Opuscolo informativo per la donna e il suo partner L’Assistenza Tumori Alto Adige «Südtiroler Krebshilfe» in collaborazione con il Krebsinformationsdienst KID del Deutschen Krebsforschungszentrums Heidelberg Impressum Editore: Assistenza Tumori Alto Adige Via Tre Santi 1, 39100 Bolzano Tel. 0471 28 33 48 Fax 0471 28 82 82 E-mail: [email protected] Krebsinformationsdienst KID del Deutschen Krebsforschungszentrums (Direttore: Dr. Hans-Joachim Gebest) Comitato scientifico (Dr. Claudio Graiff) e Direttivo dell’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe La presente guida si basa sull’opuscolo informativo “L’ammalata oncologica e la sessualità” del Servizio Informativo Oncologico tedesco KID, Centro tedesco di ricerca oncologica di Heidelberg. Ringraziamo il Servizio Informativo Oncologico per la concessione dei testi, che sono stati adottati integralmente, eccetto le proposte specifiche della Provincia, relative alla cura e all’assistenza, nonché le indicazioni bibliografiche. Tappeiner S.p.A., Lana Printed in Italy © 2005 Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe, Bolzano Con il sostegno dell’Assessorato Provinciale alla Sanità Sommario Introduzione 6 ➤Lo scopo di questo opuscolo 6 ➤Sentimenti sessuali durante e dopo il periodo di trattamento antitumorale 6 ➤La sessualità 7 ➤Il rapporto di coppia 8 Elementi della sessualità femminile 11 ➤Che cos’è la «sessualità»? 11 ➤Gli organi sessuali femminili 12 ➤Fasi sessuali 12 ➤La funzione degli ormoni 15 ➤L’interazione tra gli organi sessuali femminili 16 ➤Sessualità e terapia antitumorale 17 Patologie nella zona pelvica e possibili ripercussioni sulla vita sessuale 18 ➤Asportazione dell’utero e/o delle ovaie 18 ➤Asportazione della vescica 20 ➤Interventi per tumori al retto 22 ➤Asportazione della vulva 23 ➤Maggiori interventi al bacino 24 ➤Ricostruzione della vagina 25 ➤Sessualità dopo un intervento ricostruttivo della vagina 26 ➤Radioterapia al bacino 26 4 Altre patologie e possibili ripercussioni sulla vita sessuale 28 ➤Tumore al seno 28 ➤Ricostruzione del seno 30 ➤Tumori nella zona orale, mascellare e facciale 30 ➤Tumore alla laringe 32 Chemioterapia 33 ➤Ripercussioni sulla costituzione fisica 33 ➤Chemioterapia e piacere sessuale 34 ➤Chemioterapia e gravidanza 35 Ormonoterapia 36 Gestione di problemi particolari 38 ➤Paura della «prima volta» 38 ➤Secchezza vaginale 38 ➤Menopausa precoce 38 ➤Difficoltà a raggiungere l’orgasmo 40 ➤Incontinenza 41 ➤Dolori lombari, alla testa e addominali 42 ➤Dolori durante i rapporti sessuali 42 ➤Utilizzo di un dilatatore 43 ➤Vivere con uno stoma (apertura artificiale) 44 Dubbi e domande frequenti 47 ➤Le patologie tumorali si possono trasmettere per via sessuale? 47 ➤Il rapporto sessuale può causare una ricaduta? 47 ➤Le persone sottoposte a radioterapia sono radioattive? 48 Consigli generali 49 ➤Accettare se stessi 49 ➤Nuove posizioni per un rapporto sessuale più facile 49 Per chi non ha un partner 50 Chi mi può aiutare? 52 Annessi 53 ➤Approfondimenti 53 ➤Indirizzi utili 54 5 Introduzione 6 Lo scopo di questo opuscolo Il presente opuscolo informativo è rivolto a persone affette da tumori e ai loro partner. Parlando di «partner» si vuole intendere anche il/la partner all’interno di una coppia di persone dello stesso sesso. Avendo a disposizione maggiori informazioni relative ai tumori, alle varie terapie e alle conseguenze per la vita sessuale, la donna colpita dalla malattia e il suo partner riusciranno ad affrontare meglio le loro situazioni personali. Molte paure insorgono soprattutto perché la paziente non sa cosa la aspetta durante e dopo la terapia. Spesso una paziente informata capisce meglio il tipo di trattamento e sa gestire meglio le conseguenze. Lo scopo di questo opuscolo è di chiarire i maggiori aspetti relativi alla sessualità durante la malattia o dopo un tumore, senza tuttavia sostituire colloqui o visite specialistiche. È stato scritto soprattutto nella speranza di poter rimuovere idee sbagliate sulla patologia e sulle conseguenze della terapia, e per incoraggiare i pazienti al dialogo con il loro medico o altre persone esperte in materia ed anche per favorire la comunicazione con il partner per quanto riguarda la sessualità. Alcuni argomenti sono stati ripetuti nei vari capitoli con l’intenzione di dare al lettore la possibilità di scegliere autonomamente i capitoli di maggiore interesse. Sentimenti sessuali durante e dopo il periodo di trattamento antitumorale Quando viene diagnosticato un tumore, la prima reazione è di vedere la propria vita in pezzi. Tutti i pensieri e i sentimenti girano attorno al fatto di voler (soprav)vivere. La durata del trattamento può variare in funzione del tipo di patologia e dell’estensione della malattia, e le singole fasi del trattamento possono essere di intensità diverse. Nel corso della terapia emergono spesso nuove domande: come sarà la mia vita in futuro? Potrò essere di nuovo la persona che ero in passato? La mia vita tornerà come prima? E poi: in che modo la malattia influenzerà la mia vita sessuale? I sentimenti, i pensieri e i desideri sessuali che affiorano durante e dopo il trattamento non devono essere soppressi, sono infatti indice di uno spirito di vita attivo e rinnovato. È tuttavia del tutto normale se il desiderio sessuale in quel periodo diminuisce o svanisce completamente. Spesso la persona interessata sente un gran bisogno di avere qualcuno vicino ed è in cerca di affetto, ma talvolta ha difficoltà ad esprimere queste necessità nei confronti del partner. Generalmente si teme che il partner possa fraintendere questo bisogno di attenzioni con un desiderio sessuale. La sessualità La vita sessuale è diversa da persona a persona, anche prima dell’insorgere della malattia. Per qualcuno la sessualità ha un ruolo prioritario, mentre per altri è un fattore secondario. C’è chi vive una vita di coppia serena e soddisfacente anche dal punto di vista sessuale, altri invece hanno un rapporto difficile e vivono anche la sessualità in modo problematico. Alcune persone sono sole e sognano il partner ideale, altre persone magari adempiono semplicemente ai loro «doveri coniugali», eppure tutte queste persone hanno una caratteristica in comune: il fatto di non parlare di sessualità. Nonostante la sessualità venga mostrata in modo più o meno esplicito sui giornali, al cinema e in televisione, di rado le persone ne parlano apertamente. La terapia antitumorale può essere l’occasione per allontanare certi tabù. Per il partner potrebbe essere un sollievo poter finalmente parlare di sesso. Probabilmente scoprirete dei lati nuovi del vostro partner che non conoscevate. 7 8 Il rapporto di coppia Se la situazione sessuale è cambiata per via della malattia, la cosa più importante è parlarne con il vostro partner. Si potrebbe cogliere l’occasione per capire come il partner vive la vostra attuale mancanza di desiderio sessuale. Molto probabilmente fino ad ora nessuno dei due si è mai confidato apertamente. Spesso, forse già prima della malattia, la vita sessuale non era del tutto soddisfacente, magari i rapporti intimi rientravano semplicemente in una sorta di automatismo. Come può una coppia, tutto d’un tratto, riuscire a parlare apertamente della propria sessualità? Se un rapporto non andava bene prima del trattamento, dopo le cose andranno meglio solo con l’impegno reciproco. Se un rapporto funzionava già prima della terapia, può darsi che successivamente al trattamento terapeutico l’unione all’interno della coppia si rafforzi ancora di più. Una coppia con un rapporto stabile, dopo aver superato una fase iniziale di difficoltà e imbarazzo, riesce a parlare dei cambiamenti necessari nella vita sessuale e a modificare alcune abitudini importanti per la persona. Il piacere sessuale non si limita a carezze nella zona dei genitali e ai rapporti sessuali. Si possono scoprire delle zone erogene in tutto il corpo, per esempio sulla schiena, o nella zona delle orecchie e del collo. Inoltre è possibile esercitare la sensibilità di alcune parti del corpo a diventare particolarmente erogene e spesso stimolandole intensamente si può raggiungere l’orgasmo. A volte la persona malata ha la sensazione che il partner non voglia dedicarsi a lei e non sia per nulla interessato ai suoi problemi. La donna colpita dalla malattia può sentirsi delusa dal proprio partner, magari reagisce anche con rabbia e prende le distanze. Spesso dietro a questo tipo di comportamento si nasconde un problema di comunicazione: il partner, non sapendo come deve comportarsi, non fa nulla. La donna invece lo interpreta come un disinteresse da parte del partner e si sente ri- fiutata. In questo modo entrambi si allontanano uno dall’altro, nonostante vogliano proprio l’opposto, ossia prendersi cura del partner senza soffocarsi a vicenda. Che fare se il partner desidera un contatto sessuale, ma voi no? Pur di non creare problemi, molte donne non rifiutano di avere un rapporto sessuale nonostante non lo desiderino. Accettano anche il fatto di non provare alcun piacere nell’intimità e persino di avere rapporti dolorosi. Questo comportamento tuttavia non giova alla donna, e non è neppure quello che vorrebbe il partner. Cercate di parlare apertamente con il vostro compagno spiegando perché in quel momento non desiderate avere un rapporto sessuale. Se vi sentite infelici o sole nella vostra relazione, se parlare non vi aiuta oppure se non riuscite a farlo, il primo passo più importante è quello di ammettere che la relazione è difficile e non vi soddisfa. Se è difficile per le persone sane, figurarsi per coloro che devono confrontarsi con la malattia. È proprio in una situazione del genere che si desidera avere un partner che ci stia accanto e che condivida con noi le nostre preoccupazioni. Partendo da questa presa di coscienza, si possono costruire le basi per migliorare la situazione. Le donne che solitamente reagiscono stringendo i denti e chiudendo gli occhi, potrebbero almeno per una volta riflettere sul loro comportamento. Proprio il periodo successivo a una terapia tumorale può suscitare delle domande sul senso e sull’organizzazione della vita. Volete continuare come avete fatto finora? Se la risposta è no, allora come si può costruire la vita futura? Chi può darvi sostegno e aiuto? Se non avete un partner emergono altri problemi, può darsi che a causa della malattia abbiate paura