CULTURA, CIVILTÀ E RELIGIOSITÀ ipeRTesTo Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich La Chiesa cattolica in Germania F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 IPERTESTO C ➔Errori di valutazione Eugenio Pacelli, segretario di Stato del papa Pio XI (e futuro pontefice con il nome di Pio XII) firma il concordato tra il Vaticano e la Germania nel luglio del 1933. 1 Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich Nel luglio del 1933, la conferenza dei vescovi tedeschi decise di ritirare il divieto che, fino ad allora, aveva proibito ai cattolici tedeschi di aderire alla Nsdap e alle sue organizzazioni. La decisione dell’episcopato era il frutto di una precisa constatazione: alle elezioni del 1932, malgrado il divieto ecclesiastico, una percentuale enorme di cattolici tedeschi aveva ugualmente votato per il partito di Hitler. La Chiesa tedesca intuì che un gran numero di fedeli, se posti di fronte a una secca alternativa – cioè se costretti a scegliere tra cattolicesimo e nazionalsocialismo – avrebbero probabilmente scelto il secondo. del resto, anche agli occhi di molti vescovi, il movimento hitleriano non appariva un fenomeno del tutto negativo. Tale valutazione nasceva dall’illusione che il razzismo fosse, in realtà, un elemento accessorio del nazionalsocialismo. Molti cattolici erano convinti che, eliminato questo provvisorio ostacolo dottrinale, col nazismo sarebbe stato possibile arrivare a una sincera collaborazione, sulla base del comune rifiuto del liberalismo, del radicale anticomunismo, del nazionalismo e dell’ostilità antiebraica. pareva impossibile ai vescovi che, con tanti elementi di affinità, Chiesa e Terzo Reich non potessero trovare un accordo per colpa del razzismo. L’8 luglio 1933 si giunse alla firma di un Concordato tra il Vaticano e la Germania nazista. È difficile sapere se la santa sede avesse già intuito che quello hitleriano era un regime assai più radicale del fascismo italiano; molti vescovi tedeschi, da parte loro, videro in quell’accordo uno straordinario punto di partenza: essi speravano che, da allora in avanti, Chiesa e stato avrebbero finalmente collaborato per la rinascita materiale e spirituale del popolo tedesco, superando l’individualismo liberale e lottando insieme contro il comunismo. ipeRTesTo UNITÀ V ➔Continua disponibilità a una intesa 2 La stampa e le associazioni cattoliche subirono ben presto soprusi e vessazioni di ogni tipo, finché infine non vennero di fatto cancellate come voce autonoma e come presenza socialmente significativa. il colpo di grazia venne nel 1936, quando tutti i giovani tedeschi di età compresa tra i 10 e i 18 anni furono obbligati a iscriversi alla Gioventù hitleriana (Hitlerjugend), con il conseguente scioglimento o assorbimento di tutte le altre forme di aggregazione giovanile. eppure, per tutti gli anni Trenta, l’episcopato tedesco non perse mai le sue speranze di poter giungere a una collaborazione col Terzo Reich, o almeno a una situazione di compromesso. Così, l’impostazione dei documenti ufficiali dei vescovi risultò sempre identica, fino al momento dello scoppio della guerra mondiale. da un lato, il lettore cercherebbe invano la denuncia degli aspetti più violenti, illiberali e antidemocratici del regime hitleriano; a maggior ragione, il silenzio dei vescovi fu totale sulla sorte degli ebrei tedeschi: neppure le violenze della notte dei cristalli – compiute con manifesta e ostentata pubblicità – ricevettero un’esplicita e ufficiale condanna. Le uniche parole di protesta riguardavano le sempre più frequenti e clamorose violazioni del Concordato da parte dei nazisti; anche tali denunce, però, erano spesso ricche di sfumature e di distinzioni, nel senso che si tendeva ad attribuire le azioni illegali a frange periferiche o estremiste del movimento nazista e a chiedere allo stato di rispettare i propri impegni. insomma, persino le lamentele per la liquidazione delle organizzazioni giovanili o la soppressione della stampa cattolica, pur essendo spesso ferme nel tono e puntuali nella denuncia, lasciavano sempre intravedere la disponibilità a concludere finalmente un accordo. La convinzione di fondo era che, se solo il regime avesse allentato di poco le sue mire di egemonia totale e avesse lasciato un maggiore margine di libertà alla Chiesa, il conflitto fra cattolicesimo e nazionalsocialismo avrebbe potuto trovare facile composizione, con evidenti reciproci benefici. IL NAZIONALSOCIALISMO IN GERMANIA Chiesa e regime nazista durante la seconda guerra mondiale ➔Invito a fare il proprio dovere 1 Riferimento storiografico pag. 11 Con l’enciclica Mit brennender sorge (Con viva ansia) del 1937, papa Pio XI prese infine apertamente posizione contro la Germania hitleriana, denunciando l’evidente aspirazione del nazismo a porsi come una vera e propria religione, come una visione del mondo totalizzante, del tutto alternativa rispetto al cristianesimo. Un ancor più energico atto di accusa fu rivolto al regime, nel 1941, dal vescovo di Münster, cardinale Clemens august von Galen: in una serie di omelie appassionate, egli protestò pubblicamente contro la campagna di eutanasia che Hitler aveva ordinato nel 1939 e che aveva già comportato l’eliminazione di circa 70 000 malati di mente ricoverati nei manicomi tedeschi. Tuttavia, durante la seconda guerra mondiale, sia Von Galen sia l’episcopato, preso nel suo complesso, assunsero in prevalenza un atteggiamento nazionalistico, cioè esortarono i fedeli cattolici a compiere il proprio dovere verso la patria e guardarono con diffidenza il movimento di resistenza. all’interno della Chiesa cattolica, la posizione prevalente può essere riassunta dalle seguenti parole pronunciate dal cardinale Faulhaber: «Nessuno può desiderare che la guerra finisca in una sconfitta. ogni persona ragionevole sa che in tal caso lo stato, la Chiesa e la società organizzata