competitivo. L’azienda che si posiziona nel quadranti III può spostarsi nel quadrante I a seguito del riequilibrio di quegli elementi della formula strategica che non consentono la traduzione del successo competitivo in successo reddituale. Considerando le cause indicate nel percorso di crisi, l’azienda deve eliminare le inefficienze gestionali, valorizzare la differenzazione del prodotto, mantenere una struttura produttiva in linea con l’evoluzione della domanda. Infine, l’azienda che si posiziona nel quadrante IV deve affrontare un 10 profondo percorso di risanamento volto alla definizione di una nuova formula strategica. Ciò è funzione principalmente delle risorse e competenze disponibili e di quelle acquisibili. Il risanamento deve passare per la ridefinizione della struttura in tutti i suoi elementi e può spingersi sino a richiedere una ridefinizione del sistema aziendale delle idee. La valutazione della formula strategica a livello multi-business si riferisce alla consonanza dell’intero portafoglio strategico. Le spinte alla diversificazione possono avere origine interna all’azienda, in ragione di particolari condizioni strutturali, o esterna ad essa derivando da condizioni favorevoli di mercato; inoltre possono seguire una logica offensiva, in vista dello sfruttamento di possibilità di mercato o di caratteristiche interne all’azienda, o difensiva derivando dalla necessità di fronteggiare una minaccia alla sopravvivenza dell’azienda. In senso contrario la diversificazione può incontrare degli ostacoli. Anche questi possono avere origine interna all’azienda o esterna derivando dal mercato. Le spinte e gli ostacoli non solo determinano l’effettiva possibilità di diversificazione, ma ne orientano anche le modalità e la direzione. L’azienda è chiamata a valutare costantemente il proprio portafoglio strategico di business, individuando i mercati da abbandonare, quelli in cui continuare ad investire e quelli in cui entrare. Così facendo modifica, in parallelo, le proprie condizioni di economicità e di successo competitivo nei diversi business coinvolti. La valutazione della formula strategica a livello multi-business può essere operata facendo ricorso a due variabili: le sinergie realizzate e l’ampiezza del portafoglio. Le sinergie dipendono dalle interrelazioni (condivisione di risorse, attività in comune, ecc.) realizzate tra i vari business in cui opera l’azienda e si traducono in un miglioramento delle sue condizioni di redditività per effetto dell’aumento dei ricavi o della riduzione dei costi aziendali. L’ampiezza del portafoglio indica il numero di business in cui l’azienda opera. Facendo ricorso a queste due variabili è possibile costruire la matrice di valutazione della formula strategica a livello multi business indicata in Figura 4. 11 Figura 4. – Valutazione della Formula Strategica a livello multi-business I Alto Formula strategica di successo SINERGIE REALIZZATE II Basso III Sottostima delle sinergie IV Sovrastima delle sinergie Formula strategica fallimentare Alto Basso AMPIEZZA DEL PORTAFOGLIO Il quadrante I indica la condizione in cui l’azienda presenta un ampio portafoglio ASA e realizza elevate sinergie. In tali circostanze la diversificazione del portafoglio ASA risulta ottimale in termini sia quantitativi, in ragione dell’elevato numero delle business compresi nel portafoglio, sia qualitativi in ragione del rilevante impatto economico positivo prodotto dalle sinergie realizzate. Il quadrante II indica una condizione in cui l’ampiezza del portafoglio é elevata ma le sinergie realizzate sono basse. In questo contesto le sinergie realizzabili sono sovrastimate e l’ampliamento del portafoglio è operato più sulla speranza che sulla corretta valutazione delle sinergie. Le sinergie ipotizzate non si traducono in sinergie effettive principalmente a causa di errori di valutazione in sede di individuazione dei business da integrare o di sottovalutazione delle problematiche operative in sede di attuazione. Il quadrante III indica una condizione in cui l’ampiezza del portafoglio è contenuta, ma le sinergie realizzate sono