MARCHE BIOTECH NEWSLETTER
ULTIME NOVITA’ IN CAMPO BIOTECNOLOGICO
MARZO 2013
NEWSLETTER DI
DIVULGAZIONE SCIENTIFICA
DELL’ASSOCIAZIONE
pag. 1
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ULTIME NOVITA’ IN CAMPO BIOTECNOLOGICO
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" Non troverai mai la verità se non sei disposto ad
accettare anche ciò che non ti aspetti ". Eraclito
INDICE:
pag 3: Gli associati di Marche Biotech: scheda di presentazione di DIATHEVA S.R.L.
pag 4: Approfondimento: COSA SONO LE BIOTECNOLOGIE?
pag 5: Venerdì 8 Marzo: CONFERENZA DI PRESENTAZIONE DI JESI CUBE,il primo
incubatore d’impresa delle Marche
pag 7: Archivio notizie
•
Pag 7: 13/02/2013 Dimostrata l’efficiacia della terapia genica
•
Pag 9: Le potenzialità della biotecnologia blu:
o 08/03/2013 Alla ricerca di nuovi farmaci sul fondo dell’oceano
o 13/02/2013 Il primo farmaco antitumorale di origine marina
•
Pag 13: Il forte impatto delle cellule staminali sul panorama socio-sanitario:
o 27/02/2013 Il midollo osseo una miniera di staminali per la ricostruzione dei
tessuti
o 28/02/2013 Riprogrammare le staminali per ridare la vista
o 13/03/2013 Cellule staminali mesenchimali per colpire i tumori
•
Pag 16: 05/03/2013 Grave incendio alla Città della Scienza di Napoli
pag 17: BIBLIOGRAFIA
pag 18: EVENTI IN PROGRAMMAZIONE
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Scheda di presentazione : DIATHEVA S.R.L.
Diatheva srl, azienda con sede a Fano (Pesaro) operante nel
settore
delle
biotecnologie,
nasce
come
spin-off
dell’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo ed è
attualmente orientata allo sviluppo di kit e reagenti per la
ricerca di base e la diagnostica. Fondata nel 2002 dal Prof.
Mauro Magnani è attiva sul mercato nazionale e
internazionale, dal 2004, con diverse linee di prodotto
relative allo studio delle PRD (Poverty related diseases), in
particolare HIV_I , dei patogeni alimentari nonché trovati
innovativi per la diagnostica molecolare correlata allo studio
dei tumori e delle malattie cardiovascolari. Lo staff operativo
è composto da 12 collaboratori altamente qualificati e
provenienti per la maggior parte dall'Università di Urbino.
Mirante alla creazione di una diretta connessione tra azienda e istituti di ricerca, Diatheva ha
instaurato numerose collaborazioni scientifiche con centri pubblici e privati in Italia e all'estero,
tra i principali: Centro di Biotecnologie di FANO, Università degli Studi di Urbino, Istituto
Superiore di Sanità di ROMA, Università di Roma Tor Vergata, Università di Catania, University
of Kent, University of Bergen, al fine di incrementare gli standard qualitativi dei propri prodotti
e servizi nonché ampliare la gamma di prodotti innovativi attraverso il trasferimento della
ricerca di base in applicazione.
Nel luglio del 2006 l'azienda ha acquisito una facility GMP per la produzione di proteine
ricombinanti per studi clinici di fase I e II con particolare enfasi per i nuovi immunogeni contro
HIV-I a scopo vaccinale. Diatheva è l'unica azienda in Italia a fornire un servizio conto terzi per
la produzione di APIs di livello GMP. Grazie al supporto delle collaborazioni scientifiche con
istituti di ricerca ha partecipato a numerosi progetti europei e nazionali sviluppando prodotti
altamente innovativi nel campo della diagnostica molecolare. Diatheva è attualmente coinvolta
in un progetto Europeo e tre progetti finanziati dalla Regione Marche, detiene due brevetti
nazionali e vanta diverse pubblicazioni scientifiche. Diatheva lavora con tutto il mondo
attraverso il canale informatico ed ha instaurato numerosi rapporti di distribuzione con diverse
aziende di vari stati stranieri tra cui: Giappone, Israele, Inghilterra. Nel 2009 è entrata a far
parte dell'Associazione Marche Biotech, associazione indipendente nata con la missione di
promuovere una nuova cultura delle biotecnologie, collaborando con le più importanti ed affini
aziende della regione, ampliando in tal modo il proprio network scientifico. Recentemente ha
stipulato due accordi con l'Istituto Superiore di Sanità e gli Istituti Ortopedici Rizzoli per due
nuovi anticorpi monoclonali dei quali viene attualmente implementato lo sviluppo industriale.
Nel Luglio 2012 Sol, multinazionale operante nella produzione e distribuzione di gas tecnici e
medicinali, ha acquisito il 51% di Diatheva. Con questa operazione, Sol apporterà a Diatheva
risorse supplementari per lo sviluppo dei suoi anticorpi monoclonali ricombinanti e per la
realizzazione dell'impianto GMP volto alla produzione di proteine ricombinanti e antigeni. Date
le esperienze nell'attivita' di cryo management biotecnologico per ospedali e cliniche, Sol è
interessata a migliorare la conoscenza del settore biotech tramite il suo coinvolgimento in
Diatheva che, a sua volta, trarrà i vantaggi e le sinergie derivanti dalla radicata presenza di
SOL nel mercato sanitario europeo.
http://www.diatheva.com
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Approfondimento: COSA SONO LE BIOTECNOLOGIE?
Le biotecnologie, intese nel significato più ampio del termine, possono essere definite come
"ogni tecnologia che utilizza organismi viventi (quali batteri, lieviti, cellule vegetali, cellule
animali di organismi semplici o complessi) o loro componenti sub-cellulari purificati (organelli
ed enzimi) al fine di ottenere notevoli quantità di prodotti utili, oppure per migliorare le
caratteristiche di piante e animali o, ancora, per sviluppare microrganismi utili per specifici
usi".
Il termine "biotecnologia" è una parola nuova che descrive però una disciplina antica, risalente
alla preistoria (preparazione di bevande e cibi fermentati). In effetti già migliaia di anni fa
l'uomo ha iniziato a produrre birra, vino, pane e a trasformare il latte in yogurt e formaggio. I
nostri antenati non conoscevano però i meccanismi alla base della trasformazione di prodotti
naturali in cibi e bevande (lievitazione, fermentazione, ecc.) e cioè non sapevano che alla base
di questi processi vi erano specifici microrganismi viventi. Louis Pasteur (1861), comprende e
descrive eventi usuali, ma misteriosi, quali la preparazione della birra o la fermentazione del
latte, individuando i microrganismi responsabili delle trasformazioni. Con gli studi di Pasteur
che, a ragione, può essere considerato il padre della biotecnologia, vengono così poste le
premesse per i processi fermentativi sfruttati dall'attuale bioindustria, che fa uso di colture
pure di microrganismi per la produzione di alimenti, bevande e altri prodotti utili.