in generale verrebbero travolte dal caos russo». in questa affermazione dell’ottobre 1943 (in cui è già presente un’evidente punta d’ansia dovuta al fatto che il rischio di una sconfitta tedesca cominciava a manifestarsi in modo tangibile) non c’è la minima traccia di preoccupazione morale per le conseguenze di una vittoria nazista, che avrebbe comportato il brutale asservimento di milioni di slavi, russi e polacchi. su tutto prevale, in questo caso, il terrore del «caos russo», cioè del trionfo del bolscevismo. F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 La ricerca di punti d’incontro tra Chiesa e Reich ipeRTesTo in questo clima, risalta ancora di più la figura del giovane gesuita alfred delp, il solo ad affermare categoricamente che la Chiesa non doveva difendere solamente se stessa e la propria posizione nel contesto della società, bensì l’uomo in quanto tale e i suoi diritti. di qui i suoi ripetuti appelli ai sacerdoti tedeschi, affinché denunciassero i crimini che il re- DOCUMENTI M. paTTi, Chiesa cattolica tedesca e Terzo Reich (1933-1934), Morcelliana, Brescia 2008, pp. 202-204 Qual è il giudizio dato sul liberalismo democratico? Quali sono i nemici comuni di cattolicesimo e nazionalsocialismo? Che giudizio viene dato sulle grandi città? Per quale motivo? F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 3 Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich Il nazionalsocialismo è per sua natura nemico dichiarato del bolscevismo, del liberalismo e del relativismo. Si è in precedenza già accennato all’azione salvifica interpretata dal nazionalsocialismo rispetto al bolscevismo. Ma un’esauriente raffigurazione spirituale del diciannovesimo secolo e al tempo stesso dell’epoca che ormai volge al termine deve saper imputare al liberalismo, come anche al relativismo che per definizione gli si accompagna – frutti, entrambi, della decomposizione dell’epoca moderna dominata dal soggettivismo – d’essere all’origine del decadimento morale che di quell’epoca è malattia mortale, mentre rappresenta per la Chiesa l’ostacolo principale al suo operare tra gli uomini. Al contrario è motivo di consolazione constatare come, finalmente, nel contesto dell’epoca moderna, appaia al di fuori della Chiesa una grande potenza, una compagine gagliarda che annuncia e mette in pratica nella realtà ciò che i papi Gregorio XVI, Pio IX nonché Leone XIII, tra le arroganti risate di scherno di presunti intellettuali e progressisti impegnati nella difesa della loro cultura (Kultur) andarono insegnando e che del pari aborre ciò che quegli stessi papi condannarono: la sopravvalutazione della maggioranza e la sua trasformazione in autorità; la richiesta di una libertà di stampa e di parola senza limiti, in breve tutte quelle escrescenze che il liberalismo democratico scambiò con la sostanza della libertà; o, ancora, la proibizione del sostegno decisivo al liberalismo disgregante sotto la maschera di una massoneria sempre più, e sotto vari rispetti, nemica acerrima della Chiesa. Il nazionalsocialismo è altresì nemico dichiarato del movimento ateista e della pubblica immoralità nella forma che entrambi poterono assumere in conseguenza del lasciar andare liberale che dominava la moderna civilizzazione, fino alla trasformazione della vita umana in un evento che non intrattiene più alcun legame con il Cristianesimo. Noi cattolici abbiamo protestato in maniera infaticabile contro questo ributtante sudiciume morale attraverso innumerevoli campagne di stampa, brochure, prediche, risoluzioni comuni e discorsi parlamentari. Ma i nostri sforzi erano condannati a rimanere relegati nella sfera della teoria, perché noi non eravamo ancora lo Stato. Ora, invece, al nazionalsocialismo compete la forza legittima sulla base della quale si possono porre in atto precisi disegni ideali, e già ci è dato di vedere il risultato di una tale condizione in alcuni attacchi risoluti contro il putridume delle grandi città. […] Nel rigetto della tradizione e nell’allontanamento dall’ordine naturale che caratterizzano tanto le moderne metropoli quanto i grandi centri industriali, il nazionalsocialismo ravvisa focolai di malattia che minacciano la vita umana sia dal punto di vista fisico che da quello spirituale, e da una tale intuizione trae fondamentali conseguenze per l’organizzazione dell’intera nazione. IPERTESTO C Negli anni 1933-1934, alcuni tra i più autorevoli intellettuali cattolici tedeschi, con la piena approvazione dei propri vescovi, diedero vita alla collana Reich und Kirche (Reich e Chiesa), che si basava sulla convinzione «che non esiste alcun conflitto di carattere fondamentale tra il risorgimento naturale del nostro popolo, di cui oggi siamo testimoni, e la vita soprannaturale della Chiesa». Il testo seguente fu scritto nel 1933 da Joseph Lortz, prestigioso docente di Storia della Chiesa all’Accademia di Braunsberg, per dimostrare le affinità sostanziali tra nazionalsocialismo e cattolicesimo. ipeRTesTo UNITÀ V IL NAZIONALSOCIALISMO IN GERMANIA 4 Un volantino della Rosa Bianca DOCUMENTI Riportiamo una parte del testo del terzo volantino, redatto da Hans Scholl e dal suo amico Alexander Schmorell nel giugno 1942. A fronte di molti tedeschi che non sapevano ribellarsi a Hitler, perché terrorizzati dalla prospettiva di una nuova disfatta della Germania e di una vittoria russa, i giovani della Rosa Bianca esortavano a rovesciare il regime nazista, definito senza mezzi termini «dittatura del Maligno». Non nascondete la vostra viltà sotto il velo della prudenza. Ogni giorno in cui indugiate ad opporvi a questo mostro infernale, aumenta sempre più, come una curva parabolica, la vostra colpa. Molti, forse la maggior parte dei lettori di questi volantini, non sanno con esattezza in che modo potrebbero fare resistenza. Non ne vedono alcuna possibilità. Cercheremo di dimostrare loro che ciascuno può contribuire