alte. Ciò significa che l’azienda dispone di risorse strategiche sovra-settoriali, capaci di produrre condizioni di vantaggio in numerosi mercati, ulteriori rispetto a quelli attualmente in portafoglio, che però l’azienda stessa sfrutto in modo ridotto, perché non ne comporende pienamente il potenziale o perché non dispone della necessaria capacità di investimento. Infine, il quadrante IV indica la condizione in cui l’azienda presenta un contenuto portafoglio di business e realizza basse sinergie. In queste circostanze la formula strategica è “fallimentare”, nel senso che manca sostanzialmente il contributo della diversificazione alla redditività aziendale e questo per la rinuncia ad entrare in nuovi mercato e/o per l’incapacità di generare sinergie. Anche in questo caso le variabili considerare – sinergie realizzate ed ampiezza del portafoglio – devono essere analizzate non solo in termini 12 statici, definendo la posizione dell’azienda rispetto ad esse ad un dato tempo, ma soprattutto in termini dinamici con riferimento ai possibili spostamenti nei quadranti in ragione del continuo evolversi dei mercati e dell’azienda. La gestione del portafoglio ASA ed il governo delle sinergie determina spostamenti nei quadrati che possono seguire due diversi percorsi: di crisi e di successo. Nei percorsi di crisi l’azienda si sposta verso il quadrante IV. I passaggi dai quadranti I, II e III al quadrante IV derivano dal deteriorarsi progressivo della formula strategica ove viene meno l’allineamento tra i fattori critici di successo propri dei vari business compresi nel portafoglio e le risorse e competenze distintive dell’azienda, con conseguente riduzione della capacità di sviluppare sinergie. In tal senso i percorsi di crisi si innescano principalmente quando si sovrastima la trasferibilità delle risorse e competenze da un business a un altro, ovvero si sovrastima il valore delle risorse di tipo generale nella creazione di un vantaggio competitivo in nuovi mercati (Collis, Montgomery, 2012). Il passaggio dal quadrante I al quadrante IV può avvenire passando dal quadrante II, se l’azienda perde progressivamente la capacità di sfruttare e presidiare le sinergie realizzate. Passa invece attraverso il quadrante III. Se l’azienda non riesce ad individuare ed aggredire nuovi mercati sinergici, capaci di sostituire quelli in portafoglio, via via che essi esauriscono le loro potenzialità economiche. Nei percorsi di successo il quadrante I è il punto di arrivo. In questo percorso l’elemento virtuoso della diversificazione del portafoglio strategico è costituito dalla coerenza che deve sussistere tra le risorse e competenze distintive dell’azienda, da un lato, ed i fattori critici di successo dei business di riferimento, dall’altro. In tal senso i percorsi di successo si innescano quando l’aziende acquisisce, o forma al suo interno, risorse e competenze distintive sovra-settoriali e, parallelamente, individua ulteriori spazi di mercato in cui queste possono tradursi in nuovi vantaggi competitivi. In questa impostazione il passaggio dal quadrante IV al quadrante I attraversa il quadrante II oppure il quadrante III a seconda che le traiettorie di sviluppo del portafoglio strategico siano, rispettivamente, trainate dalle opportunità di mercato ovvero spinte dalla ricerca di nuovi utilizzo per le risorse disponibili. 2.4 – La valutazione della formula strategica rispetto ai mercati finanziari La valutazione della formula strategica rispetto ai mercati finanziari può essere condotta facendo ricorso a due variabili: l’entità dei capitali raccolti dall’azienda ed il costo del capitale. L’entità dei capitali finanziari investiti nell’azienda fa riferimento ai 13 capitali raccolti nei mercati finanziari, sottoforma di equity e debito, ed investiti nelle attività aziendali. Il costo dei capitale per l’azienda esprime la remunerazione richiesta dai mercati finanziari per investire capitali nell’azienda. Facendo ricorso a queste due variabili è possibile procedere alla valutazione della formula strategica rispetto ai mercati finanziari con la matrice indicato in Figura 