Le ulteriori fasi di sviluppo delle biotecnologie che consentono il passaggio da quelle tradizionali
(scarsa/nessuna conoscenza dei meccanismi biologici alla base dei processi osservati) a quelle
innovative, sono legate sia alla selezione e caratterizzazione dei ceppi di microrganismi
utilizzati sia alla messa a punto di tecnologie per la loro coltivazione e l'ottimizzazione dei
processi produttivi.
La discriminante, che consente però di parlare a pieno titolo di biotecnologie innovative, è
rappresentata dalla tecnologia del DNA ricombinante (ingegneria genetica). L'ingegneria
genetica è una scienza nata negli anni Ottanta dalla confluenza di metodologie della genetica e
della biologia molecolare. In questi trenta anni si è specializzata in una serie di metodologie
sperimentali rivolte all'isolamento, alla caratterizzazione e alla manipolazione dei geni. Il
clonaggio si basa sulla possibilità di inserire in maniera stabile un singolo frammento di DNA in
una singola cellula batterica. Questa cellula si replica con enorme velocità e con lei si replica
nello stesso tempo il frammento di DNA introdotto artificialmente. Dopo che un gene è stato
isolato, l'ingegneria genetica permette di studiarne la struttura, la funzione e la regolazione e
di intervenire sulla sua natura. Le moderne biotecnologie si basano su una serie di progressi
della genetica molecolare effettuati tra il 1950 e il 1975. Una parte importante delle
biotecnologie innovative consiste infatti nell'individuare, trasferire e modificare i geni, costituiti
appunto da DNA, che contengono le istruzioni per produrre specifiche proteine funzionali o
strutturali.
DNA ricombinante: tappe operative
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Isolamento di molecole di DNA (geni) in purezza o loro sintesi in laboratori;
Trasferimento delle molecole di DNA prescelte in cellule di origine diverse (in genere
batteri con conseguente ricombinazione dei due tipi di DNA e formazione di ibridi
molecolari);
Selezione dei cloni cellulari contenenti il DNA nuovo, capaci di sintetizzare il prodotto
e/o la funzione, codificati dal nuovo gene trasferito.
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Venerdì 8 Marzo 2013: CONFERENZA DI PRESENTAZIONE DI
JESI CUBE, il primo incubatore d’impresa delle Marche
Il Gruppo Eridania Sadam, il Comune di Jesi e
l’Università Politecnica delle Marche presentano l’avvio
del 1° incubatore d’impresa nelle Marche, una pratica
già diffusa in Italia e nel mondo, per dare un'opportunità ai giovani talenti di affermare le
proprie idee e far nascere imprese di successo. In particolare l'obiettivo del progetto "Jesi
Cube" è favorire la nascita di nuove imprese "science based" con validata potenzialità,
supportandole nei primi difficili anni di vita, offrendo servizi d'accompagnamento e tutoraggio,
fornendo spazi attrezzati per ospitare le neo-imprese, creando sinergia e stimolo reciproco tra i
giovani neo imprenditori.
Tale progetto è quindi destinato a chiunque ritenga di avere un’idea imprenditoriale vincente,
tipicamente ricercatori ed aspiranti neo imprenditori che hanno sviluppato prototipi, brevetti,
applicazioni innovative e che vogliono proporre la nascita di nuove imprese basate sul proprio
know how e idee di business. Si parte dunque da una “business idea”, si formula un “business
plan” e si propone la propria candidatura all’incubatore che sarà poi valutata attraverso
un’apposita commissione in specifiche call di selezione. Una volta superato questo esame
l’incubatore si impegna ad ospitare la start-up per tre anni e a supportare attraverso appositi
servizi, le fasi più importanti della crescita e dello sviluppo dell’impresa.
Durante l’incontro sono intervenuti Marco Pacetti, Magnifico Rettore dell’Università Politecnica
delle Marche, Massimo Maccaferri, Presidente Eridania Sadam, Massimo Bacci, Sindaco del
Comune di Jesi, Giuseppe Casali, Presidente Confindustria Ancona e Daniele Bragaglia,
Direttore Generale del Gruppo Eridania Sadam. Gli stessi hanno espresso la propria volontà di
realizzare nuovi importanti investimenti strategici nel nostro territorio al fine di valorizzare i
giovani talenti marchigiani, rimarcando l’importanza cruciale del creare le giuste condizioni per
permettere loro di realizzare i propri sogni, argomentazioni che si sposano perfettamente con
quello che è l’obiettivo di Jesi Cube, progetto dei quali sono forti fautori.
Al termine della conferenza è stato possibile visitare la struttura e gli spazi attrezzati (uffici e
laboratori) che Jesi Cube mette a disposizione delle start up selezionate.
Finora hanno passato la selezione:
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Bio-erg s.r.l.: una società che opera nel settore delle
biotecnologie, specializzata nella produzione e commercializzazione
di ingredienti/additivi alimentari, in particolare di destrano, ottenuti
mediante biofermentazione e destinati ai diversi settori
dell’industria alimentare;
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GreenTech s.r.l.: spin-off dell’Università
Politecnica delle Marche si propone di sviluppare,
produrre e commercializzare sistemi sostenibili di
conversione, gestione e accumulo dell’energia
elettrica, termica e frigorifera. Il gruppo di ricerca
è attivo anche in altri settori delle energie
rinnovabili, come quello dello sviluppo di impianti
a scala industriale di fotobioreattori, con il duplice
obiettivo di realizzare una soluzione ad alto valore per gli impianti di cogenerazione a
biogas e di realizzare e commercializzare uno o più sottoprodotti dalla biomassa
ottenuta (microalghe);
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Hyperlean s.r.l.: spin-off dell’Università
Politecnica delle Marche nasce dall’iniziativa di sei
giovani ricercatori nel campo dell’ingegneria
industriale e da Biesse S.p.a., leader mondiale nella
meccanica avanzata per l’industria del mobile. Hyperlean opera nel campo dei sistemi
software e sviluppa applicazioni CAD-based innovative dedicate alla gestione della
conoscenza di prodotto per ridurre il time to market e rendere più efficienti i processi.
-
Nano-Tech s.r.l.: start up fondata nel 2011 a seguito
della vittoria di “eCapital 2010 business plan competition”
ha come focus principale la ricerca e sviluppo di nuovi
materiali nanotecnologici e punta a produrre e
commercializzare nanotubi di carbonio e grafene a uso
industriale e per la ricerca. Il primo prodotto in fase di lancio è una resina epossidica
nanostrutturata dalle elevate prestazioni meccaniche, termiche ed elettriche che trova
applicazione nella realizzazione di materiali compositi avanzati per l’industria nautica,
automobilistica ed aerospaziale.
Sono previste in seguito nuove call per la selezione di eventuali altre start up.
http://www.jesicube.org/resources/allegati/KickOff8marzo/Jesi%20Cube_Presentazione08032
013.pdf
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Archivio notizie:
13/02/2013: Dimostrata l'efficacia della terapia genica
Dimostrata in laboratorio l'efficacia della terapia genica
per una rara malattia genetica del fegato, il deficit di
alfa-1-antitripsina: a dimostrarlo è uno studio
pubblicato su EMBO Molecular Medicine dal gruppo di
Nicola Brunetti-Pierri dell'Istituto Telethon di genetica
e medicina di Napoli (Tigem).