di non trovare più un compagno. Probabilmente avete paura di dovervi trovare prima o poi nella situazione di dichiarare apertamente che avete o avete avuto un tumore e che lui reagisca con un rifiuto. La paura 9 10 può essere maggiore se la malattia ha lasciato tracce ben visibili come ad esempio in seguito ad una mastectomia o colostomia. sere un problema riuscire ad affrontare la malattia; può essere causa di preoccupazioni, insicurezza o paura per la salute della propria partner. Naturalmente anche l’età influisce sulla sessualità. Finché si è giovani il desiderio di avere una famiglia e la vita sessuale sono una priorità. Può succedere che con il passare degli anni e una minore produzione di ormoni, il desiderio sessuale diminuisca. Tuttavia non è detto che i cambiamenti del corpo dovuti all’età portino ad un minore interesse verso la sessualità, poiché anche altri fattori psicologici e le circostanze possono avere un ruolo determinante, per esempio la stabilità del vostro rapporto di coppia. Per vivere la sessualità non ci sono limiti di età, ma sicuramente per i meno giovani ha un’altra importanza: un rapporto sessuale viene sempre più spesso avvertito come l’espressione di un’unione nella coppia, piuttosto che come il bisogno di affetto e di avere qualcuno vicino. Anche per i partner di donne che hanno un tumore può es- La diagnosi di un tumore arriva come un fulmine a ciel sereno e non si è mai preparati per una notizia del genere. Il partner stesso non sa come deve affrontare questa nuova realtà: come fa a capire di che cosa ha bisogno la donna malata, se lei non si esprime? Anche per il partner, durante e dopo il periodo della terapia antitumorale, si riduce la voglia di contatti intimi, ma questo è del tutto normale. Quando invece il desiderio sessuale è presente, non c’è motivo di avere sensi di colpa o di sentirsi a disagio. Indipendentemente dal fatto di avere un partner o essere single, cogliete questa occasione per informarvi e se pensate di non riuscire a gestire la situazione da sole, fatevi aiutare da persone esperte. Nella parte conclusiva della brochure sono elencati gli indirizzi a cui vi potete rivolgere e dove è possibile chiedere assistenza. Elementi della sessualità femminile Che cos’è la «sessualità»? Persino tra gli esperti di settore non è stata trovata una definizione comune per il concetto di sessualità. Sebbene non sia possibile definirla in modo preciso ed esauriente, possiamo affermare quanto segue: per sessualità si intende il desiderio di stare con l’altro, di volersi coccolare e di eccitarsi a vicenda, o l’attrazione tra due persone anche dello stesso sesso. Per l’uomo la sessualità ha una funzione che va ben oltre quella della procreazione. La maggior parte delle persone sono sessualmente attive e l’interesse per la sessualità, la scoperta di nuove fantasie e desideri crescono e si sviluppano in età puberale. Ci s’innamora, cambia l’interesse nei confronti dell’altro sesso e si avverte anche una particolare attrazione fisica. Non esiste una sessualità «giusta» ed una «sbagliata», e tanto meno esiste una regola alla quale tutte le persone possono o devono attenersi. Per alcuni è del tutto normale avere un rapporto sessuale al mese, per altri invece quattro volte la settimana: ma non si può dire quale sia la scelta giusta o sbagliata perché ogni persona ha un suo ritmo. In ogni caso le coppie che si conoscono da più tempo riescono a trovare un tipo d’intimità che li soddisfa entrambi. Tuttavia non è per niente facile scoprire i vari lati della propria sessualità. Noi tutti viviamo con modelli comportamentali comuni e con aspettative dell’altro che crediamo di dover soddisfare sempre. Le generazioni passate si ispiravano per esempio alle parole di Martin Lutero: «due volte a settimana, non fa male né a lui, né a lei». Oggi i giornali e le scene dei film influiscono molto sull’idea che ci si può fare della sessualità e spesso tali rappresentazioni vengono viste come veri e propri modelli. Come mai il sesso sia più o meno piacevole, resta una 11 12 domanda aperta anche per la scienza. Una cosa che i sessuologi possono comunque aiutarci a capire meglio sono gli aspetti «tecnici» di un atto sessuale. Prima di approfondire questi aspetti, è opportuno, a questo punto, descrivere più da vicino il corpo della donna. Gli organi sessuali femminili Diversamente dall’uomo, nella donna gli organi direttamente legati alla procreazione sono nascosti, solo il pube è visibile esternamente. Il complesso degli organi sessuali esterni che prende il nome di vulva, è composto dal monte del pube che dopo la pubertà si ricopre di lunghi peli, dalle grandi e piccole labbra e dal clitoride. L’apertura della vagina è delimitata dalle grandi labbra. Le piccole labbra, che si trovano tra le grandi labbra, sono due pieghe cutanee molto sensibili attaccate alla base del clitoride. Al di sotto del clitoride si trova lo sbocco dell’uretra e il vestibolo della vagina, che porta all’entrata vaginale. La vagina è lunga da dieci a quindici centimetri. Nella parte alta della vagina sporge il collo dell’utero (cervice uterina, anche nota come cervice), il corpo uterino (corpus uteri) che segue si trova nella zona pelvica tra la vescica e il retto. L’utero è un organo muscoloso a forma di pera. Le ovaie si trovano a fianco dell’utero e sono ad esso collegate dalle tube di Fallopio. Queste ultime sono responsabili della produzione di estrogeni e progesterone, gli ormoni sessuali femminili, inoltre lì maturano gli ovuli. Nello stadio precedente gli ovuli sono 600.000, ma solo 400 raggiungono la maturazione durante il periodo di fertilità della donna. Fasi sessuali Esistono quattro fasi sessuali: dopo il piacere segue l’eccitazione, quando l’eccitazione raggiunge il suo apice si arriva all’orgasmo. Successivamente inizia la fase di risoluzione. ➤ Fase del piacere Inizialmente si ha una predisposizione a sensazioni sessuali e si dimostra un interesse sessuale verso l’altro, ma proprio in questa fase può già succedere di sentirsi bloccati. I motivi possono essere molti: lo stress, la paura, il disagio, la malattia, ecc. ➤ Fase dell’eccitazione Se la persona è pronta al piacere e si sente stimolata sessualmente (tali sensazioni possono essere risvegliate dal partner o tramite fantasie, libri, film, profumi, carezze o rumori) si entra nella seconda fase della «reazione sessuale», l’eccitazione. Questi stimoli e queste sensazioni suscitano nel corpo della donna determinate reazioni: il sangue si accumula nella regione dei genitali, soprattutto nei corpi cavernosi del clitoride, dell’uretere, del perineo e dell’intestino. La vagina si gonfia e diventa umida, con intensità diverse a seconda del livello di eccitazione raggiun- to. Anche l’utero, le ovaie e le tube si gonfiano. Il legamento sacro-uterino solleva l’utero verso l’alto e in questo modo la vagina si gonfia. ➤ Orgasmo Quando il piacere raggiunge il suo massimo, i muscoli della zona pelvica, i muscoli del perineo, dell’ano e anche delle natiche diventano sempre più tesi. Il numero dei battiti cardiaci al minuto e la pressione sanguigna aumentano. Cambia il colore delle labbra vaginali, da rosa a rosso vivo o rosso bordeaux e continuando la stimolazione la donna raggiunge l’orgasmo. Poco prima dell’orgasmo la respirazione è veloce e profonda, il cuore può arrivare a 180 battiti al minuto, la pressione sanguigna cresce notevolmente e molti muscoli del corpo si trovano in uno stato di forte tensione. Non è possibile prevedere con esattezza quando si raggiunge l’orgasmo anche perché sembra che siano coinvolti, tutti insieme, fattori 13 14 fisici, psichici, sociali e ormonali. Il cervello trasmette il segnale attraverso il midollo spinale e si innesca il riflesso dell’orgasmo. Nel giro di pochi secondi le tensioni nervose e muscolari diminuiscono, e il flusso sanguigno torna pian piano regolare. Con l’orgasmo l’utero e la zona esterna della vagina si contraggono velocemente fino a 15 volte. Non è detto però che la donna debba raggiungere l’orgasmo durante ogni rapporto sessuale. Per alcune ciò avviene di rado ma questo non impedisce loro di sentirsi in ogni caso soddisfatte. Se invece le donne si sentono in colpa per non aver raggiunto l’orgasmo, si sentono inferiori, vi saranno delle ripercussioni sul loro stato d’animo. È sbagliato pensare che ogni donna possa raggiungere l’orgasmo solo con la penetrazione. I sondaggi del ricercatore Kinsey condotte negli Stati Uniti negli anni ’50 rilevarono che tra il 20 e il 40% delle donne non raggiungeva l’or- gasmo con il proprio partner o lo faceva solo raramente, il 20–30 % lo raggiungeva solo se prima, durante o dopo il rapporto sessuale, il partner accarezzava il clitoride con la mano e il 20–30 % delle donne arrivava all’orgasmo solo tramite il rapporto sessuale. Per molto tempo si è creduto che esistesse una differenza significativa tra l’orgasmo provocato dal movimento del pene nella vagina e quello provocato stimolando il clitoride. È stato invece riscontrato che durante un rapporto sessuale si verifica sempre una stimolazione del clitoride e che l’orgasmo, indipendentemente da come venga generato, a livello fisico si svolge sempre nello stesso modo. Durante un rapporto sessuale, per alcune donne, è sufficiente una stimolazione indiretta del clitoride per raggiungere l’apice dell’eccitazione, mentre altre donne necessitano di una stimolazione diretta. Per entrambi i sessi dopo l’orgasmo arriva la fase di risoluzione. Vale a dire che determi- nati fattori come il battito cardiaco, la pressione del sangue e la frequenza respiratoria ritornano gradualmente ai loro valori normali. Le labbra vaginali riprendono il loro colore solito, la vagina recupera le proprie normali dimensioni e i capezzoli perdono la loro durezza sperimentata nella fase di eccitazione. Il membro maschile si rilassa, si ritira e torna gradualmente alla normalità. Inoltre, nella fase di risoluzione, la donna a differenza dell’uomo, è pronta per un nuovo orgasmo. Questi però sono solo i cambiamenti che avvengono normalmente a livello fisico durante un rapporto sessuale. Infatti, la sessualità coinvolge altri aspetti: il sentirsi accettati, desiderati, aperti e le sensazioni di piacere, estasi ed anche reazioni più «animalesche» come impulsi e istinti di vario genere, violenza, ebbrezza dei sensi, perdita del controllo, avversione e disgusto. La funzione degli ormoni Molte donne credono che gli ormoni femminili generati nelle tube, soprattutto gli estrogeni, possano controllare il piacere. Per questo motivo, molte collegano la fine della loro vita sessuale con l’inizio della menopausa, dato che in questo periodo di tempo le ovaie cessano gradualmente la produzione ormonale. Credere che vi sia una connessione tra le due cose è assolutamente sbagliato. In realtà nella nostra cultura il desiderio sessuale è costante dal 35° anno di età in avanti e ben oltre il periodo della menopausa e diminuisce solo in seguito. Per cui è possibile affermare che gli ormoni prodotti dalle ovaie hanno ben poco a che fare con il desiderio sessuale. Quest’ultimo è generato probabilmente soprattutto dagli ormoni maschili, conosciuti con il termine medico di androgeni. Il principale ormone maschile è il testosterone che viene prodotto dalla ghiandola surrenale e la cui produzione non termina con la menopausa. 