Opuscolo informativo per la donna e il suo partner
L’Assistenza Tumori Alto Adige «Südtiroler Krebshilfe»
in collaborazione con il Krebsinformationsdienst KID
del Deutschen Krebsforschungszentrums Heidelberg
Impressum
Editore:
Assistenza Tumori Alto Adige
Via Tre Santi 1, 39100 Bolzano
Tel. 0471 28 33 48
Fax 0471 28 82 82
E-mail: [email protected]
Krebsinformationsdienst KID del Deutschen Krebsforschungszentrums
(Direttore: Dr. Hans-Joachim Gebest)
Comitato scientifico (Dr. Claudio Graiff) e Direttivo dell’Assistenza Tumori
Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe
La presente guida si basa sull’opuscolo informativo “L’ammalata oncologica e
la sessualità” del Servizio Informativo Oncologico tedesco KID, Centro tedesco di ricerca oncologica di Heidelberg. Ringraziamo il Servizio Informativo
Oncologico per la concessione dei testi, che sono stati adottati integralmente,
eccetto le proposte specifiche della Provincia, relative alla cura e all’assistenza,
nonché le indicazioni bibliografiche.
Tappeiner S.p.A., Lana
Printed in Italy
© 2005 Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe, Bolzano
Con il sostegno dell’Assessorato Provinciale alla Sanità
Sommario
Introduzione
6
➤Lo scopo di questo opuscolo
6
➤Sentimenti sessuali durante e dopo il periodo
di trattamento antitumorale
6
➤La sessualità
7
➤Il rapporto di coppia
8
Elementi della sessualità femminile
11
➤Che cos’è la «sessualità»?
11
➤Gli organi sessuali femminili
12
➤Fasi sessuali
12
➤La funzione degli ormoni
15
➤L’interazione tra gli organi sessuali femminili
16
➤Sessualità e terapia antitumorale
17
Patologie nella zona pelvica e possibili
ripercussioni sulla vita sessuale
18
➤Asportazione dell’utero e/o delle ovaie
18
➤Asportazione della vescica
20
➤Interventi per tumori al retto
22
➤Asportazione della vulva
23
➤Maggiori interventi al bacino
24
➤Ricostruzione della vagina
25
➤Sessualità dopo un intervento ricostruttivo
della vagina
26
➤Radioterapia al bacino
26
4
Altre patologie e possibili ripercussioni
sulla vita sessuale
28
➤Tumore al seno
28
➤Ricostruzione del seno
30
➤Tumori nella zona orale, mascellare e facciale
30
➤Tumore alla laringe
32
Chemioterapia
33
➤Ripercussioni sulla costituzione fisica
33
➤Chemioterapia e piacere sessuale
34
➤Chemioterapia e gravidanza
35
Ormonoterapia
36
Gestione di problemi particolari
38
➤Paura della «prima volta»
38
➤Secchezza vaginale
38
➤Menopausa precoce
38
➤Difficoltà a raggiungere l’orgasmo
40
➤Incontinenza
41
➤Dolori lombari, alla testa e addominali
42
➤Dolori durante i rapporti sessuali
42
➤Utilizzo di un dilatatore
43
➤Vivere con uno stoma (apertura artificiale)
44
Dubbi e domande frequenti
47
➤Le patologie tumorali si possono trasmettere
per via sessuale?
47
➤Il rapporto sessuale può causare una ricaduta?
47
➤Le persone sottoposte a radioterapia
sono radioattive?
48
Consigli generali
49
➤Accettare se stessi
49
➤Nuove posizioni per un rapporto sessuale
più facile
49
Per chi non ha un partner
50
Chi mi può aiutare?
52
Annessi
53
➤Approfondimenti
53
➤Indirizzi utili
54
5
Introduzione
6
Lo scopo di questo
opuscolo
Il presente opuscolo informativo è rivolto a persone affette
da tumori e ai loro partner.
Parlando di «partner» si vuole
intendere anche il/la partner
all’interno di una coppia di
persone dello stesso sesso.
Avendo a disposizione maggiori informazioni relative ai
tumori, alle varie terapie e alle
conseguenze per la vita sessuale, la donna colpita dalla
malattia e il suo partner riusciranno ad affrontare meglio le
loro situazioni personali. Molte paure insorgono soprattutto perché la paziente non sa
cosa la aspetta durante e dopo
la terapia. Spesso una paziente
informata capisce meglio il
tipo di trattamento e sa gestire
meglio le conseguenze.
Lo scopo di questo opuscolo è
di chiarire i maggiori aspetti
relativi alla sessualità durante
la malattia o dopo un tumore,
senza tuttavia sostituire colloqui o visite specialistiche. È
stato scritto soprattutto nella
speranza di poter rimuovere
idee sbagliate sulla patologia
e sulle conseguenze della terapia, e per incoraggiare i pazienti al dialogo con il loro
medico o altre persone esperte in materia ed anche per favorire la comunicazione con il
partner per quanto riguarda la
sessualità.
Alcuni argomenti sono stati ripetuti nei vari capitoli con l’intenzione di dare al lettore la
possibilità di scegliere autonomamente i capitoli di maggiore interesse.
Sentimenti sessuali
durante e dopo
il periodo di trattamento
antitumorale
Quando viene diagnosticato
un tumore, la prima reazione
è di vedere la propria vita in
pezzi. Tutti i pensieri e i sentimenti girano attorno al fatto
di voler (soprav)vivere. La durata del trattamento può variare in funzione del tipo di
patologia e dell’estensione
della malattia, e le singole
fasi del trattamento possono
essere di intensità diverse.
Nel corso della terapia emergono spesso nuove domande: come sarà la mia vita in
futuro? Potrò essere di nuovo
la persona che ero in passato? La mia vita tornerà come
prima? E poi: in che modo la
malattia influenzerà la mia
vita sessuale?
I sentimenti, i pensieri e i desideri sessuali che affiorano durante e dopo il trattamento
non devono essere soppressi,
sono infatti indice di uno spirito di vita attivo e rinnovato.
È tuttavia del tutto normale se
il desiderio sessuale in quel periodo diminuisce o svanisce
completamente. Spesso la
persona interessata sente un
gran bisogno di avere qualcuno vicino ed è in cerca di affetto, ma talvolta ha difficoltà ad
esprimere queste necessità nei
confronti del partner. Generalmente si teme che il partner
possa fraintendere questo bisogno di attenzioni con un
desiderio sessuale.
La sessualità
La vita sessuale è diversa da
persona a persona, anche prima dell’insorgere della malattia. Per qualcuno la sessualità
ha un ruolo prioritario, mentre
per altri è un fattore secondario. C’è chi vive una vita di coppia serena e soddisfacente anche dal punto di vista sessuale,
altri invece hanno un rapporto
difficile e vivono anche la sessualità in modo problematico.
Alcune persone sono sole e sognano il partner ideale, altre
persone magari adempiono
semplicemente ai loro «doveri
coniugali», eppure tutte queste persone hanno una caratteristica in comune: il fatto di
non parlare di sessualità.
Nonostante la sessualità venga
mostrata in modo più o meno
esplicito sui giornali, al cinema
e in televisione, di rado le persone ne parlano apertamente.
La terapia antitumorale può
essere l’occasione per allontanare certi tabù. Per il partner
potrebbe essere un sollievo
poter finalmente parlare di sesso. Probabilmente scoprirete
dei lati nuovi del vostro partner
che non conoscevate.
7
8
Il rapporto di coppia
Se la situazione sessuale è
cambiata per via della malattia, la cosa più importante è
parlarne con il vostro partner.
Si potrebbe cogliere l’occasione per capire come il partner
vive la vostra attuale mancanza di desiderio sessuale. Molto
probabilmente fino ad ora
nessuno dei due si è mai confidato apertamente. Spesso,
forse già prima della malattia,
la vita sessuale non era del tutto soddisfacente, magari i rapporti intimi rientravano semplicemente in una sorta di automatismo. Come può una
coppia, tutto d’un tratto, riuscire a parlare apertamente
della propria sessualità?
Se un rapporto non andava
bene prima del trattamento,
dopo le cose andranno meglio solo con l’impegno reciproco. Se un rapporto funzionava già prima della terapia,
può darsi che successivamente al trattamento terapeutico
l’unione all’interno della coppia si rafforzi ancora di più.
Una coppia con un rapporto
stabile, dopo aver superato
una fase iniziale di difficoltà e
imbarazzo, riesce a parlare dei
cambiamenti necessari nella
vita sessuale e a modificare alcune abitudini importanti per
la persona.
Il piacere sessuale non si limita
a carezze nella zona dei genitali e ai rapporti sessuali. Si
possono scoprire delle zone
erogene in tutto il corpo, per
esempio sulla schiena, o nella
zona delle orecchie e del collo. Inoltre è possibile esercitare la sensibilità di alcune parti
del corpo a diventare particolarmente erogene e spesso stimolandole intensamente si
può raggiungere l’orgasmo.
A volte la persona malata ha la
sensazione che il partner non
voglia dedicarsi a lei e non sia
per nulla interessato ai suoi
problemi. La donna colpita
dalla malattia può sentirsi delusa dal proprio partner, magari reagisce anche con rabbia
e prende le distanze. Spesso
dietro a questo tipo di comportamento si nasconde un
problema di comunicazione: il
partner, non sapendo come
deve comportarsi, non fa nulla. La donna invece lo interpreta come un disinteresse da
parte del partner e si sente ri-
fiutata. In questo modo entrambi si allontanano uno dall’altro, nonostante vogliano
proprio l’opposto, ossia prendersi cura del partner senza
soffocarsi a vicenda.
Che fare se il partner desidera
un contatto sessuale, ma voi
no? Pur di non creare problemi, molte donne non rifiutano
di avere un rapporto sessuale
nonostante non lo desiderino.
Accettano anche il fatto di non
provare alcun piacere nell’intimità e persino di avere rapporti dolorosi. Questo comportamento tuttavia non giova alla
donna, e non è neppure quello che vorrebbe il partner. Cercate di parlare apertamente
con il vostro compagno spiegando perché in quel momento non desiderate avere un
rapporto sessuale.
Se vi sentite infelici o sole nella
vostra relazione, se parlare
non vi aiuta oppure se non
riuscite a farlo, il primo passo
più importante è quello di
ammettere che la relazione è
difficile e non vi soddisfa. Se è
difficile per le persone sane, figurarsi per coloro che devono
confrontarsi con la malattia. È
proprio in una situazione del
genere che si desidera avere
un partner che ci stia accanto
e che condivida con noi le nostre preoccupazioni. Partendo
da questa presa di coscienza,
si possono costruire le basi per
migliorare la situazione.
Le donne che solitamente reagiscono stringendo i denti e
chiudendo gli occhi, potrebbero almeno per una volta riflettere sul loro comportamento. Proprio il periodo successivo a una terapia tumorale
può suscitare delle domande
sul senso e sull’organizzazione
della vita. Volete continuare
come avete fatto finora? Se la
risposta è no, allora come si
può costruire la vita futura?