5. Figura 5. – Valutazione della Formula Strategica rispetto ai Mercati Finanziari. I Alto ENTITA’ CAPITALI FINANZIARI Formula strategica di successo II Basso III Non soddisfazione piena delle attese degli investitori IV Sub-ottimizzazione degli investimenti Formula strategica fallimentare Basso Alto COSTO DEI CAPITALI Il quadrante I indica la condizione in cui l’azienda raccoglie nei mercati finanziari elevati capitali da investire nelle sue attività ad un costo contenuto. In questo caso l’azienda corrisponde pienamente alle attese degli investitori i quali concedono capitali in quantità elevata a condizioni favorevoli. La formula strategica è di successo. Il quadrante II indica la condizione in cui l’azienda raccoglie nei mercati finanziari pochi capitali da investire nelle sue attività ad un costo contenuto. In questo caso l’azienda persegue un modello di autosufficienza finanziaria. Il management, in vista del pieno controllo e flessibilità della gestione, privilegia le fonti di finanziamento interne (autofinanziamento) alle fonti esterne ed ove si rende necessario preferisce il debito all’equity. Il problema connesso a tale situazione risiede nella probabile sub-ottimizzazione degli investimenti. La riduzione dei capitali disponibili non consente, infatti, di cogliere tutte le opportunità di investimento profittevoli che si presentano all’azienda. Il quadrante III indica la condizione in cui l’azienda raccoglie nei mercati finanziari elevati capitali da investire nelle sue attività, ma ad un costo elevato. In questo caso l’azienda non soddisfa pienamente le attese degli investitori con conseguente incremento del rendimento da questi atteso che, per l’azienda, si traduce nell’incremento del costo del capitale e nella 14 conseguente riduzione della profittabilità degli investimenti aziendali. Il quadrante IV indica la condizione in cui l’azienda raccoglie bassi capitali nei mercati finanziari da investire nelle sue attività e, per di più, ad ad un costo elevato. In questo caso l’azienda non risponde alle attese degli investitori con conseguente accesso limitato ai capitali in termini di quantità e costo. La formula strategica è fallimentare. Anche nella prospettiva dei mercati finanziari la valutazione della formula strategica deve essere operata sia in termini statici – mediante definizione della posizione dell’azienda rispetto alle due dimensioni ad un certo tempo – sia in termini dinamici. In tal senso si rende necessario individuare i possibili spostamenti all’interno dei quadranti in ragione della naturale evoluzione dei mercati finanziari e della capacità dell’azienda di operarvi. Gli spostamenti all’interno dei quadranti possono seguire due percorsi: di crisi e di successo. Nei percorsi di crisi l’azienda si sposta verso il quadrante IV ove si avvita in una spirale di crisi. L’incapacità di produrre ricchezza determina l’impossibilità di far fronte alle attese degli investitori. Ciò si traduce in un più ridotto accesso ai mercati finanziari in termini di entità dei capitali attratti e di relativo costo che, a sua volta, si traduce nella ulteriore incapacità di generare valore. La spirale di crisi, superato un determinato livello, non può che condurre al fallimento. Lo spostamento dal quadrante I al quadrante IV può avvenire passando dal quadrante II o dal quadrante III. Il passaggio dal quadrante II si verifica ove l’azienda decida di investire basandosi esclusivamente sulle fonti di capitale interno. La subottimizzazione che ne consegue, in presenza di investimenti profittevoli che non possono essere colti per la bassa entità dei capitali disponibili, determina insoddisfazione delle attese degli investitori con conseguente incremento del costo del capitale. Ciò determina il successivo spostamento dal quadrante II al quadrante IV. Il passaggio dal quadrante III si ha se l’azienda, pur generando valore, non soddisfa le attese degli investitori. Ciò si verifica se l’azienda trattiene la ricchezza generata per finanziare il suo sviluppo o questa viene assorbita in ragione dei conflitti di agenzia intercorrenti tra azionisti, manager