Questa rara patologia genetica è dovuta alla carenza di
un enzima prodotto dal fegato, importante per
mantenere l'integrità di alcuni tessuti dell'organismo,
in particolare i polmoni. La proteina mutata rimane
intrappolata nelle cellule del fegato causando di conseguenza un danno epatico. Chi ne soffre
può andare incontro a insufficienza epatica già durante l'infanzia e, in età adulta, a epatite
cronica e aumentato rischio di tumore del fegato. Al momento, nei pazienti con grave
compromissione epatica, il trapianto di fegato è l'unica terapia disponibile. La terapia
enzimatica sostitutiva, che ha una certa efficacia per le manifestazioni polmonari della
malattia, non ha invece effetti sulla malattia epatica.
"Abbiamo quindi provato a seguire un altro approccio, quello della terapia genica, ma non in
modo tradizionale" spiega Brunetti-Pierri. "All'interno del vettore virale, il virus
"addomesticato" che usiamo come sistema di trasporto di materiale genetico all'interno delle
cellule malate, abbiamo infatti inserito non una versione corretta del gene per l'alfa-1antitripsina, che non sarebbe efficace, ma un interruttore genetico chiamato TFEB in grado di
stimolare e potenziare lo smaltimento di sostanze tossiche". Scoperto nel 2009 proprio dal
team di Andrea Ballabio, il direttore del Tigem di Napoli, TFEB è in grado di attivare a sua volta
altri geni coinvolti nella rimozione dei rifiuti cellulari, mettendo in moto una vera e propria
squadra di "spazzini" chiamati autofagosomi e lisosomi. Negli ultimi anni, quindi, i ricercatori
dell'istituto Telethon partenopeo si sono concentrati nel capire come sfruttare questo gene
nell'ambito di malattie di varia natura dovute all'accumulo di proteine tossiche.
"In questo lavoro" continua Brunetti-Pierri "abbiamo dimostrato nel modello animale di deficit
di alfa-1-antitripsina come la terapia genica con TFEB sia in grado di ridurre l'accumulo della
versione tossica della proteina, nonché la degenerazione delle cellule epatiche, tipica della
malattia. Parallelamente, non si sono osservati effetti tossici, il che ci fa ben sperare in vista di
una possibile applicazione futura nell'uomo, in questa e in altre patologie dovute all'accumulo
di proteine tossiche. Va sottolineato che questo approccio terapeutico non ha effetto sui
sintomi polmonari della malattia, che tuttavia possono essere trattati con altri approcci
farmacologici".
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PER I NON ADDETTI AI
tt LAVORI: La terapia genica
Da oltre quindici anni i geni vengono
impiegati
per
produrre,
con
tecniche
biotecnologiche,
proteine
pure
che
si
utilizzano come biofarmaceutici (insulina,
ormone della crescita, fattori di coagulazione
del sangue, eritropoietina etc.).
LA TERAPIA GENICA è una tecnologia medica
nella quale il DNA è direttamente utilizzato
come una sostanza farmaceutica. Con questa
tecnica, i geni o frammenti di questi vengono
inseriti nel corpo umano con lo scopo di
prevenire, trattare o curare una malattia.
Il trasferimento del gene nell'organismo
umano viene ottenuto tramite vettori non
virali oppure di origine virale. La difficoltà
maggiore che si incontra nel trasferimento del
gene è il raggiungimento di un livello di
efficienza sufficiente.
La terapia genica può potenzialmente curare molte malattie o disfunzioni sia genetiche che
acquisite.
Le sperimentazioni cliniche della terapia genica hanno avuto inizio nel 1990. Fino ad oggi ne
sono state fatte circa 200 che hanno coinvolto circa 3.000 pazienti. Alcune di queste
sperimentazioni sono state condotte o sono attualmente in corso in Svizzera.
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Le potenzialità della biotecnologia blu
1) 08/03/2013 Alla ricerca di nuovi farmaci
sul fondo dell'oceano
Ogni volta che si usa un antibiotico, i ceppi più
deboli dell'infezione vengono uccisi mentre quelli
più forti e virulenti resistono e si moltiplicano. In
passato, questo non era fonte di grande
preoccupazione, poiché era sempre disponibile un nuovo farmaco per combattere
l'infezione. Ora, tuttavia, stiamo esaurendo le opzioni.
In effetti, come spiega il professor Marcel Jaspars dell'Università di Aberdeen nel Regno
Unito, sin dal 2003 non è stato registrato nessun nuovo antibiotico. L'interesse nello
sviluppo di nuovi antibiotici è calato poiché essi vengono usati solo per brevi periodi di
tempo e la loro efficacia è limitata a circa dieci anni. Questo non li rende degli
investimenti redditizi per le case farmaceutiche e, di conseguenza, le nostre scorte si
stanno esaurendo. "Se non viene fatto nulla per combattere questo problema noi in
circa dieci o venti anni siamo destinati a tornare a una "era-pre-antibiotici", dove insetti
e infezioni che sono attualmente abbastanza facile da curare potrebbero rivelarsi
mortali", dice Jaspars.
La scoperta di farmaci è quindi una questione molto seria legata alla salute. Comunque,
gli scienziati ritengono che l'oceano potrebbe fornire la risposta al problema dello
sviluppo di nuovi farmaci. La maggior parte degli antibiotici utilizzati attualmente è
stata isolata da fonti terricole, e i recenti tentativi di bioprospezione terrestre hanno per
lo più portato alla riscoperta di antibiotici conosciuti o di loro stretti omologhi. Dati
recenti indicano in modo deciso che l'ambiente marino rappresenta una fonte non
sfruttata di nuove molecole biologicamente attive, in particolare di antibiotici. Per lungo
tempo gli scienziati hanno cercato negli oceani di tutto il mondo nuovi possibili farmaci,
anche se questa ricerca si è concentrata principalmente nelle acque tropicali.
Il progetto PharmaSea mira a combattere il crescente problema della resistenza agli
antibiotici mediante la ricerca di nuovi farmaci nell'oceano. La novità di questo progetto
è che esso esplorerà alcuni degli oceani più profondi e freddi del pianeta. Questo
potrebbe essere interessante, poiché finora sono stati pochissimi i campioni raccolti
nelle regioni dell'Artico e dell'Antartico. Questo progetto di quattro anni su larga scala
riunirà ricercatori europei provenienti da Regno Unito, Belgio, Norvegia, Spagna,
Irlanda, Germania, Italia, Svizzera e Danimarca per raccogliere e setacciare campioni di
fango e sedimenti prelevati da enormi fosse oceaniche mai toccate in precedenza. Esso
è supportato con oltre 9,5 milioni di euro di finanziamenti UE e riunisce 24 partner
provenienti dal mondo industriale, da quello accademico e da organizzazioni no profit
sparsi in 14 paesi.
Uno degli obiettivi di PharmaSea è quello di cercare nuovi antibiotici in batteri marini
scoperti recentemente. Esso si concentrerà inoltre sulla scoperta di farmaci per malattie
neurologiche, infiammatorie e altre di tipo infettivo.