15 16 Gli estrogeni sono responsabili dell’umidità e dell’elasticità vaginale. In una donna, durante la fase di eccitazione sessuale, la vagina, che prima era contratta, subisce una dilatazione, si allunga e si allarga. Per via del forte afflusso di sangue nella regione dei genitali dalla parete vaginale fuori escono delle goccioline che portano quindi all’umidità e alla lubrificazione della vagina. Sono gli ormoni estrogeni a determinare sia l’umidità che la dilatazione vaginale. Con un livello di estrogeni basso, come per esempio dopo la menopausa, la vagina impiegherà più tempo a lubrificare e a gonfiarsi. Anche nel caso in cui il grado di eccitazione in una donna sia elevato, può succedere che la vagina resti asciutta e stretta a lungo; questo cambiamento nella mucosa della vagina prende il nome di «atrofia vaginale». L’interazione tra gli organi sessuali femminili Negli anni della maturità degli organi sessuali, le ovaie (quel- la destra e quella sinistra in modo alternato) producono ogni mese un uovo che può essere fecondato. Tramite specifici ormoni si verifica l’ovulazione e l’ovulo entra nell’utero passando attraverso le tube di Fallopio. A questo punto se l’ovulo viene fecondato da una cellula seminale, si annida nell’utero e si verifica una gravidanza e la formazione di un embrione. Se l’ovulo non viene fecondato e se non si annida, viene espulso e compare il flusso mestruale (mestruazioni). Con il termine menopausa si intende la fase di transizione nella vita di un donna nella quale la sua capacità di procreazione e la formazione di ormoni nelle ovaie tendono a diminuire. Si tratta di solito di un periodo di circa 10 anni. Il periodo centrale della menopausa, nei paesi dell’Europa centrale intorno al 50° anno di età; è il momento in cui appare per l’ultima volta il flusso mestruale. Sessualità e terapia antitumorale La sessualità a volte è già problematica prima dell’insorgere di un tumore. Infatti secondo uno studio condotto ad Amburgo nel 1984 circa un paziente su quattro che si rivolge al proprio medico di base per un consiglio ha delle difficoltà a lungo termine per quanto riguarda la vita sessuale. Il tumore e i successivi trattamenti rappresentano un ulteriore peso che potrebbe anche avere ripercussioni sulla vita sessuale del soggetto. Alcuni tipi di trattamento potrebbero ad esempio disturbare temporaneamente l’equilibrio ormonale o, nel caso di alcuni tumori, la crescita ormonale si ferma con la perdita della funzione ovarica. È facile sentirsi scoraggiati in queste circostanze ma, come indicato nei seguenti capitoli, vedrete che nonostante tutto non bisogna abbandonare la sessualità. 17 Patologie nella zona pelvica e possibili ripercussioni sulla vita sessuale 18 Nella zona pelvica della donna si trovano gli organi sessuali esterni e interni (vedi sopra), la vescica e l’intestino retto. Agli organi sessuali esterni appartengono le piccole e le grandi labbra e il clitoride, che insieme costituiscono una regione chiamata vulva. Quelli interni sono la vagina, l’utero, le ovaie e le tube ovariche. In ognuno di questi può insorgere un tumore e quando un cancro cresce senza essere curato, può estendersi anche agli organi vicini. La terapia viene scelta a seconda della zona in cui si sviluppa la malattia e della sua estensione. Asportazione dell’utero e/o delle ovaie In casi specifici di estensione di un tumore al collo dell’utero (carcinoma alla cervice), di un tumore al corpo uterino (carcinoma dell’endometrio) e di un tumore alla vescica, potrebbe rivelarsi necessaria un’isterectomia e/o annessiectomia (asportazione chirurgica dell’utero e/o delle ovaie e delle tube). Eventualmente si procede anche con la rimozione di linfonodi situati nelle vicinanze della regione interessata. Se il medico decide di asportare l’utero, taglia i legamenti uterini nella regione dell’addome e separa il collo dell’utero dalla vagina; nel caso di un tumore al collo dell’utero viene rimossa una parte della vagina larga da uno a due dita. La zona superiore della vagina, dove precedentemente sporgeva l’orifizio uterino (esterno), viene chiusa durante l’intervento. Durante il processo di guarigione in questa regione si verificano delle perdite dalla vagina che di solito ritorna velocemente alla normalità lasciando solo delle cicatrici. Dal punto di vista fisico, l’asportazione dell’utero non porta ad un calo della sensibilità sessuale. Anche nel caso in cui la vagina risultasse, in seguito ad un intervento, più corta, le zone importanti per le sensazioni di piacere sessuale, il clitoride, le labbra vagina- li e l’apertura vaginale, avrebbero la loro funzionalità di sempre. Alcune donne prima dell’operazione, durante l’orgasmo provano dolori simili alle doglie, provocati dalla contrazione dell’utero. In futuro tale sensazione scomparirà. In genere, non vi sono, comunque, conseguenze di nessun genere per quanto riguarda l’orgasmo. La maggior parte delle donne continuerà ad avere l’orgasmo proprio come prima. Per alcune il fatto di essere private dell’utero è un vero problema psicologico. Si sentono private della loro «vera femminilità», perché, consapevolmente o inconsapevolmente, associano l’essere donna all’essere fertili. Forse queste sensazioni sono l’occasione per confrontarsi con questa immagine dell’essere donna che sotto molti punti di vista può essere motivo di grande disagio. Qualora si avverta che la vagina non sia sufficientemente profonda, la donna può «renderla più lunga», ad esempio stringendo le gambe durante la penetrazione del pene o afferrandolo anche con la mano. Un’isterectomia può danneggiare i nervi che servono all’espulsione delle urine e in tal caso la donna non può più espellerla del tutto, si tratta, comunque, di un disturbo che di solito scompare dopo alcune settimane. Per evitare la comparsa di infezioni alla vescica, la donna impara ad espellere l’urina restante per mezzo di un tubicino che viene introdotto attraverso l’uretere. Inoltre, prima di un rapporto sessuale, sarà necessario assicurarsi che la vescica sia completamente vuota. Nel caso in cui una donna sia colpita dalla malattia prima dell’arrivo della menopausa, il medico valuterà accuratamente se la situazione patologica sia tale da mantenere la produzione di ormoni da una o entrambe le ovaie. Quando viene asportato l’utero e vengono lasciate entrambe le ovaie, l’ovulo generato 19 20 ogni mese dalle ovaie non può più spostarsi all’interno dell’utero, ma si sfalda in modo naturale. Il flusso mestruale non si verifica più. Un’ovaia sola è in grado di produrre un numero sufficiente di estrogeni per evitare una menopausa precoce e quando la situazione patologica permette di conservare l’utero (non richiede un’asportazione dell’utero) anche una gravidanza è possibile. Quando una donna ha ancora il flusso mestruale, l’asportazione di entrambe le ovaie è una perdita repentina degli ormoni delle ovaie e subentra in questo modo uno stato di menopausa artificiale. La comparsa di vampate di calore, accessi di sudore, cambiamenti d’umore e disturbi del sonno varia notevolmente da soggetto a soggetto. Allo stesso tempo può verificarsi, per lo meno a breve termine, un calo del desiderio sessuale. Alla base di tutto ciò riscontriamo non solo difficoltà di tipo psicologico ma soprattutto di tipo fisico, poiché in ge- nerale la perdita degli estrogeni sembra essere responsabile di questa condizione solo in minima parte. Se la malattia lo permette, si può pensare di prevenire o ridurre il disturbo tramite la somministrazione di estrogeni. La perdita di estrogeni può provocare secchezza della vagina che può essere risolta con l’assunzione di ormoni, o altrimenti con l’applicazione di una apposita crema. Asportazione della vescica Se a causa dell’estensione del tumore alla vescica non è sufficiente asportare solamente il tumore, è necessario effettuare una cistectomia radicale, intervento in cui viene asportata l’intera vescica. In questa operazione il chirurgo esegue l’asportazione della vescica e dell’uretere (che parte dalla vescica e porta verso l’esterno), oltre alla parete anteriore della vagina e dell’utero, poiché entrambi sono attigui alla vescica. Solitamente, in un intervento del genere, una donna in menopausa è sottoposta anche all’asportazione di entrambe le ovaie e delle tube. Nel caso in cui una donna sia colpita dalla malattia prima dell’arrivo della menopausa, per preservare la funzionalità ormonale, il medico deciderà di lasciare una o entrambe le tube di Fallopio. La perdita della parete anteriore della vagina viene risolta con un intervento ricostruttivo nel quale solitamente il medico utilizza una parte della parete posteriore della vagina rimanente. Indipendentemente dal tipo di metodo la vagina ricostruita sarà larga come prima, ma più corta oppure sarà più stretta della precedente. È di nuovo possibile avere rapporti sessuali e la capacità di avere un orgasmo resta generalmente invariata. Problemi durante un rapporto sessuale possono presentarsi se il soggetto è stato sottoposto a radioterapia. Tale trattamento fa seccare e screpolare le pareti della vagina, inoltre anche l’elasticità e la dilatazione ten- dono a diminuire; per favorire la lubrificazione potrebbe essere necessario applicare un gel lubrificante prima di ogni rapporto. Nel caso di un’asportazione delle ovaie si può pensare ad una somministrazione di ormoni