Chi può darvi sostegno e
aiuto?
Se non avete un partner
emergono altri problemi, può
darsi che a causa della malattia abbiate paura di non trovare più un compagno. Probabilmente avete paura di dovervi trovare prima o poi nella
situazione di dichiarare apertamente che avete o avete
avuto un tumore e che lui reagisca con un rifiuto. La paura
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10
può essere maggiore se la malattia ha lasciato tracce ben visibili come ad esempio in seguito ad una mastectomia o
colostomia.
sere un problema riuscire ad
affrontare la malattia; può essere causa di preoccupazioni,
insicurezza o paura per la salute della propria partner.
Naturalmente anche l’età influisce sulla sessualità. Finché
si è giovani il desiderio di avere una famiglia e la vita sessuale sono una priorità. Può succedere che con il passare degli
anni e una minore produzione
di ormoni, il desiderio sessuale
diminuisca. Tuttavia non è
detto che i cambiamenti del
corpo dovuti all’età portino
ad un minore interesse verso
la sessualità, poiché anche altri fattori psicologici e le circostanze possono avere un ruolo
determinante, per esempio la
stabilità del vostro rapporto di
coppia. Per vivere la sessualità
non ci sono limiti di età, ma sicuramente per i meno giovani
ha un’altra importanza: un
rapporto sessuale viene sempre più spesso avvertito come
l’espressione di un’unione nella coppia, piuttosto che come
il bisogno di affetto e di avere
qualcuno vicino.
Anche per i partner di donne
che hanno un tumore può es-
La diagnosi di un tumore arriva come un fulmine a ciel sereno e non si è mai preparati
per una notizia del genere. Il
partner stesso non sa come
deve affrontare questa nuova
realtà: come fa a capire di che
cosa ha bisogno la donna malata, se lei non si esprime?
Anche per il partner, durante
e dopo il periodo della terapia
antitumorale, si riduce la voglia di contatti intimi, ma questo è del tutto normale. Quando invece il desiderio sessuale
è presente, non c’è motivo di
avere sensi di colpa o di sentirsi a disagio.
Indipendentemente dal fatto
di avere un partner o essere
single, cogliete questa occasione per informarvi e se pensate di non riuscire a gestire la
situazione da sole, fatevi aiutare da persone esperte. Nella
parte conclusiva della brochure sono elencati gli indirizzi a
cui vi potete rivolgere e dove è
possibile chiedere assistenza.
Elementi della sessualità femminile
Che cos’è la «sessualità»?
Persino tra gli esperti di settore non è stata trovata una definizione comune per il concetto di sessualità. Sebbene
non sia possibile definirla in
modo preciso ed esauriente,
possiamo affermare quanto
segue: per sessualità si intende il desiderio di stare con l’altro, di volersi coccolare e di
eccitarsi a vicenda, o l’attrazione tra due persone anche
dello stesso sesso. Per l’uomo
la sessualità ha una funzione
che va ben oltre quella della
procreazione.
La maggior parte delle persone sono sessualmente attive e
l’interesse per la sessualità, la
scoperta di nuove fantasie e
desideri crescono e si sviluppano in età puberale. Ci s’innamora, cambia l’interesse
nei confronti dell’altro sesso e
si avverte anche una particolare attrazione fisica.
Non esiste una sessualità «giusta» ed una «sbagliata», e tanto meno esiste una regola alla
quale tutte le persone possono o devono attenersi.
Per alcuni è del tutto normale
avere un rapporto sessuale al
mese, per altri invece quattro
volte la settimana: ma non si
può dire quale sia la scelta
giusta o sbagliata perché
ogni persona ha un suo ritmo. In ogni caso le coppie
che si conoscono da più tempo riescono a trovare un tipo
d’intimità che li soddisfa entrambi.
Tuttavia non è per niente facile scoprire i vari lati della propria sessualità. Noi tutti viviamo con modelli comportamentali comuni e con aspettative dell’altro che crediamo
di dover soddisfare sempre. Le
generazioni passate si ispiravano per esempio alle parole
di Martin Lutero: «due volte a
settimana, non fa male né a
lui, né a lei».
Oggi i giornali e le scene dei
film influiscono molto sull’idea che ci si può fare della sessualità e spesso tali rappresentazioni vengono viste come
veri e propri modelli.
Come mai il sesso sia più o
meno piacevole, resta una
11
12
domanda aperta anche per la
scienza. Una cosa che i sessuologi possono comunque
aiutarci a capire meglio sono
gli aspetti «tecnici» di un atto
sessuale. Prima di approfondire questi aspetti, è opportuno, a questo punto, descrivere più da vicino il corpo della
donna.
Gli organi sessuali
femminili
Diversamente dall’uomo, nella donna gli organi direttamente legati alla procreazione sono nascosti, solo il pube
è visibile esternamente. Il
complesso degli organi sessuali esterni che prende il
nome di vulva, è composto
dal monte del pube che dopo
la pubertà si ricopre di lunghi
peli, dalle grandi e piccole
labbra e dal clitoride. L’apertura della vagina è delimitata
dalle grandi labbra. Le piccole labbra, che si trovano tra le
grandi labbra, sono due pieghe cutanee molto sensibili
attaccate alla base del clitoride. Al di sotto del clitoride si
trova lo sbocco dell’uretra e il
vestibolo della vagina, che
porta all’entrata vaginale. La
vagina è lunga da dieci a
quindici centimetri. Nella
parte alta della vagina sporge
il collo dell’utero (cervice uterina, anche nota come cervice), il corpo uterino (corpus
uteri) che segue si trova nella
zona pelvica tra la vescica e il
retto. L’utero è un organo
muscoloso a forma di pera. Le
ovaie si trovano a fianco dell’utero e sono ad esso collegate dalle tube di Fallopio.
Queste ultime sono responsabili della produzione di estrogeni e progesterone, gli ormoni sessuali femminili, inoltre lì maturano gli ovuli. Nello
stadio precedente gli ovuli
sono 600.000, ma solo 400
raggiungono la maturazione
durante il periodo di fertilità
della donna.
Fasi sessuali
Esistono quattro fasi sessuali:
dopo il piacere segue l’eccitazione, quando l’eccitazione
raggiunge il suo apice si arriva all’orgasmo. Successivamente inizia la fase di risoluzione.
➤
Fase del piacere
Inizialmente si ha una predisposizione a sensazioni sessuali e si dimostra un interesse
sessuale verso l’altro, ma proprio in questa fase può già
succedere di sentirsi bloccati. I
motivi possono essere molti:
lo stress, la paura, il disagio, la
malattia, ecc.
➤
Fase dell’eccitazione
Se la persona è pronta al piacere e si sente stimolata sessualmente (tali sensazioni
possono essere risvegliate dal
partner o tramite fantasie, libri, film, profumi, carezze o
rumori) si entra nella seconda
fase della «reazione sessuale»,
l’eccitazione.
Questi stimoli e queste sensazioni suscitano nel corpo della
donna determinate reazioni: il
sangue si accumula nella regione dei genitali, soprattutto
nei corpi cavernosi del clitoride, dell’uretere, del perineo e
dell’intestino. La vagina si
gonfia e diventa umida, con
intensità diverse a seconda del
livello di eccitazione raggiun-
to. Anche l’utero, le ovaie e le
tube si gonfiano. Il legamento
sacro-uterino solleva l’utero
verso l’alto e in questo modo
la vagina si gonfia.
➤
Orgasmo
Quando il piacere raggiunge il
suo massimo, i muscoli della
zona pelvica, i muscoli del perineo, dell’ano e anche delle
natiche diventano sempre più
tesi. Il numero dei battiti cardiaci al minuto e la pressione
sanguigna aumentano. Cambia il colore delle labbra vaginali, da rosa a rosso vivo o rosso bordeaux e continuando la
stimolazione la donna raggiunge l’orgasmo.
Poco prima dell’orgasmo la respirazione è veloce e profonda, il cuore può arrivare a 180
battiti al minuto, la pressione
sanguigna cresce notevolmente e molti muscoli del corpo si trovano in uno stato di
forte tensione. Non è possibile
prevedere con esattezza quando si raggiunge l’orgasmo anche perché sembra che siano
coinvolti, tutti insieme, fattori
13
14
fisici, psichici, sociali e ormonali. Il cervello trasmette il segnale attraverso il midollo spinale e si innesca il riflesso dell’orgasmo.
Nel giro di pochi secondi le
tensioni nervose e muscolari
diminuiscono, e il flusso sanguigno torna pian piano regolare. Con l’orgasmo l’utero e
la zona esterna della vagina si
contraggono velocemente fino a 15 volte.
Non è detto però che la donna debba raggiungere l’orgasmo durante ogni rapporto
sessuale. Per alcune ciò avviene di rado ma questo non impedisce loro di sentirsi in ogni
caso soddisfatte. Se invece le
donne si sentono in colpa per
non aver raggiunto l’orgasmo, si sentono inferiori, vi
saranno delle ripercussioni
sul loro stato d’animo. È sbagliato pensare che ogni donna possa raggiungere l’orgasmo solo con la penetrazione. I sondaggi del ricercatore
Kinsey condotte negli Stati
Uniti negli anni ’50 rilevarono che tra il 20 e il 40% delle
donne non raggiungeva l’or-
gasmo con il proprio partner
o lo faceva solo raramente, il
20–30 % lo raggiungeva solo
se prima, durante o dopo il
rapporto sessuale, il partner
accarezzava il clitoride con la
mano e il 20–30 % delle donne arrivava all’orgasmo solo
tramite il rapporto sessuale.
Per molto tempo si è creduto
che esistesse una differenza
significativa tra l’orgasmo
provocato dal movimento
del pene nella vagina e quello provocato stimolando il
clitoride. È stato invece riscontrato che durante un
rapporto sessuale si verifica
sempre una stimolazione del
clitoride e che l’orgasmo, indipendentemente da come
venga generato, a livello fisico si svolge sempre nello
stesso modo. Durante un
rapporto sessuale, per alcune
donne, è sufficiente una stimolazione indiretta del clitoride per raggiungere l’apice
dell’eccitazione, mentre altre
donne necessitano di una stimolazione diretta.
Per entrambi i sessi dopo l’orgasmo arriva la fase di risoluzione. Vale a dire che determi-
nati fattori come il battito cardiaco, la pressione del sangue
e la frequenza respiratoria ritornano gradualmente ai loro
valori normali. Le labbra vaginali riprendono il loro colore
solito, la vagina recupera le
proprie normali dimensioni e i
capezzoli perdono la loro durezza sperimentata nella fase
di eccitazione.
Il membro maschile si rilassa,
si ritira e torna gradualmente
alla normalità. Inoltre, nella
fase di risoluzione, la donna a
differenza dell’uomo, è pronta
per un nuovo orgasmo.
Questi però sono solo i cambiamenti che avvengono normalmente a livello fisico durante un rapporto sessuale.