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Già da qualche tempo i ricercatori sanno che la grande diversità della vita marina negli
oceani rappresenta ciò che potrebbe equivalere a una miniera d'oro farmaceutica mai
esplorata prima. Gli oceani sono la fonte di un grande gruppo di prodotti naturali
strutturalmente unici, che sono per lo più raccolti in invertebrati quali spugne, tunicati,
briozoi e molluschi. Parecchi di questi composti (in particolare il metabolita ET-743 nei
tunicati) mostrano notevoli attività farmacologiche e sono dei candidati interessanti per
nuovi farmaci, soprattutto nel campo della cura del cancro. Altri composti sono
attualmente in fase di sviluppo come analgesici (ziconotide ottenuto dal mollusco Conus
magus) o per trattare le infiammazioni. Numerosi prodotti naturali provenienti dagli
invertebrati marini mostrano impressionanti similitudini strutturali a metaboliti
conosciuti di origine microbica, facendo pensare che dei microrganismi, batteri o
microalghe, sono coinvolti almeno nella loro biosintesi.
PharmaSea non soltanto esplorerà un nuovo territorio sul fondo degli oceani, ma anche
nuove aree nello "spazio chimico". "Con la nostra ampia piattaforma di bioanalisi
all'avanguardia per rilevare attività assimilabili a quella dei farmaci, noi testeremo molti
composti chimici unici provenienti da questi campioni marini che non hanno, nel vero
senso della parola, mai visto la luce del giorno. Noi siamo abbastanza fiduciosi di
trovare un certo numero di eccitanti indizi per nuovi farmaci", dice la dott.ssa Camila
Esguerra, ricercatrice industriale e docente al laboratorio per la bioscoperta molecolare
presso l'Università di Lovanio in Belgio. Gli organismi marini che vivono oltre 2 000
metri sotto la superficie del mare sono considerati come una fonte interessante di nuovi
composti bioattivi, poiché essi sopravvivono in condizioni estreme. "Le fosse sono
separate le une dalle altre e rappresentano delle isole di diversità. Esse non sono
connesse tra loro e la vita si è evoluta in modo diverso in ciascuna", spiega Jaspars.
Il team internazionale impiegherà delle strategie normalmente usate nel settore dei
salvataggi per effettuare il campionamento. Usando dei battelli da pesca, i ricercatori
caleranno uno strumento per la campionatura montato su cavi fino al fondo della fossa
oceanica per raccogliere sedimenti. Gli scienziati tenteranno quindi di far crescere dai
sedimenti batteri e funghi unici che possono essere estratti per isolare nuove molecole
simili a farmaci per prove farmacologiche. Il progetto PharmaSea sarà supportato anche
da partner provenienti da Cina, Cile, Costa Rica, Nuova Zelanda e Sudafrica. I primi test
sul campo verranno eseguiti il prossimo autunno nella fossa di Atacama nell'oceano
Pacifico orientale, al largo delle coste di Cile e Perù. Il team cercherà anche nelle acque
dell'Artico al largo della Norvegia e nell'Antartico con partner italiani e sudafricani. Ci si
spingerà in fosse profonde anche al largo della Nuova Zelanda e della Cina.
"Noi siamo abbastanza fiduciosi di trovare un certo numero di eccitanti indizi per nuovi
farmaci", dice Jaspar. Il team si augura che, se tutto va bene, i farmaci che scoprono
saranno pronti per l'uso sui pazienti nel giro di dieci anni. Questo aiuterà ad affrontare
la questione delle infezioni batteriche, a causa delle quali muoiono ogni anno circa 25
000 cittadini dell'UE.
2) 13/02/2013 Il primo farmaco antitumorale di orgine marina
Alcune cellule dell'immunità, in particolare i macrofagi presenti in grande quantità nei
tumori, non solo non svolgono il proprio ruolo di difesa, ma al contrario aiutano lo
sviluppo e la diffusione del cancro, come poliziotti corrotti che, anziché arrestare i
malviventi, li aiutano coprendone le malefatte. Da queste osservazioni - che 30 anni fa
sembravano un'eresia ma ormai sono universalmente accettate - è nata un'attenzione
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crescente al microambiente infiammatorio che circonda la cellula tumorale, nel quale e
grazie al quale essa prolifera e dissemina metastasi a distanza. Ciò ha aperto la strada
a strategie alternative di lotta al cancro, mirate a colpire non solo il tumore ma anche il
microambiente.
Fermare o rieducare i 'poliziotti' corrotti è una delle sfide per la ricerca traslazionale,
che mira al trasferimento alla clinica di una scoperta di laboratorio, fatta in Italia.
In questo contesto si colloca questo lavoro, che esce su una rivista oncologica molto
prestigiosa, Cancer Cell, e che costituisce un'evidenza solida che eliminare i macrofagi
corrotti può essere di aiuto nella lotta contro dei tumori: sarcoma e carcinoma
dell'ovaio.
La storia di questa scoperta inizia nel Mar dei Caraibi, in un contesto in cui molti gruppi
industriali ed accademici sono e sono stati impegnati nella ricerca all'interno delle
"miniere biologiche" costituite dai mari e dalle foreste, di principi attivi, di candidati a
nuovi farmaci. In questo contesto è stata identificata una molecola (trabectedin) di un
mollusco marino, con attività antitumorali. Dopo un lungo percorso, questa molecola è
arrivata all'approvazione per uso clinico in Europa, dimostrandosi efficace contro il
cancro dell'ovaio e i sarcomi.
Prodotti naturali da piante e da microrganismi sono stati il cardine della farmacologia
anti-tumorale fin dall'inizio dello sviluppo industriale e sono tuttora utilizzati per il
trattamento dei pazienti oncologici. Il mare è una fonte ricchissima di biodiversità, ma
ancora non pienamente sfruttata dalla farmacologia moderna. Una società spagnola
leader nella scoperta e sviluppo di nuovi farmaci di origine marina, ha in studio diversi
composti come potenziali agenti anti-tumorali. Uno di questi, trabectedina (Yondelis), è
stato recentemente approvato in Europa e in molti altri paesi per il trattamento dei
sarcomi dei tessuti molli e del cancro ovarico, ed è il primo farmaco antitumorale di
origine marina arrivato sul mercato. Come farmaco anti-tumorale, trabectedina uccide
le cellule tumorali e blocca la loro proliferazione interagendo con il DNA. Trabectedina,
tuttavia, è più di un classico agente citotossico. A Milano, i ricercatori dell'Istituto Clinico
Humanitas, coordinati da Paola Allavena, responsabile del Laboratorio di Immunologia
Cellulare dell'Istituto Clinico Humanitas, e da Maurizio D'Incalci direttore del
Dipartimento di Oncologia dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, in
collaborazione con l'Istituto Nazionale dei Tumori (Unità di Oncologia medica dei tumori
mesenchimali dell'adulto, diretta da Paolo Casali, di Immunobiologia dei tumori umani,
diretta da Andrea Anichini, e Silvana Pilotti di Patologia,) e Università degli Studi di
Milano, hanno scoperto che trabectedina ha un altro meccanismo d'azione e la sua
efficacia si basa anche sulla capacità di colpire il microambiente tumorale.