sessuali femminili. Inoltre, a seguito di un intervento ricostruttivo della vagina si consiglia anche l’uso di un dilatatore vaginale ossia un cilindro o un tubicino che viene introdotto nella vagina per favorirne la dilatazione (vedi «Utilizzo di un dilatatore»). Quando la vagina è molto stretta e quindi il rapporto sessuale è doloroso all’inizio o anche a lungo termine, esistono altri modi per raggiungere l’orgasmo. La donna, per esempio, può essere stimolata con carezze sulle sue zone erogene, come il clitoride. Se la donna sente che la vagina è troppo corta può «allungarla» (vedi «Asportazione dell’utero e/o delle ovaie»). Durante la cistectomia il medico crea una nuova apertura per l’evacuazione delle urine e 21 22 spesso si tratta di un’apertura nella parete addominale. Scientificamente si parla di urostomia. Si distinguono due tipi di stoma: nel primo caso viene realizzato uno stoma e all’interno dell’addome viene collocato un sacchetto di raccolta delle urine, costituito da tessuto intestinale, che deve essere svuotato ogni tre ore. Nel secondo caso viene creato uno stoma con un sacchetto di raccolta esterno che il paziente dovrà portare sempre con sé. Interventi per tumori al retto Se la distanza tra il tumore al retto e l’ano risulta troppo ridotta, per poter rimuovere l’intero tumore in modo sicuro è necessario effettuare in alcuni casi una resezione addominoperineale asportando anche lo sfintere, il muscolo disposto intorno all’ano. A questo punto l’evacuazione delle feci per via naturale non è più possibile. Per l’intestino si può ricorrere ad una nuova apertura corporea nella parete addominale (ano praeter con stoma). Ulteriori dettagli sulla gestione di uno stoma vengono forniti nel capitolo «Vivere con uno stoma (apertura artificiale)». Quando il tumore ha raggiunto le regioni circostanti l’intestino, è possibile prevedere anche l’asportazione dell’utero, delle ovaie e della parte posteriore della vagina. In questo tipo di intervento chirurgico i nervi responsabili delle sensazioni di piacere nella regione dei genitali e dell’orgasmo non sono coinvolti. In seguito all’asportazione dell’intestino retto, la vagina ha meno stabilità nella zona addominale e i rapporti sessuali potrebbero essere dolorosi e fastidiosi poiché i legamenti che tengono la vagina e l’utero sono sottoposti ad uno sforzo maggiore. La coppia dovrebbe quindi provare posizioni diverse durante il rapporto sessuale, per trovare quella ideale per la donna. Asportazione della vulva Il complesso di organi sessuali esterni prende il nome di vulva. A questa regione appartengono le labbra vaginali che a loro volta comprendono le piccole labbra e il clitoride (vedi anche «Gli organi sessuali femminili»). La terapia per il tumore della vulva, che è piuttosto raro, viene scelta a seconda dell’estensione del tumore. In caso di tumori piccoli è sufficiente eseguire un’asportazione parziale della vulva. Mentre invece nei tumori di maggiore estensione è necessario procedere con un’asportazione totale, ossia delle piccole e grandi labbra, del clitoride e, nel caso la malattia sia particolarmente estesa, anche dei linfonodi che filtrano il liquido linfatico che defluisce da questa regione. In via eccezionale può essere necessario rivestire la ferita utilizzando tessuti propri. Ad ogni modo la vagina, l’utero e le ovaie restano intatte con questo tipo di intervento. In seguito all’asportazione della vulva le donne avvertono spesso una sensazione di malessere causata da diversi motivi, per esempio si sentono a disagio indossando pantaloni attillati. Infatti, da un punto di vista prettamente estetico la zona dei genitali appare diversa rispetto a prima dell’operazione. Inoltre, le donne temono spesso che i loro partner trovino particolarmente sgradevole la perdita della vulva e le cicatrici connesse. Per le coppie che prima dell’intervento praticavano con piacere il sesso orale, può essere particolarmente difficile affrontare la nuova realtà. A seconda dei casi è possibile eseguire una ricostruzione delle piccole e delle grandi labbra. Dato che la vagina resta intatta, è possibile continuare ad avere rapporti sessuali. Si consiglia comunque di accarezzare delicatamente la zona attorno alla vagina e di usare una crema lubrificante per evitare eventuali dolori. Durante la formazione di cicatrici l’apertura vaginale può risul- 23 24 tare più stretta e di conseguenza anche la penetrazione del pene può essere dolorosa, per tanto si consiglia un dilatatore per la zona interessata. Laddove il restringimento sia notevole si può pensare ad un intervento di chirurgia plastica correttiva. Con l’operazione alla vulva vengono asportate delle parti molto significative per il piacere sessuale della donna, ossia le piccole labbra e soprattutto il clitoride. Poiché la sola stimolazione della vagina non è quasi mai sufficiente per arrivare ad un’eccitazione sessuale, potrebbero presentarsi alcune difficoltà per raggiungere l’orgasmo e per questo motivo è opportuno cercare altre fonti di piacere. In un rapporto sessuale, per esempio, possono essere maggiormente coinvolte anche altre zone erogene. Alcune donne, dopo l’operazione, hanno anche l’impressione che la zona dei genitali sia diventata insensibile. Solitamente il problema si risolve nel giro di pochi mesi e la donna recupera la sensibilità nella regione interessata. Se è stata eseguita un’asportazione dei linfonodi della regione inguinale, a causa di un ristagno del liquido linfatico la zona dei genitali e anche le gambe possono essere interessate da gonfiore. Possono presentarsi a questo punto dolori e stanchezza ed anche difficoltà ad avere rapporti sessuali. Per migliorare le vie linfatiche si consiglia una terapia linfodrenante che può essere prescritta dal proprio medico. Maggiori interventi al bacino Se in seguito all’operazione e alla radioterapia il tumore all’utero dovesse riformarsi, si può pensare alla rimozione del tumore tramite un intervento nella regione pelvica. Si tratta di un tipo di intervento piuttosto radicale. In quanto si procede all’asportazione di vagina, utero, ovaie e tube, vescica, uretere e intestino retto. Questa operazione comporta anche la creazione di due aperture artificiali: una per l’evacuazione delle feci e l’altra per l’espulsione delle urine. Successivamente all’intervento è possibile realizzare una ricostruzione della vagina. Di solito servono circa due anni per riprendersi da questo difficile intervento chirurgico. Nonostante le difficoltà di adattamento, col tempo le donne possono comunque ritrovare il piacere sessuale e generalmente le principali fonti del piacere sessuale, il clitoride e le labbra vaginali, non vengono coinvolte nell’operazione. Qualora, poi, non sia più possibile avere rapporti intimi con il partner, le donne potranno raggiungere l’orgasmo semplicemente venendo stimolate sulle zone erogene. Ricostruzione della vagina In seguito all’asportazione della vagina necessaria per rimuovere completamente il tumore, la paziente si può sottoporre ad una ricostruzione della vagina stessa. L’interven- to ricostruttivo prevede un trapianto di pelle e/o muscoli o raramente dell’intestino sulla parte interessata. Per interventi meno invasivi possono essere utilizzate per la ricostruzione parti integre della pelle. Nel primo periodo successivo alla ricostruzione della vagina, la donna deve portare regolarmente un apposito dispositivo per tenere aperta la vagina. Dopo circa tre mesi la posizione aperta della vagina può essere mantenuta tramite rapporti sessuali o introducendo ogni giorno per alcuni minuti un tubicino di plastica. Senza questa dilatazione la nuova vagina si restringerebbe e/o tenderebbe a cicatrizzarsi troppo. Generalmente, per la ricostruzione vengono utilizzati lembi muscolo cutanei della parte interna della coscia. Durante il trapianto, la funzionalità dei nervi e del sangue viene mantenuta, per cui la nuova vagina è anche sensibile e rimane aperta senza l’uso di strumenti esterni. 25 26 Sessualità dopo un intervento ricostruttivo della vagina A seguito di una chirurgia ricostruttiva utilizzando lembi muscolo cutanei della coscia, la vagina, nella fase di eccitazione sessuale, risulta poco lubrificata o non lo è affatto. Per questo motivo la donna, prima di un rapporto, dovrebbe applicare nella regione interessata una crema vaginale per risolvere il problema di lubrificazione. Durante i rapporti può succedere che la donna, all’inizio, abbia una sensazione molto fastidiosa. Dato che la funzionalità dei nervi della nuova vagina proviene originariamente dalla coscia, quando la donna viene accarezzata nella zona vaginale avrà l’impressione di essere stimolata nella parte interna della coscia. Col passare del tempo questa sensazione tende a diminuire e può persino diventare motivo di eccitazione sessuale. Radioterapia al bacino La radioterapia al bacino può influire in modi diversi sulla vita sessuale, per esempio danneggiando in modo duraturo alcune regioni come quella delle ovaie. Nel caso in cui queste ultime siano distanti dalla zona trattata nella radioterapia, il medico è in grado di proteggerle dai raggi con una schermatura. Nonostante ciò può succedere che le ovaie sottoposte a notevoli radiazioni indirette cessino la loro produzione ormonale, di solito solo temporaneamente, e a volte per sempre. Questa nuova condizione è avvertita soprattutto dalle donne che hanno ancora regolarmente il flusso mestruale. In tal caso il ciclo mestruale viene a mancare e subentra la situazione ormonale tipica della menopausa, con sintomi quali vampate di calore e secchezza vaginale. Sebbene la funzionalità delle ovaie sia notevolmente ridotta o evidentemente compromessa, è ancora possibile rimanere incinta. Prima di in- terrompere l’uso di metodi contraccettivi è consigliabile consultare un medico. Un altro possibile effetto collaterale della radioterapia è il danno alla mucosa vaginale. Durante questa terapia la pelle situata nella regione delle radiazioni si arrossa come in seguito ad una scottatura solare, inoltre, successivamente ad una radioterapia la vagina può risultare molto sensibile al contatto per alcune settimane. Con il diminuire dell’irritazione, la zona interessata inizia a cicatrizzarsi e la parete vaginale appare pigmentata, screpolata e meno elastica. Un’ulteriore possibile conseguenza della radioterapia si manifesta nella particolare ipersensibilità della pelle. Infatti, in seguito ad un rapporto sessuale possono verificarsi leggere emorragie anche senza sensazioni di dolore. In alcune donne appaiono piccole ferite o infiammazioni localizzate e un evidente arrossamento nella regione della vagina. A radioterapia ultimata il processo di guarigio- ne può durare anche alcuni mesi. La formazione di cicatrici nella vagina in seguito ad una terapia del genere nella zona del bacino a volte può durare anche diversi anni. In alcuni casi, soprattutto quando non sono stati considerati metodi preventivi, la vagina può restringersi tanto da rendere impossibile il rapporto sessuale. Una regolare dilatazione della vagina può evitare o ridurre al minimo l’insorgere di tale problema, infatti, avere diversi rapporti sessuali nell’arco di una settimana e utilizzare un dilatatore potrebbe aiutare a superare queste difficoltà. 