Infatti, la sessualità coinvolge
altri aspetti: il sentirsi accettati, desiderati, aperti e le sensazioni di piacere, estasi ed anche reazioni più «animalesche» come impulsi e istinti di
vario genere, violenza, ebbrezza dei sensi, perdita del
controllo, avversione e disgusto.
La funzione degli ormoni
Molte donne credono che gli
ormoni femminili generati
nelle tube, soprattutto gli
estrogeni, possano controllare
il piacere. Per questo motivo,
molte collegano la fine della
loro vita sessuale con l’inizio
della menopausa, dato che in
questo periodo di tempo le
ovaie cessano gradualmente
la produzione ormonale. Credere che vi sia una connessione tra le due cose è assolutamente sbagliato. In realtà nella nostra cultura il desiderio
sessuale è costante dal 35°
anno di età in avanti e ben oltre il periodo della menopausa
e diminuisce solo in seguito.
Per cui è possibile affermare
che gli ormoni prodotti dalle
ovaie hanno ben poco a che
fare con il desiderio sessuale.
Quest’ultimo è generato probabilmente soprattutto dagli
ormoni maschili, conosciuti
con il termine medico di androgeni. Il principale ormone
maschile è il testosterone che
viene prodotto dalla ghiandola surrenale e la cui produzione non termina con la
menopausa.
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Gli estrogeni sono responsabili dell’umidità e dell’elasticità
vaginale. In una donna, durante la fase di eccitazione sessuale, la vagina, che prima era
contratta, subisce una dilatazione, si allunga e si allarga.
Per via del forte afflusso di sangue nella regione dei genitali
dalla parete vaginale fuori
escono delle goccioline che
portano quindi all’umidità e
alla lubrificazione della vagina. Sono gli ormoni estrogeni
a determinare sia l’umidità
che la dilatazione vaginale.
Con un livello di estrogeni
basso, come per esempio
dopo la menopausa, la vagina
impiegherà più tempo a lubrificare e a gonfiarsi. Anche nel
caso in cui il grado di eccitazione in una donna sia elevato, può succedere che la vagina resti asciutta e stretta a lungo; questo cambiamento nella mucosa della vagina prende
il nome di «atrofia vaginale».
L’interazione tra gli
organi sessuali femminili
Negli anni della maturità degli
organi sessuali, le ovaie (quel-
la destra e quella sinistra in
modo alternato) producono
ogni mese un uovo che può
essere fecondato. Tramite
specifici ormoni si verifica l’ovulazione e l’ovulo entra nell’utero passando attraverso le
tube di Fallopio. A questo
punto se l’ovulo viene fecondato da una cellula seminale,
si annida nell’utero e si verifica
una gravidanza e la formazione di un embrione. Se l’ovulo
non viene fecondato e se non
si annida, viene espulso e
compare il flusso mestruale
(mestruazioni).
Con il termine menopausa si
intende la fase di transizione
nella vita di un donna nella
quale la sua capacità di procreazione e la formazione di
ormoni nelle ovaie tendono a
diminuire. Si tratta di solito di
un periodo di circa 10 anni. Il
periodo centrale della menopausa, nei paesi dell’Europa
centrale intorno al 50° anno di
età; è il momento in cui appare per l’ultima volta il flusso
mestruale.
Sessualità e terapia
antitumorale
La sessualità a volte è già problematica prima dell’insorgere di un tumore. Infatti secondo uno studio condotto ad
Amburgo nel 1984 circa un
paziente su quattro che si rivolge al proprio medico di
base per un consiglio ha delle
difficoltà a lungo termine per
quanto riguarda la vita sessuale. Il tumore e i successivi trattamenti rappresentano un ulteriore peso che potrebbe anche avere ripercussioni sulla
vita sessuale del soggetto.
Alcuni tipi di trattamento potrebbero ad esempio disturbare temporaneamente l’equilibrio ormonale o, nel caso
di alcuni tumori, la crescita ormonale si ferma con la perdita
della funzione ovarica.
È facile sentirsi scoraggiati in
queste circostanze ma, come
indicato nei seguenti capitoli,
vedrete che nonostante tutto
non bisogna abbandonare la
sessualità.
17
Patologie nella zona pelvica e possibili
ripercussioni sulla vita sessuale
18
Nella zona pelvica della donna si trovano gli organi sessuali esterni e interni (vedi sopra), la vescica e l’intestino
retto. Agli organi sessuali
esterni appartengono le piccole e le grandi labbra e il clitoride, che insieme costituiscono una regione chiamata
vulva. Quelli interni sono la
vagina, l’utero, le ovaie e le
tube ovariche. In ognuno di
questi può insorgere un tumore e quando un cancro
cresce senza essere curato,
può estendersi anche agli organi vicini. La terapia viene
scelta a seconda della zona in
cui si sviluppa la malattia e
della sua estensione.
Asportazione dell’utero
e/o delle ovaie
In casi specifici di estensione
di un tumore al collo dell’utero (carcinoma alla cervice), di
un tumore al corpo uterino
(carcinoma dell’endometrio)
e di un tumore alla vescica,
potrebbe rivelarsi necessaria
un’isterectomia e/o annessiectomia (asportazione chirurgica dell’utero e/o delle
ovaie e delle tube). Eventualmente si procede anche con
la rimozione di linfonodi
situati nelle vicinanze della
regione interessata.
Se il medico decide di asportare l’utero, taglia i legamenti
uterini nella regione dell’addome e separa il collo dell’utero dalla vagina; nel caso di un
tumore al collo dell’utero viene rimossa una parte della vagina larga da uno a due dita.
La zona superiore della vagina, dove precedentemente
sporgeva l’orifizio uterino
(esterno), viene chiusa durante l’intervento. Durante il processo di guarigione in questa
regione si verificano delle perdite dalla vagina che di solito
ritorna
velocemente
alla
normalità lasciando solo delle
cicatrici.
Dal punto di vista fisico, l’asportazione dell’utero non
porta ad un calo della sensibilità sessuale. Anche nel caso in
cui la vagina risultasse, in seguito ad un intervento, più
corta, le zone importanti per
le sensazioni di piacere sessuale, il clitoride, le labbra vagina-
li e l’apertura vaginale, avrebbero la loro funzionalità di
sempre. Alcune donne prima
dell’operazione, durante l’orgasmo provano dolori simili
alle doglie, provocati dalla
contrazione dell’utero. In futuro tale sensazione scomparirà. In genere, non vi sono, comunque, conseguenze di nessun genere per quanto riguarda l’orgasmo. La maggior
parte delle donne continuerà
ad avere l’orgasmo proprio
come prima.
Per alcune il fatto di essere private dell’utero è un vero problema psicologico. Si sentono
private della loro «vera femminilità», perché, consapevolmente o inconsapevolmente,
associano l’essere donna all’essere fertili. Forse queste
sensazioni sono l’occasione
per confrontarsi con questa
immagine dell’essere donna
che sotto molti punti di vista
può essere motivo di grande
disagio.
Qualora si avverta che la vagina non sia sufficientemente
profonda, la donna può «renderla più lunga», ad esempio
stringendo le gambe durante
la penetrazione del pene o afferrandolo anche con la mano.
Un’isterectomia può danneggiare i nervi che servono all’espulsione delle urine e in tal
caso la donna non può più
espellerla del tutto, si tratta,
comunque, di un disturbo che
di solito scompare dopo alcune settimane. Per evitare la
comparsa di infezioni alla vescica, la donna impara ad
espellere l’urina restante per
mezzo di un tubicino che viene introdotto attraverso l’uretere. Inoltre, prima di un rapporto sessuale, sarà necessario
assicurarsi che la vescica sia
completamente vuota.
Nel caso in cui una donna sia
colpita dalla malattia prima
dell’arrivo della menopausa, il
medico valuterà accuratamente se la situazione patologica sia tale da mantenere la
produzione di ormoni da una
o entrambe le ovaie.
Quando viene asportato l’utero e vengono lasciate entrambe le ovaie, l’ovulo generato
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ogni mese dalle ovaie non
può più spostarsi all’interno
dell’utero, ma si sfalda in
modo naturale. Il flusso mestruale non si verifica più.
Un’ovaia sola è in grado di
produrre un numero sufficiente di estrogeni per evitare una
menopausa precoce e quando la situazione patologica
permette di conservare l’utero
(non richiede un’asportazione
dell’utero) anche una gravidanza è possibile.
Quando una donna ha ancora
il flusso mestruale, l’asportazione di entrambe le ovaie è
una perdita repentina degli
ormoni delle ovaie e subentra
in questo modo uno stato di
menopausa artificiale. La
comparsa di vampate di calore, accessi di sudore, cambiamenti d’umore e disturbi del
sonno varia notevolmente da
soggetto a soggetto. Allo stesso tempo può verificarsi, per
lo meno a breve termine, un
calo del desiderio sessuale.
Alla base di tutto ciò riscontriamo non solo difficoltà di
tipo psicologico ma soprattutto di tipo fisico, poiché in ge-
nerale la perdita degli estrogeni sembra essere responsabile
di questa condizione solo in
minima parte. Se la malattia lo
permette, si può pensare di
prevenire o ridurre il disturbo
tramite la somministrazione di
estrogeni.
La perdita di estrogeni può
provocare secchezza della vagina che può essere risolta
con l’assunzione di ormoni, o
altrimenti con l’applicazione
di una apposita crema.
Asportazione della vescica
Se a causa dell’estensione del
tumore alla vescica non è sufficiente asportare solamente il
tumore, è necessario effettuare una cistectomia radicale,
intervento in cui viene asportata l’intera vescica. In questa
operazione il chirurgo esegue
l’asportazione della vescica e
dell’uretere (che parte dalla
vescica e porta verso l’esterno), oltre alla parete anteriore
della vagina e dell’utero, poiché entrambi sono attigui alla
vescica. Solitamente, in un
intervento del genere, una
donna in menopausa è sottoposta anche all’asportazione
di entrambe le ovaie e delle
tube. Nel caso in cui una donna sia colpita dalla malattia
prima dell’arrivo della menopausa, per preservare la funzionalità ormonale, il medico
deciderà di lasciare una o entrambe le tube di Fallopio.
La perdita della parete anteriore della vagina viene risolta
con un intervento ricostruttivo nel quale solitamente il
medico utilizza una parte della parete posteriore della vagina rimanente. Indipendentemente dal tipo di metodo la
vagina ricostruita sarà larga
come prima, ma più corta
oppure sarà più stretta della
precedente.