alla caduta di questo regime. Non sarà certo possibile preparare il terreno per il rovesciamento di questo governo, mediante una resistenza individuale, da solitari amareggiati, e tantomeno si potrà in tal modo affrettarne la caduta. Vi si può riuscire solo con la collaborazione di molti uomini convinti ed attivi; uomini concordi circa i mezzi con i quali potranno raggiungere il loro scopo. Non abbiamo grandi possibilità di scelta. Disponiamo di un mezzo solo: la resistenza passiva. Il senso e il fine della resistenza passiva consistono nel far cadere il regime nazionalsocialista. In questa lotta non dobbiamo esitare davanti a nessuna strada, a nessuna azione; in qualunque campo si trovino. Bisogna aggredire il nazionalsocialismo in tutti i punti in cui è attaccabile. Bisogna finirla presto con questo stato mostruoso. La vittoria della Germania Su quali punti il messaggio dei fascista in questa guerra avrebbe conseguenze incalcolabili e tremende. Quindi non la vitgiovani della Rosa toria militare sul bolscevismo, ma la sconfitta dei nazionalsocialisti deve essere la preoccuBianca si pazione principale di ogni tedesco. […] distingueva Occorre impedire il regolare funzionamento della macchina bellica (una macchina che lanettamente dalla vora per la guerra che esclusivamente si svolge per la salvezza e la conservazione del partito linea dei vescovi? nazionalsocialista e la sua dittatura). Sabotaggio in tutti quei settori scientifici e culturali che Quale deve essere, svolgono attività per la continuazione della presente guerra: sia nelle università che nelle scuole secondo gli autori superiori, nei laboratori, negli istituti di ricerca, negli uffici tecnici. Sabotaggio in tutte le manidel volantino, festazioni culturali che possono aumentare il prestigio dei fascisti di fronte al popolo. […] Non la preoccupazione date nulla per le raccolte di metalli, tessuti o altro. Cercate di convincere tutti i conoscenti, anprincipale di ogni che quelli delle classi meno elevate, della inutilità di continuare questa guerra, della sua mantedesco? Quale canza di ogni prospettiva, della schiavitù spirituale e materiale determinata dal nazionalsociacomportamento lismo, della distruzione di tutti i valori morali e religiosi, e di persuaderli alla resistenza passiva. avrebbero dovuto p. GRezzi (a cura di), Noi non taceremo. Le parole della Rosa Bianca, Morcelliana, assumere Brescia 1997, pp. 131-133 i tedeschi? Adolf Hitler assiste ad una manifestazione a Dortmund, alla fine degli anni Trenta. Secondo gli autori del documento, i cittadini tedeschi dovevano sabotare in ogni modo il nazismo, un autentico male per la Germania. F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 ipeRTesTo IPERTESTO C 5 Hans Scholl, leader del gruppo universitario cattolico Rosa Bianca, con la sorella Sophie. I Cristiani tedeschi all’interno della Chiesa evangelica (luterana), la vittoria del nazionalsocialismo ebbe ripercussioni ancora più drammatiche di quelle sorte entro quella cattolica. La ragione della nuova situazione di tensione che venne a crearsi va ricercata nella nascita, all’interno della Chiesa protestante tedesca, della corrente dei Cristiani tedeschi (Deutsche Christen), sorta ufficialmente nel 1932. Nelle loro dichiarazioni programmatiche, il primo elemento che colpisce è l’uso dell’espressione «cristianesimo positivo», già presente anche nell’articolo 24 del programma pubblicato dalla Nsdap il 24 febbraio 1920. Un orientamento del genere era attivo da tempo nel protestantesimo tedesco, col risultato che la fede finiva per risolversi nell’etica. Rispetto al protestantesimo del xix secolo, però, emergeva una fondamentale differenza: nel caso dei Cristiani tedeschi, infatti, l’etica adottata non era più di matrice illuminista, basata sul principio della fraF.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 ➔Etica nazista Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich gime andava compiendo contro i polacchi e contro gli ebrei. delp scelse infine di aderire alla resistenza, e precisamente al cosiddetto Circolo di Kreisau, guidato dal conte Helmuth von Moltke. Nell’estate del 1944, delp fu arrestato e infine, a 38 anni, impiccato il 2 febbraio 1945. Con finalità simili, a partire dall’estate 1942 si mosse pure il gruppo di studenti universitari cattolici che, a Monaco, si diede il nome di Rosa Bianca. in un secondo momento Hans scholl, il leader del gruppo, legò a sé anche Kurt Huber, un professore di filosofia che si segnalava per il suo atteggiamento antinazista. prima di essere catturati e giustiziati, Hans scholl e sua sorella sophie riuscirono a diffondere a Monaco e in altre città sei volantini, stampati in migliaia di copie con un ciclostile. in quei testi, i giovani della Rosa Bianca esortavano il popolo tedesco – prima che fosse troppo tardi – a sganciare le proprie responsabilità da quelle del regime nazista: «Non credete alla propaganda nazionalsocialista che vi ha istillato nelle vene la paura dei bolscevichi! Non credete quando vi dicono che la salvezza della Germania è legata per la vita e per la morte alla vittoria del nazionalsocialismo!». in maniera molto più lucida dei loro pastori, questo gruppo di giovani aveva compreso l’essenza del nazionalsocialismo e cercò di comunicarla al proprio popolo. in positivo, per fermare la macchina da guerra nazista, essi proponevano la resistenza passiva e il sabotaggio in tutti gli ambiti, chiedendo agli operai di boicottare la produzione bellica, agli scienziati di cessare ogni ricerca utile al miglioramento delle armi, alla gente comune di mostrare il proprio disprezzo per il regime non versando più alcun contributo in denaro al governo. dopo la disfatta di stalingrado, in Russia (febbraio 1943), i giovani della Rosa Bianca intensificarono la loro attività di propaganda, ma furono scoperti dalla Gestapo. Hans e sophie scholl furono