Progetto “IL MERCATO CHE VORREI” Carta dei Principi Il “mercato che vorrei” è il progetto economico e sociale con il quale , dentro lo spazio autogestito dell’ex Casale falchetti, un gruppo di consumatori, di agricoltori, di artigiani e di trasformatori, vuole contribuire alla crescita di una economia diversa da quella che domina gli scambi e la totalità delle relazioni umane. Esso nasce infatti dall’incontro tra il Gas “GASALE”, il progetto condiviso di produttori, consumatori, artigiani e artisti di strada “il Cortile”, singoli produttori e il “Laboratorio Sociale Autogestito 100celle” che gestisce lo spazio, tutti già impegnati sul versante del consumo critico e delle produzioni sostenibili. E’ convinzione di tutti, che sia necessario trasformare un “consumo altro” fatto di testimonianza, in qualcosa di significativo e capace di incidere sulla realtà economica e sociale e che dentro una fusione di interessi tra chi fa il prodotto e chi lo consuma, ci sia la risposta, a diversi interrogativi, sulla effettiva possibilità di rendere accessibili le autoproduzioni a settori sempre più ampi di consumatori. Il mercato che vogliamo costruire è un mercato Popolare, che per noi significa innanzitutto che non vogliamo diventi un luogo di nicchia ed escludente, ma che invece, attraverso una pratica di prezzi il più possibile contenuti e condivisi, si apra sempre più ai settori sociali Metropolitani svantaggiati . Crediamo insomma che debba essere un contesto frequentato, partecipato, accessibile e comunicativo. Questa accessibilità è oggetto di ricerca e di costruzione di una modalità diversa di rapporto tra i consumatori, di estrazione popolare ed i piccoli agricoltori, artigiani e trasformatori. L’obbiettivo strategico che ci proponiamo è di contribuire alla diffusione di un’ altra economia attraverso la costruzione di un’alleanza, basata sulla solidarietà, tra i settori popolari metropolitani e i produttori marginali Un alleanza che non prevede ruoli rigidi, ma che abbia la capacità di essere aperta alla reciproca accoglienza e alla continuità tra le vite nelle città e quelle nelle campagne e alle relative problematiche di sopravvivenza, verso un superamento dei ruoli che ci faccia immaginare anche la possibilità di sdoganare i produttori dall'obbligo di fare merci e i consumatori dall'obbligo di acquistarle. Un'idea ambiziosa di costruzione di Comunità in cui tanto chi ci lavora, che chi consuma è padrone delle risorse e ne definisce le modalità di utilizzo. Il mercato che vorrei e’ quindi un progetto contenitore/sostenitore di esperienze e storie che vanno nella direzione del contrasto ai modelli di consumo egemoni e che nello stesso tempo vuole essere laboratorio di sperimentazione di linguaggi, di concretezze e di sogni ambiziosi che alimentino un processo di cambiamento sociale radicale partendo da una critica alla metropoli e verso la dissoluzione di qualsiasi forma di “mercato”. Nell’idea alta di una trasformazione sociale necessaria, difficile ma possibile, é parte integrante dei nostri ragionamenti la prospettiva di una critica al denaro come strumento unico di scambio dentro i mercati autogestiti e nelle relazioni economiche in generale. In tal senso, in continuità con la scelta storica a favore dei “valori d’uso” contrapposta ai “valori di scambio”, individuiamo da subito l’importanza di uno spazio dedicato al baratto e sosteniamo un ragionamento esteso sul suo sviluppo. Così come pure sosteniamo la necessità di spazi atti al recupero/riciclo dei beni (officine di riparazione) con l’obiettivo di contribuire alla decrescita del consumismo sfrenato, della iperproduzione di merci e dell’impatto ambientale che ne deriva. Altro ragionamento centrale del progetto riguarda il contrasto e il superamento dell'uso del lavoro salariato e subordinato, nelle produzioni agricole, nelle trasformazioni e nell'artigianato. Il "Mercato che vorrei", accetta la presenza tra i suoi operatori di coloro che, pur utilizzandolo con modalità transitorie, ridotte o stagionali, instaurano rapporti di collaborazione concreta, solidale e partecipata, con i lavoratori terzi. In coerenza con l'obiettivo strategico di superamento dello stesso e si impegnano a convogliare le loro energie, capacità e volontà, nella proposizione, progettazione e costruzione di forme di produzione alternative a quelle dominanti fondate sul profitto e sullo sfruttamento, a favore invece della cooperazione tra gli esseri umani e della giusta aspirazione ad un reddito equo e a una vita dignitosa. Il “Mercato che vorrei” accoglie esclusivamente quelle realtà di piccoli agricoltori, allevatori, e trasformatori impegnati nel coltivare o elaborare prodotti ottenuti con metodi non nocivi per l’uomo e per l’ambiente e rispettosi della vita degli animali, nonché i piccoli artigiani che praticano un artigianato ecocompatibile, realizzando oggetti solo con materiali naturali o da riciclo creativo. Ma sarà anche luogo di scambio di saperi, competenze e professionalità varie, messe in circolo proprio nell’ottica della realizzazione di una esperienza più complessiva di economia sociale che sia fuori dalle logiche del sistema. Il progetto prevede, nella sua evoluzione, la costruzione di reti di economia solidale con altri mercati, GAS ed esperienze simili in generale o l’adesione eventuale a quelle già esistenti, prefiggendosi come fine ultimo anche quello di contribuire a rivendicare e costruire percorsi per la sovranità e la sicurezza alimentare, come forma di controllo politico, sulla terra, sui semi e sulle risorse naturali, necessario ad un popolo per la produzione e il consumo di alimenti salubri e culturalmente appropriati. A sostegno dello sviluppo dei ragionamenti e delle aspirazioni del progetto, lo strumento che individuiamo come centrale è l’Assemblea di tutti i soggetti che costruiscono il Mercato, luogo di elaborazione, di pensiero critico e di azione. Roma 9-3-2014