È di nuovo possibile avere rapporti sessuali e la capacità di
avere un orgasmo resta generalmente invariata. Problemi
durante un rapporto sessuale
possono presentarsi se il soggetto è stato sottoposto a radioterapia. Tale trattamento
fa seccare e screpolare le pareti della vagina, inoltre anche
l’elasticità e la dilatazione ten-
dono a diminuire; per favorire
la lubrificazione potrebbe essere necessario applicare un
gel lubrificante prima di ogni
rapporto. Nel caso di un’asportazione delle ovaie si può
pensare ad una somministrazione di ormoni sessuali femminili. Inoltre, a seguito di un
intervento ricostruttivo della
vagina si consiglia anche l’uso
di un dilatatore vaginale ossia
un cilindro o un tubicino che
viene introdotto nella vagina
per favorirne la dilatazione
(vedi «Utilizzo di un dilatatore»).
Quando la vagina è molto
stretta e quindi il rapporto sessuale è doloroso all’inizio o
anche a lungo termine, esistono altri modi per raggiungere
l’orgasmo. La donna, per
esempio, può essere stimolata
con carezze sulle sue zone
erogene, come il clitoride. Se
la donna sente che la vagina è
troppo corta può «allungarla»
(vedi «Asportazione dell’utero
e/o delle ovaie»).
Durante la cistectomia il medico crea una nuova apertura
per l’evacuazione delle urine e
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spesso si tratta di un’apertura
nella parete addominale.
Scientificamente si parla di
urostomia. Si distinguono due
tipi di stoma: nel primo caso
viene realizzato uno stoma e
all’interno dell’addome viene
collocato un sacchetto di raccolta delle urine, costituito da
tessuto intestinale, che deve
essere svuotato ogni tre ore.
Nel secondo caso viene creato
uno stoma con un sacchetto
di raccolta esterno che il
paziente
dovrà
portare
sempre con sé.
Interventi per tumori
al retto
Se la distanza tra il tumore al
retto e l’ano risulta troppo ridotta, per poter rimuovere
l’intero tumore in modo sicuro è necessario effettuare in alcuni casi una resezione addominoperineale
asportando
anche lo sfintere, il muscolo
disposto intorno all’ano. A
questo punto l’evacuazione
delle feci per via naturale non
è più possibile. Per l’intestino
si può ricorrere ad una nuova
apertura corporea nella parete
addominale (ano praeter con
stoma). Ulteriori dettagli sulla
gestione di uno stoma vengono forniti nel capitolo «Vivere
con uno stoma (apertura artificiale)». Quando il tumore ha
raggiunto le regioni circostanti l’intestino, è possibile
prevedere anche l’asportazione dell’utero, delle ovaie e
della parte posteriore della
vagina.
In questo tipo di intervento
chirurgico i nervi responsabili
delle sensazioni di piacere nella regione dei genitali e dell’orgasmo non sono coinvolti.
In seguito all’asportazione
dell’intestino retto, la vagina
ha meno stabilità nella zona
addominale e i rapporti sessuali potrebbero essere dolorosi e fastidiosi poiché i legamenti che tengono la vagina e
l’utero sono sottoposti ad uno
sforzo maggiore. La coppia
dovrebbe quindi provare
posizioni diverse durante il
rapporto sessuale, per trovare
quella ideale per la donna.
Asportazione della vulva
Il complesso di organi sessuali
esterni prende il nome di vulva. A questa regione appartengono le labbra vaginali
che a loro volta comprendono le piccole labbra e il clitoride (vedi anche «Gli organi
sessuali femminili»). La terapia per il tumore della vulva,
che è piuttosto raro, viene
scelta a seconda dell’estensione del tumore. In caso di tumori piccoli è sufficiente eseguire un’asportazione parziale della vulva. Mentre invece
nei tumori di maggiore estensione è necessario procedere
con un’asportazione totale,
ossia delle piccole e grandi
labbra, del clitoride e, nel
caso la malattia sia particolarmente estesa, anche dei linfonodi che filtrano il liquido linfatico che defluisce da questa
regione. In via eccezionale
può essere necessario rivestire
la ferita utilizzando tessuti
propri. Ad ogni modo la vagina, l’utero e le ovaie restano
intatte con questo tipo di intervento.
In seguito all’asportazione
della vulva le donne avvertono spesso una sensazione di
malessere causata da diversi
motivi, per esempio si sentono a disagio indossando pantaloni attillati. Infatti, da un
punto di vista prettamente
estetico la zona dei genitali
appare diversa rispetto a prima dell’operazione. Inoltre,
le donne temono spesso che i
loro partner trovino particolarmente sgradevole la perdita della vulva e le cicatrici
connesse. Per le coppie che
prima dell’intervento praticavano con piacere il sesso orale, può essere particolarmente difficile affrontare la nuova
realtà. A seconda dei casi è
possibile eseguire una ricostruzione delle piccole e delle
grandi labbra.
Dato che la vagina resta intatta, è possibile continuare ad
avere rapporti sessuali. Si consiglia comunque di accarezzare delicatamente la zona attorno alla vagina e di usare
una crema lubrificante per
evitare eventuali dolori. Durante la formazione di cicatrici
l’apertura vaginale può risul-
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tare più stretta e di conseguenza anche la penetrazione
del pene può essere dolorosa,
per tanto si consiglia un dilatatore per la zona interessata.
Laddove il restringimento sia
notevole si può pensare ad un
intervento di chirurgia plastica
correttiva.
Con l’operazione alla vulva
vengono asportate delle parti
molto significative per il piacere sessuale della donna, ossia le piccole labbra e soprattutto il clitoride. Poiché la sola
stimolazione della vagina non
è quasi mai sufficiente per arrivare ad un’eccitazione sessuale, potrebbero presentarsi alcune difficoltà per raggiungere l’orgasmo e per questo motivo è opportuno cercare altre
fonti di piacere. In un rapporto sessuale, per esempio, possono essere maggiormente
coinvolte anche altre zone
erogene.
Alcune donne, dopo l’operazione, hanno anche l’impressione che la zona dei genitali
sia diventata insensibile. Solitamente il problema si risolve
nel giro di pochi mesi e la
donna recupera la sensibilità
nella regione interessata.
Se è stata eseguita un’asportazione dei linfonodi della regione inguinale, a causa di un ristagno del liquido linfatico la
zona dei genitali e anche le
gambe possono essere interessate da gonfiore. Possono
presentarsi a questo punto
dolori e stanchezza ed anche
difficoltà ad avere rapporti
sessuali. Per migliorare le vie
linfatiche si consiglia una terapia linfodrenante che può essere prescritta dal proprio
medico.
Maggiori interventi
al bacino
Se in seguito all’operazione e
alla radioterapia il tumore all’utero dovesse riformarsi, si
può pensare alla rimozione
del tumore tramite un intervento nella regione pelvica. Si
tratta di un tipo di intervento
piuttosto radicale. In quanto si
procede all’asportazione di
vagina, utero, ovaie e tube,
vescica, uretere e intestino
retto. Questa operazione
comporta anche la creazione
di due aperture artificiali: una
per l’evacuazione delle feci e
l’altra per l’espulsione delle
urine. Successivamente all’intervento è possibile realizzare
una ricostruzione della vagina.
Di solito servono circa due
anni per riprendersi da questo
difficile intervento chirurgico.
Nonostante le difficoltà di
adattamento, col tempo le
donne possono comunque ritrovare il piacere sessuale e
generalmente le principali
fonti del piacere sessuale, il clitoride e le labbra vaginali, non
vengono coinvolte nell’operazione. Qualora, poi, non sia
più possibile avere rapporti intimi con il partner, le donne
potranno raggiungere l’orgasmo semplicemente venendo
stimolate sulle zone erogene.
Ricostruzione della vagina
In seguito all’asportazione
della vagina necessaria per rimuovere completamente il
tumore, la paziente si può sottoporre ad una ricostruzione
della vagina stessa. L’interven-
to ricostruttivo prevede un
trapianto di pelle e/o muscoli
o raramente dell’intestino
sulla parte interessata.
Per interventi meno invasivi
possono essere utilizzate per
la ricostruzione parti integre
della pelle. Nel primo periodo
successivo alla ricostruzione
della vagina, la donna deve
portare regolarmente un apposito dispositivo per tenere
aperta la vagina. Dopo circa
tre mesi la posizione aperta
della vagina può essere mantenuta tramite rapporti sessuali o introducendo ogni
giorno per alcuni minuti un
tubicino di plastica. Senza
questa dilatazione la nuova
vagina si restringerebbe e/o
tenderebbe a cicatrizzarsi
troppo.
Generalmente, per la ricostruzione vengono utilizzati lembi
muscolo cutanei della parte
interna della coscia. Durante il
trapianto, la funzionalità dei
nervi e del sangue viene mantenuta, per cui la nuova vagina è anche sensibile e rimane
aperta senza l’uso di strumenti
esterni.
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Sessualità dopo un
intervento ricostruttivo
della vagina
A seguito di una chirurgia ricostruttiva utilizzando lembi
muscolo cutanei della coscia,
la vagina, nella fase di eccitazione sessuale, risulta poco lubrificata o non lo è affatto. Per
questo motivo la donna, prima di un rapporto, dovrebbe
applicare nella regione interessata una crema vaginale
per risolvere il problema di lubrificazione. Durante i rapporti può succedere che la donna, all’inizio, abbia una sensazione molto fastidiosa. Dato
che la funzionalità dei nervi
della nuova vagina proviene
originariamente dalla coscia,
quando la donna viene accarezzata nella zona vaginale
avrà l’impressione di essere
stimolata nella parte interna
della coscia. Col passare del
tempo questa sensazione
tende a diminuire e può
persino diventare motivo di
eccitazione sessuale.
Radioterapia al bacino
La radioterapia al bacino può
influire in modi diversi sulla
vita sessuale, per esempio
danneggiando in modo duraturo alcune regioni come
quella delle ovaie. Nel caso in
cui queste ultime siano distanti dalla zona trattata nella
radioterapia, il medico è in
grado di proteggerle dai raggi con una schermatura. Nonostante ciò può succedere
che le ovaie sottoposte a notevoli radiazioni indirette cessino la loro produzione ormonale, di solito solo temporaneamente, e a volte per sempre. Questa nuova condizione è avvertita soprattutto dalle donne che hanno ancora
regolarmente il flusso mestruale. In tal caso il ciclo mestruale viene a mancare e subentra la situazione ormonale
tipica della menopausa, con
sintomi quali vampate di calore e secchezza vaginale.
Sebbene la funzionalità delle
ovaie sia notevolmente ridotta o evidentemente compromessa, è ancora possibile rimanere incinta. Prima di in-
terrompere l’uso di metodi
contraccettivi è consigliabile
consultare un medico.
Un altro possibile effetto collaterale della radioterapia è il
danno alla mucosa vaginale.
Durante questa terapia la pelle situata nella regione delle
radiazioni si arrossa come in
seguito ad una scottatura solare, inoltre, successivamente
ad una radioterapia la vagina
può risultare molto sensibile al
contatto per alcune settimane. Con il diminuire dell’irritazione, la zona interessata inizia a cicatrizzarsi e la parete
vaginale appare pigmentata,
screpolata e meno elastica.
Un’ulteriore possibile conseguenza della radioterapia si
manifesta nella particolare
ipersensibilità della pelle.