condannati a morte e ghigliottinati il 22 febbraio. ipeRTesTo UNITÀ V IL NAZIONALSOCIALISMO IN GERMANIA 6 Una dichiarazione teologica dei Cristiani tedeschi DOCUMENTI Il 26 maggio 1932, il gruppo protestante filonazista denominato Cristiani tedeschi pubblicò un documento programmatico articolato in 10 punti. L’influenza dell’ideologia è fortissima: non ci si limitava a cercare delle affinità, ma di fatto si piegava il cristianesimo stesso alle esigenze del nazismo e si permetteva a questo di dettare i contenuti della fede. 1. Queste linee direttive intendono additare a tutti gli uomini tedeschi credenti la strada per arrivare ad un nuovo ordinamento della Chiesa. Queste linee direttive non vogliono essere né una professione di fede né sostituire una confessione, né tantomeno intendono scuotere le fondamenta confessionali della chiesa evangelica. Esse sono una confessione di vita. 2. Noi lottiamo per una riunificazione delle 29 chiese regionali raccolte nella Lega delle chiese evangeliche tedesche in una sola Chiesa del Reich. [...] 4. Noi ci muoviamo sul terreno del cristianesimo positivo. Noi professiamo la nostra fede in un credo cristiano conforme alla specie, rispondente allo spirito tedesco di Lutero e al sentimento di pietà eroica. 5. [...] Noi vogliamo che la nostra chiesa sia alla testa della lotta decisiva per l’esistenza o la non esistenza del nostro popolo. Essa non deve rimanere in disparte o addirittura allontanarsi dai combattenti per la libertà. [...] 7. Nella razza, nel popolo e nella nazione noi vediamo degli ordinamenti di vita, elargitici ed affidatici da Dio, la cui conservazione è per noi legge divina. Quindi bisogna opporsi alla mescolanza delle razze. [...] 9. Nella Missione per la conversione degli ebrei noi ravvisiamo un grave pericolo per il nostro popolo. Essa è la porta attraverso la quale sangue estraneo entra nel nostro corpo popolare. Essa non ha alcun diritto di esistere accanto alla Missione per l’estero. Noi rifiutiamo la Missione per la conversione degli ebrei in Germania; fintantoché gli ebrei posseggono i diritti civili sussiste il pericolo dell’offuscamento e dell’imbastardimento della razza [...]. In particolare bisogna impedire che si stringano dei matrimoni tra tedeschi e ebrei. 10. Noi vogliamo una chiesa evangelica che affondi le sue radici nel popolo e respingiamo lo spirito della cittadinanza universale. Noi vogliamo superare, per mezzo della fede, comandataci da Dio, nella nostra missione come popolo, i fenomeni disgregatori che vengono creati da questo spirito, come il pacifismo, l’internazionalismo, la massoneria ecc. s. BoLoGNa, La Chiesa confessante sotto il nazismo 1933-1936, Feltrinelli, Milano 1967, pp. 250-251 Quale atteggiamento veniva assunto nei confronti di Lutero? Qual è la missione della Chiesa evangelica, secodo i Cristiani tedeschi? F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 Marc Chagall, Crocifissione bianca, 1938 (Chicago, Art Institute). Al Cristo sofferente per tutta l'umanità, Chagall ha preferito una crocifissione circondata dalle sofferenze del popolo ebraico che, in quegli anni, stava subendo le persecuzioni naziste. ipeRTesTo IPERTESTO C tellanza umana universale, bensì nazista: «Come per ogni popolo – recita una confessione di fede datata 11 dicembre 1933 – anche per il nostro l’eterno ha creato una Legge conforme alla specie, che ha preso aspetto nel Führer adolf Hitler e nello stato nazionalsocialista da lui formato. Questa Legge ci parla attraverso la storia del nostro popolo sgorgata dal sangue e dalla terra. La fedeltà a questa Legge esige da noi la lotta per l’onore e la libertà». in sintesi, dalle varie dichiarazioni dei Cristiani tedeschi emerge un cristianesimo profondamente deformato. a fianco del Nuovo Testamento, essi di fatto ponevano, come fonte di rivelazione, anche la concezione nazista del mondo, basata sui miti del sangue e della razza, e naturalmente incarnata nella persona e nell’opera di Hitler. di qui l’importanza che il tema della discriminazione razziale assunse in tutti i testi programmatici prodotti dai Cristiani tedeschi, che appoggiarono appieno la politica antisemita del regime fin da quando, il 7 aprile 1933, venne promulgato il cosiddetto paragrafo ariano, che espelleva gli ebrei dai pubblici uffici. La Chiesa confessante La clamorosa deformazione a cui i Cristiani tedeschi sottoponevano la fede cristiana provocò la reazione di ampi settori della Chiesa evangelica tedesca. il più autorevole oppositore del partito ecclesiastico filonazista fu il grande teologo svizzero Karl Barth, che nel 1933 insegnava all’università di Bonn. La prima mossa di Barth fu quella di dar vita a una serie di pubblicazioni (intitolata Esistenza teologica oggi!) per mezzo delle quali denunciare le posizioni dei Cristiani tedeschi, che erano l’esatto contrario di quanto egli andava proclamando fin dal 1922, con la pubblicazione del suo commento alla Lettera ai Romani. infatti, alla teologia del xix secolo, che rischiava di ridurre la fede a etica e Gesù a un semplice maestro di vita e di morale, Barth contrapF.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 Esponenti dei Cristiani tedeschi fanno propaganda politica all’esterno di una chiesa. Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich 7 ipeRTesTo UNITÀ V IL NAZIONALSOCIALISMO IN GERMANIA 8 Il teologo svizzero Karl Barth (il primo a sinistra nell’immagine). poneva il principio secondo cui Gesù era l’unica via che permetteva all’umanità di incontrare dio e imparare qualcosa di Lui. alla fine di maggio 1933, Barth stese il testo di una dichiarazione teologica che fu approvata dal Sinodo libero di Barmen, in cui si riunirono i pastori luterani che ritenevano inaccettabile la linea dei Cristiani tedeschi: «Noi respingiamo – si diceva tra l’altro – la falsa dottrina per cui la Chiesa potrebbe e dovrebbe riconoscere come rivelazione divina e fon➔Opposizione te della sua predicazione, oltre e accanto a questa sola parola di dio, anche altri avveniteologica, menti, potenze, figure e verità». L’omissione più significativa di quella solenne dichiaranon politica zione teologica era quella relativa alla Riforma e a Lutero, che i Cristiani tedeschi presentavano come campione della vera religiosità tedesca, o meglio di una religiosità conforme allo spirito della razza germanica e non contaminata dallo spirito giudaico. L’importanza del Sinodo di Barmen, comunque, è più teologica che politica: il suo obiettivo era la precisazione della vera fede cristiana, non l’opposizione al regime nazista. Lo stesso giudizio può essere formulato anche a proposito del sinodo che si tenne a dahlem (una parrocchia di Berlino) dal 19 al 20 ottobre 1934, dopo che tutte le principali cariche nella Chiesa evangelica tedesca erano state occupate da uomini legati ai Cristiani tedeschi. accusati di aver deviato dalla fede dei padri e degli apostoli, i filonazisti furono espulsi dalla vera chiesa, che si diede il nome di Chiesa confessante o professante (Bekennende Kirche). Nell’estate 1934, tuttavia, la situazione aveva già subito una prima importante accelerazione. il 20 agosto, infatti, un decreto ministeriale ordinò a tutti i funzionari dello stato (compresi, quindi, i docenti universitari) di giurare fedeltà al Führer. poiché rifiutò il giuramento, Barth fu definitivamente messo a riposo il 23 giugno 1935 e abbandonò la Germania. Con sua grande delusione, la Chiesa confessante non lo sostenne affatto e anzi prese apertamente le distanze da lui. Quasi tutti i pastori che avevano aderito a essa, in effetti, tendevano a sottolineare che la loro opposizione ai Cristiani tedeschi non era un segno di ostilità politica nei confronti del regime nazista. essi credevano che fosse possibile, anche nella Germania degli anni Trenta, restare fedeli al tradizionale atteggiamento di sottomissione allo Stato. per Barth, al contrario, la logica conseguenza della difesa della verità cristiana non poteva che essere la lotta contro l’ideologia nazista e contro lo stato che, in nome di essa, aveva violato i diritti di milioni di cittadini tedeschi, primi fra tutti gli ebrei. Limitarsi a chiedere – come faceva la Chiesa confessante – che lo stato non interferisse nella dottrina e nella prassi ecclesiastiche significava, per Barth, chiudere gli occhi davanti al vero volto, demoniaco, del regime nazista, alle sue pretese totalitarie e alle sue violenze, ignorando completamente le necessità delle sue vittime. F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 ➔Seminario per nuovi pastori Riferimento storiografico IPERTESTO C ➔Le lettere dal carcere Il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer insieme alla sorella in una fotografia del 1939. F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 2 pag. 12 9 Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich Tra i pochi uomini di chiesa che seguirono Barth nella sua proposta di trasformare la difesa della dottrina in vera opposizione politica vi fu il giovane pastore Dietrich Bonhoeffer, il quale già nel febbraio del 1933, in una trasmissione radiofonica (interrotta dalla censura nel suo momento culminante) denunciò il pericolo che il Führer diventasse Verführer, cioè che il capo diventasse seduttore, idolo, autorità ultima e suprema alla quale veniva delegata ogni responsabilità. Bonhoeffer si rendeva perfettamente conto del fatto che la sua posizione radicale era, all’interno della Chiesa confessante, a dir poco minoritaria; quindi, allo scopo di stimolare la nascita di una nuova generazione di pastori, più coerenti e più decisi, nel 1935 accettò di dirigere il seminario semiclandestino di Finkenwalde, presso stettino (oggi in territorio polacco). La sua delusione, tuttavia, divenne completa nel 1938, allorché (in aprile) non vi fu nessuna seria opposizione ecclesiastica alla richiesta che tutti i pastori della Chiesa evangelica compissero un giuramento di fedeltà incondizionata al Führer. inoltre, la Chiesa confessante non lanciò alcuna protesta dopo la notte dei cristalli, in occasione della quale, invece, Bonhoeffer coniò il motto: «solo chi grida per gli ebrei può anche cantare il gregoriano!». Nel 1944, riassumendo l’esperienza della Chiesa confessante, Bonhoeffer scrisse, in modo lapidario: «Chiesa in autodifesa; nessun rischio per gli altri». all’opposto, nel corso del 1939, egli iniziò a impegnarsi fino in fondo contro il nazismo, mettendosi in collegamento con gli ambienti militari e politici che iniziavano a progettare un complotto contro Hitler. La determinazione a togliere di mezzo il Führer aumentò in questi uomini, man mano che venivano a conoscenza delle violenze compiute in polonia contro gli ebrei e contro gli intellettuali polacchi, che avrebbero potuto guidare un movimento di resistenza all’occupazione tedesca. i militari, tuttavia, si decisero ad agire solo quando le prospettive di vittoria divennero praticamente nulle. il 20 luglio 1944, nel quartier generale di Hitler, in prussia orientale, fu fatta esplodere una bomba, ma Hitler uscì praticamente illeso dall’attentato. a quella data, Bonhoeffer era già stato arrestato per sospetta attività antinazista e, nel carcere di Berlino Tegel, stava scrivendo le lettere che (pubblicate dopo la guerra con il titolo Resistenza e resa) gli avrebbero assicurato un posto di primo piano tra i teologi del Novecento. il titolo fu scelto dall’amico di Bonhoeffer, eberhard Bethge (destinatario delle lettere stesse) perché capace di condensare alcuni dei più angosciosi dubbi di coscienza che lacerarono l’animo del pastore. La tradizione luterana, infatti, esortava alla rassegnazione, all’accettazione di qualsiasi governo guidasse lo stato, a disinteressarsi di questioni politiche. all’opposto, Bonhoeffer scelse di impegnarsi contro il