ed obbligazionisti. L’incremento del costo del capitale che ne consegue determina, nel tempo, riduzione dell’entità dei capitali attratti in ragione della crescente difficoltà di generare valore per l’eccessivo costo del capitale. E’ possibile che l’azienda si sposti in via diretta dal quadrante I al quadrante IV. Ciò avviene principalmente in presenza di sopravvenuta incapacità di competere nei mercati reali in ragioni di mutamenti interni alla struttura o esterni derivanti da dinamiche di mercato. La drastica riduzione dei rendimenti attesi dagli impieghi aziendali si accompagna alla riduzione della capacità di rispondere alle attese degli investitori, che si traduce nella difficoltà di accesso ai mercati finanziari in termini di entità di capitali 15 attratti e relativo costo. Nei percorsi di successo l’azienda si sposta verso il quadrante I in cui beneficia, in ragione di una formula strategica di successo, di un circolo virtuoso tra entità dei capitali attratti e relativo costo. La capacità di generare valore determina incremento della possibilità di soddisfare le attese degli investitori che si traduce in maggiori capitali da investire nelle attività aziendali ad un costo contenuto. L’azienda posizionata nel quadrante II può spostarsi nel quadrante I a seguito di apertura alle fonti di finanziamento esterne in presenza di investimenti profittevoli. Ciò consente di incrementare la capacità di generare valore in ragione di rendimenti attesi sui capitali investiti maggiori del relativo costo. L’azienda posizionata nel quadrante III può spostarsi nel quadrante I a seguito del maggior rilascio della ricchezza prodotta, da un lato, risultando più attenta alle attese degli investitori e, dall’altro, mediante riduzione della conflittualità tra azionisti, manager ed obbligazionisti. L’azienda che si posiziona nel quadrante IV per spostarsi nel quadrante I deve porre in essere un rilevante processo di risanamento che consenta di accedere ai mercati finanziari a condizioni favorevoli prima in termini di costo (con passaggio al quadrante II) e poi in termini di entità dei capitali attratti (con passaggio al quadrante I). La possibilità di ridurre il costo del capitale consente, anche in presenza di bassa entità di capitali disponibili, di cogliere più facilmente investimenti profittevoli in ragione dell’elevata probabilità che i rendimenti sugli impieghi siano maggiori rispetto al costo delle fonti. Il valore così generato determina, poi, la capacità di raccogliere ulteriori capitali con conseguente incremento della possibilità di generare valore. 2.5. – La valutazione della formula strategica rispetto al contesto sociale La valutazione della formula strategica rispetto al contesto sociale può essere operata facendo ricorso a due variabili (Coda, 1984): il consenso sociale e il successo reddituale. Il consenso sociale è funzione dei livelli di soddisfazione degli attori sociali non economici (lavoratori, managers, rappresentanti sindacali, collettività locale, istituzioni, etc.). In termini generali quanto maggiore è il consenso sociale tanto maggiore è la capacità dell’azienda di attrarre quelle risorse e collaborazioni di cui necessita per realizzar le sue attività. Il successo reddituale è funzione della redditività netta dei mezzi propri (reddito netto su capitale di rischio). Facendo ricorso a queste due variabili è possibile valutare la formula strategica rispetto al contesto sociale mediante la matrice (Coda, 1984) 16 rappresentata in Figura 6. Figura 6. – Valutazione della Formula Strategica rispetto al Contesto Sociale Fonte: adattamento da Coda, 1984. I III Alto Formula strategica di successo CONSENSO SOCIALE II Basso Consenso sociale a danno della dimensione reddituale IV Successo reddituale a danno della dimensione sociale Formula strategica fallimentare Alto Basso SUCCESSO REDDITUALE Il quadrante I indica la condizione in cui l’azienda, al contempo, realizza elevato successo reddituale e consegue elevato consenso sociale. In questo caso l’azienda genera un circolo virtuoso: il successo reddituale consente di soddisfare le