Infatti, in seguito ad un rapporto sessuale possono verificarsi leggere emorragie anche senza sensazioni di dolore. In alcune donne appaiono
piccole ferite o infiammazioni
localizzate e un evidente arrossamento nella regione della vagina. A radioterapia ultimata il processo di guarigio-
ne può durare anche alcuni
mesi.
La formazione di cicatrici nella
vagina in seguito ad una terapia del genere nella zona del
bacino a volte può durare anche diversi anni. In alcuni casi,
soprattutto quando non sono
stati considerati metodi preventivi, la vagina può restringersi tanto da rendere impossibile il rapporto sessuale. Una
regolare dilatazione della vagina può evitare o ridurre al
minimo l’insorgere di tale problema, infatti, avere diversi
rapporti sessuali nell’arco di
una settimana e utilizzare un
dilatatore potrebbe aiutare a
superare queste difficoltà.
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Altre patologie e possibili ripercussioni
sulla vita sessuale
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Tumore al seno
Fino a poco tempo fa si procedeva solitamente con una totale asportazione del seno interessato dal tumore. Oggi in
molti casi è comunque possibile eseguire una ricostruzione
del seno. Prima di intervenire
in qualsiasi modo si consiglia
di parlarne con il proprio
medico curante.
Se la situazione patologica lo
permette si procede con un
intervento rivolto a conservare la mammella e la rimozione del tumore viene effettuata con un margine di tessuto
sano. Solitamente in seguito
all’operazione, per evitare
una possibile ricaduta della
malattia, si esegue una radioterapia del tessuto ghiandolare residuo del seno malato.
Per molte donne affrontare la
perdita del seno è particolarmente difficile. I primi segnali
di questo disagio sono depressione, diminuzione dell’autostima e soprattutto disturbi sessuali.
In particolar modo, la donna
ha la sensazione di non essere
più attraente e di aver perso la
sua femminilità. Inoltre, sopraggiunge anche il timore
che il partner non sia più attratto sessualmente. Timore
che viene oltre modo influenzato dall’importanza che il
seno femminile ricopre nella
nostra società quale simbolo
sessuale.
I seni e i capezzoli costituiscono per molte donne la fonte
del piacere sessuale, per diverse coppie accarezzare e toccare i seni è fondamentale nella
fase dei preliminari. In seguito
ad una mastectomia (asportazione della mammella) una tipica reazione della donna è
quella di nascondere le cicatrici e allontanarsi dal partner. Ci
vuole tempo per accettare la
nuova se stessa.
Il periodo successivo all’intervento può essere caratterizzato da insensibilità o sensibilità
alterata o dolori nella regione
interessata dall’operazione e
nelle zone circostanti. A causare tali condizioni fisiche
sono i nervi interrotti durante
l’intervento e/o la maggiore
tensione della pelle in seguito
alla perdita di tessuto. Tempestivi esercizi di ginnastica
mirati aiutano a prevenire o
almeno a ridurre i dolori.
Alcune donne accusano dolori
ricorrenti nella regione toracica e alle spalle, per alleviarli si
consiglia l’uso di un cuscino
durante i rapporti sessuali.
Inoltre, sarebbe meglio evitare posizioni che vadano a gravare sul braccio o sulla regione
toracica.
Nel corso della radioterapia
conservativa del seno potrebbero comparire degli arrossamenti e dei gonfiori sulla pelle, come nel caso di una scottatura solare. Col passare del
tempo la pelle del seno tende
ad indurirsi e la pigmentazione può cambiare notevolmente forma e dimensioni.
Sebbene gli estrogeni possano favorire in molti casi la
crescita del tumore al seno, è
sbagliato pensare che sia meglio evitare una gravidanza in
seguito ad una terapia. L’esperienza ha dimostrato che,
almeno per quelle donne che
non presentano metastasi distanti, non si prevede un
peggioramento della prognosi. Alle coppie che desiderano avere figli si consiglia
comunque di consultare il
proprio medico curante e in
ogni caso è meglio aspettare
almeno due anni. È importante chiarire aspetti come la
necessità, il tipo e la durata
della contraccezione poiché
non tutti i mezzi contraccettivi sono idonei nel caso di tumori ormonodipendenti, come quello al seno. In questa
condizione non si possono
utilizzare dispositivi intrauterini a base di rame (spirale) e
progestinici orali (minipillole).
Se la coppia non vuole più
avere bambini si potrebbe
pensare anche alla sterilizzazione dell’uomo o della partner.
Inoltre, esistono diversi tipi di
contraccettivi: meccanici come i preservativi o il diaframma, chimici come gli ovuli vaginali e naturali come il metodo del calendario. L’affidabili-
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tà e la praticità di queste forme di contraccezione varia
molto, ma quale sia il metodo
o la combinazione di metodi
migliore, la donna lo deciderà
con l’aiuto del proprio medico.
Le donne che al momento
della diagnosi assumevano
estrogeni a causa dei disturbi
della menopausa o come metodo preventivo dell’osteoporosi, devono consultare il proprio medico per stabilire se interrompere o meno la cura ormonale. Se la vostra vagina si
presenta asciutta e screpolata
potete utilizzare un lubrificante privo di estrogeni a base
acquosa.
prà sicuramente offrirvi una
valida consulenza per prendere la decisione giusta.
Spesso si esegue un intervento che prevede l’inserimento
di una protesi sotto il muscolo del seno. Generalmente in
seguito alla ricostruzione con
una protesi il seno riacquista
la sua sensibilità solo in maniera limitata. I nervi dei capezzoli passano attraverso le
ghiandole mammarie e durante l’operazione vengono
interrotti e per questo motivo
può risultare minore anche la
sensibilità di un capezzolo
conservato, proprio come di
uno ricostruito. Anche la sensibilità della pelle attorno ai
capezzoli tende a diminuire,
ma pian piano con il tempo
ritorna alla normalità.
Ricostruzione del seno
Nel caso fosse stato necessario intervenire con una mastectomia a seguito della malattia, una ricostruzione del
seno è possibile in diverse
modalità e scegliere la tipologia più adatta e la più vantaggiosa in termini di risultati dipende da svariati fattori. Un
medico esperto in materia sa-
Tumori nella zona orale,
mascellare e facciale
Per il trattamento di tumori
nella zona della bocca, della
mascella e della faccia è necessario rimuovere, fra le parti
interessate dal carcinoma, tessuti morbidi ma anche
materiale osseo.
Esistono oggi varie possibilità
per sostituire il materiale
asportato o per ricoprire le
zone interessate. Parti di ossa,
ad esempio della mascella, si
possono sostituire trapiantando tessuto osseo del soggetto
oppure utilizzando tessuto osseo artificiale. Il tessuto morbido asportato invece può essere sostituito spostando o trapiantando parti di tessuto
proprio. Grazie alla neurochirurgia moderna oggi siamo in
grado di ripristinare la funzione di nervi interrotti tramite il
trapianto di nervi; questo è
importante soprattutto per i
nervi facciali necessari alla mimica facciale, oppure nel caso
di nervi sensoriali della lingua
e delle labbra.
Le parti facciali più ampie
possono essere coperte da
protesi (cd. epitesi), per rimodellare naso, orecchie, labbra
e guance è possibile utilizzare
tessuti propri; a volte tuttavia
conviene creare una protesi
che praticamente sarà identica alla parte mancante. Nel
caso di protesi facciali vengono ridisegnate anche le rughe
e i pori caratteristici del viso,
oltre a garantire la tonalità
della pelle del soggetto e nella maggior parte dei casi si ottiene un buon risultato estetico.
Tuttavia, nonostante le moderne tecniche di ricostruzione, le cicatrici e i cambiamenti
della pelle a volte possono
dare l’impressione di un’apparenza deformata. Per nasconderli esiste una particolare tecnica di trucco, denominata
«camouflage», con la quale è
possibile, utilizzando particolari paste dai colori della pelle,
coprire tali zone problematiche. Questo tipo di trucco ha
una durata di 48 ore, è
resistente all’acqua e si può
apprendere dalla propria
estetista.
In seguito ad un intervento
alla mascella, al palato o alla
lingua anche il timbro della
voce può risultare diverso.
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Tumore alla laringe
Nel trattamento del tumore
alla laringe talvolta è necessario asportare l’intera laringe,
di conseguenza il paziente
perderà la sua voce naturale.
Imparando tuttavia ad usare
una voce sostitutiva, il soggetto sarà in grado di comunicare, utilizzando una fra le
varie tecniche di creazione di
suoni. Dopo l’asportazione
della laringe il soggetto respira tramite un’apertura nella
gola che si apre direttamente
sulla trachea e poiché il respiro non passa più attraverso il
naso, il paziente non potrà
più sentire odori, starnutire,
soffiarsi il naso, ed anche tossire sarà più difficile. Le capacità olfattive di solito rimangono invariate.
Durante i baci, al partner forse
potrebbe dare fastidio il fatto
che possa sentire il vostro respiro in un punto diverso, ma
con il tempo sicuramente si
abituerà. Per evitare che si creino odori nella trachea, si consiglia di non mangiare piatti
conditi con aglio o spezie
forti.
La «nuova» voce risulterà più
monotona di quella naturale
e non sarà possibile esprimere verbalmente i propri sentimenti come si desidera. Eventualmente, prima di coccolarvi, mettetevi d’accordo di
non parlare. Fate parlare le
vostre mani e i vostri occhi …
Chemioterapia
Ripercussioni sulla
costituzione fisica
In alcuni casi viene effettuata
la chemioterapia, ovvero una
terapia che prevede l’uso di
sostanze che bloccano la crescita delle cellule neoplastiche, provenienti dal gruppo
di farmaci cosiddetti citostatici. Questi farmaci tuttavia
non attaccano solamente le
cellule tumorali ma anche
quelle sane del corpo che si
riproducono. Oggi però è
possibile eliminare gli effetti
collaterali in modo quasi totale o ridurli al minimo grazie
ad apposite misure preventive; gli effetti collaterali variano a seconda del tipo e della
dose del farmaco o dei farmaci. Inoltre, ogni paziente reagisce in modo diverso: alcune
donne manifestano effetti
collaterali
particolarmente
evidenti, in altre invece la
comparsa è minore. Tali conseguenze riguardano soprattutto il midollo osseo (dove
vengono prodotti i globuli
bianchi e quelli rossi), le mucose e l’apparato digerente.
Queste cellule si riproducono
con una frequenza particolar-
mente alta, come appunto
anche le cellule tumorali. In
un primo momento i farmaci
provocano debolezza, nausea e senso di vomito, in alcune persone la caduta parziale
o totale dei capelli che comunque ricrescono dopo un
determinato lasso di tempo.