27 Altre patologie e possibili ripercussioni sulla vita sessuale 28 Tumore al seno Fino a poco tempo fa si procedeva solitamente con una totale asportazione del seno interessato dal tumore. Oggi in molti casi è comunque possibile eseguire una ricostruzione del seno. Prima di intervenire in qualsiasi modo si consiglia di parlarne con il proprio medico curante. Se la situazione patologica lo permette si procede con un intervento rivolto a conservare la mammella e la rimozione del tumore viene effettuata con un margine di tessuto sano. Solitamente in seguito all’operazione, per evitare una possibile ricaduta della malattia, si esegue una radioterapia del tessuto ghiandolare residuo del seno malato. Per molte donne affrontare la perdita del seno è particolarmente difficile. I primi segnali di questo disagio sono depressione, diminuzione dell’autostima e soprattutto disturbi sessuali. In particolar modo, la donna ha la sensazione di non essere più attraente e di aver perso la sua femminilità. Inoltre, sopraggiunge anche il timore che il partner non sia più attratto sessualmente. Timore che viene oltre modo influenzato dall’importanza che il seno femminile ricopre nella nostra società quale simbolo sessuale. I seni e i capezzoli costituiscono per molte donne la fonte del piacere sessuale, per diverse coppie accarezzare e toccare i seni è fondamentale nella fase dei preliminari. In seguito ad una mastectomia (asportazione della mammella) una tipica reazione della donna è quella di nascondere le cicatrici e allontanarsi dal partner. Ci vuole tempo per accettare la nuova se stessa. Il periodo successivo all’intervento può essere caratterizzato da insensibilità o sensibilità alterata o dolori nella regione interessata dall’operazione e nelle zone circostanti. A causare tali condizioni fisiche sono i nervi interrotti durante l’intervento e/o la maggiore tensione della pelle in seguito alla perdita di tessuto. Tempestivi esercizi di ginnastica mirati aiutano a prevenire o almeno a ridurre i dolori. Alcune donne accusano dolori ricorrenti nella regione toracica e alle spalle, per alleviarli si consiglia l’uso di un cuscino durante i rapporti sessuali. Inoltre, sarebbe meglio evitare posizioni che vadano a gravare sul braccio o sulla regione toracica. Nel corso della radioterapia conservativa del seno potrebbero comparire degli arrossamenti e dei gonfiori sulla pelle, come nel caso di una scottatura solare. Col passare del tempo la pelle del seno tende ad indurirsi e la pigmentazione può cambiare notevolmente forma e dimensioni. Sebbene gli estrogeni possano favorire in molti casi la crescita del tumore al seno, è sbagliato pensare che sia meglio evitare una gravidanza in seguito ad una terapia. L’esperienza ha dimostrato che, almeno per quelle donne che non presentano metastasi distanti, non si prevede un peggioramento della prognosi. Alle coppie che desiderano avere figli si consiglia comunque di consultare il proprio medico curante e in ogni caso è meglio aspettare almeno due anni. È importante chiarire aspetti come la necessità, il tipo e la durata della contraccezione poiché non tutti i mezzi contraccettivi sono idonei nel caso di tumori ormonodipendenti, come quello al seno. In questa condizione non si possono utilizzare dispositivi intrauterini a base di rame (spirale) e progestinici orali (minipillole). Se la coppia non vuole più avere bambini si potrebbe pensare anche alla sterilizzazione dell’uomo o della partner. Inoltre, esistono diversi tipi di contraccettivi: meccanici come i preservativi o il diaframma, chimici come gli ovuli vaginali e naturali come il metodo del calendario. L’affidabili- 29 30 tà e la praticità di queste forme di contraccezione varia molto, ma quale sia il metodo o la combinazione di metodi migliore, la donna lo deciderà con l’aiuto del proprio medico. Le donne che al momento della diagnosi assumevano estrogeni a causa dei disturbi della menopausa o come metodo preventivo dell’osteoporosi, devono consultare il proprio medico per stabilire se interrompere o meno la cura ormonale. Se la vostra vagina si presenta asciutta e screpolata potete utilizzare un lubrificante privo di estrogeni a base acquosa. prà sicuramente offrirvi una valida consulenza per prendere la decisione giusta. Spesso si esegue un intervento che prevede l’inserimento di una protesi sotto il muscolo del seno. Generalmente in seguito alla ricostruzione con una protesi il seno riacquista la sua sensibilità solo in maniera limitata. I nervi dei capezzoli passano attraverso le ghiandole mammarie e durante l’operazione vengono interrotti e per questo motivo può risultare minore anche la sensibilità di un capezzolo conservato, proprio come di uno ricostruito. Anche la sensibilità della pelle attorno ai capezzoli tende a diminuire, ma pian piano con il tempo ritorna alla normalità. Ricostruzione del seno Nel caso fosse stato necessario intervenire con una mastectomia a seguito della malattia, una ricostruzione del seno è possibile in diverse modalità e scegliere la tipologia più adatta e la più vantaggiosa in termini di risultati dipende da svariati fattori. Un medico esperto in materia sa- Tumori nella zona orale, mascellare e facciale Per il trattamento di tumori nella zona della bocca, della mascella e della faccia è necessario rimuovere, fra le parti interessate dal carcinoma, tessuti morbidi ma anche materiale osseo. Esistono oggi varie possibilità per sostituire il materiale asportato o per ricoprire le zone interessate. Parti di ossa, ad esempio della mascella, si possono sostituire trapiantando tessuto osseo del soggetto oppure utilizzando tessuto osseo artificiale. Il tessuto morbido asportato invece può essere sostituito spostando o trapiantando parti di tessuto proprio. Grazie alla neurochirurgia moderna oggi siamo in grado di ripristinare la funzione di nervi interrotti tramite il trapianto di nervi; questo è importante soprattutto per i nervi facciali necessari alla mimica facciale, oppure nel caso di nervi sensoriali della lingua e delle labbra. Le parti facciali più ampie possono essere coperte da protesi (cd. epitesi), per rimodellare naso, orecchie, labbra e guance è possibile utilizzare tessuti propri; a volte tuttavia conviene creare una protesi che praticamente sarà identica alla parte mancante. Nel caso di protesi facciali vengono ridisegnate anche le rughe e i pori caratteristici del viso, oltre a garantire la tonalità della pelle del soggetto e nella maggior parte dei casi si ottiene un buon risultato estetico. Tuttavia, nonostante le moderne tecniche di ricostruzione, le cicatrici e i cambiamenti della pelle a volte possono dare l’impressione di un’apparenza deformata. Per nasconderli esiste una particolare tecnica di trucco, denominata «camouflage», con la quale è possibile, utilizzando particolari paste dai colori della pelle, coprire tali zone problematiche. Questo tipo di trucco ha una durata di 48 ore, è resistente all’acqua e si può apprendere dalla propria estetista. In seguito ad un intervento alla mascella, al palato o alla lingua anche il timbro della voce può risultare diverso. 31 32 Tumore alla laringe Nel trattamento del tumore alla laringe talvolta è necessario asportare l’intera laringe, di conseguenza il paziente perderà la sua voce naturale. Imparando tuttavia ad usare una voce sostitutiva, il soggetto sarà in grado di comunicare, utilizzando una fra le varie tecniche di creazione di suoni. Dopo l’asportazione della laringe il soggetto respira tramite un’apertura nella gola che si apre direttamente sulla trachea e poiché il respiro non passa più attraverso il naso, il paziente non potrà più sentire odori, starnutire, soffiarsi il naso, ed anche tossire sarà più difficile. Le capacità olfattive di solito rimangono invariate. Durante i baci, al partner forse potrebbe dare fastidio il fatto che possa sentire il vostro respiro in un punto diverso, ma con il tempo sicuramente si abituerà. Per evitare che si creino odori nella trachea, si consiglia di non mangiare piatti conditi con aglio o spezie forti. La «nuova» voce risulterà più monotona di quella naturale e non sarà possibile esprimere verbalmente i propri sentimenti come si desidera. Eventualmente, prima di coccolarvi, mettetevi d’accordo di non parlare. Fate parlare le vostre mani e i vostri occhi … Chemioterapia Ripercussioni sulla costituzione fisica In alcuni casi viene effettuata la chemioterapia, ovvero una terapia che prevede l’uso di sostanze che bloccano la crescita delle cellule neoplastiche, provenienti dal gruppo di farmaci cosiddetti citostatici. Questi farmaci tuttavia non attaccano solamente le cellule tumorali ma anche quelle sane del corpo che si riproducono. Oggi però è possibile eliminare gli effetti collaterali in modo quasi totale o ridurli al minimo grazie ad apposite misure preventive; gli effetti collaterali variano a seconda del tipo e della dose del farmaco o dei farmaci. Inoltre, ogni paziente reagisce in modo diverso: alcune donne manifestano effetti collaterali particolarmente evidenti, in altre invece la comparsa è minore. Tali conseguenze riguardano soprattutto il midollo osseo (dove vengono prodotti i globuli bianchi e quelli rossi), le mucose e l’apparato digerente. Queste cellule si riproducono con una frequenza particolar- mente alta, come appunto anche le cellule tumorali. In un primo momento i farmaci provocano debolezza, nausea e senso di vomito, in alcune persone la caduta parziale o totale dei capelli che comunque ricrescono dopo un determinato lasso di tempo. Accanto agli effetti collaterali menzionati si possono riscontrare anche ripercussioni sull’equilibrio ormonale. La funzionalità delle ovaie può aver subito un danno tale da aver ridotto più o meno intensamente la produzione di ormoni. Con il rapido calo di estrogeni possono comparire i tipici disturbi della menopausa: vampate di calore, secchezza e restringimento vaginale durante i rapporti e la cessazione del flusso mestruale. Dato che il rivestimento della vagina diventa più sottile a causa della carenza ormonale, durante un rapporto possono manifestarsi delle leggere perdite di sangue, ma comunque non c’è alcun motivo di preoccuparsi. 