Specificamente, trabectedina uccide un sottogruppo di cellule immunitarie (macrofagi)
che popolano il tessuto tumorale e sono noti come macrofagi associati al tumore (TAM).
Queste cellule del sistema immunitario, invece di difendere l'organismo, come
dovrebbero fare, vengono corrotte dal tumore e aiutano le cellule cancerose in diversi
modi, ad esempio producendo fattori di crescita che stimolano la proliferazione
tumorale e lo sviluppo di nuovi vasi, o la disseminazione del tumore. Oggi è noto che la
presenza di TAM nel microambiente tumorale è significativamente associata a
resistenza alla chemioterapia e alla progressione di malattia.
Lo studio pubblicato su Cancer Cell dimostra che trabectedina è in grado di uccidere i
macrofagi tumorali e i suoi precursori (monociti). In pazienti con sarcomi, trabectedina
riduce il numero di TAM e inibisce la loro attività pro-tumorale. I nuovi risultati
dimostrano che trabectedina agisce con due effetti anti-tumorali: colpisce sia le cellule
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tumorali che i TAM pro-tumorali. Questi risultati svelano una nuova modalità di azione
di un farmaco anti-cancro clinicamente utile e già disponibile, ed aprono prospettive per
l'utilizzo di questa caratteristica in nuovi contesti terapeutici.
Questo studio rappresenta due fattori molto importanti: costituisce una prova di
principio, dimostra che eliminare i "poliziotti corrotti" (macrofagi) è alla base dell'azione
di un farmaco approvato per uso clinico contro il cancro e incoraggia a usare il farmaco
in modo diverso, ci auguriamo che possa aiutare a personalizzare le cure.
"Questo importante traguardo scientifico - ha commentato Maria Ines Colnaghi,
direttore scientifico di AIRC - è un esempio molto significativo di come, anche nella
ricerca, l'unione faccia la forza. Grazie al nostro sostegno, i ricercatori di quattro centri
di eccellenza milanesi hanno potuto lavorare insieme, con successo, allo stesso studio,
sfruttando al meglio le loro peculiari competenze".
PER I NON ADDETTI AI
LAVORI: Classi
biotecnologiche
Le biotecnologie possono essere classificate per settore di applicazione in:
La
nascita dei primi farmaci biotecnologici risale alla produzione di antibiotici con
microrganismi, quali le penicilline prodotte da funghi del genere Penicillium e le
cefalosporine prodotte da Cephalosporium acremonium. Negli anni ottanta, con
l’introduzione della tecnologia ricombinate è stata possibile la produzione di insulina, su
scala industriale, in un batterio chiamato Escherichia coli. Attualmente vengono prodotte un
gran numero di proteine ricombinanti ad uso medico quali: fattori sanguigni, ormoni, vaccini
e anticorpi monoclonali;
-
Red biotechnology (biotecnologia rossa), applicata ai processi per la cura della salute.
-
White biotechnology o grey biotechnology (biotecnologia bianca o grigia), applicata ai processi
di interesse industriale ed ambientale. Le principali applicazioni in questo settore prevedono
l’utilizzo di enzimi, cioè proteine deputate ad accelerare un data reazione chimica, ad
esempio le proteasi sono utilizzate da più di 50 anni nella produzione di latte vaccino per
neonati, dato che agiscono scindendo le proteine presenti nel latte, rendendo il latte più
digeribile e diminuendo i problemi di allergie. Sempre nel settore lattiero-caseario, l’enzima
beta galattosidasi è utilizzato per idrolizzare il lattosio e rendere il latte ad alta digeribilità;
-
Green
biotechnology
(biotecnologia
verde),
applicata
ai
processi
agroalimentari.
L’applicazione più conosciuta è sicuramente il mais Bt, una pianta di mais modificata
geneticamente in modo da produrre una tossina batterica, proveniente da Bacillus
thuringiensis (da cui il nome Bt), tossica per gli insetti;
-
Bioinformatica, settore interdisciplinare che utilizza un approccio informatico per risolvere
problematiche di tipo biologico. Gioca un ruolo determinante nelle applicazioni di genomica
funzionale, genomica strutturale e proteomica. Ha un ruolo fondamentale anche nello
sviluppo di nuovi farmaci (drug discovery);
-
Blue biotechnology (biotecnologia blu), usata per descrivere applicazioni marine ed acquatiche
delle biotecnologie. Riguarda l'utilizzo delle risorse marine allo scopo di: migliorare le
conoscenze in ambito produttivo ed ecologico, potenziando la produzione di alimenti
derivati e la loro salubrità; proporre nuove soluzioni per il controllo della proliferazione di
organismi acquatici dannosi per l'uomo e l'ambiente; ricercare nuove molecole con
potenzialità farmaceutiche.
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MARZO 2013
Il forte impatto delle cellule staminali sul panorama socio-sanitario
1) 27/02/2013 Il midollo osseo una miniera
di staminali per la ricostruzione dei
tessuti
Le cellule staminali del midollo osseo si rivelano
una vera e propria 'fabbrica di tessuti': grazie ad
esse sono stati ottenuti in provetta i tessuti di
vescica, muscolatura liscia, vasi sanguigni e
tessuto nervoso.
Il risultato, pubblicato sulla rivista dell'Accademia
delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) si deve a un
gruppo di ricerca coordinato dall'americana
Northwestern University.
I tessuti sono stati generati a partire da cellule di pazienti con la spina bifida perché, ha
osservato l'urologo Arun Sharma, che ha coordinato il lavoro, "quei pazienti hanno in
genere disfunzioni alla vescica. Tuttavia, questo approccio di rigenerazione potrebbe
essere utilizzato anche per altri problemi della vescica". Alcuni pazienti con la spina
bifida sviluppano una malattia chiamata vescica neurogena, che causa incontinenza
urinaria perché perdono il controllo della minzione a causa di lesioni nervose.
In particolare, in questa malattia, i nervi che portano messaggi tra la vescica e il
cervello non funzionano correttamente. La cura più usata è l'intervento chirurgico, che
prevede il posizionamento di una 'benda' derivata dall'intestino su una parte dell'organo
malato per aumentarne le dimensioni. Ma la procedura è problematica in quanto il
tessuto intestinale presenta complicanze a lungo termine, come lo sviluppo di squilibri
elettrolitici, infezioni, fino al cancro alla vescica. Nell'esperimento, i ricercatori hanno
prelevato due diverse popolazioni di cellule del midollo osseo: staminali e cellule
progenitrici e le hanno fatte crescere su impalcature sintetiche ed elastiche, un
elastomero di poliestere biodegradabile. Un materiale, ha osservato Sharma, che "ha la
capacità di simulare le proprietà meccaniche della vescica". Stimolate da fattori di
crescita, le cellule si sono differenziate formando i tessuti della vescica che sono stati
trapiantati nei topi. In pratica nella tecnica, l'impalcatura su cui crescono i tessuti
sostituisce la benda. Poiché la procedura, osserva Sharma, "non usa tessuto intestinale,
ha il vantaggio di far aumentare il tessuto, senza rischi a lungo termine ma per
confermare la tecnica definitivamente sono necessari ulteriori studi".