Accanto agli effetti collaterali
menzionati si possono riscontrare anche ripercussioni sull’equilibrio ormonale. La funzionalità delle ovaie può aver
subito un danno tale da aver
ridotto più o meno intensamente la produzione di
ormoni. Con il rapido calo di
estrogeni possono comparire
i tipici disturbi della menopausa: vampate di calore,
secchezza e restringimento
vaginale durante i rapporti e
la cessazione del flusso mestruale. Dato che il rivestimento della vagina diventa
più sottile a causa della carenza ormonale, durante un rapporto possono manifestarsi
delle leggere perdite di sangue, ma comunque non c’è
alcun motivo di preoccuparsi.
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Durante l’assunzione di alcuni farmaci, soprattutto quelli
con dosi elevate, possono
presentarsi alcuni disturbi per
via dei cambiamenti alle mucose. È possibile che la mucosa della vagina sia infiammata
ed arrossata. Alterazioni dell’ecosistema della vagina favoriscono la comparsa di infezioni di vario genere, soprattutto i funghi che solitamente
non compaiono nella vagina
in gran misura, trovano in
questo caso terreno fertile
per riprodursi. Dolori, prurito
e perdite sono spesso i primi
sintomi di queste alterazioni
nella mucosa vaginale.
Per prevenire questi disagi si
consiglia di evitare l’uso di salva slip e di collant di nylon e di
indossare invece abiti comodi
e biancheria intima di cotone
e di eseguire una regolare
igiene intima, evitando sempre l’utilizzo di sapone o
detergenti intimi.
Chemioterapia e
piacere sessuale
È possibile evitare o limitare gli
effetti collaterali della chemioterapia. Tuttavia a causa delle
condizioni cui il soggetto è
sottoposto durante e al termine del trattamento, il desiderio sessuale può risultare
minore.
Se la paziente dopo 1–2 settimane si riprende in modo generale, solitamente ritorna
anche il desiderio sessuale.
Tuttavia, non è insolito che
durante la chemioterapia
possa insorgere un senso di
insoddisfazione verso il proprio corpo. La perdita di
peso, a volte accompagnata
dalla perdita dei capelli, l’utilizzo di eventuali cateteri per
settimane e mesi, possono influire negativamente sull’autostima. Come affrontare
questi problemi viene spiegato nel capitolo «Accettare se
stessi».
Chemioterapia
e gravidanza
Se durante la chemioterapia il
flusso mestruale viene interrotto, la donna perde la sua
fertilità e una gravidanza può
verificarsi solo in casi eccezionali. Qualora fosse opportuno
evitare una gravidanza, si consiglia l’utilizzo di mezzi contraccettivi.
A seconda dell’età della paziente, del tipo e della durata
del trattamento è possibile
che al termine della chemioterapia le ovaie riacquistino la
loro funzionalità e i disturbi
della menopausa scompaiono
ancora una volta. In linea di
principio è anche possibile
una gravidanza. Si consiglia di
rimandare la gravidanza a 2 o
3 mesi dal termine della terapia. Tale misura preventiva
serve sia per escludere il più
possibile eventuali danni al
bambino e sia per ridurre al
minimo il rischio di una possibile ricaduta della malattia.
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Ormonoterapia
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Una terapia ormonale viene
adottata per combattere i tumori la cui crescita viene controllata dagli ormoni. Di solito in tal caso si intendono i
tumori estrogeno-dipendenti
a cui appartengono numerose patologie come il tumore
al seno e il carcinoma dell’endometrio. Scopo dell’ormonoterapia è di bloccare la crescita delle cellule neoplastiche sottraendogli l’ormone
(estrogeni) da cui dipendono.
ne di tali ormoni, ma evitano
che le cellule tumorali si nutrano degli estrogeni prodotti
che circolano nel sangue.
L’aggiunta di gestageni nel
trattamento limita la crescita
del tumore riducendo l’effetto
degli estrogeni la cui produzione si presenta, sebbene in
modo minore, anche al di
fuori delle ovaie in altre parti
del corpo. Per bloccare gli
estrogeni ci si può avvalere di
medicinali cosiddetti inibitori
dell’aromatasi.
Esistono diverse forme terapeutiche in tale ambito. Per le
donne che ancora non hanno
la menopausa è possibile eseguire un’asportazione delle
ovaie o, sebbene meno frequente, una radioterapia per
interrompere la produzione di
estrogeni. Anche un appropriato trattamento farmacologico può impedire la produzione di ormoni nelle ovaie.
Esistono dei medicinali simili
ad uno degli ormoni prodotti
dal corpo, il Gn-RH (i cosiddetti analoghi del Gn-RH). Un
altro tipo di farmaco è costituito dagli anti-estrogeni che
non impediscono la formazio-
Se la donna si trova in un’età
in cui può ancora avere figli,
al momento della terapia ormonale, a seconda del tipo di
trattamento, presenta quasi
sempre i disturbi e i sintomi
della menopausa. Ciò significa che il flusso mestruale viene interrotto e possono comparire secchezza vaginale e
vampate di calore. In questo
lasso di tempo per la donna
non è possibile avere figli e raramente succede, comunque, che si verifichi una gravidanza nel corso di un’ormonoterapia. I sintomi tendono
generalmente a scomparire
con l’interruzione della tera-
pia farmacologia e a questo
punto la donna può nuovamente restare incinta.
Al di là dei disturbi della menopausa a livello fisico possono esserci notevoli ripercussioni sul piacere sessuale di alcune donne. Il desiderio sessuale non subisce particolari
alterazioni per via del mancato effetto degli estrogeni dato
che di solito questo tipo di ormoni non ne sono coinvolti.
La donna può raggiungere
l’orgasmo come prima e nel
caso di secchezza vaginale si
consiglia l’utilizzo di una crema lubrificante, possibilmente senza contenuto di estrogeni.
Qualora la terapia ormonale
descritta non fosse sufficiente, le donne colpite da una
neoplasia, potrebbero iniziare una cura a base di androgeni. Il più importante di
questi ormoni è il testosterone. La produzione di androgeni, gli ormoni maschili, è
molto limitata nel corpo della
donna. Tali sostanze sono gli
ormoni del piacere femminile, infatti persino una piccola
quantità di androgeni può intensificare il piacere sessuale
della donna. L’assunzione regolare di ormoni in dosi elevate può comunque portare
ad un timbro della voce della
donna più basso, alla comparsa di acne o alla crescita
improvvisa di peli sul viso e
col passare del tempo anche
il clitoride può aumentare di
dimensioni. Si parla a questo
punto di «effetto mascolinizzante». È ovvio comunque
che dentro di sé una donna
resta sempre una donna, gli
estrogeni non implicano assolutamente un cambiamento di sesso.
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Gestione di problemi particolari
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Paura della «prima volta»
Se dopo un trattamento desiderate nuovamente un rapporto sessuale, avrete forse
anche paura che le cose non
vadano come prima e forse
avrete paura di poter sentire
dolori durante il rapporto oppure di non arrivare più all’orgasmo. Spesso la «prima volta» ci si sente sotto pressione
oppure si avverte la paura di
poter deludere il partner.
Per alcune donne può essere
utile riuscire a capire prima da
sole che grado di sensibilità
sessuale riescono ad avere. Si
dovrebbe cercare di capire
quali siano le proprie esigenze, quali parti del corpo sono
più sensibili alle carezze, dove
si prova piacere e quando e
come si arriva all’orgasmo.
Dopo aver provato da sole,
sarà molto più facile ritrovare
una vita sessuale soddisfacente con il vostro partner.
può apparire meno lubrificata
e perdere un po’ della sua elasticità. Per non avere dolori
durante i rapporti sessuali si
consiglia l’utilizzo di una crema lubrificante per la donna e
la cosa migliore è usare un gel
a base acquosa, senza profumo e privo di coloranti. Altamente sconsigliate invece le
creme oleose che possono favorire la formazione di infiammazioni e infezioni (ad
esempio funghi).
Si è rivelata particolarmente
efficace anche l’applicazione
di una crema lubrificante sulla
punta del pene del partner,
attorno all’apertura vaginale e
al suo interno. Per alcune coppie questi momenti possono
essere vissuti come parte dei
preliminari. In casi particolari
di estrema secchezza vaginale
può essere necessario applicare la crema più volte.
Menopausa precoce
Secchezza vaginale
Spesso in seguito ad un trattamento antitumorale la vagina
Può succedere che con i trattamenti antitumorali venga a
mancare temporaneamente o
in modo duraturo la produ-
zione di estrogeni nelle ovaie.
A questo punto il flusso mestruale scompare e subentra la
menopausa.
La menopausa indica quel periodo nel quale compare per
l’ultima volta il flusso mestruale. Questa nuova fase della
vita di una donna di solito avviene intorno ai 50 anni. Naturalmente i vari cambiamenti
ormonali non riguardano solo
il periodo iniziale ma si manifestano anche in seguito per
diversi anni. Il corpo della
donna avrà quindi tutto il
tempo di adeguarsi alla nuova
realtà. Vampate di calore e
secchezza vaginale sono i
principali sintomi e segni della
cessazione dell’attività ovarica, ma i disturbi variano molto
da donna a donna. Soprattutto a causa dei cambiamenti fisici legati alla menopausa, alcune donne avvertono un minore interesse verso la sessualità. La mancata produzione di
estrogeni risulta essere solo in
minima parte responsabile di
questa condizione.
Per far fronte alle tipiche caldane e alla secchezza vagina-
le si consiglia l’assunzione di
ormoni sottoforma di pillole,
iniezioni, cerotti o creme vaginali. Qualora, su consiglio
medico, non fosse possibile
assumere ormoni perchè potrebbero favorire la crescita
del tumore, verranno presi in
considerazione altri metodi.
Infatti, per combattere l’insorgenza di vampate di calore si può intervenire con un
trattamento farmacologico a
livello del sistema nervoso.
Assumere regolarmente estrogeni per alleviare i disturbi
suddetti potrebbe tuttavia favorire la formazione di un carcinoma dell’endometrio. In tal
caso è opportuno proteggere
la regione dell’utero introducendo anche una terapia a
base di gestageni e così facendo si normalizzano le condizioni del soggetto o si limita il
rischio di insorgenza della
malattia. Una cura ormonale a
lungo termine potrebbe essere responsabile, in maniera
limitata, della crescita di un
tumore al seno; fino ad oggi,
tuttavia, il fenomeno non è
stato chiarito del tutto.
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Difficoltà a raggiungere
l’orgasmo
All’inizio non sarà facile, ma
la maggior parte delle donne
che prima di un trattamento
tumorale arrivavano all’orgasmo, ci riusciranno di nuovo
col passare del tempo anche
in seguito alla terapia. Ecco
alcuni suggerimenti su come
affrontare il problema, creando un ambiente piacevole e
un’atmosfera gradevole con
un’illuminazione soft, magari
al lume di candela, e scegliendo il momento della
giornata migliore per non essere disturbati.
munque difficoltà a raggiungere l’orgasmo, le seguenti indicazioni potrebbero esservi
di aiuto.
➤
Potreste richiamare alla mente
un’esperienza sessuale molto
bella del passato o magari immaginare usando la vostra
fantasia una situazione di piacere. Maggiore è il vostro coinvolgimento, più facilmente
riuscirete a rilassarvi e a stare a
vostro agio.