33 34 Durante l’assunzione di alcuni farmaci, soprattutto quelli con dosi elevate, possono presentarsi alcuni disturbi per via dei cambiamenti alle mucose. È possibile che la mucosa della vagina sia infiammata ed arrossata. Alterazioni dell’ecosistema della vagina favoriscono la comparsa di infezioni di vario genere, soprattutto i funghi che solitamente non compaiono nella vagina in gran misura, trovano in questo caso terreno fertile per riprodursi. Dolori, prurito e perdite sono spesso i primi sintomi di queste alterazioni nella mucosa vaginale. Per prevenire questi disagi si consiglia di evitare l’uso di salva slip e di collant di nylon e di indossare invece abiti comodi e biancheria intima di cotone e di eseguire una regolare igiene intima, evitando sempre l’utilizzo di sapone o detergenti intimi. Chemioterapia e piacere sessuale È possibile evitare o limitare gli effetti collaterali della chemioterapia. Tuttavia a causa delle condizioni cui il soggetto è sottoposto durante e al termine del trattamento, il desiderio sessuale può risultare minore. Se la paziente dopo 1–2 settimane si riprende in modo generale, solitamente ritorna anche il desiderio sessuale. Tuttavia, non è insolito che durante la chemioterapia possa insorgere un senso di insoddisfazione verso il proprio corpo. La perdita di peso, a volte accompagnata dalla perdita dei capelli, l’utilizzo di eventuali cateteri per settimane e mesi, possono influire negativamente sull’autostima. Come affrontare questi problemi viene spiegato nel capitolo «Accettare se stessi». Chemioterapia e gravidanza Se durante la chemioterapia il flusso mestruale viene interrotto, la donna perde la sua fertilità e una gravidanza può verificarsi solo in casi eccezionali. Qualora fosse opportuno evitare una gravidanza, si consiglia l’utilizzo di mezzi contraccettivi. A seconda dell’età della paziente, del tipo e della durata del trattamento è possibile che al termine della chemioterapia le ovaie riacquistino la loro funzionalità e i disturbi della menopausa scompaiono ancora una volta. In linea di principio è anche possibile una gravidanza. Si consiglia di rimandare la gravidanza a 2 o 3 mesi dal termine della terapia. Tale misura preventiva serve sia per escludere il più possibile eventuali danni al bambino e sia per ridurre al minimo il rischio di una possibile ricaduta della malattia. 35 Ormonoterapia 36 Una terapia ormonale viene adottata per combattere i tumori la cui crescita viene controllata dagli ormoni. Di solito in tal caso si intendono i tumori estrogeno-dipendenti a cui appartengono numerose patologie come il tumore al seno e il carcinoma dell’endometrio. Scopo dell’ormonoterapia è di bloccare la crescita delle cellule neoplastiche sottraendogli l’ormone (estrogeni) da cui dipendono. ne di tali ormoni, ma evitano che le cellule tumorali si nutrano degli estrogeni prodotti che circolano nel sangue. L’aggiunta di gestageni nel trattamento limita la crescita del tumore riducendo l’effetto degli estrogeni la cui produzione si presenta, sebbene in modo minore, anche al di fuori delle ovaie in altre parti del corpo. Per bloccare gli estrogeni ci si può avvalere di medicinali cosiddetti inibitori dell’aromatasi. Esistono diverse forme terapeutiche in tale ambito. Per le donne che ancora non hanno la menopausa è possibile eseguire un’asportazione delle ovaie o, sebbene meno frequente, una radioterapia per interrompere la produzione di estrogeni. Anche un appropriato trattamento farmacologico può impedire la produzione di ormoni nelle ovaie. Esistono dei medicinali simili ad uno degli ormoni prodotti dal corpo, il Gn-RH (i cosiddetti analoghi del Gn-RH). Un altro tipo di farmaco è costituito dagli anti-estrogeni che non impediscono la formazio- Se la donna si trova in un’età in cui può ancora avere figli, al momento della terapia ormonale, a seconda del tipo di trattamento, presenta quasi sempre i disturbi e i sintomi della menopausa. Ciò significa che il flusso mestruale viene interrotto e possono comparire secchezza vaginale e vampate di calore. In questo lasso di tempo per la donna non è possibile avere figli e raramente succede, comunque, che si verifichi una gravidanza nel corso di un’ormonoterapia. I sintomi tendono generalmente a scomparire con l’interruzione della tera- pia farmacologia e a questo punto la donna può nuovamente restare incinta. Al di là dei disturbi della menopausa a livello fisico possono esserci notevoli ripercussioni sul piacere sessuale di alcune donne. Il desiderio sessuale non subisce particolari alterazioni per via del mancato effetto degli estrogeni dato che di solito questo tipo di ormoni non ne sono coinvolti. La donna può raggiungere l’orgasmo come prima e nel caso di secchezza vaginale si consiglia l’utilizzo di una crema lubrificante, possibilmente senza contenuto di estrogeni. Qualora la terapia ormonale descritta non fosse sufficiente, le donne colpite da una neoplasia, potrebbero iniziare una cura a base di androgeni. Il più importante di questi ormoni è il testosterone. La produzione di androgeni, gli ormoni maschili, è molto limitata nel corpo della donna. Tali sostanze sono gli ormoni del piacere femminile, infatti persino una piccola quantità di androgeni può intensificare il piacere sessuale della donna. L’assunzione regolare di ormoni in dosi elevate può comunque portare ad un timbro della voce della donna più basso, alla comparsa di acne o alla crescita improvvisa di peli sul viso e col passare del tempo anche il clitoride può aumentare di dimensioni. Si parla a questo punto di «effetto mascolinizzante». È ovvio comunque che dentro di sé una donna resta sempre una donna, gli estrogeni non implicano assolutamente un cambiamento di sesso. 37 Gestione di problemi particolari 38 Paura della «prima volta» Se dopo un trattamento desiderate nuovamente un rapporto sessuale, avrete forse anche paura che le cose non vadano come prima e forse avrete paura di poter sentire dolori durante il rapporto oppure di non arrivare più all’orgasmo. Spesso la «prima volta» ci si sente sotto pressione oppure si avverte la paura di poter deludere il partner. Per alcune donne può essere utile riuscire a capire prima da sole che grado di sensibilità sessuale riescono ad avere. Si dovrebbe cercare di capire quali siano le proprie esigenze, quali parti del corpo sono più sensibili alle carezze, dove si prova piacere e quando e come si arriva all’orgasmo. Dopo aver provato da sole, sarà molto più facile ritrovare una vita sessuale soddisfacente con il vostro partner. può apparire meno lubrificata e perdere un po’ della sua elasticità. Per non avere dolori durante i rapporti sessuali si consiglia l’utilizzo di una crema lubrificante per la donna e la cosa migliore è usare un gel a base acquosa, senza profumo e privo di coloranti. Altamente sconsigliate invece le creme oleose che possono favorire la formazione di infiammazioni e infezioni (ad esempio funghi). Si è rivelata particolarmente efficace anche l’applicazione di una crema lubrificante sulla punta del pene del partner, attorno all’apertura vaginale e al suo interno. Per alcune coppie questi momenti possono essere vissuti come parte dei preliminari. In casi particolari di estrema secchezza vaginale può essere necessario applicare la crema più volte. Menopausa precoce Secchezza vaginale Spesso in seguito ad un trattamento antitumorale la vagina Può succedere che con i trattamenti antitumorali venga a mancare temporaneamente o in modo duraturo la produ- zione di estrogeni nelle ovaie. A questo punto il flusso mestruale scompare e subentra la menopausa. La menopausa indica quel periodo nel quale compare per l’ultima volta il flusso mestruale. Questa nuova fase della vita di una donna di solito avviene intorno ai 50 anni. Naturalmente i vari cambiamenti ormonali non riguardano solo il periodo iniziale ma si manifestano anche in seguito per diversi anni. Il corpo della donna avrà quindi tutto il tempo di adeguarsi alla nuova realtà. Vampate di calore e secchezza vaginale sono i principali sintomi e segni della cessazione dell’attività ovarica, ma i disturbi variano molto da donna a donna. Soprattutto a causa dei cambiamenti fisici legati alla menopausa, alcune donne avvertono un minore interesse verso la sessualità. La mancata produzione di estrogeni risulta essere solo in minima parte responsabile di questa condizione. Per far fronte alle tipiche caldane e alla secchezza vagina- le si consiglia l’assunzione di ormoni sottoforma di pillole, iniezioni, cerotti o creme vaginali. Qualora, su consiglio medico, non fosse possibile assumere ormoni perchè potrebbero favorire la crescita del tumore, verranno presi in considerazione altri metodi. Infatti, per combattere l’insorgenza di vampate di calore si può intervenire con un trattamento farmacologico a livello del sistema nervoso. Assumere regolarmente estrogeni per alleviare i disturbi suddetti potrebbe tuttavia favorire la formazione di un carcinoma dell’endometrio. In tal caso è opportuno proteggere la regione dell’utero introducendo anche una terapia a base di gestageni e così facendo si normalizzano le condizioni del soggetto o si limita il rischio di insorgenza della malattia. Una cura ormonale a lungo termine potrebbe essere responsabile, in maniera limitata, della crescita di un tumore al seno; fino ad oggi, tuttavia, il fenomeno non è stato chiarito del tutto. 