2) 28/02/2013 Riprogrammare le staminali per ridare la vista
Un laboratorio franco-israeliano di ricerca è sul punto di realizzare una scoperta
scientifica che potrebbe rivoluzionare il trattamento di alcune malattie della vista.
Insertech è un laboratorio internazionale associato con l'INSERM (institut de recherche
scientifique francais) e il Technion (istituto di tecnologia israeliano). Il professor Daniel
Aberdam è il creatore di Insertech, simbolo della cooperazione scientifica tra Francia e
Israele. Il professor dirige anche un laboratorio nella Facoltà di Medicina del Technion
(Haifa) e una equipe di ricercatori francesi all'ospedale Saint. Louis di Parigi.
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Le sue ricerche si basano sulle cellule staminali, sia sul piano fondamentale
(identificando i geni responsabili dello sviluppo della pelle e della cornea), o applicato
(cercando di individuare dei nuovi trattamenti di malattie legate alla mutazione dei
geni).
Da qualche anno l'equipe di Aberdam è stata la pioniera nella produzione di pelle a
partire dalla cellule staminali embrionali, utilizzando la tecnica di riprogrammazione
cellulare messa a punto dal professor Yamanaka, Premio Nobel 2012 per questa
innovazione. Questo metodo rivoluzionario consiste nel prelevare cellule dei pazienti,
trasformarle in vitro in staminali che possono poi differenziarsi in qualunque altro tipo di
cellula.
Ultimamente questa equipe ha fatto notevoli progressi nell'ambito della displasia
ectodermica, una grave malattia genetica che tocca diversi organi o tessuti della
cornea. I ricercatori hanno individuato che all'origine di questa malattia c'è una
mutazione del gene p63, e che utilizzando una determinata molecola chimica, sono
arrivati in vitro a riprogrammare delle cellule malate in cellule staminali, ed anche ad
ottenere delle cornee sane. Questa scoperta è stata pubblicata su "Proceedings of the
National Academy of Science". I test clinici dal vivo stanno per partire all'ospedale
Saint-Michel di Parigi, e i loro risultati sono attesi con interesse dalla comunità
scientifica internazionale.
3) 13/03/2013 Cellule staminali mesenchimali per colpire i tumori
Utilizzare le cellule staminali adipose per combattere il cancro al cervello. E' la scoperta
dei ricercatori della Johns Hopkins University (Usa) pubblicata sulla rivista 'PlosOne'.
Secondo gli scienziati le cellule del grasso del paziente colpito da un glioblastoma, la
forma più comune e aggressiva di tumore al cervello, hanno il potenziale per fornire un
nuovo trattamento in grado di 'inseguire' e bloccare le cellule cancerose che riescono a
migrare nell'organismo anche dopo la rimozione chirurgica della neoplasia. La ricerca ha
preso in considerazione le cellule staminali mesenchimali (Msc) che "agiscono come un
dispositivo 'intelligente' in grado di monitorare e colpire i tumori", precisano i
ricercatori.
Lo studio ha scoperto che le Msc hanno la capacità di scovare le cellule del cervello
danneggiate dal cancro e possono fornire ai clinici un nuovo strumento d'attacco,
personalizzato sulle condizioni del pazienti, in grado di intervenire nelle zone del
cervello più difficili da raggiungere, spazi dove le cellule tumorali possono nascondersi e
proliferare di nuovo. Le Msc adipose hanno anche un altro vantaggio: la loro raccolta è
meno invasiva e meno costosa rispetto al metodo, attualmente più studiato, di
utilizzare le staminali del midollo osseo."La sfida più grande per combattere il cancro al
cervello è fermare la migrazione delle cellule tumorali anche dopo la rimozione della
neoplasia spiegano i ricercatori - quando può accadere che le cellule 'killer' sono già
scivolate via e stanno causando danni da qualche altra parte. Partendo dai risultati del
nostro studio - aggiungono - potremmo essere in grado di trovare un modo per inserire
queste cellule sane in un malato, così da inseguire quelle tumorali e distruggerle.
Una vera e propria medicina personalizzata".Secondo lo studio "le cellule staminali
mesenchimali possono essere estratte dal tessuto adiposo del paziente prima
dell'intervento chirurgico - spiegano gli scienziati - in seguito possono essere preparate
e manipolate in laboratorio così da essere di nuovo inserite nella zona interessata del
cervello 'ripulita' chirurgicamente dal tumore. Le Msc 'armate' in questo modo
innovativo - suggeriscono - sono in grado di cercare e distruggere le cellule tumorali
sopravvissute". Oggi i trattamenti standard utilizzati contro il glioblastoma sono la
chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia. O una combinazione di tutti e tre gli
approcci. Ma la sopravvivenza del paziente dopo la diagnosi arriva raramente a più di
18 mesi. Questo accade perchè le cellule tumorali del glioblastoma sono
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particolarmente agili e in grado di spostarsi con facilità attraverso l'intero cervello e
dare vita a nuove neoplasie.
PER I NON ADDETTI AI
LAVORI: Cellule staminali
Le cellule staminali sono in grado
di differenziarsi in altri tipi di
cellule del nostro organismo a
seconda delle loro caratteristiche
poichè ne esistono varie tipologie.
Quelle più importanti risiedono nel
cervello, nel midollo osseo, nello
strato di pelle più profondo
chiamato derma e in altre zone
come i vasi sanguigni e la polpa
dentaria. Gli altri tipi di cellule
staminali in grado di differenziarsi
in molti più tipi di cellule sono prelevabili da altre fonti come il cordone ombelicale di un
bambino appena nato o il liquido amniotico che circonda il feto durante la gestazione. Entrambi
i tipi di cellule sono utilizzati per alcune cure: le staminali del cordone sono utilizzate per le
malattie del sangue come la leucemia, quelle del liquido amniotico sono invece utilizzate, per
adesso, nella cura del feto quando è affetto da anomalie. Esiste infine un ultimo tipo di cellula
staminale, chiamata embrionale perchè per utilizzarla bisogna distruggere un embrione di
poche settimane, la blastociste. La distruzione di questo embrione ha provocato un dibattito
etico perchè distruggere questa blastociste significherebbe per delle persone l'uccisione di un
possibile essere umano. A causa di questo dibattito, in molti paesi è stato vietato di
raccoglierle, sfavorendo quindi la ricerca su questo campo. Il fattore che spinge ancora i
ricercatori a studiare le cellule staminali embrionali è la loro capacità di differenziarsi in tutti i
tipi di cellule poichè sono in grado di moltiplicarsi moltissime volte. La conservazione di queste
cellule avviene a temperature molto basse, intorno ai -200°C, in appositi laboratori o banche.
Solitamente quelle conservate nei laboratori si utilizzano per gli esperimenti, invece quelle
conservate nelle banche possono essere utilizzate o per uso privato o come donazione. Le
banche possono essere private o pubbliche, a seconda della legislazione del paese. In Italia,
per esempio, non sono ammesse le banche private per la conservazione delle cellule staminali
del cordone, a differenza della Gran Bretagna dove sono ammesse.