➤
➤
Preliminari
Essere toccate, accarezzate e
abbracciate come pure un
leggero massaggio rilassano il
corpo e la mente. Prendete le
mani del partner e guidatelo
verso le parti del vostro corpo
dove desiderate essere accarezzate e cercate di fare tutto
con calma e tranquillità.
Se una volta ritrovato il piacere verso la sessualità avete co-
Avere fantasie sessuali
Utilizzo di un vibratore
Il rapporto sessuale può diventare più intenso con un vibratore. Usatelo voi stesse o
chiedete al vostro partner di
farlo per stimolare le vostre
zone più sensibili.
➤
Cambiare la posizione durante il rapporto sessuale
Può succedere che per via della malattia non sia più possibile avere un rapporto sessuale
nella posizione preferita, cercate quindi di scoprire e sperimentare con il partner una
posizione nuova che soddisfi
entrambi.
➤
Tensione e rilassamento
ritmici
Contraete e rilassate i muscoli
vaginali in modo ritmico durante un rapporto sessuale o
quando viene accarezzato il
clitoride. Cercate di farlo seguendo il ritmo del vostro respiro, ossia contrazione durante l’inspirazione e rilassamento durante l’espirazione.
Incontinenza
In seguito ad un intervento
ginecologico o ad una radioterapia in molte pazienti possono verificarsi problemi di
incontinenza urinaria. Se il
muscolo dello sfintere non
riesce più a funzionare come
prima, un problema che si verifica spesso è proprio la perdita involontaria di urina. La
paura di avere un attacco di
incontinenza può essere mol-
to difficile da affrontare. In
casi del genere può essere
utile seguire gli esercizi di Kegel (che prendono il nome
dal suo scopritore), detti anche «esercizi di tonicità vaginale». Gli esercizi consistono
in movimenti regolari di contrazione e rilassamento della
vagina da ripetere più volte al
giorno. In questi movimenti
un ruolo fondamentale è
svolto dai muscoli vaginali.
Per ottenere dei risultati è importante eseguire gli esercizi
con regolarità e l’ideale sarebbe sollecitare la regione
interessata ogni giorno e
ovunque, tra l’altro si tratta di
esercizi che potete fare sia in
piedi sia seduti. Per assistere
ad un miglioramento evidente è necessario in media aver
eseguito regolarmente l’esercizio per almeno 6–10 mesi
più volte al giorno.
Esistono anche esercizi di ginnastica mirati per rafforzare i
muscoli del pavimento pelvico. Il vostro medico potrà prescrivervi una terapia specifica
per il vostro caso.
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Dolori lombari, alla testa e
addominali
zi mirati può favorire
motoricità corporea.
La comparsa di dolori addominali in seguito ad un intervento ginecologico può essere determinata da diversi fattori: ferite interne non ancora
cicatrizzate, tessuti «incollati»
all’interno della zona addominale successivamente al processo di guarigione.
Spesso i dolori si manifestano
in seguito a posture forzate e
poco naturali di lunga durata,
che appunto dovrebbero servire a evitare i possibili dolori.
Adottando queste posture si
creano tensioni in tutto il corpo che possono essere la causa di mal di testa, malessere
generalizzato oppure dolori
anche più forti. È importante
eseguire regolarmente esercizi per il corpo per sbloccare le
tensioni e correggere le posture sbagliate (ginnastica,
ginnastica medica). È possibile che la carenza di estrogeni
porti ad una perdita della lubrificazione di tendini, legamenti, dischi intervertebrali
ed articolazioni e alla comparsa di dolori localizzati. Anche
in questo caso eseguire eserci-
Altrettanto auspicabile intervenire con un trattamento
ormonale.
la
Dolori durante i rapporti
sessuali
I dolori durante il rapporto
sessuale possono insorgere
nella zona genitale ma anche
in altri punti del corpo. Per
esempio in seguito all’asportazione dei linfonodi ascellari
nel corso di un trattamento
antitumorale al seno può verificarsi un’ipersensibilità della
pelle, della zona interna nella
parte superiore del braccio e
della parete laterale del seno.
In questi casi basta il più piccolo contatto a provocare dolore. Dopo la chemioterapia
talvolta si avverte un formicolio nelle mani e ai piedi.
Non c’è bisogno di soffrire
inutilmente, sfruttando le varie possibilità di trattamento,
si potranno in ogni caso ridurre i dolori e quasi sempre
eliminarli del tutto.
Se nonostante i trattamenti
non fosse possibile trovare
una soluzione potreste seguire le seguenti indicazioni: pianificate il rapporto sessuale
per quel periodo di tempo in
cui l’intensità del dolore è minore. Raccontate al vostro
partner dei vostri punti «dolenti» in modo da poterli evitare o farci attenzione. In presenza di dolori, concentratevi
sui sentimenti e sulle sensazioni piacevoli, spesso i dolori
passano in secondo piano se
riuscite a pensare ad altro.
I dolori nelle zone genitali durante il rapporto sessuale possono avere cause diverse: è
possibile che in seguito alla
operazione la vagina sia diventata più corta e più stretta
per via della radioterapia.
Un’eventuale secchezza vaginale può portare ad un rapporto sessuale doloroso.
Cercate di avere rapporti solo
quando siete sicure che la vagina sia ben lubrificata. Aiutatevi in questo senso con l’uso
di una crema lubrificante a
base acquosa o con preliminari lunghi e intensi. Mostrate al
partner quali siano le posizioni
che vi provocano maggior dolore e quando questo compaia toccando alcune parti del
corpo. Durante il rapporto
sessuale scegliete una posizione che vi permetta di controllare bene la penetrazione del
pene del partner nella vagina
e la velocità con cui il pene si
muove all’interno della vagina. La posizione ideale per
esempio è quella dove siete
sopra al partner che è supino,
oppure una posizione laterale,
dove voi date le spalle al
partner (posizione a cucchiaio), oppure in cui siete uno di
fronte all’altro.
Utilizzo di un dilatatore
Il dilatatore della vagina è un
cilindro o un tubicino fatto di
plastica, gomma, vetro o metallo che funziona introducendolo all’interno della vagina
per favorirne la dilatazione. La
donna avrà l’impressione di
aver introdotto per alcuni minuti un tampone di grandi dimensioni nella vagina. Il dilatatore è disponibile in varie
misure in modo da favorire
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una dilatazione graduale della
zona interessata. L’uso di un
dilatatore permette una dilatazione a lungo termine e
aiuta le donne a capire come
rilassare i muscoli vaginali.
L’utilizzo di dilatatori ad esempio è comune in seguito ad
una radioterapia nella zona
pelvica e farlo almeno tre volte a settimana favorisce l’elasticità e una normale cicatrizzazione della vagina durante il
periodo di guarigione della
mucosa vaginale soggetta a
irritazioni a seguito della radioterapia. Lo stesso discorso
vale per il rapporto sessuale:
in ogni caso almeno tre volte
a settimana.
Il processo di cicatrizzazione
dura solitamente diversi anni.
Può darsi quindi che la donna
debba utilizzare un dilatatore
vaginale per il resto della sua
vita.
Per questo motivo è importante iniziare ad usarlo il prima possibile. Non aspettate
che la vagina si restringa troppo, ma prevenite tale possibilità con pratiche di dilatazione
tempestive. Per l’uso corretto
del dilatatore rivolgetevi al
vostro medico di fiducia.
Vivere con uno stoma
(apertura artificiale)
Il termine «stoma» in ambito
medico si riferisce ad un’apertura corporea artificiale.
Dopo l’asportazione della
vescica esistono diverse possibilità per evacuare l’urina
verso l’esterno, una consiste
nel creare un’apertura nell’addome. Scientificamente si
parla di urostomia. Nel caso
di un’ urostomia con sacchetto esterno si verifica un flusso
costante verso il sacchetto
dell’urina e se il sacchetto dell’urina si trova nella giusta posizione non ci sono disagi per
il rapporto sessuale. Verificate
tuttavia prima la tenuta del
sacchetto e svuotatelo per assicurare che non possano esserci perdite. Seguendo le
giuste indicazioni un’urostomia non dovrebbe ostacolare
in alcun modo il rapporto sessuale. Sono infatti idee sbagliate e sensazioni particolari
(come ad esempio imbaraz-
zo) a portare alla conclusione
che uno stoma non permetta
di avere rapporti sessuali.
Possono essere utili anche
tessuti protettivi in cotone che
coprono lo stoma, oppure
indossare la canottiera, una
t-shirt o degli indumenti intimi durante il rapporto sessuale.
Lo stesso vale per soggetti ai
quali è stato applicato uno
stoma per l’intestino (anus
praeter, ileostomia, colostomia). Per evitare che il sacchetto possa dare fastidio durante il rapporto sessuale, è
possibile sostituirlo temporaneamente con uno più piccolo oppure utilizzare un’apposita chiusura. È possibile fissare
il sacchetto al corpo mediante
una fascetta oppure alla canottiera. Pianificate il rapporto
sessuale ed evitate che si verifichi quando la donna effettua
(ogni 24–48 ore) lo svuotamento tramite l’irrigazione di
liquido. Tra un’evacuazione e
l’altra l’apertura dello stoma
rimane semplicemente chiusa. Durante il rapporto sessuale si consiglia di non premere
troppo forte sulla pancia per
evitare il manifestarsi di odori
e rumori. Per questi motivi la
cosiddetta «posizione del missionario» (uomo sopra la donna supina) non è particolarmente adatta.
Chi vive in prima persona l’esperienza di un’apertura intestinale artificiale può sentirsi
molto a disagio. Non poter
controllare l’evacuazione di
urine e feci per molte persone
rappresenta un grave problema, è quasi come fare un passo indietro nella propria educazione quando da bambini la
capacità di resistere allo stimolo per poi andare al bagno
era un passo fondamentale
nell’educazione alla pulizia del
proprio corpo. E quindi l’applicazione di uno stoma può
sicuramente influenzare l’autostima di una persona. Fra gli
adulti di solito non si parla di
urine e di feci, si tratta infatti
di qualcosa a cui i portatori di
stoma devono abituarsi. Le
prime reazioni alla nuova realtà spesso sono di disgusto e rifiuto, talvolta espresso dal
partner stesso, è quindi importante allentare ogni tabù e
parlare con il proprio compa-
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gno del problema. Potrete
parlarne anche con il vostro
stomaterapista oppure rivolgervi a uno dei centri per servizi psicosociali.
Una portatrice di stoma può
fare tranquillamente l’esperienza di una gravidanza e di
un parto nella norma se le sue
condizioni di salute lo permettono. Ad ogni modo prima di
rimanere incinta dovrebbero
trascorrere almeno da uno a
due anni dall’intervento e solitamente in questi casi viene
eseguito un parto cesareo.