39 40 Difficoltà a raggiungere l’orgasmo All’inizio non sarà facile, ma la maggior parte delle donne che prima di un trattamento tumorale arrivavano all’orgasmo, ci riusciranno di nuovo col passare del tempo anche in seguito alla terapia. Ecco alcuni suggerimenti su come affrontare il problema, creando un ambiente piacevole e un’atmosfera gradevole con un’illuminazione soft, magari al lume di candela, e scegliendo il momento della giornata migliore per non essere disturbati. munque difficoltà a raggiungere l’orgasmo, le seguenti indicazioni potrebbero esservi di aiuto. ➤ Potreste richiamare alla mente un’esperienza sessuale molto bella del passato o magari immaginare usando la vostra fantasia una situazione di piacere. Maggiore è il vostro coinvolgimento, più facilmente riuscirete a rilassarvi e a stare a vostro agio. ➤ ➤ Preliminari Essere toccate, accarezzate e abbracciate come pure un leggero massaggio rilassano il corpo e la mente. Prendete le mani del partner e guidatelo verso le parti del vostro corpo dove desiderate essere accarezzate e cercate di fare tutto con calma e tranquillità. Se una volta ritrovato il piacere verso la sessualità avete co- Avere fantasie sessuali Utilizzo di un vibratore Il rapporto sessuale può diventare più intenso con un vibratore. Usatelo voi stesse o chiedete al vostro partner di farlo per stimolare le vostre zone più sensibili. ➤ Cambiare la posizione durante il rapporto sessuale Può succedere che per via della malattia non sia più possibile avere un rapporto sessuale nella posizione preferita, cercate quindi di scoprire e sperimentare con il partner una posizione nuova che soddisfi entrambi. ➤ Tensione e rilassamento ritmici Contraete e rilassate i muscoli vaginali in modo ritmico durante un rapporto sessuale o quando viene accarezzato il clitoride. Cercate di farlo seguendo il ritmo del vostro respiro, ossia contrazione durante l’inspirazione e rilassamento durante l’espirazione. Incontinenza In seguito ad un intervento ginecologico o ad una radioterapia in molte pazienti possono verificarsi problemi di incontinenza urinaria. Se il muscolo dello sfintere non riesce più a funzionare come prima, un problema che si verifica spesso è proprio la perdita involontaria di urina. La paura di avere un attacco di incontinenza può essere mol- to difficile da affrontare. In casi del genere può essere utile seguire gli esercizi di Kegel (che prendono il nome dal suo scopritore), detti anche «esercizi di tonicità vaginale». Gli esercizi consistono in movimenti regolari di contrazione e rilassamento della vagina da ripetere più volte al giorno. In questi movimenti un ruolo fondamentale è svolto dai muscoli vaginali. Per ottenere dei risultati è importante eseguire gli esercizi con regolarità e l’ideale sarebbe sollecitare la regione interessata ogni giorno e ovunque, tra l’altro si tratta di esercizi che potete fare sia in piedi sia seduti. Per assistere ad un miglioramento evidente è necessario in media aver eseguito regolarmente l’esercizio per almeno 6–10 mesi più volte al giorno. Esistono anche esercizi di ginnastica mirati per rafforzare i muscoli del pavimento pelvico. Il vostro medico potrà prescrivervi una terapia specifica per il vostro caso. 41 42 Dolori lombari, alla testa e addominali zi mirati può favorire motoricità corporea. La comparsa di dolori addominali in seguito ad un intervento ginecologico può essere determinata da diversi fattori: ferite interne non ancora cicatrizzate, tessuti «incollati» all’interno della zona addominale successivamente al processo di guarigione. Spesso i dolori si manifestano in seguito a posture forzate e poco naturali di lunga durata, che appunto dovrebbero servire a evitare i possibili dolori. Adottando queste posture si creano tensioni in tutto il corpo che possono essere la causa di mal di testa, malessere generalizzato oppure dolori anche più forti. È importante eseguire regolarmente esercizi per il corpo per sbloccare le tensioni e correggere le posture sbagliate (ginnastica, ginnastica medica). È possibile che la carenza di estrogeni porti ad una perdita della lubrificazione di tendini, legamenti, dischi intervertebrali ed articolazioni e alla comparsa di dolori localizzati. Anche in questo caso eseguire eserci- Altrettanto auspicabile intervenire con un trattamento ormonale. la Dolori durante i rapporti sessuali I dolori durante il rapporto sessuale possono insorgere nella zona genitale ma anche in altri punti del corpo. Per esempio in seguito all’asportazione dei linfonodi ascellari nel corso di un trattamento antitumorale al seno può verificarsi un’ipersensibilità della pelle, della zona interna nella parte superiore del braccio e della parete laterale del seno. In questi casi basta il più piccolo contatto a provocare dolore. Dopo la chemioterapia talvolta si avverte un formicolio nelle mani e ai piedi. Non c’è bisogno di soffrire inutilmente, sfruttando le varie possibilità di trattamento, si potranno in ogni caso ridurre i dolori e quasi sempre eliminarli del tutto. Se nonostante i trattamenti non fosse possibile trovare una soluzione potreste seguire le seguenti indicazioni: pianificate il rapporto sessuale per quel periodo di tempo in cui l’intensità del dolore è minore. Raccontate al vostro partner dei vostri punti «dolenti» in modo da poterli evitare o farci attenzione. In presenza di dolori, concentratevi sui sentimenti e sulle sensazioni piacevoli, spesso i dolori passano in secondo piano se riuscite a pensare ad altro. I dolori nelle zone genitali durante il rapporto sessuale possono avere cause diverse: è possibile che in seguito alla operazione la vagina sia diventata più corta e più stretta per via della radioterapia. Un’eventuale secchezza vaginale può portare ad un rapporto sessuale doloroso. Cercate di avere rapporti solo quando siete sicure che la vagina sia ben lubrificata. Aiutatevi in questo senso con l’uso di una crema lubrificante a base acquosa o con preliminari lunghi e intensi. Mostrate al partner quali siano le posizioni che vi provocano maggior dolore e quando questo compaia toccando alcune parti del corpo. Durante il rapporto sessuale scegliete una posizione che vi permetta di controllare bene la penetrazione del pene del partner nella vagina e la velocità con cui il pene si muove all’interno della vagina. La posizione ideale per esempio è quella dove siete sopra al partner che è supino, oppure una posizione laterale, dove voi date le spalle al partner (posizione a cucchiaio), oppure in cui siete uno di fronte all’altro. Utilizzo di un dilatatore Il dilatatore della vagina è un cilindro o un tubicino fatto di plastica, gomma, vetro o metallo che funziona introducendolo all’interno della vagina per favorirne la dilatazione. La donna avrà l’impressione di aver introdotto per alcuni minuti un tampone di grandi dimensioni nella vagina. Il dilatatore è disponibile in varie misure in modo da favorire 43 44 una dilatazione graduale della zona interessata. L’uso di un dilatatore permette una dilatazione a lungo termine e aiuta le donne a capire come rilassare i muscoli vaginali. L’utilizzo di dilatatori ad esempio è comune in seguito ad una radioterapia nella zona pelvica e farlo almeno tre volte a settimana favorisce l’elasticità e una normale cicatrizzazione della vagina durante il periodo di guarigione della mucosa vaginale soggetta a irritazioni a seguito della radioterapia. Lo stesso discorso vale per il rapporto sessuale: in ogni caso almeno tre volte a settimana. Il processo di cicatrizzazione dura solitamente diversi anni. Può darsi quindi che la donna debba utilizzare un dilatatore vaginale per il resto della sua vita. Per questo motivo è importante iniziare ad usarlo il prima possibile. Non aspettate che la vagina si restringa troppo, ma prevenite tale possibilità con pratiche di dilatazione tempestive. Per l’uso corretto del dilatatore rivolgetevi al vostro medico di fiducia. Vivere con uno stoma (apertura artificiale) Il termine «stoma» in ambito medico si riferisce ad un’apertura corporea artificiale. Dopo l’asportazione della vescica esistono diverse possibilità per evacuare l’urina verso l’esterno, una consiste nel creare un’apertura nell’addome. Scientificamente si parla di urostomia. Nel caso di un’ urostomia con sacchetto esterno si verifica un flusso costante verso il sacchetto dell’urina e se il sacchetto dell’urina si trova nella giusta posizione non ci sono disagi per il rapporto sessuale. Verificate tuttavia prima la tenuta del sacchetto e svuotatelo per assicurare che non possano esserci perdite. Seguendo le giuste indicazioni un’urostomia non dovrebbe ostacolare in alcun modo il rapporto sessuale. Sono infatti idee sbagliate e sensazioni particolari (come ad esempio imbaraz- zo) a portare alla conclusione che uno stoma non permetta di avere rapporti sessuali. Possono essere utili anche tessuti protettivi in cotone che coprono lo stoma, oppure indossare la canottiera, una t-shirt o degli indumenti intimi durante il rapporto sessuale. Lo stesso vale per soggetti ai quali è stato applicato uno stoma per l’intestino (anus praeter, ileostomia, colostomia). Per evitare che il sacchetto possa dare fastidio durante il rapporto sessuale, è possibile sostituirlo temporaneamente con uno più piccolo oppure utilizzare un’apposita chiusura. È possibile fissare il sacchetto al corpo mediante una fascetta oppure alla canottiera. Pianificate il rapporto sessuale ed evitate che si verifichi quando la donna effettua (ogni 24–48 ore) lo svuotamento tramite l’irrigazione di liquido. Tra un’evacuazione e l’altra l’apertura dello stoma rimane semplicemente chiusa. Durante il rapporto sessuale si consiglia di non premere troppo forte sulla pancia per evitare il manifestarsi di odori e rumori. Per questi motivi la cosiddetta «posizione del missionario» (uomo sopra la donna supina) non è particolarmente adatta. Chi vive in prima persona l’esperienza di un’apertura intestinale artificiale può sentirsi molto a disagio. Non poter controllare l’evacuazione di urine e feci per molte persone rappresenta un grave problema, è quasi come fare un passo indietro nella propria educazione quando da bambini la capacità di resistere allo stimolo per poi andare al bagno era un passo fondamentale nell’educazione alla pulizia del proprio corpo. E quindi l’applicazione di uno stoma può sicuramente influenzare l’autostima di una persona. Fra gli adulti di solito non si parla di urine e di feci, si tratta infatti di qualcosa a cui i portatori di stoma devono abituarsi. Le prime reazioni alla nuova realtà spesso sono di