attese degli attori sociali il cui benessere si traduce, poi, in maggiore produttività, efficienza, efficacia e, dunque, in maggiore redditività. Il quadrante II indica la condizione in cui l’azienda realizza elevato successo reddituale, ma basso consenso sociale. In questo caso l’azienda sottostima strutturalmente il contesto sociale con riferimento ad una o più categorie di portatori di interessi critici. La formula strategica presenta dissonanza tra i suoi elementi, inquanto la dimensione reddituale è ottenuta a scapito della dimensione sociale. Il quadrante III indica la condizione in cui l’azienda realizza basso successo reddituale ma elevato consenso sociale. In questo caso l’azienda presenta un elevato grado di attenzione alle attese degli attori sociali a danno, però, della redditività, con conseguenti effetti negativi sull’equilibrio economico-finanziario a valere nel tempo. La formula strategica presenta dissonanza tra i suoi elementi, dal momento che il consenso sociale è ottenuto a scapito del successo reddituale. Il quadrante IV indica la condizione in cui l’azienda realizza al contempo basso successo reddituale e basso consenso sociale. L’azienda pertanto versa in una condizione di crisi. La riduzione dei livelli di redditività e l’insoddisfazione degli attori sociali si alimentano vicendevolmente all’interno di una spirale di crisi. La formula strategica è fallimentare in ragione della dissonanza strutturale dei suoi elementi. 17 Anche con riferimento al contesto sociale la valutazione della formula strategica deve essere operata in senso dinamico oltre che statico. Il successo reddituale ed il consenso sociale non devono essere analizzati solo in termini statici – mediante analisi della posizione dell’azienda rispetto a queste due dimensione ad un dato tempo – ma anche e soprattutto in termini dinamici in ragione dei possibili spostamenti dell’azienda nei quadranti a seguito del continuo evolversi del contesto sociale e della sua capacità reddituale (Coda, 1984). L’azienda che si colloca nel quadrante I deve valutare la effettiva possibilità di mantenere nel tempo la sua capacità di interagire positivamente con gli interlocutori sociali, rispondendo alle loro attese, senza compromettere il suo equilibrio economico-finanziario e dunque mantenendo una elevata redditività. Nel quadrante II l’azienda deve valutare le possibilità e le modalità di mantenere un’elevata redditività a fronte di una crescente pressione sociale. Nel quadrante III l’azienda deve valutare la possibilità di contenere le attese sociali o di fronteggiarle con un minor sacrificio del profilo economico. Nel quadrante IV l’azienda deve necessariamente affrontare un complesso e doloroso processo di risanamento che investe anche il versante delle relazioni con gli interlocutori sociali. Anche in questo caso gli spostamenti dell’azienda nei quadranti possono essere operati seguendo due opposti percorsi: di crisi e di successo. Nei percorsi di crisi (Coda, 1984) l’azienda si sposta verso il quadrante IV ove si avvita in una spirale di crisi in cui la bassa redditività e l’incapacità di far fronte alle attese sociali si alimentano reciprocamente: l’incapacità di generare reddito determina riduzione della possibilità di soddisfare le attese degli attori sociali con conseguente incremento delle tensioni a cui si accompagnano cali di produttività, efficienza e consenso che si traducono in ulteriore riduzione della redditività. Si impone, dunque, un profondo processo di risanamento che passa attraverso la ridefinizione della formula strategica. In queste situazioni eventuali scelte “assistenziali” con intervento dello Stato, tipiche delle economie assistite, aventi come obiettivo la stabilizzazione della crisi (con aggravio della spesa pubblica) in vista del controllo delle tensioni sociali, hanno l’effetto, nel tempo, di peggiorare inesorabilmente lo stato di crisi dell’azienda; l’assistenzialismo, in qualsiasi sua forma e grado, incrementa le inefficienze della gestione, riduce la capacità innovativa ed elimina la necessaria tensione verso i risultati economici