L’assistenza del proprio medico responsabile del trattamento ed anche del ginecologo sarà indispensabile durante le varie fasi di questo
percorso.
Dubbi e domande frequenti
Le patologie tumorali si
possono trasmettere per
via sessuale?
Alcune persone temono che il
tumore sia una malattia contagiosa, e ciò che si legge sui
giornali riguardo ai virus e ai
tumori tende ad aumentare
l’insicurezza. Ma qui vengono confusi due concetti completamente diversi. È giusto
dire che molti virus vengono
trasmessi da una persona all’altra, ad esempio con il contatto fisico e che alcuni partecipano alla formazione di tumori, come ad esempio i virus
del papilloma. Inoltre, moltissime persone, nel corso della
loro vita, entrano in contatto
con tali virus e ne diventano
portatori. Ci sono poi casi in
cui i soggetti non sanno di essere portatori e altri casi dove
i disturbi si manifestano palesemente dopo anni o decenni, e i virus sono solo uno dei
fattori che insieme ad altri
portano all’insorgere di una
malattia grave.
Un tumore o meglio le cellule
tumorali non possono trasmettersi da una persona al-
l’altra, né con i baci, né con
rapporti sessuali incluso il sesso orale e questo per due motivi principali: da una parte le
cellule, per sopravvivere al
passaggio, hanno bisogno di
condizioni esterne particolari
che non sussistono; dall’altra,
anche se le cellule tumorali
dovessero in qualche modo
entrare nel corpo, verrebbero
comunque riconosciute come
estranee e sconfitte dal sistema immunitario.
Il rapporto sessuale può
causare una ricaduta?
Alcune pazienti, dopo un trattamento antitumorale, credono di dover rinunciare a qualsiasi forma di sessualità, forse
perché temono che il rapporto sessuale possa far ricrescere
il carcinoma. Questa convinzione tuttavia non ha nessun
fondamento medico. La sessualità vissuta in modo positivo aumenta il benessere psicofisico e ha quindi un effetto
stimolante sul sistema immunitario. L’idea della rinuncia
può avere anche altri motivi:
per alcuni malati il tumore vie-
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ne associato, consciamente o
subconsciamente, ad una forma di punizione, credono che
Dio oppure il fato abbia pietà
di loro e li risparmi da una
nuova malattia se non avranno più rapporti sessuali. Per alcuni il parere puramente medico sarà quindi di importanza
minore. Ma può darsi che il
soggetto cerchi una conferma
della sua opinione e forse confidarsi con un prete che ha un
atteggiamento più aperto o
contattare con uno dei
consultori elencati alla fine
dell’opuscolo potrebbe essere
di grande aiuto.
Le persone sottoposte
a radioterapia sono
radioattive?
Nella radioterapia viene sfruttata l’energia di onde elettromagnetiche o di particelle per
distruggere le cellule maligne
del tumore. Nella maggior
parte dei casi viene effettuata
una radioterapia esterna e raramente il soggetto è sottoposto a radioterapia interna
(piccole quantità di materiale
radioattivo vengono posizio-
nate nella regione da trattare).
Le parti naturali del corpo, in
seguito alla radioterapia non
diventano radioattive e anche
una radioterapia interna non
rende i pazienti radioattivi.
Talvolta ai fini della diagnostica o della terapia vengono
eseguite iniezioni di sostanze
radioattive che vengono trasportate nel circolo sanguigno
fino all’area dove sono state
destinate. Successivamente le
sostanze radioattive si decompongono velocemente fino a
perdere qualsiasi effetto oppure vengono espulse tramite
le urine. Fino al termine della
radioterapia, è necessario rispettare le misure di protezione per l’ambiente circostante.
A terapia conclusa non sussiste più alcun pericolo di radiazioni, né per il contatto intimo
né in altre situazioni.
Consigli generali
Accettare se stessi
I cambiamenti del corpo richiedono un grande adattamento psichico alla nuova situazione. Poiché l’immagine
del nostro corpo è una parte
fondamentale di noi stessi, la
perdita di una funzione o il
cambiamento esterno può intaccare profondamente il nostro io. Spesso si tratta di dover lasciare qualcosa a cui ci
siamo abituati, e in questi casi
il distacco è un momento difficile, ma bisogna cercare di superarlo. Anche il partner dovrà adattarsi alla nuova situazione, da lui dipende come
avviene il distacco dal passato
e l’accettazione della nuova
realtà, della nuova apparenza
del partner ecc.. Soprattutto
se l’essere giovani, l’estetica e
la bellezza sono degli ideali
importanti, questo processo
non sarà del tutto facile.
Nuove posizioni per
un rapporto sessuale
più facile
Se siete ancora deboli per via
della terapia oppure se alcune
posizioni vi procurano dolori
cercate di cambiarle introducendone altre nei vostri rapporti sessuali. Nella nostra cultura la cosiddetta «posizione
del missionario» (l’uomo sopra la donna supina) è quella
più frequentemente usata.
Forse adesso è più piacevole
stare accanto al partner.
Un’altra posizione che dà
molta libertà alla donna è
quella in cui sta seduta sul
partner sdraiato, ma non esiste una posizione ideale per la
nuova situazione. Sarete voi
stessi a cercare e a trovare
nuove sensazioni.
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Per chi non ha un partner
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Il fatto di non avere un partner
potrebbe rendere la situazione più difficile, soprattutto se
manca anche il sostegno importante dei famigliari o degli
amici. Forse temete anche di
non essere abbastanza belli da
trovare un partner in futuro
oppure che un nuovo compagno possa lasciarvi non
appena venga a conoscenza
della vostra malattia.
Alcuni tumori lasciano tracce
ben visibili: cicatrici o disfunzioni di parti del corpo, come
ad esempio l’asportazione
della laringe, la mastectomia
oppure il trattamento antitumorale nella zona facciale. In
questi casi la paura di non venire accettati è naturalmente
molto grande. Alcune persone che vi interessano potrebbero anche rifiutarvi, ma questo succede anche tra persone sane. Il vero ostacolo sarà
solo credere che nessuno
possa amarvi per via della vostra malattia. Nonostante la
malattia, nonostante eventuali cicatrici permanenti oppure le conseguenze di un
trattamento, persone affette
da tumori hanno trovato un
nuovo partner. Non fatevi
scoraggiare se la situazione
dovesse peggiorare temporaneamente.
Una volta incontrata una persona che pensate potrebbe
essere il vostro nuovo compagno, vi chiederete probabilmente quando e come parlargli della vostra malattia.
Il momento giusto in cui accennare alla vostra malattia
ovviamente dipende da caso
a caso e non da ultimo dalle
persone. Nel caso di segni apparenti del tumore potreste
parlarne già al primo incontro, altrimenti si consiglia di
non affrontare subito il discorso. Aspettate fino a quando sarete riusciti a costruire
un rapporto di fiducia, cercate il modo giusto per introdurre l’argomento ed evitate
di aspettare proprio il momento in cui siete costretti a
farlo per le circostanze. Cercate un momento tranquillo
in un’atmosfera rilassata per
parlarne con lui (quindi non
solo quando per la prima volta vi fate le carezze più intime). Potreste ad esempio ini-
ziare dicendo: «ho aspettato
a lungo per dirti che ho avuto
un tumore. Ho paura che per
questo motivo tu ti possa tirare indietro», ... oppure «sai,
diversi anni fa ho avuto la leucemia. Credi che questo possa ostacolare il nostro rapporto?»
Se avete la sensazione di non
riuscire da soli a superare le
vostre paure e angosce, non
esitate a chiedere aiuto ad un
esperto. Sarebbe molto peggio se, per paura di essere rifiutati, vi ritiraste nel vostro
guscio mettendo un muro tra
voi e gli altri, soffrendo di
conseguenza non solo per via
della malattia ma anche di solitudine.
51
Chi mi può aiutare?
52
Molte pazienti avvertono la
necessità di potersi incontrare con altre donne che si trovano in una situazione simile,
che conoscono sia le ansie sia
i problemi quotidiani legali
alla malattia in prima persona. Da questi confronti e
scambi di idee il paziente
spesso riesce a capire meglio
la propria situazione e riceve
anche in molti casi consigli
utili per la propria condizione. Esistono vari gruppi di autoaiuto nei comprensori
dell’Assistenza Tumori Alto
Adige – Südtiroler Krebshilfe.
Non esiste una ricetta universale che spiega come risolvere correttamente i problemi
che i pazienti affetti da tumori devono affrontare, ognuno
deve trovare la propria strada. E in ogni caso è importante impegnarsi attivamente e prendere in mano la propria vita, riconoscere la nuova situazione come una nuova opportunità, e se necessario farsi aiutare dagli enti e
dalle istituzioni competenti
in materia.
Annessi
Approfondimenti
Nel presente opuscolo abbiamo citato più volte gli opuscoli informativi pubblicati
dall’Assistenza Tumori Alto
Adige – Südtiroler Krebshilfe
che possono essere richiesti
rivolgendosi direttamente all’associazione del vostro comprensorio (indirizzi a pagina
54)
➤
La radiooncologia
La chirurgia dei tumori
➤ Il trattamento
farmacologico dei tumori
➤ Come accompagnare un
malato di cancro
➤ Tumori e sessualità
nell’uomo
➤
53
54
Indirizzi utili
Sede centrale dell’Assistenza
Tumori
Alto Adige – Associazione
Amministrazione e Uffici
Via Tre Santi, 1
39100 Bolzano
Tel. 0471 28 33 48
Fax 0471 28 82 82
E-Mail: [email protected]
Sede:
Via delle Corse, 27
39012 Merano
Tel. e Fax 0473 44 57 57
Ambulatorio:
Via Roma, 3
39012 Merano
Tel. 0473 49 67 15
Ordinazione opuscoli
Fax 0471 28 82 82
Sede:
Via Ospedale, 13
39028 Silandro
Tel. 0473 62 17 21
Sede e Ambulatorio:
Via Tre Santi, 1
39100 Bolzano
Tel. 0471 28 37 19
Fax 0471 28 82 82
Ambulatorio:
Via Principale, 134
39028 Silandro
Tel. 0473 73 66 40
55
Sede e Ambulatorio:
Largo Cesare Battisti, 6
39044 Egna
Tel. e Fax 0471 82 04 66
Ambulatorio Laives:
Altenzentrum
Via Pietralba, 62
39055 Laives
Tel. e Fax 0471 82 04 66
Sede:
Via Bruder Willram, 11
39031 Brunico
Tel. e Fax 0474 55 13 27
Ambulatorio:
Via A. Hofer, 52
39031 Brunico
Tel. 0474 55 03 20
Circondario Valle Isarco
Sede e Ambulatorio:
Via Roncato, 21
39042 Bressanone
Tel. 0472 83 24 48
Fax 0472 80 19 03
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39049 Vipiteno
Tel. 0472 76 52 06
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Tel. e Fax 0474 97 28 00
Casa comunale
39046 Ortisei (Val Gardena)
Tel. 0471 79 70 86
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