Lo studio più approfondito di queste cellule e la conservazione nelle banche permetterà agli
scienziati, forse in futuro, di curare, soprattutto grazie al trapianto, le malattie che colpiscono
tutti gli esseri umani e non solo, forse potrebbero essere utilizzate anche per curare i bambini
non ancora nati.
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05/03/2013 Grave incendio alla
Città della Scienza di Napoli
Un vasto incendio si è sviluppato nel
complesso della Città della Scienza di
Napoli.
Non si hanno notizie sull'origine delle
fiamme ma le operazioni di spegnimento di
quattro capannoni fa pensare ad un gesto
criminale.
La Città della Scienza ospita un museo
interattivo sull'idea de La Vilette a Parigi,
un planetario, un centro congressi, un
centro di alta formazione ed un'area per
mostre d'arte ma è anche un incubatore
per imprese e start up.
Con una media di 30 mila visitatori all'anno è un piccolo gioiello della città, un luogo simbolo
dei progetti di bonifica e rinascita di una ex area industriale.
L'area distrutta è stimata in 10-12 mila metri quadrati, praticamente l'intero centro ad
eccezione di solo uno dei numerosi padiglioni, il "Teatro delle Nuvole", che ospitava
rappresentazioni. In pochi minuti il fuoco si esteso in tutto il centro complice il materiale
legnoso ed infiammabile tanto presente negli edifici della Città della Scienza di Napoli,
diventando indomabile. Fuori dal museo molti cittadini e residenti con le lacrime agli occhi "E'
come se bruciassero le nostre case" è il commento di uno di loro. Preoccupati anche i 160
dipendenti per il loro futuro occupazionali e quanti lavoravano nell'indotto creato dal museo in
Via Coroglio. Ore di sgomento anche per gli abitanti di Bagnoli che temevano di rimanere
intossicati dal fumo nero e denso, che invece poi è stato spinto dal vento verso il mare aperto.
Il museo, nato sull'area industriale Italsider nasce dall'intuizione di Vittorio Silvestrini,
presidente della fondazione Idis, vede il suo primo progetto embrionale negli anni novanta, nel
2001 l'inaugurazione del museo interattivo man mano ampliato da successive realizzazioni.
E al dolo pensa il sindaco de Magistris: "Mi sembra che dietro le fiamme ci sia una mano
criminale, ora dobbiamo affidarci alla magistratura per indagini il più approfondite possibili. E'
un lutto per la cultura al di là del fatto che non ci sono state perdite umane". "Ad occhio e per
l'esperienza mi sembra un incendio doloso per la rapidità, devastante". E ha aggiunto: "Napoli
saprà reagire, ha grande cuore, dignità e forza, non bisogna piegarsi e ripartire subito".
Alcuni testimoni parlano di più punti di innesco del rogo. C'è anche chi dice che sarebbero
venuti dal mare. Ipotesi su cui si indaga. L'ombra di un attentato insomma, si fa strada:
malgrado l'assenza di vento, infatti, ci sono stati diversi e distanti focolai. Le cause potranno
essere accertate unicamente dopo che l'incendio sarà del tutto domato. L'incendio non ha
provocato feriti, non solo per l'orario in cui è divampato, ma anche perché i lunedì dei mesi
invernali il museo è chiuso al pubblico. In rete e nei social network è forte lo sgomento della
ferita che il quartiere di Bagnoli ha dovuto subire. In molti puntano il dito verso la camorra c'è
chi fa notare che in arrivo c'erano i generosi fondi europei per riqualificare il Water front del
Golfo di Napoli, in cui la Città della Scienza era al centro.
Lasciamo che la magistratura faccia il suo corso, nel frattempo è già possibile dare il proprio
contributo per la ricostruzione al conto corrente, intestato a Fondazione Idis Città della Scienza
- IBAN IT41X0101003497100000003256 - causale Ricostruire Città della Scienza.
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BIBLIOGRAFIA:
1. Pastore, Blomenkamp, et al. "Gene transfer of master autophagy regulator TFEB results
in clearance of toxic protein and correction of hepatic disease in alpha-1-anti-trypsin
deficiency". EMBO Molecular Medicine. (2013) DOI: 10.1002/emmm.201202046
2. http://cordis.europa.eu/fetch?CALLER=IT_NEWS&ACTION=D&RCN=35545
3. Giovanni Germano, Roberta Frapolli, Paola Allavena, et al. "Role of Macrophage
Targeting in the Antitumor Activity of Trabectedin". Cancer Cell. DOI:
10.1016/j.ccr.2013.01.008
4. http://www.cybermed.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=51497%3Ai
l-midollo-osseo-una-miniera-di-staminali-per-la-ricostruzione-deitessuti&catid=960&Itemid=961&lang=it
5. http://medhelp.altervista.org/riprogrammare-le-staminali-per-ridare-la-vista/
6. http://salute.aduc.it/staminali/notizia/staminali+contro+cancro+al+cervello_127034.ph
p
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Eventi in programmazione:
Mitocondri: dalla segnalazione alla patologia
Dal 5 al 7 maggio 2013 si terrà a Lisbona, in Portogallo, un simposio intitolato "Mitocondri:
dalla segnalazione alla patologia".
I primi studi sui mitocondri si sono concentrati sul loro ruolo bioenergetico, ora gli scienziati
apprezzano l'importanza di questi organelli in una vasta gamma di funzioni cellulari e di eventi
di segnalazione. Lo sviluppo di modelli animali, gli approcci basati su sistemi e le tecniche di
imaging dinamiche si stanno dimostrando fondamentali per chiarire l'importanza e la
complessità del comportamento mitocondriale.
Il convegno esaminerà i mitocondri da una prospettiva biocellulare, meccanicistica e
patologica. Riunirà biologi provenienti da varie discipline, facilitando un ampio dibattito sui
temi emergenti della biologia mitocondriale.
http://www.cell-symposia-mitochondria.com/
Il cucchiaino scomparso e altre storie
I cinque finalisti del Premio Galileo per la divulgazione scientifica 2013
presenteranno le loro opere durante alcuni incontri serali presso il
Centro Culturale Altinate San Gaetano (Centro civico d'arte e cultura
Altinate/San Gaetano Via Altinate 71 Padova (PD), Italy; 7 Maggio ore
21).
Presentazione del libro di Sam Kean: Il cucchiaino scomparso e altre
storie della tavola periodica degli elementi, 2012 Adelphi (Traduzione di
Luigi Civalleri).
Ideata da Dmitrij Mendeleev e Julius Lothar Meyer, la tavola periodica
degli elementi continua a restare per lo più congelata nell’inerzia dei
ricordi scolastici. Il libro di Sam Kean – intreccio di eclettismo disciplinare e vasta erudizione –
spalanca, dietro ogni simbolo e ogni numero atomico, sequenze inimmaginabili in tutti gli
ambiti dell’esperienza e della conoscenza umana.
Da quelle arcaico-antropologiche sull’antimonio a quelle storico-politiche sul molibdeno, o
ancora quelle medico-sanitarie sulla tossicità del nitrato d’argento o, infine, quelle fisicocosmologiche.