proprio governo, per rovesciarlo, e contro il proprio paese, auspicandone la sconfitta militare. infine, trasferito nel campo di concentramento di Flossenbürg, dietrich Bonhoeffer fu impiccato insieme ad altri cospiratori il 9 aprile 1945. ipeRTesTo L’opposizione politica di Dietrich Bonhoeffer ipeRTesTo UNITÀ V IL NAZIONALSOCIALISMO IN GERMANIA 10 Confessione di colpa DOCUMENTI Nel 1940, il pastore evangelico Dietrich Bonhoeffer stese una confessione di colpa, nella quale metteva a nudo la debolezza dell’opposizione ecclesiastica al nazismo. Troppo tiepida e preoccupata delle proprie posizioni nella società, secondo il giovane teologo tedesco, la Chiesa evangelica aveva sottovalutato la pericolosità del regime nazista e non si era esposta a difesa degli ebrei e degli altri perseguitati. La Chiesa confessa di non aver annunciato con sufficiente sincerità e chiarezza l’unico Dio che si è rivelato una volta per sempre in Gesù Cristo e che non tollera altri dèi accanto a sé. Essa confessa la sua pusillanimità, le sue deviazioni, i suoi pericolosi compromessi. Spesso è venuta meno alla sua missione di vigilare e di consolare. Così facendo ha sovente rifiutato ai reietti e ai disprezzati la misericordia di cui era loro debitrice. È stata muta quando avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo. Non ha trovato la parola giusta nel modo giusto e al momento giusto. Non ha resistito fino al sangue all’apostasia dalla fede e si è resa colpevole dell’ateismo delle masse. La Chiesa confessa di aver usato invano il nome di Gesù Cristo perché se ne è vergognata dinanzi al mondo e non si è opposta con sufficiente energia all’abuso che si faceva di quel nome a fini iniqui: ha permesso che il nome di Cristo servisse a coprire la violenza e l’ingiustizia. Ha persino tollerato senza protestare l’aperto scherno rivolto al più santo dei nomi rendendosi così colpevole di favoreggiamento. La Chiesa riconosce che Dio non lascerà impunito chi usa invano il suo nome, come essa ha fatto. [...] La Chiesa confessa di essere responsabile del crollo della autorità dei genitori. La Chiesa non si è opposta al disprezzo della vecchiaia e all’idolatria della giovinezza perché ha avuto paura di perdere la gioventù e quindi il futuro, come se il suo futuro dipendesse dalla gioventù! Non ha osato proclamare la divina dignità dei genitori contro una gioventù ribelle, e ha compiuto il tentativo molto mondano di farsi giovane con i giovani. Perciò si è resa colpevole della rovina di innumerevoli famiglie, del tradimento dei figli verso i genitori, dell’autoidolatria della gioventù e quindi di aver abbandonato i giovani lasciando che rinnegassero Cristo. La Chiesa confessa di aver visto l’uso arbitrario della forza brutale, di aver osservato la sofferenza fisica e morale di innumerevoli innocenti, l’oppressione, l’odio, l’assassinio, senza elevare la sua voce e senza trovare il modo di correre al soccorso. Si è resa colpevole della morte dei più deboli e indifesi tra i fratelli di Gesù Cristo. [...] La Chiesa confessa di aver desiderato la sicurezza, la tranquillità, la pace, il possesso e l’onore a cui non aveva diritto, e di aver così stimolato anziché limitato le concupiscenze degli uomini. […] La Chiesa si è resa colpevole di aver favorito, con il suo silenzio, un minor senso di responsabilità nella condotta, un minor coraggio nella difesa di una causa e una minore disposizione a soffrire per ciò che si sa essere giusto. Si è resa colpevole della defezione delle autorità da Cristo. d. BoNHoeFFeR, Etica, Bompiani, Milano 1983, pp. 95-97, trad. it. a. CoMBa A quali vicende si riferisce l’affermazione secondo cui la Chiesa «è stata muta quando avrebbe dovuto gridare»? A quali vicende si riferisce l’affermazione secondo cui la Chiesa «ha permesso che il nome di Cristo servisse a coprire la violenza e l’ingiustizia»? Che significato polemico aveva, nella Germania del 1940, criticare il culto della gioventù? F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 Dietrich Bonhoeffer. 1 Chiesa, comunismo e regime nazista ipeRTesTo Riferimenti storiografici F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 11 Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich In un’intervista alla stampa estera nel novembre 1935, Hitler aveva dichiarato: «La Germania è il bastione dell’Occidente contro il bolscevismo». All’interno e fuori della Germania, egli giustificava a questo modo il suo programma di riarmo. Alla fine del luglio 1936, la Germania cominciò ad aiutare militarmente il generale Franco nella sua lotta contro la Repubblica spagnola. […] I vescovi tedeschi avevano sempre encomiato la posizione anticomunista di Hitler e ora essi risposero volentieri al nuovo appello per la lotta contro il bolscevismo. La politica compiacente del Vaticano nei riguardi della Germania li incoraggiava a questo. Il Vaticano era preoccupato vedendo la Spagna e la Francia governate dal Fronte Popolare e per le persecuzioni antireligiose nel campo repubblicano iniziate dopo lo scoppio della guerra civile in Spagna. La lettera pastorale congiunta pubblicata dall’episcopato tedesco a Fulda il 19 agosto 1936 conteneva lodi alla politica estera di Hitler. Le descrizioni delle atrocità pubblicate dalla stampa tedesca influenzavano i vescovi che finivano coll’accettare l’interpretazione nazista della guerra civile di Spagna come una lotta tra il bene e il male. Essi dichiaravano che la Germania doveva diventare sempre più forte «perché più tardi non solo l’Europa ripulita dal bolscevismo, bensì tutto il mondo civile salvato possa essercene grato». Se la Spagna soccombeva al bolscevismo, l’avvenire dell’Europa tutta sarebbe stato in grave pericolo. «Questo impone necessariamente un compito ben determinato al nostro popolo e alla nostra patria. Che il nostro Führer possa, con l’aiuto di Dio, portare a termine questa impresa difficilissima, con