disgusto e rifiuto, talvolta espresso dal partner stesso, è quindi importante allentare ogni tabù e parlare con il proprio compa- 45 46 gno del problema. Potrete parlarne anche con il vostro stomaterapista oppure rivolgervi a uno dei centri per servizi psicosociali. Una portatrice di stoma può fare tranquillamente l’esperienza di una gravidanza e di un parto nella norma se le sue condizioni di salute lo permettono. Ad ogni modo prima di rimanere incinta dovrebbero trascorrere almeno da uno a due anni dall’intervento e solitamente in questi casi viene eseguito un parto cesareo. L’assistenza del proprio medico responsabile del trattamento ed anche del ginecologo sarà indispensabile durante le varie fasi di questo percorso. Dubbi e domande frequenti Le patologie tumorali si possono trasmettere per via sessuale? Alcune persone temono che il tumore sia una malattia contagiosa, e ciò che si legge sui giornali riguardo ai virus e ai tumori tende ad aumentare l’insicurezza. Ma qui vengono confusi due concetti completamente diversi. È giusto dire che molti virus vengono trasmessi da una persona all’altra, ad esempio con il contatto fisico e che alcuni partecipano alla formazione di tumori, come ad esempio i virus del papilloma. Inoltre, moltissime persone, nel corso della loro vita, entrano in contatto con tali virus e ne diventano portatori. Ci sono poi casi in cui i soggetti non sanno di essere portatori e altri casi dove i disturbi si manifestano palesemente dopo anni o decenni, e i virus sono solo uno dei fattori che insieme ad altri portano all’insorgere di una malattia grave. Un tumore o meglio le cellule tumorali non possono trasmettersi da una persona al- l’altra, né con i baci, né con rapporti sessuali incluso il sesso orale e questo per due motivi principali: da una parte le cellule, per sopravvivere al passaggio, hanno bisogno di condizioni esterne particolari che non sussistono; dall’altra, anche se le cellule tumorali dovessero in qualche modo entrare nel corpo, verrebbero comunque riconosciute come estranee e sconfitte dal sistema immunitario. Il rapporto sessuale può causare una ricaduta? Alcune pazienti, dopo un trattamento antitumorale, credono di dover rinunciare a qualsiasi forma di sessualità, forse perché temono che il rapporto sessuale possa far ricrescere il carcinoma. Questa convinzione tuttavia non ha nessun fondamento medico. La sessualità vissuta in modo positivo aumenta il benessere psicofisico e ha quindi un effetto stimolante sul sistema immunitario. L’idea della rinuncia può avere anche altri motivi: per alcuni malati il tumore vie- 47 48 ne associato, consciamente o subconsciamente, ad una forma di punizione, credono che Dio oppure il fato abbia pietà di loro e li risparmi da una nuova malattia se non avranno più rapporti sessuali. Per alcuni il parere puramente medico sarà quindi di importanza minore. Ma può darsi che il soggetto cerchi una conferma della sua opinione e forse confidarsi con un prete che ha un atteggiamento più aperto o contattare con uno dei consultori elencati alla fine dell’opuscolo potrebbe essere di grande aiuto. Le persone sottoposte a radioterapia sono radioattive? Nella radioterapia viene sfruttata l’energia di onde elettromagnetiche o di particelle per distruggere le cellule maligne del tumore. Nella maggior parte dei casi viene effettuata una radioterapia esterna e raramente il soggetto è sottoposto a radioterapia interna (piccole quantità di materiale radioattivo vengono posizio- nate nella regione da trattare). Le parti naturali del corpo, in seguito alla radioterapia non diventano radioattive e anche una radioterapia interna non rende i pazienti radioattivi. Talvolta ai fini della diagnostica o della terapia vengono eseguite iniezioni di sostanze radioattive che vengono trasportate nel circolo sanguigno fino all’area dove sono state destinate. Successivamente le sostanze radioattive si decompongono velocemente fino a perdere qualsiasi effetto oppure vengono espulse tramite le urine. Fino al termine della radioterapia, è necessario rispettare le misure di protezione per l’ambiente circostante. A terapia conclusa non sussiste più alcun pericolo di radiazioni, né per il contatto intimo né in altre situazioni. Consigli generali Accettare se stessi I cambiamenti del corpo richiedono un grande adattamento psichico alla nuova situazione. Poiché l’immagine del nostro corpo è una parte fondamentale di noi stessi, la perdita di una funzione o il cambiamento esterno può intaccare profondamente il nostro io. Spesso si tratta di dover lasciare qualcosa a cui ci siamo abituati, e in questi casi il distacco è un momento difficile, ma bisogna cercare di superarlo. Anche il partner dovrà adattarsi alla nuova situazione, da lui dipende come avviene il distacco dal passato e l’accettazione della nuova realtà, della nuova apparenza del partner ecc.. Soprattutto se l’essere giovani, l’estetica e la bellezza sono degli ideali importanti, questo processo non sarà del tutto facile. Nuove posizioni per un rapporto sessuale più facile Se siete ancora deboli per via della terapia oppure se alcune posizioni vi procurano dolori cercate di cambiarle introducendone altre nei vostri rapporti sessuali. Nella nostra cultura la cosiddetta «posizione del missionario» (l’uomo sopra la donna supina) è quella più frequentemente usata. Forse adesso è più piacevole stare accanto al partner. Un’altra posizione che dà molta libertà alla donna è quella in cui sta seduta sul partner sdraiato, ma non esiste una posizione ideale per la nuova situazione. Sarete voi stessi a cercare e a trovare nuove sensazioni. 49 Per chi non ha un partner 50 Il fatto di non avere un partner potrebbe rendere la situazione più difficile, soprattutto se manca anche il sostegno importante dei famigliari o degli amici. Forse temete anche di non essere abbastanza belli da trovare un partner in futuro oppure che un nuovo compagno possa lasciarvi non appena venga a conoscenza della vostra malattia. Alcuni tumori lasciano tracce ben visibili: cicatrici o disfunzioni di parti del corpo, come ad esempio l’asportazione della laringe, la mastectomia oppure il trattamento antitumorale nella zona facciale. In questi casi la paura di non venire accettati è naturalmente molto grande. Alcune persone che vi interessano potrebbero anche rifiutarvi, ma questo succede anche tra persone sane. Il vero ostacolo sarà solo credere che nessuno possa amarvi per via della vostra malattia. Nonostante la malattia, nonostante eventuali cicatrici permanenti oppure le conseguenze di un trattamento, persone affette da tumori hanno trovato un nuovo partner. Non fatevi scoraggiare se la situazione dovesse peggiorare temporaneamente. Una volta incontrata una persona che pensate potrebbe essere il vostro nuovo compagno, vi chiederete probabilmente quando e come parlargli della vostra malattia. Il momento giusto in cui accennare alla vostra malattia ovviamente dipende da caso a caso e non da ultimo dalle persone. Nel caso di segni apparenti del tumore potreste parlarne già al primo incontro, altrimenti si consiglia di non affrontare subito il discorso. Aspettate fino a quando sarete riusciti a costruire un rapporto di fiducia, cercate il modo giusto per introdurre l’argomento ed evitate di aspettare proprio il momento in cui siete costretti a farlo per le circostanze. Cercate un momento tranquillo in un’atmosfera rilassata per parlarne con lui (quindi non solo quando per la prima volta vi fate le carezze più intime). Potreste ad esempio ini- ziare dicendo: «ho aspettato a lungo per dirti che ho avuto un tumore. Ho paura che per questo motivo tu ti possa tirare indietro», ... oppure «sai, diversi anni fa ho avuto la leucemia. Credi che questo possa ostacolare il nostro rapporto?» Se avete la sensazione di non riuscire da soli a superare le vostre paure e angosce, non esitate a chiedere aiuto ad un esperto. Sarebbe molto peggio se, per paura di essere rifiutati, vi ritiraste nel vostro guscio mettendo un muro tra voi e gli altri, soffrendo di conseguenza non solo per via della malattia ma anche di solitudine. 51 Chi mi può aiutare? 52 Molte pazienti avvertono la necessità di potersi incontrare con altre donne che si trovano in una situazione simile, che conoscono sia le ansie sia i problemi quotidiani legali alla malattia in prima persona. Da questi confronti e scambi di idee il paziente spesso riesce a capire meglio la propria situazione e riceve anche in molti casi consigli utili per la propria condizione. Esistono vari gruppi di autoaiuto nei comprensori dell’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe. Non esiste una ricetta universale che spiega come risolvere correttamente i problemi che i pazienti affetti da tumori devono affrontare, ognuno deve trovare la propria strada. E in ogni caso è importante impegnarsi attivamente e prendere in mano la propria vita, riconoscere la nuova situazione come una nuova opportunità, e se necessario farsi aiutare dagli enti e dalle istituzioni competenti in materia. Annessi Approfondimenti Nel presente opuscolo abbiamo citato più volte gli opuscoli informativi pubblicati dall’Assistenza Tumori Alto Adige – Südtiroler Krebshilfe che possono essere richiesti rivolgendosi direttamente all’associazione del vostro comprensorio (indirizzi a pagina 54) ➤ La radiooncologia La chirurgia dei tumori ➤ Il trattamento farmacologico dei tumori ➤ Come accompagnare un malato di cancro ➤ Tumori e sessualità nell’uomo ➤ 53 54 Indirizzi utili Sede centrale dell’Assistenza Tumori Alto Adige – Associazione Amministrazione e Uffici Via Tre Santi, 1 39100 Bolzano Tel. 0471 28 33 48 Fax 0471 28 82 82 E-Mail: [email protected] Sede: Via delle Corse, 27 39012 Merano Tel. e Fax 0473 44 57 57 Ambulatorio: Via Roma, 3 39012 Merano Tel. 0473 49 67 15 Ordinazione opuscoli Fax 0471 28 82 82 Sede: Via Ospedale, 13 39028 Silandro Tel. 0473 62 17 21 Sede e Ambulatorio: Via Tre Santi, 1 39100 Bolzano Tel. 0471 28 37 19 Fax 0471 28 82 82 Ambulatorio: Via Principale, 134 39028 Silandro Tel. 0473 73 66 40 55 Sede e Ambulatorio: Largo Cesare Battisti, 6 39044 Egna Tel. e Fax 0471 82 04 66 Ambulatorio Laives: Altenzentrum Via Pietralba, 62 39055 Laives Tel. e Fax 0471 82 04 66 Sede: Via Bruder Willram, 11 39031 Brunico Tel. e Fax 0474 55 13 27 Ambulatorio: Via A. 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