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Targeting Cancer Drug Resistance
Venue:
Hilton Suites Chicago/Magnificent Mile
Country:
Chicago, United States Of America
Start Date:
28-MAY-13
Categories:
Medical & Pharmaceutical
End Date:
30 MAY-13
Targeting Cancer Drug Resistance is the world's only commercially focused meeting that
specifically addresses your priorities as a drug developer in understanding and overcoming
mechanisms of cancer drug resistance.
The agenda has been carefully designed by experts from the likes of GSK, Bristol-Myers
Squibb, Gilead and MD Anderson, Harvard Medical School and Massachusetts General Hospital.
These industry leaders are focused on overcoming the key barriers currently preventing better
drugs for cancer patients and they are coming to our meeting to share their knowledge and
experience with you. Leave this meeting armed with information to nurture the therapies, that
you are investing in, and delay or overcome cancer drug resistance.
The meeting will take an in-depth look at:
•
•
•
•
Biology of the tumor and mechanisms of resistance. Learn how you can utilize the most
current knowledge to develop therapies that are better at targeting drug resistance;
Combination therapies. Discover how to test for combination quickly and effectively. Be
part of industry-leading discussions about drug administration approaches that will
optimize patient safety and drug efficacy;
Cancer stem cells. Explore their role in resistance mechanisms, how you can target
them in the clinic and how this can reduce the chance of patient relapse;
Resistance Diagnosis. Increase your accuracy and efficiency to maximise drug efficacy
and minimise toxicity and waste.
http://www.nature.com/natureevents/science/events/18060Targeting_Cancer_Drug_Resistance
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La biologia dell'invecchiamento: danni o iperfunzione
Il 7 giugno 2013 avrà luogo a Londra, nel Regno Unito (University of Westminster, School of
Life Sciences 115 New Cavendish Street , London) un evento intitolato “The Biology of Ageing:
Damage or Hyperfunction”.
I ricercatori stanno ancora indagando sul meccanismo dell'invecchiamento. Secondo una teoria
autorevole, l'invecchiamento è il risultato di un accumulo di danni molecolari, causati in
particolare dalle specie reattive dell'ossigeno (ROS) prodotte dai mitocondri. Questa teoria
sostiene anche che i processi che proteggono dai danni ossidativi (coinvolgendo la
detossificazione, la riparazione e il ricambio) proteggono contro l'invecchiamento e allungano la
vita. Una recente ricerca ha dimostrato, però, l'inesattezza di tale teoria. Un'altra teoria
afferma ora che l'invecchiamento è causato dall'iperfunzione, ovvero dall'iperattività dei
processi in età adulta.
La conferenza valuterà se la teoria dell'iperfunzione è in qualche modo in linea con ciò che
sappiamo circa l'invecchiamento. Essa riunirà esperti del settore per discutere questa teoria.
https://www.soci.org/General-Pages/Display-Event.aspx?EventCode=GBTC070613
RNA-Seq Conference 2013 – Advanced approaches for gathering, interpreting &
applying next generation transcriptome data
Unlimited discovery of the entire RNA universe. Unbiased and unparalleled insights into the
active genome.
Whether it’s a need for more accurate data, better resolution, pressure from granting
agencies, or just plain fear of being left behind the technology forefront, it’s clear that many
people believe RNA-Seq technology is the future of transcriptomics.
Whilst hybridization based microarrays are currently the primary method for global gene
expression analysis, with advantages in sensitivity, quantification, and replicability of
experiments, RNA-Seq has the potential to leapfrog microarrays for transcriptome analysis as
the standard. However, this rapidly developing area has its hurdles; data management and
analysis requirements, de novo transcript assembly and biological inference to name but a few.
RNA-Seq 2013 is the only event dedicated to tackle these challenges.
Find out more at – http://rna-seqsummit.com/
http://www.rna-seqblog.com/events/rna-seq-conference-2013-advanced-approaches-forgathering-interpreting-applying-next-generation-transcriptome-data/
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5th Conference on Advances in molecular mechanisms underlying neurological
disorders
23—26 June 2013, University of Bath, UK.
Meeting background
Research into the fundamental mechanisms underlying neurological disease processes is an
important and rapidly developing area, with huge potential significance, not least for
developing novel therapeutic approaches. This joint meeting between the European Society
for Neurochemistry and the Biochemical Society will bring together basic and clinical scientists,
early-career and senior investigators to explore the recent advances in this area.
The programme includes three full days of science arranged in a number of plenary lectures,
symposia and mini-symposia with talks from world-leading scientists as well as poster
sessions, and opportunities for oral presentations selected from among the submitters of
abstracts. The social events in this world heritage city which accompany the scientific
programme will promote interactions between all participants at the meeting. Networking and
social activities include a reception at the Ancient Roman Baths and a conference dinner. We
look forward to welcoming you to Bath in 2013.
Topics
-
Protein degradation pathways and neurodegeneration;
RNA processing in neurodegenerative disease;
Neuronal protein traffic in health and disease;
'Disease in a Dish'- Induced pluripotent stem (iPS) cell derived models for
neurodegenerative diseases;
Alpha-synuclein’s function found: a new avenue for research into Parkinson’s disease
Signalling in astroglial networks in physiology and pathophysiology
Oxidative stress in neurodegenerative disease: How does it happen and how do you
fight it?
Brain D-Serine in synaptic pathology and diseases
Molecular mechanisms of degeneration and regeneration in disorders of the peripheral
nervous system
Brain repair and cannabinoid signaling
Astrocytes: the Good, the bad and the ugly
Mechanisms of motor neuronal death in amyotrophic lateral sclerosis (ALS)
http://www.jointesn-bs2013.org/
Conferenza internazionale sulla genomica in Europa
Dal 25 al 28 giugno 2013 si terrà a Gand, in Belgio, un evento intitolato "Conferenza
internazionale sulla genomica in Europa" (ICG Europe).
Dal completamento del genoma umano nel 2003, ci sono state continue sfide alle tecnologie di
ricerca genomica e alle strategie di salute pubblica. La genomica è emersa come uno dei
settori più produttivi e innovativi nei mercati delle scienze della vita. La ricerca moderna nel
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campo della biologia molecolare e genomica ha aiutato la comunità di ricerca a sviluppare
farmaci salvavita e cure per complicazioni come l'obesità e la malattia di Parkinson.
La conferenza verterà sul sequenziamento di prossima generazione e sulle tecnologie
bioinformatiche avanzate, nonché sulla loro crescente applicazione nella scoperta e lo sviluppo
di farmaci, nella ricerca sulle malattie e nella diagnostica clinica. L'obiettivo è di promuovere la
ricerca nella genomica di base e applicata, e fornire le basi per approcci innovativi in materia di
sequenziamento e bioinformatica.
L'evento permetterà a ricercatori, università e industrie di scambiarsi idee, condividere le
ultime scoperte e avviare nuove collaborazioni nel campo della genomica e nei campi correlati.
http://www.icg-europe.org/
A cura di Roberta Facchini per:
Associazione Regionale MARCHE BIOTECH
via della barchetta, 1
60035 JESI (AN)
Contatti: tel/fax. 0731/605863
e.mail: [email protected]; [email protected]
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