la determinazione irremovibile e con la partecipazione leale di tutti i connazionali». I vescovi dichiaravano inoltre di non riuscire a capire l’ostilità che veniva dimostrata verso le organizzazioni della Chiesa, nonché verso la stampa cattolica e le scuole confessionali. «Noi cattolici non vogliamo altro, dopo tutto, che prendere parte a ogni impresa a favore del benessere del popolo tedesco secondo i principi fondamentali della nostra fede, e cerchiamo di salvaguardare per il bene di questo popolo quelle forze che nel passato hanno reso la Germania grande e gloriosa». […] Un’altra lettera pastorale congiunta, che recava la data del 24 dicembre 1936, fu letta dai pulpiti la prima domenica dell’anno nuovo, 3 gennaio 1937. Era arrivata l’ora decisiva, ammonivano i vescovi: il bolscevismo russo aveva cominciato la sua marcia contro l’Europa. «Il Führer e cancelliere del Reich Adolf Hitler ha visto da lontano il pericolo del bolscevismo e tutti i suoi pensieri e sforzi sono volti a deviare il terribile pericolo dal popolo tedesco e dall’Occidente intero. I vescovi tedeschi ritengono che sia loro dovere appoggiare il capo del Reich tedesco con tutti i mezzi di cui la Chiesa dispone». La collaborazione nella lotta contro questo pericolo è dovere religioso. Noi non intendiamo intervenire in questioni politiche né invocare una nuova guerra. Ma dobbiamo mobilitare tutte le forze spirituali e morali della Chiesa per «rafforzare la fiducia nel Führer». La partecipazione della Chiesa alla lotta del Terzo Reich contro il bolscevismo – continuavano i vescovi – avrebbe potuto essere molto più attiva ed efficace ove cessassero i continui attacchi contro il cristianesimo e se la Chiesa potesse godere di quelle libertà che le erano garantite dalla legge divina e dal concordato. Ma i cattolici avrebbero seguito il Führer nonostante la diffidenza che veniva manifestata nei loro riguardi. «Anche quando protestiamo contro i soprusi commessi contro i diritti della Chiesa, vogliamo rispettare i diritti dello Stato nella sua giurisdizione e vedere gli elementi positivi e grandiosi dell’opera del Führer. Perciò, noi, vostri vescovi, concludiamo con il seguente monito: non lasciatevi contagiare dallo scontento e dai risentimenti di gente che non è soddisfatta. stati d’animo di questo genere hanno sempre costituito un suolo fertile per il sorgere di simpatie filobolsceviche». […] Lo sprezzante riferimento di Faulhaber [arcivescovo di Monaco di Baviera, n.d.r.] agli emigrati le cui opinioni non dovevano interessare i vescovi, dimostra che – almeno ogni tanto – l’episcopato aveva sott’occhio alcune pubblicazioni antinaziste pubblicate dai cattolici all’estero. Egli sapeva a chi si riferiva, e lo sapevano anche gli altri membri dell’episcopato. IPERTESTO C Quasi tutti i vescovi cattolici tedeschi appoggiarono la politica estera di Hitler, in quanto essa non solo era finalizzata a donare nuova grandezza alla patria, umiliata nel 1918, ma anche a contrastare il pericolo comunista. Persino Von Galen, che pure attaccò duramente la campagna d’eutanasia, non si spinse mai fino alla condanna del regime nazista in quanto tale. Nel 1936, allorché Hitler appoggiò il colpo di Stato del generale Franco contro la Repubblica spagnola (sostenuta dalle sinistre) il sostegno dei vescovi tedeschi al regime fu unanime e pressoché totale. ipeRTesTo UNITÀ V In quale equivoco sugli obiettivi del nazismo sono caduti i vescovi? I cattolici tedeschi che vivevano fuori dai confini del Reich come manifestavano il loro dissenso nei confronti della linea della politica ecclesiastica ufficiale? IL NAZIONALSOCIALISMO IN GERMANIA 12 Ogni settimana, a Lucerna, Waldemar Gurian pubblicava le “Deutsche Briefe”; il gesuita padre Friedrich Muckermann in Olanda pubblicava il settimanale “Der Deutsche Weg”; a Parigi, persone ignote pubblicavano tre volte al mese un bollettino d’informazione chiamato “Kulturkampf”; i cattolici tedeschi a Kattowitz pubblicavano “Der Deutsche in Polen”. Copie di tutte queste pubblicazioni venivano introdotte in Germania clandestinamente; inoltre, era ancora possibile e poco rischioso ascoltare emissioni delle radio straniere. Questo significa che, se i vescovi tedeschi persistevano nella loro politica nazionalista, ciò non era dovuto a mancanza di informazioni obiettive. Dopo la pubblicazione della lettera pastorale congiunta contro il bolscevismo nel gennaio del 1937, padre Muckermann nel “Der Deutsche Weg” esprimeva lo sbalordimento e la costernazione provocati in lui dalla tattica dell’episcopato tedesco. Egli scriveva che gli era difficile capire «come nonostante i fatti del 30 giugno [la notte dei lunghi coltelli, nel 1934, n.d.r.]; nonostante gli atti di brutalità inumana commessi nei campi di concentramento; nonostante i processi per questioni di valuta e di carattere diffamatorio in generale; nonostante le offese ai principi della Chiesa, al papa e alla Chiesa intera: e nonostante tutte le misure ostili che sommate una all’altra costituivano un vero e proprio Kulturkampf [termine che designava la campagna anticlericale scatenata da Bismarck negli anni Settanta del XIX secolo, presentata come una lotta per la civiltà, n.d.r.], i vescovi trovavano ancora parole di elogio per un regime il quale, subito dopo il bolscevismo, era il loro peggiore nemico…». […] Così la situazione appariva agli emigrati tedeschi. Ma nell’interno della Germania l’episcopato non vedeva nessuna ragione per non accettare il regime nazionalsocialista – ad eccezione soltanto di alcuni infelici punti di dettaglio anticattolici. G. Lewy, I nazisti e la Chiesa, il saggiatore, Milano 1965, pp. 292-299, trad. it. i. GioRNi aLBeRTi 2 I preparativi della cospirazione contro Hitler Il pastore Dietrich Bonhoeffer fu introdotto nel mondo dei congiurati antinazisti da suo cognato Hans von Dohnanyi, che lavorava al controspionaggio