positivi, facendo venire meno definitivamete la capacità dell’azienda di stare sul mercato. L’azienda posizionata nel quadrante I può spostarsi nel quadrante II ove decida di mantenere un elevato livello di redditività sacrificando le attese degli attori sociali. Le tensioni sociali che così si generano possono, però ridurre la capacità dell’azienda di ottenere quelle risorse e consensi necessari alla realizzazione delle sue attività con contestuale riduzione della capacità di generare reddito nel tempo. Ciò determina il successivo spostamento dal quadrante II al quadrante IV. 18 L’azienda posizionata nel quadrante I può spostarsi nel quadrante III ove decida di assecondare la pressione crescente esercitata dagli attori sociali a danno della redditività. La riduzione della redditività, però, genera nel tempo riduzione della capacità dell’azienda di far fronte alle attese crescenti degli attori sociali. Il consenso sociale, infatti, non viene a fondarsi sul successo reddituale, ma, anzi, è ottenuto proprio a discapito di questo. Il disequilibrio economico-finanziario che si genera di conseguenza determina la non sostenibilità del consenso sociale con conseguente passaggio dal quadrante III al quadrante IV. Infine, l’azienda posizionata nel quadrante I può spostarsi direttamente nel quadrante IV se il successo sociale e reddituale sono frutto di fattori esterni favorevoli. Il venir meno di questi determina lo spostamento dell’azienda in via diretta nel quadrante IV. Nei percorsi di successo (Coda, 1984) l’azienda si sposta verso il quadrante I ove beneficia, in ragione di una formula strategica di successo, di un circolo virtuoso tra dimensione reddituale e sociale: il successo reddituale consente all’azienda di far fronte adeguatamente alle attese degli attori sociali la cui soddisfazione si traduce in incremento della produttività, efficienza e maggiori consensi con conseguenti effetti positivi sulla redditività. Logicamente la possibilità per l’azienda di mantenere il suo posizionamento nel quadrante I passa attraverso la sua capacità di rinnovarsi continuamente mantenendo equilibrio tra la dimensione reddituale e la dimensione sociale. Il passaggio dai quadranti II, III e IV al quadrante I si realizza nel tempo mediante processi di apprendimento e di risanamento. L’azienda posizionata nel quadrante II per potersi spostare nel quadrante I deve rafforzare la sua cultura sociale cercando di comprendere ed assecondare, nei limiti del livello di redditività atteso, le aspettative degli attori sociali. Il riequilibrio della formula strategica deve passare attraverso il contenimento degli obiettivi reddituali a vantaggio di una maggiore attenzione alle spinte sociali. L’azienda posizionata nel quadrante III per spostare nel quadrante I deve rafforzare la tensione verso obiettivi economici anche riducendo, entro certi limiti, la focalizzazione verso gli obiettivi sociali. Il riequilibrio della formula strategica deve passare attraverso il contenimento della dimensione sociale a vantaggio di quella reddituale. Da ultimo, l’azienda posizionata nel quadrante IV deve intraprendere percorsi di risanamento profondi, radicali e spesso dolorosi. La formula strategica deve essere ridefinita in ragione delle risorse e competenze disponibili o acquisibili nel mercato, al di fuori di qualsiasi logica assistenziale. 19 Bibliografia AMIT R., SCHOEMAKER P.J., 1993, Strategic Assets and Organizational Rent, in Strategic Management Journal, 14: 33-46. BARNEY J.B., 1986, Strategic Factor Markets: expectations, luck and business strategy, in Management Science, 32, n.10. BERTINI U., 1990, Il sistema d’azienda. Schema di analisi, Giappichelli, Torino. BERTINI U., 1995, Scritti di politica aziendale, Giappichelli, Torino. BIANCHI MARTINI S., 2009, Introduzione all’analisi strategica dell’azienda, Giappichelli, Torino. BUTTIGNON F., 1996, Le competenze aziendali, Utet, Torino. CAPALDO P., 1998, Reddito, capitale e bilancio di esercizio, Giuffrè Editore, Milano, CARAMIELLO C., 1993, L’azienda, Giuffrè, Milano. 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