dell’esercito, vero nucleo centrale del complotto, guidato dall’ammiraglio Wilhelm Franz Canaris. Tutti gli avversari di Hitler si rendevano conto che la maggioranza dei tedeschi (compresi molti ecclesiastici) li avrebbe accusati di alto tradimento, per il fatto che avrebbero provocato la sconfitta della Germania. La consapevolezza dei crimini nazisti, invece, nei congiurati fu più forte del sentimento di lealtà nazionale. Nel primo inverno di guerra l’attività dei cospiratori tedeschi riprese in due fasi. Dohnanyi ne fu uno degli attori principali. La partecipazione di Dietrich Bonhoeffer fu invece di poca importanza. Non ebbe ancora nessun incarico particolare, né la responsabilità di un determinato settore dei preparativi. Egli però si inserì profondamente nel gruppo e fu testimonio delle discussioni sui principi e sulla tattica da seguire. Per i cospiratori la presenza di un esperto nei problemi ecclesiastici evangelici ed ecumenici, anche se non determinante, era pur sempre importante. Due avvenimenti diedero occasione ai cospiratori di sperare nuovamente in un colpo di stato. 1. Il 27 settembre 1939, giorno della capitolazione di Varsavia, Hitler ordinò la marcia attraverso l’Olanda ed il Belgio. Non era forse quello il momento per porre i generali di fronte all’alternativa: o passare con Hitler dalle minacce ad una guerra mondiale vera e propria, oppure passare contro Hitler da tali minacce ad una pace onorata? Se anche le forze della resistenza tedesca avessero acconsentito a quella marcia, avrebbero gli Alleati ancor fatto distinzione tra Hitler e la Germania? Tutto dipendeva dalla data fissata per l’attacco contro l’Occidente. Il fatto decisivo, l’allontanamento di Hitler e del suo regime doveva avvenire prima. 2. Le notizie sulle atrocità delle SS in Polonia avevano ormai incominciato a circolare. Il cittadino normale le considerò naturalmente frutto della propaganda nemica; dapprima non poté, poi non volle credervi. Già fin da allora era un’impresa difficile tenersi informati e manifestare alle persone più fidate ciò che avveniva in Polonia in nome della Germania. Assieme al generale Blaskowitz, comandante militare nella Polonia, Canaris preparò e sottopose ad altri generali i rapporti delle atrocità delle SS. Poteva forse l’esercito tollerare quelle crudeltà, del tutto contrarie ai diritti dei popoli, commesse contro la popolazione civile e contro gli ebrei? Poteva esso sopportare che il suo potere fosse limitato dalle unità delle SS e dalla Gestapo? Blaskowitz protestò: «Ciò che le trasmittenti estere hanno finora reso noto è soltanto una minima parte di quello che è realmente accaduto… L’unico mezzo per fermare questa perniciosa epidemia è di deferire al più presto i colpevoli e i loro sostenitori F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 F.M. Feltri, Chiaroscuro © SEI, 2010 ipeRTesTo IPERTESTO C al comando dell’esercito e alla giustizia». In seguito a questa protesta Hitler destituì Blaskowitz dal suo posto. […] In quei giorni pieni di disperazione si affievoliva con il passare di ogni ora la speranza di porre termine all’ingiustizia che si commetteva in nome della Germania e di impedire nuove atrocità. Fu in quelle settimane che Bonhoeffer incontrò Hans Oster, assieme al quale cinque anni più tardi avrebbe affrontato la morte. Da Dohnanyi seppe che cosa Oster aveva intenzione di fare: comunicare agli olandesi la data fissata per l’attacco, per porre così termine ai successi di Hitler, che stavano precipitando la Germania nella catastrofe. A Bonhoef- Per quale motivo era importante, per fer quel gesto di Oster alla vigilia dell’offensiva in Occidente sembrò un passo compiuto in i cospiratori, che gli tutta responsabilità. Esso gli parve prudente in quella situazione, nella quale un tedesco teAlleati facessero merario aveva ingannato il proprio paese e nella quale quanti sarebbero stati in grado di agire distinzione tra Hitler erano in preda a conflitti di coscienza che li paralizzavano. In simili circostanze il patriota doe la Germania? veva perciò compiere ciò che in tempi normali non sarebbe neppur degno di uno straccione. Ormai il tradimento era diventato il vero amor di patria e il normale amor di patria tradimento. Quale atteggiamento assunsero i cittadini Quell’ufficiale comprese il sovvertimento diabolico di tutti i valori ed agì completamente da tedeschi, nei solo, per non diventare, dopo le esperienze della Polonia, il battistrada di nuove atrocità in confronti delle mezzo ad altri popoli – ed il pastore approvò quel suo gesto. Egli preferì l’odiosità che il suo notizie che nome dopo la guerra non potesse essere pronunciato se non con circospezione, all’altra denunciavano di non aver coi suoi amici rischiato per la patria veramente tutto, anche il suo buon nome. i crimini delle SS Uomini e popoli che non hanno provato che cosa sia la scissione della propria lealtà ed in Polonia? onorabilità – cosa che non auguriamo a nessuno – difficilmente riescono a comprendere che cosa sia questa situazione-limite, nella quale proprio il più coscienzioso è chiamato a pren- Spiega la seguente affermazione: dere su di sé la responsabilità di gesti vergognosi. […] Da che mondo è mondo, il comune «Ormai il tradimento concetto di alto tradimento implica dei sentimenti bassi e disonesti, la ricerca di interessi perera diventato il vero sonali, l’intenzione di recar danno al proprio paese. Questo non è certo il caso di Oster, Dohamor di patria nanyi e Bonhoeffer, che erano invece animati da sentimenti del tutto opposti. e il normale amor e. BeTGHe, Dietrich Bonhoeffer. Teologo cristiano contemporaneo. Una biografia, Queriniana, Brescia 1975, di patria pp. 712-713, 716-717, trad. it. G. BULGaRiNi, G. MioN, R. pasiNi tradimento». 13 Le Chiese tedesche di fronte al Terzo Reich Il processo a uno dei cospiratori del fallito attentato ad Adolf Hitler, nell’estate del 1944.